xAmericanpeople95:
E’ un film del 1967. Si chiama proprio ‘Dio perdona… Io no!’ ed è un western. Si
dovrebbe trovare, su Youtube, a me è piaciuto.
I repentini sbalzi
di umore di Kokitsune sono voluti, visto che è schizofrenica (in parte causa
del Frutto del Diavolo). Kokitsune
soffre principalmente di ‘schizofrenia paranoica’, ovvero dove prevalgono le
idee fisse, le allucinazioni e i deliri (Kokitsune infatti ha il ‘delirio di
persecuzione’ dove il soggetto ritiene di essere oggetto di una persecuzione e
il ‘delirio di influenzamento’ nel quale il soggetto attribuisce un significato
speciale a oggetti, eventi o persone a lui prossime). Nelle fanfic però non si
nota molto perché poi Kokitsune, grazie a delle cure, riesce a eliminare
parzialmente questi disturbi. Inoltre, la schizofrenia causa anche repentini e
improvvisi cambi di umore e a volte capita anche che in una persona affetta da
essa siano presenti due (o più) personalità distinte.
Intanto aggiungo
Destiny ai preferiti e alle storie seguite (intronata come sono mi sono pure
dimenticata di aggiungerle XD)(Tu ti dimenticheresti anche di respirare, guarda.
ndKokitsune), poi preparo una bella recensione (io, si sa, sono negata nelle
recensioni)(TU SEI NEGATA IN TUTTO, NON SOLO NELLE RECENSIONI! ndKokitsune). Mi
dispiace che ora per cause di scuola non potrai più aggiornare con la stessa
frequenza di qualche giorno fa, ma pazienza, aspetterò come tutti, impaziente.
:3
Grazie per il
consiglio sul libro! Appena lo trovo, me lo prendo, sembra molto interessante da
quello che ho letto. Io invece ti suggerirei ‘Harukana machi-e’ (tradotto in
Italia ‘In una lontana città’) di Taniguchi Jiro.
Kaku si
tranquillizzò al tono di voce di Kokitsune, ora più o meno incolore. Lei era
fatta così, ma dopotutto nella
visita medica della scorsa settimana le erano stati riscontrati chiari
segni di schizofrenia, ma a lei non sembrava importarne molto. Kalifa sosteneva
che la sua amica era perfettamente normale e non era pazza, ma a volte non ne
sembrava convinta neanche lei.
Kokitsune: -Aspetta,
ora tocca a me farti qualche domanda… Che ne so, pensi che io sia
pazza?-
Kaku: -No,
assolutamente… Perché?-
Kokitsune: -Lo so
che lo pensi. Tutti lo pensano. Anche Kalifa, ma per bontà o forse pietà non me
lo dice! Io ti faccio pietà, ammettilo!-
Suonava aggressiva,
di nuovo nervosa.
Ovviamente, lei era
convinta di aver parlato in tono perfettamente normale.
Kaku: -A… Ascolta!
Non c’è niente di male ad avere un disturbo… Psichico… Ahem, cioè, c’è di male
ma è curabile…-
Kokitsune: -Non
sviare la mia domanda! Allora?-
Gli rivolse un
ghigno malvagio, poi una risatina di scherno, i canini appuntiti appena fuori
dalla bocca. Kaku notò che la pelliccia attorno agli occhi (rossi) le stava
diventando di uno strano colore nero.
Kaku: -No, non mi
fai pietà! E neanche a Kalifa, se è per questo!-
Kokitsune: -Senti,
penso che andrò un po’ in camera mia, se non ti dispiace-
Kaku: -Aspetta, non
volevo offenderti!-
Ma era troppo tardi:
se n’era già andata.
Aprì la porta della
sua stanza bruscamente e la chiuse con veemenza.
Ormai non stava più
in una camera con un compagno, ma in una stanza personale, così come gli altri.
