Capitolo
30: Incontri
- Sei disgustoso, Jack! La vuoi piantare di ciucciarti le
dita?
- Lizzie cara, ne sto già sprecando tanto di rum! Lasciami
almeno recuperare quel poco che posso! – si
risentì il pirata dalla bandana rossa, terminando di
avvolgere la seconda palla di cannone in uno straccio che aveva
imbevuto con il suo liquore prediletto, per poi rimettersi le dita in
bocca, suggendone l’aroma che le impregnava una per una.
- Stai attento a non inghiottirti qualche anello! – lo
ammonì Jim scompisciandosi dalle risate, mentre gli altri
uomini della ciurma facevano capannello attorno a lui sul ponte,
scrutando attoniti e perplessi i suoi enigmatici e depravati gesti.
Jack si fermò impensierito all’avvertimento del
bambino e, asciugando velocemente i polpastrelli sulla lorda camicia,
terminò di scolarsi quel che restava dall’ultima
bottiglia, non senza prodursi in meno rumori.
- Piuttosto vorresti spiegarci cosa diamine stai facendo? A parte
ubriacarti, si intende … – proferì con
le mani ai fianchi Will, che aveva sopportato abbastanza le
inesauribili stramberie di quel furfante.
Il filibustiere si voltò offeso, gettando via la fiaschetta
ormai vuota e mettendosi ad ispezionare con cura il cannone che aveva
di fronte: - Ce ne vuole per ubriacare Capitan Jack Sparrow!
- Rum e polvere da sparo sono una miscela esplosiva! –
sentenziò Gibbs ridacchiando con un’espressione
poco rassicurante, mentre reggeva una lanterna sulla testa del compare.
- Vi illuminerà la via, ma non posso garantirti che il
cannone sopravvivrà – dichiarò Jack con
falso dispiacere, immettendo una palla di piombo rivestita dallo
straccio grondante rum nella bocca dell’archibugio, rivolta
verso il cielo. Prima che i presenti ribattessero qualcosa, lui si erse
in piedi e li avvertì a gran voce: - È meglio
tenersi più lontano possibile, sapete
com’è, il rinculo sarà violento, anzichenò.
Elizabeth, Jim e buona parte dei pirati dell’Olandese si
spostarono lentamente dalla parte opposta della tolda.
- Pronto con il cannocchiale, Capitano? – chiese poi
canzonatorio Sparrow al Capitano Turner, che era rimasto al suo fianco
senza avere ancora capito esattamente cosa stesse per succedere e lo
osservava con aria smarrita e infastidita - Qualcuno accenda la miccia! –
gridò quindi Jack, ottenendo la pronta risposta di
Sputafuoco che si chinò con fare sicuro avvicinando una
fiammella allo stoppino.
Il cannone sussultò, muovendosi prima indietro e poi in
avanti e sputò con un rombo assordante una palla infuocata
che compì un’ampia parabola in aria.
Il Capitano dell’Olandese la seguì con il
cannocchiale fino al suo schianto sulla battigia.
- Ah, ah! Ha funzionato al primo colpo! Ammettilo che sono stato
geniale! – trotterellava euforico come un bambino Jack
– Guarda quanta luce vi ho dato!
- Forte! – esclamò entusiasmato Jim, corso ad
affacciarsi al parapetto dopo la cannonata, osservando prima la costa
che appariva delineata da una scia di fiammelle, e poi il cannone che
aveva la canna completamente deformata e non era esploso per miracolo.
Will distolse la pupilla dalla lente ingrandente:- La Baia dei Relitti
sta bruciando, però – fece notare preoccupato,
sollevando i mormorii altrettanto turbati dei marinai che si sporgevano
dalla balaustrata per tentare di scorgere quanto accaduto.
- Nah! La legna è umida, si spegnerà in un
soffio! – asserì con superiorità
l’artefice di quel folle stratagemma, rifiutandosi di dar
peso a quelle critiche malfidate, e in effetti, a ben guardare, le
fiamme parevano attenuarsi a poco a poco.
- Direi che siamo a circa cento braccia – accertò
Sputafuoco, riponendo il proprio cannocchiale e affiancandosi al figlio.
