Dedicato chi da un anno a questa
Dedicato chi da
un anno a questa parte, dai tempi della prima yullen, ci segue con affetto.
E dedicato a
Miri, senza la quale non saremmo arrivate in fondo.
16.12.2009
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
personaggi sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
16 dicembre 2009
Ordine Oscuro -
*Caffetteria*
Ore 10:45 del
mattino.
Chiunque si
trovasse a passare per la caffetteria in quel momento, si spaventerebbe per le
due enormi pigne di piatti che riempiono il tavolo.
Dietro alle due
traballanti colonne sporche di cibo, l'esorcista maledetto e l'autrice chiamata
Lety sembra stiano facendo a gara a chi mangia di più. A fianco dell'albino,
Link sbocconcella una fetta di torta al cioccolato ricoperta di glassa mentre, a
fianco di Lety, Mistral sorseggia tranquillamente un'enorme tazza di caffè.
Gli altri
coinvolti loro malgrado nella “missione recensioni” sono seduti allo stesso
tavolo ma si tengono ben distanti, al riparo dalle briciole e dagli avanzi dei
due.
Bookman Sr beve
il suo the e Komui occhieggia disperato la tazza di Mistral (è l'ultimo caffè
disponibile, tutto grazie ai tagli al bilancio chiesti da Leverrier), mentre
Lavi mangia un tramezzino e Kanda sta finendo silenziosamente la sua dose
quotidiana di soba.
La ragazza dai
capelli neri adocchia interessata l’enorme fetta di torta dell’ispettore, poi
sorride gentile (inquietante, secondo Allen – ma l’inglese è di parte) in
risposta allo sguardo interrogativo del biondo. “Mi dica, Link, è buona quella
torta? Ha un aspetto così invitante…”
“Oh? Sì,
signorina, è ottima. Effettivamente la ricetta è presa dal manuale dei dolci che
ho acquistato l'altro ieri. Ma... perché me lo chiede?” risponde cortese
l'ispettore, allontanando inconsciamente il piatto.
Lei ignora la
sua spiegazione e allunga noncurante una mano verso il piatto, tirandolo verso
di sé. “Era esattamente quel che volevo sentire! Grazie mille!”
Davanti
all’espressione basita di Link, Kanda sogghigna.
“Eddai sis,
povero Link!” farfuglia Lety cercando di non strozzarsi con la penultima
porzione di dango del piatto.
“Nah, non ti
preoccupare, tanto Due Nei si può cucinare tutti i dolci che vuole!” la
rassicura Lavi, beccandosi un sonoro sberlone da Bookman Sr che lo rimprovera
con un «Tieni a freno la lingua, stupido allievo!»
“E tu non
ridere, baKanda! Voglio vedere se qualcuno osa allungare le mani sulla tua
preziosissima soba!” aggiunge Allen, fregando l'ultimo spiedino all'autrice con
gli occhiali.
“Devono solo
provarci” ribatte Kanda, assolutamente quieto e con un sorriso poco
rassicurante.
“Già, già…
Yu-chan è molto permaloso con le sue cose!” conviene il rosso, già dimentico
degli ammonimenti del maestro “…anche se non credo che a qualcuno piaccia così
tanto la soba” conclude, osservando Allen e Mistral con un sorriso.
Lei ricambia, ma
nel frattempo indica un punto alle spalle del Bookman “Lavi… sai, fossi in te
starei attenta alle spalle”
Lety sposta la
testa a lato, per sbirciare dietro la schiena di Lavi, e subito torna composta
al suo posto. È visibilmente impallidita, sembra quasi che abbia visto un
fantasma... o che stia rivivendo un trauma vissuto poco tempo prima in altro
luogo.
“La... La..
Laviii... perl'amordelcielo, forse è meglio se stai zitto!” balbetta, cercando
di non pensare al picnic di Pasquetta 2009: vedere Kanda armato di coltello,
infatti, le ha fatto tornare in mente quel fatidico giorno in cui ha avuto il
«privilegio» di venir minacciata da una Mistral armata di coltello da
bistecca...
Notando
l’agitazione sul volto della brunetta e il sorriso della sua amica, il giovane
Bookman si volta, trovandosi faccia a faccia con la lama d’acciaio. Deglutisce
teatralmente e si risiede. “Ok… forse hai ragione, eh…”
“Sembra che ogni
tanto il cervello ti funzioni, eh idiota di un apprendista?” commenta a bassa
voce il vecchio Panda.
Ora che Lavi ha
rinunciato a rompergli le scatole (almeno per un po’), Kanda può tornare a
sedersi.
L'improvvisa
confusione non è però riuscita a coprire il mormorio afflitto di Komui. Allen
interrompe la masticazione, preoccupato.
“Qualcosa non
va, Komui-san?”
Il supervisore,
faccia spalmata sul tavolo, farfuglia qualcosa simile a “Perché il caffè piace a
così tanta gente?!” ma subito si interrompe, rialzando la testa e annusando
l'aria.
“Ca… ca…
caffèèèè!” esclama, saltando in piedi e lanciandosi verso l'ingresso dal quale
Lenalee sta entrando in quel preciso momento.
Davanti
all’assalto del fratello, la ragazza reagisce con prontezza, sollevando sopra la
testa il vassoio carico di tazze fumanti. “Ehi nii-san, quanta fretta! Volevo
portare il caffè a te, a Reever-san e agli altri della Scientifica, ma nel tuo
ufficio non c’era nessuno… come mai qui?” domanda poi, riabbassando il vassoio
una volta che Komui è spiaccicato sul pavimento.
“Stiamo facendo
merenda prima di continuare con le prossime recensioni!” esclama soddisfatto
Allen facendole segno di raggiungerli al tavolo. “Vieni pure tu, è divertente!”
Timcanpy ghigna
e annuisce, iniziando nuovamente a sputare fogli di carta subito raccolti e
impilati da Lety.
“Recensioni?”
ripete Linalee curiosa “Beh, se posso fare qualcosa vi aiuto volentieri…”
aggiunge poi, lasciando una tazza accanto al fratello e portando le altre al
tavolo “Intanto qualcuno vuole del caffè?” chiede infine, avvicinandosi.
