Naruto accenna una breve risata falsa e si tuffa nella propria scodella
di ramen, nascondendocisi dietro.
Kakashi, Sasuke, Sakura e Sai, ugualmente perplessi, ne seguono le
mosse, chi in maniera palese e chi fingendo di avere di
meglio da fare che tenere d'occhio un dobe.
Teuchi intanto, ingenuamente lusingato da tanta partecipazione,
continua a snocciolare aneddoti intrappolando sua figlia Ayame e Yamato
in una discussione a senso unico infarcito di battute insipide.
Dall'altro
lato del bancone, dove questo si snoda in una curva e permette agli
avventori di guardarsi negli occhi, o in questo caso di spiare ogni
mossa di chi ci si trova davanti, Kiba sta gesticolando animatamente e
raccontando qualcosa di inudibile per loro, mentre Shino regge la
piccola Sarutobi, che sembra incantata dai suoi occhiali da sole, e
Kurenai fruga nella propria borsa alla ricerca di qualcosa. Poi
c'è
Hinata, che ascolta Kiba e ogni tanto ride, scuotendo la testa e
facendo dondolare i lunghi capelli corvini che,
Naruto ne è convinto, devono essere morbidissimi e
tutte le donne per legge dovrebbero portare così, di sicuro,
pensiero che potrebbe costargli la testa per mano di Sakura, che ancora
sfoggia una corta zazzera rosa.
Così
come è altrettanto sicuro che Kiba andrebbe soppresso e dato
in pasto
ad Akamaru, già che sembra voler entrare così
tanto in simbiosi col suo
cane, e chi se ne importa se è suo amico, posto che lo sia
mai stato
davvero. Non è ben chiaro perché in questo
momento gli vorrebbe fare la
pelle, ma se non la pianta di fare il buffone non vedrà
l'alba di
domani.
Il fatto è che, essendo la guerra finita, la ricostruzione
di Konoha terminata, il processo a Sasuke un ricordo, insomma, il fatto
che non ci sia nulla da fare, permette a Naruto di sentire con
chiarezza non desiderata le parole che sono rimaste stampate nella sua
mente di adolescente in piena fase ormonale, prima nascoste da
questioni di vita o di morte e ora libere di torturarlo giorno e notte.
“Quindi io
non ho paura di morire per te! Perché io... ti
amo!”
Si può rispondere in diversi modi a una dichiarazione:
“anche io”, “mi dispiace, sono innamorato
di un'altra”, “mi dispiace, sei come una sorella
per me”, “ci devo pensare”.
Sono tutti modi molto validi, se non commetti l'errore di far passare
tredici mesi da quando la dichiarazione in questione è
avvenuta, perché
allora riprendere l'argomento diventa grottesco, o perlomeno
imbarazzante da morire.
E se hai quasi diciassette anni e hai amato
una ragazza soltanto, con tutto l'entusiasmo e la sfacciataggine che ti
contraddistinguevano a dodici anni, trovarti ora a dover rispondere a
un'altra persona totalmente diversa, molto più timida e,
diciamocelo,
che ti ha dimostrato un coraggio che neanche sospettavi avesse e quindi
ti fa vergognare per la tua superficialità nel non averla
mai
calcolata, beh... ti senti nella merda.
Kiba si batte una mano sul
petto strabuzzando gli occhi sottolineando chissà quale
aneddoto, e
Hinata stavolta scoppia a ridere forte, nascondendo la bocca dietro una
mano, paonazza in viso. L'amico, perché di questo
deve trattarsi, ride a sua volta e si appoggia alla sua
spalla.
Naruto
guarda i loro visi vicini, poi la spalla di lei, il collo, poi scende,
no, errore, torna su velocemente, di nuovo la spalla, il viso di
Hinata, il brutto muso di Kiba, il viso di Hinata, la bocca nascosta di
Hinata, la bocca di Kiba troppo vicina alla pelle di Hinata.
Spacca
la scodella vuota con la pressione delle mani, determinato, non
accorgendosi neppure dello sguardo allibito degli altri su di
sé.
Ora tocca a lui dichiararsi.
E continua ad essere una merda.
Tredici mesi dopo.
Sakura
sta facendo dondolare le gambe, reggendosi al ramo con le mani e
guardando con la coda dell'occhio Sasuke, che prende i raggi del sole
morente accanto a lei, lasciandosi illuminare dal tramonto consapevole
di fare più o meno l'effetto di una martellata sulla testa
alla sua
compagna di squadra.
