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Autore: Elizabeth9    29/11/2009    8 recensioni
Quando il signor Bennet lasciò definitivamente la casa,sapeva con certezza che avrebbe posto fine a qualsiasi speranza delle sue figlie di avere una vita felice e di poter essere sposate. Elizabeth, una delle sorelle maggiori perciò decide di lasciare la propria famiglia e stabilirsi presso il temuto e facoltoso Signor Darcy che le avrebbe offerto un guadagno. Una nuova storia di uno dei classici più intramontabili di tutti i tempi, dove forse non sempre l'apparenza è vermante l'unica realtà. Regole e pregiudizi verranno superati ed infranti per dichiarare un amore, per molti impossibile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ecco…siamo giunti alla fine!Qualcuno dirà “Alleluia!!!” Spero proprio di non avervi annoiati, perché per me è stato un vero piacere scrivere questa fanfiction( e sottolineo, è stata anche la più lunga!!:)) Per me è stato come un sogno, una soddisfazione, se volete, è stato un po’ recitare una parte di me stessa che vorrei mettere in scena! Mi sono immedesimata ( e spetta a voi dirmi quanto ci sia riuscita!) da Aprile fino ad oggi, in una delle donne che ritengo perfette, non che eroina della letteratura! Spero che Jane Austen non me ne voglia e non si rivolti nella tomba!(cosa molto probabile data la mia inesperienza!) Comunque ci ho messo il cuore! Colgo ancora l’occasione per ringraziarvi tutti! Mi siete stati vicini e non posso che commuovermi! Dopo questa confessioneJ vi lascio al capitolo e come sempre aspetto tanti commenti!!!!GRAZIE GRAZIE GRAZIE!! Ps ditemi qual’è stato il momento che vi è piaciuto di più, il vostro personaggio e capitolo preferito nella storia, insomma tutte le vostre impressioni!

Cerco conforto nelle mie lacrime per tutta la notte. Ma nulla è valso estirpare dalla mia mente le parole di Lady Catherine. Non riuscivo a comprendere il significato delle sue azioni. Per quanto ovvie e indubbie ,rimanevano per me orribili. Il pensiero che a ragion sua, ora mi sento privata dell’uomo che ho l’ardire di amare, diventa ogni istante più doloroso. Non essere degna di amare ha un suono così amaro per il mio animo, eppure non è stato difficoltoso a Vossignoria ricordarmelo con tanta schiettezza. Per quale altra motivazione, se non per un folle e cieco amore, mi ritrovo ancora dopo ore abbandonata su di un tavolo?Il mio respiro aveva smesso di tremare. La mia bocca non esalava alcun suono. Il mio pianto rimane congelato a marcare il viso sconvolto. Non potevo che fissare con gli occhi illuciditi e spenti ciò che mi rimaneva di lui: Il ricordo. Seppure straziante ed insufficiente a nutrirmi ,nessuno mi avrebbe mai impedito di conservarlo. Un raggio di sole mi accarezza debolmente la mano come se non volesse far notare la sua presenza. Avrei desiderato rimanere sola per sempre nei miei pensieri. Avrei forse appreso l’umiltà di non pretendere tanto dal mio cuore.

Mi consumo nel mio dolore per innumerevoli giorni. Invano Charlotte aveva tentato di aiutarmi. Quella porta rimaneva chiusa come il mio cuore.

Lizzie, te ne prego apri! Non indugerei oltre ad entrare se non cercassi anche il tuo consenso! Sono giorni che te ne stai rinchiusa senza toccare cibo!” le sue parole non avevano alcun significato per me.

Charlotte comincia a bussare alla porta della sala.

“Elizabeth!Per l’amor del cielo rispondimi!Posso entrare?Non so cosa sia successo con Lady Catherine ma non puoi ostinarti a rimanere lì per sempre!Lizzie sono in pena per te!” ero desolata nel comprendere di essere fonte di tanta apprensione ma non avrei voluto incontrare nessun altro né ora né mai. Charlotte irrompe nella stanza non ricevendo alcuna risposta. I miei occhi erano ancora gonfi e persi nella disperazione. Poggio le mani sulle labbra, nel tentativo di trattenere i singhiozzi che non esitavano a riaffiorare.

