Rieccomi tornata!
L'atmosfera a Grimmauld Place si fa un pò
pesantuccia...stanno per succedere grandi cose ma non tanto a breve,
per adesso sto solo preparando il terreno.Insomma un capitolo pieno
zeppo di indizi e di presagi per il futuro...starà a voi
coglierli!
Mi raccomando recensite!!
Grimmauld Place numero 12 – Settembre 1995
Aryana Silente
Caro Tartufo,
Spero che tu stia
bene, i primi giorni qui sono stati terribili, sono proprio felice che
sia arrivato il finesettimana. Abbiamo una nuova insegnante di Difesa,
la professoressa Umbridge. È simpatica quasi come la tua
mamma. Scrivo perché la cosa di cui ti avevo scritto la
scorsa estate è successa di nuovo ieri sera mentre ero in
castigo con la Umbridge.
Il nostro
più grande amico manca a tutti quanti, speriamo che torni
presto.
Ti prego,
rispondi in fretta.
I migliori saluti,
Harry*
*(tratto da Harry
Potter e l’ Ordine della Fenicie - Capitolo 14
“Percy e Felpato”- pagina 273)
“Solo
una settimana di scuola e già si fa mettere in
punizione..”esclamò improvvisamente allegro Sirius
dopo aver letto la lettera appena arrivata.
Dalla partenza di
Harry il suo umore era sceso ai minimi storici. Ma con quella lettera
si era velocemente rialzato.
“Che
significa la cosa di cui ti avevo scritto la scorsa estate è
successa di nuovo?”citai perplessa mentre mi mettevo a sedere
appoggiando la schiena alla tastiera del letto.
“Credo
si riferisca al dolore alla cicatrice..”mormorò
preoccupato Sirius. “Dovremmo parlarne con tuo
padre?”.
“No,
sai già come la pensa. Questi dolori saranno sempre
più frequenti adesso che Lui è tornato e si fa
ogni giorno più forte. E poi se Harry ha scritto a te e non
è andato da mio padre un motivo ci
sarà”.
“Forse
aveva paura di disturbarlo o di fargli perdere tempo”.
“Ecco,
appunto. Quindi anche lui stesso è dell’opinione
che non sia poi così catastrofica questa faccenda”.
“Questo
legame tra Voldemort e Harry mi preoccupa..non mi piace per
niente”sussurrò livido.
“Immagino
che non piaccia a nessuno ma potrebbe anche essere un vantaggio se solo
lui lo sapesse controllare..”.
“Dovresti
convincere tuo padre a quelle lezioni di Occlumanzia..”.
“Lui
crede che Harry abbia già abbastanza cose a cui pensare in
questo momento e poi non pensa sia pronto”.
“Io
invece credo che tuo padre sottovaluti Harry. È sempre stato
così. L’unica che creda all’altezza sei
tu”.
“Avanti
Sirius, stai diventando noioso con tutto questo astio nei confronti di
mio padre”esclamai insofferente, alzandomi dal letto.
Ero esausta e
infuriata dell’atteggiamento di Sirius specialmente nei
confronti di mio padre. Era geloso di lui. Geloso del mio
rapporto con lui, dei nostri segreti e forse persino dei nostri poteri.
Un pensiero così non mi avrebbe nemmeno sfiorata un mese fa
ma Sirius mi aveva fatto perdere la pazienza, mi aveva esasperato con
il suo egocentrismo.
“Che
cosa vorresti dire, scusa?”rispose astioso.
Ecco
un’altra lite in arrivo. Come se già non ne
avessimo avute abbastanza.
“Senti,
sono esausta. È stata una giornata difficile,
d’accordo? Non voglio litigare”.
“No,
non puoi certo tirare il sasso e nascondere la mano. Perché
non mi dici quello che pensi davvero?”.
“Vuoi
sapere quello che penso davvero? Che ti attacchi ad ogni minima sillaba
perché vuoi litigare. Ecco quello che penso. Non perdi
occasione di fare polemica, sei sempre di malumore, scontroso e non
sopporto più la tua ironia gratuita. Devo sempre essere io a
venirti incontro, mai una volta che capissi il mio stato
d’animo. Pensi sempre che siano gli altri a doverti
comprendere. Sei un egocentrico e un egoista”.
“Oh,
scusami se non posso sempre essere brillante ed eccezionale. Sai, ho
solo passato dodici anni della mia vita in un carcere e solo ora
realizzo che sono evaso per ritrovarmi in un’ altra prigione.
