Ecco…siamo giunti alla fine!Qualcuno dirà “Alleluia!!!” Spero proprio di
non avervi annoiati, perché per me è stato un vero piacere scrivere questa fanfiction( e sottolineo, è stata anche la più lunga!!:))
Per me è stato come un sogno, una soddisfazione, se volete, è stato un po’
recitare una parte di me stessa che vorrei mettere in scena! Mi sono
immedesimata ( e spetta a voi dirmi quanto ci sia riuscita!) da Aprile fino ad
oggi, in una delle donne che ritengo perfette, non che eroina della
letteratura! Spero che Jane Austen non me ne voglia e
non si rivolti nella tomba!(cosa molto probabile data la mia inesperienza!) Comunque
ci ho messo il cuore! Colgo ancora l’occasione per ringraziarvi tutti! Mi siete
stati vicini e non posso che commuovermi! Dopo questa confessioneJ vi
lascio al capitolo e come sempre aspetto tanti commenti!!!!GRAZIE GRAZIE GRAZIE!! Ps ditemi qual’è stato il momento che vi è piaciuto di più, il vostro
personaggio e capitolo preferito nella storia, insomma tutte le vostre
impressioni!
Cerco conforto
nelle mie lacrime per tutta la notte. Ma nulla è valso estirpare dalla mia
mente le parole di Lady Catherine. Non riuscivo a comprendere il significato delle
sue azioni. Per quanto ovvie e indubbie ,rimanevano per me orribili. Il
pensiero che a ragion sua, ora mi sento privata dell’uomo che ho l’ardire di
amare, diventa ogni istante più doloroso. Non essere degna di amare ha un suono
così amaro per il mio animo, eppure non è stato
difficoltoso a Vossignoria ricordarmelo con tanta schiettezza. Per quale altra
motivazione, se non per un folle e cieco amore, mi ritrovo ancora dopo ore
abbandonata su di un tavolo?Il mio respiro aveva smesso di tremare. La mia
bocca non esalava alcun suono. Il mio pianto rimane congelato a marcare il viso
sconvolto. Non potevo che fissare con gli occhi illuciditi
e spenti ciò che mi rimaneva di lui: Il ricordo. Seppure
straziante ed insufficiente a nutrirmi ,nessuno mi avrebbe mai impedito di
conservarlo. Un raggio di sole mi accarezza debolmente la mano come se non
volesse far notare la sua presenza. Avrei desiderato rimanere sola per sempre
nei miei pensieri. Avrei forse appreso l’umiltà di non pretendere tanto dal mio
cuore.
Mi consumo nel mio dolore per innumerevoli giorni. Invano Charlotte
aveva tentato di aiutarmi. Quella porta rimaneva chiusa come il mio cuore.
“Lizzie, te ne prego apri! Non indugerei
oltre ad entrare se non cercassi anche il tuo consenso! Sono giorni che te ne
stai rinchiusa senza toccare cibo!” le sue parole non avevano alcun significato
per me.
Charlotte comincia a bussare alla porta della sala.
“Elizabeth!Per l’amor del cielo rispondimi!Posso entrare?Non so cosa
sia successo con Lady Catherine ma non puoi ostinarti a rimanere lì per sempre!Lizzie sono in
pena per te!” ero desolata nel comprendere di essere fonte di tanta apprensione
ma non avrei voluto incontrare nessun altro né ora né mai. Charlotte irrompe
nella stanza non ricevendo alcuna risposta. I miei occhi erano ancora gonfi e
persi nella disperazione. Poggio le mani sulle labbra, nel tentativo di
trattenere i singhiozzi che non esitavano a riaffiorare.
“Lizzie!!!” Charlotte mi si avvicina con uno
sguardo preoccupato e materno “Cosa succede? Cosa è accaduto con quella
donna!Dimmi!Hai un’aria così sconvolta!”
tento di parlare ma le lacrime mi bloccano prima. Scoppio tra urla e gemiti,
mentre cerco il suo abbraccio rassicurante.
“Oh Charlotte…tu non puoi capire…” la stringo sempre più forte ma il mio animo non
sembra alleggerirsi. Mi invita a sedermi su di una poltrona accostandomi un
candido fazzoletto per asciugarmi le guance.
