Chapter
Ho voluto concentrare questo intero capitolo sulla figura di Marina
perchè reputo sia fondamentale cercare di intravedere le caratteristiche della
società dei Malak.. e quale migliore occasione di questo capitolo? Vorrei
approfittare poi per fare a tutti gli auguri di Natale, ringraziarvi dei
commenti e chiedere di perdonarmi per l'ormai usuale ritardo. ^^ Una
sola piccola precisazione : Rhadi non ha assolutamente ucciso nessuno,
tranquilli. irascibile, si, impulsivo si, carattere di m***a si.. ma
assassino no ;) esattamente qual è la riga che lascia intendere ciò?
perchè la corrego subito. Ricordate sempre che nel cuore e nella mente di
una persona si possono pensare tante brutte cose.. come Rhadi ha effettivamente
fatto nel capitolo precedente. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il
mare XD Grazie mille del vostro sostegno e.... Buone feste!
XD
Gli anelli di ferro ruvido e
arrugginito le torturavano la
carne, incidendo piccoli tagli ed abrasioni sui polsi. Il corpo madido era afflosciato lungo la parete,
spossato e languido. I capelli , lunghi e sciolti, le coprivano il viso sporco,
facendola sembrare un cherubino sofferente nell’agonia.
Il buio si stagliava come un
palcoscenico ideale per quella sofferenza strozzata.
Da quanto era inchiodata al muro
di quella cella?
Due, tre settimane?
Il tempo era divenuto un concetto di
lusso. Non poteva permettersi di tenerlo a mente. All’inizio c’era riuscita.
Aveva contato i primi giorni, dopo che le avevano strappato via la sua Aurore.
Quattro giorni precisi.
Ma poi, senza più luce e con
soltanto acqua e pane raffermo il cervello si era rifiutato di contare. Anche
perché, era difficile stabilire i giorni precisi, quando non ci si rendeva
neanche conto di quando fosse giorno e di quando fosse notte.
Era stata rinchiusa nelle segrete della
dimora dello Shaykh, dove i pensieri
dei mortali non potevano raggiungerla, né la luce la poteva lambire. Durante la
sua permanenza era stata nutrita forzosamente da un custode;
le urla degli altri condannati
penetravano nelle fessure della fredda pietra, scuotendo più volte il suo sonno
tormentato.
Soltanto il pensiero di Aurore la
sorreggeva.
Aurore che l’era venuta a
cercare. Aurore, così battagliera, giovane e testarda.
Era soltanto il pensiero di lei
che le impediva di abbandonarsi del tutto alla pazzia.
Era legata come un cane, in una
posizione scomoda e grottesca, con le braccia aperte, imbullonate al muro.
I polsi legati agli anelli
avevano smesso di gocciolare, per fortuna.
Per terra, due piccole
pozzanghere di sangue incrostato misto a sudore.
Magnificent aveva ricevuto l’ordine di
stringerli il più possibile, per procurare la più indicibile delle agonie.
E lui, spietato e crudele, aveva
obbedito, senza un’espressione sul viso ultraterreno.
Marina lo sapeva bene, tutto
questo era solo l’antipasto.
Il pre-cerimoniale in vista della sua
fine. Sarebbe morta. Forse a colpi di staffile, forse di fame… o forse
sacrificata.
Sapeva bene che il suo tradimento
e la sua fuga avrebbero portato a questa conseguenza, se l’avessero ripresa. E
l’avevano ripresa.
Ciò che la sua coscienza non
riusciva a tollerare però, era il fatto che Aurore potesse subire la medesima
sorte. Sciocca, sciocca ragazzina impulsiva. La sua fuga dalla Francia verso
la Giordania
era stata più che sufficiente a far scatenare l’ira dei Malak. Perché mai sua sorella aveva
dovuto seguirla a quel modo? Eppure, anche lei conosceva bene le regole del
gioco. Conosceva la
Legge “che tutto impone
e tutto distrugge”.
Avrebbe dovuto aspettarselo, però… per
Aurore doveva essere stato un incubo aver dovuto frequentare il collegio in
Francia, sotto l’egidia e il controllo di quel maledetto, sola e senza un
appoggio. Un collegio che si presentava come una sciocca e breve parentesi di
normalità nella vita della ragazzina.. perché poi sarebbe stato chiaro che la
sua esistenza sarebbe stata improntata al servizio della società dei Malak.
