Hiram Yaeger si sporse oltre lo schermo del suo supercomputer
e lanciò un’occhiata a Gunn.
“Rudi, mi chiedevo...” disse, esitando.
Gunn alzò gli occhi dal suo blocco di appunti della riunione
appena conclusa. Nell'angolo in alto a destra, sulla pagina che Gunn stava controllando, c’era il disegnino stilizzato di un omino
appeso a un cappio, e la dicitura SUMMER CREPA.
“Dimmi.”
“Voglio dire... non che io disapprovi, eh, sia chiaro... ma
non ti stai accanendo un po’ troppo su Mary Su -- su Summer Pitt, ultimamente?”
Gunn si voltò a guardarlo. “Tu dici?” chiese, con aria
pensosa.
“Cioè, per me hai tutte le ragioni, quella ragazza se la tira come se
l’avesse solo lei, pretende di comandare tutti quanti a bacchetta e in generale
sta sulle palle un po’ a chiunque...”
“E quindi, che problema c’è?”
“No, niente, è che mi chiedevo... Quando i due rompipalle
sono comparsi, non li odiavi poi così tanto...”
“Beh, probabilmente hai ragione. In effetti, hanno
cominciato a darmi l’orticaria da poco tempo, più o meno da quando il loro
adorabile paparino mi ha fatto un piccolo... beh, chiamiamolo torto.”
Yaeger era perplesso.“Hai cominciato a trovarli
insopportabili più o meno da quando Dirk s’è sposato, no? Ma non capisco che
torto ti abbia fatto.”
“Beh, in realtà, non è proprio da quando Dirk s’è
sposato. Piuttosto, da quando...”
Gunn aggrottò le sopracciglia, ricordando...
[Nel caso la frase precedente, col riferimento al ricordo, i puntini di sospensione, lo spazio e tutto il resto, non fosse sufficiente a farvi capire che ora inizia un flashback, metterò un avviso. E visto che questa è una ficcyna della peggior specie, userò l'espediente più scemo di tutti gli espedienti nel mondo degli espedienti, ovvero scrivere "INIZIO FLÉSCBEC" all'inizio del fléscbec. Così non dovrò mettere tutto il resto
del capitolo in italics] [Ma quanto sono furba? Eh?] [Certe volte mi stupisco da sola della mia idiozia galoppante] [Ignorate quel che metto fra parentesi] [Sul serio, ignoratelo] [Oh, Dio!]
INIZIO FLÉSCBEC
“Più ci penso e più credo di poter essere più utile alla
NUMA dalla Casa Bianca che dal mio ufficio attuale”
“E chi dovrebbe sostituirla alla NUMA?” chiese Pitt.
“Rudi Gunn?”
Sandecker scosse il capo. “No, Rudi non vuole. Si sente
più tranquillo come vice”
Clive Cussler, Odissea
“Eh? Cosa?! Ehi, ma... no, no, no, ragazzi, aspettate un
attimo - non è vero! Il vecchio bastardo se l’è inventato! Figuriamoci se mi
sento più tranquillo a fare il vice sfruttato e sottopagato - ah, ma per
favore!, semmai è vero il contrario, e di sicuro mi sentirei molto più
tranquillo se quello scriteriato di Dirk se ne stesse ben lontano dal...”
“Rudi...”, tentò timidamente di interromperlo Darla. Ma Gunn
era partito per la tangente.
“... No, questo è davvero, davvero fantastico - vent’anni di
straordinari non pagati ad aspettare di diventare il capo di ‘sto stramaledetto buco di
posto, poi Dirk arriva, gioca a ‘battiamo le mani un-due-tre’ con l’Ammiraglio, e mi ciula
il posto. Oh, ma è grandioso, no, sul serio, davvero grandioso, io non so
proprio come...”
Paul Trout tentò di intervenire, prima che a Gunn partisse un embolo. “Rudi, dai, non te la
pren...”
“... come diavolo abbia fatto a far credere a tutti quanti
che io - no, ascoltami - che io abbia potuto anche solo pensare
di... di immaginarmi di.. di sognare di dire una cosa del genere,
quando...”
