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Autore: Dira_    06/12/2009    19 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Visto che è il mio compleanno, postaggio lievemente anticipato ad un’ora notturna.
Continuo a lovvarvi con molto sentimento! Ripeto come al solito, e fino alla nausea. Il carburante di questa storia siete voi e i vostri commenti! J
@Lilin: La sorella di Tinkerbell?! XD Ma no, dai, il tuo nick è più carino. Scorpius sa un po’ di Sherlock? Ahaha, probabile, colpa della mia infanzia tirata su a colpi di Agatha Christie. Grazie mille per i complimenti sull’ultimo pezzo, devo ammettere che ero ispirata *James punta alla testa di Dira una bacchetta, minaccioso*… ergh, comunque. Dì come nomignolo mi piace troppo! XD Non ci avevo mai pensato! In questo capitolo ancora non vi godrete la partita, ma… ben altro. ;)
@MyriamMalfoy: Stiamo parlando di Teddy. Trai tassorosso non ci sono sicuramente dei cuor di leone nell’affrontare i propri sentimenti. Eheehe, Jamie si odia e si ama. Ammetto che non c’è rimasto benissimo, ma non è tipo che s’arrende! :P Il quartetto miracoli sta divertendo anche me. Ammetto che c’era bisogno di qualcosa più che un Herm che reggesse il gioco. Grazie per i complimenti!
@Altovoltaggio: Questo capitolo spero non ti deluderà.
J E ci sarà molto, molto Tommy.
@Franza: Ciao Franza! Sì, Teddy è un po’ un idiota, ma cerca di capirlo, è un tontissimo tassorosso figlio di Remus ‘nego di amare’ Lupin. Che c’era da aspettarsi, da uno così? :( James è vero, riesce a non trasformarsi in una testa di cavolo solo quando c’è Teddy. La forza dell’amore. XD Per Al/Tom… leggi, leggi. E grazie per la recensione, spero vorrai darmi un parere su questo capitolo, ci tengo molto. ;)
@Trixina: Non preoccuparti, non a tutti possono piacere la mia versione grafica dei pg. Tu puoi immaginartelo come vuoi! XD Lo so, aspettate tutti la Al/Tom, e infaaatti… Spero che non ti deluderà. ;) La mia versione della storia su Sirius-Remus-Tonks è la seguente; Sirius e Remus si sono innamorati e amati da ragazzi, ad Hogwarts, ma poi quando Sirius è tornato non era più chiaramente lo stesso, ed erano passati troppi anni, alla fine Remus si è innamorato di Tonks (che peraltro in molti aspetti caratteriali assomiglia a Sirius, anche secondo il canon). In fondo una persona può avere anche due grandi amori nella sua vita. ;)
@Nyappy: Grazie per i complimenti! ^^
@PudentillaMcMoany: Ma ti ringrazio tantissimo per essere passata! La tua fic è troppo divertente, e sono stata felicissima quando sei passata a recensirmi! Thomas… eh, lo so, è il bello e dannato che tutte noi ragazze infondo sognamo. Tormentato, cupo, bello, stronzo, calcolatore e ma con la persona che ama un gran imbranato romanticone. Grazie per i complimenti, e… quando aggiorni? ;)
@Ron1111: Sto davvero cominciando ad amare e attendere la tua storia, lo sai? Anche perché diciamocelo, di Harry/Tom ce ne sono così poche qui, e gente che ha scritto cose meravigliose come Lien e Mistress Lay hanno gettato la spugna (bastardeeeh T_T) Finito l’angolo sclero ti ringrazio per il commento, per i complimenti e aspetto un tuo aggiornamento, da fan-reader, a fan-reader! :);)
@MissyMary: Lo so, lo so. Teddy è un gran fifone. Ma che ci vuoi fare, è figlio di uno come Lupin e un TASSOROSSO. Era il minimo. Ci sarà presto un cambio-colore-capelli, anche se non so dirti in che direzione! ;) (o meglio, non voglio dirtelo, perché lo sai, sono una sadica bastarda :P) S.Zabini qui ti piacerà, anche se lui non si è piaciuto per niente. Lo sai com’è fatto… è Mister Serpeverde. Adoro le tue recensioni e mi fa piacerissimo che tu sia affezionata ai ragazzi, anche io a loro XD Spero che questo capitolo ti tiri un po’ su di morale. In fondo farvi divertire e divertirmi è lo scopo principale! ;)
@Hel_Selbstmord: Ciao Hel! Ebbene sì, in casa mia si respira musica. Continuamente. E menomale che io sono emigrata a Roma con venticinque giga di mp3 e tutti i miei cd, o mia madre sarebbe impazzita. XD La tua invece vedo che ha reagito meglio della mia (mia madre che si legge Camilleri mentre mio padre registra su CuBase. Delirante.) Quando torno a casa comunque recupero Morte a Venezia. Mi hai fatto incuriosire di nuovo. Passando alla storia (uh? Le nostre chiacchierate sono troppo OT ma le adoroXD ) Teddy ha usato la storia di suo padre per confondersi ancora di più. Per come la vedo io, il ragazzo è CONFUSO, e suo padre con Sirius gli ha dato il colpo di grazia. Se dopo sei anni non sei ancora sicuro, meglio mollare. Felice di averti strappato un sorriso in cupe serate di noia. ;) E prega per il meglio.
Ohi, Hel, spero che tu abbia nel tuo guardaroba vestiti colorati, perché stavolta si conclude!*parte un trenino capeggiato da Silente, il guru-lillà-gay*

****
Capitolo XXII




Pochi vengono per restare

Andrai? Non andrai? Sii il solo che conoscerò per sempre
Quando sto per perdere il controllo, la città mi gira intorno
Tu sei il solo che la sa rallentare
(Look After You, The Fray)

1 Ottobre 2022
Dormitorio Serpeverde, mattina.

Un serpente avvolgeva lentamente le spire attorno alle sue gambe, immobilizzandolo.
Il serpente ghignava. E il petto gli bruciava, come se gli venisse colata lava bollente.

