Visto
che è il mio compleanno, postaggio lievemente
anticipato ad un’ora notturna.
Continuo
a lovvarvi con molto sentimento! Ripeto come al
solito, e fino alla nausea. Il carburante di questa storia siete voi e
i vostri
commenti! J
@Lilin: La sorella
di Tinkerbell?! XD Ma
no, dai, il tuo nick è più carino. Scorpius sa un
po’ di Sherlock? Ahaha,
probabile, colpa della mia infanzia tirata su a colpi di Agatha
Christie.
Grazie mille per i complimenti sull’ultimo pezzo, devo
ammettere che ero
ispirata *James punta alla testa di Dira una bacchetta,
minaccioso*… ergh,
comunque. Dì come nomignolo mi piace troppo! XD Non ci avevo
mai pensato! In
questo capitolo ancora non vi godrete la partita, ma… ben
altro. ;)
@MyriamMalfoy: Stiamo
parlando di Teddy. Trai
tassorosso non ci sono sicuramente dei cuor di leone
nell’affrontare i propri
sentimenti. Eheehe, Jamie si odia e si ama. Ammetto che non
c’è rimasto
benissimo, ma non è tipo che s’arrende! :P Il
quartetto miracoli sta divertendo
anche me. Ammetto che c’era bisogno di qualcosa
più che un Herm che reggesse il
gioco. Grazie per i complimenti!
@Altovoltaggio: Questo capitolo
spero non ti deluderà. J E
ci sarà molto, molto Tommy.
@Franza: Ciao
Franza! Sì, Teddy è un po’
un idiota, ma cerca di capirlo, è un tontissimo tassorosso
figlio di Remus
‘nego di amare’ Lupin. Che c’era da
aspettarsi, da uno così? :( James è vero,
riesce a non trasformarsi in una testa di cavolo solo quando
c’è Teddy. La
forza dell’amore. XD Per Al/Tom… leggi, leggi. E
grazie per la recensione,
spero vorrai darmi un parere su questo capitolo, ci tengo molto. ;)
@Trixina: Non
preoccuparti, non a tutti
possono piacere la mia versione grafica dei pg. Tu puoi immaginartelo
come
vuoi! XD Lo so, aspettate tutti la Al/Tom, e
infaaatti… Spero che non ti deluderà. ;) La mia
versione della storia su Sirius-Remus-Tonks è la seguente;
Sirius e Remus si
sono innamorati e amati da ragazzi, ad Hogwarts, ma poi quando Sirius
è tornato
non era più chiaramente lo stesso, ed erano passati troppi
anni, alla fine
Remus si è innamorato di Tonks (che peraltro in molti
aspetti caratteriali
assomiglia a Sirius, anche secondo il canon). In fondo una persona
può avere
anche due grandi amori nella sua vita. ;)
@Nyappy: Grazie per i
complimenti! ^^
@PudentillaMcMoany: Ma ti
ringrazio tantissimo per
essere passata! La tua fic è troppo divertente, e sono stata
felicissima quando
sei passata a recensirmi! Thomas… eh, lo so, è il
bello e dannato che tutte noi
ragazze infondo sognamo. Tormentato, cupo, bello, stronzo, calcolatore
e ma con
la persona che ama un gran imbranato romanticone. Grazie per i
complimenti, e…
quando aggiorni? ;)
@Ron1111: Sto davvero
cominciando ad amare e
attendere la tua storia, lo sai? Anche perché diciamocelo,
di Harry/Tom ce ne
sono così poche qui, e gente che ha scritto cose
meravigliose come Lien e
Mistress Lay hanno gettato la spugna (bastardeeeh T_T) Finito
l’angolo sclero
ti ringrazio per il commento, per i complimenti e aspetto un tuo
aggiornamento,
da fan-reader, a fan-reader! :);)
@MissyMary: Lo so, lo
so. Teddy è un gran
fifone. Ma che ci vuoi fare, è figlio di uno come Lupin e un
TASSOROSSO. Era il
minimo. Ci sarà presto un cambio-colore-capelli, anche se
non so dirti in che
direzione! ;) (o meglio, non voglio dirtelo, perché lo sai,
sono una sadica
bastarda :P) S.Zabini qui ti piacerà, anche se lui non si
è piaciuto per niente.
Lo sai com’è fatto… è Mister
Serpeverde. Adoro le tue recensioni e mi fa
piacerissimo che tu sia affezionata ai ragazzi, anche io a loro XD
Spero che
questo capitolo ti tiri un po’ su di morale. In fondo farvi
divertire e
divertirmi è lo scopo principale! ;)
@Hel_Selbstmord: Ciao Hel!
Ebbene sì, in casa mia
si respira musica. Continuamente. E
menomale che io sono emigrata a Roma con venticinque giga di mp3 e
tutti i miei
cd, o mia madre sarebbe impazzita. XD La tua invece vedo che ha reagito
meglio
della mia (mia madre che si legge Camilleri mentre mio padre registra
su
CuBase. Delirante.) Quando torno a casa comunque recupero Morte a
Venezia. Mi
hai fatto incuriosire di nuovo. Passando
alla storia (uh? Le nostre chiacchierate sono troppo OT ma le adoroXD )
Teddy
ha usato la storia di suo padre per confondersi ancora di
più. Per come la vedo
io, il ragazzo è CONFUSO, e suo padre con Sirius gli ha dato
il colpo di
grazia. Se dopo sei anni non sei ancora sicuro, meglio mollare. Felice
di
averti strappato un sorriso in cupe serate di noia. ;) E prega per il
meglio.
Ohi,
Hel, spero che tu abbia nel tuo guardaroba vestiti
colorati, perché stavolta si conclude!*parte un trenino
capeggiato da Silente,
il guru-lillà-gay*
****
Capitolo XXII
Pochi vengono per
restare
Andrai? Non
andrai?
