Capitolo12
Celine.
Appoggiata al tronco di un faggio, osservavo ammirata Alex
gustare il sangue di un grizzly intontito e ormai morente, per poi mollare la
sua carcassa al suolo erboso, i cui fili d’erba brillavano dei riflessi
argentati della luna piena nascente, nel cielo buio della prima sera, dove
alcune stelle diamantine cercavano di risplendere, per superare la coltre di
nubi che le celavano, dispettose. Ma queste si diradarono, al cospetto del viso
perlaceo della loro sovrana notturna, i cui raggi argentei investirono il volto
di Alex, una volta voltatosi nella mia direzione, travolgendomi con quel
sorrisino beffardo che mi faceva fremere incontrollata, ogni qualvolta nasceva
sulle sue labbra vermiglie. I suoi capelli color cioccolato a latte sembrarono
ricoperti da strisce di brillanti e la sua pelle risplendeva di una luce
evanescente, conferendogli un’aria quasi eterea, risaltata dai suoi abiti
scuri, che intensificavano quel pizzico di mistero che lo caratterizzava, unito
al suo fascino indiscusso di “bello e dannato”.
Ma la cosa che mi sconvolse di più, furono il colore
particolare che assunsero le iridi dei suoi occhi dal taglio particolare. Di un
castano scuro che si avvicinava al nero, con le prime pagliuzze dorate a
contornarne gli angoli, in piccoli frammenti preziosi. Aprii la bocca
piacevolmente meravigliata: erano bellissimi, tanto da apparire reali, quasi
umani. Lo immaginai per un attimo con le iridi completamente dorate, e mi
accorsi che il risultato sarebbe stato ancora più abbagliante. Sorrisi. Di
questo passo, l’attesa di una tale magnificenza non sarebbe stata tanto lunga.
Un paio di mesi, e sarebbe diventato un vampiro vegetariano fatto e finito.
Risi tra me e me, al ricordo del suo primo assaggio ad un
alce malcapitato sotto ai loro sguardi predatori. Aveva distorto la bocca in
una smorfia buffissima, a metà tra lo stupore e il disgusto, facendomi ridere a
squarcia gola. Il sapore del sangue animale era più primitivo di quello umano,
meno fragrante ed appetitoso, lo sapevo bene. Ma col tempo, lo avevo
tranquillizzato, si sarebbe abituato al loro nettare, apprezzandone
maggiormente la qualità. Almeno riusciva a mantenerlo in forze, e questo
avrebbe dovuto servirgli per rincuorarsi. Infatti, mi sorrise annuendo alle mie
parole, per passare ad un cervo poco lontano da un aggregato di rocce morbide
di muschio, poi, a ben tre grizzly destati dal loro sonno. Di questi, ne era
stato molto più compiaciuto, e li aveva gustati a pieno, fino all’ultima
goccia. Era davvero molto affamato.
Persa nei miei recenti ricordi, non mi accorsi
immediatamente della vicinanza di quello che, finalmente, potevo definire a
pieno il mio compagno, fin a quando non avvertii il tocco morbido e caldo, per
l’appetito appena saziato, delle sue labbra sulle mie, che mi causò un sussulto
sorpreso, per poi, con un sorriso interiore sbocciato nel mio animo gioioso,
circondargli il collo con le braccia, ricambiando con ardore la sua tenera
attenzione.
Fu lui ad interrompere il nostro bacio, accarezzandomi la
guancia con il dorso delle dita, con un’espressione nuova ad illuminargli gli
occhi: sembravano, si, davvero trasparire amore.
Gli sorrisi felice, e lui fece lo stesso, baciandomi
dispettoso la fronte con le labbra socchiuse, marchiandola con il loro tiepido
tepore.
“ Mi sono accorto, che ti estranei molte volte dal resto del
mondo, chiudendoti nei tuoi pensieri. Come mai?”
Io scrollai le spalle, disinvolta.
“ Non lo so. Immagino, faccia parte di me, conferendomi un
fascino particolare.”
Lui rise squillante, facendo vibrare la foresta con il suo
tintinnio di campane festose, come anche il mio cuore, che sobbalzò, per poi
ritornare alla sua naturale quiete.
“ Si, si, fascino…diciamo pure che sei svampita.”
Rise ancora e, a malincuore, mentre mi discostavo da lui,
tempestandogli il petto di pugni, irritata, non potei fare a meno di unirmi
alla sua risata.
Ancora scossa dagli ultimi sussulti di riso incontrollato,
avvertii nuovamente le sue braccia intorno al mio corpo, accarezzandomi la
schiena languidamente con l’intero palmo delle sue mani, e infrangendo il
proprio respiro fresco e dolciastro sul mio orecchio destro, soffiando sui
ricci che lo ricoprivano, facendomi vibrare di piacere e delizia. Mi strinsi al
suo petto scolpito, solleticandogli il collo con la punta dei ricci selvaggi,
affondando il viso sorridente e beato, nel triangolo di pelle scoperto dai
lembi della camicia, giocherellando con la croce argentata della sua catenina,
facendola tintinnare fra le mie dita di marmo, mentre il mio olfatto si
riempiva del profumo dolce-amaro della sua pelle levigata e di quello di pelle
della sua giacca.
Sospirai lenta, socchiudendo gli occhi. Il paradiso non
poteva essere tanto diverso dal venire stretta in un abbraccio di Alex.
Sembrava come se i nostri corpi fossero stato creati per completarsi a vicenda,
legandosi in una maniera perfetta ed indissolubile.
“ Non lo sono.”
Dissi in un mormorio, dopo attimi eterni.
“ Uhm?”
Mugugnò lui, rapito, come me, da chissà quali indefiniti
pensieri.
“ Non sono svampita.”
Lui rise sommessamente, facendo vibrare anche il mio petto,
talmente era incollato al suo.
“ No, non lo sei.”
Mormorò con quel tono proibito che mi causò una scarica di
brividi lungo la schiena, che continuava ad accarezzare, instancabile o forse,
incapace di trovare la forza per smettere.
“ Però…” una pausa, in cui mi baciò passionale la tempia
destra, continuando il suo discorso, soffiandomi ogni parola sul lobo dell’orecchio,
sfiorandolo con le labbra: “ …un po’ strana, lo sei.”
Disse, sorridendo e solleticandomi la pelle del collo, che
era sceso ad adulare in tanti piccoli baci, come per distrarmi o, più semplicemente,
per portarmi, a poco a poco, sull’orlo della pazzia, con i suoi denti perfetti.
“ No.”
Biascicai, riportando la testa all’indietro, per dargli un
maggiore accesso, lungo il corso della mia gola.
“ Non è vero.”
Alex continuò la sua opera di seduzione, tenendomi avvinta a
lui, e portando le sue mani a stringere saldamente la mia vita, portandomi ad
inarcare il mio corpo verso il suo, febbricitante e splendido, nella sua
virilità.
“ Non è vero, cosa?”
Mi chiese, in seguito, con voce velata da un desiderio
malamente celato, baciandomi l’incavo tra i seni, coperto, a mala pena, dalla
scollatura del top.
Ansimai, in preda alle fiamme che, con ogni suo tocco,
appiccava dentro di me. Mi sentii trascinare giù, in un universo buio che
minacciava di inghiottirmi in un vortice di irrazionalità, strascicato da un
manto rosso di sensi voluttuosi, come i baci sapienti che le sue labbra erano
in grado di produrre, aggrappandomi ai suoi capelli, stringendoli tra le dita,
come unica ancora di salvezza.
“ Non sono strana.”