Tom si svegliò di soprassalto, inghiottendo ampie boccate d’aria.
Poi si guardò attorno: letto, tende tirate. Il lenzuolo era attorcigliato attorno ai piedi, ed era stato quello a fargli sognare il serpente. Sentiva ancora la pressione disgustosa delle squame.
Se lo tolse con uno strattone, mentre si passava una mano sul petto: la maglietta era zuppa di sudore e aveva la pelle bagnata, bollente, ma il medaglione era freddo.
Il ragazzo biondo non si era più fatto sentire. Era scomparso e il medaglione rimaneva innaturalmente freddo contro il suo petto.
Era frustrante, era avvilente. Aveva voglia di urlare senza poterlo fare.
Inspirò lentamente prima di aprire le tende. L’alba stava sorgendo, lattiginosa, rischiarando le brumose finestre incantate.
Siamo in un sotterraneo. Non abbiamo luce del sole. È tutta finzione.
Quel pensiero ebbe il potere di farlo sentire ancora più spiacevolmente oppresso.
Si alzò e si diresse verso il bagno: una doccia l’avrebbe aiutato a scrollarsi di dosso quei rimasugli appiccicosi di sogno.
Lanciò uno sguardo al letto di Albus: solita montagna di cuscini, da cui spuntava una testa arruffata.
Avrebbe voluto sorridere. Avrebbe voluto fargli il solletico nell’incavo del gomito, fino a svegliarlo e farlo arrabbiare…
Devo tenermi lontano da lui. Devo tenermi lontano da tutti.

Al si svegliò con la consapevolezza che neanche quel giorno avrebbe visto Tom uscire dal letto.
Da due settimane si alzava tutti i giorni prima di loro, si lavava, si vestiva e passava il lasso di tempo che lo separava dalla colazione in biblioteca.
Era una tortura doverci passare del tempo senza avere che pochi e sporadici contatti, qualche frase di circostanza, legata alle lezioni o poco altro.
Non ne posso più…
Si guardò allo specchio del bagno: si sentiva come se un drago avesse passeggiato sul suo fondoschiena.
Domani… partita.
Nientemeno che con Grifondoro. Michel li aveva spremuti come limoni, impietosamente, in quei diciassette giorni. Perdere non era semplicemente concesso.
Uscì dal bagno infilandosi la camicia, e fu certo di vedere Michel, intento ad allacciarsi le scarpe, indugiare sulla porzione di schiena scoperta.
Ora che sa che forse sono … diciamo… inclinato verso gli uomini … mi guarda.
Sarò tonto, ma non completamente.
Michel sembrò volergli dire qualcosa, ma poi lasciò perdere, alzandosi in piedi. “La cravatta, Al…” Disse, prendendo i lembi di quella dell’amico. “È storta.”
Al deglutì, sentendosi a disagio. Non era una situazione nuova, certo. Ma non era quel disagio carico d’aspettativa che aveva con Tom.

Che avevo prima che mi allontanasse definitivamente…
Si sentiva solo a disagio. Michel era suo amico. Gli voleva bene, lo stimava, ma non si sentiva apposto a sentirsi le sue mani addosso.
Fece un paio di passi indietro. “Non fa niente. Tanto per la fine della giornata sarà tutta spiegazzata.” Abbozzò un sorriso che sperò essere convincente.
Michel annuì, e parve quasi deluso.

“Scendo a colazione.” Gli disse, prima di afferrare il mantello, la tracolla contente i libri per le lezioni della mattina e filare via, senza guardarsi indietro.

Michel lanciò un’occhiata frustrata alla porta della camera. Al aveva forse intuito?
Intuito cosa, poi?
Per la prima volta in vita sua si sentiva confuso in merito alle sue sensazioni.
E Tom?
Michel fece una smorfia irosa, infilandosi il mantello e chiudendo gli alamari.