Sii il solo che conoscerò per sempre
Quando sto per
perdere il controllo, la città mi gira intorno
Tu sei il solo che la sa
rallentare
(Look
After You, The Fray)
1
Ottobre
2022
Dormitorio
Serpeverde, mattina.
Un serpente
avvolgeva lentamente le
spire attorno alle sue gambe, immobilizzandolo.
Il serpente
ghignava. E il petto
gli bruciava, come se gli venisse colata lava bollente.
Tom
si
svegliò di soprassalto, inghiottendo ampie boccate
d’aria.
Poi
si
guardò attorno: letto, tende tirate. Il lenzuolo era
attorcigliato attorno ai
piedi, ed era stato quello a fargli sognare il serpente. Sentiva ancora
la
pressione disgustosa delle squame.
Se lo
tolse con uno strattone, mentre si passava una mano sul petto: la
maglietta era
zuppa di sudore e aveva la pelle bagnata, bollente, ma il medaglione
era
freddo.
Il
ragazzo biondo non si era più fatto sentire. Era scomparso e
il medaglione
rimaneva innaturalmente freddo contro il suo petto.
Era
frustrante, era avvilente. Aveva voglia di urlare senza poterlo fare.
Inspirò
lentamente prima di aprire le tende. L’alba stava sorgendo,
lattiginosa,
rischiarando le brumose finestre incantate.
Siamo in un
sotterraneo. Non
abbiamo luce del sole. È tutta finzione.
Quel
pensiero ebbe il potere di farlo sentire ancora più
spiacevolmente oppresso.
Si
alzò e
si diresse verso il bagno: una doccia l’avrebbe aiutato a
scrollarsi di dosso
quei rimasugli appiccicosi di sogno.
Lanciò
uno sguardo al letto di Albus: solita montagna di cuscini, da cui
spuntava una
testa arruffata.
Avrebbe
voluto sorridere. Avrebbe voluto fargli il solletico
nell’incavo del gomito,
fino a svegliarlo e farlo arrabbiare…
Devo tenermi
lontano da lui. Devo
tenermi lontano da tutti.
Al si
svegliò con la consapevolezza che neanche quel giorno
avrebbe visto Tom uscire
dal letto.
Da
due
settimane si alzava tutti i giorni prima di loro, si lavava, si vestiva
e
passava il lasso di tempo che lo separava dalla colazione in biblioteca.
Era
una
tortura doverci passare del tempo senza avere che pochi e sporadici
contatti,
qualche frase di circostanza, legata alle lezioni o poco altro.
Non ne posso
più…
Si
guardò
allo specchio del bagno: si sentiva come se un drago avesse passeggiato
sul suo
fondoschiena.
Domani…
partita.
Nientemeno
che con Grifondoro. Michel li aveva spremuti come limoni,
impietosamente, in
quei diciassette giorni. Perdere non era semplicemente concesso.
Uscì
dal
bagno infilandosi la camicia, e fu certo di vedere Michel, intento ad
allacciarsi le scarpe, indugiare sulla porzione di schiena scoperta.
Ora che sa
che forse sono …
diciamo… inclinato verso gli uomini … mi guarda.
Sarò
tonto, ma non completamente.
Michel
sembrò volergli dire qualcosa, ma poi lasciò
perdere, alzandosi in piedi. “La
cravatta, Al…” Disse, prendendo i lembi di quella
dell’amico. “È storta.”
Al deglutì, sentendosi a disagio. Non era una situazione
nuova, certo. Ma non
era quel disagio carico d’aspettativa che aveva con Tom.
Che avevo
prima che mi
allontanasse definitivamente…
Si
sentiva solo a disagio. Michel era
suo amico. Gli voleva bene, lo stimava, ma non si sentiva apposto a sentirsi le sue mani addosso.
Fece
un
paio di passi indietro. “Non fa niente. Tanto per la fine
della giornata sarà
tutta spiegazzata.” Abbozzò un sorriso che
sperò essere convincente.
Michel annuì, e parve quasi deluso.
“Scendo
a
colazione.” Gli disse, prima di afferrare il mantello, la
tracolla contente i
libri per le lezioni della mattina e filare via, senza guardarsi
indietro.
Michel
lanciò un’occhiata frustrata alla porta della
camera. Al aveva forse intuito?
Intuito cosa,
poi?
Per la prima
volta in vita sua si sentiva confuso in merito alle sue sensazioni.
E
Tom?
Michel fece una smorfia irosa, infilandosi il mantello e chiudendo gli
alamari.
Tom
lo
teneva appeso ad un filo crudele, fatto di rassicurazioni abbinate a
terribili
frustrate di freddezza.
Avrebbe
apprezzato quell’atteggiamento, se non fosse che chi ne
subiva le conseguenze
era Al.
Ovvero
il
suo primo vero amico.
Gli
Zabini erano una stirpe di avvelenatrici e di ambigui gentiluomini, che
preferivano veleggiare sopra la plebaglia, senza mischiarvisi mai.
Al
era
stato il primo ragazzo che si fosse fidato di lui: neppure Loki e
Scorpius, che
considerava suo pari, concetto per lui assimilabile a quello di amici, gli avevano mai dato la stessa
incondizionata fiducia che Albus nutriva per lui.
E
ovviamente lui l’aveva tradita. Per desiderio,
nient’altro.
Prima
andando a letto con suo fratello, poi, tradendo il suo concetto di
amicizia. Al
stava soffrendo per il distacco da Tom, e lui non faceva nulla per
aiutarlo.
Anzi, aveva esacerbato la situazione, facendosi sempre trovare insieme
a lui,
quando Thomas lo cercava con lo sguardo.