«Naruto, non ci siamo, non ti stai
concentrando.» rimprovera bonariamente Kakashi, che per
l'occasione ha
persino potuto riaprire il suo amato libro senza che l'allenamento ne
disturbasse la lettura.
Naruto sbuffa, contrariato, pallida
imitazione di Sasuke che stupisce il maestro e fa distogliere
l'attenzione di Sakura dalla bellezza del genio Uchiha.
Il ninja-medico salta giù dall'albero, raggiungendolo e
squadrandolo con sguardo inquisitorio e mani sui fianchi.
«Si può sapere che hai?» sbotta,
sospettosa.
«Ma
io? Niente! Non essere ridicola, Sakura-chan!» esclama Naruto
con voce
fin troppo acuta, facendo voltare un perplesso Sasuke e guadagnandosi
un pugno che lo manda a gambe all'aria.
«Io non sono ridicola, sei tu che sei più stupido
del solito.» puntualizza piccata.
«Ahia.
Crudele...» borbotta l'Eroe di Konoha, tirando su col naso in
un pianto
immaginario, «A Sasuke le fai passare tutte, anche quando ti
dice che
sei noiosa, ancora. Sei troppo di parte.»
si lamenta.
Sakura
arrossisce, non potendo ribattere alle accuse fondate, e lancia uno
sguardo di disapprovazione a Sasuke per non essere intervenuto in suo
soccorso. L'Uchiha, ovviamente, ricambia sprezzante e non dice nulla.
«Sicuramente mi hai rotto qualcosa!» esclama Naruto
in pieno melodramma.
«E finiscila... Fa vedere, su.» offre generosamente
la kunoichi, sentendosi leggermente in colpa.
«Per
oggi l'allenamento finisce qui, allora. Sakura, ti affido gli altri
due. Naruto, mi aspetto che tu sia più concentrato la
prossima
volta.»si raccomanda Kakashi, sparendo prima che lei possa
obbiettare
qualcosa.
«Allora io me ne torno a casa.»conclude Sasuke,
alzandosi.
«No,
aspetta!» tenta di fermarlo Sakura, bloccata da una mano di
Naruto che
l'afferra a un polso, rischiando di farle perdere l'equilibrio.
«Resta con me, devi visitarmi!» la supplica, e
Sasuke sbuffa e fugge via, senza degnarli di un saluto.
«Noo...» geme l'Haruno, lasciandosi cadere in
ginocchio, «Naruto, sei un essere detestabile!»
Ma
quando si volta a guardare il compagno di squadra, resta sorpreso di
trovarlo serissimo, senza più alcuna traccia del buffone di
poco prima
sul suo viso cupo.
Quasi ha un infarto, e si guarda velocemente attorno prima di chiedere:
«Che c'è?»
«Mi
serve un tuo consiglio, tu sei l'unica che conosco che non mi
prenderebbe in giro. Sei anche la più esperta quando si
parla di
sentimenti, sei una persona qualificata.» afferma Naruto,
tentando di
arruffianarsela e di prendere il discorso più alla larga
possibile al
tempo stesso.
Sakura, leggermente compiaciuta ma soprattutto perplessa, si limita ad
annuire con aria rapita.
«Mi...
Io... Devo... Io...» farfuglia lui, tracciando con l'indice
linee sul
terreno e senza più alzare lo sguardo, «Devo
rispondere a una
dichiarazione.» mormora infine, abbassando la voce man mano
che parla e
risultando inudibile.
«Come dici?» domanda subito Sakura interessata,
«Alza la voce.»
Naruto
sbuffa, arrossisce, si scompiglia i capelli, poi si schiarisce la gola
dando un colpo di tosse: «Devo rispondere a una
dichiarazione.» ripete
controvoglia.
Sakura spalanca gli occhi verdi all'inverosimile,
l'ultima volta che l'ha fatto in quel modo era perché si era
ritrovata
davanti Sasuke dopo tre anni di ricerche, con tra l'altro i vestiti
indecenti che indossava a Oto e certo non l'aiutavano a controllarsi
dal mangiarlo con gli occhi.
«Di chi?» squittisce con la medesima
faccia sconvolta, «Quando te l'ha fatta? E gli hai detto che
ci devi
pensare o vi hanno interrotti?» lo aggredisce, afferrandolo
per un
braccio con presa ferrea che quasi lo spolpa, «Chi,
Naruto?»