Lui sorrise, risalendo sul mio petto, che baciò tre volte,
seguendo una linea immaginaria, che portava direttamente alle mie labbra,
passando dalla gola, che mordicchiò delicato, e la punta del mento, che sfiorò
appena, inondandola con la dolcezza del suo respiro.
“ No.”
Convenne con me, assecondandomi nel poco barlume di
razionalità che mi teneva con i piedi lontani dalle nuvole d’oro che sembravano
annebbiarmi i sensi.
Ma queste si intensificarono quando aprii gli occhi serrati,
per assaporare meglio le esaltanti sensazioni che lui sapeva scatenare nel mio
essere, ad incontrare i suoi accesi di una intensità insostenibile. Era
passione mescolata ad amore. Un mix esplosivo, a cui non avrei potuto resistere
a lungo, ne ero pienamente cosciente.
Mi riportò in posizione eretta, scostandomi appena da lui,
solo per attraversare il mio corpo con uno sguardo infuocato, che avrebbe fuso
anche l’acciaio più resistente. Che speranze avrebbe potuto avere il sottile
strato di gelo che avvolgeva, senza volerlo, il mio cuore muto da anni?
La risposta era superflua, ma arrivò lo stesso, quando la
sua bocca catturò la mia in un bacio affamato ed esigente, ma tanto, tanto
dolce, in un ossimoro contraddittorio.
“ Sei bellissima. No, che dico? Sei più che bellissima. Sei
una dea. Una splendida dea, scesa sulla terra per rapirmi il cuore, la mente,
l’anima dannata…tutto me stesso. Ma non m’importa. È quello che ho sempre
desiderato. Essere tuo, solamente tuo.”
Mi rivelò in un soffio rovente, con quella nota proibita
nella voce vibrante di desiderio, che minacciò di destabilizzarmi
definitivamente.
“ E tu, sei mia. Mia. Oh,
Celine, mia Celine. Ti amo così perdutamente, che farei qualsiasi cosa per te. Ti
amo, ti amo e ti desidero immensamente.”
Lo abbracciai, per tranquillizzarlo, per placare il tornado
di emozioni che minacciava di travolgerlo.
In quell’istante, mi sembrò così vulnerabile, così dolce,
così appassionato, così splendido da farmi credere di essere finita in un sogno
irrealizzabile. Mai, mai avevo visto Alex così bello, così perfetto, e né tanto
meno lo avevo sentito…così…mio.
Mi sconvolsi per quel pensiero egoista e possessivo, ma in
seguito mi ricredetti. In fondo, cosa c’era di male nel volere appartenere e
concedersi completamente alla persona amata? E, allo stesso tempo, se questa, a
sua volta, volesse appartenere a te, senza riserve, senza problemi di sorta,
senza alcuna inibizione, solo ed unicamente per amarti a pieno, con tutto il
suo essere, era forse da rifiutare o condannare? No di certo. Amare significava
donare. E io volevo donare tutta me stessa ad Alex, e ricevere in ugual modo
tutto sé stesso, come lui così generosamente e così devotamente stava
affermando, stretto in un mio, un suo, un nostro
abbraccio.
Perché? Beh, la risposta era così ovvia da risultare quasi
inutile.
“ Ti amo, Alex.”
Sussurrai, lo stesso, in un sussurro che solo lui avrebbe
potuto udire.
Lo sentii sussultare e guardarmi stupito, per ricambiare il
mio sorriso.
“ Ti amo anch’io, Celine.”
Mi baciò ancora, questa volta con meno ardore, ma con così
tanta tenerezza da costringermi a commuovermi, se solo avessi potuto. Ma al
momento, solo il mio cuore sembrava lacrimare di felicità, la stessa che mi costrinse
a stringermi a lui con un nuovo impeto, accarezzandogli i capelli e le spalle,
mentre lui imitava i miei gesti, avvolti nel cuore di una notte buia e senza
stelle.
Bella.
Erano trascorse più di due ore, da quando avevamo lasciato
Celine nel bosco, per avventurarsi da sola verso il suo destino, che l’avrebbe
condotta dritta dritta nelle braccia di Alex, almeno a detta di Alice,
l’improvvisato Cupido, disposto a tutto pur di vedere una nuova coppia
sbocciare come un fiore di primavera, dopo il freddo inverno.
Mi dondolai sul morbido dondolo che Esme aveva comprato per
Renesmee, durante i suoi pisolini pomeridiani, all’aria frizzante dell’estate,
tamburellando agitata ed accigliata le dita sul bracciolo in ferro grigio e
battuto, facendolo scricchiolare, forse per l’impeto mal celato.
Accanto a me c’era ovviamente Edward, intento a leggere un
libro che, sapevo, conosceva a memoria, parola per parola, con l’interesse
della prima volta, sorridendo rilassato, con le gambe incrociate in una posa
tipicamente maschile, ma elegante, come quella di un aristocratico in un
salotto vittoriano, i capelli ramati, folti e naturalmente disordinati, smossi
dal venticello serale, e illuminati dalla luce giallastra della lanterna appesa
mollemente sopra la sua testa, alle travi in legno bianco del portico. Ai
nostri piedi c’era Nessie, intenta a suonare Per Elisa di Beethoven, su una tastiera elettronica, arrangiata da
suo padre, che le aveva insegnato a suonare quel brano a soli tre anni. Era il
suo preferito, oltre a quello della mia ninna nanna, che preferiva ascoltare
tra le mie braccia, mentre Edward gli dava vita con le sue dita che scivolavano
invisibili, sui tasti bianchi e neri del suo adorato piano.
“ Papà, nella seconda strofa c’è un do forte o debole? Non lo ricordo.”
Gli chiese, attirando la sua attenzione, tirando un lembo
del suo pantalone grigio perla con la mano sinistra.
“ Debole, tesoro.”
Le disse, accarezzandole la mano con cui lo avevo stretto,
ricambiando il suo sorriso di gratitudine, senza guardarla.
Ma Nessie non se la prese, e continuò a deliziarci con le
note di quella dolce musica. Sospirai, cercando di rilassarmi, ma non ci
riuscii. Guardai nuovamente Edward, l’immagine della perfezione e della
tranquillità, mentre sfogliava un’altra pagina di quel libro antico, dalle
pagine consunte dal tempo, passando alla lettura di quella destra che doveva
essere la centesima.
Sospirai nuovamente, portando il capo verso il morbido
schienale del dondolo, dai giochi a fiori bianchi e rossi, e nel vedere quel colore
così acceso, la mia mente navigò nel ricordo dei ricci ribelli e di brace di
Celine. Sospirai ancora, preoccupata per la sua sorte. Chissà come stava?
Perché non tornava? Più queste domande si affollavano dentro di me, e più la
mia ansia cresceva.
Avvertii qualcosa di morbido e tiepido avvolgere la mia mano
sinistra, abbandonata mollemente sui cuscini del dondolo. Non abbassai lo
sguardo per controllare cosa fosse, ma strinsi la mano di Edward nella mia,
cercando di smorzare la mia tensione nell’intreccio delle nostre dita.
Mi voltai per incontrare i suoi occhi di topazio che si
accesero di tenerezza, mentre mi baciava con un tocco delicato il dorso della
mano che aveva catturato nella sua, senza alcuna difficoltà, sorridendomi
sghembo mentre mi attirava al suo petto marmoreo e ricoperto da una leggera
camicia color oltremare, accarezzandomi la schiena in un movimento lento ed
ipnotico. Mi abbandonai alle sue carezze, cercando di rilassare i muscoli tesi
che lui, così generosamente, cercava di sciogliermi, sospirando con gli occhi
socchiusi.