E per di più, sono costretto ad assistere alle vostre
riunioni, ai vostri fantastici progetti su come combattere la guerra
senza neanche poter mettere bocca. Sono costretto a vedere i vostri
sguardi complici, i vostri insopportabili sospiri, le vostre
maledettissime frasi in codice e i vostri sguardi di compassione. Devo
assistere a quelle inutili riunioni dove si parla a vanvera
per ore e ore e non si agisce mai. A questo punto preferisco starmene
all’oscuro di tutto tanto è la stessa
cosa”strillò sconvolto.
“Stai
delirando. Le riunioni non sono affatto inutili. Tu non sei affatto
inutile. Devo ricordarti quanto ci sono serviti i tuoi interventi nella
pianificazione delle operazioni?”.
“Proprio
di questa penosa ipocrisia sto parlando”.
“Innanzi
tutto, abbassa la voce. Questa non è ipocrisia è
la realtà dei fatti. Se tu non fossi così
impegnato a crogiolarti nella tua patetica disperazione, te ne
accorgeresti e sarebbe meglio per tutti”.
“Che
cosa vorresti dire per patetica disperazione? Avanti, ci siamo arrivati
finalmente. La verità è che mi trovi patetico,
non è così? Dillo che ti faccio pena..”.
“Merlino,
Sirius! Perché devi fare sempre così?
Perché? Stai ingigantendo la situazione, la stai esasperando
come al solito. Devi sempre fare queste scenate, questi
drammi. Basta con questo vittimismo. Non è il mondo contro
di te, chiaro? Smettila di frignare e fai l’uomo. Comportati
da Auror. Vuoi renderti utile per l’Ordine? Studia i
rapporti, proponi delle idee, partecipa più attivamente alle
riunioni, suggerisci delle soluzioni alternative, usa le armi che hai a
disposizione”.
“L’abbiamo
già fatto questo discorso. Io non sono fatto per questo. Io
voglio agire, voglio combattere”.
“In
questo momento tu puoi fare solo questo. E se ti impegni puoi farlo.
Sei un ottimo Auror e ci hai dato delle idee interessanti i primi tempi
quando non eri ridotto così. Non vedo perché non
puoi farlo”.
“Tu
potresti farlo? Stare chiusa in casa tutto il tempo mentre altri
rischiano la vita per la causa in cui credono? Tu potresti star ferma
mentre il mondo si muove? Andiamo, non prendermi in giro”.
“
È proprio questo il punto. Tu non vuoi combattere per la
causa in cui credi, tu non vuoi farlo per la guerra. Altrimenti ti
andrebbe bene anche collaborare da qui. Tu vuoi farlo solo per te
stesso. Devi fare sempre l’eroe, sempre il protagonista. Non
puoi mettere da parte il tuo ego solo per una frazione di secondo e
comprendere tua moglie?”.
“E che
cosa dovrei comprendere? Sei il fulcro dell’Ordine, non hai
alcun tipo di problema”.
“Sei tu
il mio problema. Ogni sera che torno a casa distrutta, mi aspetto un
po’ di affetto, un po’ di comprensione e invece mi
ritrovo davanti un muro di gomma che mi accusa di complotti segreti con
mio padre e di escluderlo dalla mia vita quando non capisce che
è lui la mia vita e ogni mia giornata ruota al fatto che
presto tornerò da lui”mormorai sfinita.
“È
facile per te perché hai tutto quello che serve a quelli
come noi: il rischio,l’adrenalina, l’azione. Ed io
invece…”.
“Tu
invece non sai apprezzare le cose che hai davanti,Sirius. E un bel
giorno ti accorgerai che ci hai perso e ripenserai a questi mesi quando
non ti accorgevi che ci stavi rovinando”sussurrai cadaverica.
“Io non
voglio rovinare la nostra famiglia. Mi dispiace che sono
così..patetico e disperato come dici tu ma non posso farci
niente. Sto impazzendo. Vorrei fare qualcosa ma non posso. È
come se avessi le catene e tu sai cosa significa per me”disse
mortificato avvicinandosi.
“Sirius,
io lo capisco il tuo stato d’animo. Ma vorrei anche che tu ci
venissi incontro e la smettessi invece di accusare me e mio padre
soprattutto. Noi non c’entriamo niente. Smettila con questa
ironia insopportabile. Non è con noi che devi
prendertela”mormorai carezzandogli il viso.
