Ehi,
ragazze,
devo
dire di essere tristissima, perchè ebbene sì, questa
storia è finita, il prossimo capitolo sarà l'epilogo e
poi basta.
Finita,
andata... io sono davvero...triste,
Brothers and Sisters è la mia cucciolotta... mi mancherà
tantissimo!! Ma Under the
Moonlight sta
per iniziare, inzio a scrivere il primo capitolo fra poco, appena ho
finito qui...
Oggi
non ci saranno i ringraziamenti per ogni singola persona, bensì
a:
Quei
doni del cielo che tengono questa storia fra i preferiti... :
57
persone;
102luna, ABCDEFGHILMaryy, ada12, alexxienne, Alexya379, alice brandon
cullen, alix03, annina94, aya chan, BellaCullen88, BENNYY, Claky,
coco2, Cristal_Rose, Danger_Dreamer_93, DarkViolet92, Egg__s,
EllieGoodman, ffdipendente, Frafry_crazy_friend, Ginnylove,
Ice_Bubble, inseparable, Irza93, Ithil_Elendil, jeeeeee, jonas4ever,
JonasBrothersFan, jonas_princess, lilistar, MeneguzzinaJonassina,
merion, meryj, mione94, MissJonas, MusicObsession, nes95,
Niki_CuLLen, NNath_, noemi_lovelove, Notte Nera, Nyam, Potterina
Weasley, Sbranina, sbrodolina, Stargirl312, stellalilly,
streghettathebest, Sunshin_Shadow, Truelove, Veronica91,
virgi_lycanthrope, _Crazy_Dona_, _FrancySoffy_, _Laura_, _Skipper_,
_VampirE_CulleN_
Quelle
persone che, se potessi, raggiungerei per ringraziarle personalmente
che tengono questa storia fra le seguite...:
28
persone; aya
chan, BENNYY, blinkina, BlueHinata, catchme_, coco2,
crazies_cullen123, DolcePotter, fata93, ffdipendente, Ginnylove,
kiril, Lally30, lilistar, MANDiNA, MeneguzzinaJonassina, mione94,
Nicketta93, Sbranina, sono_io, streghettathebest, Sunshin_Shadow,
sweetchiara, sweet_cullen, thislove, zag, _Crazy_Dona_, _Sunlight_
Chi
tiene me come autrice preferita, quei 20 angeli di cui non faccio
nome (non so, vedo tutti che non li citano e non vorrei andare contro
il regolamento di EFP... comunque sappiate che vi amo tutte <3)
Capitolo
38. Brothers and Sisters
Maryl
si strinse il giubbotto addosso, rabbrividendo per il freddo, mentre
sbatteva i denti.
Perchè,
fra tutti i posti esistenti sulla faccia della terra, i Jonas
Brothers avevano deciso di riprendere il loro tour mondiale da
Vancouver? Ma chiamarlo anche
Qui fa un freddo cane,
sarebbe potuto andare bene.
Maryl
aveva la schiena appoggiata sulla parete accanto alla finestra,
seduta sull'ampio davanzale dell'ennesimo hotel a cinque stelle dove
stava alloggiando insieme alle sue sorelle e alla famiglia Jonas.
Sospirò,
guardando il cielo scuro; Kevin era a uno show televisivo per
un'intervista che, come al solito, al posto che attenersi al CD e al
tour sarebbe sviata sul malore di Nicholas e su di lei, e sulle sue
sorelle.
Nell'ultima
settimana, da quando il tour era ripreso, lei e Kevin non avevano
passato molto tempo assieme, giusto ogni tanto la sera, quando si
riunivano nell'atrio dell'albergo e parlavano fino a tardi, tenendosi
per mano.
Non
lo vedeva da quella mattina, e le mancava terribilmente.
A
pensarci bene non stavano insieme da molto tempo loro due, avrebbero
fatto quattro mesi qualche settimana dopo, ma Maryl era sicura che
nella sua vita non aveva mai provato qualcosa di simile a quello che
provava per Kevin.
Lui,
dagli occhi verdi che la incantavano quando li fissava, dalla battuta
facile, dal sorriso perfetto, dalle parole dolci... dai baci che le
facevano pensare di essere in paradiso.