Tom lo teneva appeso ad un filo crudele, fatto di rassicurazioni abbinate a terribili frustrate di freddezza.
Avrebbe apprezzato quell’atteggiamento, se non fosse che chi ne subiva le conseguenze era Al.
Ovvero il suo primo vero amico.
Gli Zabini erano una stirpe di avvelenatrici e di ambigui gentiluomini, che preferivano veleggiare sopra la plebaglia, senza mischiarvisi mai.
Al era stato il primo ragazzo che si fosse fidato di lui: neppure Loki e Scorpius, che considerava suo pari, concetto per lui assimilabile a quello di amici, gli avevano mai dato la stessa incondizionata fiducia che Albus nutriva per lui.
E ovviamente lui l’aveva tradita. Per desiderio, nient’altro.
Prima andando a letto con suo fratello, poi, tradendo il suo concetto di amicizia. Al stava soffrendo per il distacco da Tom, e lui non faceva nulla per aiutarlo. Anzi, aveva esacerbato la situazione, facendosi sempre trovare insieme a lui, quando Thomas lo cercava con lo sguardo.
Sentì la porta aprirsi, e poi chiudersi subito dopo. Era ovviamente Tom, con un paio di voluminosi tomi sottobraccio. Storia della Magia, seconda guerra magica, lesse.
Cose non da programma. Tenti di distrarti con lo studio, mio buon Dursley?
“Cerchi Al?” Gli chiese, sapendo benissimo che tentava di evitarlo in tutti i modi possibili.
“No.” Disse infatti. Il tono era distaccato, ma gli lanciò un’occhiata torva.
“Già, ultimamente non lo cerchi mai…” Prese i libri necessari per la lezione, avvicinandoglisi. Tom era un fascio di nervi, non era difficile da intuire anche senza doverlo toccare…
“Non so di cosa tu stia parlando.” Sillabò infatti.
… Ma non gli importava. Quell’atmosfera cupa l’aveva causata quell’idiota. A pochi giorni dalla partita, con i suoi cattivi pensieri e i suoi problemi esistenziali ammorbava tutti: Al, lui, persino Loki, che saltava da un letto all’altro pur di non dover dormire nel suo.
“Ehi Tom…” Gli sussurrò, chinandosi al suo orecchio. “Se non lo vuoi, me lo prendo io.”
Non gli lasciò il tempo per rispondere, lo sorpassò e si chiuse la porta alle spalle.
Datti una mossa imbecille, o lo faccio veramente.
E allora potrai solo leccarti le ferite…

****

Secondo Piano, vicino all’aula di Trasfigurazione.
Nove e mezzo circa.

L’aula di trasfigurazione si faceva sempre più vicina e Albus aveva sempre meno voglia di entrarci. Tom doveva essere già entrato, ma non era quello il punto. Stavolta.
Rallentò progressivamente il passo, fino a farsi sorpassare da Loki, che lo accompagnava.
Il ragazzo lo squadrò perplesso. “Stai rallentando?”
“Già. Aspetto mia cugina. Avevo un appuntamento fuori dall’aula, tu entra pure.” Gli sorrise con aria sicura. Aveva già visto Rose. All’imbocco del corridoio che ospitava l’entrata dell’ufficio del preside, pochi metri prima. E c’era ovviamente Scorpius con lei.

Devo chiedergli se Jamie ha ricordato qualcosa…
Quando l’amico si fu allontanato fece rapidamente marcia indietro. Si affacciò, scrutando con un sorrisetto dietro al gargoyle a guardia dell’ufficio del preside.
“Siete sicuri che non volete farvi beccare?” Celiò mentre Rose tirava uno spintone a Scorpius, reo di averla praticamente spinta contro il muro.
“È questo troll che mi ha afferrata e trascinata qui!” Sbraitò paonazza e con il maglioncino singolarmente stropicciato. “Io volevo andare a lezione!”
“Rose Weasley, l’incorruttibile…” Proferì Scorpius, raddrizzandosi la cravatta con un consumato colpetto delle dita. “Mi adori, lo so, mio pasticcino.”
“Crepa.” Sibilò facendo ridere Al. “Seriamente… ci ha visti nessuno?” Domandò preoccupata.
“No, soltanto io, ma perché ho visto… quella.” Indicò la borsa dei libri della ragazza, che al momento era al collo del gargoyle.

“Dannazione!” Sbottò Rose. “Come c’è finita?”
Scorpius sorrise soave e Al capì.

Se Rosie capisce che cerca di farli scoprire lo uccide. Forse dovrei farglielo notare.
Forse no. Non voglio entrarci. Proprio no.
“Avete visto Jamie? Ieri sera sono andato a trovarlo in infermeria, ma era già scappato…”
Rose si schiarì la voce. “Sì… stamattina l’ho incrociato in Sala Comune, prima che sparisse chissà dove.”
“Stava bene?”

“Beh, sembrava…” Rose si morse un labbro pensierosa. “Un tantino fuori di testa. Aveva due occhi…”
Invasati.” Si inserì Scorpius serissimo. “Davvero. Ho visto in quelle condizioni solo dei goblin di fronte ad un mucchio d’oro. Mi ha persino salutato. Un inedito.”

Al li squadrò preoccupato: certo, aveva una faida auto-generante con James, ma era pur sempre suo fratello. “Credete sia stato l’incantesimo?”
Rose fece spallucce. “Dubito. Tra gli effetti collaterali del memento, mi sono informata…”
“Ci siamo informati.” Gli fece eco Scorpius.

“Io mi sono informata, tu eri più occupato a infastidirmi.”
“A baciarti il collo, rosellina.”
Infastidirmi.” Ripeté strozzata. “Mi sono informata, non dà quegli effetti. È stato il preside ad eseguire l’incantesimo quindi è impossibile che sia andato male. Anche perché ha funzionato, si è ricordato.”

“Davvero?” Al deglutì, lanciando uno sguardo alle sue spalle. Aveva avuto l’impressione…
No. Impossibile. Non c’è nessuno.
“Già. Ci ha detto tutto. I Naga sono ancora qui. A quanto pare sono controllati da un tipo incappucciato, di piccola statura.” Spiegò Rose con tono professionale, scacciando con uno schiaffo la mano di Scorpius che tentava di cingerle la vita. “Hanno fiutato Jamie, che era nascosto. Anche se fiutare non è il termine esatto…”
“In realtà la percepiscono.” Proseguì Scorpius. “È come una specie di richiamo ferormonico. Più grande è la forza magica di un mago, più ne percepiscono la presenza. È una sorta di traccia.”

