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Autore: ilenia23    03/12/2009    5 recensioni
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E se Albus Silente avesse una figlia? E se Sirius Black  se ne innamorasse? E se la storia fosse andata tutto in un altro modo o quasi?
Un intenso sguardo, durato un solo istante.
Pieno di dolcissima tensione.
Complicità.
E paura.
E ansia.
E passione.
E felicità straziante.
Gioia pura, autentica.
In un brevissimo sguardo  tutto questo.
Eravamo tutto questo io e Sirius.
E quel poco d’amore che c’era.
Genere: Drammatico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rieccomi tornata! L'atmosfera a Grimmauld Place si fa un pò pesantuccia...stanno per succedere grandi cose ma non tanto a breve, per adesso sto solo preparando il terreno.Insomma un capitolo pieno zeppo di indizi e di presagi per il futuro...starà a voi coglierli! 
Mi raccomando recensite!!



Grimmauld Place numero 12 – Settembre 1995


Aryana Silente


Caro Tartufo,

Spero che tu stia bene, i primi giorni qui sono stati terribili, sono proprio felice che sia arrivato il finesettimana. Abbiamo una nuova insegnante di Difesa, la professoressa Umbridge. È simpatica quasi come la tua mamma. Scrivo perché la cosa di cui ti avevo scritto la scorsa estate è successa di nuovo ieri sera mentre ero in castigo con la Umbridge.
Il nostro più grande amico manca a tutti quanti, speriamo che torni presto.
Ti prego, rispondi in fretta.
I migliori saluti,
Harry*
*(tratto da Harry Potter e l’ Ordine della Fenicie - Capitolo 14 “Percy e Felpato”- pagina 273)