Lizzie!!!” Charlotte mi si avvicina con uno sguardo preoccupato e materno “Cosa succede? Cosa è accaduto con quella donna!Dimmi!Hai un’aria così sconvolta!” tento di parlare ma le lacrime mi bloccano prima. Scoppio tra urla e gemiti, mentre cerco il suo abbraccio rassicurante.

“Oh Charlotte…tu non puoi capire…” la stringo sempre più forte ma il mio animo non sembra alleggerirsi. Mi invita a sedermi su di una poltrona accostandomi un candido fazzoletto per asciugarmi le guance.

“Mi rendo conto solo ora della mia ostinazione, della mia sfacciataggine, di quanto ho osato impunemente… Non avrei mai dovuto lasciare la mia casa. Sarebbe bastato sposare mio cugino per salvare ogni cosa. In questo istante le parole di mia madre cominciano ad assumere un senso. E’ solo colpa mia. Solo ora prendo consapevolezza di aver perso tutto  per aver amato troppo” Charlotte mi guarda sempre più desolata e comprensiva. Mi stringe le mani, così calde rispetto alle mie infreddolite dalla notte gelida.

“O mio Dio Elizabeth! Sai bene che non possiamo innamorarci, per quanto ingiusto sia, di chi desideriamo. Scegliere è prerogativa dei nobili…

“E disperare degli umili che hanno sperato oltre il dovuto…

“Forse, ma questo è, e non puoi pretendere di cambiare il mondo in un sol giorno. Siamo donne, solo donne…” non osavo sopportare quel senso di sottomissione e rassegnazione di Charlotte, fin troppo buona, come mia sorella Jane. “E’ così importante per te quell’uomo?”  scoppio in un fragoroso pianto a tali parole, avendo la certezza della risposta tra le labbra, per quanto insensato sia. “DIMENTICALO LIZZIE! DIMENTICALO!” alzo la fronte e la guardo agghiacciata. Non avrei tollerato un’altra volta l’eventualità che ciò accadesse. “Insomma, troverai il modo per alleviare questo dolore che ti pesa, fin quando non esisterà più…

“NO!CHARLOTTE!NO!Io non voglio dimenticare, è l’unica cosa che mi è rimasta… Vorrei così tanto che venisse a conoscenza della verità e di ciò che Lady Catherine ha fatto…” le mostro la lettera che sono riuscita a scrivere in questi giorni malgrado l’abbandono. Forse, l’avevo scritta con troppa rapidità per rendere giustizia a tutto ciò che avrei dovuto dire.

“MA NON CAPISCI!E’ TALMENTE ASSURDO NUTRIRE UNA SPERANZA TANTO IRREALIZZABILE!Cosa credi? Che il Signor Darcy ti sposi dopo averla letta?Lizzie, non ci è concesso sognare, essere romantici, ci basta vivere.”

“E’ questo il punto Charlotte, è come se non vivessi più. Dal momento in cui il suo sguardo mi ha fissata come una qualsiasi donna da disprezzare, non trovo ragione di vivere…”Charlotte è sempre più sconcertata, ma non potevo continuare a mentire a me stessa.  

“Elizabeth, non ti obbligherei a dimenticarlo se non fosse per il tuo bene. Mi è giunta voce che il Signor Darcy e sua sorella, Georgiana, partiranno domattina all’alba, di ritorno nel Derbyshire.”

“COSA?” PERCHE’?”al solo pensiero mi mancano le forze. L’idea di perderlo per sempre senza dare una logica spiegazione a quello che è accaduto, senza mostrargli in volto la verità mi dilaniava l’animo.

“ Si dice che dopo la tua partenza Georgiana abbia intimato il fratello a ritornarsene a casa, non per l’eventuale duraturo disturbo apportato all’amico Charles, ma a seguito della sconvolgente notizia. Il Signor Darcy dal suo canto, non ha saputo non acconsentire alla richiesta della persona a cui più tiene…

“Io devo rivederlo! Ora,subito! Prima di perderlo per sempre!” sono in procinto di alzarmi ed avviarmi alla volta di casa Bingley, quando Charlotte mi blocca di sorpresa.