«Mi stai strappando il bracc-Oh,
va bene, Hinata.» si arrende subito, con le lacrime agli
occhi per il
dolore. Sakura inspira rumorosamente, liberandolo, gli
resterà il segno
per giorni, e si batte una mano contro la coscia.
«Questa poi! Non
pensavo che avrebbe mai trovato il coraggio! E tu sei venuto subito a
chiedere a me?» chiede poi, fiera e in parte sollevata.
Temeva che,
quando il giorno sarebbe arrivato, Naruto l'avrebbe involontariamente
esclusa. Sorride, sentendosi ancora parte della sua vita.
«Beh, non proprio subito subito...» precisa Naruto
a voce bassissima.
«In che senso?» domanda Sakura, sorridendo
rassicurante.
«Eh, sai... Con tutte le cose che c'erano da
fare...» fa il vago lui, infrangendo il sollievo di poco
prima.
«Quando
si è dichiarata?» si informa allora la ragazza,
inclinando leggermente
la testa e continuando a sorridere con allegria artificiale.
«L'anno scorso.»
Quando
Naruto rinviene, Sakura ha le braccia incrociate e la testa voltata
altrove, per segnalare quanto realmente ce l'abbia con lui, come se il
pugno che gli ha rotto il naso non fosse sufficiente.
«Perché?» sussurra, straziato.
«Imbecille.» ringhia Sakura, senza ancora
guardarlo. «Lo so io il
perché. E non ti mollo qui giusto perché la
povera Hinata non merita di
dover attendere ancora... Ah, voi uomini! Ringrazia che non
chiamerò
Ino, te le darebbe lei di santa ragione!»
«Va bene.» acconsente Naruto stordito, senza capire
molto di ciò che dice, «Quindi mi aiuterai? Nonuccidermi!»aggiunge
frettolosamente, trovandosi di fronte a una nuova occhiata assassina.
«Purtroppo
per me e fortunatamente per te, sì. Ti
aiuterò.» dichiara solenne
Sakura, «Ma non mi sembra il caso di restare a parlarne qui,
si sta
facendo anche buio ormai. Vediamoci domani a casa tua. A che ora passo
da te?»
Naruto pensa alle confezioni vuote di ramen e ai cartoni
vuoti di latte impilati sul tavolo, all'acqua che bagna il pavimento
sotto il lavandino pieno di piatti sporchi, alla polvere che si
è
accumulata nel pavimento e che negli angoli ha formato gomitoli a cui
ha dato un nome.
«Facciamo alle undici. Ho qualche commissione da
sbrigare.» risponde, agghiacciato all'idea di ciò
che Sakura gli
farebbe se scoprisse come vive.
«D'accordo.» concorda lei, di nuovo sospettosa.
«Prima
di tutto devi riuscire a parlarle da solo, senza Kiba e Shino nei
dintorni.» comincia Ino, facendo avanti e indietro per la
stanza a
passo di marcia.
Naruto, con la borsa del ghiaccio premuta sulla testa e un cerotto sul
naso, la segue con gli occhi.
«Avevi detto che non le avresti parlato.» rantola
rivolto a Sakura.
Lei lo liquida con un gesto delle mani, «L'ho incontrata e mi
è sfuggito.»
«Come no.» ironizza Naruto, prima di accorgersi con
orrore che Ino non passeggia più.
«Mi stai ascoltando?» abbaia la Yamanaka con occhi
infuocati.
«Sissignora!»
risponde spaventato, pentendosi di non aver chiesto aiuto a qualcuno di
meno pericoloso, come Sasuke o, eventualmente, qualche mukenin di
classe S appena catturato.
«Però non puoi cominciare il discorso dal
nulla. A parte il fatto che Hinata morirebbe sul colpo, ma sarebbe
comunque poco carino. Non che non sia già orribile, ovvio,
ma evitiamo
di peggiorare le cose. Direi che le devi strappare un appuntamento
oppure, se siete proprio impediti come sembrate, almeno un'uscita
casuale.»
«Casuale?» ripete Naruto senza capire, e Ino si
schiaffa una mano sul volto.
«No,
io non ce la faccio con questo così.» si rivolge a
Sakura, supplice, e
anche il ragazzo guarda la compagna di squadra in cerca di soccorsi.
«Intende dire che fingerai che sia
casuale. Ti troverai casualmente dove
sarà lei, e le farai compagnia. Un appuntamento non
programmato, non ufficiale.» spiega allora l'altra, compita.
«Ah.» mormora, soltanto, Naruto.
«Ecco.