“Per questo hanno attaccato Tom? Lui è sicuramente più…”
“Stronzate.” Lo corresse Scorpius con una smorfia. “Dursley è un adolescente. A sedici anni, a meno di non essere un mago del calibro di Silente… o tuo padre, la tua forza magica è praticamente identica a quella dei tuoi coetanei.”
“Si può sviluppare con lo studio, la pratica e l’esperienza.” Continuò Rose. “Avevate la stessa probabilità, seguendo questo ragionamento, di essere attaccati dal Naga.”
“Sì, ma il Naga è andato dietro a lui!”
“E questo ci riporta all’ipotesi di ieri. Tom Dursley ha qualcosa di diverso da noi.”
Al rifletté velocemente. Non avevano molto tempo prima che iniziasse la lezione.

“Forse è… come mio padre.” Ipotizzò, senza esserne troppo convinto.
Scorpius fece una smorfia. Era più forte di lui, quando sentiva parlare del Salvatore provava una singolare sensazione di fastidio. Non che ce l’avesse personalmente con l’uomo, però…

Imprinting paterno… Poco da fare.
“Tuo padre, Potter, è un caso particolare. Si è beccato una maledizione senza perdono quando era un neonato, e l’ha sconfitta. Non puoi paragonarlo ad un mago qualunque.” Replicò. “Se paragoni Dursley a tuo padre automaticamente fai di lui un caso particolare.”
Al si passò una mano trai capelli. “Sì, però…”
“È nato senza ombelico.” Scorpius scrollò le spalle. “È stato rapito da un ex-mangiamorte ed adesso è ricercato da grossi lucertoloni che hanno una specie di radar magico. Ha scritto in faccia non sono normale.”

Al serrò la mascella. Scorpius aveva ragione, lo sapeva. Eppure il modo in cui gli stava sbattendo in faccia le sue supposizioni gli mandavano il sangue alla testa.
“Smettila…” Sussurrò. “Smettila di parlare così… di… di lui!”
“Così come?” Scorpius sbuffò. “Devi finirla di giustificarlo. O di nasconderci delle cose, come la storia dell’ombelico. Perché non sei d’aiuto. Né a noi, né a lui. Se avremo qualcosa in mano, di sensato, potremmo darlo agli auror e magari evitare che venga rapito di nuovo. O sei con noi,

o contro di noi…”
Scorpius!” Rose lanciò un’occhiata al cugino, che era impallidito. “Non…”
“No, Rosie. Ha ragione.” La interruppe Albus, mordendosi un labbro fino a quasi sentire il sapore del sangue. “Sì, hai ragione. Mi dispiace…” Indietreggiò. “Credo che sia il caso che vada in classe adesso… Scusate.” Praticamente scappò via.

“Maledetto muflone insensibile!” Sbottò Rose, inferocita, tirandogli una spinta, che tra l’altro non lo spostò di un millimetro. “C’era bisogno di essere così duro!? Per Al è difficile!”
“Me ne rendo conto.” Replicò insolitamente serio. Le lanciò un’occhiata, raccogliendo la propria borsa, appoggiata in un angolo. “Ma non ha importanza. Se vuole aiutarci deve farla finita… Quando scavi nel passato di qualcuno a cui tieni è normale che tu ti senta una carogna. Che se ne faccia una ragione.”
Rose sospirò. Capiva il punto di vista di Scorpius: a conti fatti era il più sensato.

Ma quando entrano in gioco i sentimenti diventa tutto un gran casino.
“Gli parlerò.” Tentò. Scorpius scosse la testa.
“Deve arrivarci da solo. O non diventerà mai un ometto.” Sogghignò, rubandole un bacio. “Meglio se ci separiamo qui, Rosey-Posey. Statuto di segretezza…” Le sussurrò sulle labbra.
Rose fece un mezzo sorriso. “Comincia quasi a piacermi questo nomignolo. È meno osceno di tanti altri…”
“Ne sono lieto…” Le strizzò l’occhio.
Rose lo guardò allontanarsi. Sospirò, guardando il gargoyle in pietra. Sempre uguale, da secoli sempre privo di espressione e sentimenti.

Tu te la passi meglio di noi, caro il mio brutto muso. Garantito.
Speriamo che domani regga, lo statuto di segretezza. Alla partita viene anche papà…

****

Aula di Trasfigurazione.

Al seguiva distrattamente la lezione della professoressa. Davanti a lui un bricco di caffè aspettava di trasformarsi in una colomba.
Le parole di Malfoy continuavano a ronzargli in testa, rendendogli impossibile compiere un doveroso feraverto. In ogni caso la professoressa era più occupata a spiegare ad un confuso grifondoro come rendere animale il proprio bricco, che a seguire lui.

Mi sto piangendo addosso…
Era questa la dura realtà. Malfoy non gliel’aveva sbattuta in faccia direttamente, ma gliel’aveva fatta capire.
È un mese che mi lamento perché Tom non mi dà attenzioni. Non devo pensare a questo.
Devo pensare a come proteggerlo.
Era difficile. Perché Thomas non rendeva le cose facili, ovviamente. Perché c’erano i suoi sentimenti in ballo, e gli sembrava di tradire la sua fiducia.
Ma non è questione di chi è stato il primo a tradirla. Non è direttamente questione di tradirla.
Tom si sta cacciando in un guaio. E non vuole coinvolgermi.
Come da bambino, quando di notte scappava alla ricerca di creature fatate o misteriose. Sapeva che era proibito ad entrambi allontanarsi dai confini del villaggio, e per questo ogni volta gli faceva giurare di non seguirlo.
Ma ogni volta ti seguivo, ti ricordi Tom? Avevo tanta paura. Tremavo tutto il tempo, e aspettavo soltanto il momento in cui mi avresti scoperto.