“NO LIZZIE!ASPETTA! Sarebbe inutile, il Signor Darcy ha esplicitamente espresso la volontà di non rivederti…e proprio per scongiurare ogni possibilità di rincontrarti, è già partito oggi stesso…” Charlotte mi guarda perdere definitivamente quel barlume di speranza che aveva fino a qualche istante riacceso i miei occhi. Mi allontano da lei, dirigendomi verso la porta.

Lizzie! Sei impazzita dove vai?NON FARE SCIOCCHEZZE!”

Corro via con quanto più respiro potevo avere. Dovevo consegnare quella lettera a Georgiana. Avrei spiegato loro ogni cosa, così che il Signor Darcy si ricredesse sul mio conto, e sulla verità dei miei sentimenti. Dopo ore di estenuante cammino, giungo presso il palazzo e con mio profondo rammarico vengo a conoscenza che la stessa Georgiana ha lasciato Netherfield qualche ora fa. Con profonda desolazione ripercorro a ritroso i miei passi senza meta. Il cielo si ingrigisce sempre più velocemente, fin quando i primi lampi di luce non squarciano il cielo. Irrigidita dal freddo, mi stringo tra le spalle, tentando di serbare tepore. La pioggia si infiltra con crescente insistenza tra i fili d’erba. Vi penetra con violenta naturalezza. Tra le mani, le parole scritte all’uomo che amo e che invano mi obbligo a dimenticare. Quelle righe perdono la loro consistenza ad ogni pesante goccia d’acqua cadutavi prepotentemente sopra. Nessun conforto dal vederle svanire sotto l’alone grigiastro dell’inchiostro. Nessuna speranza di veder riaffiorare la loro originaria consistenza. Stringo tra le mani quei lembi ormai raggrinziti e bagnati, per poi lasciarmi cadere a terra. Le mie vesti si impregnano del suo odore, rimembrandomi ancora una volta il profumo della mia umile vita. Le mani si lasciano macchiare del suo fango, mentre sento volgere il viso sempre più in basso, fino a sfiorarne i fili d’erba inumiditi. Le lacrime nutrono il suolo sottostante, mentre il freddo s’addentra sempre più nel mio cuore, ormai eternamente incapace di donare calore. Non riesco ad esternare il mio dolore come vorrei. I singhiozzi si ritraggono in me come se fossi destinata a soffrire, a pagare per il mio irragionevole sentimento. I miei capelli disciolti al vento, sembrano inebriarsi sempre più della pioggia incessante, o forse erano solo le mie lacrime a sgorgare con quanta forza non abbiano mai avuto. Era assurdo il solo pensare di restare qui a compiangere me stessa per sempre, eppure non possedevo la volontà per liberarmi delle miei pene. Le mie mani cominciano lentamente a tremolare come tutto il resto del corpo, ma il gelo che mi attanagliava non era nulla a confronto. L’aria pungente mi impedisce di rialzarmi, fin quando non sento scivolare sopra le mie spalle intorpidite un mantello. Non avrei messo in dubbio a chi appartenesse.

“Non vorrete ammalarvi…

Charlotte…perché sei qui!Non saresti dovuta venire…” sento la sua mano appoggiarsi lievemente sul mio corpo, invitandomi a rivolgergli il mio sguardo. Volgo il mio viso sporco e sconvolto verso il suo. I miei battiti si arrestano senza preavviso. Sbarro gli occhi incredula. Rimango attonita per qualche interminabile istante, cercando di rintracciare una spiegazione razionale a giustificare chi mi trovo di fronte. A fatica affido la mia mano intirizzita ed infangata alla sua, che con quanta più grazia potesse avere, mi aiuta ad alzarmi. Solo il silenzio ancora una volta si frapponeva a noi. I suoi occhi erano intensi e preoccupati.  Non aveva ancora sferrato una sola parola, ma mi era sufficiente averlo accanto. La sua mano era ancora poggiata sopra la mia. Avevo così tanto desiderato toccarla un’altra volta.