E poi, a fine serata, riprenderai l'argomento alla lontana. Tipo
“ti
ricordi quella volta...”?» riprende Ino,
più entusiasta.
Naruto è palesemente scettico: «“Ti
ricordi quella volta in cui Pain ti ha infilzata?”»
«Sakura, non collabora.» constata Ino,
inespressiva, ancora come se parlasse di qualcuno assente.
«Sì,
è un caso perso, sì.» risponde Sakura
senza prestarle attenzione,
sfogliando una rivista che si è portata da casa. Ino si
avvicina e
gliela strappa di mano, rimproverandola con lo sguardo.
«Scusa. Naruto,
fa come ti dice lei e basta.»
«Ma...» comincia lui.
«E basta.» ribadisce Sakura, minacciosa.
Naruto sospira.
«E prima comunque prova a rubarle un appuntamento.»
suggerisce la Yamanaka, soddisfatta dal supporto ricevuto.
E' facile, si dice Naruto, ho chiesto a
Sakura di uscire almeno mille volte. Che sarà mai?
Hinata
si è appena buttata un asciugamano sulle spalle, avendo
appena
terminato l'allenamento, e Kiba sta bevendo una generosa sorsata
d'acqua.
Strozzatici, augura Naruto, aspettando che si allontani per potersi
rivolgere a lei senza che nessuno si intrometta.
«Ehi, Naruto.» lo saluta la voce profonda di Shino,
facendolo sobbalzare.
«Ah! Ehi, sì. Come va?» butta
lì Naruto, sorridendo nervosamente.
«Stanco per l'allenamento, ma per il resto va bene. Cerchi
qualcuno?» indovina subito l'altro.
L'agitazione
è una brutta bestia per una persona iperattiva
già di per sé, quindi il
meglio che riesce a rispondere, così impulsivamente,
è: «No, sì. Sì.
Hinata. Cerco Hinata, ovvio.»
«Ovvio, sì.» ripete
Shino, tetro, «Sarebbe assurdo che tu volessi parlare con
me.»
Il sorriso gli si ghiaccia in volto, mentre Naruto tenta di rimediare:
«Ma che dici, dai...»
«No, no, è giusto. Siamo amici soltanto da
più di quattro anni ormai, che vuoi che sia.» lo
anticipa l'Aburame, offeso a morte.
«Ma,
Shino...» mormora Naruto, mortificato e soprattutto
spaventato. Non è
la sua giornata, tra quella strega isterica e la paranoia permalosa
dell'insettomane. La pazzia dev'essere comune in tutti coloro che hanno
“ino” nel nome.
«Naruto-kun?»
La voce dolce di Hinata lo fa voltare con un gran sorriso, dimenticando
per un momento Shino e tutti i mali del mondo.
«Hinata!
Proprio te cercavo! Cioè...» si corregge, ma Shino
sta già marciando
verso Kiba borbottando tra sé e sé sugli amici
ingrati. «Mh. Questa non
me la perdonerà tanto presto.» commenta, meno
interessato di quanto
vorrebbe.
«Che succede?» chiede Hinata, confusa.
«Oh! Tu, vuoi,
non so... Ti accompagno a casa?» azzarda, e se non fosse che
parla
sempre di getto forse batterebbe i denti come per un gran freddo.
Hinata sgrana gli occhi e poi arrossisce, «Ecco... Non...
Prima dovrei...»
«Devi fare altro?» l'aiuta Naruto, nascondendo
l'infinita delusione. Forse,
se glielo avesse chiesto Kiba, avrebbe acconsentito subito. Forse, dopo
tanto tempo, le è passata. Forse, il Teme l'ha contagiato
col suo
inguaribile ottimismo.
«Hanabi è malata, le ho promesso che sarei passata
a prenderle degli okonomiyaki caldi.»
Non
balbetta più, Hinata, ma non riesce neppure a guardarlo
troppo a lungo,
e Naruto sente uno strano rimescolamento tra calore e emozione,
giù
nello stomaco.
«Con la tua famiglia va meglio, vero?» domanda,
addolcito, e Hinata annuisce subito con un fugace sorriso che lo premia
cancellando la delusione.
«Molto.»
«E se ti accompagnassi a
comprare gli okonomiyaki?» propone, prima ancora di pensarci.
Le parole
sono sfuggite naturali come accadeva con Sakura, e il danno
è fatto.
Ora potrebbe prenderlo per il seccatore che è, e se fosse
davvero
Sakura lo stenderebbe, o caccerebbe a male parole.