“ Stai tranquilla. Non c’è alcun motivo di preoccuparsi.”
Le sue parole, pronunciate con quel tono suadente, ebbero
l’effetto di una doccia fredda sul calore che a poco a poco si stava insinuando
dentro di me, grazie anche al suo contributo, attanagliando nuovamente il mio
animo, in una nuvola di ritrovata preoccupazione.
“ Lo dici tu. Ma, non vorrei che Celine fosse costretta a
subire una nuova delusione, da parte di Alex. So che ne soffrirebbe ancora di
più delle altre volte.”
Ero convinta delle mie parole. Nonostante la forza d’animo
che Celine aveva sempre dimostrato, non poteva nascondere quel velo di
fragilità che sembrava ricoprirla con una pellicola sottile ed indelebile,
mascherata dal suo sorriso smagliante e birichino. E il suo potere Specchio ne
era la prova più tangibile. Uno scudo impenetrabile quanto delicato, che la
proteggeva dagli attacchi mentali di qualsiasi genere. Ma mi domandavo se
potesse trarla in salvo anche dalla potenza travolgente della sensualità che
quel vampiro dagli occhi di rubino e i capelli color cioccolato a latte,
sembrava emanare ad ogni suo lieve sorrisino beffardo. Guardai Edward di
sottecchi, mentre lui continuava a leggere il suo libro, imperturbabile e
rilassato, intento ancora a rincuorarmi con i suoi tocchi teneri, lungo il
corpo in tensione, e mi chiesi se fosse stato lui al posto di Alex ed io a
quello di Celine, sarei riuscita a resistergli?
Sorrisi e scossi la testa, assaporando l’odore traspirato
dalla sua pelle liscia come la seta. No, sicuramente no.
Anche se diverse, sia nel carattere che nel fisico, sentivo
che io e Celine non eravamo poi così incompatibili. Proprio le nostre palesi
diversità, ci avevano permesso di istaurare un legame d’amicizia ed un’ empatia
così forte, ed ero convinta che avrei sofferto con lei se Alex avesse tramutato
la sua frizzante felicità in un dolore lancinante che l’avrebbe divisa in mille
frammenti.
Sospirai ancora, ansiosa ed affranta.
“ Bella, rilassati. Andrà tutto bene.”
Mi mormorò Edward dolcemente, baciandomi il centro della
testa e la tempia che gli porgevo inconsapevole, continuando a ricoprirmi di
carezze il busto.
“ Come fai ad esserne sicuro?”
Biascicai, ricambiando le sue attenzioni, quasi
automaticamente, accarezzandogli a mia volta il petto lievemente e baciandogli
il collo con le labbra socchiuse.
“ Alice lo è, ed io mi fido delle sue visioni.”
Lo osservai, ancora scettica.
“ Le sue visioni sono labili, lo sai benissimo quanto e più
di me.”
Costretto, con un sospiro, a riporre il libro sul tavolino
in ferro battuto e di forma ovale, abbinato al dondolo, mi strinse con entrambe
le braccia la schiena, attirandomi ancora di più a sé, baciandomi tenero e
rassicurante le labbra contratte, finché non le rese molli ed abbandonate alle
sue, così delicate e calde nella loro morbidezza. Con un nuovo sospiro flebile,
fuoriuscito dalla mia bocca direttamente dal mio petto, ora più illanguidito
dal benessere che solo Edward poteva trasmettermi, con i suoi baci da maestro e
i suoi sorrisi che mi facevano fremere lungo tutte le mie terminazione nervose,
tenendomi ancora incollata al suo petto, mi disse, con le labbra attaccate alla
mia guancia:
“ Si, ma questa volta la piccola peste ha ragione. I
pensieri di Alex non erano mai stati più determinati ed irremovibili da quando
ho avuto la possibilità di udirli, e quelli di Celine erano fiduciosi e sereni,
quando l’abbiamo lasciata nel bosco.”
Continuò, accarezzandomi il viso con l’intero palmo della
mano destra, infondendomi positività e fiducia attraverso il suo sguardo
intenso e brillante di acque dagli abissi dorati, dove era sempre un piacere
affondare, perdendomi in universi di pura dolcezza.
“ Quindi basta essere così pessimista. Vedrai, sono sicuro
che presto li vedremmo sbucare ridenti ed abbracciati dal folto della foresta,
più uniti che mai.”
Concluse, con un guizzo divertito negli occhi, che si
increspò in un sorriso sulle sue labbra, illuminando anche il mio.
Ma si, aveva ragione lui. Non c’era alcun motivo di essere
così drastica nel dare giudizi negativi. Dopotutto, nello sguardo sia di Alex
che di Celine, non avevo mai visto davvero disprezzo e disgusto, ma solo un
sentimento passionale e represso, mascherato dal loro orgoglio.
All’improvviso, prima che potessi dare voce ai miei pensieri,
invalicabili per la mente acuta e brillante di Edward, Alice si volatilizzò dal
nulla, mentre la porta a vetri del portico, sbatté con un tonfo sordo, dietro
di sé, si gettò su di lui, arruffandogli i capelli con aria impertinente.
“ Piccola peste a chi, eh? Guarda che io sono un genio, in
fatto di dichiarazioni d’amore e nel combinare incontri improvvisi.”
Edward si scrollò le sue braccia di dosso, scostandomi
gentilmente da sé, con un sorriso, che investì anche Alice, mentre se la
trascinava sulle sue ginocchia, torturandole i capelli come lei aveva fatto
prima con lui. Il risultato fu delizioso per entrambi.
“ Smettila subito!”
Gli intimò, mentre entrambi ridevano contenti, istaurando
una lotta a suon di cuscini e capelli da scompigliare ancora il più possibile.
Venni coinvolta anche io in quella lotta fra bambini mai cresciuti, mentre
Nessie, ridendo contenta, era corsa sul prato, in direzione di due sagome che
si intravedevano tra due abeti imponenti, nascosti da cespugli di bacche
profumate.
“ Ssssh, ferme, per favore.”
Ci intimò Edward attento, con i capelli completamente
sparati da tutte le parti, la mano destra a bloccare il polso di Alice, pronta
a colpirlo in pieno viso con un cuscino, quella sinistra sulla mia spalla, per
trattenermi dal costringerlo a reclinare il capo, tirandolo per i capelli, per
renderlo maggiormente mira della sua prossima cuscinata.
Lo vidi concentrarsi sul punto in cui Renesmee stava
correndo veloce, per poi fermarsi, le guance rosse per il piacere della
scoperta e il sorriso sfavillare alla luce della luna nascente.
Il sorriso di Alice, mentre si ricomponeva, gettando il
cuscino sul dondolo, che rotolò verso l’angolo opposto, con un balzo
aggraziato, atterrò sul pavimento in parche bianco, la gonnellina del suo
vestitino rosso svolazzante, le mani dietro la schiena, intrecciate in una posa
da bambolina di porcellana, trovò un’eco
sibillino in quello di Edward, che investì prevalentemente me.
Prendendomi fluidamente fra le braccia, mi aiutò a mettermi
in piedi e anche il mio sorriso si allargò, quando vidi Celine ed Alex
attraversare i cespugli di more e bacche, avvinti in un abbraccio intenso,
sorridenti e ridenti. Una parola per descriverli: innamorati.
Renesmee si gettò letteralmente fra le braccia di Celine,
che distaccatasi da Alex, la fece roteare in aria, ridendo con lei.
“ Ciao, zolletta di zucchero. Ti sono mancata?”
Le chiese, negli occhi una luce di pura felicità.