“Oh, dai, ormai è andata così...” Darla provò a calmarlo,
dato che il tono della sua voce stava raggiungendo preoccupanti ottave da
soprano.
“... quando la metà dello staff della NUMA sa perfettamente
- no, anzi, quando tutto lo staff della NUMA - lo sa anche la donna delle
pulizie – dicevo, sa perfettamente quanto io abbia sbavato
per anni su quel posto e...”
Gamay, la moglie di Paul, gli battè una mano sulla spalla
con fare consolatorio. “Su, su, andiamo, Rudi, adesso non...”
“... e – aspetta, lasciami finire – tutti sapevano
perfettamente quanto ci tenessi ad evitare che il posto dell’Ammiraglio – il
mio posto - finisse, fra tutti, proprio a Dirk
‘Facciamo-casino-ammazziamo-gente-rubiamo-mezzi-di-trasporto” Pitt, viglio
dire, proprio a Dirk “Tanto-poi-ci-pensa-Rudi-a-evitare-che-finiamo-tutti-in-galera’
Pitt, e insomma!, – lo sapevano tutti, che avevo gli incubi, perdio, al solo pensiero
che la direzione della NUMA potesse finire in mano a quello squilibrato di Dirk
‘Faccio-sempre-quel-cazzo-che-mi-pare-tanto-sono-il-cocco-dell’Ammiraglio’, e
invece guarda un po’, Sandecker – Dio lo strafulmini all’istante, quel
fedifrago! – s’inventa tutta questa bella storiella che io avrei
rifiutato di...”
“Ma tu adori l’Ammiraglio!”, fece Gamay, sorpresa.
Gunn scattò. “Non nominare quel traditore, se non vuoi che
io abbia un travaso di bile!”
“Ru-diii...” gemette Darla, che cominciava, dato anche lo
stato delle vene del suo collo, a temere che al suo capo venisse sul serio
un coccolone.
“E tu non azzardarti a dire niente!, gli hai persino creduto,
quando te l’ha detto!”
“Ossignorelamadonna...” mormorò Darla, ormai convinta che
Gunn avrebbe preso fuoco per autocombustione da un momento all’altro. Tentò di
allontanarsi, con discrezione, per non rimanere coinvolta nel falò.
“... voglio dire, perfino la donna delle pulizie di cui sopra sarebbe un
capo migliore di Dirk... Lui non ce la può proprio fare, non ha un minimo di
buon senso, finirà per portarsi a letto la figlia di qualche minatore
milionario pazzo – e guardate che l’ha già fatto! – così quello s’incazzerà da
morire e farà saltare tutta la sede della NUMA per ar...”
“No, aspetta, si è portato a letto la figlia di un minatore
milionario pazzo?!” Darla si riavvicinò a Gunn di qualche passo, dimostrando
una volta per tutte che la sua avidità di pettegolezzi era più forte anche
dell’istinto di sopravvivenza.
“... sì, ma non è questo il punto, Dals, quello che volevo
dire...”
“E quando è successo?”
“Dar-la!”
“E dai, sono curiosa anche io!...” intervenne Gamay, punzecchiandolo con l'indice.
“Si, beh, insomma, lei si chamava Maeve, o qualcosa del
genere - bionda, occhi azzurri, una figa da paura come al solito – e abitava su
un’isola vulcanica strapiena di diamanti, che è esplosa accoppando tutti quanti
nel giro di dieci chilometri, e...”
Gunn si interruppe per lanciare un’occhiata a Darla, che
aveva assunto un’aria allarmata.
“... hmmm, sì, beh, è una storia piuttosto lunga.” Tagliò corto.
“Comunque, se è per questo, l’amico Dirk ha dato una bottarella anche alla moglie di un
poveretto di nome Seagram che lavorava al governo, e se l'è fatta giusto sopra un materasso muffoso sul Titanic, quando...”
“Cosa? Ha fatto... l’ha fatto sul Titanic?!”
“... sì, e ha fatto ammattire il poveruomo. Per non parlare
di quando, dentro ad un tubo di scarico, ha sedotto la moglie di un altro
milionario mezzo matto, che si chiamava LeBaron - che poi mi sa che sia morto, accoppato dai
cubani... No, aspetta, forse erano russi...”