L’urlo
entusiasta di Mistral, che quasi salta in braccio a Link per raggiungere più in
fretta la cinese, copre il commento sarcastico di Kanda. “A tuo rischio e
pericolo, Linalee, a tuo rischio e pericolo…”
§ Cara
BloodberryJam,
*tutti si
nascondono, tranne Lavi che sghignazza, all'urlo sconsiderato di BloodberryJam*
*Kanda scuote la
testa, nervoso*
“Giuro che se
trovo quello che per primo ha messo in giro quella parola associata al mio nome,
quello è un uomo morto” ndKanda
*Allen gli
lancia un'occhiata interrogativa… strano, si aspettava una reazione di gran
lunga peggiore!*
Sarò rapido,
mica che a Kanda passa il momento soft... eccoti la nuova fic, speriamo ti
piaccia! Comunque niente sacrifici umani, grazie U_U Cioè, vuoi dire che hai già
sacrificato gente a random per avere materiale da usare?! Ehm… prova a sentire
Tyki, magari ha bisogno di pappa per le Tease...
“Bleah!” ndTutti
Facci sapere
cosa pensi del capitolo! Un abbraccio,
Allen & Co
§ Cara Mizukage,
ti consiglio
caldamente di evitare il supervisoricidio e di passare ad attività ludiche più
interessanti! Hai mai provato a costruire un robot a tua immagine e
somiglianza?! Ti assicuro che è davvero esaltante, oltre che utile alla società!
^_^
“Seh, come no!”
ndTutti
Eh, questa sì
che è tutta invidia *sorseggia il caffè* comunque mi fa piacere che tu ti sia
divertita (il mio adorato Komurin XXXIV un po' meno ç_ç)
Spero che questo
capitolo qui ti piaccia… se non ho capito male, appaio pure io!
Inoltre, gentile
signorina, mi permetto di farle notare che non è mia intenzione ostacolare alcun
tipo di… rapporto, tra il signor Walker e il signor Kanda. *tossicchia
leggermente imbarazzato*
Tuttavia, come
certamente comprenderà, non posso permettere che il loro comportamento intralci
il mio lavoro.
Sperando di
risentirla presto, la saluto.
I miei rispetti.
Howard Link
…e Komui Lee :3
§ Cara
Flowermoon,
(tsè… “cara”… il
moyashi è sempre il solito…)
ritengo alquanto
improbabile che tu abbia trovato una replica fedele di Mugen. A meno che tu non
conosca il vecchio Zhu, ma in quel caso dimmi come hai fatto a parlarci, visto e
considerato che è sordo come una campana.
E comunque sono
compiaciuto del fatto che anche tu apprezzi la bellezza di Mugen.
K.
Mi permetto di
interrompere il breve monologo di Kanda…
“A dire il vero
Yu-chan l’aveva già interrotto da solo…” ndLaviinvenadisuicidio
*Bookman Sr.
tira uno scappellotto al suo allievo*
Dicevo, a nome
delle autrici esprimo il mio compiacimento per i tuoi giudizi riguardo lo stile
di scrittura di questa trilogia. Posso assicurare che la terza parte tenderà a
scavare anche più a fondo delle altre due nella psicologia dei personaggi - cosa
che ha turbato non poco le qui presenti Mistral e Lety.
Sperando che
anche quest’ultimo lavoro raccolga il favore tuo e del resto del pubblico ti
saluto.
Bookman Sr.
§ Carissima
Valerya90,
sono un po'
emozionata perché le autrici hanno affidato a me la risposta alla tua bellissima
recensione =^.^=
Innanzitutto ti
ringrazio a nome loro e di tutti i miei amici per i complimenti ai primi due
capitoli della trilogia e mi fa tanto tanto piacere che tu abbia apprezzato
l'ultimo Angolo di Allen (...anche se personalmente non sarei così entusiasta
delle figure barbine del nii-san... ^^” ) e soprattutto che abbia contribuito a
tenerti su di morale.
Ci impegneremo
affinché anche i prossimi siano all'altezza, vero ragazzi?
*Si rivolge
entusiasta a tutti gli altri, che però non sembrano altrettanto pimpanti (chissà
perché... [ah, l'incoscienza dei principianti!])*
Ti saluto e ti
mando un grosso bacio a nome di tutti.
Alla prossima
recensione!
Con affetto,
Linalee
§ Yo! a te,
BloodyKamelot! XD
Noto che hai
migliorato i voti, bene, bene, bene ^_^ Almeno non ti trovi pure tu il vecchio
panda alle calcagna: ogni volta che perdo tempo in giro o mi impigrisco sono
dolori XD
Spero anch'io di
beccare i due pucciosi (pffff... ahahahahaha! XDDDD) in atteggiamenti equivoci,
almeno avrei qualcosa di divertente da fare tra una missione e l'altra ^_______^
*I due lo
guardano male*
Per quanto
riguarda le LaviKanda, beh... sono... commosso? XD L'idea mi solletica, a dire
il vero, anche lì ci sarebbe abbondante materiale per prendere Yu-chan per i
fondelli!
*Allen ride,
Kanda sguaina Mugen*
Ops, mi sa che
l'ho fatto arrabbiare... meglio se scappo, intanto ti lascio il nuovo capitolo
da leggere!
Fammi sapere se
succede qualcosa di hot, ok? Le due autrici scuotono la testa, ma “Mai dire
mai!”
Ciaooo!
“Ahahahah! Certo
che Lavi se le va proprio a cercare, a volte!” esclama Lety, finendo di pulire
per bene il piatto. “Peccato che sia già ora di andare, mi piacerebbe restare
qui ancora un altro po'...”
“Ma come, dovete
già ripartire?” farfuglia Allen tutto dispiaciuto, sbocconcellando
inconsciamente i poveri resti della fetta di torta di Link.
“Purtroppo sì...
anche perché, ecco... è meglio se le lettrici non ci trovano qui quando
finiscono la lettura del capitolo... vero, sis?”
Mistral
impallidisce visibilmente. “Ehm... meglio, sì...”
Al notare la sua
reazione, Kanda la squadra di sbieco.
“Perchè, cosa
dovrebbe succedere? Quale altra idiozia vi siete inventate voi due?”