Perché mai gli Angeli seguissero
quella prassi per i loro sottoposti, era un mistero. Fino al diciannovesimo anno
di vita, istruzione e scuola.. ovviamente sotto il controllo di un capostipite. Poi, schiavi a vita…senza
alcuna possibilità di riscatto.
Aurore era quasi giunta al
termine della sua “parentesi di normalità”… presto o tardi, sarebbe stata
affidata a un casato e avrebbe dovuto iniziare a sporcarsi le mani per loro..il
pensiero repellente di quello che sua sorella sarebbe stata costretta a fare le
indusse il senso di nausea.
Ma da secoli era così.. I Coraline erano un ramo cadetto, in quel
mondo maledetto, così come molte altre famiglie sfortunate
…
Un pesante stridore metallico di
porta la fece sussultare.. Qualcuno era entrato nella cella.
“ Chi… chi è là?” Il buio le
impediva di vedere bene e gli occhi cisposi e incrostati non le si aprivano
bene.
Lo squittio della sua voce le fece poi chiaramente capire,
quanto le sue condizioni fossero al limite.
Ci riprovò, con più forza
“ Chi c’è?!”
Nessuna risposta. Soltanto un
rumore di tacchi, forse a spillo, che si avvicinava.
“ Salve, Marina”
La luce di un piccolo faretto
illuminò il viso serafico di una donna, dai lucidi capelli neri.
“ Fantastico… sei tu” borbottò di
rimando , la ragazza.
“ Si, sono io… e ti pregherei di
smetterla con il tuo sarcasmo. Le tue condizioni non ti consentono di dare un
senso completo alle tue sciocche battute”
“ Smettila” gracchiò la prigioniera. “
Cosa diamine vuoi da me?
Sei venuta a goderti il mio
supplizio, finalmente? Non ti
sembra vero che io possa scomparire così dalla tua vita… vero, Aida?”
La donna rise, dolcemente.
“ Si è così, in effetti. Ma purtroppo non
nel senso in cui vorrei io. Il mio desiderio sarebbe quello di annientare per
sempre la tua personalità e la tua esistenza… tuttavia, dai piani alti sembrano
avere altri progetti..”
“ Che genere di progetti?” Il volto incrostato di sangue della
giovane, era paonazzo.
La visitatrice camminò nella
cella, gli stivali neri dai tacchi vertiginosi che sfrigolavano ancora sul
pavimento di terra e pietra. “ Oh, ti piacerebbe davvero molto scoprirlo, vero?”
mormorò
“ Vaffanculo”
La donna si avvicinò fulminea e
sollevò la testa della ragazza, tirandole le ciocche bionde con violenza.
“ Come ti permetti, stupida serva?! Porta
un po’ di rispetto a chi è superiore a te… essere scappata dalla Francia ti ha
fatto dimenticare il rispetto che devi ai tuoi superiori?!”
Con gesto rapido, colpì con uno schiaffo
la guancia già mortificata della giovane, prima che questa potesse
replicare.
Ma non c’era dolore che potesse essere
più insopportabile di quello già sperimentato..
Marina sorrise, il sangue che le
scendeva da una ferita sul viso che le si era aperta di nuovo. Avrebbe potuto
divertirsi con quella stupida donna, ammiratrice incondizionata degli Angeli.
Si, avrebbe potuto godersi quest’ultimo diletto futile…
“ E’ stato sempre questo il tuo
cruccio, vero Aida? Sebbene io fossi di livello socialmente inferiore, sono
sempre stata preferita a te, da Lui…”
“ Taci, scellerata!”
Aida inferse un altro colpo,
graffiandole crudelmente la guancia con le unghie laccate; ma quella strega non
smetteva di sorridere, dannazione. Era incatenata a un muro, ferita,
sanguinante, eppure aveva ancora la forza di sorridere con fare provocatorio! E
non aveva l’intenzione di smettere; la fissava con quello sguardo arrogante e
sprezzante…
“ Guarda in che condizioni sei,
Aida. Nonostante io sia qui, in
catene in una cella, tu senti
ancora l’esigenza di doverti paragonare a me, di doverti confrontare… sei una
fallita, in partenza”
L’altra sorrise crudele, di rimando.
“ Forse hai ragione. Ma sono io
colei che sopravvivrà, non tu. Sarò io che avrò strada libera verso tua
sorella.. e tu non ci potrai essere per proteggerla. Sono finiti i tempi del
collegio, dove potevi permetterti
un asso nella manica anche nelle situazioni più impensate. Io vinco, tu
perdi”
“ Non osare avvicinarti a mia
sorella!” Lo strillo convulso di Marina rimbombò come un tuono a ciel
sereno.