“Mi rendo conto solo ora della mia ostinazione, della mia
sfacciataggine, di quanto ho osato impunemente… Non
avrei mai dovuto lasciare la mia casa. Sarebbe bastato sposare mio cugino per
salvare ogni cosa. In questo istante le parole di mia madre cominciano ad
assumere un senso. E’ solo colpa mia. Solo ora prendo consapevolezza di aver
perso tutto per aver amato troppo”
Charlotte mi guarda sempre più desolata e comprensiva. Mi stringe le mani, così calde rispetto alle mie infreddolite dalla notte gelida.
“O mio Dio Elizabeth! Sai bene che non possiamo innamorarci, per
quanto ingiusto sia, di chi desideriamo. Scegliere è prerogativa dei nobili…”
“E disperare degli umili che hanno sperato oltre il dovuto…”
“Forse, ma questo è, e non puoi pretendere di cambiare il mondo in un
sol giorno. Siamo donne, solo donne…” non osavo
sopportare quel senso di sottomissione e rassegnazione di Charlotte, fin troppo
buona, come mia sorella Jane. “E’ così importante per te quell’uomo?”
scoppio in un fragoroso pianto a tali parole, avendo la certezza della
risposta tra le labbra, per quanto insensato sia. “DIMENTICALO LIZZIE!
DIMENTICALO!” alzo la fronte e la guardo agghiacciata. Non avrei tollerato
un’altra volta l’eventualità che ciò accadesse. “Insomma, troverai il modo per alleviare questo dolore che
ti pesa, fin quando non esisterà più…”
“NO!CHARLOTTE!NO!Io non voglio dimenticare, è l’unica cosa che mi è rimasta… Vorrei così tanto che venisse a
conoscenza della verità e di ciò che Lady Catherine ha fatto…”” le mostro la
lettera che sono riuscita a scrivere in questi giorni malgrado
l’abbandono. Forse, l’avevo scritta con troppa rapidità per rendere
giustizia a tutto ciò che avrei dovuto dire.
“MA NON CAPISCI!E’ TALMENTE ASSURDO NUTRIRE UNA SPERANZA TANTO
IRREALIZZABILE!Cosa credi? Che il Signor Darcy ti
sposi dopo averla letta?Lizzie, non ci è concesso sognare,
essere romantici, ci basta vivere.”
“E’ questo il punto Charlotte, è come se non vivessi più. Dal momento
in cui il suo sguardo mi ha fissata come una qualsiasi donna da disprezzare,
non trovo ragione di vivere…”Charlotte è sempre più
sconcertata, ma non potevo continuare a mentire a me stessa.
“Elizabeth, non ti obbligherei a dimenticarlo se non fosse per il tuo
bene. Mi è giunta voce che il Signor Darcy e sua
sorella, Georgiana, partiranno domattina all’alba, di ritorno nel Derbyshire.”
“COSA?” PERCHE’?”al solo pensiero mi mancano le forze. L’idea di
perderlo per sempre senza dare una logica spiegazione a quello che è accaduto,
senza mostrargli in volto la verità mi dilaniava l’animo.
“ Si dice che dopo la tua partenza Georgiana abbia intimato il
fratello a ritornarsene a casa, non per l’eventuale duraturo disturbo apportato
all’amico Charles, ma a seguito della sconvolgente notizia. Il Signor Darcy dal suo canto, non ha saputo non acconsentire alla
richiesta della persona a cui più tiene…”
“Io devo rivederlo! Ora,subito! Prima di perderlo per sempre!” sono in
procinto di alzarmi ed avviarmi alla volta di casa Bingley,
quando Charlotte mi blocca di sorpresa.
“NO LIZZIE!ASPETTA! Sarebbe inutile, il Signor Darcy
ha esplicitamente espresso la volontà di non rivederti…e
proprio per scongiurare ogni possibilità di rincontrarti, è
già partito oggi stesso…” Charlotte mi
guarda perdere definitivamente quel barlume di speranza che aveva fino a
qualche istante riacceso i miei occhi. Mi allontano da lei, dirigendomi verso
la porta.
