Versione dal punto di vista di James e Remus qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=552671"
Fanfiction
scritta per la Criticombola, prompt 68: “Pensavo
non
saresti mai tornato." "Non sei mai stato bravo con le
valutazioni di questo tipo."
Importante:
i
soprannomi dei Malandrini per
me sono validi soltanto in lingua originale e così li ho
lasciati,
tenendo per correttezza anche i nomi di persona e di case, perciò
prima di proseguire ecco un mini-dizionario:
Moony =
Lunastorta
Padfoot =
Felpato
Prongs = Ramoso
Wormtail =
Codaliscia
Snape = Piton
Snivellus =
Mocciosus
McGonagall =
McGrannit
Dumbledore =
Silente
Pettigrew =
Minus
Longbottom =
Paciock
Gryffindor = Grifondoro
Slytherin = Serpeverde
è
ambientata al quinto anno, quindi secondo il sommo Lexicon i
Malandrini hanno completato il loro cammino per diventare Animagus da
poco.
Il
giorno peggiore.
«Penso
di aver fatto una cazzata, Prongs.»
James
scoppia a ridere sentendo le parole dell'amico, dette con quel tono
colpevole che proprio non gli si addice. «Sì, ora
muoviti, Moony ci
aspetta alla Stamberga. Wormtail, che roba è?»
domanda al terzo Malandrino.
«Prongs...»
lo chiama Sirius, aggrottando la fronte.
«Un
panino, nel caso domani non riusciamo a scendere a colazione.» risponde Peter, facendo saettare
lo
sguardo nervoso su Sirius, che se ne sta ancora stranamente immobile
al centro della stanza.
«Prongs,
James,»
tenta ancora il ribelle della casata dei Black, con la voce che sta
velocemente virando sul supplichevole, «Forse ho veramente
fatto una cazzata.» ripete, sottolineando con urgenza quel
“veramente”
e alzando gli occhi al cielo con esasperazione.
Stavolta
James lo guarda orripilato: «Hai detto “James”?
E cos'è quella voce così poco da Sirius e tanto
da Padfoot
Bastonato? Che cos'hai fatto? Oh Godric,
hai ammazzato Snivellus. Senza di me.» si risponde da solo
atono,
portandosi una mano al cuore, «Finirai ad Azkaban e non
potremo più,
mai più-Oh, Santo Boccino, non posso credere che tu lo abbia
fatto.
E com'è stato? Te le sei lavate bene le mani
dopo?» si informa poi,
con un sorrisetto che vorrebbe essere malefico e lo sguardo
affascinato.
Peter
ridacchia, incartando accuratamente il panino.
Qualcosa
nell'espressione di Sirius li fa gelare entrambi.
«Tu
non hai ammazzato davvero qualcuno, no?» lo incoraggia Peter
con
voce resa stridula dall'agitazione.
Sirius
sgrana gli occhi grigi e guarda con disperazione James,
cercando le parole e apparendo, per la prima volta da che lo conoscono, pentito
di qualcosa. L'altro sistema con aria sofferta gli occhiali sul naso,
si schiarisce la gola facendo un passo avanti, e quando parla di
nuovo lo fa con voce grave.
«Sarebbe
carino se tu ora negassi. Giusto, ecco, per evitarci l'infarto.»
«Credo
di aver detto a quel pezzente di Snivellus come arrivare da
Remus.»
dice tutto d'un fiato Black.
«Cosa?»
inorridisce Peter.
«Cosa?
Che cos'hai detto?» gli si scaglia contro James.
Così
cominciano le peggiori ventiquattro ore dei Malandrini ad Hogwarts.
«...
uno schifoso lupo mannaro!» termina Severus, agitandosi sulla
sedia.
Sirius gli rivolge un'occhiata di puro odio, mentre James quasi
scatta in piedi, fermato soltanto dal peso di Peter che si è
incollato a lui per evitargli una rissa in mezzo alla presidenza.
«Signori
Black, Potter e Pettigrew, vorreste lasciarci soli?» propone,
apparendo affabile, Dumbledore, ma a Sirius non sfugge la lunga
occhiata che gli rivolge e la piega contrariata tra le folte
sopracciglia grigie. «E signor Black, la manderò a
chiamare dalla
professoressa McGonagall più tardi.»
«Po-possiamo
davvero andare così?» balbetta Peter,
guadagnandosi un'occhiataccia
da Severus.
