Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
01 Gennaio 2010
Ordine Oscuro -
*Caffetteria*
Ore 11.20 del
mattino.
L'urlo della
signorina Fay raggiunge le orecchie ipersensibili di Komui prima ancora che la
suddetta segretaria entri nel raggio di azione dei radar della Scientifica. Il
Supervisore cerca inutilmente un posto dove nascondersi, mentre tutti lo
guardano perplessi, ma nella nuova caffetteria non ci sono nascondigli che
tengano.
Pochi secondi di
ansia e tensione e le porte d'ingresso si spalancano: Bridget Fay, in tailleur,
tacchi e cartellina, entra con passo furioso tenendo Timcanpy per la coda.
“Lee-san! L'ho
cercata per tutto l'Ordine! È clamorosamente in ritardo sul planning della
giornata, doveva presentarsi nel suo ufficio due ore e mezzo fa!”
Le reazioni sono
molteplici, ma nessuno di preoccupa di salvare Komui dalle grinfie della donna.
Kanda, scazzato
a duemila, si gira dall'altra parte chiedendosi perché quella debba essere così
rumorosa. Bookman Sr. si limita a scuotere la testa, perplesso, e poi decide di
tornare subito al suo the.
Lavi rischia di
finire in “strike-mode” per l'ennesima volta. L'unica cosa che lo trattiene, per
ora, è il ricordo del ceffone ricevuto giorni prima. Certo, un apprendista
bookman non dimentica nulla. Ma in questo caso il ricordo è così incredibilmente
vivido anche perché il rosso porta ancora disegnate sulla guancia le cinque dita
della cara signorina Fay.
Allen si sta
ancora ingozzando con la fetta di torta fregata a Link, ma da gentleman qual è
si ferma per prendere fiato e salutare educatamente spargendo nell'impresa
briciole tutt'attorno.
L’ispettore si
schiarisce la voce, lanciandogli un'occhiataccia, poi si alza e con un piccolo
inchino saluta anche lui.
Linalee le
sorride, cordiale, prima di allungare nella sua direzione una delle tazze di
caffè. “Buongiorno, signorina Fay! Le chiedo scusa in anticipo e per l'ennesima
volta per il comportamento di mio fratello... Per caso le va del caffè?”
A Komui non
resta quindi altra scelta che la fuga e, mentre la signorina Fay è distratta da
Linalee-chan, cerca di allontanarsi discretamente in direzione delle cucine.
Ottimo piano,
non fosse che Kanda lo afferra per il coppino e lo riporta indietro, incurante
delle sue lamentele.
Notato il
fallito tentativo di fuga la signorina Fay gli si avvicina al posto di Komui,
schiantandogli un faldone di fogli sotto al naso.
“Lee-san. mi
vuole spiegare cosa sono questi? Questo coso li ha sputati sulla sua scrivania
senza nemmeno archiviarli in ordine alfabetico!” esclama la donna, agitando il
golem dorato.
“Signorina, mi
scusi, potrebbe lasciare andare Tim per cortesia?” chiede Allen, preoccupato per
l'incolumità dell'esserino.
“Come, prego?”
“Ehm...
l'affarino dorato che sta agitando come fosse una maracas...”
“Si, signorina,
quello è il golem di Allen-kun!” aggiunge Linalee.
Una volta libero
dalla presa ferrea della donna, che quando ci si mette è più pericolosa del
Conte in persona, Timcanpy va a rifugiarsi da Allen.
Intanto Bookman
Sr. ha preso i fogli e li ha riordinati. “Credo che queste siano le recensioni
di cui parlavano le due ragazze che sono passate prima. Ne aspettavi altre,
Walker?”
Allen non riesce
nemmeno a replicare che viene interrotto da Lavi, il quale (non ce la fa più a
resistere, il poverino) fa un salto doppio carpiato in direzione della Fay
urlando il suo solito “Strike!
♥”
Ovviamente alla
donna basta allungare un braccio per schiantarlo di faccia sul tavolo pieno di
piatti.
“Bookman Jr, si
contenga!” lo ammonisce severamente.
Mentre Linalee
si preoccupa delle condizioni dell'amico e Kanda scuote la testa (non ne può
più... e per una volta Link è d'accordo con lui) Allen riesce finalmente a
rispondere alla domanda dell'anziano esorcista.
“A dire il vero
non me le aspettavo così presto, però... questo vuol dire che le lettrici
commentano, no? Uhm, se mi date una mano a pulire il tavolo ci mettiamo subito
al lavoro, che ne dite?”
“Scordatelo,
moyashi.”
“Ma Kanda-kun,
rispondere alle recensioni in fondo è il nostro dovere, no?” azzarda Komui,
cercando di trovare la scusa perfetta per evitare di lavorare. Gli piace
rispondere alle recensioni delle graziosissime e gentili lettrici, soprattutto
se l'alternativa è firmare quintali di documenti.
Purtroppo la
signorina Fay non è dello stesso avviso.
“Lee-san,
lasciamo gli esorcisti a fare il loro lavoro… E LEI VENGA A FARE IL SUO!”
Il panico
serpeggia (da Komui che vede sfumare la salvezza a tutti gli altri che senza il
Supervisore vedrebbero moltiplicarsi il loro lavoro), e Allen accenna una lieve
protesta... ma è Kanda a salvare la situazione.
“Voi due non
andate da nessuna parte” sibila, mettendosi esattamente tra loro e l'uscita; e
considerato che contraddire Kanda vorrebbe dire rischiare la vita, Komui si
libera e, nel giro di tre secondi e ventun decimi, raggiunge il tavolo, prende
la penna e inizia a rispondere alla prima recensione.
§ Cara Yvaine
Hitsuzen? Cos'è?
Potrei usarlo per migliorare il miei komurin *_*
Ho visto la tua
scheda di votazione! Molto, molto bella, devo dire, complimenti! Dimostra uno
spirito analitico e organizzativo davvero fuori dal comune, i tuoi genitori
saranno sicuramente fieri di te. Uhm... non è che ti interesserebbe venire a
lavorare con me (o meglio, al mio posto)?
Ti assicuro una
fornitura costante di caffè (più di quanto necessario perche tu “resti sveglia a
leggere perché non riesci a staccare gli occhi dallo schermo”... forse).
Fammi sapere ^_^
Komui
§ Caro Malacam,
anzi, caro Generale *arrossisce*,
onestamente
quando all'unanimità si è deciso che toccasse a me rispondere alla vostra
recensione ne sono rimasta molto onorata.
Però, ecco... se
mi permettete, credo sia ingiusto da parte vostra trattare così Allen-kun. Lui
in fondo è un ragazzo tanto dolce, non ha intenzione di far male a nessuno!
Quanto a
Kanda-kun... *arrossice di nuovo* ...non ho capito bene cosa intendevate dire
parlando di Mugen, ma Kanda-kun ha avuto una reazione che mi ha un po'
spaventato quando ha letto le vostre parole... quindi vi prego, per favore,
siate un po' più accomodante, ok?
