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Autore: Maggie_Lullaby    22/11/2009    11 recensioni
Lexi è una sedicenne testarda e dalla lingua affilata che vive in un mondo tutto suo pieno di ideali e stili di vita.
Maggie è una ragazza timida a innocente, incapace di dire di no e di vivere tranquillamente la sua vita.
Maryl è una ventenne che aspira a una grande carriera, ma è bloccata da un padre testardo e da due sorelle che hanno bisogno di lei.
La vita di tre sorelle si mescola a quella dei Jonas Brothers
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Brothers&Sisters'
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Ehi, ragazze,

devo dire di essere tristissima, perchè ebbene sì, questa storia è finita, il prossimo capitolo sarà l'epilogo e poi basta.

Finita, andata... io sono davvero...triste, Brothers and Sisters è la mia cucciolotta... mi mancherà tantissimo!! Ma Under the Moonlight sta per iniziare, inzio a scrivere il primo capitolo fra poco, appena ho finito qui...

Oggi non ci saranno i ringraziamenti per ogni singola persona, bensì a:

Quei doni del cielo che tengono questa storia fra i preferiti... :

57 persone; 102luna, ABCDEFGHILMaryy, ada12, alexxienne, Alexya379, alice brandon cullen, alix03, annina94, aya chan, BellaCullen88, BENNYY, Claky, coco2, Cristal_Rose, Danger_Dreamer_93, DarkViolet92, Egg__s, EllieGoodman, ffdipendente, Frafry_crazy_friend, Ginnylove, Ice_Bubble, inseparable, Irza93, Ithil_Elendil, jeeeeee, jonas4ever, JonasBrothersFan, jonas_princess, lilistar, MeneguzzinaJonassina, merion, meryj, mione94, MissJonas, MusicObsession, nes95, Niki_CuLLen, NNath_, noemi_lovelove, Notte Nera, Nyam, Potterina Weasley, Sbranina, sbrodolina, Stargirl312, stellalilly, streghettathebest, Sunshin_Shadow, Truelove, Veronica91, virgi_lycanthrope, _Crazy_Dona_, _FrancySoffy_, _Laura_, _Skipper_, _VampirE_CulleN_

Quelle persone che, se potessi, raggiungerei per ringraziarle personalmente che tengono questa storia fra le seguite...:

28 persone; aya chan, BENNYY, blinkina, BlueHinata, catchme_, coco2, crazies_cullen123, DolcePotter, fata93, ffdipendente, Ginnylove, kiril, Lally30, lilistar, MANDiNA, MeneguzzinaJonassina, mione94, Nicketta93, Sbranina, sono_io, streghettathebest, Sunshin_Shadow, sweetchiara, sweet_cullen, thislove, zag, _Crazy_Dona_, _Sunlight_

Chi tiene me come autrice preferita, quei 20 angeli di cui non faccio nome (non so, vedo tutti che non li citano e non vorrei andare contro il regolamento di EFP... comunque sappiate che vi amo tutte <3)

Capitolo 38. Brothers and Sisters


Maryl si strinse il giubbotto addosso, rabbrividendo per il freddo, mentre sbatteva i denti.

Perchè, fra tutti i posti esistenti sulla faccia della terra, i Jonas Brothers avevano deciso di riprendere il loro tour mondiale da Vancouver? Ma chiamarlo anche Qui fa un freddo cane, sarebbe potuto andare bene.

Maryl aveva la schiena appoggiata sulla parete accanto alla finestra, seduta sull'ampio davanzale dell'ennesimo hotel a cinque stelle dove stava alloggiando insieme alle sue sorelle e alla famiglia Jonas.

Sospirò, guardando il cielo scuro; Kevin era a uno show televisivo per un'intervista che, come al solito, al posto che attenersi al CD e al tour sarebbe sviata sul malore di Nicholas e su di lei, e sulle sue sorelle.

Nell'ultima settimana, da quando il tour era ripreso, lei e Kevin non avevano passato molto tempo assieme, giusto ogni tanto la sera, quando si riunivano nell'atrio dell'albergo e parlavano fino a tardi, tenendosi per mano.