«Lei
non è colpevole di nulla, signor Pettigrew. Anzi, ha
permesso alla
sua casa di guadagnare dieci punti, correndo ad avvisare in tempo la
professoressa McGonagall e permettendomi di raggiungere i suoi amici
prima che fosse tardi. Per quanto la riguarda, signor Potter, trovo
che il suo sia stato un atto molto coraggioso: ha salvato la vita a
un compagno, perciò Gryffindor guadagna altri trenta
punti.» a
quelle parole Severus sbianca, sussurrando un insulto tra sé
e sé,
mentre James non riesce a sentirsi fiero, anzi. «Tuttavia la
prossima volta invece che scappare da
solo
fuori dalla scuola, dovrà rivolgersi a qualcuno
più... adatto a
risolvere il problema, come un insegnante o me, perciò dieci
punti
le verranno sottratti. Signor Black, cinquanta punti in meno a
Gryffindor. Più tardi discuteremo meglio i dettagli della
sua
personale punizione.»
«Non
verrà espulso immagino.» non riesce a trattenersi
dal commentare
Severus. «Ha cercato di uccidermi, e...»
«TU-Tu,
scusi preside, tu
hai cercato di... Io non volevo ucciderti. Tu ti sei impicciato, tu.
Tu volevi ucciderti.» sibila Sirius. James prova il nuovo e
incredibilmente forte bisogno di sbattere la testa al muro al suo
migliore amico, per farlo rinsavire. O perlomeno per sfogarsi.
«E
non riconosce neppure la sua colpevolezza.» continua
imperterrito lo
Slytherin.
«Di
questo ne discuterò col signor Black, ma se mi permette,
signor
Snape, preferirei decidere io le punizione per i miei
studenti.»
afferma Dumbledore, in tono gentile. Il ragazzo arrossisce comunque,
ammutolendo, mentre i tre Malandrini salutano cupamente il preside e
barcollano fuori, distrutti dalle troppe emozioni e le corse in una
notte sola.
«Dobbiamo
aspettare che faccia mattina e andare a prendere Remus.»
ricorda
loro Peter, incrociando le braccia al petto per nascondere le mani
tremanti.
James,
stravolto, con gli occhiali rotti sul naso, un graffio sulla guancia
e i capelli più scompigliati del solito, mostra invece
apertamente
di essere fuori di sé, a cominciare dallo spintone che
dà a Sirius.
«Tu,
brutto coglione!» gracchia con voce spezzata.
«Potevi ucciderlo!
Peggio ancora, stavi per farlo uccidere a Moony! L'ha visto
trasformarsi! Ora quel bastardo di Snivellus sa tutto e Moony ha
rischiato di diventare un assassino e lo sai che Moony si sente in
colpa anche quando respira e sei un coglione!»
esclama senza tirar fiato. Sirius incassa senza dir nulla, spaventato
dal rossore sul viso dell'amico e soprattutto dai suoi occhi lucidi.
«Come hai potuto? Cosa stavi... A cosa stavi pensando,
Sirius?» c'è
una nota disperata nella voce di James, che gli chiede un motivo
serio, che lui non ha.
Sirius
abbassa lo sguardo, colpevole.
«Moony
sa che Snape l'ha visto?» lo distrae Peter, ancora sconvolto
dalla
tirata di James, il primo rimprovero fatto al Malandrino di sangue
blu nella storia di Hogwarts, esclusi i sermoni di Remus.
«Sì,
aveva appena cominciato a trasformarsi e si sono guardati bene in
faccia,» comincia a raccontare James cupo facendoli
sobbalzare, e
passa nervosamente una mano tra i capelli, «Quel bastardo ha
capito
subito che è un licantropo, di sicuro lo sospettava
già. Comunque
avevo la scopa con me, l'ho Appellata appena uscito..»
aggiunge,
avendo notato il sussulto di entrambi al pensiero di loro due inermi
contro un lupo mannaro trasformato, «Sono scappato via a
tutta
velocità da una finestra della Stamberga, afferrando
Snivellus a
mani nude, e
invece
avrei dovuto buttarlo giù dalla scopa alla prima occasione
libera e
tornare da Remus come cervo, merda.» si lamenta, indignato
per le
parole rivoltanti che quel maledetto ingrato ha rivolto al povero
Moony, innocente:
Sembra sia convinto che fosse tutto un complotto dei Malandrini, un
assassinio premeditato, quella serpe maledetta.
«Sarà
di nuovo pieno di cicatrici, come tutti gli anni prima di
questo.»
accenna Peter, mentre Sirius tace e a quelle parole chiude gli occhi.
«Mi
dispiace.» sussurra alla fine.
«Tienitelo
per Remus, magari lui ti crederà. Anche se spero ti prenda a
calci
in culo anche da parte mia.» ribatte schiettamente James.
«Eddai...»
cerca di calmarlo inutilmente Peter.
«No,
“eddai”
niente.
Deve capire che è stato un irresponsabile.» sbotta
lui,
incamminandosi verso il dormitorio.
