Credo k lo sappiano tutti, ma x sicurezza specifico: un neutro
è un diavolo / angelo k ha rinunciato
all’eternità…praticamente
l’unica differenza fra un neutro e un terreno è k
un neutro può vedere angeli e diavoli xD
Chiedo scusa x il mega ritardo, ma ho avuto la scuola e dei problemini
personali ^__^”
Capitolo 8
Raf POV
Ok, ho appena scoperto che fare le cose di fretta non è
né utile, né intelligente. Quando poi uno, come
me, è perseguitato da una sfortuna nera, dovrebbe star bene
attento a questo consiglio. Le mie ali battono stanche, appesantite
dalla pioggia che cade incessante, e spaventata dal rumore di un nuovo
tuono nel cielo, cerco velocemente con gli occhi un modo per ripararmi.
Cavoli…qui non c’è niente. Solo nuvole
e nuvole, e qualche albero rinseccolito al suolo. Maledettissima
pioggia, sono sicura al 100% che non è una coincidenza.
Com’è che come tutti anche la natura ce
l’ha con me? È così grave
l’amore? Così terribile? Forse, ma solo per quelli
che non l’hanno mai provato.
Ormai sono rassegnata all’idea di dover continuare a volare
anche con questa specie di diluvio universale che imperversa, e porto
una mano sopra alla fronte nell’inutile tentativo di vedere
qualcosa che non sia pioggia che cade. Volare così a vuoto
nn serve a niente, meglio riflettere un po’…per
dove devo andare? Qui mi sembra tutto così dannatamente
uguale…Chissà se Uriè e Miki sono
riuscite a ingannare Arkan o se mezza scuola è
già al mio inseguimento… Chissà se
Sulfus mi sta pensando… Mi sento cadere per un istante, e
ricomincio a battere le ali più velocemente. Vorrei fermare
il mio cuore, batte troppo velocemente e soprattutto fa male. Sono
proprio stupida. Ho almeno la più pallida idea di come
arrivare a Zolfanello City? Forse si, ma è vaga,
estremamente vaga. Tutto quello che so e che mi hanno detto, quel poco
che un angelo deve sapere solo per evitare quel luogo, è che
devo scendere. In basso, molto in basso, fino alle
profondità e alle viscere della terra. Mi sono sempre
chiesta se questo posto è sottoterra, e se è
così come fanno gli abitanti a respirare. Quando
avrò trovato questo posto, questa sarà la prima
curiosità che voglio soddisfare. Se troverò
questo posto. Non voglio ascoltare questa vocina leggera che sussurra
nella mia testa, un sussurro così debole che riesce a
sovrastare la pioggia, che rimbomba prepotente nei miei pensieri fino a
farmi star male.
Forse sto piangendo. Non ne sono sicura, dato che la pioggia continua a
graffiare insistentemente il mio viso, ma sento la vista appannata e il
viso caldo. Caldo come il dolore impetuoso che mi manda in confusione,
caldo come le lacrime. Mi strofino il viso con il braccio bagnato,
cercando inutilmente di scrollarmi. Perché sto piangendo?
Sono decisa, no? Non ho dubbi, no? È solo che mi sento un
po’ persa. Come un bambino senza il suo peluche preferito,
come un cielo senza stelle…ho perso il mio sole.
L’ho perso, e sapere che sto andando a riprenderlo
all’improvviso non mi fa sentire più
così sicura. Lui è lontano, è sempre
troppo lontano. Anche se riuscirò a raggiungerlo, cosa
succederà dopo? A me non importa se noi siamo diversi, ma al
resto del mondo a quanto pare si. Sono disposta a qualunque cosa, anche
a rinunciare all’eternità e a diventare una
neutra. Ma per vivere una storia d’amore si deve essere in
due, e io non ho nemmeno la più pallida idea di quali siano
i suoi sentimenti. Cavoli, così non va; sento che mi sto
perdendo d’animo. Cosa mi prende? Ti ricordi, Sulfus? Quando
dei uscito dalla mia stanza, ti ho rincorso. Mentre lo sportello della
macchina si chiudeva ho urlato il tuo nome. Perché ora mi
sento tanto debole? Magari è perché so che non
basta più svoltare l’angolo per trovarti, devo
andare molto più lontano. In quest’istante vorrei
che Miki fosse con me. Magari mi darebbe un altro sonoro ceffone, ma
sortirebbe di sicuro il suo effetto. E poi vorrei che ci fosse
Uriè a consolarmi, e ad abbracciarmi mentre piango
finché i singhiozzi non si calmano e i miei occhi si
chiudono stanchi. So che lamentarmi con me stessa non serve a niente;
la pioggia non smetterà di scendere, io non
smetterò di sentirmi così e anzi, rischio solo di
abbattermi e di abbassare ancora di più le mie
possibilità di successo.
E poi io SO di non essere così debole. Lo so
perché ho qualcosa per cui lottare e andare avanti, e anche
se tutto il mondo mi venisse contro non smetterei di inseguire questo
mio sogno.