“Lizzie! Sei impazzita dove vai?NON FARE
SCIOCCHEZZE!”
Corro via con quanto più respiro potevo avere. Dovevo consegnare quella
lettera a Georgiana. Avrei spiegato loro ogni cosa, così che il Signor Darcy si
ricredesse sul mio conto, e sulla verità dei miei sentimenti. Dopo ore di
estenuante cammino, giungo presso il palazzo e con mio profondo rammarico vengo
a conoscenza che la stessa Georgiana ha lasciato Netherfield
qualche ora fa. Con profonda desolazione ripercorro a ritroso i miei passi
senza meta. Il cielo si ingrigisce sempre più velocemente, fin quando i primi
lampi di luce non squarciano il cielo. Irrigidita dal freddo, mi stringo tra le
spalle, tentando di serbare tepore. La pioggia si infiltra con crescente
insistenza tra i fili d’erba. Vi penetra con violenta naturalezza. Tra le mani,
le parole scritte all’uomo che amo e che invano mi obbligo a dimenticare.
Quelle righe perdono la loro consistenza ad ogni pesante goccia d’acqua
cadutavi prepotentemente sopra. Nessun conforto dal vederle svanire sotto
l’alone grigiastro dell’inchiostro. Nessuna speranza di veder riaffiorare la
loro originaria consistenza. Stringo tra le mani quei lembi ormai raggrinziti e
bagnati, per poi lasciarmi cadere a terra. Le mie vesti si impregnano del suo
odore, rimembrandomi ancora una volta il profumo della mia umile vita. Le mani
si lasciano macchiare del suo fango, mentre sento volgere il viso sempre più in
basso, fino a sfiorarne i fili d’erba inumiditi. Le lacrime nutrono il suolo
sottostante, mentre il freddo s’addentra sempre più nel mio cuore, ormai
eternamente incapace di donare calore. Non riesco ad esternare il mio dolore
come vorrei. I singhiozzi si ritraggono in me come se fossi destinata a
soffrire, a pagare per il mio irragionevole sentimento. I miei capelli
disciolti al vento, sembrano inebriarsi sempre più della pioggia incessante, o
forse erano solo le mie lacrime a sgorgare con quanta forza non abbiano mai
avuto. Era assurdo il solo pensare di restare qui a compiangere me stessa per
sempre, eppure non possedevo la volontà per liberarmi delle miei pene. Le mie
mani cominciano lentamente a tremolare come tutto il resto del corpo, ma il
gelo che mi attanagliava non era nulla a confronto. L’aria pungente mi
impedisce di rialzarmi, fin quando non sento scivolare sopra le mie spalle
intorpidite un mantello. Non avrei messo in dubbio a chi appartenesse.
“Non vorrete ammalarvi…”
“Charlotte…perché sei qui!Non saresti dovuta
venire…” sento la sua mano appoggiarsi lievemente sul
mio corpo, invitandomi a rivolgergli il mio sguardo. Volgo il mio viso sporco e
sconvolto verso il suo. I miei battiti si arrestano senza preavviso. Sbarro gli
occhi incredula. Rimango attonita per qualche interminabile istante, cercando
di rintracciare una spiegazione razionale a giustificare chi mi trovo di
fronte. A fatica affido la mia mano intirizzita ed infangata alla sua, che con
quanta più grazia potesse avere, mi aiuta ad alzarmi. Solo il silenzio ancora
una volta si frapponeva a noi. I suoi occhi erano intensi e preoccupati. Non aveva ancora sferrato una sola parola, ma
mi era sufficiente averlo accanto. La sua mano era ancora poggiata sopra la
mia. Avevo così tanto desiderato toccarla un’altra volta.