Se
è arrivato a dirmelo Prongs, sono alla frutta,
pensa Sirius, sconfitto e comunque indispettito.
Poi
gli tornano in mente gli occhi ambrati e severi di Remus, e la
depressione lo avvolge. Tra qualche ora sarà mattina e lui
tornerà,
e sa già che non riuscirà a dormire, quindi tanto
vale prepararsi
un discorso con cui affrontarlo.
Nessuno
nota Lily Evans, nascosta dietro un gargoyle, che sapendoli tutti dal
preside è andata ad aspettarli per avere notizie dell'amico,
e che
ha ascoltato tutto, con una mano sulle labbra e gli occhi spalancati.
Mentre i Malandrini si allontanano esce allo scoperto, liscia
nervosamente la gonna, incrocia le braccia e aspetta che Severus esca
per ascoltare la sua versione. Poi però non regge, e fugge via.
Ha
già deciso di mantenere il segreto.
Quella
mattina Remus non torna. Mezz'ora dopo l'alba, appostati davanti
all'infermeria, pensano che sia troppo distrutto per camminare da
solo, e così Peter e James, soltanto loro perché
Sirius non se la
sente di affrontarlo e non è poi il benvenuto, vanno in
avanscoperta. Quando tornano sono talmente basiti che il ragazzo non
riesce a trattenersi dal rivolgersi a loro, pur sapendo che
potrebbero assalirlo.
«Non
c'era?» domanda, e ha la spiacevole sensazione che il suo
cuore stia
precipitando in zona stomaco.
«Non
è alla Stamberga... né nel passaggio o nei
dintorni!» risponde
allarmato Peter.
«E
se tu sei qui immagino che Madama Pomfrey non l'abbia visto. Si
aspetterà che lo accompagniamo noi come al
solito.» rimugina James,
cercando di capire dove possa essersi nascosto.
«Forse...
è andato nella Foresta Proibita?» azzarda Sirius,
già
impensierito. Ci manca giusto che si sia ferito gravemente e
può
anche gettarsi giù dalla torre, tanto non potrà
mai più guardarsi
allo specchio.
«Prima
di tutto controlliamo per i corridoi, nel caso sia crollato da
qualche parte a scuola.» propone James serio, e gli altri non
l'hanno mai visto così concentrato e sicuro: riesce a
restare calmo
in modo spaventoso, per essere lui.
Forse
è quella la prima volta in cui Sirius si accorge che lui
e James
sono totalmente diversi. Se la situazione fosse capovolta lui avrebbe
probabilmente preso a pugni l'amico per aver combinato quel casino, non limitandosi certo a insulti poco
crudeli come i suoi. Lasciando invece tutto così
com'è, se non
fosse per tutta la sicurezza di James che lo blocca sarebbe già nel
panico.
«Ci
servirebbe una mappa... Ehi, comunque potrebbe essere passato da
fuori, dovremmo controllare» dice piano Sirius, che vorrebbe
uscire
a cercarlo, ma nessuno gli risponde.
Frank
si sveglia, ormai la solita pozione sonnifera di Peter ha finito il
suo effetto, e si strofina le mani sugli occhi.
«Che
avete da far baccano a quest'ora del mattino?» si lamenta con
tono
di rimprovero.
«E
se Remus non tornasse?»
Il
silenzio esplode assordante, investendo i Malandrini uno dopo
l'altro. È Peter ad aver parlato, dopo averci pensato
seriamente
sopra. James spalanca la bocca, mentre lo guarda con aria tradita e
sta già sicuramente immaginando scenari orribili e mortali.
«Voglio
dire,» riprende, cercando di non guardare in faccia nessuno,
«E se
decidesse
di non voler tornare più, dopo quello che è
successo? Hai detto che
ha
visto
Snape, prima... del fattaccio.» conclude, ricordandosi
all'ultima
che anche Frank li sta ascoltando, a bocca aperta oltretutto.
«No.»
geme Sirius, «No, vero, Prongs?»
«E
io che diavolo ne so!» sbotta James, che è ancora
furioso con lui.
«Che
avete fatto, avete ammazzato Snape?» si intromette Frank,
stupefatto.
Sirius
trasalisce e lo guarda come se lo vedesse per la prima volta.
«No.»
risponde secco il rampollo dei Potter, per poi dare prova ancora una
volta della sua inaspettata calma nei momenti di disastro:
«Scusa,
Frank, ma il preside ci ha fatto promettere di non dire nulla. Snape,
purtroppo, è vivo e vegeto,»
«L'ha
salvato lui!» lo interrompe Peter, indicandolo. Frank lo
guarda con
occhi spalancati.
