Pirati dei Caraibi
– Gli eredi del mare
Il capitano
Erano
di nuovo nella zona del porto, fiocamente illuminata dalle fievoli luci
di candela lungo la strada, che proiettavano sul selciato lunghe e
traallanti ombre.
Con non poca fatica, Henry era riuscito a convincere Morgan a prendere
una carrozza e a non andare a piedi, portando come motivazione valida
la maggiorrapidità con cui avrebbero percorso il tragitto.
Appena scesa dal convoglio, la ragazza aveva fatto promettere al
conducente di non dire nulla riguardo a loro. Questi, incentivato dalla
piccola fortuna che Henry gli aveva messo in mano, aveva alla fine
acconsentito alla richiesta di Morgan e si era diretto verso una
squallida locanda per godersi il gruzzolo appena guadagnato.
I due giovani si erano invece diretti verso i moli, dove il viavai di
quel pomeriggio era notevolmente diminuito e le navi ormeggiate erano
meglio visibili.
Morgan tirò un sospiro di sollievo quando vide la Persefone
ancora alla fonda e con le vele issate. Senza indugiare oltre si
diresse a passo spedito verso il molo, seguita a ruota da Henry, i cui
sensi erano all'erta nel caso un altro marinaio sbronzo avesse deciso
di aggredirli. Fortunatamente, tutti quelli che nel pomeriggio si erano
rivelati leggermente alticci in quel momento dormivano rumorosamente
sopra i sacchi delle provviste o tra le casse.
"Che spettacolo rivoltante" commentò il giovane tappandosi
il
naso per non sentire il fetore proveniente da quegli uomini.
"Suppongo che dopo un po' ci si faccia l'abitudine" ribattè
semplicemente Morgan, prima di iniziare a rallentare il passo "Siamo
arrivati"
Col naso all'insù e gli occhi spalancati, Morgan stava
fissando
l'imponente scafo del mercantile davanti a loro, su cui la scritta Persefone
giganteggiava elegante e solo leggermente scrostata.
"Quindi questo mercantile in realtà è una nave
pirata?"
domandò Henry guardando anche lui l'imponente imbarcazione.
"Non lo so, ma se così fosse, starebbe a significare che il
capitano Gibbs è veramente abile"
"Tu dici?"
"Spero che me lo dica lui"
Detto questo, Morgan iniziò a correre lungo il molo di legno
in cerca di una passerella per salire sulla nave.
"E se il capitano non fosse a bordo?" obiettò Henry, dopo
averla raggiunta.
"Allora lo aspetteremo finchè non arriva"
"Morgan, ti rendi conto che questa è una pazzia?" le
domandò allora, bloccandola per un braccio.
"Può darsi, ma se voglio vederci chiaro non posso fare
altrimenti. E' l'unico indizio che mi è stato lasciato per
ritrovare la mia famiglia e intendo seguirlo"
"Hai letto cosa ti ha scritto Jack, no? Vuole che tu resti a Londra"
tentò di convincerla Henry, ma la testa di Morgan era
più
dura del ferro.
"Quanto pensi che possa essere al sicuro, a Londra? Non sono i pirati
ad essere sulle mie tracce, ma la Marina. Le stesse persone che oggi mi
proteggono domani potrebbero venirmi a prendere senza complimenti per
spedirmi in una cassa al commodoro Charles o a chi per esso"
"Ma perchè gettarsi di propria iniziativa tra le braccia del
nemico?"
"Cos'è questo baccano, si può sapere?"
sbraitò una voce sopra di loro.
I due ragazzi alzarono lo sguardo verso una delle finestre del castello
di poppa. Un uomo si era affacciato da essa, ma al buio non era
possibile distiguerne le fattezze.
"Perdonateci, signore" si scusò Henry mentre tentava di
trascinare Morgan più lontano, ma questa oppose una ferma
resistenza e alla fine riuscì a divincolarsi dalla presa.
"Stiamo cercando il capitano Gibbs, del mercantile Persefone"
spiegò la ragazza, ignorando le proteste di Henry.
"Perchè cercate il capitano a quest'ora della notte, Miss?"
domandò l'uomo.
