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Autore: cristhinah    24/12/2009    13 recensioni
Matrimonio combinato? Fidanzato arabo, bello come un dio greco? Anna Richardson, diciassettenne inglese, non sta capendo più nulla.
Una normalissima sera scopre di avere origini medio orientali e d'un tratto la sua famiglia di origine la rivuole a casa, per combinarle il matrimonio con l'affascinante e orgoglioso ragazzo, a lei promesso..
Di lì a poco sarà catapultata in un mondo tutto nuovo e sconosciuto,in una società medio-orientale molto diversa dall' occidentale Londra.
Lontana da quelli che credeva i suoi genitori, vivrà intrighi e sarà catapultata in una sfera occulta della società giordana,in compagnia di personaggi misteriosi, detentori di importanti segreti...

Prima originale pubblicata... please recensite :) Accetto tutti i tipi di commenti costruttivi e ogni consiglio saprete darmi ;)
Genere: Romantico, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter

 

Ho voluto concentrare questo intero capitolo sulla figura di Marina perchè reputo sia fondamentale cercare di intravedere le caratteristiche della società dei Malak.. e quale migliore occasione di questo capitolo?  Vorrei approfittare poi per fare a tutti gli auguri di Natale, ringraziarvi dei commenti e chiedere di perdonarmi per l'ormai usuale ritardo. ^^ Una sola piccola precisazione : Rhadi non ha assolutamente ucciso nessuno, tranquilli.  irascibile, si, impulsivo si, carattere di m***a si.. ma assassino no ;)  esattamente qual è la riga che lascia intendere ciò? perchè la corrego subito. Ricordate sempre che nel cuore e nella mente di una persona si possono pensare tante brutte cose.. come Rhadi ha effettivamente fatto nel capitolo precedente. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare  XD Grazie mille  del vostro sostegno e.... Buone feste! XD

 

Gli anelli di ferro ruvido e arrugginito le torturavano la  carne, incidendo piccoli tagli ed abrasioni sui polsi. Il corpo  madido era afflosciato lungo la parete, spossato e languido. I capelli , lunghi e sciolti, le coprivano il viso sporco, facendola sembrare un cherubino sofferente nell’agonia.

Il buio si stagliava come un palcoscenico ideale per quella sofferenza strozzata.

Da quanto era inchiodata al muro di quella cella?

Due, tre settimane?

 Il tempo era divenuto un concetto di lusso. Non poteva permettersi di tenerlo a mente. All’inizio c’era riuscita. Aveva contato i primi giorni, dopo che le avevano strappato via la sua Aurore. Quattro giorni precisi.

Ma poi, senza più luce e con soltanto acqua e pane raffermo il cervello si era rifiutato di contare. Anche perché, era difficile stabilire i giorni precisi, quando non ci si rendeva neanche conto di quando fosse giorno e di quando fosse notte.

 Era stata rinchiusa nelle segrete della dimora dello Shaykh, dove i pensieri dei mortali non potevano raggiungerla, né la luce la poteva lambire. Durante la sua permanenza era stata nutrita forzosamente da un custode;

 le urla degli altri condannati penetravano nelle fessure della fredda pietra, scuotendo più volte il suo sonno tormentato.

 Soltanto il pensiero di Aurore la sorreggeva.

Aurore che l’era venuta a cercare. Aurore, così battagliera, giovane e testarda.

Era soltanto il pensiero di lei che le impediva di abbandonarsi del tutto alla pazzia.

Era legata come un cane, in una posizione scomoda e grottesca, con le braccia aperte, imbullonate al muro.

I polsi legati agli anelli avevano smesso di gocciolare, per fortuna.

Per terra, due piccole pozzanghere di sangue incrostato misto a sudore.

Magnificent aveva ricevuto l’ordine di stringerli il più possibile, per procurare la più indicibile delle agonie.

 E lui, spietato e crudele, aveva obbedito, senza un’espressione sul viso ultraterreno.

Marina lo sapeva bene, tutto questo era solo l’antipasto.

 Il pre-cerimoniale in vista della sua fine. Sarebbe morta. Forse a colpi di staffile, forse di fame… o forse sacrificata.

Sapeva bene che il suo tradimento e la sua fuga avrebbero portato a questa conseguenza, se l’avessero ripresa. E l’avevano ripresa.

Ciò che la sua coscienza non riusciva a tollerare però, era il fatto che Aurore potesse subire la medesima sorte. Sciocca, sciocca ragazzina impulsiva. La sua fuga dalla Francia verso la Giordania era stata più che sufficiente a far scatenare l’ira dei Malak. Perché mai sua sorella aveva dovuto seguirla a quel modo? Eppure, anche lei conosceva bene le regole del gioco. Conosceva la Legge “che tutto impone e tutto distrugge”.