«E
ora dobbiamo andare a recuperare Remus da qualche parte.»
termina
James, afferrando la scopa e spalancando la finestra, deciso a fare
un giro del giardino. In un impeto di pietà si volta verso
quello
che è e resterà sempre il suo migliore amico, e
dice: «Sirius, sta
bene. È Moony, cazzo.» con ferrea certezza.
Trascorrono
degli interminabili secondi di silenzio, poi James parla ancora.
«E
hai ragione sulla mappa, son cinque anni che giriamo per la scuola
affidandoci alla memoria.» concorda, per ammorbidirlo
ulteriormente.
«Ci
penseremo. Io lo cerco a Hogsmeade.» si propone Sirius.
L'altro lo
guarda, sciogliendo appena l'espressione tesa, per annuire senza
troppo astio.
Diventare
Padfoot per una volta non gli permette di cancellare l'ansia, ma
rende soltanto i suoi sensi più acuti, mentre annusa in giro
cercando l'odore di Remus. La pozione polisucco rubata agli Slytherin
è una manna dal cielo, perché se qualche
professore avrà urgenza
di vederlo, Frank prenderà il suo aspetto e lo coprirà.
Caro
ragazzo, quel Frank, che aiuta anche quando noi non rispondiamo alle
sue domande.
Moony,
dove sei?
Non
riesce a pensare ad altro, è terrorizzato, si sente
colpevole, una
miscela mai provata prima che lo stordisce persino sotto forma
canina. Lui e James hanno preso il passaggio del terzo piano che
porta fuori, l'amico l'ha accompagnato per nasconderlo sotto il
mantello dell'invisibilità e poi è tornato
indietro, e lui prendendo
subito l'aspetto di Padfoot ha percorso la strada per la Stamberga
Strillante, scoprendo con orrore l'odore fortissimo del sangue di
Remus. Si è ferito, come sempre quando loro non ci sono, e
non è
lì.
Moony!
Si
rende conto di stare ululando soltanto quando seguendo la sua scia
torna nei pressi dei Tre Manici di Scopa, il locale più
vicino alla
scuola, e le persone si voltano spaventate. Smette, e si rende conto
che Remus dopo l'alba ha fatto la strada normale invece che passare
dalla scorciatoia sotto il Platano, per chissà quale assurdo motivo.
E
se sta andando via davvero? E se se n'è già
andato?
Il
pensiero gli strappa un latrato di dolore, prima di svoltare a
sinistra e andare verso la Foresta Proibita. Alla fine, come temeva, l'odore di Remus lo porta lì.
Dopo
aver superato i primi alberi torna umano, ansimante per la gran corsa
avanti e indietro per la via principale, oltre che per la fatica
della trasformazione. Rabbrividisce, è metà
gennaio e si gela già,
e poi nota una striscia di sangue contro un tronco e smette di
pensare del tutto. Qualcosa si spegne nella sua testa, mentre si
chiede se il lupo non fosse fin troppo infastidito dall'assenza dei
tre animali a cui si era abituato,
magari abbastanza da ferirsi mortalmente da solo.
Scaccia
via il pensiero, è impossibile.
Poi
sente gemere.
«Remus?»
grida, con voce così acuta da vergognarsene.
Con
qualche esitazione, lo sente rispondere al richiamo: «Sirius,
sei
tu?»
Quasi
piange di gioia, Sirius, mentre gli corre incontro. È tanto
felice
che il crollo sembra ancora peggiore, quando nota la pozza di sangue
su cui versa l'amico, inginocchiato col viso rivolto verso il basso
nascosto da una mano, e la testa poggiata contro un tronco.
«Ferito...
gravemente?» guaisce, guardandolo con orrore.
«Non
è niente... Come sta Severus?» domanda l'altro, in
tono spaventato.
«Sniv...
Quello
sta bene.» si corregge, colpevole, Sirius. «Ti sei
ferito alle
gambe?»
«E
James? Stanno tutti bene?» lo ignora Remus, la cui voce
è sempre
più fioca.
«Alla
grande! Giuro! Ti serve una mano? C'è davvero molto sangue,
Moony.»
gli fa notare Sirius, con le gambe che tremano visibilmente.
«Mi
serve sapere che è successo, credo.» risponde lui,
tenendo sempre
la testa bassa ma orientandola verso la zona in cui si trova Sirius.
Quest'ultimo lo prende come un cenno benevolo, e spiega tutto d'un
fiato cos'ha combinato.
«-...E
comunque io stavo scherzando, non pensavo che andasse a ficcare il
naso davvero nelle nostre cose, io pensavo che... io non
pensavo.»
conclude, vergognandosi come non mai.
«Me
ne sono accorto.» constata Remus, freddo.