"Ho bisogno di parlargli di una faccenda complicata. Molto complicata.
Mi è stato detto di rivolgermi a lui"
"E chi vi ha dato questo saggio consiglio?"
"Mia madre" rispose Morgan dopo alcuni secondi di riluttanza "Lo
conosceva"
"Il capitano Gibbs conosce un sacco di donne che potrebbero essere
vostra madre, ragazza" puntualizzò l'uomo, ridendo "Dovrete
essere più precisa per convincermi ad andarlo a chiamare"
Morgan non seppe cosa rispondere. Si voltò a guardare Henry,
il
volto contratto in un'espressione contrariata, che con un gesto della
mano la incitò ad andare avanti. La ragazza prese un respiro
profondo e continuò.
"Si chiamava Elizabeth Swan"
L'uomo alla finestra non rispose e dopo qualche secondo lo videro
chiudere la finestra e sentirono i suoi passi che si allontanavano.
Morgan sospirò delusa e abbassò lo sguardo, per
rialzarlo
subito dopo quando sentì altri passi sul ponte. Vide l'uomo
appoggiato alla balautra in legno, in cima alla passerella.
"Sono io il capitano Gibbs" si presentò cupo l'uomo "E voi
siete Morgan, giusto?"
"Mi conoscete?" domandò lei sorpresa, raggiungendo in fretta
la fine della rampa di legno.
"Oh sì. Conosco tutta la vostra famiglia. I Turner. Gente
che attira i guai come i maiali attirano le mosche"
Sia Morgan che Henry rimasero un po' interdetti dal paragone del
capitano e la ragazza si voltò verso l'amico, che la
guardò con fare ammiccante.
"In effetti..." iniziò a dire, ma il capitano lo interruppe.
"Cosa volete da me, di preciso? Non siete stati molto esaustivi, prima"
"Ecco, vorremmo delle spiegazioni" rispose Morgan, per poi mostrare al
capitano le ultime due lettere inviatele da Jack e quella di sua madre
"Sembra che mio fratello e mio padre siano in pericolo, ma non ho
capito molto altro. Mia madre mi ha scritto di rivolgermi a voi per
sapere la verità"
"Jack Turner in pericolo?"
"Sì, capitano"
L'uomo grugnì qualcosa di incomprensibile, quindi
invitò
i due ragazzi a salire a bordo. Morgan si sorprese di trovarsi davanti
un uomo già abbastanza avanti con l'età, ma in
una forma
fisica pressochè perfetta, se non si guardavano i denti
mancanti
e le cicatrici sparse su viso e braccia. Per un marinaio raggiungere
quell'età doveva essere un'impresa non da poco. Anche il
capitano si mise a guardarla con tanto d'occhi.
"Per tutti i diavoli! Siete sputata a vostra madre!" esclamò.
"Davvero?"
"Sì, le somigliate molto. E se ve lo dico io, vuol dire che
è vero. L'ho vista crescere quella ragazza. Ma bando alle
ciance, fatemi vedere quelle lettere"
Morgan gli passò subito i fogli che aveva in mano e Henry si
premurò di specificare la particolarità della
lettera di
Elizabeth Swan.
"E tu chi sei? Che c'entri in tutto questo?" gli domandò
Gibbs burbero, guardandolo storto.
"E' un mio amico, ha insistito per accompagnarmi. Possiamo fidarci"
rispose Morgan per lui.
Il capitano parve non farsene troppo un problema e, dopo aver inforcato
un paio di occhialetti sporchi, iniziò a leggere le lettere,
concentrato. Arrivato a quella di Elizabeth, si avvicinò ad
una
delle lampade a olio appese lì vicino. Alla fine
riconsegnò il tutto a Morgan.
"A quanto pare, il giovane Turner non ha molto ben chiaro quello che
sta succedendo" commentò cupo.
"E voi lo sapete invece?" domandò Morgan, fremente.
"Naturalmente! Se non lo aveste ancora capito, la Persefone nominata
lì e proprio questa nave"
"E come mai non siete ancora stato arrestato per pirateria?" chiese
Henry guardingo.
