Titolo:
Sai che non lo so
Storia
di: Goten
Beta:
Giusy
Paring:
Jasper - Alice
Capitoli:
11
Aggiornamenti:
ogni martedì e giovedì
Capitolo
11
Bella era veramente una sposa
bellissima, Alice aveva dato il meglio di se. Era appoggiata al mio
braccio e sorridente osservava suo fratello dire quel fatidico SI.
C'erano
emozioni positive e sentimenti profondi quel giorno. Io ci stavo
sguazzando come un merluzzo.
Osservai
ancora i novelli sposi, sembravano usciti dall'anno 1918. Erano
bellissimi, niente da dire.
Ballai
con la mia dolce vampira e rimasi sempre al suo fianco.
Non
avevo mai sorriso così tanto in tutta la mia lunga esistenza.
Il
clan di Denali era arrivato per gioire dei festeggiamenti, rimasi ben
lontano da Irina e notai con piacere che l'ossessione di Tanya si era
tramutata in semplice amicizia per Edward e ammirazione per la
piccola Bella.
<<
Sei una ballerina davvero aggraziata. >> Sussurrai alla dama
che stringevo fra le braccia, mentre la sua piccola risata argentina
mi faceva sentire incredibilmente bene.
Gli
invitati se ne erano andati, Alice aveva aiutato Bella a vestirsi per
il viaggio di nozze e adesso che i novelli sposini erano partiti,
eravamo finalmente soli io e lei, la luna era alta in cielo, qualche
nuvola passeggera e le stelle dominavano la notte. Era tutto
splendido, spettacolare.
<<
A cosa pensi? >> Mi strinse la mano appoggiando la testa contro
la mia spalla.
Eravamo
seduti, uno accanto all'altra, così, semplicemente a goderci quel
cielo notturno che tanto ci faceva sentire piccoli.
<<
A tutto e niente. >> Sospirai avvolgendole un braccio attorno
alle sue piccole spalle. Non era vero, stavo pensando a un’infinità
di cose, ma soprattutto stavo pensando a lei e alla stupenda
sensazione che avevo nel saperla accanto a me.
Strofinò
il suo nasino contro la mia gola. << Sono tutti fuori a caccia,
Edward e Bella sono in viaggio e noi due siamo soli... >>
Sussurrò piano, lasciando che la sua voce arrivasse delicata alle
mie orecchie.
<<
Quindi? Cosa proponi? >> La mia voce uscì rauca e bassa. Non
mi ero mai sentito così curioso e acceso fino ad ora.
Si
staccò da me e non potei trattenere un piccolo lamento di protesta,
lei ridacchio, indubbiamente felice per quella mia piccola
ammissione. << Aspetta solo un momento. >>
Aggraziata
come una farfalla, si sollevò in piedi e agilmente corse dentro
casa, ne uscì poco dopo con il famoso regalo che mi aveva fatto
pochi giorni prima.
La
sentivo fremere d’impazienza e passione, ma era anche titubante.
Arcuai un sopracciglio. << Vuoi giocare a scacchi? >> Le
domandai leggermente confuso.
S'inginocchiò
di fronte a me e posizionò con cura tutti i pezzi al loro posto. <<
Oh sì. >> Sussurrò per la prima volta un po' impacciata. <<
Io tengo i bianchi. >> Alzò gli occhi color caramello, ora
venati di nero.
Presi
un piccolo respiro, ero sinceramente curioso di capire cosa avesse in
mente. << Va bene. >>
Cominciò
lei per prima, mosse il suo pedone e poi io feci altrettanto.
Fece
avanzare un altro pedone ed io ne posi un altro in avanti. Per quasi
dieci minuti nessuno disse niente, eravamo concentrati sulla partita,
ma in realtà, io stavo sondando le sue emozioni, sembravano in
attesa di esplodere.
Osservai
il suo alfiere muoversi in diagonale e con un sorriso soddisfatto
mangiare la mia torre. << Non ci siamo comandante, non si vince
una guerra distraendosi... >> Mormorò sensuale, sollevando con
una lentezza esasperante i suoi occhi ora neri.