Nessie annuì sorridente, affermando gioiosa.
“ Si, tantissimo.”
Detto questo, le circondò il collo con le sue braccia
piccole ed esili, almeno solo in apparenza, i capelli raccolti in una coda
alta, che scendeva in mille boccoli ramati, più scuri rispetto al colore acceso
dei ricci stretti ed indomabili di Celine, che ricambiò la stretta sincera.
Poi, il suo sguardo dorato si concentrò sul nostro trio e
facendo discendere Renesmee dalle sue braccia, ma tenendola per mano, ci salutò
sorridendo birichina. Quel sorriso sciolse tutti i residui della mia infondata
ansia. Aveva ragione Edward, non c’era nulla di cui preoccuparsi.
“ Ecco i tre cherubini. Avete riposto arco e frecce, piccole
canaglie?”
Ci chiese ironica, causando un risolino in ognuno di noi.
“ Come se ne fossi rimasta scontenta.”
Disse sbuffando, falsamente offesa, Alice.
Celine, cingendo la vita di Alex e perdendosi in uno dei
loro sguardi intensi e roventi, ora condivisi da entrambi, ancora sorridente,
disse:
“ No, non posso affermarlo. Suonerebbe falso.”
Alex, quasi incapace di resistere a quella vicinanza, senza
dire nulla, la baciò con passione e dolcezza, distaccandosi quasi subito, di
malavoglia, forse per rispetto alla presenza di Nessie, che corse da me,
abbracciandomi contenta.
Poi, osservandoci di nuovo con quello sguardo spumeggiante
di felicità, ci disse in un sussurro che, grazie al nostro udito ipersensibile,
riuscimmo pienamente a cogliere, mentre abbracciava ancora Alex, amorevole.
“ Grazie.”
“ Figurati.”
Disse Alice, sventolando una mano in segno evidente di
ironica spavalderia.
“ Allora? Ora cosa facciamo?”
Domandò, guardando sia me che Edward, che sorrise a chissà
quale suo pensiero diabolico ed imprevedibile.
“ Io direi di festeggiare.”
Risuonò la voce entusiasta di Emmett, che cingeva la vita di
Rosalie, davanti a lui, appoggiata al suo petto vigoroso, annuendo convinta
alla sua proposta. Entrambi erano seduti sui gradini del portico e sopra di
loro c’erano anche Esme, che sorrideva felice e Carlisle, che le cingeva le
spalle con un braccio, anche lui sorridente di una ritrovata e semplice
serenità.
Jasper scese con un movimento leonino i gradini del portico,
superando la coppia posta su di essi, per poi raggiungere Alice e baciarle una
guancia, mentre lei ricambiò la sua attenzione, baciandogli un braccio, poche
spanne sotto la spalla, dove riusciva ad
arrivare. Lui le sorrise e le cinse le spalle con entrambe le braccia,
cullandola per un attimo eterno, solo loro.
“ Si, è un’ottima idea!”
Esclamò entusiasta Celine, gli occhi dorati brillanti di
entusiasmo.
“ Andiamo a ballare.”
Propose subito Alice, raggelando automaticamente il mio
sorriso. Edward emise un risolino divertito, in risposta alla mia reazione
spontanea. E la cosa peggiore fu vedere il sorriso eccitato e luminoso di
Celine allargarsi ancora di più in modo delizioso ma, per me, fonte
dell’inevitabile catastrofe.
“ Si, splendido. Facciamolo!”
Emisi un involontario sospiro di rassegnazione, mentre
Edward mi cingeva la vita da dietro, cullandomi e baciandomi il collo,
sorridendomi comprensivo. Ricambiai debolmente e lui rise nel mio orecchio.
Proprio allora, Nessie sbadigliò sonoramente, strofinando il
viso sulla mia maglietta, stringendomi le gambe fasciate dal jeans scuro.
Tutti, me inclusa, sorridemmo e la guardammo inteneriti.
“ Credo che la piccola abbia sonno.”
Disse Esme, il tono della sua voce come miele caldo.
“ è stata una lunga giornata.”
Aggiunse Rosalie, appoggiando il viso sul braccio di Emmett,
che le scostò una ciocca di capelli biondi dal collo, per poi accarezzarglielo.
“ Vieni, tesoro.”
Le mormorai, afferrandola per le braccia e lasciando che si
aggrappasse a me, come una scimmietta assonnata e bisognosa di coccole.
“ Ora la mamma ti porta a nanna.”
Le dissi, mentre lei protestava debolmente, già ad occhi
chiusi.
“ Papà.”
Sussurrò, implorandolo ed afferrandogli il colletto della
camicia, toccandogli una guancia con una mano, trasmettendogli i suoi desideri.
Edward le sorrise dolce e comprensivo.
“ No, sei troppo stanca. Domani, magari.”
Le disse, baciandole la guancia visibile al di sopra della
mia spalla, accarezzandogliela, poi, con le dita della mano sinistra.
“ Sogni d’oro, angelo mio.”
Lei gli sorrise e mugugnò una risposta, per poi crollare in
un sonno profondo.
Sorridendo, la portai in camera di Edward, e prima di
richiudermi la porta alle spalle, aspettai di vederla stringersi nelle coperte
dorate del letto a due piazze, sorridendo appagata, le guance tinte di un
rossore di piacere infantile.
Appena lasciai che l’anta in legno di ciliegio si chiudesse
con un tonfo sordo, fui afferrata da Alice che corse come un tornado nella
camera di Celine, che, non appena varcata la soglia, la vidi indossare un
pantalone in pelle nera lucida, una fascia con scollo a cuore aderente rossa,
con una giacca in pelle abbinata al pantalone e degli stivali vertiginosi a
ricoprirle metà gamba. Era davvero molto bella e seducente.
“ Ah, brava bambolina. Sei riuscita a rapirla.”
Disse, indossando degli orecchini lunghi e a goccia neri.
Alice rise divertita.
“ Si, è la mia specialità.”
Osservandola meglio, notai che anche Alice si era cambiata.
Era avvolta in un vestito verde scuro, i capelli sbarazzini arricciati sulle
punte e delle ballerine argentate, come gli accessori che indossava, a coronare
il quadro delizioso.
“ Su, forza Bella. Devi cambiarti.”
Mi intimò, spingendomi verso il letto e cominciando a
sfilarmi la maglietta.
“ Alice! Insomma, so vestirmi da sola!”
Le dissi, cercando di non essere troppo brusca.
“ Si, ma sbrigati, gli altri ci stanno già aspettando.”
Mi disse, prima di chiudersi la porta della camera alle
spalle, per poi riapparire prima che questa si chiudesse definitivamente.
“ Ah, e indossa quello, mi raccomando.”
La sentii discendere la rampa di scale ed urlare qualcosa ad
Edward.
Quello era un
vestito di pagliette blu notte, a bradelle sottili e scollo a V. Decisamente lo
stile marcato Alice Cullen.
Lo indossai alla svelta, senza oppormi, anche perché ero
convinta- non solo perché immaginavo che Alice lo avesse già previsto- che ad
Edward sarebbe piaciuto molto.
Mentre mi truccavo leggera, accanto ad una Celine dai
capelli ricci e rosso brace vaporosi, lei mi squadrò dalla testa ai piedi,
sorridendo soddisfatta dopo il suo esame.
“ Sei bellissima, zuccherino.”
Io sghignazzai, divertita dal nomignolo scherzoso.
“ Grazie, Celine. Anche tu sei splendida.”
“ Soltanto? In realtà, zucchero, ti confesso che non mi sono
mai sentita più da sballo.”