"Perchè aggirare quei citrulli al governo è
estremamente
semplice. Per loro questa nave è un semplice mercantile e
sono
convinti che la Persefone pirata sia una nave omonima. Che stupidi!"
Il giovane Coward, punto nell'orgoglio, fece per ribattere, ma Morgan
lo fermò con una gomitata nel costato.
"Capitano Gibbs, vi prego, ditemi che sta succedendo a mio fratello" lo
supplicò accorata Morgan.
Il capitano sospirò e si tolse gli occhiali.
"Non mi basta una notte per raccontarvi tutto, ma sappiate che tutto
quello che c'è scritto nelle lettere è la pura
verità. Esiste una Fratellanza e i nove Pirati Nobili ne
compongono il Consiglio. Fino ad oggi si è riunito quattro
volte. La prima di esse si decise di imprigionare la dea del mare,
Calypso, nella sua forma umana, in modo che il controllo delle acque
passasse agli uomini"
"Quella Calypso?" intervenne Henry scettico "La stessa di cui si parla
nell'Odissea? Quella che tiene Ulisse per dieci anni a Ogigia?"
"Oh, credimi, ragazzo, ha fatto di peggio" lo liquidò Gibbs,
toccandosi il mento e tornando poi al discorso principale.
"Durante il quarto consiglio, invece, si decise di liberarla, per
ottenere il suo favore nella guerra contro la Compagnia delle Indie e
l'Olandese Volante, allora capitanata da Davy Jones. Fu vostra madre,
eletta Re del Consiglio, a dichiarare l'atto di guerra, e a fine
battaglia, morto Davy Jones, vostro padre prese il comando
dell'Olandese e diede manforte alla Fratellanza, che sconfisse
così la Compagnia delle Indie"
Avendo avuto la riprova che ciò che aveva detto quel
pomeriggio
era vero, Morgan guardò Henry di sottecchi, ricevendo in
risposta un'occhiata infastidita.
"Come vi ha scritto vostra madre, prendere il comando dell'Olandese
vuol dire ottenere la vita eterna" continuò Gibbs "Ma ad un
caro
prezzo. Per dieci anni l'Olandese guiderà i morti in mare
all'altro mondo. Dopodichè al capitano è concesso
un
giorno a terra da passare con le persone che ama. Così per
l'eternità, o finchè qualcuno non pugnala il suo
cuore,
contenuto in uno scrigno la cui chiave il capitano custodisce
gelosamente. Ma l'Olandese deve sempre avere un capitano e colui che
pugnala il cuore deve sostituirlo col suo e prendere posto al comando
della leggendaria nave, per portare avanti il suo compito"
"Tutto questo è assurdo" commentò Henry.
"Non mi aspetto che un damerino come te comprenda le mie parole" lo
schernì il capitano, per poi rivolgersi a Morgan "Vostro
padre
affidò il suo cuore a vostra madre, chiedendole di tenerlo
al
sicuro. Per molti anni la vita del capitano Turner rimase fuori da ogni
pericolo,
finchè qualcuno non trovò i diari di Lord
Beckett,
principale esponente della Compagnia delle Indie al tempo della guerra"
"Charles" disse Morgan ricordando le parole di suo fratello. Gibbs
annuì e continuò.
"Era da poco diventato ammiraglio della Marina, il favorito del
Commodoro e ben visto dal Governatore e dalla Corona per la dedizione e
la condotta impeccabile che aveva sempre mantenuto, nonchè
per
la sua ferrea avversione verso tutto ciò che aveva a che
fare
coi pirati. Molti pensavano fosse un vero e proprio fanatico, che un
giorno sarebbe diventato pazzo per quest'ossessione. Quando gli
capitò fra le mani il diario di Beckett, il suo fanatismo
raggiunse i massimi livelli. Aveva trovato il modo più
efficace
per debellare la pirateria una volta per tutte. Mandò i suoi
collaboratori più stretti ad informarsi riguardo alla
Fratellanza, a Calypso e all'Olandese.
"Erano anni, ormai, che nessuno chiedeva più di queste cose
e
molti pirati pensarono che ci fosse qualcosa sotto, così
informarono il Re della Fratellanza, che aveva messo al mondo da poco
una figlia, la sua secondogenita. Voi"
Il cuore di Morgan ebbe un sussulto. Il capitano andò avanti.