“Ti avevo detto di non seguirmi!”
Tom aveva sbuffato stizzito, e Al, nascosto dietro un cespuglio, si era sentito decisamente scemo. Un vento fresco batteva la brughiera mentre la luce della luna illuminava lattiginosa la strada sterrata di campagna. E anche un ciuffo di capelli castani, che si ergeva dritto ed arruffato tra il fogliame.

Al era uscito fuori incespicando. Tom l’aveva squadrato con quell’aria che Rosie trovava antipaticissima.
“Non ti sei neanche messo le scarpe…”
“Avevo paura di svegliare Jamie!” Aveva pigolato il bambino, tirando su con il naso e cercando di nascondere le pantofole impolverate. “Ho paura Tom, torniamo indietro!”
“Non ci penso neanche. Hai sentito che ha detto nonno Arthur, no? Vicino a Escot, nel bosco, hanno trovato un cerchio delle fate. Magari c’è una colonia di piskie¹…”
“Mi fanno paura quelli!” Era scattato il bambino trotterellandogli accanto. “Possono trasformarsi in Mollicci!”
“Queste sono le storie che ti rifila Jamie. I piskie sono folletti, i mollicci sono poltergeist.” Aveva spiegato compitamente. Di fronte all’espressione per niente convinta del cugino, aveva alzato gli occhi al cielo, spazientito. “Bene. Se hai paura torna indietro. La strada è illuminata, e non farai brutti incontri.” Aveva indicato la Tana, ancora visibile. “Non ti puoi perdere.”
“No!” Aveva strillato il bambino, pestando i piedi. “No, voglio venire con te Tom! Non ti lascio solo!”
Thomas aveva fatto una smorfia. “Non sono io quello ad aver paura.”

“Per favore, fammi venire con te!”
Tom gli aveva lanciato un’occhiata. Poi aveva sospirato.“Secondo me ci stanno già cercando…”

“No, sono stato bravo! Mi sono lasciato le pantofole, per non fare rumore!”
“Geniale. Così tra poco ti faranno male i piedi. Forza, torna a casa. Io starò bene.”
“Ma io no!” Aveva sentito il familiarissimo e stupidissimo groppo alla gola. Subito dopo due lucciconi gli erano apparsi all’angolo degli occhi. “Avrò paura per te tutto il tempo!”

Tom aveva fatto una smorfia, distogliendo lo sguardo. Al aveva sorriso, perché quando il cugino faceva così voleva dire che gli avrebbe detto di sì.
“Va bene, vieni. Però dammi la mano. Non voglio che ti perdi nel bosco…”

Te ne sei dimenticato, Tom?

Per quanto non lo volesse trai piedi, per quanto continuasse a percorrere quella strada buia da solo. Nonostante questo…
Io continuerò a venirti dietro. Avrò una paura fottuta, ma stringerò i denti. Perché ho più paura a lasciarti solo, che a venire con te.
“Potter? Albus?”
Al alzò lo sguardo per trovarsi di fronte le formi procaci della professoressa. Si accorse che Rose da mezz’ora tentava di attirare la sua attenzione, senza successo.

“Sì professoressa?”
La professoressa sorrise. Ovviamente. “Non capisci qualche passaggio?”
Al sorrise di rimando. Batté un colpo di bacchetta sul bricco. “Feraverto.” Scandì.
La sua colomba prese a becchettargli affettuosamente le dita.

“No professoressa. Tutto chiaro.” Continuò a sorridere. Non voleva dargliela vinta. “Mi stavo solo concentrando.”
La donna tradì, per un attimo, un lieve ed insofferente sconcerto.
“Molto bene, Potter… ben fatto.” Si spostò per controllare la colomba di Rose, che aveva ancora la coda a forma di manico, con grande irritazione della ragazza.

Al alzò lo sguardo e vide che Tom lo stava guardando. Gli sorrise. Tom distolse lo sguardo immediatamente, ma stavolta non ci rimase male. Non più.
Adesso sono grande, Tom. Adesso non ti prenderò la mano e avrò paura per te.
Perché adesso posso riportarti indietro.

****

Spogliatoi Serpeverde.
Sei del pomeriggio.

“Ci vediamo domani capitaine!”
Michel fece un mezzo sorriso ai saluti, agli incoraggiamenti auto-referenziali e alle velate minacce dei compagni di squadra, mentre si liberava dell’uniforme da allenamento.

Lanciò uno sguardo ad Al, che finito di vestirsi chiacchierava con Loki, venuto a curiosare negli spogliatoi e raccogliere quote per il proprio banco scommesse – ovviamente illegale.
Vide i due uscire, e dopo un breve sospiro si concentrò sullo slacciarsi i gambali.
Non avvertì la porta dello spogliatoio aprirsi. Quello che sentì fu un violento spostamento d’aria e poi si trovò a faccia in giù, sul pavimento sporco di fango. Tossì, voltandosi.
Tom era davanti a lui, con la bacchetta stretta in pugno.

“Che diavolo…” Sussurrò sbalordito.
“Prendi la bacchetta, Zabini.” Disse soltanto. Il tono era come pacato, quasi privo di inflessione.