<<
Tu mi stai distraendo. >> Mormorai io, troppo preso da quel
senso di passione che stava sboccando da lei.
<<
Davvero? >> Mormorò piano sporgendosi in avanti.
<<
E lo sai benissimo. >> Sussurrai io a bassissima voce
sporgendomi a mia volta.
<<
Sono proprio dispiaciuta... >> Parlò direttamente sulle mie
labbra.
A
quel punto non m’importava più di niente, lei era tutto quello che
volevo e si stava concedendo a me liberamente.
Scattai
in avanti atterrandola sul soffice prato verde, mentre i pezzi della
scacchiera giacevano abbandonati e senza più alcuna importanza.
I
nostri vestiti ci abbandonarono e quella notte solo le stelle e la
luna furono testimoni della nostra reciproca appartenenza, perché
era ormai chiaro come il sole che Alice Cullen mi apparteneva e che
io ero totalmente suo.
Le
nostre mani esploravano il corpo dell'altro, smaniose di conoscere
ogni singolo millimetro dei nostri corpi, le labbra erano unite in un
unico bacio carico di passione e amore, sì perché solo in quel
momento ammisi con me stesso, lasciando cadere tutte le mie barriere,
che ero follemente innamorato di Alice Cullen.
Lei
era la regina del mio cuore.
Il
cielo si stava schiarendo, dolcemente le baciai le palpebre e il
nasino all'insù. Ero ebbro di felicità. Niente avrebbe mai potuto
scalfirla.
Il
tempo divenne relativo, i giorni passavano a volte lenti, a volte
veloci e quando me ne resi conto, eravamo ormai a pochissimi giorni
dal Natale.
Quello
sarebbe stato il primo Natale felice della mia vita.
Avevo
però bisogno di qualcosa di speciale per la mia bellissima compagna,
sì perché adesso Alice era la mia compagna. Non avrei potuto vivere
senza di lei.
Ero
seduto sul divano leggermente in crisi, cosa potevo farle di
speciale, riuscendo però a non farle sbirciare nel futuro?
Sospirai
afflitto. C'era una cosa che avrei voluto fare con tutto me stesso,
ma decisamente mi serviva aiuto. Sollevai lo sguardo verso il
soffitto.
<<
C'è qualcosa che non va? >> La voce dolce di Esme mi arrivò
alle spalle, sapevo che era in casa, l'avevo sentita trafficare con i
suoi progetti pochi minuti prima.
<<
Sì... >> Sospirai e lei si mise seduta accanto a me.
<<
Qual è il problema? >> Sembrava tanto una mamma. Mi faceva
sentire un piccolo bambino. Sorrisi gentile.
<<
Vorrei fare un regalo speciale ad Alice, ma non so come... >>
Lei m’interruppe, con uno sguardo sapiente.
<<
Temi che possa sbirciare nel vostro futuro? >>
Annuii
deciso. Lei appoggiò con delicatezza una mano sopra la mia. <<
Jasper, se posso aiutarti, dimmelo e lo farò. >> Concluse con
un sorriso incoraggiante.
Voltai
la mano stringendo la sua, presi coraggio e parlai. << Voglio
chiederle di sposarmi. >>
Si
portò la mano libera sulla bocca, stupita e decisamente felice. <<
Oh Jasper. >> Esclamò abbracciandomi. << Sono così
felice! >>
E
decisamente lo sapevo che era una felicità sincera quella che
provava. << Ti ringrazio, ma sono sicuro che Alice sbircerà
nel futuro e sto cercando con tutte le mie forze di non farle capire
nulla, penso sempre alle cose più disparate. >> La vidi
annuire ben capendo il mio problema. << Vorrei andarle a
prendere un anello e farle la proposta a Natale, ma sono sicuro che
mi vedrebbe. >>
<<
Posso andarci io. >> Si propose. << Se vado io, sono
certa che non mi vedrà. >> I suoi occhi sprizzavano gioia.
