E'
finita. Mi sono decisa ad aggiornare oggi, altrimenti non l'avrei
fatto più.
Trentanovesimo
capitolo, la fine di una fanfic, la fine del mio sogno, ma il primo
capitolo è in lavorazione, ho già deciso quando posterò
il sequel (ma dato che sono cattiva non ve lo dico!!).
Un
grazie speciale a tutte le
persone che hanno messo questa storia nei preferiti, nelle seguite,
chi ha messo me fra i preferiti, chi ha recensito e anche chi ha
semplicemente letto, perchè avete sopportato i miei scleri, i
miei capitoli schifosi e siete arrivate (o chissà, magari c'è
anche qualche arrivato xD) fin qui. Questo capitolo è per voi.
Fanfic
dedicata a:
Quelle
anime che ho avuto il piacere di conoscere più profondamente:
Mon Amour, Marija, Pia, Chiara, Donatella, Elisa, Loredana, Greta,
Claudia, Diletta. Grazie <3
La
mia playlist, che mi ha salvato dalle crisi da pagina bianca.
Loro.
I tre protagonisti di questa storia, quegli angeli, i Jonas Brothers.
Sono loro la mia eterna voglia di scrivere e sono sempre loro che mi
fanno venire l'ispirazione, per tutto. Grazie di tutto, Jonas 4ever
<3
Capitolo
39. Epilogo
-
Maryl! Maggie! Siamo in ritardo! Avevamo detto che saremmo state lì
per le undici e mezza! - strillò Lexi dal salotto di casa sua,
prendendo in mano la sua sacca da mare.
Maggie
scese le scale in fretta, un paio di occhiali da sole sulla testa e
una borsa in mano piena di asciugamani. Sorrise alla gemella,
imbarazzata.
-
Scusa – disse, - non trovavo la crema solare...
-
Ma se tanto non stai mai al sole e te ne resterai all'ombra a
sbaciucchiarti con Nick! - sbottò la rossa, con una scrollata
di spalle.
Al
solo pensiero la mora sorrise, mentre gli occhi le si illuminavano di
gioia.
Lexi
scosse la testa, divertita.
-
Certo, se Maryl non si muove non arriveremo mai... - sbottò. -
Maryl!
-
Arrivo! Arrivo! - disse una voce trafelata. - Datemi ancora una
mezz'ora, devo decidere quale costume indossare... mi consigliate
quello blu o quello rosso?
La
rossa fece un verso esasperato.
-
Maryl non me ne importa niente del tuo cavolo di costume! Dovevamo
già essere dai ragazzi e ci si impiega mezz'ora ad arrivare al
porto!
Maggie
sbadigliò, mettendosi una mano davanti alla faccia e iniziando
ad armeggiare con le chiavi della porta di casa.
La
rossa guardava le scale con aria omicida. Avrebbe volentieri
ammazzato sua sorella in quel
momento.
-
Ti lasciamo qui, Maryl, te lo giuro! - urlò.
-
Ci sono! - Maryl, in una gonna bianca e una canottiera chiara,
comparve alla cime delle scale, un paio di occhiali da sole Gucci in
una mano e una borsa nell'altra, le scese con eleganza. - Certo che
tu fai venire l'ansia, Lexi...
-
E di chi è la colpa se il novantanove percento delle volte che
dobbiamo uscire facciamo tardi?
-
Dettagli... - sbuffò la bionda, - una di voi ha visto le
chiavi della mia auto?
Maggie
gliele lanciò e aprì la porta di casa per poi uscire,
le labbra incurvate in un sorriso. Nessun ombra di rossore sul suo
volto.
Maryl
aprì la macchina e vi salì, dandosi un'ultima attenta
occhiata nello specchietto retrovisore.
Lexi
si accomodò sul sedile posteriore, senza preoccuparsi di
allacciarsi la cintura e cercò nella sua borsa da mare il suo
cellulare, passandosi una mano fra i capelli.
-
Ah, non potevo immaginare che Los Angeles mi potesse mancare così
tanto... - commentò stiracchiandosi e appoggiando la testa
sulle gambe della gemella, seduta accanto a lei.
Maryl
sorrise e annuì e mise in moto il motore, facendo retromarcia
e per poi imboccare la strada che portava fino al molo dove la
famiglia Jonas le stava aspettando.
-
Sapete quale barca dobbiamo cercare? - domandò le ventenne.
Maggie
alzò le spalle.
-
Nick mi ha detto che la riconosceremo – disse, - e non oso
immaginare cosa intendesse con queste parole.
Lexi
ridacchiò.