“Potrete …mai perdonarmi per essere stato un uomo tanto superficiale ed ignobile?Mi sono precipitato da voi non appena ho appreso dove vi trovavate…” mi porta sempre più vicino a sé, donandomi un soffio delicato e schivo del suo lieve calore. Non riesco a ribattere, ad avere la prontezza per credere alla sua presenza qui, di fronte a me. “Lasciatemi parlare, non chiedo altro…” continua a fissarmi mentre la pioggia divora le sue vesti, rendendole opache e pesanti. “ non merito le vostre attenzioni, lo so bene. avreste tutta la mia approvazione nel caso in cui non desideraste vedermi” le sue affermazioni erano sempre più accorate “ Ma se così non è, vi supplico,permettetemi di dare spiegazione della mia presenza”  non ci sono parole, gesti, o risposte adeguate. Taccio acconsentendo con grande gaiezza alla sua richiesta. “ Ritengo di avervi fatto soffrire fin troppo, lo riconosco e vi giuro che se potessi tornare indietro ci penserei due volte prima di allontanarmi da voi. Non crediate che anche io non abbia rinnegato ogni giorno la vostra assenza. Ogni stanza, ogni luogo di quella casa mi suggeriva la vostra presenza, il vostro coraggio, la vostra bellezza. Eppure non avrei sopportato oltre l’idea che voi poteste essere di qualcun altro. Ciò non apporta giustificazione alla mia incredulità ai vostri sentimenti. Ho provato un profondo disprezzo nei miei confronti non appena, sono venuto a conoscenza della visita di mia zia presso la Signorina Charlotte. Non avrei ritenuto possibile quella donna di tanta scelleratezza. Provo profonda vergogna nell’aver solo pensato che voi amaste un altro uomo. Ma se non oso troppo nel dirlo, voi mi appartenete…siete la mia vita, e non potrei sapervi separata da me. Quella lettera, quelle infime parole mi hanno persuaso impunemente ad odiarvi, ma in realtà provavo rancore solo per me stesso, incapace di tenermi stretta la donna che amo…” trattengo a stento i gemiti che infiammano la mia gola. Gli occhi sempre più rossi e gonfi si corrodono a quelle parole. Resta speranzoso in una mia qualche risposta attesa fin troppo a lungo. Mi afferra entrambe le mani, mentre il suo viso mi si avvicina sempre di più. “ Non sarei nulla senza di voi. Non avrebbe alcun significato far scorrere ancora sangue nel mio cuore, incapace di smettere di soffrire, incapace di amare ancora. Ma, non posso pretendere tanto da voi, fin troppo afflitta e ingiustamente maltrattata. Basterà una sola vostra parola, e me ne andrò per sempre. La mia presenza non vi tormenterà oltre, vivrò all’ombra del ricordo e dell’errore, ma…ma se il vostro orgoglio ve lo permette, vi scongiuro di perdonarmi e di rendere i miei tormenti infondati, sapendovi per sempre mia…”il mio cuore si alimenta delle sue parole. Sembra rivivere ma al contempo scoppiare, impreparato ad una tale proposta. Il suo cuore gela di colpo, come le sue mani,desiderose di un mio gesto. “ Vi prego, fatemi l’onore di maritarmi…” si inginocchia a me, incredula a tanta umiltà e generosità.

S-signor Darcy…” balbetto ancora tra una parola ed un’altra “ alzatevi, vi prego non siete voi a dovervi inginocchiare” il suo viso restava basso, infradiciato dall’acqua che continuava a imperversare su noi. Non si sarebbe alzato fin quando non avrebbe udito una risposta. “ I-io, vi sono profondamente grata, ed ancora più debitrice di quanto già non lo sia, ma…non sono degna del vostro amore…” avrei preferito morire piuttosto che pronunciare quella risposta, ma la ragione mi imponeva di non essere più egoista come un tempo. Darcy alza il viso repentinamente. Le sue mani stringono ancora di più le mie. “…Io ho già osato troppo. Non voglio rovinare la vostra vita, la vostra reputazione, il vostro rango. Non c’è posto per me nella vostra esistenza per quanto ingiusto sia. Io vi dovrei essere per sempre debitrice e..e voi continuereste a macchiarvi  a causa mia di una immeritata stoltezza. Non desidero questo per voi, desidero solo il vostro bene e per quanto vi ami profondamente io non avrei altro che la mia vita da donarvi…” scoppio in un fragoroso pianto, che avrei voluto evitare di fronte ai suoi occhi ma non avrei potuto trattenermi più a lungo.

