forbie6
Capitolo 6
Raf POV
Sento i rumori della strada nella testa, nelle orecchie, nel cuore.
Sento il mio respiro gelido entrarmi dentro e delle piccole lacrime
scendere dal mio viso fino a sporcare il marciapiede, unite alle
piccole gocce di sangue che scendono irregolari dai miei gomiti e dalle
mie ginocchia. Sento un bruciore tremendo, ma so che non viene dalle
ferite. Mi sento il cuore in fiamme, ho bisogno di urlare. Ne ho
bisogno sul serio, ma ho finito la voce. Il sangue non accenna a
fermarsi, mi sa che dovrei sbrigarmi a reagire e tornare dentro per
curare le mie ferite. Mi sposto dalla mia posizione, a carponi, per
mettermi seduta per terra. Abbasso svogliatamente lo sguardo sulle mie
ginocchia, ma rimango impassibile. Dentro la mia mente inorridisco un
po’; le sbucciature sono più profonde di quello che
pensassi, ma non è questo che mi preoccupa. Sbuffo e mi afferro
le braccia, allontanandole subito dopo, non appena sento il dolore per
aver toccato la ferita. Mi guardo la mano sporca di sangue.
È…strano. Ha un odore metallico che da quasi alla testa.
Wow. Sono messa bene, vero? Sto sanguinando e mi metto a pensare
tranquillamente a queste cose, analizzando la situazione come se non
riguardasse me. Non mi importa di niente. Una macchina potrebbe
benissimo sferzare e investirmi, e non avrei nessuna reazione. In una
situazione normale a questo punto mi prenderei la testa fra le mani
dicendomi qualcosa del tipo “Dannazione Raf! Reagisci!” ma
non ce la faccio a fare nemmeno questo; non ne ho voglia. Non ho voglia
di niente. La mia forza di volontà si è abbassata fino a
toccare il fondo e sprofondare ancora più giù. Sento dei
passi venirmi incontro e fermarsi dietro di me. Non mi volto, non mi
importa di sapere chi è. “Raf…” Uriè
parla con voce incerta, come a voler sondare quanto gli sembro fuori di
testa da 1 a 10. Cosa mi prende? Questi pensieri non sono da me,
sono…cattivi. “Raf, alzati. Torniamo dentro” Non ho
voglia di alzarmi, non ho voglia di risponderti. “Raf…ti
senti bene?” Non lo so, cara, decidi tu. Prova a strapparti il
cuore dal petto e a tenerlo in mano ancora pulsante, e poi dimmi come
stai. La situazione non è esattamente la stessa, ma in compenso
la sensazione coincide perfettamente. Ti avvicini e mi vieni davanti.
Spostati, mi copri la visuale sull’orizzonte. “Ehi,
Raf…dimmi qualcosa, qualsiasi cosa…”Scusami tanto,
ma non credo proprio che sia il caso. Se ora aprissi bocca (cosa che,
ribadisco, NON HO VOGLIA di fare) direi delle cose che un angelo non
dovrebbe dire. Chiedo troppo se voglio essere lasciata in pace? Non do
fastidio a nessuno, giusto? Che noia ti do se rimango qui a fissare
l’orizzonte, sperando di vedere quella dannatissima macchina
riapparirmi davanti? “Raf…” Ora basta, stai
incominciando a stufarmi. Ti avvicini lentamente e mi sfiori un braccio
con la mano, ma io con un movimento brusco ti allontano. Mi rivolgi uno
sguardo ferito e preoccupato, e lentamente te ne vai. Ecco, brava;
lasciami sola, è tutto quello che chiedo. Ormai mi conviene
perderle tutte in blocco, le persone per me importanti, almeno non
farò la fatica di stare male dopo. Tanto peggio di così
non posso stare. Ho toccato il fondo; più in basso non si
scende.