Disse trasognata, sorridendo sorniona e facendomi ridere
spontanea. Beh, non si poteva dire che fosse modesta.
“ Sai, voglio essere al massimo per Alex. Da sta sera, siamo
ufficialmente fidanzati.”
Cantilenò suadente e sorridendo gioiosa.
“ Si, ti capisco. Anch’io sarei euforica.”
Lei mi guardò seria, quasi pensosa e mi chiesi a cosa stesse
pensando. Ma poi la vidi ritornare alla realtà, prima che io la potessi
richiamare, sorridendo ammaliante.
“ Vieni, ti aggiusto i capelli.”
Quando scendemmo le scale, vidi Edward sbarrare per un
attimo gli occhi e poi sorridermi ammirato. Mi prese per mano e mi abbracciò
come un fiore delicato e non potei fare a meno di fremere al tocco delle sue
labbra sulle mie, dolci e carezzevoli.
“ Sei bellissima, amore.”
Mi sussurrò, scostandomi un boccolo castano dalla spalla,
sfiorando i ferretti che me li trattenevano ai lati del capo, in
un’acconciatura semplice, opera di Celine, che si era gettata tra le braccia di
Alex, vestito con camicia e pantalone di raso nero, baciandola appassionato.
“ Grazie, anche tu.”
Gli sussurrai, ed in effetti la camicia immacolata e il
pantalone color champagne che aveva indossato per l’occasione, risaltavano
ancora di più il colorito pallido della sua pelle, le sue iridi dorate ed il
ramato dei suoi capelli folti e naturalmente disordinati.
Mi sorrise sghembo e mi baciò ancora, prolungando di poco il
tocco delle nostre labbra, desiderose le une delle altre.
“ Allora, andiamo?”
Chiese Emmett impaziente ma sorridente, vestito con toni
bianchi, che si accostavano perfettamente al rosato pallido di Rosalie, che
aveva raccolto i suoi capelli color del grano in una morbida treccia lungo la
spalla destra, lasciando scoperta quella sinistra, dallo scollo a barca del vestito
corto fino a metà coscia.
“ Se siamo tutti pronti, si. Carlisle, prendiamo la tua
macchina, va bene?”
Disse Alice, trascinando Jasper colorato d’azzurro e di
bianco, in toni alterni tra camicia, pantaloni e giacca, con una mano
intrecciata alla sua, mentre prendeva la borsetta in pagliette nera e lanciava
le chiavi dell’auto ad Edward, spingendolo verso la porta con un braccio.
“ Certo. Basta che non mi consumate tutto il pieno di
benzina.”
Disse ironico, mentre raggiungeva Esme sul divano, intenta ad
osservare i titoli di coda di un film che aveva inserito nel lettore DVD. Forse
avevano deciso di passare una serata insieme. Non indagai più di ciò che si
evinceva al primo sguardo, rispettando la loro intimità.
“ Divertitevi e fate i bravi.”
Ci raccomandò Esme, salutandoci con una mano e sorridendoci
dolce.
“ Era ora. Forza, sbrigatevi. Oh, siete sempre gli ultimi.”
Ci rimproverò Alice, correndo verso il garage, affiancata da
Jasper.
“ Finiscila di borbottare o brucio tutti i vestiti nuovi che
mi hai regalato.”
La minacciò Edward, sorridente, mentre mi apriva lo
sportello del passeggero, accanto al suo, quello del guidatore.
“ Non lo faresti mai, perché sai che ti toglierei la parola
e convincerei tua moglie a fare lo stesso.”
Disse Alice dolcemente e sicura, tirandogli una ciocca di
capelli, affacciandosi tra me e lui, che sghignazzò della sua risposta.
“ Celine ed Alex?”
Chiesi, una volta notato la loro assenza.
“ Vengono con la moto di Alex.”
Sorrisi, nel vedere la moto da corsa rombare e Celine mandarci
un bacio ridendo entusiasta ed aggrappandosi alla schiena di Alex.
“ Tipico di Celine.”
Aggiunsi fra me e me.
“ Muoviamoci, altrimenti arriveranno prima di noi.”
Disse Alice, mentre Edward metteva in moto, calmo e
disinvolto.
“ Non preoccuparti, non succederà.”
Disse pacato, immettendo la quarta e sgommando deciso verso
di loro, sorpassandoli e lasciandoli stupiti.
Alice lanciò un urlo di approvazione, accompagnata da una
risata spontanea e contagiosa di Emmett.
“ Nessuno può battere il nostro fratellino, mago della
corsa.”
Aggiunse, facendo sorridere Rosalie, stretta a lui.
Sorrisi insieme ad Edward, guardando la strada notturna
snodarsi come un nastro di seta.
§
Il disco pub in cui Alice ci aveva trascinato era uno dei
più rinomato di Olimpia. Il bancone nero, illuminato da luci multicolore, era
gremito di ragazzi di tutte le età, che smisero di ridere e di scherzare tra di
loro, non appena varcammo la soglia del locale, assumendo la classica ed
abituale espressione sbalordita, incredula
ed affascinata al tempo stesso. Ma come tutte le cose, anche questa
sparì quando il caos e la musica assordante e movimentata, li tentarono in
maniera irresistibile.
Alice sprofondò immediatamente in uno dei divanetti in pelle
scura ad angolo, invitando gli altri a raggiungerla. Celine era l’unica ad aver
declinato il suo invito, immettendosi subito nella mischia, ridendo e
volteggiando aggraziata su se stessa, come un cigno in uno stagno di smarriti
anatroccoli.
Con la coda nell’occhio, osservai Alex rilassarsi sui
morbidi cuscini del divanetto, sorridendo nel contemplarla ammaliato da ogni
suo singolo movimento, come quel lontano giorno, nella raduna.
Celine non aveva occhi che per lui, e all’improvviso
cominciò a tentarlo, sfilandosi la giacca in pelle e lanciandola nella sua
direzione. Un ragazzo che ballava accanto a lei, con un gruppo di amici, le
riservò un’occhiata languida, ma Celine, ignara di tutto o forse poco
interessata al suo nuovo silenzioso corteggiatore, corse leggiadra tra le
braccia del suo compagno, baciandolo fuggevolmente sulle labbra, mentre si
accomodava sulle sue ginocchia e lui le accarezzava, quasi distratto, il fianco
sinistro. Il brillio di desiderio scomparve dagli occhi del ragazzo, che
distolse lo sguardo da quella scena amorevole, palesemente deluso.
“ Balli?”
Gli chiese, tra una risata e l’altra, felice.
Alex ci pensò su, mugugnando, e poi, scoccando la lingua,
scosse la testa in segno di diniego.
Celine non si scompose, forse già veterana di quel gioco di
sguardi e sorrisi, tanto che, molto lentamente, sciolse la presa dal suo collo,
si alzò e sorridendo, disse allegra, ma con un pizzico di sfida:
“ Vorrà dire che ballerò da sola.”
Alex sostenne il suo sguardo, scrollando le spalle, fingendo
indifferenza, per poi vederla volteggiare nuovamente in pista, già pronta ad un
nuovo ballo.
“ Vuole ballare, signorina?”
Chiese Emmett a Rose, che subito rispose al suo sorriso
smagliante e al suo tono ironico, afferrando la mano che le tendeva invitante e
volteggiando verso Celine, che rise di una battuta scherzosa di Emmett, che a
sorpresa, fece fare un cache alla sua compagna, degno di un ballerino
professionista.
Rose lo rimbeccò tra l’irato e il divertito, e la risata
squillante di Emmett sovrastò per un attimo la musica ad alto volume.