La ringrazio
molto per i complimenti che rivolgete al racconto. Li riferirò certamente alle
due autrici quando passeranno a trovarci qui alla sede. Anzi, sarebbe ancora più
bello se voi tornaste qui da noi, così potreste parlare con loro di persona...
sono certa che ad Allen-kun e a tutti gli altri farebbe tanto tanto piacere
rivedervi. Oh, Allen-kun è addirittura svenuto per l'emozione!
Vi aspettiamo
tutti con ansia.
Un affettuoso
saluto,
Linalee
§ Cara
Flowermoon,
mi permetto di
dirle che apprezzo molto la sua accuratezza nel documentarsi prima di esprimere
un qualsivoglia giudizio di merito sul capitolo appena letto, nonché la sua
coerenza nel leggere anche “L'Angolo di Allen” - per quanto voglia concedermi
che a volte lo spettacolo che gli esorcisti vi offrono non è certo all'altezza
del loro ruolo.
Comprendo in
parte anche il suo entusiasmo di fronte al raro evento di Yu Kanda che articola
più di due parole (o tre insulti) di fila, ma la invito a non confidare troppo
nel ripetersi in tempi brevi di questo fenomeno così inusuale.
Prima di
salutarla, voglia infine accettare i miei complimenti per l'acuta analisi
psicologica di Walker e Kanda, che io condivido in pieno. Avrei molto piacere di
corrispondere ancora con lei in futuro, onde commentare assieme gli sviluppi
della situazione.
I miei rispetti.
Howard Link
§ Cara
BloodyKamelot,
innanzitutto
ciao, è bello rivederti anche questa volta!
Sai, anch'io in
questo capitolo ho un po' odiato il moyashi-chan... se fa così poi io come le
ottengo le fotografie compromettenti da far girare per l'Ordine? Bah… anche se,
ammettiamolo... è vero che Yuu-cha(aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa)n è un dio, ma a volte
è mostruosamente difficile avere a che fare con lui, eh! Comunque sono convinto
che Allen-chan andrà a chiedergli scusa, in fondo non è stupido (sappiamo tutti
che si prenderebbe la colpa anche se non fosse sua, quindi...), però dubito ci
andrà in ginocchio sui ceci.
Non per altro, è
che si è sbafato ieri sera l'ultima scatola...
Spero che questo
nuovo capitolo ti piaccia XD
Alla prossima
(sperando di trovare nuovo materiale nel prossimo capitolo)
Lavi ^_^
§ Carissima
Mizukage,
finalmente
qualcuno che mi capisce! ç_ç Certo, ho esagerato (come mio solito), ma devo
ancora imparare a pensare bene prima di parlare, accidenti! Penso che gli
chiederò scusa, vedremo cosa succederà... Nel frattempo, però, vedi di evitare
qualunque cosa termini con -cidio, ti prego.
Mi dispiacerebbe
non leggere più le tue recensioni perché sei finita dietro alle sbarre...
Un abbraccio
anche a te e a presto ^_^
Allen
§ Genesis,
sappi che
apprezzo molto la stringatezza del tuo intervento.
Comunque se tu
sei rimasta perplessa dal comportamento di quell'idiota con l'istinto da
martire, io cosa dovrei dire? Mi auguro per lui che nel prosieguo della vicenda
sia meno cretino (ma non ci conto).
K.
§ Gentile
Valerya,
la sua
recensione così entusiasta ci fa veramente onore e sono sicuro che spronerà
tutti a continuare su questa strada.
Quando abbiamo
letto le sue righe, ci siamo chiesti tutti a cosa si riferiva parlando di
“citazioni inserite nella storia”. Nel caso lei avesse fatto riferimento al
messaggio ricevuto da Walker da parte del Supervisore Komui, vorremmo precisarle
che in quel caso si tratta di ipotesi delle autrici rispetto ad eventi
verificatisi in momenti non documentati (i cosiddetti missing moment), ipotesi
queste tese a giustificare sviluppi successivi della vicenda stessa. Tale
attività di copertura dei buchi neri della trama è perseguita con encomiabile
determinazione dalle autrici, ed è inoltre stata dichiarata dall'autrice Mistral
come suo unico credo e motore di tutta la sua attività letteraria (assieme alla
ricerca infinita del mitico e irraggiungibile “fondo dell'angst”).
Con questa
doverosa precisazione la saluto.
Al prossimo
capitolo.
Bookman Sr.
§ Gentile
signorina Retsu,
non si preoccupi
del ritardo. Purtroppo per noi (per me) l'Ordine e i qui presenti esorcisti sono
ben abituati alla strana concezione di puntualità del supervisore Lee. Piuttosto
apprezzo veramente la sua devozione alla causa della lettura, che la spinge a
lavorare anche quando non si sente bene... qualcuno dovrebbe prendere esempio da
lei!
La ringrazio per
i complimenti, li trasferirò a chi di dovere appena qualcuno si degnerà di dirmi
a chi sono indirizzati (ah, l'efficienza, questa sconosciuta!), ma mi permetta
di dissentire con lei circa la sua osservazione sull'ispettore Link: qui dentro
è uno dei pochi che compie scrupolosamente il suo dovere, nonostante le
condizioni avverse.
Con questo la
saluto e colgo l'occasione per porgerle cordiali saluti.
Bridget Fay -
Segretaria del Supervisore
“Bene, direi che
abbiamo finito, no?” esclama Lavi, grattandosi la testa.
“Era anche ora”
borbotta Kanda, raccogliendo piatti e bacchette e alzandosi dal suo posto.
“A questo punto
può finalmente tornare al suo lavoro, Supervisore! Ci sono un paio di pigne di
documenti da leggere e firmare che l'aspettano, nel suo ufficio!”
“Ehm... mi
spiace contraddirla, signorina Fay, ma ci è rimasta ancora una recensione da
fare...” pigola Allen da dietro la pigna di piatti. Non vorrebbe ribattere,
ma...
“Che significa
questo, Walker?!”
Allen si stringe
nelle spalle. “Link, che vuoi che ti dica... semplicemente noi siamo in otto e
le recensioni erano nove! E ora facciamo?”
“No problem, ci
penso io! ^_^” esclama Komui, sperando di perdere ancora un po' di tempo.
“Nii-san, non
essere troppo invadente... hai già recensito, no?”
“A dire il vero,
signorina Lee, abbiamo già recensito tutti...” commenta Bookman Sr, portandosi
una mano al mento con fare pensieroso.
“E io non ho
intenzione di scrivere una virgola di più”
“Sei sempre il
solito scontroso, Yu-chan!”
“Taci, stupido
coniglio”
“Per l'amor del
cielo, non litigate voi due!” si intromette l’albino, prima che le cose
degenerino “Piuttosto, qualcuno ha un'idea?”
L'unico a
rispondere è Timcanpy, che attira la sua attenzione mordendogli una mano e
mettendosi a ghignare.
“Tim? Vorresti
pensarci tu?!”
