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Autore: Fanny Jumping Sparrow    31/10/2009    5 recensioni
*Completamente revisionata*
La maledizione dell'Olandese Volante è spezzata grazie all'amore fedele di Elizabeth, ma Calipso ha ancora una richiesta da fare al Capitano Turner...
Nel corso della sua ricerca, affiancato dalla moglie e dal figlioletto, ritroverà i vecchi compagni d'avventura, ma Jack continuerà a creare non pochi problemi...
Ringrazio chi continuerà a leggere e chi la metterà tra le preferite!
- E mi avevi fatto promettere "niente segreti" - sospirò Will reprimendo della sana collera.
- Non riguardava te e me. Questo è un segreto di storia della pirateria! - Elizabeth non si smentiva mai: piratessa fino alle budella.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Will Turner
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La spada, il corvo, il mare'
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Capitolo 30: Incontri

- Sei disgustoso, Jack! La vuoi piantare di ciucciarti le dita?
- Lizzie cara, ne sto già sprecando tanto di rum! Lasciami almeno recuperare quel poco che posso! – si risentì il pirata dalla bandana rossa, terminando di avvolgere la seconda palla di cannone in uno straccio che aveva imbevuto con il suo liquore prediletto, per poi rimettersi le dita in bocca, suggendone l’aroma che le impregnava una per una.
- Stai attento a non inghiottirti qualche anello! – lo ammonì Jim scompisciandosi dalle risate, mentre gli altri uomini della ciurma facevano capannello attorno a lui sul ponte, scrutando attoniti e perplessi i suoi enigmatici e depravati gesti.
Jack si fermò impensierito all’avvertimento del bambino e, asciugando velocemente i polpastrelli sulla lorda camicia, terminò di scolarsi quel che restava dall’ultima bottiglia, non senza prodursi in meno rumori.
- Piuttosto vorresti spiegarci cosa diamine stai facendo? A parte ubriacarti, si intende … – proferì con le mani ai fianchi Will, che aveva sopportato abbastanza le inesauribili stramberie di quel furfante.
Il filibustiere si voltò offeso, gettando via la fiaschetta ormai vuota e mettendosi ad ispezionare con cura il cannone che aveva di fronte: - Ce ne vuole per ubriacare Capitan Jack Sparrow!
- Rum e polvere da sparo sono una miscela esplosiva! – sentenziò Gibbs ridacchiando con un’espressione poco rassicurante, mentre reggeva una lanterna sulla testa del compare.
- Vi illuminerà la via, ma non posso garantirti che il cannone sopravvivrà – dichiarò Jack con falso dispiacere, immettendo una palla di piombo rivestita dallo straccio grondante rum nella bocca dell’archibugio, rivolta verso il cielo. Prima che i presenti ribattessero qualcosa, lui si erse in piedi e li avvertì a gran voce: - È meglio tenersi più lontano possibile, sapete com’è, il rinculo sarà violento, anzichenò.
Elizabeth, Jim e buona parte dei pirati dell’Olandese si spostarono lentamente dalla parte opposta della tolda.
- Pronto con il cannocchiale, Capitano? – chiese poi canzonatorio Sparrow al Capitano Turner, che era rimasto al suo fianco senza avere ancora capito esattamente cosa stesse per succedere e lo osservava con aria smarrita e infastidita - Qualcuno accenda la miccia! – gridò quindi Jack, ottenendo la pronta risposta di Sputafuoco che si chinò con fare sicuro avvicinando una fiammella allo stoppino.
Il cannone sussultò, muovendosi prima indietro e poi in avanti e sputò con un rombo assordante una palla infuocata che compì un’ampia parabola in aria.
Il Capitano dell’Olandese la seguì con il cannocchiale fino al suo schianto sulla battigia.
- Ah, ah! Ha funzionato al primo colpo! Ammettilo che sono stato geniale! – trotterellava euforico come un bambino Jack – Guarda quanta luce vi ho dato!
- Forte! – esclamò entusiasmato Jim, corso ad affacciarsi al parapetto dopo la cannonata, osservando prima la costa che appariva delineata da una scia di fiammelle, e poi il cannone che aveva la canna completamente deformata e non era esploso per miracolo.
Will distolse la pupilla dalla lente ingrandente:- La Baia dei Relitti sta bruciando, però – fece notare preoccupato, sollevando i mormorii altrettanto turbati dei marinai che si sporgevano dalla balaustrata per tentare di scorgere quanto accaduto.
- Nah! La legna è umida, si spegnerà in un soffio! – asserì con superiorità l’artefice di quel folle stratagemma, rifiutandosi di dar peso a quelle critiche malfidate, e in effetti, a ben guardare, le fiamme parevano attenuarsi a poco a poco.
- Direi che siamo a circa cento braccia – accertò Sputafuoco, riponendo il proprio cannocchiale e affiancandosi al figlio.
- Preparate una scialuppa – ordinò allora il Capitano, tranquillizzatosi sulla brevità della distanza – Finnegan, Hadras: accompagnerete voi il luogotenente, Jack e Gibbs. Nervi saldi e occhi ben aperti – si raccomandò coi due dell’equipaggio, quindi fece un cenno a suo padre che gli rispose e si allontanò spedito sottocoperta.
- Non ci hai ripensato, dunque – dedusse Elizabeth, andandogli incontro, sistemandosi le armi di sopravvivenza alla fusciacca.
- Sono sicuro che saprai cavartela benissimo da sola – le rispose devotamente il marito, poi Jim si mise in mezzo a loro: - Mi promettete che la prossima volta che verremo qui potrò scendere anch’io? – li implorò con vocina supplice, ma loro sorrisero senza dargli risposta.
Nel frattempo Jack esultava per la riconsegna del vetusto cinturone con spada e pistola da parte di Bill, al quale affidò tabarro e tricorno, prima di saltare sulla scialuppa dove già lo aspettavano Gibbs e i due vogatori.
Anche la signora Turner si decise a prendere posto a bordo, ma prima il consorte la fermò, tenendole un braccio: - Senti, prendi questa spada: è più affilata. Ci ho lavorato stamattina – gliela porse in cambio di quella che aveva nel fodero. La donna si mise in punta di piedi per posare con dolcezza le labbra su un angolo della sua bocca.
- Ci diamo una mossa? Vorrei andarmene al più presto da tutto questo glu glu glu! – li interruppe Jack provocando i risolini della ciurma e le occhiatacce disturbate dei due che infine, con un sospiro rassegnato e imbarazzato, si separarono.