“ Vieni, Bella!”
Mi intimò Celine, poco dopo, cercando di trascinarmi su
quello, che per me, era il patibolo.
“ No, ti prego, Celine. Tutto, ma non questo.”
La implorai, mentre Edward, accanto a me, sghignazzava.
“ Coraggio. Siamo qui per ballare, non per restare seduti.
Dai, per favore!”
Mi incoraggiò e pregò al tempo stesso, congiungendo le mani
in preghiera e facendo gli occhi dolci. Maledizione, superava addirittura
Alice! Sospirando affranta, afferrai la sua mano e ricambiando, senza freno, il
suo sorriso contagioso, con un ultimo sguardo sofferente ad un Edward
bellissimo e divertito, raggiunsi Emmett e Rose, che stavano ballando ad un
ritmo degno di Dirty Dancing ed Alice e Jasper, intenti a ridere e a
volteggiare, improvvisando un balletto classico unito ad un latino americano.
Per fortuna, Celine non cominciò con passi troppo difficili, limitandosi ad
accompagnarmi in ondeggiamenti e piccoli movimenti. Dopo l’impaccio e l’indecisione
iniziale, mi lasciai trasportare dal ritmo incalzante di quella melodia
elettrica, cominciando ad assecondare il mio corpo desideroso di sciogliersi e
di lasciarsi andare.
“ Allora, che ti avevo detto? Ti stai divertendo, vero?”
Mi chiese all’improvviso Celine, ruotando intorno a me, con
mosse carezzevoli.
“ Si, molto. Grazie.”
Le dissi, consapevole che mi avrebbe sentito ugualmente,
anche con il volume pacato della mia voce.
“ Non devi ringraziarmi, zuccherino. Ed ora…”
Nel momento in cui mi afferrò la mano e mi fece roteare su
me stessa, mi ritrovai fra le braccia di Edward che mi tenne ferma per le
spalle, per poi scivolare il palmo della mani affusolate lungo le braccia e
portando la mia mano destra ad afferrare la sua, e l’altra a stringere la sua
spalla sinistra, ampia e forte.
Ammaliata dallo sguardo brillante di topazio di Edward,
sentii distintamente Celine ridere divertita ed esclamare soddisfatta:
“ Balla con il tuo principe!”
Edward rise sommesso alla sua battuta e le sue labbra rosse
e modellate si curvarono in quel classico sorriso sghembo che mi causava sempre
un brivido di eccitazione.
“ Cosa dici? La prendiamo in parola?”
Mi sussurrò vellutato, causando un mio risolino divertito.
Finsi di pensarci e mugugnando appena, gli risposi con gli occhi lucidi di
felicità.
“ Uhm, perché no. Ormai, sono diventata una ballerina
provetta.”
Lui sorrise e serrando il mio corpo al suo, mi trascinò in
un lento dolcissimo, in dissonanza con la massa di corpi palpitanti e frenetici
che saltavano e si scatenavano al ritmo di una disco dance attuale.
Ma il dj, quasi affascinato dal nostro modo di alienarci da
tutto e da tutti, annunciò a tutte le coppie in sala di farsi avanti e di
unirsi in un lento romantico. Fu così che le note di una romantica canzone d’amore
cullarono molti innamorati, che si abbracciavano come se volessero divenire una
sola cosa, e tra questi, intorno a noi, c’erano anche Emmett e Rosalie, Jasper
ed Alice…e Celine?
Alzai il volto dal petto d Edward solo il tempo di vederla
correre verso l’entrata del locale, sbracciandosi ed urlando:
“ Sei venuto! Bravo!”
Edward rise vicino al mio orecchio e a quel punto alzai gli
occhi ad incontrare i suoi, cercando in lui una soluzione alla mia espressione
interrogativa.
Il suo volto, abbagliato da una tenue luce giallastra, si
illuminò di ilarità.
“ Credo che qualcuno, questa sera, sarà torturato a morte
dalla nostra stravagante amica.”
Incuriosita dalla sua enigmatica affermazione, mi costrinsi
a rivolgere l’attenzione a Celine che, sorridente, si stava avvicinando al
nostro gruppo, trascinando a braccetto…a quel punto, la risata che sgorgò
direttamente dal cuore sovrastò, come l’eco di mille campanelli, le note
melodiose della canzone, ancora vibrante nell’aria.
“ Jacob! Cosa ci fai qui?”
Chiesi ad uno scontento Jake, ancora con il braccio
muscoloso incatenato a quello di Celine.
“ Chiedilo a lei.”
La indicò con un gesto secco del capo, la voce roca
incrinata da un velo di irritazione.
“ Mi ha costretto a venire qui con l’inganno.”
Celine, ridente, lo rimbeccò con un’amichevole pacca sulla
spalla sinistra, coperta da un’aderente t-shirt color grigio fumo che gli
donava molto.
“ Esagerato. Quando ti ho chiamato all’andata, ho pensato ti
avesse fatto piacere festeggiare con noi.”
Gli disse sorridendo ammaliante, mentre lo lasciava andare
dalla morsa del suo braccio, per poi volare tra quelle di Alex, avvicinatosi
impercettibilmente al nostro gruppo, incuriosito dal nuovo arrivo. Subito
Celine venne avvolta dal suo delicato abbraccio, baciandogli un braccio, il
molto immerso nel suo petto.
“ Io ed Alex ora stiamo insieme.”
Sussurrò, gli occhi brillanti in quelli più chiari di Alex.
“ Oh, che bello!”
Esclamò sarcastico Jacob, alzando gli occhi al cielo.
“ Ora, se non vi dispiace, me ne torno a casa, visto che non
ci sono vampiri assassini da uccidere.”
“ Come? Vampiri assassini?”
Chiesi, tra l’incredulo e il divertito.
“ Domandalo a lei. È stata la tua amichetta svampita ad
urlarmi per telefono che eravate in grave pericolo, che altri seguaci di quella
pazza omicida erano tornati per vendicarsi, che Nessie era sta catturata…Dio,
hai coinvolto anche una bambina pur di trascinarmi qui. Ed io stupido a
crederti.”
Si insultò da solo, incrociando le braccia risentito.
“ Beh, io vado. Divertitevi e fammi un favore, Bella,
sequestrale il telefono.”
Mi disse ancora accigliato, per poi dirigersi a grandi passi
verso l’uscita. Cercai di fermarlo, anche se condividevo la sua irritazione, ma
Celine fu più veloce di me. Si gettò dietro di lui, in un gesto che, con tutta
la buona volontà, nemmeno Alice, così espansiva, avrebbe mai fatto con lui,
racchiudendolo nella presa salda delle sue braccia. Sperai che Jacob non si
arrabbiasse troppo.
“ Dai, cucciolotto, scusami. È che non sapevo come farti
venire, tutto qui. Pensavo che avresti declinato l’invito, se ti avessi detto
la verità. Ed io non volevo, perché mi sei tanto simpatico.”
Gli rivelò quasi mortificata e sciogliendo la sua presa
lentamente, per non irritarlo maggiormente.
Vidi Jacob, nonostante tutto, sospirare per rilassare i
muscoli e ritrovare un po’ della sua calma. Sorrisi, quando si voltò verso di
lei, che attendeva un suo verdetto.
Lui si passò una mano fra i capelli color carbone e corti,
sorridendo conciliante.
“ D’accordo, ti perdono.”
Lei saltellò e sorridendo, in un impeto di contentezza, lo
abbracciò con slancio, incurante della puzza quasi canina che emanava.