Questione di
pochi istanti. Tim prende la penna fra i denti e si fionda sul foglio, iniziando
a spostarsi avanti e indietro e vergando righe su righe con la sua grafia
pasticciata ma tutto sommato leggibile (e da un golem non ci si potrebbe
aspettare di più, probabilmente).
Alla fine sputa
la penna e, sempre ghignando, sposta a codate il foglio verso Allen.
L'albino prende
la paginetta piena e, curioso, ne legge a voce alta il contenuto.
“Cara
BloodberryJam,
le autrici mi
hanno incaricato, nel caso si fosse presentata un'occasione del genere, di
ringraziarti sia per i complimenti che per i link che ti premuri di far
pervenire loro in caso di bisogno (ah, l'astinenza da capitolo nuovo è veramente
una gran brutta bestia...)
Meno male (per
te e per noi) che non ti ricordi il soprannome che hai trovato per Kanda... il
mio giovane master ogni tanto ne inventa uno, e sono costretto ad assistere a
scene piuttosto truculente (nonché imbarazzanti [per lui, visto che finisce
sistematicamente per avere la peggio...])
Invero (come
dici tu... ehi, a parlare così somigli un po' a Crowley, lo sai?) le due autrici
sono fiere che tu abbia colto nel segno: hai capito perfettamente qual è il loro
intento e perché hanno tentato un azzardo del genere, ribaltando nel giro di
meno di otto pagine tutto quello che erano riuscite a costruire nei primi due
capitoli di questa saga.
Hanno solo una
domanda da porti, per riuscire a capire se hanno capito a cosa ti stai riferendo
nella tua recensione (così possono risponderti a tono), ma è meglio se prima ti
faccio una piccola premessa:
questa
fanfiction è un missing moment, come le altre due, e si sviluppa tra un 'punto
A' e un 'punto B'.
Bene. La
partenza l'hai vista (è la seconda yullen, pre-flashback della night 170). Ma il
capitolo di arrivo, secondo te, qual è?
Appena
leggeranno (tramite me) la tua risposta, le due autrici ti manderanno una mail
per dare la risposta alla tua domanda ^_^
Per quanto
riguarda i tuoi dubbi su Allen, le autrici non credono che questa sia la sede
più adatta per parlarne (sennò è la volta buona che l'angolo delle recensioni
diventa veramente chilometrico...) Ti invitano quindi a contattarle via mail o
via messenger, così ne discuteranno volentieri con te.
Per il
sottofondo musicale fai come preferisci. Non sei obbligata, più che altro la
cosa veramente importante è che tu (e ciò vale anche per le altre lettrici)
capisca il senso di quelle parole.
Ti abbracciano
tutti, me compreso!
Tim”
“Beh, ora
possiamo andare per davvero” esclama soddisfatta la signorina Fay, alzandosi e
prendendo Komui per il camice con l'intenzione di trascinarlo fuori.
La disperazione
spinge il Supervisore ad aggrapparsi alla gonna della sorella.
“Ma nii-san, che
stai facendo?”
“Oi, non credete
di scappare, voi tre! “ esclama Kanda, rialzandosi a sua volta dal proprio posto
con l'intenzione di non lasciarli allontanare troppo, seguito a ruota da Lavi.
“Stupido
allievo, dove stai andando!” è il commento di Bookman Sr mentre, mani nascoste
nelle maniche unite, si mette a sua volta a seguire il suo erede.
Una balla di
fieno rotola in background mentre il gruppetto esce dalla caffetteria, diretto
verso l'ignoto.
“Link? Forse è
meglio se ci diamo una mossa, sennò restiamo solo noi due a recensire!” commenta
Allen finendo di pulire a lucido il piatto, Timcanpy che in tutta risposta
annuisce ghignando.
“Ha ragione,
Walker, meglio muoversi” concorda Link, seguendo il ragazzino e il suo golem
fuori dalla stanza comune.
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Mitasarereba
fuan ni
natte
Naite ireba
sore mo
shiawase da
Soko kara mo
mou ichido
tachiagaru
tanoshimi
ga aru
(Quando
ottengo ciò che desidero, mi preoccupo
Quando piango,
lo faccio anche perché sono felice
Una volta di
più, perfino in questa situazione, sono qui carico di attesa)
Capitolo 2
Danzando in
silenzio sull’orlo del baratro
Mi allontano a
grandi falcate, ignorando qualsiasi cosa mi stia attorno. Le gambe mi portano
fuori dalla stazione (non dovrei allontanarmi [ma so che sarebbe solo peggio
se restassi con loro]); qui sulla strada c’è ancora meno gente che dentro e
il silenzio del primo mattino è rotto, oltre che dai rumori un po’ attutiti dei
treni, dal Tamigi che scorre lento dall’altra parte della via, un paio di metri
più sotto rispetto alla carreggiata.
Mentre
attraverso la strada, vedo con la coda dell’occhio due anziane che mi indicano
con ben poca discrezione (avranno notato la divisa, come al solito [anche se
sono anni che questa scena si ripete ogni volta che vado in una città, non
riesco ancora a sopportarla]) e le fulmino con un’occhiataccia: odio essere
fissato.
Arrivato sul
marciapiede opposto, scendo i pochi gradini che mi portano direttamente
sull’argine del fiume. Qua sotto i suoni della città praticamente non arrivano e
l’aria è piena solo dello scorrere della corrente: è un’atmosfera ovattata,
proprio quello che mi serve per calmarmi. Rimango in piedi, immobile e chiudo
gli occhi; non ho il tempo di sedermi a meditare (anche se ne avrei
assolutamente bisogno) per cui provo a liberare la mente da ogni pensiero
concentrandomi su particolari insignificanti, come la sensazione
dell’impugnatura di Mugen nella mia mano.
Esco dal bagno
con un cenno del capo e uno «Scusate» appena mormorato. Arriverà il tempo delle
domande, ma non ora (speriamo lo capiscano).
Ovviamente le
cose non vanno mai come dovrebbero... Sento Link prendermi per il braccio e
chino ancora di più la testa, sospirando sconfitto. Non lo guardo nemmeno,
intento come sono a cercare di non rispondergli in malo modo (meglio
mantenere la calma, non è il caso di peggiorare la situazione [anche se, peggio
di così...]), ma mi basta sentire il tono con cui mi si rivolge per capire
che è seccato. E molto.
“Esigo
spiegazioni, Walker”
Mi accorgo
improvvisamente che non è solo seccato. Nella sua voce c'è anche una certa
esasperazione... A quanto pare il motivo del suo stress non è tanto la mia
piccola fuga, quanto il fatto di essere rimasto solo con Kanda! L'idea mi fa
sorridere, ma mi trattengo. L'ho messo io in quella «situazione», in fondo...
“Walker, si
renderà conto che con il suo atteggiamento mi mette in difficoltà, vero?”