Vista la situazione, gli mise i brividi.
“Ti è dato di volta il cervello?!” Sbottò, alzandosi in piedi e allontanandosi verso la porta.
Tom con un veloce movimento di bacchetta la richiuse violentemente. Un rumore di ferro gli fece capire che l’aveva anche chiusa a chiave.

“Prendi la bacchetta.” Ripeté.
Sta facendo sul serio…
La consapevolezza lo colpì con la forza di un bolide. Aprì il suo armadietto e la tirò fuori.
“Vuoi batterti?” Fece un sorriso nervoso. “E potrei sapere il motivo?”
“Lo conosci. Non sei forse tu, quello che tutto sa?” Lo apostrofò, restituendogli un sogghigno amaro. “Se non lo vuoi, lo prendo io. Cosa significa? Quello che penso, suppongo…”
Michel inspirò bruscamente.

Ma allora è per…
Avrebbe riso della situazione, se la faccia di Tom non fosse stata una maschera di gelida furia.
A certe persone la gelosia fa proprio un brutto effetto…
“Ci hai pensato tutto il giorno?” Gli chiese indietreggiando. Tom fece di rimando un passo avanti, senza rompere il contatto visivo.
“Sì.” Confermò. “Albus non è una delle tue conquiste…” Sibilò furibondo.
“Sai che non intendevo…”
So cosa intendevi!” Sbottò. La luce delle candele tremò violentemente, come per una forte raffica di vento. “Lo vedo come lo guardi. Come…” Fece una pausa e Michel vide che la presa sulla bacchetta si serrava, fino a fargli sbiancare le nocche. “Come lo tocchi.”
“E se anche fosse?” Replicò di rimando, seccato.

Proprio tu, ti permetti di giudicare me, considerando quanto lo stai facendo stare male?
Non si sarebbe fatto intimidire. Lui era uno Zabini. “Se anche fosse, perché dovrebbe preoccuparti? Avrei più riguardo io, per Al, di quanto ne abbia avuto tu in quest’ultimo mese.”
“Se anche fosse… Lui è mio.” Lo sguardo di Tom aveva decisamente qualcosa che non andava.
Aveva pensato ad una crisi di gelosia. Uno scoppio di testosterone in ritardo di un paio d’anni.
Ma non è solo questo…
C’era desiderio nel suo sguardo. Un desiderio talmente disperato da fargli istintivamente serrare la presa sulla bacchetta.
Okay. Rettifico. È ora di farsi intimidire da Dursley. Ha completamente perso la testa.
“Cerca di ragionare!” Gli intimò. “Sei un prefetto! Ed io sono il capitano della squadra di Quidditch. Se ci beccassero l’intera stagione sarebbe persa!”
Tom sogghignò. “Dovrebbe fregarmene qualcosa?”

Michel indietreggiò fino a sbattere contro una fila degli armadietti, accanto alla porta.
“Tom…”
Un lampo rosso gli saettò a pochi centimetri dalla tempia. Si riparò la testa con le braccia mentre l’armadietto esplodeva, facendo volare in aria il contenuto.

“Maledizione! Tom, fermati!” Urlò. “Non ho intenzione di sedurlo!”
“Strano. Stamattina hai detto il contrario…” Osservò “Quello era un avvertimento. In guardia. Ed è un consiglio, credimi.”

Michel non se lo fece dire due volte. Tom aveva la stramaledetta brutta abitudine di non minacciare senza conseguenze.
Vuole davvero schianta...
Everte Statim²!
Michel si sentì letteralmente scaraventato contro la porta. L’impatto gli tolse il fiato e lo fece crollare a terra.

“Vergogna sugli Zabini…” Commentò, con tono faceto. “Credo di aver letto da qualche parte che ai purosangue insegnano a duellare prima che a camminare. Ma forse mi sono sbaglia-…”
Stupeficium!
Tom ebbe appena il tempo di scansarsi, prima che un lampo rosso si abbattesse su una fila di armadietti, facendoli crollare miseramente l’uno sull’altro. Sogghignò, raddrizzandosi.
“Ottimi riflessi, ma pessima mira, Mike…”
“Tom, falla finita!” Sbottò, sentendo il sapore vischioso del sangue sulle labbra. Passandoci il dorso della mano scoprì che gli stava sanguinando il naso. “È semplicemente ridicolo questo… quello che stiamo facendo!”

Per tutta risposta la luce delle candele tremò violentemente, prima di stabilizzarsi di nuovo.
Non è ridicolo.”
Michel lanciò un’occhiata a Tom: di nuovo quello strano lampo rosso gli balenò negli occhi.
… Sono nei guai.
Poi uno schianto fece sussultare entrambi. La porta venne divelta e Albus e Loki irruppero nella stanza.
“Mike! Abbiamo sentito dei rumori e…” Al si interruppe. Lo sguardo gli si fermò su Tom, incredulo. “… Ma che sta succedendo?”
“Vi siete presi a pugni?” Esalò sbalordito Loki. “Per le sottane di Salazar! Vi stavate lanciando addosso incantesimi?!”

Al guardò dall’uno all’altro. “Tom…?” Chiese semplicemente
Il ragazzo non rispose: intascò la bacchetta e uscì velocemente dallo spogliatoio.
Tom!
“Vagli dietro.” Mormorò Michel, nel silenzio più completo. “Vai. Adesso.”
Al, dopo un attimo di sgomento, si riscosse, uscendo e sbattendosi la porta dietro.