Sentì
la
porta aprirsi, e poi chiudersi subito dopo. Era ovviamente Tom, con un
paio di
voluminosi tomi sottobraccio. Storia della Magia, seconda guerra
magica, lesse.
Cose non da
programma. Tenti di
distrarti con lo studio, mio buon Dursley?
“Cerchi
Al?” Gli chiese, sapendo benissimo che tentava
di evitarlo in tutti i modi possibili.
“No.”
Disse infatti. Il tono era distaccato, ma gli lanciò
un’occhiata torva.
“Già,
ultimamente non lo cerchi mai…” Prese i libri
necessari per la lezione,
avvicinandoglisi. Tom era un fascio di nervi, non era difficile da
intuire
anche senza doverlo toccare…
“Non
so
di cosa tu stia parlando.” Sillabò infatti.
…
Ma non
gli importava. Quell’atmosfera cupa l’aveva causata
quell’idiota. A pochi
giorni dalla partita, con i suoi cattivi pensieri e i suoi problemi
esistenziali ammorbava tutti: Al, lui, persino Loki, che saltava da un
letto
all’altro pur di non dover dormire nel suo.
“Ehi
Tom…”
Gli sussurrò, chinandosi al suo orecchio. “Se non
lo vuoi, me lo prendo io.”
Non
gli
lasciò il tempo per rispondere, lo sorpassò e si
chiuse la porta alle spalle.
Datti una
mossa imbecille, o lo
faccio veramente.
E allora
potrai solo leccarti le
ferite…
****
Secondo
Piano, vicino all’aula di
Trasfigurazione.
Nove e mezzo
circa.
L’aula
di
trasfigurazione si faceva sempre più vicina e Albus aveva
sempre meno voglia di
entrarci. Tom doveva essere già entrato, ma non era quello
il punto. Stavolta.
Rallentò
progressivamente il passo, fino a farsi sorpassare da Loki, che lo
accompagnava.
Il
ragazzo lo squadrò perplesso. “Stai
rallentando?”
“Già. Aspetto mia cugina. Avevo un appuntamento
fuori dall’aula, tu entra pure.”
Gli sorrise con aria sicura. Aveva già visto Rose.
All’imbocco del corridoio
che ospitava l’entrata dell’ufficio del preside,
pochi metri prima. E c’era
ovviamente Scorpius con lei.
Devo
chiedergli se Jamie ha
ricordato qualcosa…
Quando
l’amico
si fu allontanato fece rapidamente marcia indietro. Si
affacciò, scrutando con
un sorrisetto dietro al gargoyle a guardia dell’ufficio del
preside.
“Siete
sicuri che non volete farvi beccare?” Celiò mentre
Rose tirava uno spintone a
Scorpius, reo di averla praticamente spinta contro il muro.
“È
questo
troll che mi ha afferrata e trascinata qui!”
Sbraitò paonazza e con il
maglioncino singolarmente stropicciato. “Io volevo andare a
lezione!”
“Rose Weasley,
l’incorruttibile…” Proferì
Scorpius, raddrizzandosi la cravatta
con un consumato colpetto delle dita. “Mi adori, lo so, mio
pasticcino.”
“Crepa.” Sibilò facendo ridere Al.
“Seriamente… ci ha visti nessuno?”
Domandò
preoccupata.
“No, soltanto io, ma perché ho visto… quella.”
Indicò la borsa dei libri della ragazza, che al momento era
al collo del gargoyle.
“Dannazione!”
Sbottò Rose. “Come c’è
finita?”
Scorpius sorrise soave e Al capì.
Se Rosie
capisce che cerca di farli
scoprire lo uccide. Forse dovrei farglielo notare.
Forse no. Non
voglio entrarci. Proprio
no.
“Avete
visto Jamie? Ieri sera sono andato a trovarlo in infermeria, ma era
già
scappato…”
Rose
si
schiarì la voce. “Sì…
stamattina l’ho incrociato in Sala Comune, prima che
sparisse chissà dove.”
“Stava bene?”
“Beh,
sembrava…” Rose si morse un labbro pensierosa.
“Un tantino fuori di testa.
Aveva due occhi…”
“Invasati.” Si
inserì Scorpius
serissimo. “Davvero. Ho visto in quelle condizioni solo dei
goblin di fronte ad
un mucchio d’oro. Mi ha persino salutato.
Un inedito.”
Al li
squadrò preoccupato: certo, aveva una faida auto-generante
con James, ma era
pur sempre suo fratello.
“Credete sia
stato l’incantesimo?”
Rose
fece
spallucce. “Dubito. Tra gli effetti collaterali del memento, mi sono
informata…”
“Ci siamo informati.” Gli fece eco Scorpius.
“Io
mi
sono informata, tu eri più occupato a
infastidirmi.”
“A baciarti il collo, rosellina.”
“Infastidirmi.”
Ripeté strozzata. “Mi
sono informata, non dà quegli effetti. È stato il
preside ad eseguire l’incantesimo
quindi è impossibile che sia andato male. Anche
perché ha funzionato, si è
ricordato.”
“Davvero?”
Al deglutì, lanciando uno sguardo alle sue spalle. Aveva
avuto l’impressione…
No.
Impossibile. Non c’è nessuno.
“Già.
Ci
ha detto tutto. I Naga sono ancora qui. A quanto pare sono controllati
da un
tipo incappucciato, di piccola statura.” Spiegò
Rose con tono professionale,
scacciando con uno schiaffo la mano di Scorpius che tentava di cingerle
la
vita. “Hanno fiutato Jamie, che era nascosto. Anche se
fiutare non è il termine
esatto…”
“In realtà la percepiscono.”
Proseguì
Scorpius. “È come una specie di richiamo
ferormonico. Più grande è la forza
magica di un mago, più ne percepiscono la presenza.
È una sorta di traccia.”