“Cosa?Voi mi state rifiutando per le vostre origini, che avete sin dal primo istante orgogliosamente rivendicato?”

“IO VI AMO, VI AMO …POTREI RIPETERLO ALL’INFINITO MA NON POSSO SPOSARVI!  Vi disonorerei a tal punto che…” sento le mie mani scostate via con violenza dal mio viso, fin quando le sue labbra inaspettatamente non fermano le mie urla. Le sue dita premono sulle mie guance arrossate. La sua fronte si appoggia lentamente alla mia. La sua bocca non mi lascia parlare, imprigiona ancora una volta tutte le mie paure. Tremo tra le sue braccia, ma Darcy mi rassicura con la sua presenza. Non mi avrebbe lasciata ne ero certa. Sento il suo profumo inebriare tutto il mio corpo, risvegliato dal torpore della solitudine. Il suo calore, la sua pelle, il sapore delle sue labbra mi riempivano di gioia. Percepisco il suo graduale distacco da me. era estenuante sentirlo allontanarsi dal mio corpo.

“ MA NON CAPITE? QUALE RAGIONEVOLE POSSIBILITA’ DI VIVERE AVREI, PRIVATO DI VOI? SIETE STATA VOI STESSA A FARMI APPREDERE LA VOSTR A NOBILTA’! NON HO INTERESSE PER LE VOSTRE ORIGINI!NON VI AMO PER IL VOSTRO RANGO, VI AMO E BASTA!NON C’E’ ALTRA RAGIONE! IO VIVO DI OGNI PARTE DI VOI, I VOSTRI OCCHI, LA VOSTRA BOCCA, IL VOSTRO SORRISO, LA VOSTRA CAPARBIETA’…NON LASCIATEMI MORIRE!” la sua voce mozzata dalla commozione cerca conforto nelle mie parole. I suoi occhi cominciano ad arrossire dal pianto.

“NON LO PERMETTEREI MAI…IO VI AMO, VI AMO!...E NON DESIDERO ALTRO CHE VIVERE IL RESTO DEI MIEI GIORNI CON VOI!!” mi abbandono alle sue braccia, baciandolo con quanta foga non avessi mai avuto prima. Accarezzo ossessivamente ogni parte del suo viso mentre le nostre lacrime si abbeverano le une delle altre. Un lieve raggio di sole si fa strada tra le minacciose nuvole per interporsi tra i nostri freddi visi. Restiamo ancora per qualche istante l’uno accanto all’altro, per poi avviarci verso la carrozza benché lontana dal luogo in cui ci trovavamo. Delicatamente si preoccupa di coprirmi dalla pioggia con le sue rassicuranti braccia, fin quando non sarei stata al riparo.

Il giorno seguente tutto il Derbyshire sapeva del nostro matrimonio, malgrado non desiderassi una così grande popolarità per ciò che io consideravo l’evento più importante ed ambito della mia vita. Il giorno delle nozze rimase segreto. Entrambi volevamo essere circondati solo dal nostro amore, tutto il resto non sarebbe servito se non ad alimentare insulse dicerie. Lady Catherine decise di non rivolgere più la parola a suo nipote che non ne sembrava poi così dispiaciuto.  Con mia somma gioia,avevo avuto finalmente la possibilità di chiarirmi con la Signorina Georgiana, la quale non solo accettò le mie scuse ma ravvivò le sue. In quanto alla mia famiglia, nessuno sembrava tanto appagato e felice quanto Jane per il mio avvenire. Per mia madre era un gesto a dir poco insperato. Il suo orgoglio, la sua testardaggine non le permisero di incontrarmi prima del lieto evento. A dire il vero non mi aspettavo la sua presenza né ora né più avanti, avrebbe dovuto ammettere troppe cose che non condivideva. Ero comunque ben disposta nello scrivere loro di sovente per assicurarmi che tutto andasse per il meglio e che Kitty stesse veramente bene come da tempo ormai, grazie al Signor Darcy si poteva notare.