La barca fu calata sul pelo dell’acqua nera e ribollente e, dopo aver remato fino alla spiaggia, ancora visibile grazie al persistere delle scintille vermiglie dell’esplosione, gli occupanti sbarcarono e dall’Olandese Volante le loro sagome furono distinguibili finché la luce delle loro lanterne non si perse dietro un angolo e quella dei relitti in fiamme si spense definitivamente, facendo ripiombare tutto quanto in un buio fitto e imperscrutabile.
- Sembra tanto un funerale – sbottò Gibbs dopo dieci minuti, dato che il suo compare Sparrow aveva fatto disporre lui in testa e gli altri due marinai che reggevano le torce ai lati, mentre insieme ad Elizabeth camminavano al centro di quel triangolo di luce con le mani libere, ma pronte ad impugnare l’elsa o a far scattare il grilletto.
- In effetti stiamo andando proprio al cimitero – lo informò Jack con naturalezza.
- Cimitero?! – replicarono tutti con sorpresa arrestando il passo.
– Camminate! – tuonò con autorità il pirata, ma nessuno gli obbedì, restando a fissarlo con incertezza e curiosità.
– Continuate a camminare – li esortò il primo ufficiale, ben capendo che il filibustiere non si sarebbe profuso in altre spiegazioni al momento, e allora tutti, seppure recalcitranti, si mossero nuovamente.
Percorso qualche altro metro in silenzio, Jack avvicinò a sé la signora Turner, prendendola a braccetto, e cominciò a inquisire, titubante e sottovoce: - Quella Anamaria, per caso, ti ha mai parlato di me?
Lei si sciolse dalla stretta, contrariata dalla confidenza che l’uomo cercava di prendersi come nulla fosse, davanti ad altri dell’Olandese, per di più, e gli rivelò con lo stesso tono smorzato e sfuggente: - Sì, ma non ha usato proprio parole lusinghiere. Perché me lo domandi?
Lui esitò, boccheggiando con faccia contrita: - Perché … pensavo che … forse, probabilmente … casualmente … potrei averla conosciuta.
- No? Davvero? – ribatté la donna con falso stupore e alzando involontariamente la voce.
L’aria attorno a loro sembrò farsi densa e vibrare, la terra sotto i loro piedi iniziò a tremare e poi a franare e a sgretolarsi come argilla, inducendoli a correre per evitare di cadere nelle profonde crepe che ora iniziavano a solcare la strada sterrata e ricoperta di sassi.

