Capitolo
1
Diana Preminger
***
“Con questa
siamo a tre in questo mese! Smettila di cercare
di fuggire, è impossibile.” l’ennesimo
rimprovero dell’educatrice risuonò per
l’ennesima
volta nella stanza di Diana Preminger.
“Più
tenterai di fuggire più il duca Preminger sarà
severo
con te…Vedi di capirlo!” concluse uscendo e
chiudendo a chiave la porta.
Diana si buttò
supina sul letto, era stanca di vivere così,
non ne poteva più. Voleva vedere il mondo, voleva conoscere
città diverse,
voleva incontrare tante persone e voleva una volta per tutte uscire da
quella
dannata villa.
La stessa villa che
l’aveva vista entrare a 2 anni e che
tutt’ora non l’aveva ancore vista uscire. Mai,
nemmeno una volta aveva potuto
avanzare un passo fuori dal cancello da ben 13 anni.
Le sue passeggiate si
svolgevano sempre all’interno del
giardino, di cui ormai conosceva ogni filo d’erba a memoria.
Così per non-
sapeva -più -quante –volte, si ritrovò
a immaginare
il mondo fuori dal cancello, che città avrebbe visitato
semmai fosse riuscita a
scappare.
Le uniche cose che
conosceva erano quelle che era costretta
a studiare e quelle che aveva visto alla televisione.
Si alzò dal
letto e usci sul balcone che dava sulla vista
della cittadina dove abitava, chissà se tutte le
città erano così, quello era
il suo posto preferito, il balcone, dal quale poteva ammirare la vista
della
città dall’alto.
I suoi pensieri e immagini
furono interrotti da qualcuno che
stava bussando alla porta.
“Avanti…”
disse permettendo così allo sconosciuto di
entrare.
“Buona sera
signorina Preminger, la cena è pronta.”
annunciò
la sua cameriera personale
“Scusa Brigitte,
non ho fame stasera.” Rispose con gentilezza
lei.
Brigitte era
l’unica persona di cui si potesse fidare
all’interno
di quella casa, l’unica persona che le raccontava come era
fatto il mondo,
delle emozioni che si vivevano al suo interno. L’unica amica
che aveva mai
avuto. Aveva un anno in più di lei, ovvero 16 anni, e
quell’anno ne doveva
compiere 17.
“Ma Diana, devi
pur mangiare qualcosa.” Insistette dopo aver
chiuso la porta dietro si se perché nessuno la sentisse
“Ho lo stomaco
chiuso.” disse, poi dopo una breve pausa durante
la quale aveva lanciato un ultima occhiata al giardino aggiunse :
“Hai visto?
Hanno aumentato di nuovo le guardie al cancello. Mi chiedo a che numero
le farà
arrivare. Diventerà piuttosto affollato lì
sotto…”
“Già.
Mi spiace Diana… poi oggi l’educatrice
è stata molto
dura. Ha veramente esagerato! Come fanno a non capire
l’ingiustizia del tenerti
chiusa qui dentro?!”
“Non lo
so… L’unica cosa che so è che il nonno
non può
permettersi che io scappi, a quanto pare Nadja ha rifiutato di
ereditare il
ducato dei Preminger. E questo vuol dire che adesso l’erede
sono io. In più se
io scappassi non saprebbe più come riportarmi a qui, se
mandasse la polizia a
cercarmi i giornali lo saprebbero e in questo modo si scoprirebbe
dell’esistenza
di una seconda figlia di Colette Preminger, che è stata
tenuta nascosta a tutti
per più di 15 anni. Ti rendi conto delle conseguenze che
questa dichiarazione
avrebbe?
Oltre al fatto che
l’alta società inizierà a parlare e
spettegolare, la mia cara madre mi vorrebbe indietro e il nonno si
ritroverebbe
nuovamente senza un erede.”
“Ma prima o poi
verrai comunque allo scoperto no?”
“Esatto infatti
quest’anno il nonno, quando avrò compiuto 16
anni mi farà debuttare in società, come la figlia
di Colette che non è stata
conosciuta prima a causa di gravi malattie che le impedivano di alzarsi
dal letto…!”
spiegò sprezzante Diana
“Bhè
non è del tutto falso. E’ vero che tu sei
piuttosto delicata
e ti ammali facilmente.” Aggiunse Brigitte
“Certo ma come
puoi notare non ho alcuna difficoltà ad
alzarmi dal letto… E per la cronaca, non è che mi
ammali facilmente è che
quando tento di fuggire mi stanco molto e finisco per
ammalarmi!”
“Ma cosa faresti
se riuscissi a scappare? Andresti da
Colette?”
“Assolutamente
no. Figurati se adesso ho bisogno di una
madre che per 16 anni non è venuta a conoscenza che aveva
un’altra figlia oltre
alla sua cara Nadja. Avevo bisogno di lei quando ero piccola, quando
ogni
settimana mi ritrovavo con una babysitter diversa, quando non avevo
nessuno con
cui giocare, con cui ridere, quando piangevo e nessuno mi
consolava, quando avevo
bisogno di affetto, la volevo! Ma non c’era! Peggio ancora
non sapeva neanche
che esistessi! Adesso non ho più bisogno di lei, e non la
voglio neanche
vedere!”
“Mi dispiace
Diana…”
“No Brigitte, tu
sei l’unica persona che non può dispiacersi
per me. Tu sei l’unica amica che mi ha tenuto compagnia in
tutti questi anni...
e per questo dovrei solo ringraziarti!”
“Diana…
voglio dirti una cosa, che farò anche se non sarai
d’accordo!”