“Per
questo hanno attaccato Tom? Lui è sicuramente
più…”
“Stronzate.” Lo corresse Scorpius con una smorfia.
“Dursley è un adolescente. A
sedici anni, a meno di non essere un mago del calibro di
Silente… o tuo padre,
la tua forza magica è praticamente identica a quella dei
tuoi coetanei.”
“Si può sviluppare con lo studio, la pratica e
l’esperienza.” Continuò Rose.
“Avevate la stessa probabilità, seguendo questo
ragionamento, di essere
attaccati dal Naga.”
“Sì, ma il Naga è andato dietro a
lui!”
“E questo ci riporta all’ipotesi di ieri. Tom
Dursley ha qualcosa di diverso da
noi.”
Al rifletté velocemente. Non avevano molto tempo prima che
iniziasse la
lezione.
“Forse
è…
come mio padre.” Ipotizzò, senza esserne troppo
convinto.
Scorpius fece una smorfia. Era più forte di lui, quando
sentiva parlare del
Salvatore provava una singolare sensazione di fastidio. Non che ce
l’avesse
personalmente con l’uomo, però…
Imprinting
paterno… Poco da fare.
“Tuo
padre, Potter, è un caso particolare. Si è
beccato una maledizione senza
perdono quando era un neonato, e l’ha sconfitta. Non puoi
paragonarlo ad un
mago qualunque.” Replicò. “Se paragoni
Dursley a tuo padre automaticamente fai
di lui un caso particolare.”
Al si
passò una mano trai capelli. “Sì,
però…”
“È nato senza ombelico.” Scorpius
scrollò le spalle. “È stato rapito da
un
ex-mangiamorte ed adesso è ricercato da grossi lucertoloni
che hanno una specie
di radar magico. Ha scritto in faccia non
sono normale.”
Al
serrò
la mascella. Scorpius aveva ragione, lo sapeva. Eppure il modo in cui
gli stava
sbattendo in faccia le sue supposizioni gli mandavano il sangue alla
testa.
“Smettila…”
Sussurrò. “Smettila di parlare
così… di… di lui!”
“Così come?” Scorpius sbuffò.
“Devi finirla di giustificarlo. O di nasconderci
delle cose, come la storia dell’ombelico. Perché
non sei d’aiuto. Né a noi, né
a lui. Se avremo qualcosa in mano, di sensato,
potremmo darlo agli auror e magari evitare che venga rapito di nuovo. O
sei con
noi,
o
contro
di noi…”
“Scorpius!” Rose
lanciò un’occhiata
al cugino, che era impallidito. “Non…”
“No, Rosie. Ha ragione.” La interruppe Albus,
mordendosi un labbro fino a quasi
sentire il sapore del sangue. “Sì, hai ragione. Mi
dispiace…” Indietreggiò.
“Credo che sia il caso che vada in classe adesso…
Scusate.” Praticamente scappò
via.
“Maledetto
muflone insensibile!” Sbottò Rose, inferocita,
tirandogli una spinta, che tra
l’altro non lo spostò di un millimetro.
“C’era bisogno di essere così duro!? Per
Al è difficile!”
“Me ne rendo conto.” Replicò
insolitamente serio. Le lanciò un’occhiata,
raccogliendo la propria borsa, appoggiata in un angolo. “Ma
non ha importanza.
Se vuole aiutarci deve farla finita… Quando scavi nel
passato di qualcuno a cui
tieni è normale che tu ti senta una carogna. Che se ne
faccia una ragione.”
Rose sospirò. Capiva il punto di vista di Scorpius: a conti
fatti era il più
sensato.
Ma quando
entrano in gioco i
sentimenti diventa tutto un gran casino.
“Gli
parlerò.” Tentò. Scorpius scosse la
testa.
“Deve arrivarci da solo. O non diventerà mai un
ometto.” Sogghignò, rubandole
un bacio. “Meglio se ci separiamo qui, Rosey-Posey. Statuto
di segretezza…” Le
sussurrò sulle labbra.
Rose fece un mezzo sorriso. “Comincia quasi a piacermi questo
nomignolo. È meno
osceno di tanti altri…”
“Ne sono lieto…” Le strizzò
l’occhio.
Rose lo guardò allontanarsi. Sospirò, guardando
il gargoyle in pietra. Sempre
uguale, da secoli sempre privo di espressione e sentimenti.
Tu te la
passi meglio di noi, caro
il mio brutto muso. Garantito.
Speriamo che
domani regga, lo
statuto di segretezza. Alla partita viene anche
papà…
****
Aula di
Trasfigurazione.
Al
seguiva distrattamente la lezione della professoressa. Davanti a lui un
bricco
di caffè aspettava di trasformarsi in una colomba.
Le parole di Malfoy continuavano a ronzargli in testa, rendendogli
impossibile
compiere un doveroso feraverto. In
ogni caso la professoressa era più occupata a spiegare ad un
confuso grifondoro
come rendere animale il proprio bricco, che a seguire lui.
Mi sto
piangendo addosso…
Era
questa la dura realtà. Malfoy non gliel’aveva
sbattuta in faccia direttamente,
ma gliel’aveva fatta capire.
È
un mese che mi lamento perché
Tom non mi dà attenzioni. Non devo pensare a questo.
Devo pensare
a come proteggerlo.
Era
difficile. Perché Thomas non rendeva le cose facili,
ovviamente. Perché c’erano
i suoi sentimenti in ballo, e gli sembrava di tradire la sua fiducia.
Ma non
è questione di chi è stato
il primo a tradirla. Non è direttamente questione di
tradirla.
Tom si sta
cacciando in un guaio.
E non vuole coinvolgermi.
Come
da
bambino, quando di notte scappava alla ricerca di creature fatate o
misteriose.