Non lo vedeva da quella mattina, e le mancava terribilmente.

A pensarci bene non stavano insieme da molto tempo loro due, avrebbero fatto quattro mesi qualche settimana dopo, ma Maryl era sicura che nella sua vita non aveva mai provato qualcosa di simile a quello che provava per Kevin.

Lui, dagli occhi verdi che la incantavano quando li fissava, dalla battuta facile, dal sorriso perfetto, dalle parole dolci... dai baci che le facevano pensare di essere in paradiso.

Mai le parole “ti amo” furono più perfette per una coppia. E loro erano quella coppia.

Maryl si scostò i capelli dagli occhi, aveva appoggiato gli occhiali sul comodino accanto al suo letto, e continuò a guardare il cielo, canticchiando.

Chiuse gli occhi e appoggiò la testa alla parete, rievocando nella sua mente tutte le giornate che aveva passato con Kevin, anche quelle in cui aveva creduto di odiarlo. Sì, creduto, perchè in fondo sapeva che non l'aveva mai odiato, ma mascherato il suo amore.

Ripensò alla sera in cui aveva capito di essere innamorata, al loro primo bacio, alla prima volta in cui si erano detti “ti amo”...

Sorrise impercettibilmente, quelle immagini non l'avrebbero mai abbandonata per tutta la vita.

Due mani fredde le coprirono gli occhi facendola sobbalzare.

- Indovina chi è, principessa – sorrise una voce maschile. Maryl sorrise, l'avrebbe riconosciuta fra mille.

- Uhm, fammici pensare, sei il barista che ho baciato ieri sera? Quello con i capelli rossi e le lentiggini? - ridacchiò.

Kevin le tolse le mani dal viso e la guardò nei suoi splendidi occhi dorati.

- Non è divertente.

- Oh sì, invece! - annuì lei, poi scese dal davanzale e lo abbracciò stretto. - Mi sei mancato – sussurrò.

Il ventunenne la cullò dolcemente.

- Anche tu, piccola mia. - le mormorò.

Piccola mia, aveva preso a chiamarla così da poco tempo e ogni volta che lo faceva Maryl si sentiva un qualcosa dentro di sé sciogliersi dalla felicità. Era la sua piccola, sua e di nessun altro.

- Com'è andata l'intervista? - domandò lei, continuando a stringerlo.

- Al solito – rispose il ragazzo, - poche domande sui nostri progetti e molte sulla nostra vita sentimentale, una vera routine, direi, ultimamente...

Lei fece una piccola smorfia.

- Ma ora non pensiamoci – continuò Kevin, - ora voglio solo sentirti qui, accanto a me, abbracciarti e non pensare ad altro oltre a noi due, soli in questa stanza.

- Ti ho mai detto che ti amo? - chiese la bionda.

- Mmh, non mi ricordo, potresti rinfrescarmi la memoria? - ridacchiò Kevin.

Maryl sorrise e poggiò le labbra su quelle del ragazzo, una, due, tre volte, e dopo ogni bacio mormorava le due parole magiche.

- Anche io, cucciola, anche io – disse il ventunenne.

Pochi attimi dopo si ritrovarono entrambi stesi sul letto matrimoniale della camera, stretti l'uno all'altra, lui, accanto a lei, che le cingeva la vita e Maryl che gli teneva le mani, sorridendo. L'unica luce che li dava della luce era una bajoure sul comodino, che li illuminava i visi.

- Kevin, mi canti qualcosa? - domandò la bionda, a un certo punto.

Il ragazzo rimase in silenzio un istante, poi, pian piano, iniziò a cantare a bassa voce.

- I get a rep for breakin' hearts. Now I'm done with supertars and all the tears on her guitar – cantò. Come disse la prima parola Maryl riconobbe subito la canzone, Much Better.

- She's much better, you, I wanna fly with you... - proseguì Kevin, più tardi.

Lei, lei era molto meglio. Il suo meglio, il suo paradiso, il suo mondo, la sua vita, il suo dolore, il suo tutto.

Maryl tentò di stringersi ancor più a lui, mentre sentiva una lacrima solitaria di gioia rigarle il viso.