"Temendo per l'incolumità della sua famiglia, Elizabeth
nascose
il cuore del marito in un posto segreto e ne affidò le
chiavi ai
suoi due figli. Solo con entrambe le chiavi sarebbe stato possibile
trovare il cuore e per scongiurare la cosa, vi affidò ad un
suo
uomo di fiducia perchè vi portasse a Londra, al sicuro"
"Chi era quell'uomo?" domandò Morgan, smaniosa di sapere il
più possibile.
Gibbs ci mise qualche secondo a rispondere, poi disse tutto d'un fiato
"Il sottoscritto"
Morgan spalancò occhi e bocca per la sorpresa dovuta alla
rivelazione. Pensò fosse quello il motivo per cui la
Persefone
l'aveva sempre attratta e affascinata.
"Quando tornai, seppi che il piccolo Jack era stato portato a Port
Royal, ma di lui non ebbi più notizie, fino ad adesso"
riprese
Gibbs, accennando poi alle lettere "Con le informazioni contenute nel
diario di Beckett e quelle raccolte dai suoi informatori, immagino che
per Charles trovarsi il giovane Turner tra i suoi sottoposti sia stata
una manna dal cielo, ecco perchè se l'è tenuto
stretto e
buono. Ho paura, però, che non sia stato così
accorto da
non parlare di voi, Miss"
"Non poteva sapere che Charles avesse queste mire su di noi" lo
giustificò Morgan.
"No, infatti, ma anche se attiraguai, i Turner non sono mai stati degli
stolti. Se ha un po' del cipiglio dei vostri genitori, avrà
sicuramente cercato di porre rimedio alla cosa. Ovviamente nel modo
sbagliato, ecco perchè vi ha scritto di essere in pericolo.
Volete sapere altro, Miss Morgan?"
"Sì, in effetti"
Il capitano la invitò a parlare con un gesto della mano.
"Avete un posto che vi avanza nella vostra ciurma?" domandò
la ragazza a bruciapelo.
"Cosa?" esclamarono Gibbs ed Henry all'unisono.
"Avete capito benissimo, capitano. Ho intenzione di partire con voi, o
con qualsiasi altra nave che mi porti ai Caraibi ad aiutare la mia
famiglia"
"Morgan, non fare idiozie" la ammonì Henry, parandosi
davanti a
lei "D'accordo, sei in pericolo sia qua che ai Caraibi, ma
là
molto di più che qua. Ora che so come sono andate le cose
posso
offrirti protezione. Mi basterà parlare con mio padre e
sarà tutto risolto"
"Ma davvero?" intervenne Gibbs scettico "E chi sarebbe tuo padre,
ragazzo?"
"Lord Archibald Coward" rispose fiero Henry.
"Allora tanto vale che la consegni a Charles in persona. Lord Coward
è responsabile delle colonie all'interno del governo
britannico
e non ci metterà due secondi a spedirla a Port Royal dal
Commodoro, se questo servirà a debellare la pirateria"
"Tuo padre era presente quando ho mostrato la lettera a Miss Parker"
ricordò Morgan "Ha visto che il mio vero nome è
Turner"
"Spiacente, Miss, ma non potete più restare a Londra"
constatò il capitano.
"Ma non può neanche imbarcarsi con voi verso i Caraibi. Se
laggiù siete riconosciuti come pirati, avrete addosso la
Marina
appena entrati nel golfo" obiettò Henry.
Gibbs fece per ribattere, ma alla fine dovette ammettere che
l'obiezione di Henry aveva un senso.
"Fermi un attimo" disse allora Morgan "Anche se Charles sapesse della
mia esistenza, non sa che aspetto ho, giusto? Coma farebbe allora a
riconoscermi? Per lui sarei solo una ragazza come le altre imbacata su
un vascello pirata. Se invece resto qui a Londra e Lord Coward viene a
sapere che Charles mi sta cercando per il suo piano, si
ricorderà della ragazza che gli ha rapito il figlio e non ci
metterà due secondi a mandarmi a prelevare dalla casa di
Miss Parker, tanto più che qui sono sola e senza nessuno che
possa dire o fare qualcosa a mia difesa. Non siete d'accordo?"