“Michel…”
“Sta’ zitto.”
Il ragazzo crollò su una panca, attendendo che i livelli di adrenalina tornassero quantomeno accettabili, di modo che potesse uscire dagli spogliatoi con le sue gambe.

In quel momento intere generazioni di Zabini si sarebbero rivoltate nella tomba, vedendolo.
E buffo, ma non me ne importa proprio nulla…
Loki Nott però non era uno Zabini. Era suo amico. Gli si sedette accanto, con un sospiro omnicomprensivo.
“Sei un bravo diavolo, mastro Zabini…” Disse, con ridenti occhi bicolore.
“Quei due mi hanno veramente rotto le palle…” Sussurrò per tutta risposta. “Lo sai?”
Loki sorrise, passandogli un fazzoletto per asciugarsi il sangue.

“Davvero un gran bravo diavolo…”

Albus sapeva esattamente dove sarebbe andato a finire Tom. Le sue fughe spesso si risolvevano nell’allontanarsi pochi metri dal luogo del misfatto.
Il suo orgoglio non gli permetterebbe mai di scappare veramente...
Lo trovò infatti di fronte alla rimessa delle scope. Teneva ancora la bacchetta in pugno.
“Tom…”
“Smettila di dire il mio nome!” Sbottò, ma senza livore. Sembrava stanco.

Al inspirò, avvicinandosi di qualche passo. Quando vide che l’altro non dava segno di fastidio gli si affiancò. “Perché stavate litigando?” Chiese, piano. Poi ci ripensò. “No, non ha importanza.”
Tom gli lanciò un’occhiata stupita. Al ridacchiò. “È un mese che ti riempio di domande. E… credo che tu ne abbia abbastanza.”

Tom serrò le palpebre, brevemente. Era stanco, furioso ed era come se tutto gli premesse addosso, schiacciandolo.
Se solo questo peso diminuisse. Solo un po’.
“Sai… oggi, una persona mi ha fatto pensare ad una cosa.” Esordì Al dopo un lungo silenzio. “Ti ricordi di quando, da bambini, andavamo a caccia di fate? Te lo ricordi?”
Tom annuì passivamente: era stanco, abbattuto. Troppo stanco per allontanarlo o chiedersi dove volesse andare a parare.

“Io ero un gran fifone, e avevo paura.” Continuò Al con un mezzo sorriso. “Però ti venivo sempre dietro. Quello che voglio dire è… Lo so che c’è qualcosa che non va.”
“Al…”
“No, fammi finire.” Lo fermò. Si schiarì la voce. “Non è tra di noi. Vero? È qualcos’altro. E vuoi tenermene fuori.”
Tom lo guardò: Al era sempre stato il più sottovalutato dei fratelli Potter. Troppo timido, sensibile, considerato dai suoi detrattori come un gran fifone.

Solo gli imbecilli non si rendono conto di quanto sia dannatamente intuitivo…
Stavolta ho fatto la figura dell’imbecille.
“Non so cosa sia…” Continuò. “E anche se te lo chiedessi per giorni, tu rimarresti in quel tuo stupido silenzio cocciuto. Vero?”
Tom non disse niente. Averlo così vicino …

È una tortura…
“Lo sai che continuerò a seguirti, Tom… Perché non se ne parla, di restare a casa ad avere paura per te.” Gli tese la mano. “Giusto?”

Al ebbe improvvisamente paura. Un fottuto terrore di sbagliarsi, di farsi ridere addosso. Di farsi allontanare.
Gli occhi di Tom in quel momento erano fissi su di lui, immobili e assorti.
Aveva paura. Ma attese.
Poi Tom gli prese la mano. La strinse talmente forte da fargli male.
“Al…” Prese un respiro profondo. “Quando eravamo bambini io…” Sussurrò appena udibile.“…ti dicevo di non venirmi dietro, ma in realtà… volevo che lo facessi.”
Al sorrise. Si sentiva lo stomaco stretto in una morsa di panico puro. Era sbagliato, non lo era?

L’unica cosa che so è che se non te lo dico adesso finirò per andare in mille pezzi...
“Perché credi che ti seguissi, scemo?”

E accadde.

Tom non seppe mai se fu lui a tirarlo verso di sé, o Al a spingersi contro di lui. Fu una collisione. Fu un bacio.
Fu goffo, indubbiamente maldestro e caldissimo. Al gli aveva afferrato i bordi del mantello e sembrava volerlo tirare giù. Perse addirittura l’equilibrio, perché dovette passargli le braccia attorno alla vita per sorreggerlo.