Era tutto perfetto.

Maryl aveva un ragazzo che, ormai, era una delle cose più importanti della sua vita. Due sorelle che nonostante le divergenze non avrebbero mai smesso di volerle bene, e due pazzi nuovi amici che dormivano a qualche stanza di distanza.

Kevin aveva trovato finalmente l'Amore, di quelli con la a maiuscola, di quelli che ti prendono e non ti fanno pensare ad altro, solo ad amare la propria anima gemella. La sua famiglia l'avrebbe sostenuto in ogni sua decisione, lo sapeva, bella o brutta, sconsiderata o meno e i suoi fratelli gli sarebbero per sempre stati accanto.

- Kev... - sussurrò la bionda. - Giuro che qualunque cosa accada resterò accanto a te, capito? Per sempre.

Lui le sorrise e le baciò la testa con dolcezza, per poi prenderle la mano.

- Sì, e lo stesso vale per me, piccola mia. Noi due ora...

- E per sempre – completò Maryl.

Ora e per sempre. Una promessa. Un amore. Loro.


Volevo dirti che ti amo

perchè sei troppo uguale a me

(Volevo dirti che ti amo; Laura Pausini)


Maggie si svegliò di soprassalto, passandosi una mano fra i capelli spettinati e sul viso spaventato.

Aveva ancora fatto un incubo, lo stesso che da settimane la svegliava di notte quasi in lacrime e vicina alle urla.

Appoggiò i piedi nudi al pavimento in moquette e cercò a tentoni nel buio un paio di calze, o per lo meno delle pantofole.

Si infilò due calze spaiate che aveva trovato in fondo al letto e indossò la sua vestaglia preferita, regalo di Maryl per il suo quattordicesimo compleanno, di lino bianco e vi si strinse, tremando per il freddo.

In testa aveva una sola idea: Nick.

Da quando era stato male sentiva lo strano impulso di controllare spesso se stesse bene o meno e faceva incubi che le rievocavano la notte d'inferno passata ad aspettare che lui si svegliasse.

Doveva vederlo.

Con passo felpato uscì dalla sua stanza e si trovò nel corridoio buio e vuoto dell'hotel.

Fece per andare verso la camera del suo ragazzo, al piano superiore, ma si fermò quando sentì all'improvviso nell'aria una canzone, qualcuno stava suonando un pianoforte.

Come in trance scese le scale tenendosi al corrimano in legno e sfiorando con l'altra mano la parete.

Man mano che camminava sentiva la musica farsi più forte.

Conosceva bene quella canzone, l'aveva sentita suonare tante volte negli ultimi mesi: Black Keys. Al piano non poteva che esserci Nick, la sua ragione di vita.

Maggie arrivò all'atrio illuminato, dove un uomo sedeva dietro al bancone della reception, e dopo avergli rivolto un cenno cortese si diresse nella sala da dove proveniva la canzone.

Aprì appena la porta, quel tanto che bastava per vederlo.

Nick le dava le spalle, seduto a un pianoforte bianco a coda, in una stanza ben illuminata e vuota, le cui finestre davano sul magnifico paesaggio canadese.

Il sedicenne muoveva le dita sui tasti con agilità, senza cantare la canzone ad alta voce ma canticchiandola piano.

Maggie sorrise, vedendolo, ma evitò di entrare nella stanza, aveva come l'impressione che desiderasse restare solo in quel momento e rimase sulla soglia.

Nick smise di suonare e si mise i gomiti sulle ginocchia, per poi nascondere la testa tra le mani. Era in quella sala da quando era tornato dallo show a cui aveva partecipato quella sera insieme ai suoi fratelli, stanco.

Il diabete, ancora, gli aveva dato dei problemi. Era stato male per quasi tutta la serata, tant'è che pure i conduttori dello show si erano accorti che era pallido e gli avevano chiesto se stesse bene.

Il sedicenne sbuffò con forza. Perchè in quel periodo doveva stare male? Proprio in quel momento in cui sembrava che tutto andasse bene con il tour e Maggie accanto a lui!