In un attimo il vuoto si
impadronì del suo corpo. Quella maledetta non doveva permettersi neanche di
guardare Aurore…
Aida inarcò un sopracciglio, soave. “ Non
puoi darmi degli ordini. Sei incatenata al muro, ricordi? Stai aspettando il
giudizio finale per quello che hai fatto..per la piccola Aurore non
preoccuparti. Adesso è con Cornelius
…l’individuo che tu hai raggirato per così tanto tempo.”
“C- Cornelius…” Al vuoto si sommò il
terrore. Non potevano affidarla a lui, non a Cornelius. Aurore era una bambina,
maledizione!
“ Stupita, vero? Pensavi davvero
che colui che tu hai ingannato per così tanto tempo potesse farsi sfuggire tua
sorella? Lui ti odia almeno quanto me… sarà un piacere per lui, fare tutto ciò
che possa arrecarti dolore. Incluso distruggere la tua stupida sorellina”
“Menti!” gridò la giovane
prigioniera, disperata, divincolandosi con furore tra gli anelli cigolanti.
La sorte peggiore che potesse
spettare ad Aurore era avere a che fare con quel mentecatto di Cornelius!
L’avrebbe spezzata, come aveva fatto con
lei tanti ani prima. No, non doveva accadere. Cornelius era male puro concentrato in
un discendente angelino… avrebbe fatto crescere con pazienza ed amore il
bocciolo, fino a farlo sbocciare e poi l’avrebbe distrutto col piacere macabro
di chi gode nell’annientare;
di colpo, un immane sensazione di
stanchezza le pervase il corpo esausto. Si accasciò sul muro, abbandonandosi
lungo la parete fredda e turgida. Aida sogghignò; finalmente poteva godersi lo
scenario di un atteggiamento più consono alla situazione… Marina percepiva
finalmente l’umiliazione e l’impotenza di non poter salvaguardare Aurore. Uno
scenario appagante, in conclusione. Ma non ancora sufficiente.
“ Sorpresa, vero?” La donna si
avvicinò di più, tirandole su bruscamente il viso afflosciato, e puntandole il
faro negli occhi. La luce accecante arrivò come un colpo inatteso alle pupille,
dopo tanti giorni di oscurità.
Un urlo straziato riecheggiò tra
le pareti umide…
“ Cosa diamine vuoi, Aida?! Vattene,
dannazione, vattene… sto per essere distrutta come tu volevi, no? Hai vinto,
maledizione.. hai vinto!!”
La voce era dilaniata dallo
scoramento, il viso sporco di sangue raffermo era gemente e disperato. Cos’altro
voleva ? Perché mai non usciva dalla sua cella, lasciandola sola con i suoi
pensieri mortiferi?!
Domande retoriche, per una mente
ben temperata alle risposte scontate; Aida non aveva intenzione di abbandonare
il campo. Non ancora, perlomeno. Voleva godersi tutta la scena. Anni di invidia
verso la preferita, verso l’angelica
perfetta potevano finalmente essere acquietati, in qualche modo. No,non poteva
perdersi quell’ultima gustosa scena.
Marina lo sapeva bene. Conosceva perfettamente la natura sadica
dell’eterna rivale. Da sotto i ciuffi biondi, sudici e scarmigliati, la vide
camminare per la stanza, a grandi passi, giocherellando con il faretto.
“ Purtroppo.. non sarà come desidero.”
Disse, in un soffio “ Vedi, il
fatto che tu abbia avuto contatti con la prescelta, ti pone in una posizione di
tutela…”
Marina mise a fuoco le parole. Di
chi stava parlando?
Amira? No.. non Amira, ma Anna. Così la
prescelta le si era presentata mesi fa, nelle vesti di una spogliarellista in
erba. Una ragazza esile, dallo sguardo acuto e osservatore che l’aveva difesa
quando un bruto l’aveva spintonata bruscamente. Una giovane coraggiosa, dal
sangue caldo. Naturalmente Marina non l’aveva riconosciuta subito. Soltanto
dopo, all’asta… aveva notato la presenza di un demone conosciuto e..
la voce della donna malvagia
interruppe il flusso dei suoi pensieri.
“ Conosco le tue riflessioni,
traditrice. Stai pensando ad Amira Nasser, vero? La tua amicizia con lei
potrebbe essere vantaggiosa… Potresti rivelarti un asso nella manica, per noi.