“Potrete …mai perdonarmi per essere stato un
uomo tanto superficiale ed ignobile?Mi sono precipitato da voi non appena ho
appreso dove vi trovavate…” mi porta sempre più
vicino a sé, donandomi un soffio delicato e schivo del suo lieve calore. Non
riesco a ribattere, ad avere la prontezza per credere alla sua presenza qui, di
fronte a me. “Lasciatemi parlare, non chiedo altro…”
continua a fissarmi mentre la pioggia divora le sue vesti, rendendole opache e
pesanti. “ non merito le vostre attenzioni, lo so bene. avreste tutta la mia
approvazione nel caso in cui non desideraste vedermi” le sue affermazioni erano
sempre più accorate “ Ma se così non è, vi supplico,permettetemi
di dare spiegazione della mia presenza” non
ci sono parole, gesti, o risposte adeguate. Taccio acconsentendo con grande
gaiezza alla sua richiesta. “ Ritengo di avervi fatto soffrire fin troppo, lo
riconosco e vi giuro che se potessi tornare indietro ci penserei due volte
prima di allontanarmi da voi. Non crediate che anche io non abbia rinnegato
ogni giorno la vostra assenza. Ogni stanza, ogni luogo di quella casa mi
suggeriva la vostra presenza, il vostro coraggio, la vostra bellezza. Eppure
non avrei sopportato oltre l’idea che voi poteste essere di qualcun altro. Ciò
non apporta giustificazione alla mia incredulità ai vostri sentimenti. Ho
provato un profondo disprezzo nei miei confronti non appena, sono venuto a
conoscenza della visita di mia zia presso la Signorina Charlotte. Non avrei
ritenuto possibile quella donna di tanta scelleratezza. Provo profonda vergogna
nell’aver solo pensato che voi amaste un altro uomo. Ma se non oso troppo nel
dirlo, voi mi appartenete…siete la mia vita, e non
potrei sapervi separata da me. Quella lettera, quelle infime parole mi hanno
persuaso impunemente ad odiarvi, ma in realtà provavo rancore solo per me
stesso, incapace di tenermi stretta la donna che amo…”
trattengo a stento i gemiti che infiammano la mia gola. Gli occhi sempre più
rossi e gonfi si corrodono a quelle parole. Resta speranzoso in una mia qualche
risposta attesa fin troppo a lungo. Mi afferra entrambe le mani, mentre il suo
viso mi si avvicina sempre di più. “ Non sarei nulla senza di voi. Non avrebbe
alcun significato far scorrere ancora sangue nel mio cuore, incapace di
smettere di soffrire, incapace di amare ancora. Ma, non posso pretendere tanto
da voi, fin troppo afflitta e ingiustamente maltrattata. Basterà una sola
vostra parola, e me ne andrò per sempre. La
mia presenza non vi tormenterà oltre, vivrò all’ombra del ricordo e dell’errore, ma…ma
se il vostro orgoglio ve lo permette, vi scongiuro di perdonarmi e di rendere i
miei tormenti infondati, sapendovi per sempre mia…”il
mio cuore si alimenta delle sue parole. Sembra rivivere ma al contempo
scoppiare, impreparato ad una tale proposta. Il suo cuore gela di colpo, come
le sue mani,desiderose di un mio gesto. “ Vi prego, fatemi l’onore di maritarmi…” si inginocchia a me, incredula a tanta umiltà e
generosità.
“S-signor Darcy…”
balbetto ancora tra una parola ed un’altra “ alzatevi, vi prego non siete voi a
dovervi inginocchiare” il suo viso restava basso, infradiciato dall’acqua che
continuava a imperversare su noi. Non si sarebbe alzato fin quando non avrebbe
udito una risposta. “ I-io, vi sono profondamente
grata, ed ancora più debitrice di quanto già non lo sia, ma…non
sono degna del vostro amore…” avrei preferito morire
piuttosto che pronunciare quella risposta, ma la ragione mi imponeva di non
essere più egoista come un tempo. Darcy alza il viso
repentinamente. Le sue mani stringono ancora di più le mie. “…Io ho già osato troppo. Non voglio rovinare la vostra
vita, la vostra reputazione, il vostro rango. Non c’è posto per me nella vostra
esistenza per quanto ingiusto sia. Io vi dovrei essere per sempre debitrice e..e
voi continuereste a macchiarvi a causa
mia di una immeritata stoltezza. Non desidero questo per voi, desidero solo il
vostro bene e per quanto vi ami profondamente io non avrei altro che la mia
vita da donarvi…” scoppio in un fragoroso pianto, che
avrei voluto evitare di fronte ai suoi occhi ma non avrei potuto trattenermi
più a lungo.