“Solo una settimana di scuola e già si fa mettere in punizione..”esclamò improvvisamente allegro Sirius dopo aver letto la lettera appena arrivata.
Dalla partenza di Harry il suo umore era sceso ai minimi storici. Ma con quella lettera si era velocemente rialzato.   
“Che significa la cosa di cui ti avevo scritto la scorsa estate è successa di nuovo?”citai perplessa mentre mi mettevo a sedere appoggiando la schiena alla tastiera del letto.
“Credo si riferisca al dolore alla cicatrice..”mormorò preoccupato Sirius. “Dovremmo parlarne con tuo
padre?”.
“No, sai già come la pensa. Questi dolori saranno sempre più frequenti adesso che Lui è tornato e si fa ogni giorno più forte. E poi se Harry ha scritto a te e non è andato da mio padre un motivo ci sarà”.
“Forse aveva paura di disturbarlo o di fargli perdere tempo”.
“Ecco, appunto. Quindi anche lui stesso è dell’opinione che non sia poi così catastrofica questa faccenda”.
“Questo legame tra Voldemort e Harry mi preoccupa..non mi piace per niente”sussurrò livido.
“Immagino che non piaccia a nessuno ma potrebbe anche essere un vantaggio se solo lui lo sapesse controllare..”.
“Dovresti convincere tuo padre a quelle lezioni di Occlumanzia..”.
“Lui crede che Harry abbia già abbastanza cose a cui pensare in questo momento e poi non pensa sia pronto”.
“Io invece credo che tuo padre sottovaluti Harry. È sempre stato così. L’unica che creda all’altezza sei tu”.
“Avanti Sirius, stai diventando noioso con tutto questo astio nei confronti di mio padre”esclamai insofferente, alzandomi dal letto.  
Ero esausta e infuriata dell’atteggiamento di Sirius specialmente nei confronti di mio padre.  Era geloso di lui. Geloso del mio rapporto con lui, dei nostri segreti e forse persino dei nostri poteri. Un pensiero così non mi avrebbe nemmeno sfiorata un mese fa ma Sirius mi aveva fatto perdere la pazienza, mi aveva esasperato con il suo egocentrismo.
“Che cosa vorresti dire, scusa?”rispose astioso.
Ecco un’altra lite in arrivo. Come se già non ne avessimo avute abbastanza.
“Senti, sono esausta. È stata una giornata difficile, d’accordo? Non voglio litigare”.
“No, non puoi certo tirare il sasso e nascondere la mano. Perché non mi dici quello che pensi davvero?”.
“Vuoi sapere quello che penso davvero? Che ti attacchi ad ogni minima sillaba perché vuoi litigare. Ecco quello che penso. Non perdi occasione di fare polemica, sei sempre di malumore, scontroso e non sopporto più la tua ironia gratuita. Devo sempre essere io a venirti incontro, mai una volta che capissi il mio stato d’animo. Pensi sempre che siano gli altri a doverti comprendere. Sei un egocentrico e un egoista”.
“Oh, scusami se non posso sempre essere brillante ed eccezionale. Sai, ho solo passato dodici anni della mia vita in un carcere e solo ora realizzo che sono evaso per ritrovarmi in un’ altra prigione. E per di più, sono costretto ad assistere alle vostre riunioni, ai vostri fantastici progetti su come combattere la guerra senza neanche poter mettere bocca. Sono costretto a vedere i vostri sguardi complici, i vostri insopportabili sospiri, le vostre maledettissime frasi in codice e i vostri sguardi di compassione. Devo assistere a quelle  inutili riunioni dove si parla a vanvera per ore e ore e non si agisce mai. A questo punto preferisco starmene all’oscuro di tutto tanto è la stessa cosa”strillò sconvolto.
“Stai delirando. Le riunioni non sono affatto inutili. Tu non sei affatto inutile. Devo ricordarti quanto ci sono serviti i tuoi interventi nella pianificazione delle operazioni?”.
“Proprio di questa penosa ipocrisia sto parlando”.
“Innanzi tutto, abbassa la voce. Questa non è ipocrisia è la realtà dei fatti. Se tu non fossi così impegnato a crogiolarti nella tua patetica disperazione, te ne accorgeresti e sarebbe meglio per tutti”.
“Che cosa vorresti dire per patetica disperazione? Avanti, ci siamo arrivati finalmente. La verità è che mi trovi patetico, non è così? Dillo che ti faccio pena..”.
“Merlino, Sirius! Perché devi fare sempre così? Perché? Stai ingigantendo la situazione, la stai esasperando come al solito.  Devi sempre fare queste scenate, questi drammi. Basta con questo vittimismo. Non è il mondo contro di te, chiaro? Smettila di frignare e fai l’uomo. Comportati da Auror. Vuoi renderti utile per l’Ordine? Studia i rapporti, proponi delle idee, partecipa più attivamente alle riunioni, suggerisci delle soluzioni alternative, usa le armi che hai a disposizione”.
“L’abbiamo già fatto questo discorso. Io non sono fatto per questo. Io voglio agire, voglio combattere”.
“In questo momento tu puoi fare solo questo. E se ti impegni puoi farlo. Sei un ottimo Auror e ci hai dato delle idee interessanti i primi tempi quando non eri ridotto così. Non vedo perché non puoi farlo”.