«Non
te ne andare!» lo prega di getto Sirius. Può
vederlo chiaramente
irrigidirsi, a quelle parole.
«Andarmene?»
ripete piano il Licantropo.
«E'
tardi, non c'eri da nessuna parte...» spiega titubante lui.
«E
quindi...» lo invita a continuare.
«Non
è ovvio?» s'infiamma subito Sirius,
«Pensavamo avresti lasciato la
scuola senza farmi neppure spiegare, senza sapere cos'era
accaduto..»
«Sarebbe
stata una degna punizione, anche se devo ammettere di non averci
pensato, troppo preso dal ricordare la strada...» gli fa
presente
Remus, con la voce che sa di risata, ma che poi torna subito fredda:
«Non
che sia una cattiva idea, questa notte ho rischiato-»
«Io
ho rischiato!» strilla lui, interrompendolo, «Io
l'ho mandato da te e
giuro che non lo farò mai più! Non
farò mai più niente senza
chiedertelo prima!»
«Immagino...»
mormora Remus.
«Lo
prometto! Mi dispiace così tanto, Moony! Non volevo tradire
il
nostro segreto!»
C'è
qualcosa di così caloroso in quel “nostro”,
detto al posto di un più corretto “tuo”,
che Remus si sente spinto a sorridere, senza farsi vedere dato che la sua faccia è ancora nascosta. Sorridere
però fa
fisicamente male, gli ricorda perché si trova ancora a capo chino, e il ragazzo si rende subito conto che deve essere
sincero, anche se potrebbe essere un brutto colpo per l'altro,
perché
a scuola così non può tornare senza farsi dare
una mano da Sirius. Da
una parte è bene che l'abbia trovato proprio lui, Peter
sverrebbe davanti a tutto quel sangue e James si sbatterebbe la testa
da qualche parte come un elfo domestico, in segno di pentimento.
Dall'altra però Sirius è imprevedibile e lo preoccupa
più di James, e
comunque Remus sente che la punizione esemplare sarà proprio
essere
onesto con quell'irresponsabile e lasciarlo a macerare nei sensi di colpa, ma proprio
per questo sarà lui stesso a sentirsi in colpa, dopo.
«Che
casino...» si lamenta, spossato dai suoi stessi pensieri
contorti.
Non vuole che Sirius si senta colpevole per i danni fatti dal ste stesso versione lupo, vuole
solo andare al castello, e vuole anche che non succeda più nulla di simile e
che le
prossime lune piene le passino assieme.
«Come?»
sfiata Sirius, lasciandosi cadere seduto sulla neve, con vaga
speranza.
«Io
posso perdonarti, sì.» concorda piano Remus, e lui
si illumina, «Ma
tu devi promettermi un'altra cosa in cambio.»
«Prometto
tutto!» esclama Sirius, già liberatosi di un peso.
È
stato molto più facile del previsto scusarsi, forse
è stato
quell'idiota di Prongs a gonfiare il problema,
si dice, soddisfatto.
Remus
sospira, chiudendo gli occhi.
«Devi
promettermi che non darai di matto quando ci guarderemo negli
occhi.»
Segue
un inquietante silenzio, prima che il Purosangue sussurri un:
«Perché
dovrei dare di matto?»
«Hai
detto che avresti promesso tutto.» gli rammenta,
già scoraggiato,
Remus.
«La
tua faccia.» comprende, e parla come un isterico,
«Remus, cos'ha la tua
faccia?»
«Stai
già dando di matto.» nota
l'altro, rassegnato.
«Remus,
guardami.» ordina Sirius, sempre con voce stridula.
«Devi
promettere.» ripete lui, ostinatamente a capo chino,
stringendo i
pugni. Si sta arrendendo, sta cedendo perché non vuole
perdere le
forze lì e lasciare Sirius in balia delle sue emozioni da
solo, e ne è consapevole.
«Remus,
cazzo, guardami!»
Remus
solleva il viso, tenendoci davanti la mano aperta. È
ugualmente
visibile il rivolo di sangue che cola fino al mento per poi
gocciolare a terra, e la fronte arrossata. Sirius geme.
«La
mano...» dice, indicandola perché la sposti.
Quando
l'amico toglie finalmente la mano da davanti al viso, tentato dal
bisogno di ridere istericamente, alzando le spalle come se non fosse
nulla, è troppo stanco per continuare ad essere arrabbiato
con
Sirius e troppo curioso per cominciare a parlare per primo. Non ha
veramente idea di in quali condizioni sia il suo viso, sa solo che fa
male da morire e che sanguina altrettanto. Non immagina le tre lunghe
ferite che lo deturpano, una obliqua che passa da un lato all'altro
del viso, una sulla fronte e una sul mento, segni di un'artigliata
mal data, né immagina che il viso è pallidissimo
per via del
dissanguamento in atto, e ciò fa risaltare i bordi slabbrati
intorno
alle lacerazioni, quasi viola per il freddo, e il sangue scuro
raggrumato giù per le guance e tra il naso e le labbra e poi
più
giù, a colare sul mento come se lo avesse sputato.