“Chi, noi? Oh,
Kanda...” inizia Lety, alzandosi e prendendo l’amica per mano.
“Ecco...” prova
con scarso successo a continuare Mistral.
Le due autrici
iniziano ad arretrare lentamente verso l'uscita.
“Assolutamente
niente di cui Lavi, Komui, Bookman Sr, Linalee e Link si debbano preoccupare,
tranquillo!” esclama infine Lety partendo a razzo e trascinando l’altra verso il
gate che si è aperto improvvisamente nella caffetteria.
Il portale si
richiude subito dopo il loro passaggio, ma non prima che Lety e Mistral abbiano
cacciato fuori la testa un'ultima volta...
“A voi, cari
lettori, buona lettura... E recensite, neh! ♥”
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Yoru ni
utaeba yami ni nomarete
Asa no hikari ga
sore o terasu
Todokanai sou ja
nai tobira wa mou hirakareteru
(Quando canto
durante la notte, sono avvolto dall’oscurità
Ma alla luce
del giorno è chiaro che
Non sarà lei a
non raggiungermi perché la porta è già aperta)
Capitolo 1
Fili spezzati
nel silenzio degli intenti
Il sole sta
cominciando a riscaldare la frizzante aria di fine ottobre quando, dopo aver
fatto colazione (abbondante) nella sala da pranzo dell'albergo, io, Link
e Kanda arriviamo alla London Bridge Station. Non dovremo aspettare molto,
secondo quanto riferito dai Finder che ci hanno raggiunti stamattina:
Miranda-san arriverà con il primo treno...
Ci sediamo su
una delle panchine davanti al primo binario (io e Link… Kanda si limita ad
appoggiarsi al muro, a debita distanza [esattamente come da copione]), in
attesa.
La digestione in
corso e il poco sonno (ma ne è valsa la pena [in entrambi i casi]) mi
fanno le palpebre pesanti, quindi approfitto della piccola pausa per chiudere
gli occhi per un po'.
Finisco per
ripercorrere mentalmente, in ogni più piccola sfumatura, la nottata appena
passata. Quante emozioni diverse, in così poco tempo!
La
determinazione che pensavo di aver perso dopo gli ultimi avvenimenti è tornata,
più forte di prima. Ho dato la mia parola: qualunque cosa succeda rimarrò quel
che sono! Non permetterò a nessuno (e a niente [nemmeno a quel mostro])
di ostacolarmi... Continuerò a camminare finché avrò vita e imparerò a cavarmela
con le mie sole forze, anche grazie al supporto di chi ha deciso (nonostante
tutto e tutti [anche se loro non lo immaginano nemmeno]) di restare al mio
fianco.
Riapro gli
occhi, e mi porto le mani davanti alla bocca; ho l'impressione di sorridere un
po' troppo, adesso… Meglio distrarmi un po' dando un'occhiata a ciò che ci
circonda.
Va a finire che
mi metto a osservare Kanda di sottecchi... sembro un idiota, lo so, ma non ne
posso fare a meno. È che la sorpresa per ciò che è accaduto stanotte è ancora
troppo grande (mi sono sognato tutto, forse? [No, è successo davvero!])…
è una bella sensazione che mi scalda il cuore!
Anche se...
Il sorriso si
smorza. Il piccolo tarlo del dubbio, che era lì in attesa, ricomincia a
lavorare.
Kanda mi sta
dando una mano con i miei «problemi»... e io?
(Ho un
problema [tanti problemi] da affrontare
e non so se
ce la posso fare [da solo]
ma Kanda è
disposto ad aiutarmi [fino a un certo punto].
Cosa voglio
di più dalla vita?
[Che egoista
che sono, eh?]
Vedo
benissimo che non sono l'unico ad avere una spada di Damocle sospesa sulla
testa, qui.
Anche Kanda
ha le sue belle gatte da pelare
[forse più
complicate delle mie].
Ma lui non ne
parla...
[mai.. come
faccio ad aiutarlo se non so qual è il problema?])
Il filo
arzigogolato dei miei pensieri si interrompe e si dissolve quando, tramite
Timcanpy, mi giunge un messaggio di Komui-san. Mi chiede di richiamarlo appena
sono solo, deve parlarmi privatamente di una cosa importante. Trovo la cosa
molto strana: stando alle istruzioni, le comunicazioni ufficiali dovrebbero
avvenire solo attraverso il golem di Kanda, ma il suo tono urgente mi spinge ad
evitare domande inutili e a cercare una scusa per potermi allontanare
rapidamente dal gruppo. Mentre penso a come liberarmi di Link, un senso di
inquietudine comincia a stringermi lo stomaco. Guai in arrivo, non c'è dubbio, e
guai grossi.
Mi guardo
attorno in cerca di ispirazione. Appena lo sguardo mi cade sul cartello che
indica i bagni vicino al binario principale mi alzo in piedi, afferro Timcanpy e
inizio a correre, urlando in direzione del gruppo «Bagno! Torno subito!». Sono
sicuro che Link mi terrà d'occhio da lontano, ma almeno sarò al sicuro da
orecchie indiscrete.
Me
ne sto appoggiato al muro della stazione, scambiando ogni tanto un'occhiata in
tralice con Link. Non ci posso fare niente, quell'ispettorino presuntuoso mi sta
antipatico a pelle. Per ingannare l'attesa (non ripensare alla nottata appena
trascorsa), ripasso mentalmente il dossier della missione che ci aspetta.
Sembra una cosa semplice, ma ormai ho abbastanza esperienza per non
sottovalutare nulla.
Con la coda dell'occhio noto il golem dorato del moyashi, che fino ad un attimo
fa gli stava pigramente appoggiato sulla testa, scattare improvvisamente in alto
e poi avvicinarsi al suo orecchio. Ogni tanto quell'affarino ha delle reazioni
assurde... vorrei tanto sapere da dove è saltato fuori (dicono sia
un'invenzione di Cross e in questo caso non mi stupisco che non sia proprio
normale).
Comunque ci dev’essere qualcosa che non va, perché Walker fa una faccia strana e
poi si allontana in tutta fretta (una fretta quantomeno sospetta); mi
faccio più attento e mi accorgo (non senza una certa soddisfazione) che,
al contrario di me, il biondino sembra non essersi reso conto di niente, perché
praticamente non fa una piega, ma si limita ad alzarsi lanciandogli un'occhiata
distratta, borbottando qualcosa sulla buona educazione.
