CAPITOLO 2
Uscita mia sorella io
non posso di certo stare a casa, non che ci stia molto in
effetti. Se non esco da sola a passeggiare senza meta sono
sempre in compagnia delle due persone
più
speciali di Parigi: Emma e Caroline. Le mie anime gemelle, naturalmente
in senso lato, sono le mie migliori amiche.
Emma studia Economia,
è un tipetto tutto frizzante e allegro. E' la piccoletta del
gruppo, capelli corti e neri da maschiaccio ha due occhi azzurri che
tutte le invidiamo.
Caroline è
la brava ragazza della combricola. Studia Giurisprudenza e credo che
diventare avvocato sia la sua più grande aspirazione.
Ora che ci penso bene
è l'esatto opposto di Emma, alta con lunghi capelli rossicci
che le ricadono sulle spalle e qualche lentiggine che le decora le
guancie color dell'avorio.
Siamo un bel trio, ci
conosciamo da una vita, forse per questo ci capiamo al volo e ci
confidiamo senza problemi. Ho piena e cieca fiducia in loro.
Anche stasera, come
quasi tutte le sere, abbiamo deciso di andare nel nostro solito posto,
un piccolo locale nei pressi del Sacre Couer.
Mia mamma non approva
che io frequenti quel quartiere in effetti, soprattutto la sera,
è un posto abbastanza pericoloso ma non possiamo fare a meno
di andare
da Marie.
Marie è la
proprietaria del locale, che infatti si chiama Chez Marie, una signora
sulla cinquantina con la quale andiamo molto d'accordo.
Quando non
c'è molta gente, cosa che succede raramente, si mette a
raccontarci le "avventure" di quando aveva la nostra età.
Racconta dei suoi
uomini, delle sue pene d'amore.
Non
riuscirò mai a capire perchè una donna
intelligente e affascinante come lei non sia riuscita a trovare un uomo
col quale trascorrere la vita.
Ma non posso fare a
meno di sorridere ogni volta che ci penso perchè, piuttosto
che finire a dividere i miei giorni con la persona sbagliata,
preferisco rimanere sola ma felice
proprio come la nostra
Marie.
"Simone, quando ti
deciderai a buttare quei jeans? Sempre se li possiamo definire cosi..."
non riesco nemmeno a chiudere il portone del palazzo che la voce di
Caroline mi investe.
Come al solito ha
qualcosa da ridire sul mio abbigliamento, non la biasimo, accanto a lei
potrei benissimo essere scambiata per una stracciona.
"Oh, smettila Caro.
Sta benissimo cosi com'è!" eccola, la mia piccola
sostenitrice. In effetti non lo fa solo con me, per Emma ogni persona
è libera di fare, pensare e vestirsi come meglio
crede e se qualcuno
viene criticato non le va giù.
"Lo so che sta bene
con qualsiasi cosa però potrebbe sfruttare meglio il suo
potenziale mettendosi, per esempio, una bella mini gonna. Sotto quei
cinque kg di stoffa
blue jeans ci sono due
belle gambe" le raggiungo sorridendo mentre le prendo entrambe a
braccetto.
"Dai Caro, sono sicura
che la mia mise va più che bene per andare da Marie. E poi
stai decisamente parlando con la sorella sbagliata"le dico sorridendo
mentre cerchiamo di raggiungere la fermata
della metrò
il prima possibile, ha iniziato a piovere.
"Oh, la tua sorellina
sa come vestirsi di certo. Dovresti farti prestare qualcosa ogni tanto,
cosi...giusto per rispolverare un attimo il tuo grardaroba, ecco".
"No, grazie per
l'offerta ma credo che declinerò gentilmente" salgo sul
vagone della linea blu e le altre mi seguono, prendiamo posto a sedere
e il viaggio continua praticamente in silenzio.
Non appena risaliamo
le scale della stazione ci accorgiamo che sta veramente diluviando.
"A nessuna
è venuto per caso in mente di portarsi un ombrello, vero?"
chiede Emma che non appena incontra i nostri sguardi smarriti non ha
bisogno di una risposta.
"Dai saranno 100 metri
da qui, ci facciamo una corsetta, dove sta il problema?" dico
già pronta a intrufolarmi sotto la pioggia, ora cosi
violenta da alzare un leggero strato di vapore dall'asfalto.
"Il problema" afferma
decisa Caro prendendomi per un braccio "E' che se mi si rovinano i
mocassini me li ripaghi tu!" sorrido, infondo so che Caroline non vede
l'ora di farsi una bella corsa sotto
la pioggia. Non lo
facciamo da anni e, credetemi, può essere molto liberatorio.
Io sono la prima a
trovare il coraggio di partire. Adoro la sensazione dell'acqua che ti
inzuppa i vestiti, che ti bagno i capelli, che ti cambia in qualche
modo.
Intuisco, dai
gridolini che sento alle mie spalle, che le altre mi hanno seguita a
ruota. Che sarà mai, per un po' di pioggia!
In meno di ciunque
minuti siamo al locale, entriamo di filata. Mi volto per vedere in che
condizioni ci siamo ridotte, nell'ingresso c'è un grosso
appendiabiti con uno specchio e non appena vedo la nostra
immagine riflessa in
quel pezzo di antiquariato scoppio a ridere. Emma segue il mio esempio
e Caro, com'era prevedibile, cerca disperatamente di sistemarsi i
capelli.
"Eccoli i miei tre
pulcini bagnati!" sentiamo la calda voce di Marie provenire dal bancone
principale.