Si è
salvato un occhio per miracolo, ha tagliato giusto il
sopracciglio, con la ferita più in alto.
Remus
tutto questo non può ancora immaginarlo, perciò rimane
di
stucco, e adesso sì che la rabbia va via del tutto e non
solo per
la debolezza che lo opprime, quando Sirius scoppia letteralmente a
piangere in silenzio. Ha a malapena fatto in tempo a notare i suoi
occhi grigi farsi lucidi, e poi le lacrime hanno cominciato a
cadere, mentre la sua espressione costernata faceva posto ad una
infinitamente triste e colpevole, e ora ha fatto sparire il labbro
inferiore sotto i denti, e chiude gli occhi sconfitto, strizzandoli
per impedirsi di lacrimare ancora.
«Oh,
così
male?» si sente chiedere con voce quasi in falsetto Remus, a
dir
poco sconvolto da una simile reazione da parte sua.
«Cos'ho
fatto...» rantola Sirius, riaprendo poi gli occhi e tenendoli
puntati altrove. «Voglio morire. Le prenderei io al posto
tuo.
Cazzo, cazzo, cazzo, come ho potuto... James aveva ragione a
odiarmi.»
«A
cosa?» ripete sgomento Remus, che per un istante dimentica il
resto.
«Ma di che parli?»
«Non
ti deve interessare di me!»
salta su Sirius, prendendolo alla sprovvista. Prima che possa
ribattere offeso, continua: «Devi pensare a stare meglio tu.
Ora andiamo da Poppy e sistemiamo la tua faccia, sparirà
tutto. Poi
potrete odiarmi assieme e 'fanculo.» decide, strofinandosi
gli occhi
con un braccio, così violento che il licantropo teme per la
sua
vista.
«Cos'ha
la mia faccia, più o meno?» azzarda a chiedere,
cercando di non
badare alle pretese autolesionistiche tutte nuove dell'altro o alla
sua voce roca.
«Niente.»
bofonchia Sirius, ormai poco credibile. Si era scordato che Remus non
aveva specchi alla Stamberga e se ne pente amaramente.
«Stai
piangendo.»
gli fa presente scettico, con voce leggermente soffocata sul finale
perché è ridicolo, spaventoso e anche un po'
tenero che lo stia
facendo per lui, «Non sei nella posizione di
mentire.»
«Non
sto più
piangendo.» puntualizza Sirius, arrossendo leggermente,
«Dai, ti
tiro su. Ti prendo in spalla, vuoi? Ne hai perso di sangue...»
«Va
bene.» acconsente docile, perché è vero
che è a pezzi, e perché
se non gli dà qualcosa da fare probabilmente sarà
lui a collassare
e Remus se lo dovrà portare in spalla e
quanto fa male la sua povera faccia, si è strappato via il
naso o
cosa?
Quando
sono sulla via del castello, Sirius riprende a cercare di lenire i propri
sensi di colpa.
«Moony,
dov'è il tuo odio? Perché non mi stai ancora
massacrando?»
«E
perché sembra che tu voglia a tutti i costi una punizione? E
il
preside, a proposito di punizioni, che ha detto?»
Il
ragazzo gli racconta l'ultima parte della nottata, con la sosta da
Dumbledore e la discussione tra lui e James.
«Povero
Severus...» sospira alla fine Remus, «E ti sto
sporcando di sangue,
qui dietro.»
«Merito
di diventare un ricettacolo di sangue.» lo tranquillizza
Sirius,
servile, «Puoi anche vomitarmi in testa.»
«Grazie.»
dice il prefetto, sarcastico.
«Sul
serio, come fai ad essere così calmo?»
«Credo
di avere un litro di sangue in corpo, in tutto.» spiega lui,
e
Sirius tace. Remus sospira ancora. «Dopo ti farò
una scenata,
d'accordo?» concede, magnanimo.
«Ti
prego, sì.» supplica Sirius, che vorrebbe piangere
ancora, ma è
bloccato dall'orgoglio che si è definitivamente svegliato e
gli
impedisce di esprimersi come vorrebbe. L'ha colto di sorpresa prima,
ma difficilmente potrà sfogarsi ancora, se non rabbiosamente
contro
terzi incautamente finiti sulla sua strada.