Sapeva che era proibito ad entrambi allontanarsi dai confini del
villaggio, e
per questo ogni volta gli faceva giurare di non seguirlo.
Ma ogni volta
ti seguivo, ti
ricordi Tom? Avevo tanta paura. Tremavo tutto il tempo, e aspettavo
soltanto il
momento in cui mi avresti scoperto.
“Ti
avevo detto di non seguirmi!”
Tom aveva sbuffato stizzito, e Al, nascosto dietro un cespuglio, si era
sentito
decisamente scemo. Un vento fresco batteva la brughiera mentre la luce
della
luna illuminava lattiginosa la strada sterrata di campagna. E anche un
ciuffo
di capelli castani, che si ergeva dritto ed arruffato tra il fogliame.
Al era uscito
fuori incespicando.
Tom l’aveva squadrato con quell’aria che Rosie
trovava antipaticissima.
“Non
ti sei neanche messo le
scarpe…”
“Avevo paura di svegliare Jamie!” Aveva pigolato il
bambino, tirando su con il
naso e cercando di nascondere le pantofole impolverate. “Ho
paura Tom, torniamo
indietro!”
“Non ci penso neanche. Hai sentito che ha detto nonno Arthur,
no? Vicino a
Escot, nel bosco, hanno trovato un cerchio delle fate. Magari
c’è una colonia
di piskie¹…”
“Mi fanno paura quelli!” Era scattato il
bambino trotterellandogli accanto. “Possono trasformarsi in
Mollicci!”
“Queste sono le storie che ti rifila Jamie. I piskie sono
folletti, i mollicci
sono poltergeist.” Aveva spiegato compitamente. Di fronte
all’espressione per
niente convinta del cugino, aveva alzato gli occhi al cielo,
spazientito. “Bene.
Se hai paura torna indietro. La strada è illuminata, e non
farai brutti
incontri.” Aveva indicato la Tana,
ancora visibile. “Non ti puoi perdere.”
“No!” Aveva strillato il bambino, pestando i piedi.
“No, voglio venire con te
Tom! Non ti lascio solo!”
Thomas aveva fatto una smorfia. “Non sono io quello ad aver
paura.”
“Per
favore, fammi venire con te!”
Tom gli aveva lanciato un’occhiata. Poi aveva
sospirato.“Secondo me ci stanno
già cercando…”
“No,
sono stato bravo! Mi sono
lasciato le pantofole, per non fare rumore!”
“Geniale. Così tra poco ti faranno male i piedi.
Forza, torna a casa. Io starò
bene.”
“Ma io no!” Aveva sentito il familiarissimo e
stupidissimo groppo alla gola.
Subito dopo due lucciconi gli erano apparsi all’angolo degli
occhi. “Avrò paura
per te tutto il tempo!”
Tom aveva
fatto una smorfia,
distogliendo lo sguardo. Al aveva sorriso, perché quando il
cugino faceva così
voleva dire che gli avrebbe detto di sì.
“Va
bene, vieni. Però dammi la
mano. Non voglio che ti perdi nel bosco…”
Te ne sei dimenticato, Tom?
Per
quanto non lo volesse trai piedi, per quanto continuasse a percorrere
quella
strada buia da solo. Nonostante questo…
Io
continuerò a venirti dietro. Avrò una paura
fottuta, ma stringerò i
denti. Perché ho più paura a lasciarti solo, che
a venire con te.
“Potter?
Albus?”
Al alzò lo sguardo per trovarsi di fronte le formi procaci
della professoressa.
Si accorse che Rose da mezz’ora tentava di attirare la sua
attenzione, senza
successo.
“Sì
professoressa?”
La professoressa sorrise. Ovviamente.
“Non capisci qualche passaggio?”
Al sorrise di rimando. Batté un colpo di bacchetta sul
bricco. “Feraverto.”
Scandì.
La sua colomba prese a becchettargli affettuosamente le dita.
“No
professoressa. Tutto chiaro.”
Continuò a sorridere. Non voleva dargliela vinta.
“Mi stavo solo concentrando.”
La donna tradì, per un attimo, un lieve ed insofferente
sconcerto.
“Molto bene, Potter… ben fatto.” Si
spostò per controllare la colomba di Rose,
che aveva ancora la coda a forma di manico, con grande irritazione
della
ragazza.
Al
alzò lo sguardo e vide che Tom
lo stava guardando. Gli sorrise. Tom distolse lo sguardo
immediatamente, ma
stavolta non ci rimase male. Non più.
Adesso sono
grande, Tom. Adesso non ti prenderò la mano e
avrò paura
per te.
Perché
adesso posso riportarti indietro.
****
Spogliatoi
Serpeverde.
Sei del
pomeriggio.
“Ci
vediamo domani capitaine!”
Michel fece un mezzo sorriso ai saluti, agli incoraggiamenti
auto-referenziali
e alle velate minacce dei compagni di squadra, mentre si liberava
dell’uniforme
da allenamento.
Lanciò
uno sguardo ad Al, che finito di vestirsi chiacchierava con Loki,
venuto a
curiosare negli spogliatoi e raccogliere quote per il proprio banco
scommesse –
ovviamente illegale.
Vide
i
due uscire, e dopo un breve sospiro si concentrò sullo
slacciarsi i gambali.
Non avvertì la porta dello spogliatoio aprirsi. Quello che
sentì fu un violento
spostamento d’aria e poi si trovò a faccia in
giù, sul pavimento sporco di
fango. Tossì, voltandosi.
Tom era davanti a lui, con la bacchetta stretta in pugno.
“Che
diavolo…” Sussurrò sbalordito.
“Prendi la bacchetta, Zabini.” Disse soltanto. Il
tono era come pacato, quasi
privo di inflessione.
Vista
la
situazione, gli mise i brividi.