- Preparate una scialuppa – ordinò allora il
Capitano, tranquillizzatosi sulla brevità della distanza
– Finnegan, Hadras: accompagnerete voi il luogotenente, Jack
e Gibbs. Nervi saldi e occhi ben aperti – si
raccomandò coi due dell’equipaggio, quindi fece un
cenno a suo padre che gli rispose e si allontanò spedito
sottocoperta.
- Non ci hai ripensato, dunque – dedusse Elizabeth,
andandogli incontro, sistemandosi le armi di sopravvivenza alla
fusciacca.
- Sono sicuro che saprai cavartela benissimo da sola – le
rispose devotamente il marito, poi Jim si mise in mezzo a loro: - Mi
promettete che la prossima volta che verremo qui potrò
scendere anch’io? – li implorò con
vocina supplice, ma loro sorrisero senza dargli risposta.
Nel frattempo Jack esultava per la riconsegna del vetusto cinturone con
spada e pistola da parte di Bill, al quale affidò tabarro e
tricorno, prima di saltare sulla scialuppa dove già lo
aspettavano Gibbs e i due vogatori.
Anche la signora Turner si decise a prendere posto a bordo, ma prima il
consorte la fermò, tenendole un braccio: - Senti, prendi
questa spada: è più affilata. Ci ho lavorato
stamattina – gliela porse in cambio di quella che aveva nel
fodero. La donna si mise in punta di piedi per posare con dolcezza le
labbra su un angolo della sua bocca.
- Ci diamo una mossa? Vorrei andarmene al più presto da
tutto questo glu glu glu! – li interruppe Jack provocando i
risolini della ciurma e le occhiatacce disturbate dei due che infine,
con un sospiro rassegnato e imbarazzato, si separarono.
La barca fu calata sul pelo dell’acqua nera e ribollente e,
dopo aver remato fino alla spiaggia, ancora visibile grazie al
persistere delle scintille vermiglie dell’esplosione, gli
occupanti sbarcarono e dall’Olandese Volante le loro sagome
furono distinguibili finché la luce delle loro lanterne non
si perse dietro un angolo e quella dei relitti in fiamme si spense
definitivamente, facendo ripiombare tutto quanto in un buio fitto e
imperscrutabile.
- Sembra tanto un funerale – sbottò Gibbs dopo
dieci minuti, dato che il suo compare Sparrow aveva fatto disporre lui
in testa e gli altri due marinai che reggevano le torce ai lati, mentre
insieme ad Elizabeth camminavano al centro di quel triangolo di luce
con le mani libere, ma pronte ad impugnare l’elsa o a far
scattare il grilletto.
- In effetti stiamo andando proprio al cimitero – lo
informò Jack con naturalezza.
- Cimitero?! – replicarono tutti con sorpresa arrestando il
passo.
– Camminate! – tuonò con
autorità il pirata, ma nessuno gli obbedì,
restando a fissarlo con incertezza e curiosità.
– Continuate a camminare – li esortò il
primo ufficiale, ben capendo che il filibustiere non si sarebbe profuso
in altre spiegazioni al momento, e allora tutti, seppure recalcitranti,
si mossero nuovamente.
Percorso qualche altro metro in silenzio, Jack avvicinò a
sé la signora Turner, prendendola a braccetto, e
cominciò a inquisire, titubante e sottovoce: - Quella
Anamaria, per caso, ti ha mai parlato di me?
Lei si sciolse dalla stretta, contrariata dalla confidenza che
l’uomo cercava di prendersi come nulla fosse, davanti ad
altri dell’Olandese, per di più, e gli
rivelò con lo stesso tono smorzato e sfuggente: -
Sì, ma non ha usato proprio parole lusinghiere.
Perché me lo domandi?
Lui esitò, boccheggiando con faccia contrita: -
Perché … pensavo che … forse,
probabilmente … casualmente … potrei averla
conosciuta.
- No? Davvero? – ribatté la donna con falso
stupore e alzando involontariamente la voce.
L’aria attorno a loro sembrò farsi densa e
vibrare, la terra sotto i loro piedi iniziò a tremare e poi
a franare e a sgretolarsi come argilla, inducendoli a correre per
evitare di cadere nelle profonde crepe che ora iniziavano a solcare la
strada sterrata e ricoperta di sassi.
Jim si rizzò in piedi con sgomento: - Cosa è
stato?
Il vento aveva portato fin lì l’eco del tremore
propagatosi sulla terraferma.
- Controlla! – sollecitò suo padre che era salito
con lui sulla coffa dell’albero maestro.