Jacob sbarrò gli occhi e guardò apprensivo sia me che Alex,
che li guardava sorridendo appena. Allora si rivolse, come ultima risorsa ad
Edward, che sorrise ed annuì, come per dirgli di non preoccuparsi. Allora Jacob
si rilassò e ricambiò la stretta, un po’ impacciato. Ma risi quando lo vidi, in
un gesto istintivo, arricciare il naso all’odore dolce e gelato, per lui,
emanato dai ricci che gli solleticavano la guancia.
Quando Celine si distaccò ridendo, lo trascinò in pista
insieme agli altri, in un divertente ballo di gruppo.
“ Ma non è geloso?”
Chiesi inaspettatamente ed Edward, mentre eravamo seduto
entrambi sul divanetto, uniti in un tenero abbraccio, scambiandoci carezze a
vicenda, io sul petto e sulle spalle e lui sul volto, sulla spalla destra
scoperta, e fra i capelli, i cui boccoli lo ricoprivano come una morbida
coperta.
“ Chi?”
Mi chiese, strappandosi per un momento a quel attimo solo
nostro.
“ Alex. Non è nemmeno un tantino geloso di Celine?”
Edward mi guardò sorridendo, per poi baciarmi le labbra,
come se ne fosse attratto irresistibilmente.
Indugiò per un po’, accarezzandole con le sue e segnandone i
contorni con la lingua, facendomi sospirare deliziata dalle sue attenzioni.
Chiusi gli occhi, assaporando il suo sapore ed inebriandomi del sapore
afrodisiaco del suo respiro, che inondò il mio cervello, scollegandolo per un
attimo eterno, e quando si staccò, baciando uno dopo l’altro gli angoli della
mia bocca, aprii gli occhi, resi sicuramente lucidi per l’emozione, dovetti
faticare molto per ricordarmi anche solo il mio nome e il sorriso sghembo con
cui mi investì non fu molto d’aiuto.
“ Si, come io potrei esserlo di te o tu di me. Ma cerca di
non darlo a vedere, di reprimere l’impulso di staccare la testa a chiunque
uomo, umano, vampiro o licantropo che le si avvicina.”
Mi scostò una ciocca di capelli dal volto, ricoprendo di
piccoli baci la guancia sinistra, per poi scendere lungo la linea del collo. Lo
strinsi a me, affondando entrambe le mani nei suoi capelli ramati.
“ Sai, è geloso soprattutto di me.”
Mi rivelò, mentre era ancora intento a baciarmi la
mandibola, seguendone la linea morbida fino al mento.
“ Di te?”
Chiesi incredula.
“ Uhm, uhm.”
Rispose mugugnando, baciandomi il labbro inferiore e
mordicchiandolo delicatamente.
“ E…come mai?”
“ Vede troppa affinità fra di noi.”
Ci pensai su, mentre lo baciavo ancora le sue labbra
socchiuse e così maledettamente succose.
“ In effetti, siete molto compatibili, nonostante siate così
diversi.”
Lui sorrise sulla mia pelle, scivolando verso la base del
petto e posarvi un bacio.
“ Forse, un tempo, eravamo destinati a stare insieme,
chissà.”
Mi raggelai a quelle parole. Celine ed Edward…no,
impossibile. Lui era mio, e di nessun
altra.
Lo costrinsi a guardarmi negli occhi, accigliata.
“ Non dirlo mai più. Tu sei mio, io sono tua. Sempre.”
Lo sentii trasalire alle mie parole ed improvvisamente
provai un moto di vergogna per il mio moto di possesso, tanto da costringermi
ad abbassare lo sguardo, imbarazzata.
Ma Edward mi catturò il mento fra le sue dita e senza darmi
il tempo necessario a capire le sue mosse, mi baciò, quasi affamato delle mie
labbra. Dopo un momento di smarrimento, mi riscossi e, stringendolo a me,
lasciai che mi trascinasse con lui sui cuscini morbidi del divanetto, mentre mi
donava carezze esaltanti ma dolci su tutto il corpo.
“ Tu sei il mio universo, Bella. Ti amerò per tutta la mia
eternità, ed oltre. Non dubitarne mai, amore, mai.”
Mi sussurrò all’orecchio, caldo e vellutato.
“ Mai.”
Ripetei, la voce roca e i sensi in fiamme per i suoi baci
carezzevoli.
Quando ci staccammo, ridemmo entrambi, tramortiti dalla
nostra stessa passione.
“ Sei adorabile quando sei gelosa.”
Mi disse, sorridendo ed osservandomi adorante.
Io risi con lui.
“ Edward!”
Esclamò Celine, staccandosi dolcemente dall’abbraccio di
Alex, superando la coppia Alice e
Jasper, per poi volare tra le braccia di Edward, ma stranamente, non mi
irritai.
“ Vieni, pasticcino, balla con me.”
Gli disse, prendendolo per mano e trascinandolo in pista.
Edward mi rivolse uno sguardo preoccupato, ma io gli sorrisi rassicurante ed
annuii.
Lui ricambiò il mio sorriso e, scherzoso, strinse Celine fra
le braccia, facendola volteggiare e ridere contenta.
“ Vuoi ballare, Bella?”
Mi sentii chiedere inaspettatamente da Alex, chino su di me,
un sorriso rassicurante ad illuminargli gli occhi marrone scuro, una mano tesa
verso di me. Sembrava un cortigiano di altri tempi ed io una dama di corte.
Titubai per un attimo, ma poi, sorridendo, afferrai la sua
presa e lasciai che mi conducesse accanto alla coppia formata dai nostri
rispettivi compagni.
“ Dovrai essere molto paziente. Non sono molto brava.”
Lui rise sommesso e cominciò a dondolarsi leggermente, a
ritmo di musica.
“ Tranquilla. Ho visto come ballavi con Celine. Non eri
tanto male.”
Risi, quasi imbarazzata.
“ Grazie, sei gentile.”
“ Di nulla. È la verità.”
Sorrise a fior di labbra, ma rilassato ed io ricambiai,
sincera.
Volteggiammo per un po’ e mi sorpresi di quanto fosse
rassicurante e conciliante un uomo introverso come Alex.
“ Balli molto bene anche tu. Come mai declini sempre gli
inviti di Celine, allora?”
Chiesi, impulsiva e curiosa. Lui rise e mi fece roteare su
me stessa.
“ Perché, non sono mai stato molto interessato ai balli.
Adoro di più vedere Celine divertirsi e ballare per me che con me.”
Annuii, più cosciente del suo modo di pensare.
“ Sei una brava ragazza, Bella. Sono felice che Celine abbia
trovato in te un cara amica.”
Mi sentii lusingata da quel complimento inaspettato, tanto
da portare il mio sguardo al pavimento.
“ Grazie, anch’io sono felice di aver conosciuto una persona
straordinaria come lei.”
Lui rise di una risata spontanea e contagiosa, che provocò
la nascita di un mio sorriso inaspettato.
“ Sei davvero un tenero zuccherino, Bella.”
Mi baciò la fronte leggero e per nulla malizioso, per poi
prendermi la mano ed attirare l’attenzone di Edward, intento a ridere di una
battuta di Celine.
“ Cambio dama?”
Edward gli sorrise.
“ Certamente.”
Poi si rivolse ironico a Celine.
“ Signorina, è stato un piacere ballare con lei.”
Celine, cercando di trattenere le risate.
“ Il piacere è stato tutto mio, mio cavaliere.”