Mai
le parole “ti amo” furono più perfette per una
coppia. E loro erano quella coppia.
Maryl
si scostò i capelli dagli occhi, aveva appoggiato gli occhiali
sul comodino accanto al suo letto, e continuò a guardare il
cielo, canticchiando.
Chiuse
gli occhi e appoggiò la testa alla parete, rievocando nella
sua mente tutte le giornate che aveva passato con Kevin, anche quelle
in cui aveva creduto di odiarlo. Sì, creduto, perchè in
fondo sapeva che non l'aveva mai odiato, ma mascherato il suo amore.
Ripensò
alla sera in cui aveva capito di essere innamorata, al loro primo
bacio, alla prima volta in cui si erano detti “ti amo”...
Sorrise
impercettibilmente, quelle immagini non l'avrebbero mai abbandonata
per tutta la vita.
Due
mani fredde le coprirono gli occhi facendola sobbalzare.
-
Indovina chi è, principessa – sorrise una voce maschile.
Maryl sorrise, l'avrebbe riconosciuta fra mille.
-
Uhm, fammici pensare, sei il barista che ho baciato ieri sera? Quello
con i capelli rossi e le lentiggini? - ridacchiò.
Kevin
le tolse le mani dal viso e la guardò nei suoi splendidi occhi
dorati.
-
Non è divertente.
-
Oh sì, invece! - annuì lei, poi scese dal davanzale e
lo abbracciò stretto. - Mi sei mancato – sussurrò.
Il
ventunenne la cullò dolcemente.
-
Anche tu, piccola mia. - le mormorò.
Piccola
mia, aveva preso a chiamarla
così da poco tempo e ogni volta che lo faceva Maryl si sentiva
un qualcosa dentro di
sé sciogliersi dalla felicità. Era la sua
piccola, sua e di nessun altro.
-
Com'è andata l'intervista? - domandò lei, continuando a
stringerlo.
-
Al solito – rispose il ragazzo, - poche domande sui nostri
progetti e molte sulla nostra vita sentimentale, una vera routine,
direi, ultimamente...
Lei
fece una piccola smorfia.
-
Ma ora non pensiamoci – continuò Kevin, - ora voglio
solo sentirti qui, accanto a me, abbracciarti e non pensare ad altro
oltre a noi due, soli in questa stanza.
-
Ti ho mai detto che ti amo? - chiese la bionda.
-
Mmh, non mi ricordo, potresti rinfrescarmi la memoria? - ridacchiò
Kevin.
Maryl
sorrise e poggiò le labbra su quelle del ragazzo, una, due,
tre volte, e dopo ogni bacio mormorava le due parole magiche.
-
Anche io, cucciola, anche io – disse il ventunenne.
Pochi
attimi dopo si ritrovarono entrambi stesi sul letto matrimoniale
della camera, stretti l'uno all'altra, lui, accanto a lei, che le
cingeva la vita e Maryl che gli teneva le mani, sorridendo. L'unica
luce che li dava della luce era una bajoure sul comodino, che li
illuminava i visi.
-
Kevin, mi canti qualcosa? - domandò la bionda, a un certo
punto.
Il
ragazzo rimase in silenzio un istante, poi, pian piano, iniziò
a cantare a bassa voce.
-
I get a rep for breakin' hearts. Now I'm done with supertars and
all the tears on her guitar – cantò. Come disse la
prima parola Maryl riconobbe subito la canzone, Much Better.
-
She's much better, you, I wanna fly with you...
- proseguì Kevin, più tardi.
Lei,
lei era molto meglio. Il suo meglio, il suo paradiso, il suo
mondo, la sua vita, il suo dolore, il suo tutto.
Maryl
tentò di stringersi ancor più a lui, mentre sentiva una
lacrima solitaria di gioia rigarle il viso.
Era
tutto perfetto.
Maryl
aveva un ragazzo che, ormai, era una delle cose più importanti
della sua vita. Due sorelle che nonostante le divergenze non
avrebbero mai smesso di volerle bene, e due pazzi nuovi amici che
dormivano a qualche stanza di distanza.