“Dimmi.”
“Io, io
verrò con te! Se tu cercherai di fuggire un’altra
volta io sarò con te e ti aiuterò come
potrò! Sarò tua amica per sempre e
pertanto starò sempre al tuo fianco!” disse
commossa Brigitte
“Grazie
Brigitte. Non mento se dico che sei la prima persona
a cui ho voluto bene e lo voglia
tutt’ora…!” rispose Diana commossa a sua
volta.
“Adesso per
favore vieni a mangiare. Non sopporto l’idea che
andrai a letto senza aver messo nulla sotto i
denti…!” si riprese Brigitte
sorridendo all’amica.
“D’accordo.”
Sorrise Diana seguendola al piano di sotto.
L a cena come al solito fu
silenziosa, anche perché a tavola
c’era solo lei. Il duca Preminger veniva solo una o due volte
alla settimana e
se ne andava prima di cena. E
non le era
permesso cenare con la servitù.
Tornata in camera
indossò la camicia da notte e poco dopo arrivò
Brigitte, che come ogni sera le spazzolava i lunghi capelli lisci
biondi che
ormai le arrivavano sulla schiena, ma che tuttavia erano diversi da
quelli di
sua sorella. L’aveva vista in foto e in effetti erano
praticamente uguali se
non per qualche piccolo dettaglio, ad esempio i capelli di Diana
scendevano più
morbidi e piani sulla schiena non avendo tutte quelle punte
all’insù che
avevano quelli di Nadja, e mentre quest’ultima aveva una
frangetta sbarazzina
sulla fronte, Diana aveva la riga in mezzo che le divideva i capelli
sulla
fronte che a volte le finivano sugli occhi.
Gli occhi azzurri erano
uguali anche se nell’una erano pieni
di allegria e libertà, nell’altra di sofferenze
patite, abbandono ma anche
speranza. Purtroppo gli occhi di Diana non perdevano mai quella vena
malinconica che ormai era parte della sua espressione.
Mentre si guardava allo
specchio vide Brigitte, dietro di
lei avvicinarsi al suo orecchio.
“Diana, ho
scoperto un giorno perfetto per la fuga.” Le
sussurrò
Brigitte nell’orecchio
“Quando e
perché sarebbe perfetto!?” domandò
velocemente
Diana
“Dopodomani, ho
sentito delle guardie a tavola che parlavano
del fatto che finalmente dopodomani potevano avere un po’ di
libertà.”
“Ma non ci
sarà un cambio come al solito?”
“No. Ed
è questo che renderebbe il giorno il più indicato
per fuggire. Dopodomani non c’è nessun cambio,
quindi in tutta la villa ci
saranno solo tre guardie! E calcolando che due devono stare al portone
principale, al cancello ce ne sarà solo una.”
“Perfetto! Se
usciamo dalla porta sul retro, arriviamo al
cancello e riusciamo a superare la guardia siamo fuori!”
“Sì
però dovremmo o stordire o addormentare
quell’unica
guardia. In modo che perda i sensi per il tempo che ci serve per
scappare
abbastanza lontano!”
“Inoltre
dobbiamo farlo in un momento della giornata in cui
non ho lezione e non sono occupata, in questo modo si accorgerebbero
dopo della
mia scomparsa. E lo stesso vale per te!”
“Giusto!”
concluse entusiasta Brigitte contenta di aver
aiutato a programmare la fuga.
“Brigitte inizia
a preparare le tue cose, devi portare il
minimo indispensabile chiaro? Al cibo e alle bibite ci penso io. E se
hai
bisogno di qualcosa dimmi pure che domani mando qualcuno a comprarmi
delle cose…In
fondo il nonno ha ordinato che qualunque cosa chieda mi deve essere
portata!”
“Mi servirebbero
delle scarpe più comode, sai queste della
divisa di cameriera non sono molto adatte alle fughe”sorrise
Brigitte
guardandosi le scarpette con il tacco nere.
“Sì e
ti prenderò anche qualcosa di più comodo come
vestito…
“ aggiunse Diana guardandole l’enorme e ingombrante
vestito nero.
“Non
esagerare…” sorrise Brigitte nuovamente.
“Sì,
ho detto solo un vestito e un paio di scarpe, poi
magari qualche maglione e sciarpa nel caso faccia
freddo…tutto qui!”
“Va
bene!” acconsentì Brigitte raccogliendole i
capelli in
una treccia come ogni sera. “Non mi stancherò mai
di dirtelo ma hai dei capelli
bellissimi…” aggiunse
“E con questa
siamo a 246…vuoi dirmelo ancora altre volte?!”
sospirò rassegnata Diana.
“Può
darsi che lo farò.” sorrise divertita Brigitte
“Comunque anche
tu hai dei bei capelli! Dovresti solo farli
crescere un po’, li tieni sempre a caschetto.”
“Ho sempre
pensato che non fossero belli, il castano è un
colore così comune… Per questo cerco di non farli
notare…”
“Sciocchezze…
Sono stupendi.”
“Se lo dici
tu… allora proverò a farmeli crescere
okay?”
Diana annuì
“Buona notte Brigitte, ci vediamo domani… e
metteremo ben a punto il piano!”
“Buona notte
Diana. A Domani.” Sussurrò Brigitte chiudendo
la porta
***
Primo
Capitolo spero vi sia piaciuto! Ovviamente la storia di Diana si
intreccierà con quella di Nadja, Keith, e Francis!
Aspetto
una vostra opinone! Fatemi sapere se la storia vi piace^-^
Baci Irene
|