Le labbra di Al erano calde e umide e soffici. Respiravano entrambi affannosamente, mentre le mani si aggrappavano, stringevano, cercavano.
Quando si staccarono Albus aveva gli occhi davvero molto brillanti. E sorrideva.
Gli era mancato vederlo sorridere. Gli occhi gli diventavano liquidi, quando lo faceva.
E adesso erano vicini, ancora abbracciati.
Oh, Merlino… Finalmente... – Pensò – Finalmente…
Non sapeva cosa dire: solo una manciata di minuti prima aveva una bacchetta in mano ed era pronto a fare la pelle a Zabini, e adesso…
Adesso…
“A me non piacciono le ragazze.” Esordì Al, mentre le guance arrostivano. Tom provò l’impulso di passarci le labbra. Di morderle.
Sono impazzito…
“Suppongo… neanche a me.” Stimò lentamente.
Era buffo. Era liberatorio. Sentiva come se il cervello gli riposasse nell’ovatta, mentre il suo corpo era letteralmente divorato dalle fiamme. Non era una sensazione spiacevole, alla fin fine.
Quella cosa che da settimane gli faceva ribollire il sangue nelle vene era come addormentata. Era meraviglioso.
Al alla sua risposta sembrò illuminarsi. Si appuntò di assicurargli in altre occasioni che non aveva il minimo interesse per il mondo femminile.
“A me non piacciono le ragazze …” Ripeté Al. “A me piaci tu.” Sembrava tentare le frasi, più che pronunciarle. Più che una confessione, erano domande senza punti interrogativi.
E Tom improvvisamente si trovò a conoscere tutte le risposte in anticipo.
“A me piaci solo tu.”
“Sì, lo so...” Sussurrò Al. Esitò.
E adesso? Che si fa?
Era tutto diverso. Sentiva il cuore rombare nelle orecchie, e l’espressione di Tom gli confermava che fosse lo stesso per lui.
Fu Tom a rompere l’imbarazzo. Gli passò lentamente il palmo delle mani sulle guance, con attenzione e Albus sentì quel familiare brivido scuoterlo tutto.
“Scotti…” Gli sussurrò.
Al gli mise le mani sopra le sue. Era un gesto intimo, un po’ tanto da ragazzina. Se ne fregò. Perché a Tom sembrava piacere quanto piaceva a lui. Quindi, tutto okay.
“Afflusso del sangue…” Sorrise. Tom stirò un sorrisetto.
“Lei è molto ben preparato, signor Potter…”
“La ringrazio.” Sporse appena il viso e fu di nuovo accontentato. Tom si chinò per premergli le labbra contro le sue. Gli baciò l’angolo della bocca ma fu comunque bellissimo.

“C’è qualcosa che vuoi dirmi?” Chiese poi. Aveva smesso di sorridere e il tono era serio.
Al esitò. Riflettè. “Domani vieni alla partita?”
Tom lo guardò confuso. Era palese che non si aspettasse quella domanda.
Sono forse colpevole se non voglio rovinare tutto adesso? Sono settimane che voglio questo.
Tutto quanto. E Rose e i ragazzi mi perdoneranno se non lo userò per estorcerti una confessione…
Poi gli sorrise, palesemente sollevato. Annuì. “Penso di sì. Se non altro, potrò ammirare James disarcionato da uno dei nostri battitori. Me lo perderei mai?”
Ridacchiò. “Credo sarai in prima fila.”

Tom lanciò un’occhiata verso il Castello. “Dobbiamo andare a cena… È quasi buio.”
“Adesso?”
Tom fece un mezzo sogghigno, mandandogli di nuovo il cervello in pappa.
“No.”
Per favore… solo per questa volta, fammi avere quello che voglio…


****

Ufficio della professoressa Prynn. Dopocena.

“Ero certa che quei quaderni fossero il suo diario…”
“Ma non lo erano.”
La voce che scoppiettava nel fuoco, a differenza delle fiamme che illuminavano il bel profilo di Ainsel Prynn era gelida. Furiosa.

La donna fece una smorfia. “Non può averlo buttato. Cinque anni di ricerca, di studio sul ragazzo e sui meccanismi difensivi della tomba… No, semplicemente non può essersene disfatto.”
“Non pensi che abbia preferito distruggere quello che aveva scoperto per non farlo cadere nelle nostre mani?” La voce dell’uomo, non visibile attraverso le fiamme, era salace.

“Non essere ridicolo. Stiamo parlando del suo grimorio³. Per un mago è come un pezzo di sé. Voldemort nel suo vi aveva nascosto un horcrux. Uno dei più importanti. Quello che gli aveva quasi permesso di tornare in vita.” Obbiettò.
“Quell’uomo… se tale si poteva chiamare… era pazzo.”
“Ma un mago. E ragionava come tale.” Replicò la donna. “Ziel non ha distrutto le informazioni. Quei quaderni erano uno specchietto per le allodole. Il grimorio, quello vero, lo ha nascosto.”
“Non c’era trai suoi effetti personali.”
“Naturalmente, ho controllato allontanando Lupin… Ma c’è un altro posto dove devo dare un’occhiata...” Bevve un sorso da una fiaschetta che teneva abilmente occultata sotto l’abito di buona fattura. “La biblioteca personale di quel vecchio imbecille…”

****

Note:

Finalmente ci siamo arrivati. Tutti assieme, e con vaghe e varie minacce. E no, non pensate che sia finita qui. *risata sadica*
Apparte gli scherzi, ho sudato sette camice per scrivere questo pezzo. Ditemi se ha avuto un senso oppure vi ha profondamente deluso.

Qui il link della canzone all’inizio. Leggete il testo. È perfetto. *Dira in fissa con i The Fray*
1 – Piskie: o pixie. Si trovano in Cornovaglia (Ottery St. Catchpole è nel Devon, Cornovaglia)
Sono folletti dal colore verde, che si divertono a far dispetti agli umani, come far perdere loro la strada o rubare il raccolto. Però se blanditi sono dei gran lavoratori. A volte si trasformano in ricci (urchin).
2 - Everte Statim: incantesimo usato da Draco Malfoy nel secondo libro. Sostanzialmente crea un grosso spostamento d’aria che scaraventa a terra l’avversario.
3 – Il grimorio è propriamente un libro di magia. Il proprietario, una strega o mago, vi appunta le formule, riti magici, oltre che istruzioni su come preparare pozioni. In senso traslato è considerato anche il suo diario personale.
  
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