Remus
si schiarisce la gola, inghiottendo il sapore ferroso che non vuole
lasciare la sua bocca e preparandosi a uno dei discorsi più
difficili e sentiti della sua breve vita: «Senti, Sirius. Io
sono un
lupo mannaro, è naturale che mi ferisca se non voglio
uccidere
nessuno. Molto più che io corra in compagnia di tre Animagi,
di
sicuro. Era anche scontato che qualcuno mi scoprisse prima o poi... Il
preside si è assicurato che la voce non si sparga in giro,
quindi
quello non è un problema, ma non ritengo che sia colpa tua
se
Severus ha rischiato di morire. Tu gli hai mostrato la via,
è vero,
ma non ci sarebbe stato nulla da mostrare se io fossi stato una
persona normale. Purtroppo sono quel che sono, ed essere un
Malandrino o passare le notti di luna piena con voi non lo cancella.
Quindi posso solo essere felice che nessuno sia morto o infettato,
né
espulso se è per questo, e basta. Non posso avercela con te
se sono
un mostro assassino, né con Severus perché mi
odia per questo,
anzi, lo capisco. Certo, ovviamente ti pregherei di non farlo mai
più. Ho avuto una paura terribile quando l'ho scorto alla
Stamberga
prima di trasformarmi.»
Sirius
si è fermato in mezzo alla strada, e lo fa scendere con una
delicatezza non da lui. Remus può notare che adesso i suoi
occhi
sono di nuovo lucidi, prima che il Purosangue gli metta le mani sulle
spalle.
«Adesso
mi baci?» scherza, a fatica, provato dal lungo discorso.
Un'ombra
di sorriso passa sulle labbra di Sirius, ma gli occhi restano seri e
ancorati ai suoi.
«Odio
sentirti parlare come se fosse giusto trattarti da mostro. Tu non
sei un mostro.» dichiara con fervore, stringendo la presa:
«Tu sei
il mio secondo migliore amico, l'altro mio fratello, un Malandrino,
un prefetto rompipalle, uno studente modello, un figlio modello, un
fratello
modello. Non un mostro, stupido cretino. Il mostro è quello
che ti
tratta come tale. E io sono stato un coglione superficiale, lascia
che mi prenda le mie responsabilità.» fa una
smorfia di
disapprovazione, prima di aggiungere: «Per questa volta
almeno.»
Remus
inarca un sopracciglio: «Un
“prefetto
rompipalle”? “Stupido cretino”?»
Sirius
ride, di quella risata simile a un latrato, e poi si asciuga di nuovo
gli occhi. «Se non fossi già un
Potter...» mormora, con gli occhi
grigi che brillano come ogniqualvolta gli confida qualcosa di
importante, «vorrei essere un Lupin. Sarei potuto benissimo
scappare
da te quest'estate, perché mi fido ciecamente.»
«E
a casa mia avresti messo i maglioni sformati fatti da mia madre e
letto libri enormi? Ti saresti Lupinizzato?» lo stuzzica
Remus con
un sorriso, ingoiando il groppo che gli è salito per la
gola, ben
diverso da quello di prima.
«Adoro
questa nuova parola. Lupinizzato.
E soprattutto i maglioni sformati.»
afferma, solenne dall'inizio alla fine, «Magari uno grigio
che si
intoni coi miei bellissimi occhi.»
«Per
l'amor del cielo... Amerai mai qualcuno più di te
stesso?»
«Tu
non sai apprezzare la vera bellezza.» finge di rimproverarlo
Sirius,
con una irresistibile imitazione dell'aria insoddisfatta della
McGonagall, espressione di chi ha appena morso un limone compresa.
«Intanto
però sei tu quello che non potrebbe vivere senza di me. Tu.
Senza di me.»
ribatte Remus con superiorità. «Ora ho le prove di
ciò che ho
sempre teorizzato.»
Sirius
si quieta e abbassa lo sguardo, allarmandolo.
«Che?»
«Wormtail
ha detto che potevi essertene andato.» gli ricorda,
voltandosi e
chinandosi per sollevarlo di nuovo.
«Me
l'hai detto, e James se la stava prendendo perché non
abbiamo una
mappa.» replica Remus, senza capire perché si sia
fatto così serio
ora.
«Sarebbe
stata la fine dei Malandrini, quella.» commenta Sirius, con
tono
indecifrabile.
«Figuriamoci... Mi avreste raggiunto a casa e fatto ritornare a calci.
Rovinando i miei bellissimo maglioni sformati.» prova a
sdrammatizzare Remus.
«Non
ti avremmo trovato, saresti scappato in qualche posto sperduto per non
vederci più.»
