Sabato
mattina, alle dieci Alice entrò in camera mia saltellando
allegramente mentre Emmett seduto sul mio letto mi spiegava come aveva
steso un orso la sera prima, mentre io mangiavo in pigiama.
"Litz, tesoro, siamo
tornati stamattina, ho comprato dell'intimo delizioso mentre eravamo
via, sicuramente vi servirà!" disse guardando allusiva prima
me e poi Emmett.
"Io preferirei che non
ci fosse" disse Emmett.
"Come sei sciocco,
c'è più romanticismo" sbottò lei
seccata.
"Alice, grazie" sorrisi
io.
"Figurati, lascio la
borsa qui" disse, poi si voltò minacciosamente verso Emmett
e socchiuse gli occhi sibilando: "non li distruggere, ci tengo sono
stupendi e sarebbe difficile far arrivare altri pezzi del genere".
Detto questo se ne andò saltellando alla velocità
della luce.
"E' un mostriciattolo"
sussurrò Emmett guardando.
"Io la adoro" dissi io.
"Ti adoro anche io cara"
urlò lei.
"Devi andare dai
Clearwater stasera?" chiese Emmett dispiaciuto.
"Già" dissi
io. Avrei voluto portarlo con me, ma se già a Seth creava
problemi venire a stare da noi, non osavo immaginare fino a che punto
la presenza di uno dei Cullen avrebbe potuto cacciarlo nei guai.
"A che ora torni? Non mi
va che guidi di notte, insomma... e se ti aspettassi al confine di La
Push?" chiese lui "in modo da tornare insieme".
Rimasi imbambolata
fissando il suo viso perfetto.
"Come vuoi Em" dissi io,
mi accostai a lui e lo abbraccia.
Lui mi spinse
leggermente fino a quando non ci trovammo distesi su di me. Il suo
corpo poggiato delicatamente sul mio.
Mi baciò
leggermente, senza fretta. Un bacio lento, romantico. Da innamorati.
Emmett aveva un grande autocontrollo, anche se ora aveva bisogno di
andare a caccia più spesso.
Edward si
accostò alla nostra porta. Sul suo viso nessuna parvenza di
una qualunque espressione, era una maschera di ghiaccio.
"C'è al
telefono Seth Clearwater" annunciò con voce monocorde e
sparì.
"Sei uno stronzo Emmett"
dissi io "mi hai baciato perchè sapevi che stava venendo"
"Quel ragazzo ha bisogno
di aiuto, credimi" aggiunse lui "e comunque io ti bacio
perchè ne ho un bisogno impellente"
Mi alzai e mi diressi
verso il telefono del secondo piano.
"Pronto?" risposi.
"Ciao Beth!" mi
salutò lui con la sua solita voce allegra "Stavo pensando...
perchè non vieni a La Push? Andiamo in spiaggia, tutti gli
altri sono fuori quindi staremmo un po' tranquilli dalle mie parti...
una volta ogni tanto" spiegò velocemente.
"Ehm... ok" dissi presa
in contropiede "aspetta un attimo in linea" dissi io.
Scesi le scale di corsa
saltando gli ultimi tre gradini a piè pari e scivolando sino
in salotto.
Esme ed Alice erano
intente a seguire una delle miliardesime puntate di Beautiful, la soap
opera eterna. Almeno loro l'avrebbero potuta seguire davvero per
l'eternità.
"Esme" dissi lanciando
un urletto.
"Dimmi cara" disse lei
voltandosi verso di me. Carlisle entrò in quell'esatto
momento.
"Seth potrebbe rimanere
a pranzo da noi?" chiesi contenta.
"A dire il vero..."
volse lo sguardo verso Carlisle ed io la imitai.
"Carlisle per favore"
dissi io.
"Litz". O no, anche lui
con i nomignoli.
"Carl" scherzai io.
"Noi non mangiamo" disse.
"O merda" sussurrai.
"Ma... potremmo fare
un'eccezione per oggi" disse Alice. Amava avere ospiti.
La guardai speranzosa,
poi mi rivolsi di nuovo a Carlisle, con sguardo innocente e
supplichevole allo stesso tempo.
"E vada, Edward
sarà da Bella ed io a lavoro. Jasper non credo si
unirà" commentò.
"Ma noi potremmo
mangiare una piccola bistecca al sangue" disse Alice battendo le mani
come una scolaretta. Rimaneva comunque sia bellissima.
"Per me non ci sono
problemi" disse Esme "finita la puntata mi metto all'opera"
annuì.
"GRAZIE" urlai mi
diressi verso le scale, ma poi ricordai un'altra cosa e tornai indietro.
"Carlisle, cosa si mette
su un livido vecchio di un giorno?" chiesi.
"A cosa ti serve scusa?"
chiese.
"Ti sei fatta male?" mi
chiese Esme in preda al panico.
Sicuramente pensavano
che Emmett mi avesse fatto del male.
"No!" esclamai io "non
è per me, ma per Seth, ha fatto a pugni" spiegai. Loro mi
guardarono sospettosi. Edward scese le scale con non-chalance infilando
il cappotto.
"Dice la
verità" sussurrò e poi sparì.
"Ti lascio la pomata sul
tavolo" disse Carlisle "e tra parentesi, non crediamo che tu dica
bugie, però ci preoccupiamo per la tua
incolumità".
"OK" dissi io e tornai
su al telefono.
Vi trovai Emmett che
elencava nomi di giocatori a me ignoti.
"Emmett lascia il
telefono" ordinai. Lui mi guardò con occhi supplichevoli.
"Ma stavamo..."
cercò di dire.
Lo baciai. "Mi lasci il
telefono, per favore?" chiesi.
"Ok" disse "ciao Seth,
ci si vede oggi". Mi porse la cornetta.
"Seth" dissi riprendendo
possesso del telefono "vengo a La Push, ma poi sei invitato a pranzo da
me" spiegai.
"Ehm..." disse lui "ok!"
"Perfetto" dissi "sono
lì tra mezz'ora".
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