“Cosa?Voi mi state rifiutando per le vostre origini, che avete sin dal
primo istante orgogliosamente rivendicato?”
“IO VI AMO, VI AMO
…POTREI RIPETERLO ALL’INFINITO MA NON POSSO
SPOSARVI! Vi disonorerei a tal punto che…” sento le mie mani scostate via con violenza dal mio
viso, fin quando le sue labbra inaspettatamente non fermano le mie urla. Le sue
dita premono sulle mie guance arrossate. La sua fronte si appoggia lentamente
alla mia. La sua bocca non mi lascia parlare, imprigiona ancora una volta tutte
le mie paure. Tremo tra le sue braccia, ma Darcy mi
rassicura con la sua presenza. Non mi avrebbe lasciata ne ero certa. Sento il
suo profumo inebriare tutto il mio corpo, risvegliato dal torpore della
solitudine. Il suo calore, la sua pelle, il sapore delle sue labbra mi
riempivano di gioia. Percepisco il suo graduale distacco da me. era estenuante
sentirlo allontanarsi dal mio corpo.
“ MA NON CAPITE? QUALE RAGIONEVOLE POSSIBILITA’ DI
VIVERE AVREI, PRIVATO DI VOI? SIETE STATA VOI STESSA
A FARMI APPREDERE LA VOSTR A NOBILTA’! NON HO INTERESSE PER LE VOSTRE
ORIGINI!NON VI AMO PER IL VOSTRO RANGO, VI AMO E BASTA!NON C’E’ ALTRA RAGIONE! IO VIVO DI OGNI PARTE DI VOI, I VOSTRI
OCCHI, LA VOSTRA BOCCA, IL VOSTRO SORRISO, LA VOSTRA CAPARBIETA’…NON LASCIATEMI MORIRE!” la sua voce mozzata dalla
commozione cerca conforto nelle mie parole. I suoi occhi cominciano ad
arrossire dal pianto.
“NON LO PERMETTEREI MAI…IO VI AMO, VI AMO!...E NON DESIDERO
ALTRO CHE VIVERE IL RESTO DEI MIEI GIORNI CON VOI!!” mi abbandono alle sue
braccia, baciandolo con quanta foga non avessi mai avuto prima. Accarezzo
ossessivamente ogni parte del suo viso mentre le nostre lacrime si abbeverano
le une delle altre. Un lieve raggio di sole si fa strada tra le minacciose
nuvole per interporsi tra i nostri freddi visi. Restiamo ancora per qualche
istante l’uno accanto all’altro, per poi avviarci verso la carrozza benché
lontana dal luogo in cui ci trovavamo. Delicatamente si preoccupa di coprirmi
dalla pioggia con le sue rassicuranti braccia, fin quando non sarei stata al
riparo.
Il giorno seguente tutto il Derbyshire
sapeva del nostro matrimonio, malgrado non desiderassi una così grande popolarità per ciò che io consideravo l’evento più importante ed ambito
della mia vita. Il giorno delle nozze rimase segreto. Entrambi volevamo essere
circondati solo dal nostro amore, tutto il resto non sarebbe servito se non ad
alimentare insulse dicerie. Lady Catherine decise di non rivolgere più la
parola a suo nipote che non ne sembrava poi così dispiaciuto. Con mia somma
gioia,avevo avuto finalmente la possibilità di chiarirmi con la Signorina
Georgiana, la quale non solo accettò le mie scuse ma
ravvivò le sue. In quanto alla mia famiglia, nessuno sembrava tanto
appagato e felice quanto Jane per il mio avvenire. Per mia madre era un gesto a
dir poco insperato. Il suo orgoglio, la sua testardaggine non le permisero di
incontrarmi prima del lieto evento. A dire il vero non mi aspettavo la sua presenza
né ora né più avanti, avrebbe dovuto ammettere troppe cose che non condivideva.
Ero comunque ben disposta nello scrivere loro di sovente per assicurarmi che
tutto andasse per il meglio e che Kitty stesse
veramente bene come da tempo ormai, grazie al Signor Darcy
si poteva notare.
Abitare in questa nuova lussuosa dimora era per me quasi imbarazzante.