"Beh, in effetti ha un senso anche questo" assentì Gibbs.
"Ma che state dicendo?!?" protestò nuovamente Henry "Morgan,
non puoi immischiarti con loro. Sono pirati!"
"E io non sono molto diversa da loro, Henry. Sono nata da pirati, se
non l'avessi ancora capito"
"Ma questo non fa di te un pirata. Non per forza"
"Miss Parker ci ha provato con tutta se stessa a cambiarmi i connotati
e, come hai potuto vedere, non ha ottenuto grandi risultati,
perciò perchè continuare a mentire a noi stessi?
Questo mondo, il tuo mondo, non fa per me, e il mio, con i pirati e
tutto il resto, non credo faccia per te. Le nostre strade si dividono
qui"
Henry non seppe cosa ribattere e la guardò con espressione
dispiaciuta e ferita, che però non smosse la ragazza.
"Ci conosciamo da neanche ventiquatt'ore, Henry, non credo di essere
diventata così importante per te. Tra una settimana ti sarai
già dimenticato della mia esistenza e io sarò
immersa nei guai fino al mento per pensare a te. Non può
funzionare, te l'ho detto"
"Come fai ad esserne così sicura?" domandò lui,
guardando altrove.
"Fidati, è così. Ma puoi fare qualcosa per me
qui, a Londra"
L'attenzione del ragazzo tornò su Morgan, di nuovo seria.
"Torna da Miss Parker e dille di bruciare tutte le lettere e i
documenti su di me. Non dovrà mai dire nulla riguardo alla
mia vera vita, per lei devo continuare ad essere Betty. E anche per te"
Henry annuì, quindi si avvicinò per dare un
veloce bacio sulla guancia alla ragazza.
"Buona fortuna, Morg...Betty" sorrise lui "Spero di reincontrarti un
giorno"
"Io spero di no e sai perchè"
"Sì, certo. Addio" la salutò, per poi rivolgere
un ulteriore saluto al capitano e scendere giù dalla
passerella fino al molo. Dopo pochi minuti la sua minuscola figura era
scomparsa in lontananza in direzione della città.
Fece molta fatica ad ammetterlo, ma a Morgan quel ragazzo sarebbe
mancato un po'. Non era come gli altri nobili, non del tutto almeno, e
si era dimostrato un amico leale e paziente - perchè, con
tutte le sue stranezze, ce ne voleva parecchia di pazienza con lei.
Sentiva, però, in fondo al cuore, che un giorno si sarebbero
rivisti, a Londra o ai Caraibi non poteva saperlo.
Rallegrata da quel pensiero, si allontanò dalla balaustra
del ponte e si voltò verso il capitano Gibbs, che la stava
osservando sorridendo sornione.
"Siete sicura della vostra decisione, Miss Morgan?"
La ragazza annuì vigorosamente "Ho scoperto di avere una
famiglia e che è in pericolo. E' mio dovere tentare di
aiutarla, no?"
"Può darsi di sì. In questo caso, benvenuta a
bordo della Persefone"
Ecco,
velocissimamente come non mai, il terzo capitolo :)
C'è poca descrizione e molto dialogo, spero non vi risulti
noioso, cari lettori, nel qual caso ditemelo che proverò a
riaggiornare lo stile di scrittura ;)
Grazie alle fedeli lettrici e commentatrici:
-Rebecca Lupin: tutto sarà spiegato a tempo debito, mi cara
:) purtroppo Henry non si imbarcherà per i Caraibi...non
ancora, almeno ;) scrivendo di lui mi c sono affezionata ed
è nata una balzana idea nella mia testa :D grazie per il
commento e buona lettura!
-stellysisley: sono contenta che anche i personaggi di Jack (anche se
appena abbozzato) e di Henry ti siano piaciuti. Col tempo si
delineeranno meglio :) nel frattempo buona lettura e grazie ancora!
-marty_odg: ecco a te il tanto atteso prosequio :) spero ti piaccia,
buona lettura e grazie!
Grazie anche ai lettori silenti e a chi segue questa fic!
Alla prossima!
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