Non potei non sorridere a quella tenere scena e poi,
congedandosi con un elegante bacio a mano da Celine, Edward afferrò la mia mano
che Alex gli porgeva e mi trascinò in un nuovo indimenticabile ballo. Vidi con
la coda nell’occhio Celine sorridere felice e gettarsi, per la prima volta da
quella serata, tra le braccia di Alex non solo per abbracciarlo, ma per vivere
con lui un romantico ed eterno lento.
Più tardi, Celine corse verso l’ala ovest del locale,
sorpassando tutti i presenti umani increduli e fermarsi fuori, in giardino, nei
pressi dei bordi di una capiente piscina, ricolma di un’acqua azzurrina.
Ci fissò tutti attenta e sorridente per poi gettarsi in
acqua, schizzandoci tutti. Riemergendo gocciolante, disse ridendo allegra:
“ Su, venite!”
Alex fu il primo a seguirla, e a lui seguirono Alice,
Jasper, Emmett, che esiguì un tuffo da nuotatore provetto, trascinando Rosalie
subito dopo in braccio, facendola gridare per la sorpresa e il dispiacere
evidente di bagnarsi il vestito. Ancora ridente, prendendo per mano Edward ci
gettammo insieme, seguito da Jacob, che riemerse schizzandomi contento. Fu
un’esperienza indimenticabile e mentre Edward, afferrandomi mi faceva
volteggiare contento, sentii Alex sussurrare accorato e con quel tono proibito
di sua prerogativa a Celine:
“ Ti amo, Celine.”
Lei sorrise gioiosa, abbracciandolo e scostandogli una
ciocca di capelli bagnati dalla fronte, gli sussurrò emozionata:
“ Anch’io, Alex. Per sempre.”
E con un bacio suggellarono la loro promessa.
Abbracciata a Jasper, Alice, fuori dalla piscina,
munita di macchina fotografica digitale,
ultimo modello, ci disse sorridendo contenta:
“ Sorridete, ragazzi.”
Tutti ci voltammo ridenti verso di lei ed io, abbracciando
Edward, mentre gli altri si stringevano a noi, accolsi con piacere il flash che
per un attimo mi accecò, e ancora oggi, a distanza di un anno, non seppi ancora
come Alice e Jasper abbiano fatto in tempo a volare in piscina nel momento in
cui la foto veniva scattata.
Sorridendo, dondolandomi appena sul dondolo del portico, con
stretto l’album delle foto di famiglia, osservavo con malinconia mista a
piacere quella di quel attimo memorabile, che traspirava un nuova e forte
amicizia. Eravamo così felici, anche se fradici fino al midollo. Mi soffermai
particolarmente sul volto sorridente di Celine e una fitta di nostalgia mi
colpì il cuore fermo.
Lei ed Alex si erano sposati e aveva acquistato una villetta
nel centro di New York, città amata da entrambi. Ci eravamo salutati con
allegria, subito dopo il matrimonio, celebrato due mesi dopo. Io ed Edward
eravamo stati scelti come testimoni e Carlisle aveva accompagnato Celine
all’altare, accogliendo la sua richiesta con gioia.
Era stato una celebrazione semplice e la mia felicità si
rispecchiò pienamente in quella sfavillante di Celine. Con un abito da sposa
immacolato, con taglio a coda di sirena, con corpetto ricoperto di perline, mi
abbracciò calorosa prima di partire insieme ad Alex verso una luna di miele
meravigliosa, su un’isola caraibica deserta, in groppa alla sua moto, lanciando
il suo buquet di rose e gigli bianchi, che atterrò tra le mani inerti di Jacob
fra le risate innocenti di Renesmee e gli applausi di tutti noi.
Ricordo ancora il sorriso raggiante di Celine, i ricci
sciolti al vento, il velo trasparente trasportato via durante la corsa, e il
giglio rosso che ardeva sul candore della sua spalla destra, mentre salutava da
lontano, urlando contenta:
“ Arrivederci, amici. Siete la mia famiglia. Ciao Bella,
zuccherino, mi mancherai. Vi voglio bene.”
E con un ultimo bacio scherzoso e un sorriso trasognato, era
sparita dalle nostre esistenze, come un tornado buono, che travolge le acque
limpide e quiete di un oceano, senza far del male.
Immersa nei ricordi, sentii due braccia robuste e familiari
avvolgermi da dietro, mentre richiudevo cautamente l’album di foto.
Mi abbondai sul petto scolpito di Edward, baciando la pelle
scoperta della sua spalla.
“ Tutto bene, Bella?”
Lo guardai innamorata, mentre il suo sorriso amorevole
dissipava tutte le mie preoccupazioni e la nostalgia sparì di colpo, lasciando
dietro di sé solo tenera dolcezza.
“ Si, ora si.”
Lui accentuò il mio sorriso e mi baciò appassionato ma
tenero allo stesso tempo, mentre il giglio rosso, il fiore che Celine mi aveva
regalato prima di partire e conservato tra le pagine bianche di quel album,
ormai essiccato, ma sempre meraviglioso, scivolò fra le mie dita, atterrando
fra i fili d’erba ai piedi del portico, vorticando fra di essi, quasi
sorridendo contento, come Celine il giorno in cui smontò dalla sua moto, si
tolse il suo casco nero e sussurrò trasognata un accattivante “ salve”.
Fine.
Angolo dell’autrice.
Ebbene si, trucidatemi pure se volete, ma alla fine ce l’ho
fatta!!!!^-^
Perdonatemi per l’immensi ritardo ma fra pc impallato,
compiti in classe, interrogazioni, ecc. non ho avuto proprio tempo per
dedicarmi alla scrittura!!! Ma alla fine,
dopo mille sacrifici, il risultato si vede, no??!!XD
Allora, vi è piaciuto l’ultimo capitolo???? Che cosa ne
pensate??? Spero vivamente che sia stato di vostro gradimento! Perdonate eventuali errori, ma nella foga del
momento, possono sfuggire!!!
Adesso, passiamo ai (rullo di tamburi!XD)…
Ringraziamenti
vivissimi a:
Weepsiewolf, che
con la sua ironia e la sua impulsività non avrei saputo come fare!!! Sei
davvero straordinaria e spero che mi seguirai anche nella mia prossima
storia!!! Grazie di cuore per il tuo sostegno e la tua fiducia, sperando di non
averti deluso nella fine di questo lunghissimo cap!!!XD Ti informo che non ci
sarà alcun epilogo, perché penso sia bello terminarla qui!!XD Bacioni e grazie
ancora da Fuffy91!! ^__^
Luisina che mi ha
sostenuto anche lei con i suoi commenti e le sue critiche sempre ben accette!
Grazie mille per i tuoi complimenti! Ti stimo molto, anche se non ti conosco di
persona, ma soprattutto come scrittrice, perché adoro molto il tuo modo di
scrivere e spero che mi farai emozionare sempre di più!!!XD Ti ringrazio
moltissimo per avermi seguito e spero che continuerai a farlo anche in seguito!
Io lo farò, stanne certa!XD Bacioni e alla prossima fic, Fuffy91!!!^__^
Ed ora, un ringraziamento vivissimo a tutti coloro che hanno
letto la mia storia, a quelli che l’hanno messa tra i preferiti e tra i
seguiti, cioè:
Preferiti:
1
- bigia
2 - chiara84
3 - fata93
4 - hale1843
5 - luisina
6 - RubyMcDoll
7
- sinead
8 - weepsiewolf
9 - youngactress
Seguiti:
1
- alice brendon
cullen
2 - lidiacullen
3 - meryj
4 - mylifeabeautifullie
5 - nene_cullen
6 - Synie
Grazie mille ancora a tutti!!! Vi adoro!!! Baci baci e alla
prossima, Fuffy91!!!
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