La sua aveva un grande specchio a figura intera, ed era piena di roba di vario
genere: una collezione di shakuhachi, vari kiseru, mobili di legno antico sui
quali erano poggiate stoffe di seta rossa riccamente decorate di draghi e volpi
d’oro, vari vasi di porcellana contenenti fiori, tra cui rose canine e garofani
rossi. In un angolo remoto della camera, vicino a una finestra, un grande letto
a baldacchino intonato al resto, biposto (che lei aveva segretamente sognato di
condividere con qualcuno), e una scrivania piena di boccette di inchiostro,
pergamene e pennelli per quando si dedicava al suo passatempo preferito, la
calligrafia. Non c’erano sedie, ma grandi e soffici cuscini. Il pavimento era
coperto da un enorme tappeto con un dragone con ben cinque artigli. Vicino
all’ingresso, un tavolino con una teiera e due tazzine. Entrando nella camera,
la prima cosa che saltava all’occhio, oltre alla luce che filtrava a malapena,
era la grande quantità di fumo provocato dal profumatissimo incenso che
Kokitsune accendeva ogni giorno, che dovesse pregare, concentrarsi o meditare.
Passò più volte davanti allo specchio, meditabonda, non accorgendosi che il
riflesso non era esattamente il suo…
???:
-Hey!-
Kokitsune:
-Oh?-
Si fermò proprio
davanti all’oggetto e fece un salto indietro dalla sorpresa: non vide se stessa,
ma un uomo dall’elegante soprabito rosso e le vesti sgualcite, i corti capelli
neri e un paio di lunghi baffi. Gli occhi scuri e il sorriso beffardo. Era lui,
Gol D. Roger.
Kokitsune: -Oh,
fantastico, un altro segno della schizofrenia, le allucinazioni!-
Roger: -Senti bella,
che ti piaccia o no, noi due siamo una cosa sola… Un’unica entità, se
preferisci. C’è una cosa che ci lega, indissolubilmente…-
Kokitsune: -Ora che
ci penso, parecchi anni fa ebbi quello strano ‘sogno’ della tua esecuzione… Ma
che sto facendo, ora parlo anche con il frutto della mia
immaginazione!-
Roger:
-Ascoltami!-
Kokitsune si
ammutolì all’istante, il tono duro e autoritario dell’ “allucinazione” era
incontestabile.
Roger: -E’ proprio
questo che la Marina vuole! Vuole sfruttare il
nostro legame! Non capisci?-
Kokitsune: -Non
capisco cosa possa legarmi a te!-
Roger: -Il tuo
Frutto del Diavolo Kon Kon modello Kyuubi Ryuko, accidenti! Il sogno di tanti
anni fa… Non era che il ricordo che avevo della mia esecuzione!-
Kokitsune: -Quale
Frutto del Diavolo? Io sono una volpe, capisci, ci sono nata così… Maledizione,
lo sapevo che in me c’era qualcosa che non andava… Allucinazioni…-
Roger: -La tua
testardaggine è la cosa che non va! La Marina, il Governo… Vogliono
utilizzarti come arma, non capisci? Vogliono estrapolarti le mie memorie, per
imparare a utilizzare i tuoi poteri, conoscere segreti di cui tu non hai
idea!-
Kokitsune: -Non ti
credo…-
Roger: -Non VUOI
credermi-
Kokitsune:
-SILENZIO!-
In uno scatto d’ira,
prese un kiseru in bambù e metallo dalla sua collezione e lo scagliò contro lo
specchio, che andò in mille pezzi, le schegge cristalline che volavano da tutte
le parti. Una di esse le mancò miracolosamente l’occhio destro, ma lei era
ignara che era stata una sua involontaria fiammata azzurra a
deviarla.
Roger: -Sette anni
di guai… Impara a controllare i tuoi impulsi animali, o saranno la tua
rovina!-
Kokitsune: -HO DETTO
SILENZIO!-
Disse la volpe,
disperata, cadendo in ginocchio a terra, le mani appoggiate al pavimento, la
testa bassa. I suoi lunghi capelli castani le caddero come acqua sulle spalle:
aveva perso l’abitudine di lasciarseli alla meno peggio, come quando era
adolescente e li aveva corti. Adesso che erano lunghi fino alle caviglie, li
lisciava praticamente ogni giorno. Sapeva che, da quando avrebbe iniziato ad
avere missioni, non avrebbe potuto dedicarsi molto tempo. Così, anche per
questioni di comodità, quando doveva lavorare legava i capelli nella classica
lunga ‘coda’ con la garza rossa. Si rialzò, traballante, nervosa. Una tazza di
tè le avrebbe fatto bene, si disse. Si diresse allo stipetto dove teneva varie
varietà di tè, quando la sua porta si aprì e si richiuse velocemente: era Lucci,
e teneva qualcosa in mano. Subito andò verso Kokitsune, praticamente
inchiodandola alla parete, sventolandole la cosa che aveva in mano davanti al
muso. Era la foto, Kokitsune ne era certa, che l’uomo aveva già da parecchi
anni, da quando l’aveva visto piangere all’ospedale. Quel giorno, aveva una foto
in mano.