 Avrebbe dovuto aspettarselo, però… per Aurore doveva essere stato un incubo aver dovuto frequentare il collegio in Francia, sotto l’egidia e il controllo di quel maledetto, sola e senza un appoggio. Un collegio che si presentava come una sciocca e breve parentesi di normalità nella vita della ragazzina.. perché poi sarebbe stato chiaro che la sua esistenza sarebbe stata improntata al servizio della società dei Malak.

Perché mai gli Angeli seguissero quella prassi per i loro sottoposti, era un mistero. Fino al diciannovesimo anno di vita, istruzione e scuola.. ovviamente sotto il controllo di un capostipite. Poi, schiavi a vita…senza alcuna possibilità di riscatto.

Aurore era quasi giunta al termine della sua “parentesi di normalità”… presto o tardi, sarebbe stata affidata a un casato e avrebbe dovuto iniziare a sporcarsi le mani per loro..il pensiero repellente di quello che sua sorella sarebbe stata costretta a fare le indusse il senso di nausea.

Ma da secoli era così.. I Coraline erano un ramo cadetto, in quel mondo maledetto, così come molte altre famiglie sfortunate

Un pesante stridore metallico di porta la fece sussultare.. Qualcuno era entrato nella cella.

“ Chi… chi è là?” Il buio le impediva di vedere bene e gli occhi cisposi e incrostati non le si aprivano bene.

 Lo squittio della  sua voce le fece poi chiaramente capire, quanto le sue condizioni fossero al limite.

Ci riprovò, con più forza  

“ Chi c’è?!”

 

Nessuna risposta. Soltanto un rumore di tacchi, forse a spillo, che si avvicinava.

 

 “ Salve, Marina”

 

La luce di un piccolo faretto illuminò il viso serafico di una donna, dai lucidi capelli neri.

 

“ Fantastico… sei tu” borbottò di rimando , la ragazza.

 

“ Si, sono io… e ti pregherei di smetterla con il tuo sarcasmo. Le tue condizioni non ti consentono di dare un senso completo alle tue sciocche battute”

 

 “ Smettila” gracchiò la prigioniera. “ Cosa diamine vuoi da me?

Sei venuta a goderti il mio supplizio, finalmente?  Non ti sembra vero che io possa scomparire così dalla tua vita… vero, Aida?”

 

La donna rise, dolcemente.

 

 “ Si è così, in effetti. Ma purtroppo non nel senso in cui vorrei io. Il mio desiderio sarebbe quello di annientare per sempre la tua personalità e la tua esistenza… tuttavia, dai piani alti sembrano avere altri progetti..”

 

“ Che genere di progetti?”  Il volto incrostato di sangue della giovane, era paonazzo.

 

La visitatrice camminò nella cella, gli stivali neri dai tacchi vertiginosi che sfrigolavano ancora sul pavimento di terra e pietra. “ Oh, ti piacerebbe davvero molto scoprirlo, vero?” mormorò

 

“ Vaffanculo”

 

La donna si avvicinò fulminea e sollevò la testa della ragazza, tirandole le ciocche bionde con violenza.

 “ Come ti permetti, stupida serva?! Porta un po’ di rispetto a chi è superiore a te… essere scappata dalla Francia ti ha fatto dimenticare il rispetto che devi ai tuoi superiori?!”

 Con gesto rapido, colpì con uno schiaffo la guancia già mortificata della giovane, prima che questa potesse replicare.

 

 Ma non c’era dolore che potesse essere più insopportabile di quello già sperimentato..

 

Marina sorrise, il sangue che le scendeva da una ferita sul viso che le si era aperta di nuovo. Avrebbe potuto divertirsi con quella stupida donna, ammiratrice incondizionata degli Angeli. Si, avrebbe potuto godersi quest’ultimo diletto futile…

 

“ E’ stato sempre questo il tuo cruccio, vero Aida? Sebbene io fossi  di livello socialmente inferiore, sono sempre stata preferita a te, da Lui…”

 

“ Taci, scellerata!”

 

Aida inferse un altro colpo, graffiandole crudelmente la guancia con le unghie laccate; ma quella strega non smetteva di sorridere, dannazione. Era incatenata a un muro, ferita, sanguinante, eppure aveva ancora la forza di sorridere con fare provocatorio! E non aveva l’intenzione di smettere; la fissava con quello sguardo arrogante e sprezzante…

 

“ Guarda in che condizioni sei, Aida.  Nonostante io sia qui, in catene in  una cella, tu senti ancora l’esigenza di doverti paragonare a me, di doverti confrontare… sei una fallita, in partenza”

 

 L’altra sorrise crudele, di rimando.