- Sembrava un terremoto! – ripetevano gli uomini della
ciurma, sporgendosi dalle sartie e dal parapetto e strizzando gli occhi
per tentare di scorgere il paesaggio fosco della costa.
- Non si vede nulla, Jim – simulò calma Will,
riponendo lo strumento ottico. – Staranno bene, non ti
preoccupare – lo confortò circondandolo con un
braccio per stringerlo al suo petto.
Un attimo dopo il bambino lo tirò per la manica: - Cosa sono
quelle luci lì? – domandò indicando un
punto a prua.
Il padre mantenne per un minuto buono l’occhio attaccato al
cannocchiale, poi incredulo bisbigliò: - Sembra una nave.
- Tutti bene? – riuscì a urlare mastro Gibbs
quando le scosse si attenuarono, illuminando gli altri attorno a
sé con la lanterna, che aveva fortunosamente salvato ma che
un improvviso nuovo sussulto del terreno gli fece scivolare di mano e
cadere all’interno di una fenditura da cui si alzò
una violenta fiammata: - Che diavoleria è? –
sobbalzò spaventato, trascinandosi via e mettendosi in
piedi.
Jack si avvicinò alla spaccatura che sbuffava vapore caldo e
dopo aver annusato quella zaffata concluse: - Dall’odore
parrebbe … zolfo.
- Dobbiamo sbrigarci, forza! – spronò gli uomini
Elizabeth - Quanto è lontano quel posto?
Sparrow si fece consegnare la torcia di uno dei due pirati e la
usò per rischiarare intorno: - Ci siamo vicini! Seguitemi!
– li invitò immettendosi in un ponticello di legno
che collegava verso una sponda invisibile.
- Spegnete tutte le lampare, forse non ci hanno ancora avvistati!
Armate una scialuppa. Herman, Clanker e Crash con me –
comandò risoluto Will, scendendo lesto dall’albero
maestro seguito dal figlio che gli urlava ripetutamente e con
trepidazione: - Papà che devi fare?
- Andiamo a spiarli. Vediamo chi sono – gli rispose con
inappuntabile decisione, facendosi consegnare una pistola carica di
riserva che aggiunse alla sua nella cintura assieme alla fidata
sciabola in acciaio damasco. Poi continuò a impartire ordini
e raccomandazioni alla ciurma.
– Mi lasci solo? – lo richiamò di nuovo
con insistenza Jim, attaccandosi ai lembi della sua giacca.
- Non sei solo. C’è il nonno, Penrod e tutti gli
altri – gli ricordò lui, arruffandogli la frangia
che gli ricadeva sugli occhi sprizzanti una miscela di rabbia e timore
– Avete lo stesso identico modo di mettere il broncio, tu e
tua madre – gli confidò chinandosi
all’altezza del suo orecchio.
- E ti fa ridere? – mugugnò il piccolo scocciato,
scansandosi con le ciglia aggrottate.
- Ti voglio molto bene, Jim. Ricordatelo sempre –
sussurrò il padre stringendogli una spalla.
- William! Che cos’è questa storia? –
irruppe Sputafuoco agitato – Io sono vecchio, non me la sento
di …
- Se dovesse succedere qualcosa, me ne accorgerò e
tornerò subito indietro – dichiarò con
audacia il Capitano quando ormai la barcaccia stava già per
raggiungere le onde sottostanti.
- Jack, ti ringrazio per aver salvato Jim – riprese a parlare
Elizabeth, per tentare di distogliersi dalle continue scosse che
attraversavano la superficie su cui procedevano e che la innervosivano.
- Quella piccola serpe! Ha spifferato tutto! – anche con la
poca luce le parve di notare più imbarazzo che collera nel
viso di quello scapestrato, che accelerò
l’andatura superandola.
- Veramente è stato Will a dirmi che ti ha visto mentre lo
aiutavi a mettersi in salvo – puntualizzò lei
– Figurati, Jimmy non ha nemmeno ammesso di aver avuto paura,
anche se poi ha tremato fra le mie braccia tutta la notte, poverino
– aggiunse con tono stucchevole.
Jack non emise alcun verso, talmente era assorto ad orientarsi nella
spettrale città deserta, reggendo una torcia che aveva
ricavato da un pezzo di legno.
- E poi smettila di parlare così di mio figlio. È
il bambino più buono al mondo! – lo
provocò di nuovo la donna.