Lucci: -Devi
aiutarmi-
Kokitsune: -Piano,
piano! Accomodati, stavo preparando qualcosa da bere-
Lui obbedì, ma più
per avere qualcosa da fare che per ordine della volpe. Sprofondò nel cuscino
vicino al tavolino con la teiera. Lei tornò allo stipetto e prese un sacchettino
di seta, una pentola e una bottiglia di acqua minerale. Versò l’acqua nella
pentola e la riscaldò con una soffiata di fiamme azzurre dalla bocca, poi ci
mise dentro il sacchetto e lo lasciò per due minuti buoni in infusione,
togliendolo e rimettendolo per circa tre volte. Poi versò il tutto nella teiera
e servì il tè.
Kokitsune:
-Bevi-
Lucci:
-Eh?-
Lucci si era
completamente dimenticato della sua presenza, intontito dai ‘fumi tossici’, come
li chiamava lui, dell’incenso.
Kokitsune: -Non
essere ridicolo, è Ch'i-Men Mao Feng!-
L’uomo assaporò
lentamente la calda bevanda. Di colpo si sentì più calmo, dimentico della fretta
che aveva avuto nel mostrare la foto a Kokitsune. Quest’ultima, seduta in un
cuscino di fronte a lui, trangugiò in un sorso solo l’intero contenuto della
teiera.
Lucci: -Mi devi
aiutare-
Kokitsune: -L’ho
capito, sai?-
Lucci: -Questa
foto-
Le diede la foto:
raffigurava una bella donna vestita di bianco, lo sguardo triste, vicino a un
uomo elegantemente vestito, lo sguardo severo. Tra di loro, un bambino sui tre
anni, era proprio Lucci.
Kokitsune: -Me la
stai mostrando perché…-
Lucci: -Voglio far
luce sul mio passato-
Kokitsune rimase
stupita: perché mai
LUI chiedeva aiuto a una che di passato non ne aveva? Forse
perché se avesse chiesto ‘aiuto’ a qualcun altro probabilmente l’avrebbero preso
per pazzo, considerando chi era. E la volpe, beh… Lei la consideravano già
pazza. Qualunque cosa avrebbe detto, sarebbe passata per una
cialtroneria.
Kokitsune: -Tua
madre è triste-
Lucci: -Vorrei
sapere il perché…-
Kokitsune: -Beh, la
capisco! Avere un figlio come te!-
Si concesse una
risatina malvagia che in genere non usava mai.
Si era ben accorta
che Lucci era stordito e quindi aveva deciso di prendersi una piccola vendetta
per tutto ciò che le aveva fatto usando un po’ di violenza psicologica.
Kokitsune:
-Comunque… Tuo padre è così serio. E tu sembri moggio proprio come tua madre…
Mmmm… In alcuni libri ho letto dei cosiddetti ‘figli illegittimi’. Magari tu sei
uno di loro-
Lucci: -Io… Cosa te
lo fa credere?-
Kokitsune: -I figli
illegittimi sono figli nati fuori da quel che voi umani chiamate matrimonio. A
quanto pare, per voi è un disonore terribile avere figli fuori da esso. Siete
così strani. Mamma Volpe mi ha spiegato che per far nascere i miei sette
fratelli si è trasformata in fuoco e ha separato sette parti di sé, che poi sono
diventate volpi. Per creare una nuova generazione, noi usiamo la scissione.