Hinata invece arrossisce di nuovo, ma si illumina, e gli occhi chiari
brillano.
«Mi farebbe piacere.» accetta, unendo le mani e
torturandone le dita.
«Bene!» esclama Naruto a voce un po' troppo alta,
«Benissimo allora! Io aspetto... qui.»
«Bene...»
ripete Hinata, voltandosi con grazia e andando a passo spedito verso la
borsa. Kiba, mentre dà da bere ad Akamaru, lo saluta con un
cenno della
mano cui Naruto risponde con sincera allegria. Non ricorda neanche
più
di avergli augurato la morte fino a poco prima.
Hinata inciampa e
quasi cade, Kiba ride con voce rauca, e lei si china e ficca
l'asciugamano in borsa senza neppure piegarlo, perché le
mani le
tremano troppo.
Naruto questo particolare non lo sa, pensa soltanto alle parole di Ino:
li ha chiamati “impediti”, e
probabilmente, se li si mette vicini, è la
verità. Però non importa, perché ci
può pensare lui a Hinata.
E
considerando che lei si è quasi fatta uccidere per lui, si
è
dichiarata, e senza avere risposta lo ha affrontato faccia a faccia per
quei mesi, sentendosi di sicuro peggio di come si sente lui ora,
probabilmente è più vero il contrario. Il
pensiero lo innervosisce, e
si ritrova a dondolare sul posto, facendo schioccare la lingua contro
il palato, guardandosi attorno, sfiorando la corteccia di un albero con
la mano.
E adesso?
La voce di Sakura gli viene in soccorso: “Non
urlare e non agitarti troppo. È bello avere una persona che
ti dimostra
di essere felice di vederti quando ti ha vicino, eh, se solo Sasuk...
Dicevo: è bello, ma non è bello aver paura di
ricevere una manata
mentre gesticoli o di non recuperare l'udito mai più, tanto
fai casino.”
Non deve urlare e non si deve agitare, ecco. Questo può
essere utile.
Hinata
saluta tutti, Shino risponde con un cenno torvo della testa e Kiba
solleva un braccio imitato da Akamaru, e Naruto alza un pollice in
segno di saluto vittorioso, sentendosi molto Sopracciglione e
poco intelligente.
Comincia
a camminare, concentrandosi sul non agitarsi troppo e ammutolendo, con
la fronte aggrottata e gli occhi puntati sui propri piedi. Solitamente
avanza baldanzoso e non bada a come si muove, stavolta si preoccupa di
mettere i piedi sempre sulla stessa linea immaginaria avanti a
sé,
finendo col trovare innaturale la propria camminata e rallentando il
passo.
Hinata lo scruta perplessa, indecisa se chiedergli spiegazioni o meno.
«Hai
mai badato,» accenna Naruto concentrato, «al fatto
che se ti fissi sul
modo in cui cammini per risultare naturale, finisci col non ricordarti
come cammini di solito e non riesci a fare il disinvolto?»
Lei,
ovviamente, lo guarda come se gli fosse spuntato un terzo occhio. Il
ragazzo ridacchia nervosamente, passandosi una mano tra i capelli.
«Dimenticatelo. Quindi, okonomiyaki, uh?»
«Sì.» conferma Hinata, sconcertata ma
con un mezzo sorriso.
“Quindi, okonomiyaki, uh”? Ma che vorrebbe
dire? E non gesticolare troppo, che Ino ti spezza le braccia...
pensa lui, scoraggiato.
«E
a te... a te cosa piace mangiare?» azzarda poi, con la
disperazione
abbastanza udibile nella sua voce perché lei gli rivolga uno
sguardo
penetrante.
«Va tutto bene?» domanda, con gli occhioni chiari
che gli sondano il viso.
«Non
proprio...» mormora Naruto, evitandoli. Poi, all'improvviso,
sorride
come folgorato: «Ehi, ti va di allenarci assieme, qualche
volta? Tipo
domani?»
«Certo!» risponde di getto Hinata, poi si corregge:
«Ma domani non posso, scusa, ho già promesso a
Kiba.»
«Kiba? Non Kiba-kun?» crede di
pensare e invece dice, lui.
«Beh,
o-ormai... Si offenderebbe se non lo chiamassi senza
suffissi...» si
giustifica Hinata, sorpresa dal tono di disapprovazione.
«No, beh,
chiaramente!» si affretta a dire Naruto, dandosi dell'idiota.