A confronto la casa del Signor Bingley era a dir poco
modesta. Eppure Darcy, con la consueta galanteria che
adoravo ogni giorno che passava, non mi faceva pesare tutto questo, anzi,
sosteneva con orgoglio che nulla era pari alla mia bellezza. Non mi era
difficile vivere in queste splendide stanze. Il profumo dell’oro e degli
affreschi impregnava ogni cosa, per non parlare delle statue e del marmo che
irrompeva in ogni angolo della casa, quasi con eccessiva preponderanza. Non potevo
che non amare quelle splendide vetrate. Le finestre erano così ampie da permettere di illuminare ogni centimetro di
spazio. Darcy non mancò di riservarmi la stanza più luminosa e grande a mio uso personale.
Proprio qui mi accingo a scrivere le mie lettere e ad assaporare lo spettacolo
che regna al di fuori di questa sala. Un bosco immenso verdeggiante, attorniato
da uno splendido specchio d’acqua irresistibilmente limpida si stagliava
all’orizzonte. Per mesi vi camminai. Ormai, conoscevo ogni increspatura
d’acqua, ogni foglia, ogni alba o emozionante tramonto, ma ogni stagione era più
nuova e più suggestiva. Eppure, il Signor Darcy
preferiva controllare ogni mio singolo passo, pur sapendo quanto questo mi
desse fastidio. Proprio qui, di fronte alla rugiada mattutina d’autunno, tra le
foglie increspate e colorite, lo vedo sopraggiungere. Un’aria fresca e pura
aleggiava tra i fili d’erba. Il sole a fatica si sforzava di vincere il
grigiore della notte, donando barlumi rossastri alle ombre degli alberi. Un
leggero vento pungeva il mio viso e Darcy non si
attardava a coprirmi con il suo morbido mantello, stringendomi a sé. Era tutto
così perfetto, quasi inaspettato. Ogni sferzata di raggi
nel cielo accalorava i nostri corpi. Specchiarmi in quell’acqua così silenziosa ed ancora addormentata mi dava profondo
sollievo.
“Elizabeth…” mi stringe le mani sentendole
ancora fredde “ Dovreste rientrare…” per quanto
pronunciasse quelle parole con irresistibile dolcezza, non potevo che ribattere
un po’ stizzita.
“Signor Fitzwilliam Darcy!”
sapeva bene che chiamarlo per intero era già una provocazione degna di me, per
questo mi ascoltava con interesse. “ Non c’è bisogno di tante attenzioni! Sono
ormai troppi mesi che mi trattate come l’oggetto più prezioso di questo immenso
palazzo!” gli sferro un sorriso soddisfatto.
“Perché?Non dovrebbe essere così?” mi bacia lentamente le mani accostandole al suo viso.
“Certo che no!! Potrei abituarmi a tanto interesse nei miei confronti e…dovrete venerarmi per sempre! Ma so che non sarà così, perché qualcun altro a breve rapirà il vostro cuore
,come a suo tempo ha fatto il mio. Non sarà difficile dimenticarmi!” fingo
un’aria di disapprovazione mentre le mie vesti si gonfiano ancora di più per la
brezza mattutina.
“Tutt’altro!Vi posso assicurare che sarò follemente innamorato di voi,ogni volta che rivedrò negli occhi della nostra splendida bambina i
vostri!” preme sulle mie vesti calde, rendendomi la madre più felice al mondo.
“Se è così allora, non dovrò temere!” mi avvicino al suo viso e sfioro le sue
labbra morbide. I miei occhi si riflettono nei suoi, così intensi, così profondi. Non sapeva che toccarmi che con delicatezza, tanto era
timoroso di farci del male, pur essendo stato fin dall’inizio la fonte di tutte
le mie gioie.
Uniti in quella mattina autunnale, nulla ci avrebbe divisi. Nessun
pregiudizio avrebbe messo in dubbio il nostro amore. Insieme sfioravamo con le
nostre dita quella parte di noi, così piccola e fragile,
con la certezza che dal padre avrebbe ereditato la generosità e la bontà
d’animo, da me la forza e la speranza di amare da umili.
Orgoglio e pregiudizio:l’amore
è un’altra cosa