- Andiamo! Ha preso più da te che da Will! Te ne sarai
accorta! – si decise a reagire col solito accento beffardo,
voltandosi verso di lei che replicò: - Mi sono anche accorta
che Will non è proprio un santarellino –
accettando la sua mano per superare un masso che ostacolava la discesa
verso una scala di pietra.
- Va bene, ha preso da entrambi. Te lo concedo –
sbuffò il pirata, dandole di nuovo le spalle.
Elizabeth, non paga, lo sfidò ancora prendendolo
sottobraccio: - Ammettilo che … ti ci stai affezionando.
- Ma se avere un mucchio di formiche nei pantaloni sarebbe meno
fastidioso! – confutò lui indignato, scuotendosi
tutto. Poi entrambi si bloccarono così come avevano fatto i
tre pirati che li precedevano: - Non dirmi che è quello che
penso – mormorò la piratessa spalancando gli occhi.
- A chi verrebbe in mente di nascondere delle mappe dentro una tomba?
– cantilenò felice Sparrow, trascinandola in fondo
alla stradella delimitata da nicchie e lapidi scolpite che si
alternavano a delle palme.
- A te? – balbettò sbalordita la donna. Lui
annuì orgoglioso continuando a camminare: - Già!
Ma … c’è qualcosa che non mi torna
– si bloccò scorgendo un sepolcro di pietra
poggiato a terra e frammentato in più pezzi.
Un fruscio fece apparire da dietro degli alberi scheletrici una decina
di uomini armati, che si avventarono contro loro cinque, obbligandoli a
gettare a terra le torce e a sguainare le spade.
- Porca miseria! Hanno spento anche loro le lanterne –
attestò uno dei pirati sulla scialuppa che aveva ormai
sfiorato con la prua lo scafo della nave misteriosamente comparsa nella
baia.
- Andiamo lo stesso – decise Will, spingendo i suoi tre
compagni ad aggrapparsi alle scalette.
Tutto era troppo stranamente tranquillo, ma, appena scavalcarono il
parapetto, la luce ritornò a investirli, abbagliandoli: una
ventina di bucanieri, dal fisico possente e il colorito rossastro al
bagliore delle lampade a olio, li osservavano con facce poco amichevoli
impugnando le più disparate armi di taglio e di punta, tra
accette, machete, lance e scimitarre.
Si disposero su due lati, facendo spazio all’avanzare di una
figura minuta ed esile che si muoveva con grazia e che parlò
con voce ferma eppure limpida: - Salite, su. Tutti e quattro. Non
è consigliabile tuffarsi in queste acque – li
esortò con lieve canzonatura, ed essi, seppur guardinghi,
seguirono il consiglio del misterioso personaggio.
Ognuno di loro però, non appena toccò il ponte,
fu afferrato con vigore per le spalle da due uomini della ciurma, che,
svelti come pantere, li immobilizzarono nella loro morsa.
– Avete appena messo piede sulla Murena. E io sono il
Capitano Anamaria Jucard – si presentò
l’orgoglioso comandante, rimuovendo il variopinto copricapo e
rivelando le sue fattezze.
Will, senza trovare ancora le parole giuste, la fissò con
stupore: il suo viso bruno e sbarazzino era incorniciato da una folta
chioma nera che ricadeva morbida sulle spalle, dagli occhi castani
delineati da un ombretto aranciato sgorgava una simpatia magnetica e le
sue labbra sottili dipinte di rosso scuro non avevano smesso un attimo
di sorridere mentre parlava; poteva avere qualche anno in
più di Elizabeth.
Inaspettatamente gli puntò la spada lunga e sottile
all’altezza del collo e la fece scorrere in basso,
strappandogli tre bottoni della camicia che si aprì
rivelando l’estesa cicatrice.
La donna gli si avvicinò di più, facendo cenno ai
suoi di lasciarlo: - Il Capitano William Turner, giusto? –
affermò scrutando assorta il suo torace sfregiato - Padrone
e schiavo dell’Olandese Volante –
puntualizzò rivolgendosi alla ciurma. – Avrei
urgenza di parlarvi in privato, se non vi spiace …
– soggiunse con un’espressione da finta
ammaliatrice, prendendolo per mano e accompagnandolo in cabina, dietro
i commenti dissacratori di quelle canaglie.
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