“Tu potresti farlo? Stare chiusa in casa tutto il tempo mentre altri rischiano la vita per la causa in cui credono? Tu potresti star ferma mentre il mondo si muove? Andiamo, non prendermi in giro”.
“ È proprio questo il punto. Tu non vuoi combattere per la causa in cui credi, tu non vuoi farlo per la guerra. Altrimenti ti andrebbe bene anche collaborare da qui. Tu vuoi farlo solo per te stesso. Devi fare sempre l’eroe, sempre il protagonista. Non puoi mettere da parte il tuo ego solo per una frazione di secondo e comprendere tua moglie?”.
“E che cosa dovrei comprendere? Sei il fulcro dell’Ordine, non hai alcun tipo di problema”.
“Sei tu il mio problema. Ogni sera che torno a casa distrutta, mi aspetto un po’ di affetto, un po’ di comprensione e invece mi ritrovo davanti un muro di gomma che mi accusa di complotti segreti con mio padre e di escluderlo dalla mia vita quando non capisce che è lui la mia vita e ogni mia giornata ruota al fatto che presto tornerò da lui”mormorai sfinita.
“È facile per te perché hai tutto quello che serve a quelli come noi: il rischio,l’adrenalina, l’azione. Ed io invece…”.
“Tu invece non sai apprezzare le cose che hai davanti,Sirius. E un bel giorno ti accorgerai che ci hai perso e ripenserai a questi mesi quando non ti accorgevi che ci stavi rovinando”sussurrai cadaverica.
“Io non voglio rovinare la nostra famiglia. Mi dispiace che sono così..patetico e disperato come dici tu ma non posso farci niente. Sto impazzendo. Vorrei fare qualcosa ma non posso. È come se avessi le catene e tu sai cosa significa per me”disse mortificato avvicinandosi.
“Sirius, io lo capisco il tuo stato d’animo. Ma vorrei anche che tu ci venissi incontro e la smettessi invece di accusare me e mio padre soprattutto. Noi non c’entriamo niente. Smettila con questa ironia insopportabile. Non è con noi che devi prendertela”mormorai carezzandogli il viso.
“Ho la sensazione che voi mi teniate all’oscuro di qualcosa..Cosa sono tutte queste missioni? Quest’incontri tra te e lui? Non è normale”.
“La tua è solo gelosia..”.
“Certo che sono geloso. Tu metti al primo posto lui che me e non posso sopportarlo. Mi sento messo da parte e io odio essere messo da parte. Dimmi cosa state tenendo nascosto all’Ordine tu e tuo padre”disse prendendomi per le spalle.
“Se te lo dirò, mi devi promettere che la finirai di venirci addosso e ,soprattutto, mi devi promettere che non dirai nulla ad Harry”ordinai perentoria.
“D’accordo, te lo prometto. Adesso dimmi di che si tratta”.
“Sirius, non sto scherzando. Non devi dire nulla ad Harry”dissi fissandolo negli occhi.
Sapevo che gli stavo chiedendo una cosa difficile ma era necessario.
“Lo so che non stai scherzando. Non gli dirò niente”.
Ebbi un attimo di esitazione.  Lo fissai.  Uno sguardo fugò tutti i miei dubbi.
“Io e mio padre stiamo indagando sul passato di Voldemort, come già ti ho detto, perché pensiamo di aver scoperto l’origine della sua apparente invincibilità”.
L’atmosfera cambiò in un istante. Mi guardava accigliato e meravigliato insieme.
“Dici davvero?”mormorò serio.
“Si tratta di una magia molto oscura..”.
Presi a raccontare tutto quello che io e mio padre sapevamo sugli Horcrux e le nostre mirabolanti teorie a riguardo.
Ogni parola era un macigno che si levava dallo stomaco.
Adesso non ci sarebbero stati più misteri o bugie tra di noi.
I segreti hanno sempre distrutto tutto e io non volevo che distruggessero anche il mio matrimonio.
C’ero già passata e non l’avrei mai più permesso.
 Quando terminai di parlare non ci fu bisogno di chiarificazioni o domande.
Lui era Sirius, non solo mio marito ma anche l’unico Auror con il quale potevo lavorare a meraviglia perché mi capiva al volo, perché ragionava come me, perché eravamo uguali.
Io e Sirius eravamo anomali: due persone fuori dall’ordinario, complicate, solitarie, diffidenti.
Persino i nostri amici facevano fatica a comprenderci, a starci affianco.
Non eravamo per tutti.
Ma una cosa era certa: eravamo fatti l’uno per l’altra, anime gemelle.
E questo nostro legame andava al di là delle semplici parole, al di là dei gesti.
Non era solo Amore.
Era dipendenza, sostanza, completezza, perfezione.
Stare insieme non significava solo essere felici.
Significava esistere.
Ed è questa la differenza tra amare qualcuno ed invece esserne l’anima gemella.
L’amore non è egoista, insano, folle o brutale.
Invece noi eravamo esattamente così.
Se non fossimo stati irresistibilmente attratti l’uno dall’altra, saremmo stati gemelli siamesi, ci avrebbe unito un legame fraterno, indissolubile..
Era qualcosa di troppo potente e di troppo magico per essere controllato o dominato.
Era qualcosa di eterno.   
                                                                           