<<
Esme, saresti davvero la mia salvezza! >> Le mostrai una
piccola foto che avevo tenuto in tasca, l'avevo strappata da una
rivista di moda che avevo sfogliato qualche mese prima. <<
Credo che le piacerebbe questo. >>
Lo
osservò con aria sognante. << Sì, credo che lo adorerà. >>
Prese il piccolo foglio e mi fissò. << Sono davvero felice,
Jasper. >> Mi arruffò i capelli e mi sentii davvero come se
fossi suo figlio.
<<
Grazie. >> Risposi intenerito.
Bene,
avevo un problema in meno, Esme avrebbe pensato all'anello, adesso
dovevo solo concentrarmi su altro. E non era difficile, poiché dopo
pochi minuti Edward e Bella fecero il loro ingresso. La giornata
cominciò a scorrere via, Alice al suo rientro non mi aveva più
lasciato, ero contento che Esme avesse deciso di aiutarmi con il mio
piano, sapevo di avere anche l'appoggio di tutto il resto della
famiglia. Ma c'era un pensiero che mi stava angosciando in quei
giorni: i Volturi.
Sicuramente
mi avrebbero richiamato a Volterra, come avrei potuto lasciare
loro... lei? Come? Ero legato a Volterra ma ora il mio cuore e la mia
devozione erano per la mia bellissima Alice, che oltretutto stavo
stringendo fra le braccia, mentre sfogliava, contenta una rivista per
decidere che tipo di addobbi natalizi utilizzare per comporre
l'albero di Natale.
Osservai
distrattamente Edward, sapevo che aveva visto ogni mio singolo
pensiero e sapevo che avrebbe potuto consigliarmi, ma non volevo
includerlo nei miei problemi, aveva Bella cui pensare. Prima che
finisse l'anno era stata decisa la sua trasformazione.
Baciai
una tempia della mia piccola vampirella. Avevo notato che le sue
emozioni si esaltavano per il colore blu degli addobbi. <<
Quest'anno potresti fare tutto sul blu. >> Proposi, lasciando
che il suo sorriso contagiasse anche i suoi occhi.
<<
Ottima scelta, direi che sarebbe magnifico. >> Chiuse la
rivista soddisfatta.
Mi
baciò a stampo sulle labbra correndo al computer per ordinare on
line gli addobbi.
Qualche
giorno dopo arrivarono tramite posta un'infinità di scatole,
l'albero era già situato in mezzo alla stanza, pronto per essere
addobbato.
Rosalie,
Alice e Bella si stavano dando alla pazza gioia, Edward suonava
motivi natalizi, mentre Emmett e Carlisle stavano finendo di
sistemare la legna accanto al caminetto.
Nessuno
di noi aveva bisogno del fuoco, a parte Bella, ma la mia dolce
compagna aveva decretato che con il Natale non si poteva non avere il
caminetto acceso.
Io
sorrisi, secondo me aveva visto troppe pubblicità di panettoni in
cui il caminetto acceso la faceva sempre da padrone.
Esme
rientrò in quel momento con i pacchi da sistemare sotto l'albero
ormai completamente blu. Mi allungò furtiva la piccola scatolina in
velluto.
Ora
toccava solo a me.
Era
il 23 dicembre e il giorno dopo, a mezzanotte, le avrei chiesto di
sposarmi.
Respirai
profondamente. Ero impazzito ma ero felice.
Quella
notte la neve scese e imbiancò tutto, il paesaggio era da favola,
come la mia dolce compagna. Eravamo nel nostro letto, i nostri corpi
perfettamente intrecciati, stavo facendo scorrere il mio naso sul suo
collo da cigno. Adoravo quella sensazione di piacere e felicità che
solo lei sapeva infondermi.
<<
Ti amo. >> Le sussurrai piano, avvertendo poi le sue mani
appoggiarsi delicate sul mio viso e portarmi a pari con il suo.
<<
Lo so... e senti quanto io ti ami? >> Mi domandò con il
sorriso sulla bocca.
Eccome
se lo sentivo, avvertivo tutto l'amore che lei provava per me. Era
unico, speciale... nostro.
Pensai
brevemente all'anello che attendeva in quella scatolina rossa sotto
l'albero. Ancora poche ore e avrei chiesto ad Alice di diventare la
signora Withlock.