“Ti
è
dato di volta il cervello?!” Sbottò, alzandosi in
piedi e allontanandosi verso
la porta.
Tom con un veloce movimento di bacchetta la richiuse violentemente. Un
rumore
di ferro gli fece capire che l’aveva anche chiusa a chiave.
“Prendi
la bacchetta.” Ripeté.
Sta facendo
sul serio…
La
consapevolezza
lo colpì con la forza di un bolide. Aprì il suo
armadietto e la tirò fuori.
“Vuoi
batterti?”
Fece un sorriso nervoso. “E potrei sapere il
motivo?”
“Lo conosci. Non sei forse tu, quello che tutto sa?” Lo apostrofò,
restituendogli un sogghigno amaro. “Se
non lo vuoi, lo prendo io. Cosa
significa? Quello che penso, suppongo…”
Michel inspirò bruscamente.
Ma allora
è per…
Avrebbe
riso della situazione, se la faccia di Tom non fosse stata una maschera
di gelida
furia.
A certe
persone la gelosia fa proprio
un brutto effetto…
“Ci
hai
pensato tutto il giorno?” Gli chiese indietreggiando. Tom
fece di rimando un
passo avanti, senza rompere il contatto visivo.
“Sì.”
Confermò.
“Albus non è una delle tue
conquiste…” Sibilò furibondo.
“Sai
che
non intendevo…”
“So cosa intendevi!”
Sbottò. La luce
delle candele tremò violentemente, come per una forte
raffica di vento. “Lo
vedo come lo guardi. Come…” Fece una pausa e
Michel vide che la presa sulla
bacchetta si serrava, fino a fargli sbiancare le nocche.
“Come lo tocchi.”
“E se anche fosse?” Replicò di rimando,
seccato.
Proprio tu,
ti permetti di
giudicare me, considerando quanto lo stai facendo stare male?
Non
si
sarebbe fatto intimidire. Lui era uno Zabini.
“Se anche fosse, perché dovrebbe preoccuparti?
Avrei più riguardo io, per Al,
di quanto ne abbia avuto tu in quest’ultimo mese.”
“Se
anche
fosse… Lui è mio.”
Lo sguardo di Tom
aveva decisamente qualcosa che non andava.
Aveva
pensato ad una crisi di gelosia. Uno scoppio di testosterone in ritardo
di un
paio d’anni.
Ma non
è solo questo…
C’era
desiderio nel suo sguardo. Un
desiderio
talmente disperato da fargli istintivamente serrare la presa sulla
bacchetta.
Okay.
Rettifico. È ora di farsi
intimidire da Dursley. Ha completamente perso la testa.
“Cerca
di
ragionare!” Gli intimò. “Sei un
prefetto! Ed io sono il capitano della squadra
di Quidditch. Se ci beccassero l’intera stagione sarebbe
persa!”
Tom sogghignò. “Dovrebbe fregarmene
qualcosa?”
Michel
indietreggiò
fino a sbattere contro una fila degli armadietti, accanto alla porta.
“Tom…”
Un lampo rosso gli saettò a pochi centimetri dalla tempia.
Si riparò la testa
con le braccia mentre l’armadietto esplodeva, facendo volare
in aria il
contenuto.
“Maledizione!
Tom, fermati!” Urlò. “Non ho intenzione
di sedurlo!”
“Strano. Stamattina hai detto il
contrario…” Osservò “Quello
era un
avvertimento. In guardia. Ed è un consiglio,
credimi.”
Michel
non se lo fece dire due volte. Tom aveva la stramaledetta brutta
abitudine di non
minacciare senza conseguenze.
Vuole davvero
schianta...
“Everte Statim²!”
Michel si sentì letteralmente scaraventato contro la porta.
L’impatto gli tolse
il fiato e lo fece crollare a terra.
“Vergogna
sugli Zabini…” Commentò, con tono
faceto. “Credo di aver letto da qualche parte
che ai purosangue insegnano a duellare prima che a camminare. Ma forse
mi sono
sbaglia-…”
“Stupeficium!”
Tom ebbe appena il tempo di scansarsi, prima che un lampo rosso si
abbattesse
su una fila di armadietti, facendoli crollare miseramente
l’uno sull’altro. Sogghignò,
raddrizzandosi.
“Ottimi riflessi, ma pessima mira,
Mike…”
“Tom, falla finita!” Sbottò, sentendo il
sapore vischioso del sangue sulle
labbra. Passandoci il dorso della mano scoprì che gli stava
sanguinando il
naso. “È semplicemente ridicolo questo…
quello che stiamo facendo!”
Per
tutta
risposta la luce delle candele tremò violentemente, prima di
stabilizzarsi di
nuovo.
“Non è ridicolo.”
Michel
lanciò un’occhiata a Tom: di nuovo quello strano
lampo rosso gli balenò negli
occhi.
…
Sono nei guai.
Poi
uno schianto
fece sussultare entrambi. La porta venne divelta e Albus e Loki
irruppero nella
stanza.
“Mike!
Abbiamo sentito dei rumori e…” Al si interruppe.
Lo sguardo gli si fermò su Tom,
incredulo. “… Ma che sta succedendo?”
“Vi siete presi a pugni?” Esalò
sbalordito Loki. “Per le sottane di Salazar! Vi
stavate lanciando addosso incantesimi?!”
Al
guardò
dall’uno all’altro.
“Tom…?” Chiese semplicemente
Il
ragazzo non rispose: intascò la bacchetta e uscì
velocemente dallo spogliatoio.
“Tom!”
“Vagli
dietro.” Mormorò Michel, nel silenzio
più completo. “Vai. Adesso.”
Al,
dopo
un attimo di sgomento, si riscosse, uscendo e sbattendosi la porta
dietro.
“Michel…”
“Sta’ zitto.”