Me ne rendo
conto benissimo e me ne dispiaccio, ma anche se volessi... cosa potrei dire? Mi
metto a fissare i sassolini che pavimentano la strada, considerando tutte le
variabili. Non posso certo parlare del messaggio (Link farebbe troppe domande
e finirei per mettere Komui-san nei guai)… non posso nemmeno dire che «ho
litigato con Kanda»... Santo cielo, quando mai non litighiamo, io e Kanda?! Non
basterebbe certo a giustificare la situazione in cui siamo adesso!
Niente da fare.
Annuisco, ma non mi resta altro che continuare a tacere.
Un paio di
passetti nervosi, e un'altra mano (questa volta piccola e fresca) mi si
posa sulla spalla. Rialzo gli occhi e mi trovo davanti Miranda-san, lo sguardo
un po' nervoso e spaventato di chi non capisce cosa sta accadendo.
“Allen-kun?
Io... non so cosa sia successo, ma... ecco... credo che il signor ispettore non
ce l'abbia con te...”
Sorrido (un
sorriso triste ma vero, stavolta [grazie, Miranda-san, per la buona volontà]),
portando una mano sulla sua.
“Lo so,
Miranda-san, grazie. So che sta facendo solo il suo lavoro… ma sinceramente
preferirei evitare l'argomento, almeno per adesso”
“Va bene,
Walker: per adesso farò finta che non sia successo niente. Ora però continuiamo
con la nostra missione”
Guardo Link e
sorrido di nuovo, riconoscente. Benché sia un uomo di Leverrier non si può certo
dire che sia una cattiva persona! Anzi, a volte ho l'impressione che il suo
ruolo gli vada perfino un po' stretto, legato com'è da obblighi e regolamenti...
la vita dei membri del Corvo non è probabilmente tanto diversa da quella di noi
esorcisti.
Mi avvicino e,
dopo un leggero inchino di ringraziamento, allungo la destra verso di lui.
“Mi impegno a
spiegare tutto appena ne avrò il modo e il tempo (se e quando ci avrò capito
qualcosa di più, ovvio). Intanto mi scuso per il comportamento irrispettoso
mio e di Kanda: so bene che essendo in missione dovremmo comportarci in maniera
più... matura, ecco…”
Link mi guarda,
perplesso, poi accetta le mie scuse (e la mia promessa [qualcosa mi dice che
non la dimenticherà]) ricambiando la stretta.
“A proposito di
quello spadaccino... posso sapere perché se n'è uscito come una furia e dove
diamine si è cacciato?!”
Mi guardo
attorno ma, come previsto, di Kanda non c'è traccia. Sto per rispondere quando
Miranda-san, con un timido colpo di tosse, attira la nostra attenzione.
“Ehm, scusate...
insomma... Kanda-kun... ecco, poco fa sono passate due anziane signore che
stavano chiacchierando a voce alta a proposito di un «bel giovanotto straniero
in divisa con una spada sull'argine del fiume»... non è che... forse...?”
“Sì, miss Lotto,
è molto probabile che si tratti di Kanda. Andiamo a verificare”
Link avanza a
passo di carica verso l'uscita della stazione; cammina così spedito che
l'esorcista tedesca fatica quasi a stargli dietro e tenta di accennare una corsa
sollevando alla meglio le ingombranti sottane, ma non osa chiedere di
rallentare.
Dal canto suo,
Allen lo segue meccanicamente, in mano la valigetta d'ordinanza della compagna
(che lei nella fretta stava dimenticando lì) e sul viso, saldamente incollato al
terreno, un'espressione assente.
Lo strano
terzetto attraversa rapidamente la via che ora comincia ad animarsi un po',
mentre le campane della vicina Southwark Cathedral battono la mezza.
Non so quanto
tempo sia passato da che mi sono allontanato dal gruppo e sinceramente non mi
interessa nemmeno più di tanto. Di certo è stato sufficiente perché la normale
vita cittadina si animasse e cancellasse il silenzio anche qui sull'argine del
fiume; sento suonare le campane di una chiesa, ma non sono in grado di capire
dai rintocchi che ore siano. Apro gli occhi con un sospiro e mi trovo davanti un
barcaiolo che mi fissa incuriosito, mentre la sua chiatta carica di merce
scivola lenta sulla corrente.
All'improvviso,
da sopra di me, sento chiamare il mio nome; mi volto di scatto e vedo
l'ispettore e gli altri due in cima alla scala che porta all'argine. Inarco un
sopracciglio, osservandoli senza muovermi: Link ha sceso i primi gradini e se ne
sta sporto verso di me dalla ringhiera, alle sue spalle Miranda che tormenta un
fazzoletto e mi lancia timide occhiate di sottecchi, come se avesse paura di
guardarmi apertamente. Il moyashi invece resta più indietro, ancora sulla
strada, con lo sguardo basso (e un'espressione ferita in viso).
“Kanda, mettiamo
da parte per ora qualsiasi cosa sia successa e proseguiamo con la missione. Lei
e Walker avrete tempo più tardi di spiegarmi cosa diavolo avete combinato”
Stringo gli
occhi e fisso prima lui, poi la mammoletta (e non posso fare a meno di notare
che ha sussultato alle parole dell'ispettore).
“Tsè. Non ho
niente da dire”
Rispondo
seccamente e, per troncare la discussione sul nascere, risalgo la scala,
superandoli tutti e tre. Ora è Link quello rimasto più indietro. Quando volto
appena la testa verso di lui, quasi a mettergli fretta, e i nostri sguardi si
incrociano per qualche istante, gli leggo negli occhi qualcosa che è un misto
tra rassegnazione e incredulità.
Lo ignoro e
decido di prendere l’iniziativa dando il via a questa dannata missione.
“Bene,
cominciamo a lavorare. Andiamo a cercare la vecchia di cui parla il dossier”
Seguo mestamente
Link e Miranda-san verso l'argine del Tamigi, mille pensieri nella testa. Sto
cercando di riordinare le idee, ma ogni sforzo sembra inutile...
Ancora un po' e
nemmeno mi accorgo che ci siamo fermati proprio in cima ad una delle scale che
portano al fiume. Davanti a Miranda-san, che sta guardando verso il basso
rigirandosi nervosamente fra le mani un fazzoletto, Link si sta sporgendo dalla
ringhiera, e io mi affaccio leggermente per capire esattamente cosa stia
succedendo.
Kanda è
immobile, in piedi sull'argine, il volto verso le acque del fiume. Non so se
stia meditando, o sia semplicemente concentrato su altre faccende (chissà,
magari sta ripensando alla discussione di poco fa [ti piacerebbe... come se non
avesse di meglio a cui pensare, eh]), ma è abbastanza teso da voltarsi di
scatto quando Link lo interrompe, chiamandolo a gran voce.
Altrettanto
bruscamente (un po' per l'urlo improvviso di Link che mi distoglie dai miei
pensieri [un po' di più perché... ad essere sincero... ho paura di incrociare
gli occhi di Kanda, in questo momento]) faccio un passo indietro.
Andiamo bene. Se
non sono nemmeno in grado di guardarlo in faccia come posso risolvere questo
pasticcio?!