Chiudo
velocemente la porticina del bagno e mi ci appoggio con la schiena. Mi giro e,
trattenendo il respiro, accosto l'orecchio al legno, cercando di capire se
qualcuno mi ha seguito. Nessun rumore, a parte i battiti frenetici del mio cuore
che mi rimbombano nelle orecchie. Chiudo gli occhi per un attimo, cercando di
calmarmi, poi li riapro e mi guardo attorno. Anche nei bagni non c'è nessuno,
per fortuna.
Mi dirigo
rapidamente verso l'angolino di pavimento che sembra più pulito e mi siedo,
mollando la presa e lasciando libero Timcanpy. Lui mi svolazza attorno alla
testa, innervosito. Odia essere afferrato per la coda! Di solito reagisce
mordendomi le dita, ma stavolta sembra capire che c'è qualcosa di serio dietro
al mio comportamento. Gli dò una piccola pacca affettuosa sulla testa, un po'
per tranquillizzarlo (tranquillizzarmi?), un po' per chiedergli scusa, e
lui mi si posa sulle ginocchia.
Non abbiamo
tempo da perdere, se ci mettessi troppo potrebbero venire a cercarmi…
Tim capisce al
volo e spalanca la bocca, proiettando uno schermo azzurrino nell'aria di fronte
a me. Un paio di scariche elettrostatiche e l'immagine di Komui-san appare
davanti ai miei occhi. Un brivido freddo mi corre giù per la schiena.
Il Supervisore è
seduto alla sua scrivania, la schiena rigida, le mani intrecciate davanti al
volto e il capo chino. Quando si accorge del collegamento alza la testa e, nei
decimi di secondo in cui i nostri sguardi si incrociano, mi rendo conto con
timore di avere di fronte un Komui visibilmente scosso e anche piuttosto
nervoso.
E, cosa
decisamente strana, un Komui che sfugge i miei occhi.
Tento di
alleggerire l'atmosfera ma la risatina che mi esce dalle labbra, improvvisamente
secche, risulta stridula e falsa anche alle mie orecchie.
“Komui-san...
che succede?”
Soffocando uno
sbadiglio, mi stacco dal muro e mi guardo intorno alla ricerca di un posto
(il più lontano possibile da Link) dove sedermi. Ormai conosco il dossier
della missione a memoria, quindi il ripasso mentale che ho provato a fare per
ingannare il tempo si è rivelato più un fastidio che altro. La notte insonne che
ho sulle spalle per colpa della mammoletta (non è una colpa la sua, dico così
solo per salvare le apparenze [con me stesso]) e l'ispettorino che ancora un
po' scava un solco sul marciapiede a furia di fare avanti e indietro, non mi
aiutano certo a sopportare l'attesa.
Con un sospiro
scocciato mi dirigo verso la piccola caffetteria; non che abbia realmente voglia
di bere qualcosa, ma è giusto per evitare di cedere all'impulso di legare Link
ad un lampione per farlo stare fermo.
Ovviamente,
quando lui vede che mi allontano, trova da dire.
“Kanda, dove sta
andando? Le ricordo che il treno di miss Lotto sarà qui a momenti...”
“Non servono tre
persone per far scendere una donna da un treno”
“Come si
permette?! Lei è un esorcista, deve attenersi agli ordini e fare il suo lavoro!”
“Il mio lavoro è
combattere gli Akuma, ispettore Link”
Pronuncio
l'ultima frase con il mio miglior tono glaciale, posando nel frattempo la mano
sull'elsa di Mugen, per fargli capire che non sono in vena di discutere oltre.
Ma evidentemente
l'arguzia non rientra nelle qualità di Howard Link perché, mentre entro nel
locale, lo sento che continua a strepitare.
Appena
oltrepassata la porta mi fermo un attimo e, attraverso il vetro fumé, lancio
un'occhiata distratta al piccolo edificio che ospita le toilette e in cui
qualche minuto fa è sparito il moyashi (non so perché, ma ho una brutta
sensazione).
Komui-san si
passa stancamente le mani sul viso, poi abbassa le braccia. Quando trova la
forza necessaria per guardarmi in volto vedo nei suoi occhi lo stesso sguardo
perso che aveva quando, inseguendo Timcanpy per i corridoi dell'Ordine, l'ho
trovato con Leverrier e due soldati nella stanza del maestro.
Il fatidico
giorno in cui Marian Cross è improvvisamente scomparso dalla faccia della terra.
Sono passate
quasi due settimane, da allora, e ancora mi ostino a credere (sperare?)
che il maestro sia da qualche parte, vivo.
Chissà,
probabilmente si sta divertendo come un matto a vedere tutta l'agitazione
causata dalla sua «scomparsa»! (Non sarebbe la prima volta, no? E la speranza
è l'ultima a morire, in fondo [ma muore pure lei, prima o poi… forse prima di
quanto vorremmo]).
Il Supervisore
prende un profondo respiro e si schiarisce la voce, strappandomi ai miei
pensieri.
“Allen-kun,
innanzitutto scusa se ti distraggo nel bel mezzo di una missione, ma non ho
molto tempo prima che le alte sfere si accorgano che non le sto informando di
particolari di vitale importanza...”
Si guarda
attorno, nervoso, e intanto prende tra le mani un fascicolo. Anonimo, uguale a
centinaia di altri fascicoli. Ma al contempo particolare, perché capisco subito
che quella è l'arma con cui la mia piccola speranza verrà (definitivamente
[forse]) uccisa.
“Sono appena
arrivati i primi risultati delle indagini sulla scomparsa del tuo maestro. Credo
che tu abbia il diritto di ricevere queste informazioni prima di chiunque altro
qui dentro, se non altro per tirare le tue conclusioni sull'intera faccenda
senza influenza di terzi.
Ho fatto
analizzare diversi campioni di sangue che abbiamo recuperato nella stanza. I
risultati affermano che si tratta senza ombra di dubbio del sangue di Cross.