Il ragazzo crollò su una panca, attendendo che i livelli di
adrenalina
tornassero quantomeno accettabili, di modo che potesse uscire dagli
spogliatoi
con le sue gambe.
In
quel
momento intere generazioni di Zabini si sarebbero rivoltate nella
tomba,
vedendolo.
E buffo, ma
non me ne importa
proprio nulla…
Loki
Nott
però non era uno Zabini. Era suo amico. Gli si sedette
accanto, con un sospiro
omnicomprensivo.
“Sei
un
bravo diavolo, mastro Zabini…” Disse, con ridenti
occhi bicolore.
“Quei
due
mi hanno veramente rotto le palle…”
Sussurrò per tutta risposta. “Lo sai?”
Loki sorrise, passandogli un fazzoletto per asciugarsi il sangue.
“Davvero
un gran bravo diavolo…”
Albus
sapeva
esattamente dove sarebbe andato a finire Tom. Le sue fughe spesso si
risolvevano nell’allontanarsi pochi metri dal luogo del
misfatto.
Il suo
orgoglio non gli permetterebbe
mai di scappare veramente...
Lo
trovò infatti
di fronte alla rimessa delle scope. Teneva ancora la bacchetta in pugno.
“Tom…”
“Smettila di dire il mio nome!” Sbottò,
ma senza livore. Sembrava stanco.
Al
inspirò, avvicinandosi di qualche passo. Quando vide che
l’altro non dava segno
di fastidio gli si affiancò. “Perché
stavate litigando?” Chiese, piano. Poi ci
ripensò. “No, non ha importanza.”
Tom gli lanciò un’occhiata stupita. Al
ridacchiò. “È un mese che ti riempio di
domande. E… credo che tu ne abbia abbastanza.”
Tom
serrò
le palpebre, brevemente. Era stanco, furioso ed era come se tutto gli
premesse
addosso, schiacciandolo.
Se solo
questo peso diminuisse.
Solo un po’.
“Sai…
oggi, una
persona mi ha fatto pensare ad una cosa.” Esordì
Al dopo un lungo silenzio. “Ti
ricordi di quando, da bambini, andavamo a caccia di fate? Te lo
ricordi?”
Tom annuì passivamente: era stanco, abbattuto. Troppo stanco
per allontanarlo o
chiedersi dove volesse andare a parare.
“Io
ero
un gran fifone, e avevo paura.” Continuò Al con un
mezzo sorriso. “Però ti
venivo sempre dietro. Quello che voglio dire è…
Lo so che c’è qualcosa che non
va.”
“Al…”
“No, fammi finire.” Lo fermò. Si
schiarì la voce. “Non è tra di noi.
Vero? È
qualcos’altro. E vuoi tenermene fuori.”
Tom lo guardò: Al era sempre stato il più
sottovalutato dei fratelli Potter.
Troppo timido, sensibile, considerato dai suoi detrattori come un gran
fifone.
Solo gli
imbecilli non si rendono
conto di quanto sia dannatamente intuitivo…
Stavolta ho
fatto la figura dell’imbecille.
“Non
so
cosa sia…” Continuò. “E anche
se te lo chiedessi per giorni, tu rimarresti in
quel tuo stupido silenzio cocciuto. Vero?”
Tom non disse niente. Averlo così vicino …
È
una tortura…
“Lo
sai
che continuerò a seguirti, Tom… Perché
non se ne parla, di restare a casa ad
avere paura per te.” Gli tese la mano.
“Giusto?”
Al
ebbe
improvvisamente paura. Un fottuto terrore di sbagliarsi, di farsi
ridere
addosso. Di farsi allontanare.
Gli
occhi
di Tom in quel momento erano fissi su di lui, immobili e assorti.
Aveva
paura. Ma attese.
Poi
Tom gli
prese la mano. La strinse talmente forte da fargli male.
“Al…”
Prese un respiro profondo. “Quando eravamo bambini
io…” Sussurrò appena
udibile.“…ti dicevo di non venirmi dietro, ma in
realtà… volevo che lo facessi.”
Al sorrise. Si sentiva lo stomaco stretto in una morsa di panico puro.
Era
sbagliato, non lo era?
L’unica
cosa che so è che se non
te lo dico adesso finirò per andare in mille pezzi...
“Perché
credi che ti seguissi, scemo?”
E
accadde.
Tom
non
seppe mai se fu lui a tirarlo verso di sé, o Al a spingersi
contro di lui. Fu
una collisione. Fu un bacio.
Fu goffo, indubbiamente maldestro e caldissimo. Al gli aveva afferrato
i bordi
del mantello e sembrava volerlo tirare giù. Perse
addirittura l’equilibrio,
perché dovette passargli le braccia attorno alla vita per
sorreggerlo.
Le
labbra
di Al erano calde e umide e soffici.
Respiravano
entrambi affannosamente, mentre le mani si aggrappavano, stringevano, cercavano.
Quando
si
staccarono Albus aveva gli occhi davvero molto
brillanti. E sorrideva.
Gli
era
mancato vederlo sorridere. Gli occhi gli diventavano liquidi,
quando lo faceva.
E
adesso erano
vicini, ancora abbracciati.
Oh,
Merlino… Finalmente... – Pensò
– Finalmente…
Non
sapeva cosa dire: solo una manciata di minuti prima aveva una bacchetta
in mano
ed era pronto a fare la pelle a Zabini, e adesso…
Adesso…
“A
me non
piacciono le ragazze.” Esordì Al, mentre le guance
arrostivano. Tom provò
l’impulso di passarci le labbra. Di morderle.
Sono
impazzito…
“Suppongo…
neanche a me.” Stimò lentamente.
Era
buffo. Era liberatorio. Sentiva come se il cervello gli riposasse
nell’ovatta,
mentre il suo corpo era letteralmente divorato dalle fiamme. Non era
una
sensazione spiacevole, alla fin fine.