Non riesco a non
riportare lo sguardo sugli interessantissimi sassolini che pavimentano la
strada, ma per poco. Link decide una volta di più di giocare con il fuoco,
pretendendo DA KANDA spiegazioni sul «fattaccio» di poco fa...
Ancora un po' mi
viene un infarto, dannazione! Ma perché, dico io... gli ho promesso di
spiegargli tutto, no? Che bisogno c'è di tirare in mezzo anche lui! Mi preparo
ad assistere a una decapitazione in diretta, ma stranamente non avviene nulla.
Kanda si limita a fissare Link, per poi rispondergli in malo modo e spostare lo
sguardo su di me.
Mi si gela il
sangue nelle vene. Non leggo praticamente nulla in quelle iridi color cobalto,
ora di un tono tanto scuro da sembrare quasi nere. Non rabbia, né frustrazione.
Davanti a me c'è solo Yu Kanda, lo scorbutico giapponese, esorcista perfetto
(la maschera [e la cosa non mi piace]). Distolgo lo sguardo, e quando ci
supera quasi non riesco ad alzare gli occhi (dopo un passo in avanti ne
abbiamo fatti due indietro [ed è colpa mia]?).
Sento a malapena
le sue parole quando decide di passare al comando per dare definitivamente
inizio alla missione.
Il percorso
verso la casa dell'anziana signora citata nel loro dossier si svolge in
un'atmosfera perlomeno surreale: non che loro quattro si conoscano tutti così
bene da poter avere una gran confidenza né siano tutti dei gran chiacchieroni,
ma il silenzio che avvolge i loro passi, dalla London Bridge Station fino
a Charing Cross, è tremendamente pesante e carico di sottintesi difficili da
ignorare.
Kanda apre la
fila, la sua espressione gelida e indifferente che scoraggia chiunque
dall'avvicinarsi al gruppetto; dietro di lui Link, che ogni tanto lancia qualche
occhiata dal sapore indecifrabile verso la schiena del giapponese e, subito dopo
di rimbalzo, ad Allen alle proprie spalle - o meglio, alla sua testa candida,
ostinatamente chinata o voltata da qualunque parte non possa vedere l'altro
esorcista. Nel suo continuo saettare di sguardi,
l'ispettore nota anche la donna al suo fianco: Miranda ha il viso perfin più
pallido e smarrito del solito e il giovane, benché quasi non la conosca, non fa
fatica a capirne la ragione. La sua partecipazione a quella missione non era
prevista (e, ansiosa com'è, questa è per lei una difficoltà supplementare), in
più si trova immersa in un clima non certo facile... Link si lascia sfuggire un
impercettibile sospiro, accennando poi un sorriso quando i suoi occhi chiari
incontrano quelli color cioccolato della tedesca.
All'improvviso e
senza una parola, Kanda svolta a destra, lasciando l'ampio lungofiume che hanno
seguito fino a quel momento.
“Questa è
Northumberland Avenue. Ora troviamo la casa”
Cammino
velocemente, non curandomi più di tanto se gli altri tre mi stanno dietro o
meno. Adesso l’unica cosa che mi interessa è concludere questa maledetta
missione alla svelta per poi tornarmene al Quartier Generale (e farmene
assegnare subito un’altra, meglio se lunga e in un luogo remoto). Arriccio
involontariamente le labbra: devo tornare quello di qualche tempo fa (è
meglio così [non è vero]), prima che (stupidamente [non è vero!])
cominciassi a dar retta a Walker.
So che non è il
momento, ma mentre i miei occhi scivolano sui portoni chiusi alla ricerca del
civico giusto, non riesco a fare a meno di ripensare alla prima volta che siamo
stati in missione insieme, a Matera… da allora ho lasciato che troppe cose
cambiassero: ho cercato di aiutare quel ragazzino, mi sono fidato di lui (e
lui mi ha tradito [NON È VERO!])... non è roba per me questa, il mio passato
avrebbe dovuto insegnarmelo.
Stavolta le
labbra mi si contraggono in una smorfia insieme malinconica e sprezzante (e
quell’ispettorino petulante se n’è accorto, maledizione!) ma per fortuna,
prima che i miei pensieri scivolino verso strade pericolose (adesso non sono
sufficientemente tranquillo per affrontare i ricordi [ed è tutta colpa di quella
mammoletta!]), raggiungiamo la nostra destinazione.
Mi fermo davanti
all’ingresso di un elegante palazzo; gli scalini di marmo e la tettoia davanti
all’ampio portone scuro suggeriscono che la vecchia deve passarsela piuttosto
bene. Accenno con la testa all’edificio e guardo gli altri: Miranda osserva
ammirata la casa ma non muove un muscolo mentre il moyashi ci degna solo di
un’occhiata distratta, poi il suo sguardo si perde a seguire i pochi passanti e
le ancora più rare carrozze. È chiaro che con la testa non è certo alla missione
ma piuttosto, conoscendolo, si starà mettendo in croce per quel che è successo
prima (non è affar mio [ma lo stai facendo anche tu a tuo modo, Yu]). Un
angolo della mia bocca si inarca per un istante in un sorriso sghembo, quindi
faccio scivolare gli occhi da lui per puntarli su Link che al momento è, con mia
somma gioia, il mio interlocutore più credibile (se non lo uccido prima).
“È qui.
Entriamo”
“Lasci andare
avanti me, Kanda”
Il tono con cui
me lo dice sottintende un «altrimenti tu potresti spaventarla con quei tuoi modi
cafoni» che mi fa accentuare la presa, già forte, sull’elsa di Mugen. Giusto per
fargli capire cosa ne penso, incrocio le braccia e mi stampo sul viso la
migliore delle mie espressioni truci.
L’ispettore mi
supera senza complimenti e afferra il pesante batacchio di ferro sulla porta.
Passo l'intero
tragitto camminando a testa bassa, gli occhi fissi sul marciapiede e la mente a
rielaborare la litigata, sfogando la frustrazione sulle povere pietre che il
tempo e l'usura hanno scalzato dal manto stradale.
Ora che sono più
lucido e sono riuscito ad accantonare definitivamente il «problema» del
messaggio di Komui (che stranamente mi preoccupa meno del problema attuale
[forse perché, in un certo senso, quello me l'aspettavo?]), riesco a
ragionare decisamente meglio.
Nel bagno mi
sono comportato da stupido, lo ammetto, e Kanda ha semplicemente reagito di
conseguenza (anche se, accidenti... andarci un po' piano no, eh? [Ma stiamo
parlando di Kanda…]). Se fossi stato sincero fin da subito sarebbe finita
diversamente.
Ci ho riflettuto
bene, appena avremo cinque minuti farò tacere il mio dannato orgoglio e gli
porgerò le mie scuse. Se necessario, sono pronto a sopportare anche le sue
(probabili) risposte ciniche... me le merito, in fondo, no? So che si è
sentito tradito (forse al suo posto avrei pensato lo stesso)... Ma la mia
intenzione era un'altra, voglio che lo capisca e che almeno ascolti le ragioni
che stanno dietro questo mio comportamento (talmente in antitesi con quello
dell'altra notte da lasciar stupito perfino me)! D'ora in poi basta bugie.