-
Quei ragazzi mi spaventano, a volte – commentò. -
Ricordatemi perchè abbiamo accettato di andare a fare una gita
in barca con loro, per favore.
Maryl
le lanciò un'occhiataccia.
-
Perchè il tour è finito la settimana scorsa, non siamo
riuscite a vederli da allora e questa era una buona occasione –
rispose laconica, poi si riprese e iniziò a parlare con
rinnovato entusiasmo, - e anche perchè muoio dalla voglia di
vedere il loro yacht privato!
Le
due gemelle si scambiarono un'occhiataccia prima di alzare gli occhi
al cielo pregando tutti i Santi del Paradiso spiegarli perchè
loro sorella fosse così.
Los
Angeles, come al solito, era affollata e trafficata. Le strade erano
piene di auto nuove e costose che passavano dall'ultimo modello della
Merecedes a delle Porsche dai tettucci scoperti, con a bordo finte
bionde con un chiuauha infilato nella borsa con tanto di vestitino
rosa.
Maryl,
invece, guidava la sua amata Ipsilon della
Lancia, il finestrino abbassato e i capelli al vento, gli occhiali da
sole posati sul naso.
-
Ah, beneamata Los Angeles – mormorò una volta fermatasi
a un semaforo rosso.
Maggie
e Lexi sorrisero. Quella città, d'altronde, era stata lo
sfondo delle loro crisi esistenziali, primi baci, incontri, odi, e
amori sbocciati, le erano affezionate, soprattutto da quasi cinque
mesi di assenza durante i quali avevano girato il mondo in un tour
mondiale con i loro ragazzi.
-
Ho avvertito Joe che siamo in ritardo – disse Lexi, - e non ti
preoccupare, Maryl, mi sono premurata di darti la colpa.
La
bionda le fece il verso girandosi verso di lei per pochi istanti, ma
quando tornò a guardare la strada stava sorridendo, divertita.
Maggie
teneva gli occhi bassi, nascosti dalla chioma mora, l'unica che
riusciva a vederle il volto era Lexi, ancora stesa sulle sue gambe.
-
Ehi, Maggie, che hai? - chiese.
Lei
la fissò sorridendo.
-
Niente, penso...
Ed
eccome se pensava. Aveva passato gli ultimi sette giorni a mandarsi
degli sms con il suo ragazzo, organizzando ora e data del loro
prossimo incontro. Nick aveva proposto una gita in barca, una piccola
festa sullo yacht privato dei Jonas Brothers con le sorelle Campbell
e da quando l'aveva detto lui e Maggie non parlavano d'altro.
Mentre
si erano sentiti al telefono non facevano altro che parlare di loro,
della gita, di quanto mancassero l'uno all'altra, tant'è che
avevano fatto venire una mezza crisi isterica a Joe e Lexi.
Dal
canto loro il diciannovenne continuava ad insistere che lei gli
facesse vedere il quaderno su cui stava scrivendo quella sera di un
mese prima, e lei ribatteva che un giorno l'avrebbe fatto, ma che se
non avesse smesso di chiederglielo avrebbe fuso la sua piastra nel
forno di casa sua. Questo aveva senza ombra di dubbio insegnato a
Joseph Adam Jonas di non sfidare
mai Alexandra Campbell.
Maryl
e Kevin, invece, si erano fatti da parte ai problemi dei fratelli
minori e, qualche giorno prima della fine del tour, in un week-end
libero della band, avevano fatto i bagagli e avevano passato da soli
un paio di giorni a New York, facendosi trovare da fotografi e
paparazzi facendo le più enormi cavolate della loro vita, per
esempio il bandi jamping che Maryl aveva insistito per fare.
Quando
arrivarono al porto girarono per il parcheggio alla disperata ricerca
di un posto libero, e quando lo trovarono scesero dalla macchina,
guardandosi intorno.
-
Io ho quasi paura – disse Lexi. - Ma ho detto quasi,
ricordatevelo!
Maggie
sorrise e la prese sottobraccio, per poi dirigersi vero il molo,
guardando tutte le barche che vi erano armeggiate con apprensione.
-
Ma voi avete più o meno idea come sia la loro barca? - chiese
Maryl, che camminava accanto alle sorelle.
Non
appena finì di parlare uno yacht enorme si parò davanti
a loro. Era tirato a lucido e su un fianco era inciso il nome: Living
the dream.
Ma
ciò che più era incredibile, o spaventoso a detta di
Lexi, era un gigantesco striscione di mille colori che vi era appeso
con scritto “Benvenute sorelle Campbell!”
con tanto di palloncini a forma di cuore.
Sotto
di esso vi erano loro.