Quella cosa che da
settimane gli faceva
ribollire il sangue nelle vene era come addormentata. Era meraviglioso.
Al
alla
sua risposta sembrò illuminarsi. Si appuntò di
assicurargli in altre occasioni
che non aveva il minimo interesse per il mondo femminile.
“A
me non
piacciono le ragazze …” Ripeté Al.
“A me piaci tu.”
Sembrava tentare le frasi, più che
pronunciarle. Più che una confessione, erano domande senza
punti interrogativi.
E Tom
improvvisamente si trovò a conoscere tutte le risposte in
anticipo.
“A
me
piaci solo tu.”
“Sì,
lo
so...” Sussurrò Al. Esitò.
E adesso? Che
si fa?
Era
tutto
diverso. Sentiva il cuore rombare
nelle orecchie, e l’espressione di Tom gli confermava che
fosse lo stesso per
lui.
Fu
Tom a
rompere l’imbarazzo. Gli passò lentamente il palmo
delle mani sulle guance, con
attenzione e Albus sentì quel familiare brivido scuoterlo
tutto.
“Scotti…”
Gli sussurrò.
Al
gli
mise le mani sopra le sue. Era un gesto intimo, un po’ tanto da ragazzina. Se ne
fregò. Perché a Tom sembrava piacere
quanto piaceva a lui. Quindi, tutto okay.
“Afflusso
del sangue…” Sorrise. Tom stirò un
sorrisetto.
“Lei
è
molto ben preparato, signor Potter…”
“La ringrazio.” Sporse appena il viso e fu di nuovo
accontentato. Tom si chinò
per premergli le labbra contro le sue. Gli baciò
l’angolo della bocca ma fu
comunque bellissimo.
“C’è
qualcosa che vuoi dirmi?” Chiese poi. Aveva smesso di
sorridere e il tono era
serio.
Al
esitò.
Riflettè. “Domani vieni alla partita?”
Tom
lo
guardò confuso. Era palese che non si aspettasse quella
domanda.
Sono forse
colpevole se non voglio
rovinare tutto adesso? Sono settimane che voglio questo.
Tutto quanto.
E Rose e i ragazzi
mi perdoneranno se non lo userò per estorcerti una
confessione…
Poi
gli
sorrise, palesemente sollevato. Annuì. “Penso di
sì. Se non altro, potrò
ammirare James disarcionato da uno dei nostri battitori. Me lo perderei
mai?”
Ridacchiò. “Credo sarai in prima fila.”
Tom
lanciò un’occhiata verso il Castello.
“Dobbiamo andare a cena… È quasi
buio.”
“Adesso?”
Tom
fece
un mezzo sogghigno, mandandogli di nuovo il cervello in pappa.
“No.”
Per favore… solo per questa volta,
fammi
avere quello che voglio…
****
Ufficio della
professoressa Prynn.
Dopocena.
“Ero
certa che quei quaderni fossero il suo diario…”
“Ma non lo erano.”
La voce che scoppiettava nel fuoco, a differenza delle fiamme che
illuminavano
il bel profilo di Ainsel Prynn era gelida. Furiosa.
La
donna
fece una smorfia. “Non può averlo buttato. Cinque
anni di ricerca, di studio
sul ragazzo e sui meccanismi difensivi della tomba… No,
semplicemente non può
essersene disfatto.”
“Non pensi
che abbia preferito
distruggere quello che aveva scoperto per non farlo cadere nelle nostre
mani?”
La voce dell’uomo, non visibile attraverso le fiamme, era
salace.
“Non
essere ridicolo. Stiamo parlando del suo grimorio³.
Per un mago è come un pezzo di sé. Voldemort nel
suo vi aveva nascosto un
horcrux. Uno dei più importanti. Quello che gli aveva quasi
permesso di tornare
in vita.” Obbiettò.
“Quell’uomo…
se tale si poteva chiamare… era pazzo.”
“Ma un mago. E ragionava come tale.”
Replicò la donna. “Ziel non ha distrutto
le informazioni. Quei quaderni erano uno specchietto per le allodole.
Il grimorio,
quello vero, lo ha nascosto.”
“Non c’era trai suoi effetti personali.”
“Naturalmente, ho controllato allontanando Lupin…
Ma c’è un altro posto dove
devo dare un’occhiata...” Bevve un sorso da una
fiaschetta che teneva abilmente
occultata sotto l’abito di buona fattura. “La
biblioteca personale di quel vecchio
imbecille…”
****
Note:
Finalmente
ci siamo arrivati. Tutti assieme, e con vaghe e
varie minacce. E no, non pensate che sia finita qui. *risata sadica*
Apparte gli scherzi, ho sudato sette camice per scrivere questo pezzo.
Ditemi
se ha avuto un senso oppure vi ha profondamente deluso.
Qui
il link della canzone all’inizio. Leggete
il testo. È perfetto.
*Dira in fissa con i The Fray*
1
– Piskie: o pixie.
Si trovano in Cornovaglia (Ottery St. Catchpole è nel Devon,
Cornovaglia)
Sono
folletti dal colore verde, che si divertono a far
dispetti agli umani, come far perdere loro la strada o rubare il
raccolto. Però
se blanditi sono dei gran lavoratori. A volte si trasformano in ricci (urchin).
2 - Everte
Statim: incantesimo usato da
Draco Malfoy nel secondo libro. Sostanzialmente crea un grosso
spostamento
d’aria che scaraventa a terra l’avversario.
3
– Il grimorio
è propriamente un libro di magia. Il proprietario, una
strega o mago, vi
appunta le formule, riti magici, oltre che istruzioni su come preparare
pozioni.
In senso traslato è considerato anche il suo diario
personale.
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