Kevin
aveva trovato finalmente l'Amore, di quelli con la a
maiuscola, di quelli che ti prendono e non ti fanno pensare ad altro,
solo ad amare la propria anima gemella. La sua famiglia l'avrebbe
sostenuto in ogni sua decisione, lo sapeva, bella o brutta,
sconsiderata o meno e i suoi fratelli gli sarebbero per sempre stati
accanto.
-
Kev... - sussurrò la bionda. - Giuro che qualunque cosa accada
resterò accanto a te, capito? Per sempre.
Lui
le sorrise e le baciò la testa con dolcezza, per poi prenderle
la mano.
-
Sì, e lo stesso vale per me, piccola mia. Noi due ora...
-
E per sempre – completò Maryl.
Ora
e per sempre. Una promessa. Un amore. Loro.
Volevo
dirti che ti amo
perchè
sei troppo uguale a me
(Volevo
dirti che ti amo; Laura Pausini)
Maggie
si svegliò di soprassalto, passandosi una mano fra i capelli
spettinati e sul viso spaventato.
Aveva
ancora fatto un incubo, lo stesso che da settimane la svegliava di
notte quasi in lacrime e vicina alle urla.
Appoggiò
i piedi nudi al pavimento in moquette e cercò a tentoni nel
buio un paio di calze, o per lo meno delle pantofole.
Si
infilò due calze spaiate che aveva trovato in fondo al letto e
indossò la sua vestaglia preferita, regalo di Maryl per il suo
quattordicesimo compleanno, di lino bianco e vi si strinse, tremando
per il freddo.
In
testa aveva una sola idea: Nick.
Da
quando era stato male sentiva lo strano impulso di controllare spesso
se stesse bene o meno e faceva incubi che le rievocavano la notte
d'inferno passata ad aspettare che lui si svegliasse.
Doveva
vederlo.
Con
passo felpato uscì dalla sua stanza e si trovò nel
corridoio buio e vuoto dell'hotel.
Fece
per andare verso la camera del suo ragazzo, al piano superiore, ma si
fermò quando sentì all'improvviso nell'aria una
canzone, qualcuno stava suonando un pianoforte.
Come
in trance scese le scale tenendosi al corrimano in legno e sfiorando
con l'altra mano la parete.
Man
mano che camminava sentiva la musica farsi più forte.
Conosceva
bene quella canzone, l'aveva sentita suonare tante volte negli ultimi
mesi: Black Keys. Al piano non poteva che esserci Nick, la sua
ragione di vita.
Maggie
arrivò all'atrio illuminato, dove un uomo sedeva dietro al
bancone della reception, e dopo avergli rivolto un cenno cortese si
diresse nella sala da dove proveniva la canzone.
Aprì
appena la porta, quel tanto che bastava per vederlo.
Nick
le dava le spalle, seduto a un pianoforte bianco a coda, in una
stanza ben illuminata e vuota, le cui finestre davano sul magnifico
paesaggio canadese.
Il
sedicenne muoveva le dita sui tasti con agilità, senza cantare
la canzone ad alta voce ma canticchiandola piano.
Maggie
sorrise, vedendolo, ma evitò di entrare nella stanza, aveva
come l'impressione che desiderasse restare solo in quel momento e
rimase sulla soglia.
Nick
smise di suonare e si mise i gomiti sulle ginocchia, per poi
nascondere la testa tra le mani. Era in quella sala da quando era
tornato dallo show a cui aveva partecipato quella sera insieme ai
suoi fratelli, stanco.
Il
diabete, ancora, gli aveva dato dei problemi. Era stato male per
quasi tutta la serata, tant'è che pure i conduttori dello show
si erano accorti che era pallido e gli avevano chiesto se stesse
bene.
Il
sedicenne sbuffò con forza. Perchè in quel
periodo doveva stare male? Proprio in quel momento in cui sembrava
che tutto andasse bene con il tour e Maggie accanto a lui!
Istintivamente
si rimise a suonare, ma questa la volta la canzone era un'altra. Ora
che ci pensava l'aveva scritta sempre a Vancouver, quella canzone,
per altro in un albergo non lontano da lì.