«Guarda,
lì vendono okonomiyaki!» trilla, con palese ansia.
Hinata si ferma
in mezzo alla strada, e lo fronteggia. Lui non ha vie di fuga e se ne
rende drammaticamente conto. Arrossisce, e si rende conto che per lei
la situazione non doveva mai essere stata molto diversa dalla sua ora,
e che se prova il desiderio di chiudersi in casa e non uscirne mai
più
per evitare momentacci simili, Hinata ha avuto più coraggio
di lui.
Ciò è insostenibile.
«Sicuro
di stare bene?» ripete Hinata, seria. Si è
abituata ad avere Naruto
vicino senza aspettarsi nulla dopo la sua dichiarazione, e crescendo ha
imparato a ingoiare l'imbarazzo, almeno in parte. Ora il cuore le batte
a mille e sta arrossendo pazzamente ad ogni secondo di silenzio,
però
perlomeno sa che non sverrà, e riesce a non balbettare
accantonando la
tensione a favore della preoccupazione: che Naruto debba andare via di
nuovo, per anni, da Konoha?
Non è normale che lui prima stia zitto
per minuti e poi parli a casaccio di cose tipo “come si
cammina” per
poi sembrare così nervoso.
«Io non ho mai risposto alla tua dichiarazione.»
Appunto, non è normale.
Lo
dice così, incredulo lui stesso della facilità, o
svagatezza, con cui
ha parlato. Hinata, ovviamente, è impietrita, e in un primo
momento
pensa di aver capito male. È confortante questa idea, tanto
che quasi
tira un sospiro di sollievo, poi incrocia lo sguardo di Naruto e una
parte di lei muore. Le sue spoglie mortali sono ancora catturate da
quegli occhi azzurri e questo evita loro di crollare a terra, ma i suoi
pensieri sono svaniti da qualche parte.
«Forse dovevo dirlo meno
direttamente... Beh, ormai è fatta.» rimugina
Naruto, con un'alzata di
spalle. «Ti chiedo scusa per non averti parlato prima, ma
c'era il Teme da andare a salvare.»
aggiunge, perché Ino ha sottolineato che è
importante scusarsi.
«Mh.» accenna quello che resta Hinata. Pensa: Ora
muoio.
«Da
dove cominciare... Ecco, io non avevo mai pensato a te in quel
modo.»
premette lui, chiedendosi se non dovesse prepararsi il discorso prima,
e già che c'era magari riflettere su cosa,
effettivamente, volesse dirle. È tardi ormai,
pazienza.
«Ero troppo... E non l'ho mai fatto. Non mi aspettavo che tu
pensassi
quelle cose. Cioè, mi avevi anche detto, quella volta prima
dell'esame
di selezione dei chunin, che mi ammiravi, ma pensavo finisse
lì.
Ricordi, sì?»
Mi sta davvero chiedendo se me lo ricordo? E mi sta
davvero rifiutando dopo un anno, invece che continuare a fare finta di
niente? si domanda Hinata, annichilita. Annuisce
meccanicamente.
Naruto non sembra dar peso al suo colore cereo, abituato ai suoi
svenimenti improvvisi, e prosegue.
«Però
mi hai aperto gli occhi, con le tue parole e con il tuo gesto. E quando
ho creduto che Pain ti avesse uccisa, è stato terribile. Ho
perso il
controllo infatti. Beh, questo lo sai. Ma poi c'era Sasuke con
l'Akatsuki, e poi Sakura che lo voleva uccidere, e Danzo, Madara... Non
ci ho pensato più.» ammette, imbarazzato.
Ho bisogno di sedermi. pensa Hinata, stordita, e:
Perché non sono ancora morta?
«Però,
se sei ancora d'accordo, mi piacerebbe conoscerti meglio, uscire con
te.» dichiara, piuttosto formale, «Scoprire di
più su quella ragazza
che mi è sempre stata vicina senza che me ne rendessi conto
e che è
quasi morta per me. Perché, poi, quella volta te l'avevo
anche detto,
che mi piacciono le persone come te.»
Nella mente di Hinata torna il
silenzio. Batte le palpebre un paio di volte, perché gli
occhi sono sul
punto di lacrimare per essere stati aperti troppo a lungo, e il suo
viso perde ancora colore. Si rende conto che Naruto sta aspettando che
dica qualcosa, e lei lo farebbe se si ricordasse come si pensa.
«I-io...» sfiata, con una voce fatica a riconoscere
come sua, senza avere la più pallida idea di che rispondere.