Solo la verità, nuda e cruda.
Sospiro. La
verità... da parte di entrambi, però.
Perché non
riesco a togliermi dalla testa che questo nuovo
«rapporto»
che c'è tra di noi è decisamente sbilanciato. La trovo una cosa ingiusta, per
lui e per me.
Per lui, perché
Kanda sa tutto di me, a questo punto. Può (se vuole ancora [lo spero])
aiutarmi. Ma io cosa so di lui? Voglio aiutarlo, ricompensarlo in qualche modo
del sostegno che mi ha dato (anche se sembra che non voglia essere aiutato...
ma nessuno fa mai niente per niente, dai... nemmeno io), ma se non si
sbottona, se non mi dice cosa c'è che non va, io come diamine faccio? Cos'è,
forse mi considera talmente inetto da non esser degno di venire a conoscenza dei
suoi problemi? In fondo non sono capace di risolvere i miei, di problemi,
figuriamoci i suoi...?
Parte una pedata
decisamente più forte delle altre, e un sasso schizza lontano.
È ingiusta anche
per me, che alla fine da questa situazione finora ho avuto solo vantaggi.
Dannazione, già mi sento un idiota a chiedere l'aiuto di qualcuno. Se poi questo
qualcuno cerca in ogni modo di apparire invincibile, il tutto diventa abbastanza
frustrante...
Mi sento come
quelle stupide principesse delle favole che passano il tempo aspettando il
cavaliere che le porterà in salvo... No grazie! So che ce la posso fare, ce la
voglio fare, ce la devo fare! Credi che io non ne sia in grado, Kanda? Ti sbagli
e te lo dimostrerò!
Un'altra pedata
fa volare un altro sasso, e quasi perdo l'equilibrio.
Ok, ora il
problema è spiegarglielo. Per lui questa è una questione (definitivamente)
chiusa. Lo vedo chiaramente dal suo comportamento, Yu Kanda con me non vuole
più parlare.
Sospiro,
abbattuto. Mi accorgo che Link si è voltato e mi fissa, ma tengo la testa
ostinatamente chinata. Intuisco che vorrebbe dirmi qualcosa, sento solo
comprensione da parte sua, però non sa come fare. Lo ignoro, ma prendo
mentalmente nota di ringraziarlo, una volta rientrati.
Alzo lo sguardo
solamente per un attimo, fissandolo sulla lunga coda di Kanda che si muove al
ritmo dei suoi passi.
Da stamattina
non abbiamo più scambiato una parola, solo pochi sguardi (inevitabili).
Sguardi talmente vuoti e inespressivi, i suoi, da far impallidire quelli carichi
di disprezzo dei primi giorni in cui ci siamo conosciuti.
Sto ripensando
alla missione di Matera (l'akuma che quasi lo uccide, Kanda che si ostina a
non morire perché «prima deve trovare quella persona» [ecco uno dei tasselli del
puzzle che compone la sua maschera]), quando ci fermiamo davanti a un
portone.
Il mio
(scarsissimo) senso dell'orientamento non mi aiuta per niente, ma a quanto
pare siamo arrivati a destinazione. Mentre Kanda e Link si contendono il diritto
di passare avanti e (probabilmente) terrorizzare la povera vecchietta che
ci sta aspettando, mi volto a seguire con finto interesse il passaggio delle
carrozze. Devo assolutamente trovare un modo per parlargli.
Osservo
freddamente Link che, dopo essermi passato avanti, bussa alla porta; con uno
«Tsè» stizzito (odio quando la gente che fino ad un minuto prima si è fatta
portare di peso vuole a tutti i costi disarcionarti), riscendo fin sulla
strada e mi appoggio contro il corrimano in pietra che affianca i gradini
d'ingresso. Per quanto mi riguarda, questa è la parte che più detesto durante le
missioni: sorbirmi gli strepiti di una vecchietta terrorizzata perché la tomba
del fratello è infestata dall'Innocence... solo l'idea mi dà i nervi!
Alle mie spalle,
mentre Miranda si affianca a Link sul pianerottolo e il moyashi mi supera
silenzioso come un'ombra, quasi avesse paura anche solo di guardarmi, sento la
porta d'ingresso aprirsi e il saluto cortese di un maggiordomo, subito
sovrastato da una voce femminile.
“Grazie al cielo
finalmente siete arrivati! Era ora! Certo che dalla vostra sede sono ben lenti
ad ascoltare le richieste di una povera anziana come me...”
Inarco
impercettibilmente un sopracciglio, immaginandomi la faccia dell'ispettorino
investito da quel fiume di parole. Beh, almeno la vecchia non sembra tutta
strilli e svenimenti...
“Cerchiamo
sempre di fare del nostro meglio, signora ma...”
“Oh, si risparmi
le sue scuse giovanotto! Almeno, adesso che siete arrivati vediamo di risolvere
questo problema alla svelta!”
Ecco, finalmente
qualcuno che dice una cosa sensata! Prima recuperiamo quell'Innocence e meglio è
per tutti.
“Certo signora.
È nell'interesse...”
“Lo so che è
nell'interesse di tutti, sono anziana ma non stupida! Avanti entrate, anche lei
bella signorina... posso sapere il suo nome, cara? Io sono Madeline Martin...”
Non posso non
farmi sfuggire un ghigno quasi soddisfatto davanti al comportamento della
vecchia; la sua voce ora mi giunge più indistinta, intercalata da quella timida
di Miranda - dev'essere entrata in casa. Link è rimasto basito sulla soglia; ci
mette qualche secondo a riprendersi, poi sospira e si rivolge a me e alla
mammoletta.
“Andiamo Walker,
la signora ci ha invitati per il pranzo... anche lei Kanda, ci segua”
Volto
leggermente la testa verso di lui, ma non mi sposto di un millimetro dalla mia
posizione. Non ho nessuna intenzione di entrare in quella casa e sedermi attorno
ad un tavolo con loro (a parte il fatto che il cibo da queste parti è
pessimo). Che se la sbrighino loro con la signora, poi quando avranno tutte
le informazioni, ci penserò io ad andare a recuperare quel pezzo di Innocence.
“Io non mi muovo
da qui”
Rispondo
seccamente, con un tono che non ammette repliche. E infatti, per sua fortuna,
l'ispettorino è abbastanza intelligente da non provare nemmeno a contraddirmi.
In compenso se ne esce con un'altra delle sue trovate geniali e si rivolge al
moyashi con aria rassegnata.
“Walker, per
favore, ci pensi lei. Io raggiungo miss Lotto, la signora Martin ci sta
aspettando...”
“Ma... Link!”
Balbetta lui in
risposta (e credo siano praticamente le prime parole che gli sento
pronunciare da ore), alla porta che si chiude di scatto dietro l'ispettore.