A
little bit longer invase la
sala, in un crescendo continuo, e Nick cantava con il cuore in mano,
tentando di mettere in ogni singola parola le sue emozioni e
sentimenti, poco importasse che, secondo lui, nessuno lo stesse
ascoltando in quel momento.
Maggie,
invece, era ancora lì, che ascoltava la canzone del suo
ragazzo, le mani che stringevano con forza lo stipite della porta,
fino a far diventare le nocche bianche. Non riusciva nemmeno
lontanamente ad immaginare come si doveva sentire.
Mentre
Nick cantava lei ripeteva le sue parole in silenzio, muovendo solo le
labbra.
Il
sedicenne concluse la canzone e lasciò cadere lungo i fianchi
le braccia, per poi passarsi una mano fra i ricci scompigliati.
-
Maggie vieni – disse all'improvviso, facendo sobbalzare la sua
ragazze e arrossire di botto.
Con
passo strisciato si avvicinò a lui, vergognandosi come una
ladra.
-
Scu... scusa Nick, ti ho sentito cantare e non ho saputo resistere ad
ascoltarti... - si scusò, balbettando, ma Nick le stava
sorridendo e le fece cenno di sedersi accanto a lui.
-
Non devi scusarti di nulla, cucciola, mi fa piacere se tu ascolti le
mie canzoni, e poi ho bisogno di coccole, mi sento depresso –
le disse con espressione stanca. Maggie non se lo fece ripetere due
volte e si tuffò fra le sue braccia, stringendolo.
Lui
la cullò con dolcezza, sapeva che con lei accanto avrebbe
superato ogni cosa gli si sarebbe parata davanti.
-
Maggie – sussurrò Nick, le labbra a poche centimetri da
quelle della sua ragazza. - Devo dirti una cosa.
Lei
lo guardò, curiosa.
-
Sì?
Il
sedicenne fece un respirò profondo.
-
Ti amo – disse con dolcezza. - Ti amo, Maggie, non posso vivere
senza di te.
Gli
occhi verdi della ragazza si riempirono di lacrime di gioia; lui le
aveva davvero detto ti amo?
-
Ti amo anch'io – mormorò con sicurezza. - Dio solo sa
quanto ti amo!
Nick
sorrise felice e posò le labbra sulle sue, dandole un bacio
che nessuno dei due avrebbe mai scordato.
-
Ti amo – ripeté ancora lui, incredulo, - ti amo...
Ma
c'è qualcosa di grande fra di noi
che
non potrai cambiare mai,
nemmeno
se lo vuoi
(Qualcosa
di grande; Lunapop)
-
Credevo saresti tornato più tardi – constatò
Lexi, osservando prima l'orologio e poi il suo ragazzo, che le stava
accarezzando un braccio. - Mi sarei almeno vestita.
Joe
osservò la sua ragazza con il corpo avvolto da un accappatoio
dell'albergo, i capelli stretti con un asciugamano e il mascara
colato attorno agli occhi, dopo la doccia che aveva fatto.
-
Stai benissimo anche così – la rassicurò lui, con
un sorriso.
-
Come se mi importasse, è che non vorrei scatenare in te chissà
quale voglia oscena, conoscendoti... - sorrise la rossa.
Il
diciannovenne scosse la testa.
-
Direi che posso sopravvivere – commentò, - farò
il bravo bambino, promesso!
Lexi
sorrise guardando gli occhioni del suo ragazzo con la finta aria da
angioletto.
-
Ci crederò quando lo vedrò, Joe – disse
ridacchiando. - Tu e la parola bravo non siete state inventati per
stare nella stessa frase.
Joe
le cinse le spalle.
-
Suvvia, Lexi, non sono poi così male! - esclamò, poi
posò il viso sul quaderno che la sua ragazza stava osservando
prima del suo arrivo a sorpresa. - Cos'è?
-
Niente – disse secca lei, chiudendo il quaderno e voltandosi
verso di lui. - Io vado a dormire, sono piuttosto stanca...
Joe
le tirò l'asciugamano che teneva attorno ai capelli, facendo
cadere la chioma rossa lungo la schiena.
La
sedicenne gli lanciò un'occhiataccia.