Abitare in questa nuova lussuosa dimora era per me quasi imbarazzante. A confronto la casa del Signor Bingley era a dir poco modesta. Eppure Darcy, con la consueta galanteria che adoravo ogni giorno che passava, non mi faceva pesare tutto questo, anzi, sosteneva con orgoglio che nulla era pari alla mia bellezza. Non mi era difficile vivere in queste splendide stanze. Il profumo dell’oro e degli affreschi impregnava ogni cosa, per non parlare delle statue e del marmo che irrompeva in ogni angolo della casa, quasi con eccessiva preponderanza. Non potevo che non amare quelle splendide vetrate. Le finestre erano così ampie da permettere di illuminare ogni centimetro di spazio. Darcy non mancò di riservarmi la stanza più luminosa e grande a mio uso personale. Proprio qui mi accingo a scrivere le mie lettere e ad assaporare lo spettacolo che regna al di fuori di questa sala. Un bosco immenso verdeggiante, attorniato da uno splendido specchio d’acqua irresistibilmente limpida si stagliava all’orizzonte. Per mesi vi camminai. Ormai, conoscevo ogni increspatura d’acqua, ogni foglia, ogni alba o emozionante tramonto, ma ogni stagione era più nuova e più suggestiva. Eppure, il Signor Darcy preferiva controllare ogni mio singolo passo, pur sapendo quanto questo mi desse fastidio. Proprio qui, di fronte alla rugiada mattutina d’autunno, tra le foglie increspate e colorite, lo vedo sopraggiungere. Un’aria fresca e pura aleggiava tra i fili d’erba. Il sole a fatica si sforzava di vincere il grigiore della notte, donando barlumi rossastri alle ombre degli alberi. Un leggero vento pungeva il mio viso e Darcy non si attardava a coprirmi con il suo morbido mantello, stringendomi a sé. Era tutto così perfetto, quasi inaspettato. Ogni sferzata di raggi nel cielo accalorava i nostri corpi. Specchiarmi in quell’acqua così silenziosa ed ancora addormentata mi dava profondo sollievo.

Elizabeth…” mi stringe le mani sentendole ancora fredde “ Dovreste rientrare…” per quanto pronunciasse quelle parole con irresistibile dolcezza, non potevo che ribattere un po’ stizzita.

“Signor Fitzwilliam Darcy!” sapeva bene che chiamarlo per intero era già una provocazione degna di me, per questo mi ascoltava con interesse. “ Non c’è bisogno di tante attenzioni! Sono ormai troppi mesi che mi trattate come l’oggetto più prezioso di questo immenso palazzo!” gli sferro un sorriso soddisfatto.

“Perché?Non dovrebbe essere così?” mi bacia lentamente le mani accostandole al suo viso.

“Certo che no!! Potrei abituarmi a tanto interesse nei miei confronti e…dovrete venerarmi per sempre! Ma so che non sarà così, perché qualcun altro a breve rapirà il vostro cuore ,come a suo tempo ha fatto il mio. Non sarà difficile dimenticarmi!” fingo un’aria di disapprovazione mentre le mie vesti si gonfiano ancora di più per la brezza mattutina.

“Tutt’altro!Vi posso assicurare che sarò follemente innamorato di voi,ogni volta che rivedrò negli occhi della nostra splendida bambina i vostri!” preme sulle mie vesti calde, rendendomi la madre più felice al mondo.

“Se è così allora, non dovrò temere!” mi avvicino al suo viso e sfioro le sue labbra morbide. I miei occhi si riflettono nei suoi, così intensi, così profondi. Non sapeva che toccarmi che con delicatezza, tanto era timoroso di farci del male, pur essendo stato fin dall’inizio la fonte di tutte le mie gioie.

Uniti in quella mattina autunnale, nulla ci avrebbe divisi. Nessun pregiudizio avrebbe messo in dubbio il nostro amore. Insieme sfioravamo con le nostre dita quella parte di noi, così piccola e fragile, con la certezza che dal padre avrebbe ereditato la generosità e la bontà d’animo, da me la forza e la speranza di amare da umili.

 

Orgoglio e pregiudizio:l’amore è un’altra cosa

 

  
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