 

“ Forse hai ragione. Ma sono io colei che sopravvivrà, non tu. Sarò io che avrò strada libera verso tua sorella.. e tu non ci potrai essere per proteggerla. Sono finiti i tempi del collegio, dove potevi permetterti  un asso nella manica anche nelle situazioni più impensate. Io vinco, tu perdi”

 

“ Non osare avvicinarti a mia sorella!” Lo strillo convulso di Marina rimbombò come un tuono a ciel sereno.

  

In un attimo il vuoto si impadronì del suo corpo. Quella maledetta non doveva permettersi neanche di guardare Aurore…

 

 Aida inarcò un sopracciglio, soave. “ Non puoi darmi degli ordini. Sei incatenata al muro, ricordi? Stai aspettando il giudizio finale per quello che hai fatto..per la piccola Aurore non preoccuparti. Adesso è con Cornelius …l’individuo che tu hai raggirato per così tanto tempo.”

 

C- Cornelius…” Al vuoto si sommò il terrore. Non potevano affidarla a lui, non a Cornelius. Aurore era una bambina, maledizione!

 

“ Stupita, vero? Pensavi davvero che colui che tu hai ingannato per così tanto tempo potesse farsi sfuggire tua sorella? Lui ti odia almeno quanto me… sarà un piacere per lui, fare tutto ciò che possa arrecarti dolore. Incluso distruggere la tua  stupida sorellina”

 

“Menti!” gridò la giovane prigioniera, disperata, divincolandosi con furore tra gli anelli cigolanti.

La sorte peggiore che potesse spettare ad Aurore era avere a che fare con quel mentecatto di Cornelius!

 L’avrebbe spezzata, come aveva fatto con lei tanti ani prima. No, non doveva accadere. Cornelius era male puro concentrato in un discendente angelino… avrebbe fatto crescere con pazienza ed amore il bocciolo, fino a farlo sbocciare e poi l’avrebbe distrutto col piacere macabro di chi gode nell’annientare;

 di colpo, un immane sensazione di stanchezza le pervase il corpo esausto. Si accasciò sul muro, abbandonandosi lungo la parete fredda e turgida. Aida sogghignò; finalmente poteva godersi lo scenario di un atteggiamento più consono alla situazione… Marina percepiva finalmente l’umiliazione e l’impotenza di non poter salvaguardare Aurore. Uno scenario appagante, in conclusione. Ma non ancora sufficiente.

“ Sorpresa, vero?” La donna si avvicinò di più, tirandole su bruscamente il viso afflosciato, e puntandole il faro negli occhi. La luce accecante arrivò come un colpo inatteso alle pupille, dopo tanti giorni di oscurità.

Un urlo straziato riecheggiò tra le pareti umide…

 “ Cosa diamine vuoi, Aida?! Vattene, dannazione, vattene… sto per essere distrutta come tu volevi, no? Hai vinto, maledizione.. hai vinto!!”

La voce era dilaniata dallo scoramento, il viso sporco di sangue raffermo era gemente e disperato. Cos’altro voleva ? Perché mai non usciva dalla sua cella, lasciandola sola con i suoi pensieri mortiferi?!

Domande retoriche, per una mente ben temperata alle risposte scontate; Aida non aveva intenzione di abbandonare il campo. Non ancora, perlomeno. Voleva godersi tutta la scena. Anni di invidia verso la preferita, verso l’angelica perfetta potevano finalmente essere acquietati, in qualche modo. No,non poteva perdersi quell’ultima gustosa scena.  Marina lo sapeva bene. Conosceva perfettamente la natura sadica dell’eterna rivale. Da sotto i ciuffi biondi, sudici e scarmigliati, la vide camminare per la stanza, a grandi passi, giocherellando con il faretto.

 “ Purtroppo.. non sarà come desidero.” Disse, in un soffio  “ Vedi, il fatto che tu abbia avuto contatti con la prescelta, ti pone in una posizione di tutela…”

Marina mise a fuoco le parole. Di chi stava parlando?

 Amira? No.. non Amira, ma Anna. Così la prescelta le si era presentata mesi fa, nelle vesti di una spogliarellista in erba. Una ragazza esile, dallo sguardo acuto e osservatore che l’aveva difesa quando un bruto l’aveva spintonata bruscamente. Una giovane coraggiosa, dal sangue caldo. Naturalmente Marina non l’aveva riconosciuta subito. Soltanto dopo, all’asta… aveva notato la presenza di un demone conosciuto e..

la voce della donna malvagia interruppe il flusso dei suoi pensieri.