Con mio sommo rammarico, non ti ucideranno”
Una risata di gusto fuoriuscì spontanea
dalla prigioniera, nonostante le ferite e i dolori lancinanti. “Non sottovalutare quella ragazza, Aida.
Non riuscirete mai a catturarla.. avete avuto le vostre occasioni. Ormai, temo
abbia scoperto troppe cose per potersi fidare”
“ Non sta a te giudicare il nostro
operato, infida puttana” sussurrò veloce e truce,l’altra.
“ Puttana?”
“ Si, puttana. Ti è piaciuto travestirti
da donna da facili costumi, vero? Te la sarai spassata, mentre ti rendevi impura
e intoccabile per i Malak..”
“ Essermi resa intoccabile per un
Malak è l’unico onore derivato
dall’essermi prostituita per Xavier.. onore di cui vado fiera” replicò la seconda.
“ Ci scommetto. Come copertura
dopo la tua fuga è stata formidabile, lo ammetto. Nessuno di noi poteva solo
pensare che tu ti potessi
contaminare consapevolmente con della feccia umana e debole. Non dopo la cultura
sulla purezza che ti è stata impartita… ma io lo avevo intuito, che tu sei quasi
alla stessa stregua di quella fetida marmaglia umana che brama i piaceri della
carne..”
“ Stai zitta” ribattè ferocemente
Marina, a fatica. “ Non sai niente della vita che c’è fuori, niente di ciò che
ho dovuto sopportare per sottrarmi al controllo dei Malak, di Cornelius e di tutti gli altri esseri
angelici.. o demoniaci, come preferisci… io non volevo questa vita, non la
volevo. Una vita da puttana vale molto di più, di una vita da schiava e
assassina.. Almeno ho la certezza di fare del male solo a me stessa e non agli altri.”
“ Non capire i doni della tua nascita, è la tua colpa più
grave. Colpa che andrebbe punita con l’eliminazione… non capisci l’onore che ti
era stato concesso. Sei un’ingrata!”
“ Il tuo disgusto è l’ultimo dei
miei problemi, moretta!” replicò Marina, che si curò di sottolineare con enfasi
l’ultima parola.
La reazione della donna fu immediata e
funesta. Si avventò sulla ragazza e
la colpì duramente con la punta dello stivale.. sulla tempia.
Il sangue fuoriuscì copioso.
“ Non ti azzardare a chiamarmi moretta, infida vipera” sussurrò, preda
di una furia impazzita.
Il profondo dolore sofferto,
impedì all’altra di avere una reazione immediata… Lo stordimento le aveva fatto
temere per un momento di poter perdere coscienza. Cosa che non doveva succedere
con Aida ancora presente. Doveva resistere, tener duro. Sebbene legata ad un
muro, sporca, ferita e sofferente.. avrebbe potuto soccombere a testa alta, se
solo avesse retto il colpo. Doveva continuare a stuzzicarla.. Si riscosse.
“ Dai..” mormorò, ironica, con
fatica “ Non dirmi che te la prendi ancora per questa sciocchezza? Non dirmi che
ancora ti dispiace non essere nata bionda e angelica, vero? Anche Lui te lo aveva detto, mi pare… ‘il biondo è sinonimo di purezza
incontaminata.’ Mi ricordo come da piccola piangevi al collegio, quando io
venivo scelta per giocare e tu no… chi lo
ha mai voluto un angioletto moro? L’angioletto è biondo… ahahah, ti
ricordi?”
“ Stai zitta, maledetta! Tu hai
rovinato la mia infanzia.. mi hai rovinata ai Suoi occhi!!” strepitò l’altra,
portandosi le mani ai capelli.
Marina accennò un mezzo sorriso.
Ce l’aveva fatta… soltanto una psicotica folle come Aida poteva infuriarsi per
questo genere di cose. Non essere l’angelica perfetta era stato un
fardello pesante da sopportare, per la piccola moretta , per Aida; una donna fanatica
della discendenza angelica che scorreva nelle sue vene, una veneratrice dei
Sommi Angeli, dello Shaykh, e della
Legge. Una povera psicolabile come ne era pieno il mondo, incapace di
comprendere la differenza tra bene e male, tradizione e giustizia. Marina aveva
un vantaggio su di lei: la gelosia che Aida provava nei suoi confronti, anche
nelle misere condizioni in cui versava, era uno strumento troppo allettante per
non essere adoperato. Farla
impazzire di rabbia era l’unica vendetta che poteva permettersi, d’altronde…
avrebbe vendicato in minima parte e in anticipo, quello che sarebbe capitato ad
Aurore. Anche se come vendetta era piuttosto esigua, in effetti. Tuttavia il
pronostico non si avverò:
Aida parve riacquistare il
controllo; si calmò e si infuriò nuovamente e doppiamente con se stessa per non
saper evitare ancora quel genere di giochetti. Marina era sempre stata brava a
colpire nei punti deboli, e ancora, nonostante fosse del tutto inerme, aveva il
fegato di usare quei diabolici trucchi con lei.