Jim si rizzò in piedi con sgomento: - Cosa è stato?
Il vento aveva portato fin lì l’eco del tremore propagatosi sulla terraferma.
- Controlla! – sollecitò suo padre che era salito con lui sulla coffa dell’albero maestro.
- Sembrava un terremoto! – ripetevano gli uomini della ciurma, sporgendosi dalle sartie e dal parapetto e strizzando gli occhi per tentare di scorgere il paesaggio fosco della costa.
- Non si vede nulla, Jim – simulò calma Will, riponendo lo strumento ottico. – Staranno bene, non ti preoccupare – lo confortò circondandolo con un braccio per stringerlo al suo petto.
Un attimo dopo il bambino lo tirò per la manica: - Cosa sono quelle luci lì? – domandò indicando un punto a prua.
Il padre mantenne per un minuto buono l’occhio attaccato al cannocchiale, poi incredulo bisbigliò: - Sembra una nave.

- Tutti bene? – riuscì a urlare mastro Gibbs quando le scosse si attenuarono, illuminando gli altri attorno a sé con la lanterna, che aveva fortunosamente salvato ma che un improvviso nuovo sussulto del terreno gli fece scivolare di mano e cadere all’interno di una fenditura da cui si alzò una violenta fiammata: - Che diavoleria è? – sobbalzò spaventato, trascinandosi via e mettendosi in piedi.
Jack si avvicinò alla spaccatura che sbuffava vapore caldo e dopo aver annusato quella zaffata concluse: - Dall’odore parrebbe … zolfo.
- Dobbiamo sbrigarci, forza! – spronò gli uomini Elizabeth - Quanto è lontano quel posto?
Sparrow si fece consegnare la torcia di uno dei due pirati e la usò per rischiarare intorno: - Ci siamo vicini! Seguitemi! – li invitò immettendosi in un ponticello di legno che collegava verso una sponda invisibile.

- Spegnete tutte le lampare, forse non ci hanno ancora avvistati! Armate una scialuppa. Herman, Clanker e Crash con me – comandò risoluto Will, scendendo lesto dall’albero maestro seguito dal figlio che gli urlava ripetutamente e con trepidazione: - Papà che devi fare?
- Andiamo a spiarli. Vediamo chi sono – gli rispose con inappuntabile decisione, facendosi consegnare una pistola carica di riserva che aggiunse alla sua nella cintura assieme alla fidata sciabola in acciaio damasco. Poi continuò a impartire ordini e raccomandazioni alla ciurma.
– Mi lasci solo? – lo richiamò di nuovo con insistenza Jim, attaccandosi ai lembi della sua giacca.
- Non sei solo. C’è il nonno, Penrod e tutti gli altri – gli ricordò lui, arruffandogli la frangia che gli ricadeva sugli occhi sprizzanti una miscela di rabbia e timore – Avete lo stesso identico modo di mettere il broncio, tu e tua madre – gli confidò chinandosi all’altezza del suo orecchio.
- E ti fa ridere? – mugugnò il piccolo scocciato, scansandosi con le ciglia aggrottate.
- Ti voglio molto bene, Jim. Ricordatelo sempre – sussurrò il padre stringendogli una spalla.
- William! Che cos’è questa storia? – irruppe Sputafuoco agitato – Io sono vecchio, non me la sento di …
- Se dovesse succedere qualcosa, me ne accorgerò e tornerò subito indietro – dichiarò con audacia il Capitano quando ormai la barcaccia stava già per raggiungere le onde sottostanti.