Nick
dietro a una batteria, che la suonava frenetico, Kevin e Joe con una
chitarra in mano, che improvvisavano con degli assoli, guardando le
loro ragazze con dei sorrisi felici.
Maggie
e Maryl avevano la bocca semi aperta e guardavano la scena
meravigliate, Lexi invece, osservava i palloncini a forma di cuore.
-
Joseph! - strillò, facendo fermare i tre ragazzi e voltare lo
sguardo di Denise, Paul Senior e Frankie verso di lei, che fin ora
avevano rivolto ai loro figli o fratelli.
-
Sì, amore? - domandò lui, vagamente terrorizzato.
-
Palloncini a forma di cuore? - chiese sprezzante, ad alta voce per
farsi sentire da lui.
Il
diciannovenne annuì con la testa velocemente.
Per
mezzo di una scaletta la rossa salì sulla barca, attirando su
di sé occhiate terrorizzate.
Quando
fu davanti al suo ragazzo lo guardò con gli occhi ridotti a
fessure, poi con una scrollata di spalle sorrise all'improvviso e gli
saltò addosso, abbracciandolo stretto.
-
Oh, amore, sono bellissimi! - esclamò con gioia, facendo
tirare un sospiro di sollievo al suddetto Jonas e al resto dei
presenti.
-
Grazie, mio fiore...
-
Joe!
-
Okay, okay, ci devo ancora lavorare – sorrise, accarezzandole
una guancia.
Attraverso
la stesse scaletta Maggie e Maryl salirono a bordo, accolte dai
propri ragazzi che le presero per mano con estrema dolcezza.
-
Non ci posso credere... - mormorò Maggie, una volta trovatasi
fra le braccia del suo ragazzo.
Il
sedicenne la strinse e le baciò la testa.
-
Una sciocchezza – disse, - volevamo farvi una piccola sorpresa.
La
ragazza gli sorrise raggiante e gli cinse la vita con un braccio.
-
A questo proposito, ho una sorpresa per te – disse lui.
-
Per me? - chiese Maggie,
allucinata.
Nick
annuì con un sorriso ed estrasse dalla tasca posteriore dei
suoi jeans un piccolo pacchetto, fine e lungo non più di una
quindicina di centimetri.
-
Cos'è? - domandò la sedicenne.
-
Un pensierino per noi due – commentò lui, vago, - aprilo
dai!
Con
mani tremanti la ragazza strappò la carta e si ritrovò
in mano due biglietti aerei.
-
Andiamo a Londra?! - domandò emozionata
Nick
annuì, contento.
-
Per una settimana, ne ho già parlato con Maryl, ha detto che
puoi venire – rispose, - lei e Kevin mi hanno ispirato con il
loro week-end e allora mi sono detto che ce la meritiamo pure noi due
una pausa soli soletti.
Lei
sorrise e si appoggiò a lui con un sorriso.
-
Grazie, davvero, non dovevi... - disse.
-
Ma volevo – rispose di rimando lui, dopodiché le diede
un breve bacio sulle labbra.
Maryl
e Kevin li osservavano dall'altra parte del ponte, vicino ai coniugi
Jonas, la ventenne con Frankie in braccio.
-
Grazie per averci invitato – disse con un mezzo sorriso la
ventenne.
Denise
minimizzò il tutto con un gesto della mano.
-
Figurati, Maryl, per noi è stato un piacere – disse.
Teneva una mano intrecciata a quella del marito.
La
bionda sorrise. Dovevano stare insieme da almeno ventun anni, eppure
ogni giorno sembravano unirsi sempre di più.
Senza
volerlo la ventenne si ritrovò a pensare a suo padre.
Nonostante tutto un po' le mancava, magari l'avrebbe chiamato più
tardi, per fare quattro chiacchiere.
Kevin,
una mano appoggiata alla schiena della fidanzata, si allontanò
con lei dai genitori e si avvicinò al parapetto per osservare
il mare, mentre la barca abbandonava il molo.
Maryl
lo guardò a lungo negli occhi, osservandoli con attenzione.
-
Mi sei mancato – ammise.
-
Piccola mia, pure tu – sussurrò il ventunenne, tenendole
la mano con dolcezza. - Questa settimana mi è sembrata
lunghissima...
La
ragazza annuì, comprensiva. Anche per lei quella settimana
sembrava non voler più passare, soprattutto considerando il
fatto che l'aveva non solo passata lontana da lui, ma pure a
compilare i moduli per l'università di Moda&Design.
-
Hai finito di iscriverti all'università? - domandò lui,
a un certo punto.
Lei
annuì.