-
Dai, fammi vedere – la incitò lui, - abbiamo promesso di
condividere tutto, ti ricordo!
Lexi
storse la bocca in una smorfia malevola, fantastico, il suo ragazzo
era pure un ricattatore! Certo che se li andava proprio a cercare...
-
E' una sciocchezza, Joseph – si lamentò, - nulla e poi
ti faccio vedere quello che voglio io quando lo voglio, hai capito?
Il
mezzano annuì, offeso.
-
Sei cattiva, - commentò tentando di prenderla per la vita, ma
lei sfuggì alla sua stretta.
-
Maniaco, fammi andare a mettere un pigiama, poi potremo coccolarci
quanto ti pare e piace, va bene? - disse lei, con un mezzo sorriso,
prima di sparire in bagno. Quando ne uscì indossava un pigiama
celeste e i capelli erano stretti in una coda, ma ancora
gocciolavano.
Joe
la osservò, un'espressione innamorata dipinta sul viso,
nonostante avesse gli occhi cerchiati di trucco sbavato, un pigiama
largo e i capelli trasandati la trovava ugualmente bellissima. Non
gli importava se lei non fosse bellissima, era lei e spiegava tutto.
-
Lexi... - iniziò, - necessito di coccole, ora!
Lei
sorrise e si lanciò fra le braccia del suo ragazzo, per poi
cadere entrambi sul divano di seta dorata.
Joe
le baciò il collo, annusando l'odore del suo bagnoschiuma, al
cioccolato, e poi immerse la testa nei suoi capelli, che sapevano di
fragola.
La
sedicenne mise la mano sotto la maglietta nera del suo ragazzo,
sfiorandogli i muscoli scolpiti e sospirando. Davvero lui era suo?
Davvero non apparteneva a qualche attrice bellissima di Hollywood ma
a lei? Davvero al posto suo non c'era Sasha Collins, ma lei?
-
Non capirò mai perchè mi ami – disse la rossa fra
un bacio e l'altro. - Mai.
Joe
la guardò stranito.
-
Hai tutte le ragioni per essere mia, Alexandra – raramente la
chiamava così, se non era lei a chiederglielo. - Sei
bellissima, e cosa più importante, sotto questa tua aria di
maschiaccio, hai un cuore d'oro. Non sei una viziata bambina che
crede di avere il mondo ai suoi piedi, ma una ragazza che sa
com'è davvero la vita, al di fuori delle persone ricche e
degli alberghi a cinque stelle, sai come rendermi felice... sei
perfetta.
Lexi
sorrise, quelle argomentazioni le sembravano più che valide,
in quel momento!
Joe
le baciò il collo, facendola ridere e gli passò una
mano fra i capelli scuri.
-
Sai, per me staresti benissimo anche senza usare la piastra ai
capelli, chissà come sono nella realtà... - commentò.
-
No, i miei capelli non si toccano! Miei amati! - disse con ansia lui,
iniziando a toccarseli. - I miei cuccioli!
La
rossa alzò gli occhi al cielo con uno sbuffo e gli diede una
gomitata fra le costole.
-
Sei un'idiota, sai?
-
Ultimamente me lo sento dire spesso – borbottò lui,
massaggiandosi il petto.
La
rossa si rifugiò fra le sue braccia e non appena lo fece sentì
l'orologio attaccato alla parete di fronte a loro scoccare la
mezzanotte, con rintocchi lunghi e cupi.
-
E' un nuovo giorno... - sussurrò.
-
Da passare insieme, noi due – disse di rimando il
diciannovenne, scostandole una ciocca che le era sfuggita dalla coda
dagli occhi. - Ti ho mai detto che hai degli occhi bellissimi?
Lei
non rispose e gli baciò una guancia, per poi tornare ad
abbassare il petto e nasconderlo nel suo petto.
-
Joe, perchè ho l'impressione che sia la fine di tutto? -
domandò a bassa voce. - Ho come la sensazione che tutto quello
che abbiamo fatto insieme stia per finire... perchè?
Il
mezzano la cullò dolcemente, baciandole la testa.
-
No, amore, non è la fine – spiegò, - piuttosto è
l'inizio. L'inizio di tutto.
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