Anche la maschera distrutta che abbiamo trovato sul davanzale interno è la sua,
purtroppo, e la posizione del foro di proiettile lascia pensare che il colpo sia
stato fatale.
Domani faremo
analizzare anche Judgement da Hebraska, ma temo confermerà il fatto che quella
non è più l'arma anti-Akuma di Cross...
Mi dispiace,
figliolo... Sappi solo che ce la metteremo tutta per capire chi è il
responsabile di tutto questo - Akuma, Noah o membro del Vaticano che sia.”
Ho ascoltato
ogni parola in silenzio, e ho incamerato inconsciamente ogni piccolo particolare
riferito.
Mi serve tempo
per riflettere... Ho come l'impressione che l'intera storia, per qualche assurdo
motivo, non quadri, ma non riesco a trovare l'incongruenza. Al momento non sono
abbastanza lucido, ultimamente stanno succedendo troppe cose, tutte assieme.
L'unica cosa che
so per certo, l'unica che importa ora, è che una delle poche persone dalla mia
parte, soprattutto ora che tutti sanno di me (del mio segreto [del mio
Noah]), mi è stata portata via.
Una lacrima cade
solitaria, mentre mi rendo conto di cosa prova Lenalee ogni volta che perde un
pezzo del suo mondo.
Komui-san ha
finito di parlare e mi osserva triste. Probabilmente si aspetta una risposta che
però non arriva, e nel suo sguardo si accende un barlume di preoccupazione.
Mi strofino gli
occhi e mi alzo in piedi, una smorfia sbilenca sulla faccia (il più patetico
tentativo di sorriso della mia vita, credo) e con un inchino lo ringrazio.
Di essersi preoccupato per me, di aver pensato di rendermi partecipe, di avermi
trattato come sempre, come se tutto fosse uguale a prima (almeno questa volta
[ma in futuro? Chissà…]).
Lui non capisce,
vedo che sta per aggiungere qualcosa, ma allungo la mano e picchietto l'indice
sulla testolina di Tim, facendogli chiudere la bocca e interrompendo la
comunicazione.
Mi avvicino al
lavandino, stando attento a non guardare nello specchio. Mi lavo la faccia,
cancellando con acqua e sapone i segni che questa conversazione ha sicuramente
lasciato, e mi avvio verso la porta del bagno, con Timcanpy che mi si accoccola
sulla testa.
Mi accosto al
bancone della caffetteria, chiedendo un the; mentre aspetto che me lo preparino,
osservo distrattamente Link, che ora è alle prese con un dilemma amletico:
andare a riprendere quello sfacciato di Kanda che ha osato allontanarsi senza
motivo o continuare a tenere d'occhio la porta chiusa dietro cui è sparito
Walker? Un sorriso sprezzante mi incurva gli angoli della bocca.
Tamburello
nervosamente con le dita sul bancone di marmo nero (non riesco a togliermi di
dosso quel senso di inquietudine) e lo sguardo continua a scivolarmi
ossessivamente sul piccolo edificio che ospita i bagni (mi sono sempre fidato
del mio istinto e non ho mai sbagliato [vorrei che questa fosse la prima volta]).
Alla fine mi allontano di scatto, ignorando la cameriera che mi porge il the con
un sorriso ben poco professionale, e mi dirigo anch'io verso la toilette. Uscito
all'esterno, ignoro senza complimenti anche l'ispettore e in poche falcate
raggiungo la mia meta.
(Forse mi sto
preoccupando per niente
[non ne sono
convinto]
e so che sto
rischiando di fare la figura dell'idiota
[lui non mi
giudicherà mai così]
eppure non
riesco a fermarmi...
...perché...?)
Apro la porta di
scatto e, appena entrato, mi fermo: lì dentro è piuttosto buio e, a contrasto
con la luce piena dell'esterno (stranamente oggi c'è il sole in questa
maledetta città), i miei occhi fanno fatica ad abituarsi. L'ambiente è
piccolo e sporco, ma devo ammettere di non farci molto caso; appena vedo
l'espressione di Walker, infatti, la mia attenzione si concentra su di lui. Me
lo trovo subito di fronte, come se fosse stato sul punto di uscire, ma con
quella faccia è decisamente una fortuna che io l'abbia intercettato prima che
potesse farlo.
“Cos'è successo,
moyashi? Perché sei venuto a chiuderti qua dentro?”
Nel frattempo,
rimasto solo, l’ispettore Link non può far altro che lasciare la sua postazione
di vedetta davanti al minuscolo edificio dove sono scomparsi i due esorcisti per
dirigersi al binario. Ormai è l’ora in cui è previsto l’arrivo del treno della
signorina Lotto e lui non ha dubbi che le ferrovie inglesi saranno come al
solito puntuali.
Mentre si
incammina verso la piattaforma giusta e impreca mentalmente contro Walker e
Kanda (ma soprattutto contro la sfacciataggine maleducata di quest’ultimo), non
può fare a meno di chiedersi se, oltre a dover sorvegliare Allen, si troverà
costretto a fare da bàlia anche alla giovane tedesca. Non ha nulla verso di lei,
per carità, ma quelle poche volte che l’ha incontrata al Quartier Generale gli
era sembrata… ecco, come dire… emotivamente un po’ instabile. Ma d’altronde
quello è lavoro, quindi non deve lamentarsi.
Il treno sta
entrando sbuffando nella piccola stazione proprio mentre il biondino, stampatosi
in faccia la sua migliore espressione professionale, si ferma presso le rotaie.
La gente che
scende dai vagoni non è molta e ci mette poco ad individuare la donna che sta
aspettando, anche perché una ragazza che si aggira perplessa sulla banchina,
domandando a tutti in tedesco se quella è proprio Londra, non passa certo
inosservata.
“Miss Miranda
Lotto?” la saluta gentilmente l’ispettore, accostandosi a lei.
L’esorcista
sussulta spaventata e gli risponde balbettando: “Ah… eh… Ja, Ich bin Miranda
Lotto... woher wissen Sie das?”
Link prima di
replicare maschera un sospiro. “Buongiorno miss Lotto, sono l’ispettore Howard
Link. Sono la persona incaricata dalla Centrale della sorveglianza di Allen
Walker, con cui lei è stata assegnata a questa missione di recupero
dell’Innocence” evita volontariamente di menzionare Kanda, anche perché sa che
ringhierebbe nel farlo e non gli sembra una buona idea.