Bene, eccoci di
nuovo faccia a faccia. A me non fa né caldo né freddo, non ho niente da dirgli
(la questione per me è chiusa [non è vero]), ma dall'incertezza che sento
irradiare da lui, intuisco che per lui è un'altra faccenda (io però non ho
nessuna intenzione di discuterne ancora, né ora né mai [non è vero!]).
Chiudo gli occhi per un istante e mi sforzo (e non so perché [sì che lo so])
di non usare un tono troppo ostile quando giro il mento su una spalla per
guardarlo.
Link entra in
casa, chiudendomi la porta in faccia, e io rimango fermo come un baccalà a
fissare il batacchio che dondola avanti e indietro.
Alzo la testa, e
con un sospiro guardo in alto le nuvolette che si rincorrono nel cielo.
Sicuramente lassù c'è qualcuno che sta ridendo... quando ho pensato «devo
trovare un modo di parlargli» non intendevo adesso, accidenti! E ora che faccio?
Mi metto le mani
sulla faccia, massaggiandomi lentamente gli occhi. Devo stare calmo, calmo! Non
mi devo far prendere dall'agitazione, sennò rischio di non uscire vivo da questo
pasticcio assurdo...
Certo che a
volte mi chiedo cosa passi per la testa di Link... che voglia liberarsi di me?
(ma và... [e allora perché continua a mettermi in situazioni del genere?!]).
Dovessi convincere un normale essere umano non avrei problemi, ma qui stiamo
parlando di Kanda (e di un Kanda incredibilmente arrabbiato [con il
sottoscritto!])... come cavolo faccio? Per convincerlo a entrare devo prima
convincerlo ad ascoltarmi, e temo non sarà una cosa tanto facile (né indolore
[anzi!])!
Prendo un gran
respiro e mi giro, scendendo un paio di scalini. Resto zitto, non sapendo
assolutamente cosa dire, da dove cominciare.
Apro e chiudo
nervosamente le mani, spostando rapidamente lo sguardo dal basso al suo viso e
viceversa.
Kanda è lì
appoggiato alla balaustra, immobile, le braccia conserte. Appena mi sente
scendere fino allo scalino dove si è fermato volta il viso verso di me.
“Cosa vuoi?”
Deglutisco, a
disagio nonostante non abbia sentito eccessiva ostilità nel suo tono (mi
aspettavo di peggio [ma fa male comunque]), e riabbasso la testa,
guardandomi gli stivali. Mi vergogno di quanto è successo alla stazione, e la
voglia di rimediare (di tornare al punto che abbiamo raggiunto durante la
notte appena passata [sempre se me ne darà la possibilità]) è più forte del
mio stupido orgoglio (per fortuna).
“Ecco, io...
volevo... voglio porgerti le mie scuse per quanto successo prima in stazione...”
Le sue parole mi
lasciano stupito, ma faccio in modo che nulla trapeli dalla mia espressione.
Come sarebbe? Meno di due ore fa mi hai buttato fuori a calci dalla tua vita e
adesso vieni a scusarti?! Credo che tu non abbia capito bene con chi hai a che
fare, moyashi... (che sia giusto o sbagliato [e stavolta lo pensi anche tu
che sia sbagliato, ammettilo Yu!]), io non sono uno che concede seconde
possibilità. Se già mi era sembrato assurdo fare quel patto con te stanotte,
(non mi sarei
mai creduto capace di una cosa del genere...
eppure so che
è stato quasi inevitabile
[l'inevitabile non esiste,
sono io che
ho accettato volontariamente]
che il
rapporto tra noi si stringesse,
per quanto
questo sia lontano dalla mia natura...)
quel che è
successo stamattina forse lo è stato anche di più. E ora questo.
Contraggo la
mascella, distogliendo lo sguardo da lui e lasciandolo scivolare lungo la via,
fino al fiume che si intravvede in lontananza.
No, non ci sto.
Accettare le sue scuse vuol dire far finta che le parole che ci siamo detti in
quel bagno non siano mai state pronunciate, tornare all'alba di oggi...
rischiare che tutto questo succeda di nuovo...
No, non ci sto.
Non sono fatto per avere legami con la gente (perché i legami ti vincolano,
ti entrano sotto la pelle [dove ci sono segreti che devono restare tali]... i
legami ti rendono debole [forte, perché hai qualcuno da proteggere]), anche
se...
Basta, devo
smetterla di indugiare. Ho detto no, non ci sto. Quindi meglio interrompere
subito questo tira e molla tra di noi, chiudere il teatrino che si porta dietro
e ricominciare semplicemente a comportarsi come quando ci siamo conosciuti.
Anche se...
Lo vedo con la
coda dell'occhio che mi lancia un'occhiata di sottecchi, attraverso la frangia
che gli copre il volto chinato. Sta chiaramente aspettando la mia risposta,
credo non abbia la minima idea di cosa potrei dirgli... non me la sento di farlo
aspettare oltre (perché mi preoccupo così?) e cerco di non indurire
troppo la voce quando gli rispondo.
“Non mi devi
delle scuse. Quel che è successo è successo, punto”
Una persona che
non conoscesse l'esorcista che ora mi sta davanti potrebbe interpretare la frase
come una maniera, magari un po' brusca, di accettare le mie scuse. Un «è andata
come è andata, il passato è passato e non pensiamoci più», per intenderci... ma
io, che Kanda lo conosco (magari non a fondo [ma ho visto più di tutti]),
capisco benissimo che non è quello il significato corretto (purtroppo),
anche se il tono duro con cui ha pronunciato queste parole gli è uscito
leggermente incerto.
Semplicemente
considera la questione chiusa perché non ha più intenzione di sprecare il suo
tempo con me (spero di sbagliarmi [Ma non credo. Non stavolta.].
Sospiro e mi
siedo sul gradino, appoggiando le braccia conserte sulle ginocchia e il mento
sugli avambracci. In un nuovo déjà-vu, mi torna alla mente uno degli ultimi
momenti della missione di Matera, quando mi ero seduto sulla scalinata ad
ascoltare il canto di Lala. Anche allora (sembra passata un'eternità) tra
me e Kanda le cose andavano decisamente in maniera burrascosa, però... Mi scopro
a rimpiangere le discussioni di quella volta, le sue occhiate irose, perfino il
pugno che mi ha tirato in un momento di rabbia. Qualunque cosa è meglio di uno
sguardo vuoto, dell'indifferenza più assoluta.
Sposto lo
sguardo sulle carrozze che ancora attraversano la via, cercando le parole
giuste. Perché tu consideri questa faccenda chiusa, Kanda, ma io no. So
benissimo che la tua opinione potrebbe non cambiare, però se esiste anche la più
piccola probabilità che spiegarti i motivi del mio comportamento di prima possa
farti cambiare idea… beh, intendo scommetterci su.
Appoggio la
fronte alle braccia, poi rialzo lo sguardo e volto la testa di lato, verso di
lui.
“Stamattina, in
stazione, ho ricevuto un messaggio personale da Komui-san... Non sto a
spiegartene il contenuto, ma come hai visto la faccenda mi ha turbato non
poco...”