“ Conosco le tue riflessioni, traditrice. Stai pensando ad Amira Nasser, vero? La tua amicizia con lei potrebbe essere vantaggiosa… Potresti rivelarti un asso nella manica, per noi. Con mio sommo rammarico, non ti ucideranno”

 Una risata di gusto fuoriuscì spontanea dalla prigioniera, nonostante le ferite e i dolori lancinanti.  “Non sottovalutare quella ragazza, Aida. Non riuscirete mai a catturarla.. avete avuto le vostre occasioni. Ormai, temo abbia scoperto troppe cose per potersi fidare”

 “ Non sta a te giudicare il nostro operato, infida puttana” sussurrò veloce e truce,l’altra.

“ Puttana?”

 “ Si, puttana. Ti è piaciuto travestirti da donna da facili costumi, vero? Te la sarai spassata, mentre ti rendevi impura e intoccabile per i Malak..”

“ Essermi resa intoccabile per un Malak è l’unico onore derivato dall’essermi prostituita per Xavier.. onore di cui vado fiera”  replicò la seconda.

“ Ci scommetto. Come copertura dopo la tua fuga è stata formidabile, lo ammetto. Nessuno di noi poteva solo  pensare che tu ti potessi contaminare consapevolmente con della feccia umana e debole. Non dopo la cultura sulla purezza che ti è stata impartita… ma io lo avevo intuito, che tu sei quasi alla stessa stregua di quella fetida marmaglia umana che brama i piaceri della carne..”

“ Stai zitta” ribattè ferocemente Marina, a fatica. “ Non sai niente della vita che c’è fuori, niente di ciò che ho dovuto sopportare per sottrarmi al controllo dei Malak, di Cornelius e di tutti gli altri esseri angelici.. o demoniaci, come preferisci… io non volevo questa vita, non la volevo. Una vita da puttana vale molto di più, di una vita da schiava e assassina.. Almeno ho la certezza di fare del male  solo a me stessa e non agli altri.”

“ Non capire i doni  della tua nascita, è la tua colpa più grave. Colpa che andrebbe punita con l’eliminazione… non capisci l’onore che ti era stato concesso. Sei un’ingrata!”

“ Il tuo disgusto è l’ultimo dei miei problemi, moretta!” replicò Marina, che si curò di sottolineare con enfasi l’ultima parola.

 La reazione della donna fu immediata e funesta.  Si avventò sulla ragazza e la colpì duramente con la punta dello stivale.. sulla tempia.

Il sangue fuoriuscì copioso.

“ Non ti azzardare a chiamarmi moretta, infida vipera” sussurrò, preda di una furia impazzita.

Il profondo dolore sofferto, impedì all’altra di avere una reazione immediata… Lo stordimento le aveva fatto temere per un momento di poter perdere coscienza. Cosa che non doveva succedere con Aida ancora presente. Doveva resistere, tener duro. Sebbene legata ad un muro, sporca, ferita e sofferente.. avrebbe potuto soccombere a testa alta, se solo avesse retto il colpo. Doveva continuare a stuzzicarla.. Si riscosse.

“ Dai..” mormorò, ironica, con fatica “ Non dirmi che te la prendi ancora per questa sciocchezza? Non dirmi che ancora ti dispiace non essere nata bionda e angelica, vero? Anche Lui te lo aveva detto, mi pare… ‘il biondo è sinonimo di purezza incontaminata.’ Mi ricordo come da piccola piangevi al collegio, quando io venivo scelta per giocare e tu no… chi lo ha mai voluto un angioletto moro? L’angioletto è biondo… ahahah, ti ricordi?

“ Stai zitta, maledetta! Tu hai rovinato la mia infanzia.. mi hai rovinata ai Suoi occhi!!” strepitò l’altra, portandosi le mani ai capelli.