Una volta
assimilate queste informazioni, Miranda sembra un po’ meno spaesata, ma non per
questo il suo imbarazzo diminuisce.
“J-ja, natürlich... Allen Walker, der Einsatz... Entschüldigen-Sie mich, aber...
Ich
bin...” è solo davanti alle sopracciglia aggrottate di Link che Miranda si rende
conto di star parlando nella sua lingua madre. Si blocca di colpo e arrossisce.
“No, mi scusi ispettore! Ecco, dicevo che sono un po’ tutta scombussolata perché
mi hanno chiamato all’improvviso…”
“Stia
tranquilla, miss Lotto” la conforta il biondino “Ora raggiungiamo gli altri,
così possiamo recarci presso l'abitazione della signora menzionata nel nostro
dossier”
Miranda annuisce
rinfrancata e la coppia si dirige verso il piccolo bagno dove sono spariti
Walker e Kanda.
L'uscio si apre
all'improvviso, inondando di luce il locale. Nonostante abbia portato la mano
davanti agli occhi resto comunque abbagliato, e faccio istintivamente un passo
indietro.
Una volta che la
porta si richiude la penombra torna padrona dell'ambiente, alleviandomi il
fastidio agli occhi, ma è un sollievo di breve durata.
Kanda è fermo
davanti a me, proprio adesso che la maschera che ho cercato di indossare negli
ultimi secondi (perché siamo in missione, e non devo farmi distrarre [e
soprattutto non posso permettermi di distrarre gli altri]) è appena crollata
miseramente.
Kanda è fermo
davanti a me, e si è sicuramente accorto che c'è qualcosa che non va. Lo leggo
nel modo in cui mi fissa, lo sento nel modo in cui pronuncia il nomignolo che è
solito affibbiarmi, lo capisco dalle parole che dice (il suo tono sembra
preoccupato [lo è]).
Perché mi sono
venuto a chiudere qua dentro, mi chiedi? Eh…
Potrei
spiegargli tutto, tanto sono sicuro che con lui non infrangerei la promessa di
segretezza che ho implicitamente scambiato con Komui-san.
Vorrei. Potrei.
Eppure... non ce la faccio. Una vocina dentro di me inizia a ripetere il suo
mantra (sei un egoista, ti basta risolvere i tuoi problemi, degli altri chi
se ne importa! [non è vero!]), e di riflesso stringo i pugni...
No, questa volta
no. Non posso. Non voglio caricargli sulle spalle un altro peso, oltre a quelli
che già porta (il mio, dopo la sera sulla terrazza, il suo... da sempre,
credo [e del quale non so quasi nulla, quindi non so quanto può ancora
sopportare]).
Non prima di
sapere, capire esattamente quello che è successo e che sta ancora succedendo,
dove sta andando a finire questa storia... dove sto andando a finire io. Voglio
cavarmela da solo, questa volta!
Però siamo nel
bel mezzo di una missione, accidenti… solo quando torneremo all'Ordine potrò
rifletterci su con calma e chiarirmi le idee (da solo, se riesco [con il suo
aiuto, se proprio sarà necessario]). Per ora devo lasciar perdere e
concentrarmi sul nostro incarico. Devo prendere il problema e cacciarlo in un
angolino della mente. Non ci devo pensare (anche se so già che non sarà
facile).
Distolgo lo
sguardo per un attimo, forzando i muscoli delle guance nel mio solito sorriso,
poi mi porto una mano dietro la testa a simulare imbarazzo. Se devo far finta
che non sia successo nulla, meglio cominciare immediatamente.
“Eh, cosa vuoi
che sia successo! Siamo usciti in fretta e furia dall'albergo e non ho fatto in
tempo ad andare in bagno! Tutto qui!”
Balla colossale.
Spero che non se ne accorga, ma appena l'ultima parola mi esce dalle labbra mi
rendo conto da solo che no, una scusa del genere non se la berrebbe nemmeno un
bambino di tre anni. Mi sento improvvisamente gelare. Il sorriso svanisce, lo
sguardo finisce a terra.
Stringo gli
occhi e lo fisso, cercando di non farmi prendere dalla rabbia per quella
marchiana presa per i fondelli che è la sua risposta. Alle volte mi chiedo se
prima di parlare pensi a quello che sta per dire e a chi lo sta dicendo.
Incrocio le
braccia e chino la testa su una spalla, trapassandolo con lo sguardo, lui però
continua a sfuggire i miei occhi. Almeno si è reso conto di essere stato
smascherato in pieno; ma la cosa non mi dà nessuna soddisfazione.
“A chi la vuoi
dare a bere?”
Il tono mi esce
duro come lo volevo, ma non posso impedirgli di assumere una minima punta di
amarezza (Ma come? Fino alla scorsa notte ti sei confidato con me e ora…?).
Continuo a
rimanere immobile e lascio che tra noi, nel silenzio opprimente di questo
minuscolo locale, passino solo i rumori di sottofondo della stazione. Anche lui
non si muove, ma si limita a fuggire ancora i miei occhi, lasciando vagare il
suo sguardo irrequieto sulle piastrelle sporche e scheggiate.
Non ho mai avuto
molta pazienza, soprattutto in situazioni (per me così nuove) come
questa. Davanti al suo ostinato mutismo, a quella testa sempre bassa e
all’incertezza nervosa che sento irradiare da lui, comincio ad seccarmi.
“Guardami negli
occhi quando ti parlo. E rispondi alla mia domanda”
“Si può sapere
cosa ti fa credere che io sia venuto qui per un motivo preciso, eh?”
Adesso tocca a
lui usare un tono scocciato e infastidito. E finalmente ha almeno il coraggio di
affrontarmi faccia a faccia, anche se le sue iridi d’argento urlano una
disperazione ben lontana da quel che pretendono di affermare il suo viso e la
sua voce.
Credo di capire
il conflitto che sta vivendo: è il solito idiota con l’istinto da martire, che
preferisce soffrire come un cane da solo, piuttosto che dare una minima
preoccupazione agli altri… è un atteggiamento che detesto (anch’io non voglio
che la gente ficchi il naso nei fatti miei, ma non vado a cercare aiuto in giro).