“Ho la
sensazione che voi mi teniate all’oscuro di qualcosa..Cosa
sono tutte queste missioni? Quest’incontri tra te e lui? Non
è normale”.
“La tua
è solo gelosia..”.
“Certo
che sono geloso. Tu metti al primo posto lui che me e non posso
sopportarlo. Mi sento messo da parte e io odio essere messo da parte.
Dimmi cosa state tenendo nascosto all’Ordine tu e tuo
padre”disse prendendomi per le spalle.
“Se te
lo dirò, mi devi promettere che la finirai di venirci
addosso e ,soprattutto, mi devi promettere che non dirai nulla ad
Harry”ordinai perentoria.
“D’accordo,
te lo prometto. Adesso dimmi di che si tratta”.
“Sirius,
non sto scherzando. Non devi dire nulla ad Harry”dissi
fissandolo negli occhi.
Sapevo che gli
stavo chiedendo una cosa difficile ma era necessario.
“Lo so
che non stai scherzando. Non gli dirò niente”.
Ebbi un attimo di
esitazione. Lo fissai. Uno sguardo fugò
tutti i miei dubbi.
“Io e
mio padre stiamo indagando sul passato di Voldemort, come
già ti ho detto, perché pensiamo di aver scoperto
l’origine della sua apparente
invincibilità”.
L’atmosfera
cambiò in un istante. Mi guardava accigliato e meravigliato
insieme.
“Dici
davvero?”mormorò serio.
“Si
tratta di una magia molto oscura..”.
Presi a
raccontare tutto quello che io e mio padre sapevamo sugli Horcrux e le
nostre mirabolanti teorie a riguardo.
Ogni parola era
un macigno che si levava dallo stomaco.
Adesso non ci
sarebbero stati più misteri o bugie tra di noi.
I segreti hanno
sempre distrutto tutto e io non volevo che distruggessero anche il mio
matrimonio.
C’ero
già passata e non l’avrei mai più
permesso.
Quando
terminai di parlare non ci fu bisogno di chiarificazioni o domande.
Lui era Sirius,
non solo mio marito ma anche l’unico Auror con il quale
potevo lavorare a meraviglia perché mi capiva al volo,
perché ragionava come me, perché eravamo uguali.
Io e Sirius
eravamo anomali: due persone fuori dall’ordinario,
complicate, solitarie, diffidenti.
Persino i nostri
amici facevano fatica a comprenderci, a starci affianco.
Non eravamo per
tutti.
Ma una cosa era
certa: eravamo fatti l’uno per l’altra, anime
gemelle.
E questo nostro
legame andava al di là delle semplici parole, al di
là dei gesti.
Non era solo
Amore.
Era dipendenza,
sostanza, completezza, perfezione.
Stare insieme non
significava solo essere felici.
Significava
esistere.
Ed è
questa la differenza tra amare qualcuno ed invece esserne
l’anima gemella.
L’amore
non è egoista, insano, folle o brutale.
Invece noi
eravamo esattamente così.
Se non fossimo
stati irresistibilmente attratti l’uno dall’altra,
saremmo stati gemelli siamesi, ci avrebbe unito un legame fraterno,
indissolubile..
Era qualcosa di
troppo potente e di troppo magico per essere controllato o dominato.
Era qualcosa di
eterno.
************
Sirius Black
“Che
Merlino stai facendo,papà?”esclamò una
voce fin troppo familiare alle mie spalle.
Subito estrassi
la testa dal camino e mi voltai a guardare un accigliatissimo James.
“Ehm..ecco..io”balbettai
mentre cercavo disperatamente una patetica scusa alla quale appigliarmi.
Decisi di
sfoderare un incantevole sorriso malandrino . Funzionava sempre.
“Con
chi parlavi?”chiese sempre più accigliato.
Era chiaro che la
mia naturale qualità a tirarmi fuori dai guai si era
arrugginita da un pezzo.
Insieme al mio
sorriso.
Mi arresi.
“Con
Harry”borbottai,rialzandomi.
“Harry
era dentro il camino?”chiese ridendo.
“No,
però io ero dentro il camino della Sala Comune di
Grifondoro”risposi, ridendo. “Diciamo che
è un vecchio trucco imparato a scuola”.
“Beh,
ad ogni modo non dovresti farlo. È pericoloso”.
Roteai gli occhi
al cielo. No, per favore, anche lui no.
“James,
per favore, non farmi la predica anche tu. Non sai cosa
significa..”.