Marina accennò un mezzo sorriso. Ce l’aveva fatta… soltanto una psicotica folle come Aida poteva infuriarsi per questo genere di cose. Non essere l’angelica perfetta era stato un fardello pesante da sopportare, per la piccola moretta , per Aida; una donna fanatica della discendenza angelica che scorreva nelle sue vene, una veneratrice dei Sommi Angeli, dello Shaykh, e della Legge. Una povera psicolabile come ne era pieno il mondo, incapace di comprendere la differenza tra bene e male, tradizione e giustizia. Marina aveva un vantaggio su di lei: la gelosia che Aida provava nei suoi confronti, anche nelle misere condizioni in cui versava, era uno strumento troppo allettante per non essere adoperato.  Farla impazzire di rabbia era l’unica vendetta che poteva permettersi, d’altronde… avrebbe vendicato in minima parte e in anticipo, quello che sarebbe capitato ad Aurore. Anche se come vendetta era piuttosto esigua, in effetti. Tuttavia il pronostico non si avverò:

Aida parve riacquistare il controllo; si calmò e si infuriò nuovamente e doppiamente con se stessa per non saper evitare ancora quel genere di giochetti. Marina era sempre stata brava a colpire nei punti deboli, e ancora, nonostante fosse del tutto inerme, aveva il fegato di usare quei diabolici trucchi con lei.

 “ Sai, devo ammettere una cosa però.” La mora riacquistò suo malgrado la calma nella voce.

 “ Con le parole e la dialettica ci sai fare. Così come con le sorprese. E’ stato proprio degno di te, fuggire dalla Francia per recarti in Giordania, nella tana del lupo”

“ Era l’ultimo posto in cui sareste venuti a cercarmi. Nessuno poteva sospettare che mi sarei recata nell’occhio del ciclone. Nascondiglio perfetto” ribattè Marina, beffarda.

 “ E ce l’avresti fatta se quel giorno all’asta di quel tale.. Xavier… qualcuno non ti avesse notata e . conseguentemente riconosciuta.. Sai, c’era una taglia che pendeva sulla tua testa. Molti soldi. E’ stato Lui, lo Shaykh a fissare il prezzo” mormorò Aida, scrollandosi i capelli con un gesto  della mano.

Gli occhi della giovane si fecero duri come gemme chiare “ Non avevo dubbi al riguardo”.

Aida sorrise, inquietantemente gioviale “  Curioso, come sia stata proprio la nostra Amira a permetterci di riprenderti, non trovi? Quando anche lei sarà qui, la dovremo ringraziare adeguatamente. Punire i traditori è un compito doveroso, per noi… e lei ci ha aiutato inconsapevolmente”

Marina distolse lo sguardo e fissò le sue gionocchia, ormai ruvide e nere.

Aida aveva colto nel segno.

 Se non fosse stato per Anna, i Malak non l’avrebbero mai ritrovata, perché non sarebbero mai andati a cercarla in un covo di puttane. Sarebbe stato troppo degradante per la loro cultura purista. Per puro caso, però, la prescelta era finita nelle mani di Xavier… I Malak per un bottino come Anna, avevano potuto tranquillamente scendere a un compromesso e degradarsi fino al punto di respirare la sessa aria di quella ‘fetida marmaglia umana’.  Davvero ironico, il fato. Tra tutti i luoghi del mondo, la prescelta era finita nelle mani del Venditore. Uno sciocco scherzo beffardo del destino che sembrava volesse suggerire che gli Angeli vincono sempre e comunque, a dispetto di tutti i piani ben congegnati.         

  Marina , questo, ormai lo aveva intuito.

  “ Se ce l’avessi fatta, avresti abbandonato tua sorella?” chiese ancora la visitatrice, interrompendo per la seconda volta i pensieri della sua interlocutrice.

 Marina si limitò a fissarla per un momento “ Non dire assurdità. La sarei venuta a prendere, non appena il suo tempo al collegio fosse stato concluso… non penserai davvero che l’avrei lasciata con voi, a pagare lo scotto del mio tradimento, poi!”

 “ Non saprei” rispose l’altra, con sguardo acuto e freddo. “ In ogni caso, la mia visita finisce qui. Ero stata inviata con il compito specifico di comunicarti che non morirai… non ancora, almeno”

 Marina la fissò sarcastica “ Be’, grazie tante della tua comunicazione… e del gentile omaggio sulla mia tempia”.

Aida non mormorò nulla di rimando. Uscì a passi veloci e sbattè con incuria la porta pesante di ferro della cella. Il rombo metallico si propagò con gran fragore per tutto l’ambiente, facendo stridere di angoscia i denti degli altri innumerevoli prigionieri, rinchiusi nelle altre celle.

Marina assorbì la violenza di quel colpo e dopo un attimo si abbandonò ad un pianto furioso e dirotto…

Se non fosse stato per Anna, i Malak non l’avrebbero mai riconosciuta all’asta di Xavier… ma se non fosse stato  per Anna, a quest’ora non avrebbe neanche potuto esprimere l’ultimo desiderio…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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