Remus
maledice i pensieri pessimisti di Sirius, e la sua malsana
convinzione che tutto gli debba andare male in quanto Black. Sono
famosi i suoi viaggi mentali: è l'unico che in cinque minuti
si può
convincere che il creato ce l'abbia con lui e abbia incasellato tutto
affinché ogni cosa gli vada storta; non a caso i Malandrini hanno
abbandonato
subito divinazione: si era infatti convinto di essere
il Gramo e di portare la morte a chiunque.
«Tipo
l'Alaska?» ipotizza Remus, tetro. Tanto lo sa,
finché Sirius non si
sfoga e spara tutte le scemenze a cui ha pensato, non gli passa.
«Pensavo
non saresti mai tornato.»
«Non
sei mai stato bravo con le valutazioni di questo tipo.»
«Ti
sbagli, ti conosco. Se non ti fossi ferito tanto, ti saresti convinto
di aver rischiato troppo e saresti lontano mille miglia da
qui.»
«No,
mi sarei assicurato dell'incolumità di Severus e
James.» lo
contraddice con sincerità.
«Snivellus
non merita le tue attenzioni.» ringhia Sirius.
«Quindi
posso notare che non hai imparato nulla. Alla prossima luna piena mi
devo aspettare Avery e Mulciber alla Stamberga?» sbotta
tagliente
Remus, e l'altro mugugna qualcosa di incomprensibile a mezza voce,
«Come dici?»
«Quello
l'ho imparato.» lo corregge Sirius, abbattuto, riformulando
la frase
senza insulti agli Slytherin.
«In
torto e pure geloso.» borbotta lui, incredulo.
«EHI!
MOONY!»
La
voce di James, che li aspetta al cancello con Peter che si sbraccia e
Hagrid che strofina le mani per scaldarle, li riporta alla
realtà.
«Ma
non dovrebbero essere a lezione?» mormora Remus.
«Saranno
scappati con una scusa.» taglia corto Sirius, chiedendosi
come
reagiranno a vederlo in viso. Non si è dimenticato delle
future
nuove cicatrici dell'amico. «Preparati ad un mare di lacrime,
prefetto Lupin. E a far rinvenire Worm.»
«Perfetto.
Il venerdì è definitivamente il mio giorno
preferito.» commenta il
prefetto.
«Se
io e Prongs facciamo a botte... No, se Prongs mi picchia, fatti
portare da Hagrid e lascialo fare senza intrometterti. Tu sei troppo
deciso a dare la colpa al destino crudele.»
«Non
avevo comunque intenzione di fermarlo.» lo rassicura Remus con una
punta
di sadismo.
«Ehi,
Moony.» lo chiama ancora Sirius, quando i due Malandrini
restanti
corrono loro incontro.
«Cosa,
Pad?»
«Non
sono un traditore.» sussurra, e se ha aspettato solo quel
momento
per dirlo, dev'essere qualcosa che lo tormentava dall'inizio. Non che
Remus intendesse dargli quell'appellativo, ma è sicuro come
l'oro
che il ricordo di essere stato chiamato “traditore
del tuo sangue”
sia qualcosa che si fa vivo nei momenti come questi, in attesa che
qualcuno gli dia voce nuovamente.
«Non
l'ho mai pensato.» dice piano Remus, con certezza granitica,
«Non
potrei mai pensare a te come a un traditore, Sirius.
Non
accadrà mai.»
Allora, sempre secondo il Lexicon lo
“scherzo” è stato fatto al sesto anno,
ma nel settimo libro (nei
suoi ricordi), vediamo Severus parlare con Lily di ciò.
Quindi, dato
che lui e Lily non si parlano più dopo il quinto,
è un'incongruenza
bella e buona e per salvare la mia già scarsa salute mentale
(cit.)
deciderò io: lo scherzo è stato al quinto.
Spero che Sirius non sia ooc, è
semplicemente distrutto dalla disapprovazione di James e dai sensi di
colpa nei confronti di Remus (che stavano sparendo appena l'ha
perdonato ma poi l'ha vista in faccia e addio), e noterete che di
Snape se ne sbatte. Non odio Snape, al contrario, ma penso che fosse
davvero così schifato e spaventato dalla licantropia.
A proposito di licantropia: Lily, nella
mia personale visione delle cose, l'ha capito da sola esattamente
come Severus, e molto prima di fidanzarsi con James e avere la
conferma ufficiale.
Remus sarebbe stato arrabbiato se non
fosse determinato a considerare tutto ciò che gli capita di
sbagliato come accettabile perché è un mannaro,
atteggiamento che
ha anche da adulto.
E credo di aver finito con le note.
Grazie a chi leggerà e a chi recensirà.
Ah, sì, è la mia prima storia in
questo fandom, potete benissimo non essere clementi.
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