Ed è questo il motivo per cui non mi tirerò certo indietro con le parole.
“La tua
espressione. Il fatto che ormai ti conosco, che ti ho già visto più di una volta
quello sguardo negli occhi nelle ultime due settimane. E non ultimo, il fatto
che tu non sai raccontare balle e io non sono stupido”
Colpito e
affondato, ma non potevo aspettarmi altro da Kanda. Molti tendono a
sottovalutarlo, considerandolo semplicemente un guerriero molto abile. E
invece...
(Kanda riesce
a leggerti
[leggermi]
come un libro
aperto, quando vuole.
A quest’ora
dovrei averlo capito.
Invece
ho finito di
nuovo per fare la figura dell'imbecille
[e me ne
vergogno])
In questo
momento mi sento come un bimbo beccato con le mani nella ciotola dei biscotti. A
volte questa sua capacità è decisamente irritante. Non gli si può (non gli
posso) nascondere nulla: difetti, debolezze... so bene che Kanda non mi
giudicherebbe per queste cose. Ma io sì, dannazione! So perfettamente che è una
realtà che dovrò affrontare, prima o poi, ma... aspettare non cambia nulla
(purtroppo), no?
Nonostante il
nervosismo, però, non voglio alzare la voce. Capisco che si sta comportando in
questo modo perché è preoccupato,
(Ed è la
seconda persona che vedo preoccuparsi per me
nel giro di
mezz'ora
[mi sento in
colpa].
Odio quando
la gente
[la mia
famiglia]
si preoccupa
per me
[un giorno sì
e l'altro pure].
Mi conosco,
so che sono impulsivo
spesso non
ragiono e faccio cose di cui poi mi pento,
[e mi odio
per questo]
e così, senza
volerlo, li faccio preoccupare sempre di più.
Non capiscono
che non ne vale la pena?
È tutta
fatica sprecata!
Eppure
continuano, ostinati a farlo
[per
fortuna])
ma non ce n'è
bisogno. Ora c'è la missione, il mio «problema» può aspettare... Non è mica la
fine del mondo, no? Non ci voglio nemmeno pensare, adesso! L'unica cosa che
posso fare ora è cercare di farglielo capire (di convincermene) con le
buone.
“Non è successo
niente di cui tu ti debba preoccupare. Solo una piccola questione che devo
risolvere, ma posso benissimo aspettare la fine di questa missione.”
Kanda fa un
passo verso di me, lo sguardo blu che diventa più affilato dell'acciaio. Ha
chiaramente visto attraverso il muro di frottole che sto costruendo mattone su
mattone per minimizzare l'intera faccenda, e la cosa lo irrita a morte.
“Ed è una
questione tanto piccola da ridurti come quando la scorsa notte hai visto il
Quattordicesimo allo specchio?”
Fisso gli occhi
nei suoi, impallidendo. Non mi aspettavo un attacco del genere, ma non posso
certo dargli torto.
La scorsa notte
(e l’altra notte ancora [l'inizio di tutto] sul terrazzo) mi sono
appoggiato totalmente a lui (e non smetterò mai di ringraziarlo) e
adesso? Lo sto deliberatamente tagliando fuori, probabilmente facendolo sentire
come uno di quei pupazzi che, dopo essere stati utilizzati un paio di volte,
vengono abbandonati in un angolo perché inutili.
Peccato che la
mia intenzione non sia quella di «abbandonarlo in un angolo».
Semplicemente,
giocandoci troppo... ho paura di rovinarlo.
Una mano
l'accetto volentieri (e da lui è un onore riceverla), ma stavolta no. Non
voglio che venga schiacciato ulteriormente dai miei problemi.
Mi rendo
perfettamente conto che ci sto andando giù pesante (forse troppo?) e la
sua reazione non fa che confermarmelo: è diventato bianco come un cencio. È
stato un colpo basso tirare in ballo quel maledetto Noah con cui è costretto a
convivere
(La
situazione in cui si trova
[così
assurdamente opposta eppure simile alla mia]
lui non l’ha
ancora accettata
[non la
accetterà mai],
per questo le
mie parole l’hanno ferito
[sono un
bastardo…])
ma se è davvero
forte come dice, non dovrebbe creargli problemi, no? (In realtà, però, lui è
terribilmente fragile, lo so benissimo… [allora perché l’ho attaccato?]).
Lo vedo
spalancare gli occhi, forse spiazzato da quel che gli ho detto, ma poi stringe i
pugni e si irrigidisce, come se stesse raccogliendo le forze per ribattere.
Quando alla fine mi risponde, la sua voce fa di tutto per apparire sicura e
anzi, alla fine assume anche un tono sprezzante nel rivendicare la sua capacità
di cavarsela senza l’aiuto di nessuno.
“La scorsa
notte… beh, la scorsa notte era la scorsa notte, adesso è adesso e questa è
tutta un'altra faccenda… niente di cui tu ti debba preoccupare, ti ripeto:
questa volta posso benissimo fare da solo”
A questo punto
mi sento veramente preso in giro. Cos’è, mammoletta, mi hai usato quando ti
facevo comodo per avere una spalla su cui piangere e adesso ti sei reso conto
che avere qualcuno che sa tutto di te è una situazione troppo complicata da
gestire? Perché credi che io non abbia mai stretto legami con nessuno? Che abbia
fatto di tutto per tenere lontano anche te, nonostante l’errore della prima sera
(non è stato un errore!)?
Ho accettato di
venirti incontro perché credevo che per te fosse importante (lo so che lo è
[e lo è anche per me]), che fosse la soluzione giusta per stare meglio
entrambi (ed è così!)… ma evidentemente mi sono sbagliato. E mi sono
sbagliato anche su di te. Non è vero che non sai raccontare balle, perché sei
riuscito a fregarmi fin troppo bene con quella tua faccina innocente.