Sento che il mio respiro si fa mano a mano più irregolare, e
le mie ali fanno sempre più fatica a battere. Non ho
un’idea precisa di dove Zolfanello City sia, ma da qual poco
che so dovrei esserci quasi. In ogni caso devo sbrigarmi a trovare un
riparo da qualche parte, non ce la farò a volare ancora per
molto. Sono stanca, davvero. Vorrei semplicemente chiudere gli occhi e
dormire per un po’…Socchiudo le palpebre per
qualche secondo, e le riapro sentendo il vento che improvvisamente
sembra soffiare fortissimo. Mi correggo; non è il vento che
è diventato più forte…sono io che sto
andando sempre più veloce, cadendo sempre più in
basso. Le mie ali sono intirizzite e non ne vogliono sapere di
muoversi. Stavolta non provo l’impulso di gridare,
è come se avessi troppa paura. Così paura da
rimanere quasi lucida. Vedo i miei lunghi capelli sopra di me,
percepisco ogni singolo battito del mio cuore. Chissà da
quanti metri sto cadendo? Troppi per sperare di rimanere illesa.
Perché la mia caduta non finisce? È come se
dovessi scendere all’infinito; in basso, sempre
più in basso…Con la coda dell’occhio,
umido per il vento, percepisco qualcosa oltre le nuvole. Quindi alla
fine il mio “viaggetto” è finito, mi
schianterò dritta dritta al suolo.
Chiudo di scatto gli occhi, e mi sento d’improvviso come
frenare, il mio respiro mozzato e una grande paura di aprire gli occhi.
“Ma guarda un po’ che abbiamo qui; uno zuccherino
alato!” Di…di chi è questa voce?
È calda e potente, e leggermente ironica. Sento caldo, come
se bruciassi. Riesco con non poca fatica a socchiudere i miei occhi e
vedo indistintamente delle braccia che mi sostengono.
C’è uno strano odore qui…sembra
quasi…zolfo? Sento il cuore che mi pulsa nella testa, mi
sento svenire. Capisco che i miei occhi si stanno chiudendo quando
tutto diventa buio.
Sulfus POV
Stiamo camminando vicino al porto, e l’odore salmastro
dell’acqua scura mi entra dentro facendomi tornare alla mente
tanti ricordi. Mi mancava questo posto, lo ammetto, ma non come mi
manca Raf. “Ehi Shion, manca molto?” pensare a lei
mi ha fatto venire ancora più voglia di rivederla, non ce la
faccio più ad aspettare. “Senti, Sulfus, me lo hai
chiesto almeno sette volte negli ultimi dieci minuti, sai che io non ho
molta pazienza vero? Quindi stai zitto e smettila di assillarmi, ci
siamo quasi.” Si ferma davanti ad un capannone, una di quelle
fabbriche abbandonate che si trovano sempre nei film. Entra, e io la
seguo a ruota. Mi guardo intorno, e cerco di immaginare chi mai
potrebbe vivere in un posto del genere. Ok, noi diavoli non siamo
esattamente amanti dell’ordine, ma in compenso le
comodità ci piacciono. Qui invece non
c’è assolutamente niente che possa lontanamente
essere considerato comodo. Solo un vecchio divano impolverato e con
qualche molla che salta fuori, e una specie di radio forse nemmeno
funzionante. Ah già, e una porta di ferro ammaccata e
arrugginita dall’altra parte della stanza. Shion bussa alla
porta, ma non arriva nessuno. Passano 5, 10 minuti, ma niente.
Uffa…fa caldo qua dentro, sembra quasi di essere
all’inferno…bè, in effetti ci siamo
parecchio vicini. Shion comincia a camminare impazientemente avanti e
indietro, e dopo un po’ ricomincia a bussare. Niente, nemmeno
un singolo suono. Sta diventando sempre più nervosa, e
comincia a tormentarsi i lunghi capelli con le mani, continuando a
raccoglierseli come a voler fare una coda e a lasciarli cadere di nuovo
sulle spalle. Quanto è passato ormai? Mezz’ora?
Quaranta minuti? Mi sono stancato di aspettare. “Ehi Shion,
ce ne vogliamo andare di qui? Tanto non c’è
nessuno, stiamo solo perdendo tempo!” Lei mi rivolge uno
sguardo irritato; odia essere criticata. “Ti ho
già detto prima di stare zitto no? Sono sicura che
è in casa; deve esserlo dato che non esce mai. Noi non ci
muoveremo di qui finché non aprirà quella dannata
porta! Tipico di Shion, ostinata e testarda come un mulo, o dovrei dire
come un diavolo? Punta i piedi, furiosa, e torna di nuovo a bussare a
quella stupida porta, cominciando ad urlare “INSOMMA, VUOI
APRIRE?!!? TANTO LO SO CHE CI SEI!!!” Wow; ammetto che ha
un’estensione vocale invidiabile; mi ha quasi fatto diventare
sordo! Si sente uno scalpiccio deciso e ovattato da dietro alla porta,
che finalmente si apre cigolando. “Finalmente!”
sbotta Shion “Ma quanto cavolo ci hai messo, razza di
stupido?” Si rivolge di nuovo a me con aria soddisfatta
“Visto che avevo ragione?” E alzando le spalle
sorpassa la porta. Il diavolo che mi trovo davanti non l’ho
mai visto prima; cosa alquanto strana soprattutto perché non
è il tipo da passare inosservato: capelli scompigliati i un
grigio biancastro che gli ricadono scompostamente fino quasi alle
spalle; occhi violacei e imperscrutabili, sorriso strafottente,
è alto e abbastanza robusto. Se non avessi passato degli
anni a coltivare la mia vanità (qualità di cui
sono sempre andato molto fiero), mi sentirei quasi minacciato, come
inferiore a lui. “Ehi Shion, chi sarebbe il tuo
amichetto?” Cavoli quanto mi irrita…è
davvero antipatico “Guarda che so presentarmi da solo, bello.