Rimango immobile mentre le ombre della città cambiano, e cala il
sole lasciando il posto alle stelle. Stasera non c’è la
luna; un'altra cosa che sembra avermi abbandonata. Sciolgo
l’abbraccio che legava le mie gambe alle mie braccia intorpidite,
ed emetto un piccolo gemito. Le ferite che si stanno piano piano
rimarginando mi fanno provare una piccola scintilla di bruciore quando
mi muovo. Rabbrividisco quando il vento soffia sul mio corpo
spettinando delicatamente i miei lunghi capelli, e mi accuccio di nuovo
su me stessa. Sento dei passi dietro di me, DI NUOVO. Sono veramente
esasperata. Stavolta è il turno di Miki per cercare di
riportarmi dentro. Mi arriva davanti, e io distolgo lo sguardo. Con la
coda dell’occhio la vedo incrociare le braccia al petto
spazientita. Sento qualcosa bruciare sulla mia guancia e un breve suono
secco vibrare nell’aria. Mi porto istintivamente una mano alla
guancia, rossa per lo schiaffo appena ricevuto. Strabuzzo gli occhi,
sorpresa. “Insomma Raf, reagisci! Credi di essere la prima a
soffrire per amore? Credevi che fosse tutto rose e fiori, cuoricini e
zucchero? Bè, mi dispiace, ma ti sei sbagliata! Dimmi a cosa
serve esattamente stare qui ferma e tenerti tutto dentro, per giunta
trattando male gli amici! Credi di potertelo permettere dato che stai
male? Guarda che noi non siamo i tuoi giocattoli da sbattere contro il
muro per sfogarti!” Mi sta praticamente urlando contro, e prende
un secondo fiato per continuare “Se ci stai così male,
allora alzati e vai a riprendertelo, questo tuo grande amore proibito
no? Non puoi pretendere che il mondo non accusi i tuoi sentimenti solo
perché ti senti da schifo, né tantomeno che si fermi solo
per i tuoi capricci! Se ci tieni sul serio a lui, allora lotta per
averlo!” Rimango immobile, davanti a Miki che sta lentamente
riprendendo a respirare. In effetti il suo ragionamento non fa una
piega. Ha ragione, ci ha preso su tutta la linea. Insomma, cosa sto
facendo seduta qui per terra? L’autocommiserazione non mi
aiuterà di certo; e se proprio il destino ha deciso di andarmi
contro credo proprio che mi toccherà cambiarlo. Stringo i pugni,
decisa per la prima volta da questa mattina, e annuisco. Non so come
spiegarmi ma…come dire…sto meglio, molto meglio.
Dopotutto ho appena deciso di andare a incontrarlo, e l’idea non
può che mettermi di buon umore. Poco importa se le mie
probabilità di successo sono inferiori allo 0%, dato che
comunque si tratta solo di previsioni. Se non ci provo non lo
saprò mai, no? E poi posso, DEVO riuscirci. Mi alzo, con le
gambe intorpidite per aver mantenuto a lungo la stessa posizione, e
appoggiandomi a Miki che ora mi sorride dolcemente, mi dirigo verso
l’interno e la mia stanza.
Devo rivederlo a tutti i costi; se non per altro, perché non mi ha ancora detto cosa prova per me no?
Quindi curerò le mie ferite, mi rimetterò in sesto, e verrò a cercarti. Tu però aspettami, ok?
Sulfus POV
Mi fiondo esausto sul letto della mia vecchia stanza, sospirando
rassegnato. Ok, vediamo di fare il punto della situazione. Partiamo dai
lati positivi: la Temptel se ne è andata per tornare a scuola,
la Temptel se ne è andata per tornare a scuola, e per finire la
Temptel se ne è andata per tornare a scuola. A parte questo, mi
sembra che faccia tutto schifo. Punto primo: sono almeno 7 ore e 45
minuti che non ti vedo, angelo. Punto secondo: sono praticamente
confinato a Zolfanello City, nella mia casa. E poi, ultimo ma non meno
importante, mi manchi da morire e non ho idea di come tornare da te. Mi
spieghi come faccio a elaborare un piano decente, se ogni volta che
penso o dico qualcosa mi vieni in mente tu? Credimi, vedere i tuoi
occhi e sentire nella mia testa il tuo sorriso non è esattamente
il miglior modo che conosco per concentrarmi. Dannazione, ma non potevi
confessarmeli prima questi tuoi sentimenti? E io non potevo darmi una
mossa e per una volta dar retta al mio cuore, invece che alla mia
testaccia vuota? Ora non resisto più…voglio baciarti.
Perché ho sprecato l’occasione che avevo? Vabbè,
tanto rimuginarci sopra è inutile, meglio mettermi sul serio a
pensare a un buon piano per andarmene da qui. Vediamo…potrei
dire ai miei che vado a fare un giro per trovare i miei vecchi amici, e
invece volarmene via. Magari mi riprenderebbero entro breve, ma
riuscirei a parlarti. Già, cosa ci diremo la prossima volta che
ti vedrò? Potrò finalmente assaggiare le tue labbra?