“D’accordo, se
insisti a voler fare da solo, non sarò certo io a fermarti. Ma poi non venire a
piangere da me, mammoletta”
Come vuoi,
chiudiamola qui. E non ti azzardare mai più ad avvicinarti a me. Mi è bastata
una volta, non ho più intenzione di stare al tuo gioco. (Perché sento
rompersi qualcosa dentro? [Mi sento… tradito…])
Sei in grado di
cavartela da solo? Bene, meglio per te. Ma se invece questa è solo un’altra
delle tue sparate al vento, sono affari tuoi: non voglio più saperne dei tuoi
casini, signor martire.
Lo gelo con lo
sguardo e sto per aggiungere anche dell’altro, ma lui mi precede.
“Ecco, bravo!
Dannazione, non sono più uno stupido moccioso che non se la cava senza qualcuno
che gli faccia da bàlia, sai Kanda?”
Al sentire
quelle parole, non posso fare a meno di sgranare gli occhi: adesso abbiamo
veramente toccato il fondo, Walker! D’istinto metto la mano sull’elsa di Mugen e
accenno a sfoderarla, ma poi mi blocco: il suo atteggiamento strafottente mi ha
spiazzato (deluso) a tal punto che non riesco nemmeno ad arrabbiarmi.
Senza aggiungere
altro, mi volto di scatto e faccio per uscire; ma appena apro la porta mi trovo
faccia a faccia con Link (alle sue spalle c’è anche Miranda). In risposta
alla sua occhiata, in bilico tra lo scocciato e l’incredulo, lo guardo malissimo
e quindi lo oltrepasso con malagrazia. E non me ne frega niente se non gli sta
bene il mio atteggiamento e poi mi troverà da dire; in questo momento ho un
bisogno assoluto di stare da solo, altrimenti potrei seriamente rischiare di
uccidere qualcuno, furioso come sono.
Lo guardo uscire
dal bagno, superando uno stupito Link e una ancor più confusa Miranda. Ma bene,
tanto valeva permettessi a Timcanpy di proiettare la comunicazione di Komui-san
direttamente in mezzo alla stazione... accidenti, doveva restare solo un mio
problema! Non mi sembra una cosa così difficile, no? E invece... ora so già che
Link comincerà con le domande, Miranda con gli sguardi incuriositi e
comprensivi. Si preoccuperanno tutti per quello che è appena successo, e
finiranno con il preoccuparsi ancora di più quando la storia del video verrà a
galla...
Proprio la cosa
che volevo evitare!
Mi appoggio al
lavandino, stringendone con forza il bordo, e riprendo fiato cercando di calmare
il mio cuore impazzito. Lo scatto d'ira (possibile mi consideri incapace di
badare a me stesso [almeno ogni tanto]?) di poco prima mi ha lasciato
spossato, senza energie. La rabbia lascia il posto a… a cosa? Non lo so...
frustrazione, credo. Tutto quello che volevo fare era evitargli una nuova
scocciatura, niente di più. E cosa ho ottenuto? Mi è sfuggito tutto di mano,
accidenti. Il dubbio (fondato [la conosco bene, la mia boccaccia]) che il
torto non stia da una parte sola (non lo è [mai]) diventa una certezza
quando mi rendo conto che avrei potuto spiegarmi meglio, metterci più pazienza.
Certo anche lui avrebbe potuto rispondere diversamente... Maledetto orgoglio!
(il suo [e anche il mio…])
Comincia a
girarmi la testa, mi manca l'aria. Devo uscire da qui.
Alzo gli occhi a
incontrare prima lo sguardo di Link, poi quello di Miranda, ma finisco per
tornare a guardare il pavimento. Scarto subito l'idea di far finta di nulla
(di dire un'altra bugia necessaria [di pronunciare una nuova menzogna per la
quale odiarmi ancora di più]), questa volta proprio non ci riesco...
Esco dal bagno
con un cenno del capo e uno «Scusate» appena mormorato. Arriverà il tempo delle
domande, ma non ora (speriamo lo capiscano). Adesso ho bisogno di
riflettere e trovare il bandolo di questa matassa incredibilmente ingarbugliata.
PREVIEW
Capitolo 2 -
Danzando in silenzio sull’orlo del baratro
No, non ci sto.
Accettare le sue scuse vuol dire far finta che le parole che ci siamo detti in
quel bagno non siano mai state pronunciate, tornare all'alba di oggi...
rischiare che tutto questo succeda di nuovo..
[…]
La sorte di
tutto quanto è successo finora dipende dalla sua risposta alla mia prossima
domanda - il nostro rapporto, i passi che farò (mettendoci tutto me stesso
[qualunque sarà la strada che finirò per prendere a questo bivio])...
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
Piccola premessa:
dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata
origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD),
d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che
se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete
appena letto.
Dunque iniziamo…
- I versi
della canzone all’inizio sono tratti dalla magnifica 5° ending dell’anime, da
cui abbiamo preso in prestito anche il titolo per la fic. Li troverete
all’inizio di quelli che possiamo definire i “capitoli clou” della storia… ed è
inquietante come si adattino bene alla vicenda! (qualcuno lo chiamerebbe
Hitsuzen. Noi concordiamo)
-
London Bridge Station
Da Wikipedia
(http://en.wikipedia.org/wiki/London_bridge_station) apprendiamo che è una delle
stazioni di Londra, inaugurata nel 1836 e collocata sulla riva del Tamigi.
Per i più
curiosi, in questa mappa vi indichiamo la posizione esatta
®
http://img704.imageshack.us/i/londonbridgestationmapp.gif/
Il perché abbiamo
scelto proprio quella stazione, è legato all’identificazione della chiesa
disegnata da Hoshino-sensei nel cap. 170 con la cattedrale di Saint George, nel
quartiere di Southwark.
-
Le frasi di Mirandina che, da brava emotiva, quando si agita parla in
tedesco ♥ (cosa per cui Lety mi ha odiato a morte XD ndMistral)
“Ja, Ich bin
Miranda Lotto... woher wissen Sie das?”
®
“Sì, sono Miranda Lotto... come lo sa?”
“J-ja, natürlich... Allen Walker, der Einsatz...
Entschüldigen-Sie
mich, aber... Ich bin...”
®
“S-sì, naturalmente... Allen Walker, l'Ordine... mi scusi, ma... Io sono...”
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
E ricordate…
in missing moments we trust!
Alla prossima!
Lety&Mistral
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