“Eh?”
Gunn agitò una mano. “Lascia perdere, non ho mai capito
veramente cosa fosse successo quella volta. In effetti, ero abbastanza occupato
a starmene in un angolo con la faccia maciullata e un paio di ossa fracassate –
sempre ringraziando i cubani. O i russi, non so.”
“... Capisco”, disse Darla, che in effetti non capiva
affatto, e cominciava a pensare che Gunn fosse andato fuori di testa.
“E, ovviamente, anche quella volta fu colpa di Dirk. Tutte
le volte che mi spacco qualche osso, mi rompono la faccia o mi sparano addosso
è colpa sua. Qualche volta tentano anche di farmi esplodere, come quella volta
sull’isola dei teschi di ossidiana, quando un gruppo di allegri nazisti
argentini tentarono di far saltare me e Al per aria...”
“No, aspetta... teschi di cosa?”
“... Ossidiana, Dals, è un vetro vulcanico – ma non
interrompermi mentre mi lamento. Lasciami almeno spiegare come mai mi sono
trovato su un’isola piena d’oro in mezzo a un fiume dentro una caverna che...”
“... Un fiume. Dentro una caverna.” Darla annuì lentamente,
ormai convinta che il suo principale fosse definitivamente uscito di senno.
“... Sì, con in mezzo un’isola...”
“Nel fiume dentro alla caverna?”
“Sì... Non guardarmi così, Dals, è vero. Quella volta mi
ruppi quasi tutte le dita, parecchie costole e la testa, e questo perchè Dirk
aveva castrato un pazzo psicopatico di nome Tupac, e...”
"Castrato? Che intendi con 'castrato'?" chiese Paul, allarmato.
“Tupac?!” fece Darla.
"In che senso castrato?!"
“Tupac?!” ripetè Darla.
“... Sì, beh, non gliel’ho mica dato io, il nome, Dals" si voltò verso Trout. "E tu non
fare quella faccia. E comunque, se non ci credete, a documentare quella storia c’è una foto
nell’ufficio dell’Ammiraglio. Beh, c'era.”
“Quella in cui tu sei ingessato dalla testa ai piedi e
indossi una ridicola camicia da notte da ospedale?” saltò su Gamay.
“Ehi, quella foto me la ricordo!” intervenne Paul.
Gunn arrossì leggermente. “Hmmm, sì, beh, quella. Un'altra prova dell'inesauribile buon gusto dell'Ammiraglio. E comunque Dirk
recentemente l’ha tolta e l’ha sostituita con un ritratto dei suoi due deliziosi
figlioletti... L’adorabile Mary Sue e il simpaticissimo Gary Stu.”
"Ma non si chiamavano Summer e Dirk Jr.?", chiese Paul, perplesso.
Darla scosse la testa e gli battè qualche colpetto sulla spalla. "Lascia perdere, è una storia lunga", disse.
[FINE DEL FLÉSCBEC]
“... Oh, così è a quello che ti riferivi, quando parlavi di ‘piccolo
torto’?”
“Già.”
“In effetti mi era sembrato strano, quando l’Ammiraglio mi
disse che avevi preferito rimanere vice, ma sai...”
Dallo schermo del computer, Max, la personalità virtuale che
Yaeger aveva creato per il suo cervello elettronico superfigo, intervenne. “Guarda
che io te l’avevo detto, ma non mi ascolti mai!”, sbuffò.
Gunn si sporse per guardarla, con l’intenzione di
ringraziarla per il supporto morale. Max ricambiò lo sguardo col migliore dei
suoi sorrisi. Indossava il costume tipico haiwaiano, un paio di Christian
Loboutin di pitone rosso col tacco di cristallo, e un cappello da cuoco. Gunn si
chiese perchè Hiram si ostinasse ad attribuirle il carattere di quella mezza
matta di sua moglie.
Yaeger lo guardò da dietro lo schermo, badando di rimanere
fuori dalla visuale di Max. ‘Adesso la spengo’, gli sillabò in silenzio.
Bibliografia (più o meno):