La voce mi esce
bassa, quasi monotona. Non voglio sembrare impersonale, ma è l'unico modo per
non farmi sopraffare dalle emozioni. Sorrido tristemente ricordando le parole di
Komui-san, prima di strofinarmi gli occhi e continuare.
“Ora, siamo in
missione e ho imparato che in missione gli esorcisti devono accantonare i
problemi personali. La mia sola intenzione era di cercare di pensarci il meno
possibile, completare con successo il recupero dell'Innocence, tornare
all'Ordine e chiudermi nella mia stanza a rimuginarci sopra. Ma l'unico modo per
farlo era convincermi che non fosse successo niente di preoccupante”
Illuso. Bastasse
quello...
“Il bello è che,
adesso che sono più lucido, mi rendo conto di avere effettivamente
sopravvalutato il problema...”
Parole amare che
escono con tono altrettanto amaro. Eh già. Perché anche sapere non cambia quello
che è successo (me l'hai insegnato tu, no Kanda?), e ipotizzare teorie
senza uno straccio di prova è ingiusto quanto inutile. Poi chissà, magari lo
shisho è lì che se la ride...
“Dannazione...
l'unica cosa che stavo disperatamente cercando di fare era dimenticare quel
messaggio. Il solo modo di riuscirci era tenerlo per me, evitando così ogni
minimo riferimento a quella faccenda, ma il tuo arrivo ha mandato a monte il mio
piano. La situazione mi è subito sfuggita di mano perché ho reagito male al tuo
tentativo di scoprire qualcosa di più, e senza ragionare ho detto cose delle
quali mi sono pentito un attimo dopo. Per quelle parole ti chiedo scusa, Kanda,
però voglio anche che tu sappia che no, non era mia intenzione mentirti”
Lo ascolto in
silenzio, soppesando ogni sua singola parola. Devo dire che non mi aspettavo un
discorso di questo genere, non con questi toni malinconici per lo meno. Avevo
capito chiaramente che si era subito pentito per quello che è accaduto
stamattina, forse l’aveva già fatto prima ancora che io gli voltassi le spalle e
me ne andassi (è tipico suo: agisce d’istinto e poi si accorge che le
conseguenze delle sue azioni non sono proprio il massimo).
E adesso che mi
ha raccontato tutto, effettivamente potrei anche giustificare il suo
atteggiamento – l’intenzione in fondo era buona, peccato che non sia stato in
grado di reggere il peso della sua decisione (e anche questo è stupidamente
da lui… [so benissimo quanto in realtà sia fragile, nonostante cerchi di non
darlo a vedere]). Però… non voglio passarci sopra come se niente fosse
(continuo a sentirmi preso in giro per come si è comportato [non è vero, hai
solo paura, Yu]).
Volto
leggermente la testa verso di lui, cercando di incrociare il suo sguardo.
“E questo
discorso non potevi farlo subito?”
Sospiro di
nuovo, fuggendo il suo sguardo e appoggiando la fronte alle ginocchia .
“Avrei dovuto,
lo so. E invece non ho nemmeno provato a ragionare, mi sono subito fatto
prendere prima dal panico e poi dall'orgoglio”
Rialzo gli occhi
ad incrociare brevemente i suoi, per poi riportarli sulla strada. Non riesco a
guardarlo in faccia, al momento (mi vergogno [e ho paura]).
Quella risposta
mesta non so perché ma mi innervosisce. Contraggo la mascella e rimango immobile
(non voglio arrabbiarmi di nuovo con lui): mi sta implicitamente
chiedendo di perdonarlo, ma no, non ci sto. Scuoto appena il capo.
Ormai ho preso
la mia decisione: il rapporto tra noi deve tornare quello che era all’inizio,
quando ci siamo conosciuti, anche se so benissimo che non sarà semplice (lui
farà fatica ad accettarlo [e tu a metterlo in pratica, Yu]).
“E adesso cosa
intendi fare?”
Mi pento subito
di averglielo domandato (non devo fargli pensare che mi importi [non è vero
che non mi importa!]), soprattutto quando lo vedo alzare di scatto la testa
verso di me e lanciarmi uno sguardo incerto.
Alzo la testa,
sorpreso dalla sua domanda (alla quale sinceramente non so dare una risposta
[non ancora, perché mi manca una variabile per poter prendere una decisione...
])
“Non che mi
interessi, comunque”
L'espressione
stupita che ho stampata in faccia lascia subito il posto a un sorriso amaro e
sghembo... quell’uscita è così «da Kanda»! Chissà se avrò la possibilità di
sentirne altre...
Mi alzo in
piedi, afferrando il corrimano con la destra per sostenermi. La sorte di tutto
quanto è successo finora dipende dalla sua risposta alla mia prossima domanda -
il nostro rapporto, i passi che farò (mettendoci tutto me stesso [qualunque
sarà la strada che finirò per prendere a questo bivio])...
Raccolgo tutto
il coraggio che ho e lo guardo dritto in viso, perché la risposta voglio
sentirla dalla sua voce e leggerla nei suoi occhi.
“Tu piuttosto
cosa intendi fare, Kanda?”
E a me
interessa, ma non glielo dico.
PREVIEW
Capitolo 3 -
Angosce in un baratro di solitudini ostinate e contrarie
Quando incrocia
i miei occhi, il suo sguardo interrogativo lascia il posto ad uno decisamente
scosso. Non so cos'abbia visto, cos'abbia capito, so solo che tutto ad un tratto
mi lascia andare.
Raggiungo la porta, la spalanco e inizio a correre.
[…]
Mi sembra di
invadere un momento privato (da quando in qua mi faccio certi scrupoli?), anche
se mi rendo conto di quanto sia assurdo pensare una cosa simile del rapporto tra
un golem e un idiota (ma da lui ci si può aspettare di tutto)
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
Piccola premessa:
dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata
origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD),
d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che
se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete
appena letto.
Dunque iniziamo…
-
la
missione di Matera. Come certamente ricorderete, è la prima missione che Allen e
Kanda svolgono assieme (anzi, è la prima di Allen in assoluto). Viene raccontata
nel secondo volume del manga, nei capitoli dal 9 al 16 che portano tutti il
titolo (che personalmente trovo stupendo ndMistral) “Aria della Terra e del
Cielo”.
Nel corso di
questa fic, questa missione verrà continuamente citata, quindi vi consigliamo di
rileggerla (anche perché è stupenda).
-
la
signora Madeline Martin e Northumberland Avenue. La signora viene effettivamente
citata nel manga (cap. 170), noi ci siamo limitate ad espanderne un po’ la
figura e a collocare la sua abitazione appunto in Northumberland Avenue, una
delle strade storiche di Londra.
Qui la posizione
esatta e il percorso seguito da Allen&Co ->
http://img694.imageshack.us/img694/9678/scr9561267.jpg
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
E ricordate…
in missing moments we trust!
Alla prossima!
Lety&Mistral
NEXT SHOT ON JAN. 16TH, 2010
Don’t miss it!
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