<<
Sono molto fortunato. >> Le spostai una ciocca di capelli dal
viso, la mia espressione era seria. Ero stato davvero fortunato, se
lei non fosse stata così testarda a Volterra, non saremmo mai
arrivati a questo...
Quel
pomeriggio, nonostante avessi solamente voglia di rimanere a letto
con lei e coccolarla fino alla fine dei tempi, rimanemmo tutti in
salotto, le canzoni di Natale la facevano da padrone, Emmett e Edward
stavano compiendo una vera e propria battaglia di neve, Rosalie li
osservava contenta, felice.
Bella
stava parlando amabilmente con Esme, mentre questa le preparava la
sua cena, Carlisle si era tuffato a capofitto nella battaglia di neve
sbalordendo i suoi figli. Era un'atmosfera così tranquilla e
familiare.
Tutto
era perfetto, sorrisi alle continue richieste di Alice verso Bella
per farle cambiare il suo vestito, alludendo che ormai lo aveva
sfruttato per mezza giornata e doveva assolutamente cambiarlo.
Alice
tuttavia a un certo punto si bloccò, stava avendo una visione, le
sue emozioni si gelarono, così come Edward fuori di casa.
Qualcosa
non andava, veloce mi misi accanto a lei. << Alice, che
succede?! >> Le appoggiai le mani sulle spalle.
Sentii
la paura e la disperazione sgorgare dal suo piccolo corpo. <<
Alice! Che succede?! >> Ripetei di nuovo, veramente
terrorizzato. Cosa poteva mai succedere di così orribile per
spaventarla in quel modo?!
Osservai
la porta aprirsi lenta e i maschi Cullen entrare piano.
<<
Jasper... >> Mormorò Edward avvicinandosi con sguardo triste.
<<
No, ti prego... >> Pigolò debolmente la mia piccolina,
voltandosi e riprendendo vita. << Jasper... non farlo... >>
Ero sicuro di vedere delle lacrime invisibili sul suo viso dolce.
<<
Alice, amore mio... cosa non devo fare? >> Le presi il volto
fra le mani, cercando di capire.
Fu
in quel momento che una strana sensazione già vissuta m’invase...
io conoscevo quelle emozioni. Capii.
Mi
voltai piano verso la porta chiusa e pochi secondi dopo un lieve
bussare ci giunse chiaramente.
Chiusi
gli occhi. << Sono venuti a prendermi. >> Mi sentivo
morire. Adesso capivo il perché della disperazione di Alice. Mi
rivolsi a Edward. << Se io mi rifiutassi... >>
Scosse
la testa. << E' quello che Alice ha visto. Ti uccideranno e
uccideranno tutti noi. >> La sua voce tradiva una nota di
tristezza e arrabbiatura.
<<
Capisco. >>
§
Afferrai
la mia mantella nera e la indossai. Ero pronto per un altro turno di
ronda.
Osservai
triste la mia scacchiera. L'unica cosa che mi ero portato via da casa
Cullen quel giorno. Era incompleta, mancava il pedone più importante
per me: la regina.
Sorrisi
triste. Non c'era attimo in cui non pensavo a lei. La mia Alice che
avevo lasciato per proteggerla dall'ira dei Volturi.
Il
mio cuore che aveva ripreso a battere adesso non c'era più, era
rimasto con lei. E sarebbe rimasto con lei per sempre.
<<
Sono pronto. >> Sospirai piano al nulla, la mia mente era
altrove.
Quando
uscii, mi recai da Caius per ricevere le mie nuove disposizioni sulla
ronda da fare e fu in quel momento che mi bloccai in mezzo al
corridoio, un ricordo improvviso si era piantato nel mio cervello...
<< Alice, sono Alice Whitlock, tua moglie. >>
Lei
aveva previsto che sarebbe diventata mia moglie. Lei sapeva che
eravamo destinati... <<
Oh, lo so che non siamo ancora sposati, ma fidati. Io e te siamo
destinati Jasper. >>
Una
nuova speranza stava nascendo dentro di me, l'avrei coltivata con
cura e protetta con le unghie e con i denti, perché io amavo Alice
Cullen e avrei fatto di tutto per tornare da lei.
FINE
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capitolo 9