-
Ho spedito la domanda di ammissione, ma non credo che mi
accetteranno, per lo meno a settembre, ho perso tantissime scadenze,
vedremo quando mi risponderanno... - disse. - Il problema dei soldi,
fortunatamente, non mi si porrà, perchè ho chiesto una
borsa di studio.
Il
ragazzo sorrise e le sfiorò il viso con dolcezza, mentre lei
gli prendeva l'altra.
-
Ehi, colombi! - li chiamò Joe, in mezzo alla sua ragazza, Nick
e Maggie.
Scuotendo
la testa raggiunsero il gruppo, all'ombra di un telo.
Maggie
era appoggiata con la schiena alle gambe di Nick, il quale ogni tanto
le tirava una ciocca di capelli, facendola voltare con aria
riprovevole, ma con sempre un sorriso accennato sulle labbra.
Joe
e Lexi giocavano come due bambini, facendosi dei lievi pizzicotti, e
ridendo come matti.
-
E poi saremmo noi i
piccioncini? - chiese Nick sollevando un sopracciglio, rivolto a
Maryl e suo fratello maggiore.
Kevin
lo zittì con un'occhiataccia.
Joe
smise di giocare con la sua ragazza e guardò il cielo, nel
quale il sole batteva con forza.
-
Ah, ci pensate che io fra un mese e mezzo compirò vent'anni? -
domandò, più rivolto a sé stesso che agli altri.
- Mmh, devo pensare a come festeggiare...
-
Eh no, caro, prima di te c'è Maryl – disse Lexi,
dandogli una lieve gomitata nelle costole. - Te ne sei dimenticato?
-
Come faccio ad aver dimenticato qualcosa che non ho mai saputo? -
sbottò il diciannovenne. - Maryl ci diventa vecchia, eh?
La
bionda gli tirò uno scappellotto sulla testa.
-
Io so solo che dal tredici Luglio potrò bere alcolici
legalmente, mentre tu, invece, non avrai nessun vantaggio a compiere
gli anni, se non che invecchi di un anno! - lo rimbeccò,
fiera.
Joe
incrociò le braccia al petto, offeso.
-
'More – disse con voce lagnosa, rivolto a Lexi - tua sorella
maggiore mi offende!
-
Sì, cucciolo, e fa bene! - ridacchiò. - Tu te lo
ricordi il giorno del compleanno mio e di Maggie, vero? Ricordati che
siamo su una nave e non mi ci vuole niente
per buttarti giù dalla barca!
Joe
fece un'espressione terrorizzata, poi deglutì e rispose,
sicuro.
-
Ma certo! Non a caso da oggi in poi inizierò a chiamarti
Streghetta! Sei nata il trentun ottobre!
Lexi
fece un breve applauso, prima di avvicinare la testa a quella del
ragazzo finché a separarli non ci furono che pochi centimetri.
-
Prova a chiamarmi Streghetta e io ti torturo con le mie mani, sono
stata chiara?
-
Trasparente... - iniziò lui, - streghetta!
Lexi
gli diede uno scappellotto prima di lanciargli un'occhiataccia.
-
Idiota...
-
Amore! - disse invece lui.
La
rossa alzò gli occhi al cielo prima di riprendergli la mano.
-
Uh, fratelli, Maggie ed io fra un paio di settimane ci assenteremo
per un po'... - disse Nick, facendo arrossire la sua ragazza.
I
due Jonas maggiori lo guardarono curiosi.
-
Londra ci chiama – sorrise Maggie.
Lexi
e Maryl, che ne erano già a conoscenza, sorrisero allegre,
spiando il rossore della sorella e il sorriso innamorato che Nick le
rivolgeva.
-
Piccioncini... - li accusò
Joe, beffardo.
Nick
e Maggie gli rivolsero un'occhiataccia, per poi scuotere la testa.
Kevin.
Joe. Nick. Maryl. Maggie. Lexi.
Sei
ragazzi, dai sogni differenti, opinioni diverse, le loro vedute del
mondo, i loro pensieri, i loro sentimenti ed emozioni.
Però
prima di essere sei ragazzi erano tre fratelli e tre sorelle, figli
di famiglie unite o divise, ma che avevano una cosa in comune:
avevano imparato ad amare.
-
Quando sarete tu e Lexi a fare un viaggio insieme avrò la mia
vendetta – lo minacciò il sedicenne.
-
Oh, beh, abbiamo tempo, Nicholas... – rispose Joe con un gesto
semplice della mano.
-
Tutta una vita! - annuì Lexi, sorridendo, appoggiando la testa
sulla spalla del suo ragazzo.
D'altronde
c'è sempre tempo per amare, no?
Inizio
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