«Non c'è bisogno che me lo dica subito!»
la interrompe Naruto, «Posso aspettare anche io, anche
tredici mesi!»
«Tredici mesi?» ripete Hinata, atona.
«Tredici
mesi e quindici giorni.» specifica Naruto mortificato, che di
recente
non ci ha dormito all'idea di aver lasciato passare tanto tempo.
«Io... Io...» cerca di dire lei in un pigolio.
«Sakura-chan dice che non mi devo aspettare nulla. Non
sentirti obbligata.» la anticipa ancora.
«Sakura-chan?» ripete ancora Hinata, aggrottando la
fronte. Si è definitivamente persa nell'insensatezza di
tutto.
«Uhm,
beh, sì. Beh...» si incarta Naruto. «Ne
ho parlato con lei. È la
migliore in questo campo. Nel team sette almeno. Anzi, fa schifo in
questo campo, però è comunque molto meglio di me
e di Sasuke, perché è
una ragazza.»
«Chiaramente.» commenta la Hyuga, scegliendo un
avverbio a caso. Non ha ancora capito perché nomini Sakura,
proprio in
quel momento.
«Ah, ma... a me non piace certo più lei, non in
quel senso! È roba passata!»
Hinata è ragionevolmente sicura che questa non sia una frase
adatta da dire ora.
Se non fosse così innocente... e se io non fossi
io... pensa, cercando di focalizzare l'attenzione altrove,
leggermente divertita all'idea di come reagirebbe un'altra al suo posto.
«A te invece... piace qualcun altro ora?» continua
Naruto, nel suo ormai monologo.
Lei
sussulta, non aspettandosi neppure simili sospetti, dato che
è scontato
che non amerà mai nessun altro. Si è rassegnata,
si è rassegnato anche
il suo team, sono tutti rassegnati all'idea che si consumerà
d'amore
per lui fino alla morte, quindi come può chiedere una cosa
simile?
«No.» afferma sicura, ed è l'unica cosa
su cui non deve riflettere.
«Quindi ti piaccio io!» conclude Naruto vittorioso.
Perché mi odi così tanto?
chiede Hinata con gli occhi, mentre il suo viso assume l'abituale
colorazione rosso carminio.
«Non
lo so neanch'io perché non penso mai prima di
parlare...» bofonchia
Naruto, «Non svenire adesso.» la prega, temendo per
la sua incolumità
con tutto quel sangue che va e viene dalla sua faccia.
Hinata raccoglie il coraggio, “fingi di essere in
punto di morte e sii sincera” si consiglia, e fa un
respiro profondo.
«Hai
ragione.» riesce a dire, e sa che questo è molto
più imbarazzante ora
che non ha l'adrenalina sparata a mille come la volta scorsa e che la
situazione non è delle più romantiche. Quasi le
viene da piangere.
«Io,
uh, sarebbe la prima volta.» constata Naruto onestamente. Poi
arrossisce anche lui, non con la violenza di Hinata ma con la stessa
inesorabile voglia di sprofondare.
L'amore dovrebbe essere
sentirsi sempre felici, non ci dovrebbe essere la sensazione continua
di stare per dire una scemenza e il mal di stomaco. O almeno
questo
è quello che ha sempre pensato Naruto, che si sfiora con
discrezione la
pancia dolente come se l'avessero presa a pugni.
«Me lo immaginavo meglio, questo discorso.»
aggiunge, desolato.
Hinata, al massimo della tensione, scoppia a ridere alla sua
espressione, e lui sente di riacquistare punti.
«Anche
io...» ammette, esilarata. È impazzita,
probabilmente, il colpo è stato
troppo forte, quindi si concede di ridere liberamente ancora un po'.
Anche Naruto comincia a ridacchiare, beandosi di come tutto ora vada
secondo i piani, o perlomeno è ciò che si dice
per non guardare in
faccia la realtà, dato che non aveva programmato nulla.
«Gli
okonomiyaki li offro io, vieni.» la invita allegro, e Hinata
non ha
cuore di ricordargli che non sono per lei e neppure le piacciono.
Continua soltanto a ridacchiare, euforica, mentre si rende conto che
Naruto era felice all'idea di piacerle. Lo supera senza notarlo, e alle
sue spalle lui si passa le mani sul viso sino ai capelli, poi alza di
scatto le braccia e i pugni verso il cielo. Ha ancora la sensazione che
il cuore gli sia caduto nei dintorni dello stomaco, ma insieme a lei
c'è la voglia di saltare e ridere ancora più
forte.