Istintivamente si rimise a suonare, ma questa la volta la canzone era un'altra. Ora che ci pensava l'aveva scritta sempre a Vancouver, quella canzone, per altro in un albergo non lontano da lì.

A little bit longer invase la sala, in un crescendo continuo, e Nick cantava con il cuore in mano, tentando di mettere in ogni singola parola le sue emozioni e sentimenti, poco importasse che, secondo lui, nessuno lo stesse ascoltando in quel momento.

Maggie, invece, era ancora lì, che ascoltava la canzone del suo ragazzo, le mani che stringevano con forza lo stipite della porta, fino a far diventare le nocche bianche. Non riusciva nemmeno lontanamente ad immaginare come si doveva sentire.

Mentre Nick cantava lei ripeteva le sue parole in silenzio, muovendo solo le labbra.

Il sedicenne concluse la canzone e lasciò cadere lungo i fianchi le braccia, per poi passarsi una mano fra i ricci scompigliati.

- Maggie vieni – disse all'improvviso, facendo sobbalzare la sua ragazze e arrossire di botto.

Con passo strisciato si avvicinò a lui, vergognandosi come una ladra.

- Scu... scusa Nick, ti ho sentito cantare e non ho saputo resistere ad ascoltarti... - si scusò, balbettando, ma Nick le stava sorridendo e le fece cenno di sedersi accanto a lui.

- Non devi scusarti di nulla, cucciola, mi fa piacere se tu ascolti le mie canzoni, e poi ho bisogno di coccole, mi sento depresso – le disse con espressione stanca. Maggie non se lo fece ripetere due volte e si tuffò fra le sue braccia, stringendolo.

Lui la cullò con dolcezza, sapeva che con lei accanto avrebbe superato ogni cosa gli si sarebbe parata davanti.

- Maggie – sussurrò Nick, le labbra a poche centimetri da quelle della sua ragazza. - Devo dirti una cosa.

Lei lo guardò, curiosa.

- Sì?

Il sedicenne fece un respirò profondo.

- Ti amo – disse con dolcezza. - Ti amo, Maggie, non posso vivere senza di te.

Gli occhi verdi della ragazza si riempirono di lacrime di gioia; lui le aveva davvero detto ti amo?

- Ti amo anch'io – mormorò con sicurezza. - Dio solo sa quanto ti amo!

Nick sorrise felice e posò le labbra sulle sue, dandole un bacio che nessuno dei due avrebbe mai scordato.

- Ti amo – ripeté ancora lui, incredulo, - ti amo...


Ma c'è qualcosa di grande fra di noi

che non potrai cambiare mai,

nemmeno se lo vuoi

(Qualcosa di grande; Lunapop)


- Credevo saresti tornato più tardi – constatò Lexi, osservando prima l'orologio e poi il suo ragazzo, che le stava accarezzando un braccio. - Mi sarei almeno vestita.

Joe osservò la sua ragazza con il corpo avvolto da un accappatoio dell'albergo, i capelli stretti con un asciugamano e il mascara colato attorno agli occhi, dopo la doccia che aveva fatto.

- Stai benissimo anche così – la rassicurò lui, con un sorriso.

- Come se mi importasse, è che non vorrei scatenare in te chissà quale voglia oscena, conoscendoti... - sorrise la rossa.

Il diciannovenne scosse la testa.

- Direi che posso sopravvivere – commentò, - farò il bravo bambino, promesso!

Lexi sorrise guardando gli occhioni del suo ragazzo con la finta aria da angioletto.

- Ci crederò quando lo vedrò, Joe – disse ridacchiando. - Tu e la parola bravo non siete state inventati per stare nella stessa frase.

Joe le cinse le spalle.

- Suvvia, Lexi, non sono poi così male! - esclamò, poi posò il viso sul quaderno che la sua ragazza stava osservando prima del suo arrivo a sorpresa. - Cos'è?

- Niente – disse secca lei, chiudendo il quaderno e voltandosi verso di lui. - Io vado a dormire, sono piuttosto stanca...

Joe le tirò l'asciugamano che teneva attorno ai capelli, facendo cadere la chioma rossa lungo la schiena.