Chissà come nascono i piccoli umani… Infondo mi piacciono, con una mela in
bocca, però, e ben arrostiti-
Lucci: -Ma perché…
Perché mi hanno abbandonato?-
Kokitsune: -Azzardo
un’ipotesi, tu eri figlio di un altro tizio che ha lasciato tua madre, lei
voleva evitare il disonore, così sposò quello che nella foto è tuo padre, che
poi decise di avere un altro figlio e dimenticarti. Magari tua madre non voleva
lasciarti, ma è stata costretta. Aaah, la tua vita sarebbe un romanzo, così. Ma
perché chiedi aiuto a me?! Io non ho nemmeno un passato, mia madre non era
nemmeno mia madre! I miei genitori mi hanno abbandonata a un anno, sono venuta a
scoprirlo nel modo peggiore! Io sono figlia di nessuno…-
Lucci: -Sempre
meglio figlia di nessuno, che figlio di due che neanche si amano…-
Kokitsune: -Oh,
guarda guarda se le mie orecchiette mi stanno ingannando, ti ho sentito parlare
di amore-
Lucci: -…
Maledizione a te e ai tuoi intrugli infernali! Che cosa ci hai messo nel tè,
l’oppio?-
Kokitsune: -Per tua
informazione, i miei ‘intrugli infernali’ sono pregiatissime varietà di tè, e
poi non è colpa mia se non sai nemmeno gustarlo, tanto da dire che ci metto
l’oppio dentro!-
Lucci: -… Disse
quella che si scolò in un sorso un’intera teiera-
Kokitsune: -Sai
Lucci, non l’avrei mai detto… Direi che tu devi esser crudele per essere
giusto…-
Lucci: -Il Governo
vuole così… Ama tutti, credi a pochi e non far del male a nessuno è il tuo
motto, vero?-
In quel momento, la
porta della stanza si aprì di scatto e Lucci saltò in piedi, come ripresosi
improvvisamente dallo stordimento da tè e incenso: Jyabura entrò di corsa,
dapprima interdetto dai pezzi di vetro per terra, poi dal vedere il ‘gattaccio’
in piedi, vicino al tavolino del tè con una Kokitsune evidentemente sorpresa.
Lucci si riprese la foto e se ne andò senza dir loro niente, ma il Lupo batté
rumorosamente un colpo sul tavolino, facendo quasi cadere la volpe dal suo
cuscino.
Kokitsune: -Se sei
qui per il tè, sei arrivato tardi. E’ finito-
Disse, accavallando
le gambe e assumendo un’aria quanto più possibile innocente e
rilassata.
Senza lasciarlo
parlare, continuò…
Kokitsune: -Kaku ti
ha detto tutto, suppongo… No? Mi tenete d’occhio, come una belva
pericolosa…-
Jyabura:
-Assolutamente no! Noi vogliamo aiutarti, ma se non collabori come pretendi di
ottenere risultati?-
Kokitsune: -Come va
con quella Gaterine, o come si chiama lei? L’inserviente. Quella che ti
piace-
Jyabura non si
lasciò distrarre dalla frecciatina che Kokitsune aveva appena sparato per
sviarlo dal discorso, approfittando della sua poca pazienza.
Jyabura: -Perché
Lucci era qui? Non dirmi che ti sta ricattando!-
Kokitsune:
-Ricattarmi? Lui? E perché mai, kon kon!-
Jyabura: -Ho visto
il tuo specchio rotto e ho fatto due più due-
Kokitsune: -Oh…
Eheh… Quello…-
Si afferrò la testa,
scuotendola.
Kokitsune: -Avete
ragione… Io ho bisogno di aiuto… Aiutatemi! Ho bisogno di aiuto… Non di
pietà…-
Per la stanza di
Kokitsune, ho fatto riferimento a un po’ di cose.
Tanto per
cominciare, il colore rosso: il rosso, in Cina e in Giappone, ha valenze
positive e significa fortuna. In Occidente invece può significare l’amore
divino, ma anche il sacrificio, il martirio o il tormento. Infatti assume anche
valenze negative, come quelle dell’amore carnale e del sangue.
L’hobby di Kokitsune
è la calligrafia, ovvero lo shodo (che significa ‘arte della scrittura’), ed è
molto popolare in Giappone. Che ne sono vari stili.
Il Ch'i-Men Mao Feng
è tè nero cinese, ed è considerato una delle varietà più rare al mondo. Questo
infuso veniva offerto in omaggio all'imperatore, come testimoniano antichi
documenti.
Anche i fiori nella
stanza di Kokitsune hanno un significato particolare: La rosa canina infatti
simboleggia delicatezza e
piacere
ma la tempo stesso anche sofferenza
e dolore.
I garofani rossi invece significano rabbia e risentimento, ma anche
energia.
Infine, lo scambio di battute tra Kokitsune e Lucci verso la fine sono
citazioni dell’Amleto.
(Il disegno di Kokitsune è stato fatto da Razzek, su
DeviantArt)