Mi chiamo Sulfus e vedi di ricordartelo” Magari è
l’unico a Zolfanello City a potermi aiutare, ma non riesco
proprio a calmarmi. Ride, così strafottente da somigliare in
maniera impressionante a Shion. “Ok allora, vedrò
di ricordarmelo, caro ‘Sulfus’. Io mi chiamo
Zylaax, non dimenticartene neanche tu.” Mi volta le spalle, e
si rivolge nuovamente a Shion “Allora, cuginetta, cosa ti
serve?” Cuginetta? Ok, ora i conti tornano. Evidentemente la
predisposizione naturale ad essere diavoli con i fiocchi circola nel
loro DNA di famiglia, perché sono entrambi tremendamente
irritanti quando ci si mettono. Lei lo guarda annoiata, e ignora la sua
domanda “Com’è che ci hai messo tanto a
rispondere? Cosa stavi facendo?” Lui si mette le mani in
tasca e alza le spalle “Niente di che, ma ho trovato qualcosa
di veramente interessante.” La sua innata
curiosità prende il sopravvento sulla sua aria da
“non – me – ne – frega
– niente – di – quello – che
– dici”, e si morde il labbro inferiore impaziente
“Di cosa si tratta?” Lui sorride, evidentemente
soddisfatto di aver attirato l’attenzione della cugina
“Oh, niente. Solo una bambolina zuccherosa caduta dal cielo
fra le mie braccia. Aveva la febbre, ed era così carina che
me la sono portata a casa” Shion sembra capirci sempre meno,
ma ora il “caro cuginetto” ha anche la mia
più totale attenzione “Spiegati meglio, cosa vuol
dire?” e poi “Tu sei uscito di casa? Ma se te ne
stai sempre qui rinchiuso a marcire!” Lui alza di nuovo le
spalle e parla indifferente “Bè, tecnicamente
è precipitata proprio qui fuori. Ero uscito tanto per
cambiare un po’, e me la sono praticamente ritrovata fra le
braccia” Ora sono io ad essere impaziente, perché
quel suo aggettivo, “zuccherosa”, mi è
anche troppo familiare “Ma chi?!? Chi diamine è
che ti è piombato addosso?” Sorride strafottente e
scandisce bene le parole “Un angelo…o meglio;
d’ora in poi, la mia bambolina.” Quante
probabilità ci sono che “la sua
bambolina” sia il mio angelo? Poche, anzi nessuna. Ma anche
se la mia mente lo capisce perfettamente, non riesco a immaginarmi
nessun’altro angelo carinissimo e zuccheroso che possa aver
avuto un valido motivo per venire qui a Zolfanello City, nessuno a
parte Raf. “Dov’è ora?” sento
il mio cuore battere fortissimo, e lo sguardo diffidente di Zylaax
puntato su di me “Che ti importa?” Non ho tempo per
giocare con te ora, sul serio. “Dimmi
dov’è e falla finita!” Incrocia le
braccia al petto, e non risponde. Ah si? Benissimo. Conosci in detto
“Chi tace acconsente”? Perché credo che
prenderò il tuo silenzio come un’autorizzazione
per varcare quella porta vecchia di cent’anni.
“Fermati, la mia bambolina sta male e non può
ricevere visite” la sua voce è fredda e
distaccata, ma calmissima, non gli incuto neanche il più
minimo timore. Poco importa, perché devo verificare una cosa
troppo importante. “Ti ho detto di fermarti” E se
io non volessi? Mi segue sospirando ma camminando con calma, come un
assassino che concede alla vittima gli ultimi istanti di
libertà e l’illusione di poter scappare. Mi
dispiace, ma non sarò la tua preda. Vedo Shion che si
è messa in un angolino con gli occhi che le brillano,
probabilmente questa scena le piace da morire.
Sai cosa Raf? Ho paura di sbagliarmi, ma sento che sei vicina.
FINE 8° capitolo!
Scusate se mi ci è voluto tanto; d’ora in poi
potrei metterci 1 po’ di + a scrivere i capitoli xk ho coro,
teatro, la scuola e pallavolo (+ un brutto periodo…) xD cmq
se avrete la pazienza di continuare comunque a seguire la mia storia vi
ringrazio tanto! ^^
p.s.: si lo so k faccio pena a inventare nomi, ma nn posso farci nnt XD
x tirare fuori zylaax c sn stata mezz'ora XD
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