La sedicenne gli lanciò un'occhiataccia.

- Dai, fammi vedere – la incitò lui, - abbiamo promesso di condividere tutto, ti ricordo!

Lexi storse la bocca in una smorfia malevola, fantastico, il suo ragazzo era pure un ricattatore! Certo che se li andava proprio a cercare...

- E' una sciocchezza, Joseph – si lamentò, - nulla e poi ti faccio vedere quello che voglio io quando lo voglio, hai capito?

Il mezzano annuì, offeso.

- Sei cattiva, - commentò tentando di prenderla per la vita, ma lei sfuggì alla sua stretta.

- Maniaco, fammi andare a mettere un pigiama, poi potremo coccolarci quanto ti pare e piace, va bene? - disse lei, con un mezzo sorriso, prima di sparire in bagno. Quando ne uscì indossava un pigiama celeste e i capelli erano stretti in una coda, ma ancora gocciolavano.

Joe la osservò, un'espressione innamorata dipinta sul viso, nonostante avesse gli occhi cerchiati di trucco sbavato, un pigiama largo e i capelli trasandati la trovava ugualmente bellissima. Non gli importava se lei non fosse bellissima, era lei e spiegava tutto.

- Lexi... - iniziò, - necessito di coccole, ora!

Lei sorrise e si lanciò fra le braccia del suo ragazzo, per poi cadere entrambi sul divano di seta dorata.

Joe le baciò il collo, annusando l'odore del suo bagnoschiuma, al cioccolato, e poi immerse la testa nei suoi capelli, che sapevano di fragola.

La sedicenne mise la mano sotto la maglietta nera del suo ragazzo, sfiorandogli i muscoli scolpiti e sospirando. Davvero lui era suo? Davvero non apparteneva a qualche attrice bellissima di Hollywood ma a lei? Davvero al posto suo non c'era Sasha Collins, ma lei?

- Non capirò mai perchè mi ami – disse la rossa fra un bacio e l'altro. - Mai.

Joe la guardò stranito.

- Hai tutte le ragioni per essere mia, Alexandra – raramente la chiamava così, se non era lei a chiederglielo. - Sei bellissima, e cosa più importante, sotto questa tua aria di maschiaccio, hai un cuore d'oro. Non sei una viziata bambina che crede di avere il mondo ai suoi piedi, ma una ragazza che sa com'è davvero la vita, al di fuori delle persone ricche e degli alberghi a cinque stelle, sai come rendermi felice... sei perfetta.

Lexi sorrise, quelle argomentazioni le sembravano più che valide, in quel momento!

Joe le baciò il collo, facendola ridere e gli passò una mano fra i capelli scuri.

- Sai, per me staresti benissimo anche senza usare la piastra ai capelli, chissà come sono nella realtà... - commentò.

- No, i miei capelli non si toccano! Miei amati! - disse con ansia lui, iniziando a toccarseli. - I miei cuccioli!

La rossa alzò gli occhi al cielo con uno sbuffo e gli diede una gomitata fra le costole.

- Sei un'idiota, sai?

- Ultimamente me lo sento dire spesso – borbottò lui, massaggiandosi il petto.

La rossa si rifugiò fra le sue braccia e non appena lo fece sentì l'orologio attaccato alla parete di fronte a loro scoccare la mezzanotte, con rintocchi lunghi e cupi.

- E' un nuovo giorno... - sussurrò.

- Da passare insieme, noi due – disse di rimando il diciannovenne, scostandole una ciocca che le era sfuggita dalla coda dagli occhi. - Ti ho mai detto che hai degli occhi bellissimi?

Lei non rispose e gli baciò una guancia, per poi tornare ad abbassare il petto e nasconderlo nel suo petto.

- Joe, perchè ho l'impressione che sia la fine di tutto? - domandò a bassa voce. - Ho come la sensazione che tutto quello che abbiamo fatto insieme stia per finire... perchè?

Il mezzano la cullò dolcemente, baciandole la testa.

- No, amore, non è la fine – spiegò, - piuttosto è l'inizio. L'inizio di tutto.


  
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