- Jack, ti ringrazio per aver salvato Jim – riprese a parlare Elizabeth, per tentare di distogliersi dalle continue scosse che attraversavano la superficie su cui procedevano e che la innervosivano.
- Quella piccola serpe! Ha spifferato tutto! – anche con la poca luce le parve di notare più imbarazzo che collera nel viso di quello scapestrato, che accelerò l’andatura superandola.
- Veramente è stato Will a dirmi che ti ha visto mentre lo aiutavi a mettersi in salvo – puntualizzò lei – Figurati, Jimmy non ha nemmeno ammesso di aver avuto paura, anche se poi ha tremato fra le mie braccia tutta la notte, poverino – aggiunse con tono stucchevole.
Jack non emise alcun verso, talmente era assorto ad orientarsi nella spettrale città deserta, reggendo una torcia che aveva ricavato da un pezzo di legno.
- E poi smettila di parlare così di mio figlio. È il bambino più buono al mondo! – lo provocò di nuovo la donna.
- Andiamo! Ha preso più da te che da Will! Te ne sarai accorta! – si decise a reagire col solito accento beffardo, voltandosi verso di lei che replicò: - Mi sono anche accorta che Will non è proprio un santarellino – accettando la sua mano per superare un masso che ostacolava la discesa verso una scala di pietra.
- Va bene, ha preso da entrambi. Te lo concedo – sbuffò il pirata, dandole di nuovo le spalle.
Elizabeth, non paga, lo sfidò ancora prendendolo sottobraccio: - Ammettilo che … ti ci stai affezionando.
- Ma se avere un mucchio di formiche nei pantaloni sarebbe meno fastidioso! – confutò lui indignato, scuotendosi tutto. Poi entrambi si bloccarono così come avevano fatto i tre pirati che li precedevano: - Non dirmi che è quello che penso – mormorò la piratessa spalancando gli occhi.
- A chi verrebbe in mente di nascondere delle mappe dentro una tomba? – cantilenò felice Sparrow, trascinandola in fondo alla stradella delimitata da nicchie e lapidi scolpite che si alternavano a delle palme.
- A te? – balbettò sbalordita la donna. Lui annuì orgoglioso continuando a camminare: - Già! Ma … c’è qualcosa che non mi torna – si bloccò scorgendo un sepolcro di pietra poggiato a terra e frammentato in più pezzi.
Un fruscio fece apparire da dietro degli alberi scheletrici una decina di uomini armati, che si avventarono contro loro cinque, obbligandoli a gettare a terra le torce e a sguainare le spade.

- Porca miseria! Hanno spento anche loro le lanterne – attestò uno dei pirati sulla scialuppa che aveva ormai sfiorato con la prua lo scafo della nave misteriosamente comparsa nella baia.
- Andiamo lo stesso – decise Will, spingendo i suoi tre compagni ad aggrapparsi alle scalette.
Tutto era troppo stranamente tranquillo, ma, appena scavalcarono il parapetto, la luce ritornò a investirli, abbagliandoli: una ventina di bucanieri, dal fisico possente e il colorito rossastro al bagliore delle lampade a olio, li osservavano con facce poco amichevoli impugnando le più disparate armi di taglio e di punta, tra accette, machete, lance e scimitarre.
Si disposero su due lati, facendo spazio all’avanzare di una figura minuta ed esile che si muoveva con grazia e che parlò con voce ferma eppure limpida: - Salite, su. Tutti e quattro. Non è consigliabile tuffarsi in queste acque – li esortò con lieve canzonatura, ed essi, seppur guardinghi, seguirono il consiglio del misterioso personaggio.
Ognuno di loro però, non appena toccò il ponte, fu afferrato con vigore per le spalle da due uomini della ciurma, che, svelti come pantere, li immobilizzarono nella loro morsa.
– Avete appena messo piede sulla Murena. E io sono il Capitano Anamaria Jucard – si presentò l’orgoglioso comandante, rimuovendo il variopinto copricapo e rivelando le sue fattezze.
Will, senza trovare ancora le parole giuste, la fissò con stupore: il suo viso bruno e sbarazzino era incorniciato da una folta chioma nera che ricadeva morbida sulle spalle, dagli occhi castani delineati da un ombretto aranciato sgorgava una simpatia magnetica e le sue labbra sottili dipinte di rosso scuro non avevano smesso un attimo di sorridere mentre parlava; poteva avere qualche anno in più di Elizabeth.
Inaspettatamente gli puntò la spada lunga e sottile all’altezza del collo e la fece scorrere in basso, strappandogli tre bottoni della camicia che si aprì rivelando l’estesa cicatrice.
La donna gli si avvicinò di più, facendo cenno ai suoi di lasciarlo: - Il Capitano William Turner, giusto? – affermò scrutando assorta il suo torace sfregiato - Padrone e schiavo dell’Olandese Volante – puntualizzò rivolgendosi alla ciurma. – Avrei urgenza di parlarvi in privato, se non vi spiace … – soggiunse con un’espressione da finta ammaliatrice, prendendolo per mano e accompagnandolo in cabina, dietro i commenti dissacratori di quelle canaglie.

   
 
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