Hinata si volta,
sorridendo, e lui ricambia stordito, lasciando cadere le mani verso il
basso precipitosamente e trovandola così carina da non
notare lo
spuntone di roccia su cui riesce a inciampare come un pivello, finendo
faccia a terra senza emettere un suono.
Sasuke lo sfotterebbe per il resto dei suoi giorni.
«Ecco
il futuro Hokage.» sbotta appunto qualcuno, qualcuno la cui
voce
somiglia pericolosamente a quella dell'ultimo degli Uchiha, beffarda
nello stesso fastidioso modo.
«Ah, Hinata, che brava, riesci a farlo cascare ai tuoi
piedi!» sfotte una voce femminile che non
può essere Sakura perché il destino
non può essere così crudele e lui non
ha aspettato tredici mesi perché finisse tutto
così male.
«Oh,
no, io...» farfuglia Hinata, mentre Naruto si arrischia a
sollevare la
testa e a controllare quanto le sue allucinazioni siano ben fatte a
livello visivo.
«Dobe. Eccoti finalmente stare al tuo posto.» lo
saluta Sasuke, guardandolo dall'alto in basso non soltanto
metaforicamente, purtroppo. Sakura, accanto a lui, si porta una mano
alla bocca per nascondere la sghignazzata perfida che le è
salita alle
labbra.
Naruto riabbassa lentamente la testa fino a toccare il terreno col naso.
Forse, se finge di essere morto, se ne andranno.
Sente
dei passi in avvicinamento, e poi la voce di Hinata, che a confronto
con quella dei due sciacalli sembra soave: «Ti sei fatto
male?»
Sorride
rassicurante mentre tira su la testa, incrociando le braccia sotto il
mento come se fosse steso su un divano e non al centro della strada.
«No, figurati.» chioccia, per nulla credibile,
avendo l'autostima a pezzi sotto di sé.
Hinata
si china, porgendogli il palmo della mano perché si alzi.
Lui lo
afferra, tirandosi su con l'aiuto dell'altra mano, e si ferma a
metà
movimento, col viso vicino al suo. Strabuzza gli occhi, mentre Hinata
si ritrae istintivamente di qualche millimetro e di nuovo arrossisce.
Naruto, per puro istinto primordiale, continuando a mantenersi a lei
con la sinistra, le sfiora la spalla con le dita della mano destra
mentre sale verso una sua guancia, e lì la appoggia,
sentendo il suo
viso bollente. Stanno leggermente tremando entrambi, lui se
n'è reso
conto soltanto in quel momento accarezzandola, e si inumidisce
inconsciamente le labbra.
Adesso la bacio, decide, e si blocca di conseguenza.
Lo
scalpiccio di Sakura che scappa via trascinando Sasuke per un braccio
lo distrae, allontana leggermente la mano da lei ed entrambi saltano
come se avessero preso la scossa. Hinata ondeggia per qualche istante,
priva di equilibrio. Lo guarda raggiante per un secondo, poi la
consapevolezza piomba come un macigno e quasi sviene per l'imbarazzo,
guardandolo con incredulità.
«Vado a casa! Grazie! Cioè, ci
vediamo!» squittisce, dimenticando la sorella, gli
okonomiyaki, il
mondo, e correndo nella direzione esattamente opposta a quella giusta. Ce
l'ho fatta, ce l'ho fatta! è il suo pensiero
fisso, mentre fugge a casaccio e non si accorge neppure di averlo
ringraziato per nulla.
Naruto si siede definitivamente per terra, deciso a restare
lì per sempre.
Poi
sorride, si alza, e si dirige con determinazione a comprare gli
okonomiyaki per Hanabi. Non sia mai che una povera fanciulla debba
restare senza cibo, ci penserà lui a portarglieli.
Direttamente andando sotto alla finestra della sorella maggiore, e per
pura generosità disinteressata.
Sasuke
e Sakura li vedo a influenzarsi negativamente a vicenda, per chi
conosce Scrubs nominerei Cox e Jordan, per chi non lo conosce
consiglierei di andarselo a vedere. Nel caso non si capisca, Sakura
prende a pugni Naruto sia perché si è comportato
male non rispondendo
subito a Hinata, sia perché non gliel'ha riferito subito. E
sì, Ino
l'ha picchiato di nuovo per solidarietà femminile. E vissero
tutti
felici e contenti.
Laly,
spero tu abbia gradito
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