"Ciao Marie!" diciamo
assieme prendendo posto al bar, praticamente siamo le uniche clienti a
ulitizzare ancora i tre sgabelli alti e traballanti che Marie si ostina
a tenere davanti al bancone
dal dopo
guerra.
"Tempaccio eh?" chiede
ridendo mentre con uno strofinaccio asciuga a regola d'arte i calici di
cristallo riponendoli poi con cura alle sue spalle, sulle mensole di
legno rosso.
"Si!" risponde con
forza Caro "I miei capelli sono irrecuperabili!"
"Ohhh, smettiamola di
piagnucolare! E' acqua!" eccola la mia Marie, quella che zittisce
tutti! "Comunque mie perle, se vi può interessare, proprio
laggiù a quel tavolo si sono appena accomodati
dei bellissimo ragazzi
spagnoli" lo dice con parole studiate ma come al solito Marie cerca di
farci conoscere gente nuova.
La settimana scorsa
erano Inglesi, oggi spagnoli: quando finirà?
L'unica entusiasta
della notizia che si volta a controllare la "merce" è come
al solito Emma, è l'unica di noi tre che può
permettersi di pensare a una relazione.
Caroline è
fidanzata ormai da anni e io, beh io sinceramente non ci ho mai pensato
e non voglio cominciare a farlo priorio ora.
Inevitabilmente
però lo sguardo mi cade verso il tavolo dei
ragazzi che ci ha indicato la nostra vecchia amica. I soliti devo
tristemente ammettere, turisti senza cervello che vengono a Perigi
pensando ti trovare
chissà cosa. Sono alquanto malandati, un po' Simone's style
diciamo, il che mi fa piacere. Riesco a vedere il volto di tutti tranne
quello dell'unico ragazzo che mi da le spalle.
Visto cosi da dietro
si direbbe un armandio!
Passiamo la serata
bevendo assenzio e Martini bianco, credetemi un mix che ti uccide
letteralmente, ma del quale non possiamo fare a meno.
Il locale si
è quasi completamente svuotato di solito tutti se ne vanno
prima della mezzanotte, prima che la metrò chiuda. Siamo
rimaste solo noi e il gruppo di ragazzi spagnoli che non hanno fatto
altro che bere birra
tutta sera.
"Io credo che sia
arrivata l'ora di salutare ragazze, è un bel pezzo da fare a
piedi a quest'ora di notte" dice Caro alzandosi a fatica. Ci piace bere
di quando in quando ma detto tra noi non
reggiamo
più di un bicchiere.
"Si lo credo anche io,
mi raccomando ragazze state attente. E' un brutto quartiere da
frequentare di notte, sono già le due!" si raccomanda Marie.
Annuisco e io, che
sono la più "stabile" del terzetto, mi alzo e aiuto Emma
accanto a me.
Salutiamo Marie e ci
incamminiamo per le strade di una Parigi ormai coperta da un manto di
stelle, il cielo è limpido e l'asfalto ricoperto di
pozzanghere.
"Sim, ti amoooo!!!"
Emma è abbracciata a me e mi urla scemenze nell'orecchio,
decisamente l'alcol le fa un brutto effetto. Me ne dimentico sempre.
"Oh si Emma anche io,
tantissimo!" assecondarla quando spara cazzate è uno spasso.
Fa proprio dei discorsi interi senza senso.
"Possiamo aiutarvi?"
ci chiede qualcuno alle nostre spalle, mi giro giusto in tempo per
ritrovarmi prorio li tutta la compagnia di ragazzi spagnoli che Marie
ci voleva presentare: perfetto!
Non mi piacciono gli
estranei, tanto meno i turisti, qundi preferisco togliermi alla svelta
da questa situazione.
"No grazie, ce la
caviamo benissimo!" rispondo secca. Il ragazzo che ora ho di fronte
è proprio quello che nel locale vedevo solo di spalle.
Ha un bel viso, un
naso che rasenta la perfezione, due occhi piccoli e marroni ma bel
delineati. Il pizzetto solo accennato, due lunghe basette e i capelli
in piedi probabilmente fissati col gel.
Sorride alla mia
risposta, questa smorfia mi sa tanto di spaccone. Questo se la tira da
morire, ragione in più per andarmene il più
velocemente possibile.
"Sicura?" mi chiede
sorridendo "Non ti manca qualcosa?" dovrebbe mancarmi qualcosa? Ho la
borsa, Emma e Caro...o cazzo e Caroline dov è?
Mi guardo intorno
allarmata in cerca di quella scema e la vedo pochi metri più
indietro di noi mentre rimette l'anima in un'aiuola, gli amici del
ragazzo con cui sto parlando la stanno aiutando
a rimettersi in piedi.
"Ah" dico scettica
assicurandomi che Emma non stia per rigettarmi addosso la cena da un
momento all'altro.
"Dai, vi scortiamo a
casa. Non è un problema e tu evidentemente da sola non ce la
puoi fare" strafottente si ma ha anche ragione.
"Allora grazie" dico
abbastanza imbarazzata mentre lui afferra Emma per un fianco e mi aiuta
a trascinarla.
"Non reggono l'alcol
le tue amiche, eh?" mi chiede mentre la "carovana" s'è messa
in moto.
"A quanto pare no,
però stasera abbiamo esagerato di solito riusciamo per lo
meno a camminare..."
finale da vera
cattivona ahahaha proprio in mezzo a una conversazione, mi spiace dai
cercherò di scrivere il prossimo capitolo il + velocemente
possibile.
Spero vi piaccia
un bacione
Sara
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