Mi interruppe
subito.
“Non so
cosa significa? Starai scherzando, spero. È da tutta la vita
che vivo nascosto dal resto del mondo. Da quattordici anni. E vorrei
ricordarti che è anche a causa tua. Solo adesso ho
l’occasione di toccare una bacchetta magica, di vivere con
degli esseri umani, di essere quasi normale. D’accordo non
è il massimo ma almeno è qualcosa. Se tu venissi
beccato, non avrei più nemmeno questo. Quindi scusami se mi
preoccupo del mio futuro. Scusami se non voglio tornare a vivere in una
prigione di cristallo a Shantaram. Perdonami,
papà, se non mi lamento abbastanza come invece fai
tu”sputò imbestialito.
Incredibile.
Messo K.O. da un quattordicenne. Aveva ragione su tutta la linea.
“Mi
dispiace, J. Però ti giuro che sono stato attento.
Io…So che può sembrare che io stia scappando da
voi ma non è così. Vorrei tanto trovare le parole
per esprimere quello che ho dentro..”.
“Papà,
io lo so che cosa provi. Ogni giorno mi sveglio e penso a come sarebbe
camminare in mezzo alla gente, senza il mantello
dell’invisibilità o altri trucchi. Immagino la
loro espressione mentre mi guardano, come sarebbe se mi urtassero, se
mi sorridessero. Io sogno di poter aprire la finestra e fare entrare la
luce del sole , sogno di correre per i corridoi di Hogwarts, di avere
degli amici, di poter vivere. Non c’è istante in
cui io non immagini una situazione normale, quotidiana. Qualcosa che
possa farmi sperare. Ma poi non succede niente. Io so che dobbiamo
combattere per la nostra libertà. So che vinceremo. Io lo
so. Perché sono vivo e ho bisogno di crederlo. E se
combattere significa nascondersi, beh, allora io starò buono
nella mia cantina. Non è facile. Sono così
arrabbiato che vorrei spaccare tutto, a volte. Anzi, quasi sempre. Ma
poi mi faccio una domanda: Essere arrabbiati, trattare male
gli altri e di conseguenza stare male io, cambia le cose? Piangere,
spaccare tutto, logorarmi dentro, migliorerà la mia
situazione? Risposta: No. Bene, allora è meglio combattere.
Che per noi significa nasconderci e non rischiare. Ma sperare. Sperare
che un giorno le cose possano cambiare”.
Aveva fatto tutto
quel discorso con una calma esemplare. Come se fosse la cosa
più logica e normale di questo mondo. E io…io
l’avevo capito. Io sapevo che era la cosa giusta.
Andai verso di
lui e lo abbracciai. Anche quella era la cosa più normale
del mondo.
“Tu
diventi ogni giorno più simile a tua madre, per
fortuna”sussurrai al suo orecchio. Mentre cercavo di
trattenere le lacrime.
Avrei tanto
voluto che qualcuno capisse in che situazione fossi.
Mi sentivo
prossimo alla fine di tutto. Una specie di delirio.
Sentivo che il
mio cuore sarebbe esploso da un momento all’altro.
Non
riusciva più a reggere tutte quelle sensazioni. Troppo
intense.
Se ci fosse stata
una parola atta a descrivere il mio stato d’animo sarebbe
stata: felicità straziante.
Avevo la mia
famiglia, ero innamorato, ero vivo.
Non nel modo in
cui avrei voluto ma ero vivo.
Per qualche
assurda ragione allo stesso tempo mi sentivo sull’orlo di un
baratro.
Pronto a cadere
da un momento all’altro.
Sentivo che la
mia natura moriva poco a poco. Stavo uccidendo il mio istinto che era
sempre stato la cosa più forte che avessi mai avuto.
Passavo da
momenti di estasi assoluta ad attacchi d’ira improvvisi.
Odiavo essere
così lunatico.
Sentivo che stavo
andando fuori di testa.
Essere felice era
uno strazio perché sentivo che ogni minuto di
felicità era un minuto di agonia per la mia natura
selvaggia.
Mi sentivo
addomesticato, in cattività, in catene. Quasi mi sentivo in
colpa per la mia felicità.
Era impossibile
andare avanti così.
Sentivo
che presto o tardi sarebbe successo qualcosa, qualcosa di irreparabile.
O sarei morto io
o la mia famiglia.
Non
c’era scampo.
In ogni caso, per
me non c’era via d’uscita.
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