“ Sai, devo ammettere una cosa però.” La
mora riacquistò suo malgrado la calma nella voce.
“ Con le parole e la dialettica ci sai
fare. Così come con le sorprese. E’ stato proprio degno di te, fuggire dalla
Francia per recarti in Giordania, nella tana del lupo”
“ Era l’ultimo posto in cui
sareste venuti a cercarmi. Nessuno poteva sospettare che mi sarei recata
nell’occhio del ciclone. Nascondiglio perfetto” ribattè Marina, beffarda.
“ E ce l’avresti fatta se quel giorno
all’asta di quel tale.. Xavier… qualcuno non ti avesse notata e .
conseguentemente riconosciuta.. Sai, c’era una taglia che pendeva sulla tua
testa. Molti soldi. E’ stato Lui, lo
Shaykh a fissare il prezzo” mormorò
Aida, scrollandosi i capelli con un gesto
della mano.
Gli occhi della giovane si fecero
duri come gemme chiare “ Non avevo dubbi al riguardo”.
Aida sorrise, inquietantemente
gioviale “ Curioso, come sia stata
proprio la nostra Amira a permetterci di riprenderti, non trovi? Quando anche
lei sarà qui, la dovremo ringraziare adeguatamente. Punire i traditori è un
compito doveroso, per noi… e lei ci ha aiutato inconsapevolmente”
Marina distolse lo sguardo e
fissò le sue gionocchia, ormai ruvide e nere.
Aida aveva colto nel segno.
Se non fosse stato per Anna, i Malak non l’avrebbero mai ritrovata,
perché non sarebbero mai andati a cercarla in un covo di puttane. Sarebbe stato
troppo degradante per la loro cultura purista. Per puro caso, però, la prescelta
era finita nelle mani di Xavier… I Malak per un bottino come Anna, avevano
potuto tranquillamente scendere a un compromesso e degradarsi fino al punto di
respirare la sessa aria di quella ‘fetida
marmaglia umana’. Davvero
ironico, il fato. Tra tutti i luoghi del mondo, la prescelta era finita nelle
mani del Venditore. Uno sciocco scherzo beffardo del destino che sembrava
volesse suggerire che gli Angeli vincono sempre e comunque, a dispetto di tutti
i piani ben congegnati.
Marina , questo, ormai lo aveva
intuito.
“ Se ce l’avessi fatta, avresti
abbandonato tua sorella?” chiese ancora la visitatrice, interrompendo per la
seconda volta i pensieri della sua interlocutrice.
Marina si limitò a fissarla per un
momento “ Non dire assurdità. La sarei venuta a prendere, non appena il suo
tempo al collegio fosse stato concluso… non penserai davvero che l’avrei
lasciata con voi, a pagare lo scotto del mio tradimento, poi!”
“ Non saprei” rispose l’altra, con
sguardo acuto e freddo. “ In ogni caso, la mia visita finisce qui. Ero stata
inviata con il compito specifico di comunicarti che non morirai… non ancora,
almeno”
Marina la fissò sarcastica “ Be’, grazie
tante della tua comunicazione… e del gentile omaggio sulla mia tempia”.
Aida non mormorò nulla di
rimando. Uscì a passi veloci e sbattè con incuria la porta pesante di ferro
della cella. Il rombo metallico si propagò con gran fragore per tutto
l’ambiente, facendo stridere di angoscia i denti degli altri innumerevoli
prigionieri, rinchiusi nelle altre celle.
Marina assorbì la violenza di
quel colpo e dopo un attimo si abbandonò ad un pianto furioso e dirotto…
Se non fosse stato per Anna, i Malak non l’avrebbero mai riconosciuta
all’asta di Xavier… ma se non fosse stato per Anna, a quest’ora non avrebbe neanche
potuto esprimere l’ultimo desiderio…
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