                                                                         
                                                                         ************

Sirius Black

“Che Merlino stai facendo,papà?”esclamò una voce fin troppo familiare alle mie spalle.
Subito estrassi la testa dal camino e mi voltai a guardare un accigliatissimo James.
“Ehm..ecco..io”balbettai mentre cercavo disperatamente una patetica scusa alla quale appigliarmi.
Decisi di sfoderare un incantevole sorriso malandrino . Funzionava sempre.
“Con chi parlavi?”chiese sempre più accigliato.
Era chiaro che la mia naturale qualità a tirarmi fuori dai guai si era arrugginita da un pezzo.
Insieme al mio sorriso.
Mi arresi.
“Con Harry”borbottai,rialzandomi.
“Harry era dentro il camino?”chiese ridendo.
“No, però io ero dentro il camino della Sala Comune di Grifondoro”risposi, ridendo. “Diciamo che è un vecchio trucco imparato a scuola”.
“Beh, ad ogni modo non dovresti farlo. È pericoloso”.
Roteai gli occhi al cielo. No, per favore, anche lui no.
“James, per favore, non farmi la predica anche tu. Non sai cosa significa..”.
Mi interruppe subito.
“Non so cosa significa? Starai scherzando, spero. È da tutta la vita che vivo nascosto dal resto del mondo. Da quattordici anni. E vorrei ricordarti che è anche a causa tua.  Solo adesso ho l’occasione di toccare una bacchetta magica, di vivere con degli esseri umani, di essere quasi normale. D’accordo non è il massimo ma almeno è qualcosa. Se tu venissi beccato, non avrei più nemmeno questo. Quindi scusami se mi preoccupo del mio futuro. Scusami se non voglio tornare a vivere in una prigione di cristallo a Shantaram.  Perdonami, papà, se non mi lamento abbastanza come invece fai tu”sputò imbestialito.
Incredibile. Messo K.O. da un quattordicenne. Aveva ragione su tutta la linea.
“Mi dispiace, J. Però ti giuro che sono stato attento. Io…So che può sembrare che io stia scappando da voi ma non è così. Vorrei tanto trovare le parole per esprimere quello che ho dentro..”.
“Papà, io lo so che cosa provi. Ogni giorno mi sveglio e penso a come sarebbe camminare in mezzo alla gente, senza il mantello dell’invisibilità o altri trucchi. Immagino la loro espressione mentre mi guardano, come sarebbe se mi urtassero, se mi sorridessero. Io sogno di poter aprire la finestra e fare entrare la luce del sole , sogno di correre per i corridoi di Hogwarts, di avere degli amici, di poter vivere. Non c’è istante in cui io non immagini una situazione normale, quotidiana. Qualcosa che possa farmi sperare. Ma poi non succede niente. Io so che dobbiamo combattere per la nostra libertà. So che vinceremo. Io lo so. Perché sono vivo e ho bisogno di crederlo. E se combattere significa nascondersi, beh, allora io starò buono nella mia cantina. Non è facile. Sono così arrabbiato che vorrei spaccare tutto, a volte. Anzi, quasi sempre. Ma poi mi faccio una domanda: Essere arrabbiati,  trattare male gli altri e di conseguenza stare male io, cambia le cose? Piangere, spaccare tutto, logorarmi dentro, migliorerà la mia situazione? Risposta: No. Bene, allora è meglio combattere. Che per noi significa nasconderci e non rischiare. Ma sperare. Sperare che un giorno le cose possano cambiare”.   
Aveva fatto tutto quel discorso con una calma esemplare. Come se fosse la cosa più logica e normale di questo mondo. E io…io l’avevo capito. Io sapevo che era la cosa giusta.
Andai verso di lui e lo abbracciai. Anche quella era la cosa più normale del mondo.
“Tu diventi ogni giorno più simile a tua madre, per fortuna”sussurrai al suo orecchio. Mentre cercavo di trattenere le lacrime.
Avrei tanto voluto che qualcuno capisse in che situazione fossi.
Mi sentivo prossimo alla fine di tutto. Una specie di delirio.
Sentivo che il mio cuore sarebbe esploso da un momento all’altro.
 Non riusciva più a reggere tutte quelle sensazioni. Troppo intense.
Se ci fosse stata una parola atta a descrivere il mio stato d’animo sarebbe stata: felicità straziante.
Avevo la mia famiglia, ero innamorato, ero vivo.
Non nel modo in cui avrei voluto ma ero vivo.
Per qualche assurda ragione allo stesso tempo mi sentivo sull’orlo di un baratro.
Pronto a cadere da un momento all’altro.
Sentivo che la mia natura moriva poco a poco. Stavo uccidendo il mio istinto che era sempre stato la cosa più forte che avessi mai avuto.
Passavo da momenti di estasi assoluta ad attacchi d’ira improvvisi.
Odiavo essere così lunatico.
Sentivo che stavo andando fuori di testa.
Essere felice era uno strazio perché sentivo che ogni minuto di felicità era un minuto di agonia per la mia natura selvaggia.
Mi sentivo addomesticato, in cattività, in catene. Quasi mi sentivo in colpa per la mia felicità.
Era impossibile andare avanti così.
 Sentivo che presto o tardi sarebbe successo qualcosa, qualcosa di irreparabile.  
O sarei morto io o la mia famiglia.
Non c’era scampo.
In ogni caso, per me non c’era via d’uscita. 
  
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