…Ecco, di nuovo. Basta distrazioni, devo pensare. L’idea
che ho avuto non è male di base, ma non riuscirei ad arrivare a
scuola senza essere preso. Perché, poi? Era una specie di
“vacanza” questa, no? Così sembra che io sia
rinchiuso in prigione…Ehi, angelo, ti ricordi di quando ho
cercato il tuo viso tra la gente fino a che non ti ho trovata? Mi sono
comportato proprio da idiota quando ti ho vista, lo so. Lo so e ti
chiedo ancora scusa. Certo, mi aiuterebbe molto se in cambio delle mie
scuse tu mi facessi il favore di uscire dalla mia mente per qualche
minuto, giusto il tempo di trovare il modo di raggiungerti. Ok? Grazie.
Allora, dov’ero rimasto…? Ah, già; come migliorare
il mio piano. Mi servirebbe un’auto o comunque un mezzo per
viaggiare velocemente e possibilmente anche passare inosservato, e
sarebbe utile non far sapere a nessuno che prendo “in
prestito” quest’auto, treno, aereo o qualunque altra cosa
sia. Altro problemino estremamente insignificante: COME LO TROVO
QUESTO MEZZO? Dubito che Babbo Natale sia disposto a prestarmi la sua
slitta, così come dubito che i diavoli di Zolfanello City siano
così generosi da darmi una mano. Sai un’altra cosa che mi
piaceva di te? La tua generosità. Quando ero veramente nei guai,
anche se avevamo litigato da poco, anche se io sono un diavolo, tu mi
hai sempre aiutato. Ora che ci penso, non ti ho mai neanche
ringraziato. Facendo due rapidi calcoli, o più semplicemente
rivedendo tutta la nostra storia fino adesso, non capisco proprio come
tu possa esserti innamorata di uno come me. E infatti sembra proprio
che questo mio comportamento io ora lo debba pagare, dato che non riesco
a tenerti fuori dalla mia testa per più di due minuti. Ok,
mettiamola così: cerco il primo tizio che mi capita, se
necessario mi faccio gonfiare di botte, ma alla fine gli prendo le
chiavi di qualcosa e me ne vado. Ora vediamo di analizzare le mie
concrete possibilità di farcela se davvero faccio
così…hmm…vediamo… direi che si aggirano
intorno al
– 100% . Il perché mi sembra piuttosto scontato: se vado
in giro a prenderle da tutti quanti e a controllare se hanno una
macchina finirò male, e allora non sarò nemmeno
lontanamente nelle condizioni per venire da te. Quindi mi conviene
cominciare a spremere quell’unico neurone che mi è rimasto
e pensare VERAMENTE al modo di rivederti. Sul serio, sono al limite. Mi
volto verso il display della sveglia sul mio comodino, e seguo assorto
i numeri che cambiano minuto dopo minuto. 50, 55, 0, 10, 20…Ora
sono all’incirca 8 ore e mezzo che non ti vedo. Se non mi sbrigo
a tornare, cadrò in crisi di astinenza dai tuoi occhi, dai tuoi
capelli, dalle tue labbra…da te. Socchiudo un secondo gli occhi,
e li riapro con un piccolo sorrisetto soddisfatto agli angoli della
bocca. Ho trovato! Potrebbe essere l’idea più scema e
semplice sulla faccia della terra, ma proprio per questo potrebbe
funzionare…Mi alzo di scatto, apro la porta e la chiudo
sbattendola dietro di me. Con un po’ di fortuna, stavolta il mio
neurone ha funzionato bene, forse per la prima volta da quando ti ho
conosciuta. Mi avvicino alla porta di casa e biascico un “Esco un
attimo, vado a trovare i miei vecchi amici!” prima di uscire
frettolosamente e stranamente di buon umore.
Zolfanello City era il mio regno dopotutto, e il suo re è tornato.
FINE 6° capitolo! A dire il vero nn pensavo di farcela, e invece
ecco qua xD ora mi tocca di pensare a quale idea è venuta a
Sulfus, dato k nn ci ho pensato e sn in alto mare. xD
Commentate, spero vi piaccia ^^
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