PREMESSA
A Koorime, che se la merita.
*Spuc* çOç
Novela
1.
X Drake aveva già
fiutato il pericolo.
Forte e chiaro, fin
da quando aveva fatto clangare le sue armi contro quelle dei novellini dal
temperamento troppo vivace. Di più, fin da quando aveva spiccato il balzo che
li avrebbe fermati.
Era una posizione
rischiosa ma privilegiata, la sua, quella di un uomo che aveva tradito la
Marina per darsi alla pirateria, e che conduceva la sua ciurma di manigoldi con
il cipiglio sobrio del contrammiraglio che era stato, senza rinnegare dentro di
sé né l’una né l’altra natura. Un’ambivalenza ricca di pro e di contro.
Continuò a
camminare, nonostante si aspettasse da un momento all’altro un attacco, un
fendente, qualcosa.
“Ah” constatò
mentalmente, al pigro levarsi di un peculiare cappello di pelliccia. Finse di
non incrociare i suoi occhi, camuffato com’era dietro alla sua maschera. Ma
sapeva. “Così, sei tu il mio avversario”.
Non preparò alcuna
difesa. Non avrebbe potuto, non senza darlo a vedere e metterlo nella
condizione di ridere di lui, dato che, a quanto pareva, aveva orchestrato tutto
quello scherzo soltanto per divertirsi un po’. Ma la stilettata arrivò, arrivò
e fece centro con vertiginosa precisione.
- Drake. Tu quanti
ne hai uccisi? –
Merda.
Drake non lo disse
ad alta voce perché era un signore, ma lo pensò con limpidezza.
Quel Law. Quel
farabutto.
Faticava non poco a
considerarlo un compagno, ora che a tutti gli effetti lo era. Venivano entrambi
dal Settentrione, ed un altro pro della sua situazione era conoscere certi
polli fin da quand’erano pulcini.
La sua domanda,
l’aveva pronunciata forte e chiara.
Perché sentissero
tutti.
Tutti.
E questo poteva
significare una cosa soltanto: che sapeva. Oh sì, sapeva bene.
Decise che, a quel
punto, tanto valeva ignorarlo e continuare a camminare. La sua strada era già
segnata in ogni modo, e lo avrebbe ricondotto indietro, costringendolo a
cambiare i suoi piani. Dopo pochi secondi, infatti, la tasca interna della sua
blusa gli trasmise una sensazione familiare di calore, che non lo sorprese
affatto. Lui infilò due dita nella fessura sfiorò velocemente il piccolo rubino
che vi era nascosto, come in una tacita richiesta di aspettare.
Quel dannato
Trafalgar Law sapeva bene.
Sapeva che aveva
con sé qualcosa di prezioso. Qualcosa di Basil.
E Basil aveva
sentito tutto.
E dire che in tanti
consideravano il suo sadismo una leggenda da bettola. Se non fosse stato un
uomo d’onore, lo avrebbe fatto a pezzi seduta stante, ma Law era molto meno
imprudente e molto più pazzo di quanto dava a vedere, perciò si era preoccupato
di crearsi le condizioni ideali a lanciare la stoccata senza rischiare un
duello.
E lui, ormai, aveva
un appuntamento a cui non poteva sottrarsi.
- Diez. –
Eccolo lì. Aveva
già preso posto ad un tavolo, anzi, aveva addirittura già ordinato per
entrambi. Vino rosso, color sangue. Basil Hawkins era un pirata atipico che non
beveva mai rhum. Lui sì, ogni tanto ne beveva un po’, per prendersi in giro. Si
mise a sedere tradendo solo una minima parte del suo nervosismo, nonostante il
suo sguardo insistente lo avesse accompagnato fin dalla porta.
Lo chiamava Diez,
quando tutti lo chiamavano semplicemente Ics.
Diez. Come nessuno
osava mai.
Ah, quello sguardo
vuoto solo in apparenza. Gli faceva tornare in mente tutti i sigari che aveva
fumato durante il servizio in Marina. Anche se non erano stati tanti. Era
sempre stato un vizio piacevole ma non necessario, che aveva finito con il
sacrificare volentieri alla sua nuova vita. Non ricordava nemmeno se Basil
l’avesse mai visto fumare.
Probabilmente sì,
se ora il suo regolare sbattere di ciglia gli ricordava tanto deliberatamente
il sapore di tabacco in bocca, e tutte le sensazioni soddisfacenti del lento
aspirare.
- Che cosa voleva
dire Trafalgar Law? –
- Non è importante.
– rispose Drake senza troppa convinzione. Aveva imparato che alle domande
brucianti di Basil occorreva rispondere in modo altrettanto diretto e asciutto,
se non si voleva che la sconfitta fosse totale.
Lo vide caricare il
proprio peso sulle braccia conserte in modo quasi impercettibile. Per il resto,
la sua espressione non si modificò affatto.
- Tu credi? – lo
riprese. Anche la sua voce si era mantenuta morbida e piatta come sempre. A
pensarci bene, forse non l’aveva mai sentito gridare. A parte, si intende…
Era arrabbiato? Chi
poteva dirlo.
- Basil. –
- Vorrei che tu mi
spiegassi. –
Drake sospirò
qualcosa che assomigliava ad un improperio, mentre si abbandonava all’indietro,
la testa leggermente ciondoloni oltre lo schienale della sedia. Era stanco, o
almeno, così voleva apparire. Come un uomo che, con tutta la sua dignità, non
cerca di celare il suo senso di impotenza.
Avrebbe voluto
toccare Basil. Sfiorargli una guancia tiepida e liscia con reverenza,
dimenticando tutto il resto per poter semplicemente essere con lui. Ma ci mise
un attimo a riprendersi.
- Credevo che tu
sapessi già. Sai sempre tutto, di solito. –
- Parli con troppa
supponenza. La tua mente l’hai sempre tenuta lontana da me. Affinché io non
potessi leggerla. –
Fra loro scese
un’atmosfera sottile, carica di impalpabile pulviscolo che rendeva l’aria
irrespirabile.
- Diez. – lo chiamò
di nuovo. Quando lo faceva, esercitava un potere sconfinato su Drake, che ad
occhi chiusi, raccolse una mano guantata fra le sue e la baciò in silenzio, con
devozione.
- L’ho fatto per
proteggerti. –
- Spiegati. –
- Te lo dirò,
allora. Ti dirò tutto quel che ho fatto per te. –
ANGOLINO!
Bene, eccoci qui. questa storia consta di sei brevi
capitoli, ed è già conclusa, quindi l’aggiornamento sarà regolare, e non sapete
quanto ciò mi renda felice çOç
Sì, il titolo è in spagnolo, in omaggio al nome
spagnoleggiante di Drake. E sì, è una chiara assonanza con Supernova. E sì,
sono malata di mente. U_U
Aaaawn.. Spasimo per le Supernove. Devo averlo già detto. E
se Kidd e Law sono il l’aspetto freakin’ sexxxy della faccenda, Drake e Hawkins
sono invece talmente romantici che nemmeno il peggior Harmony della storia
oserebbe arrivare fin dove loro si sono spinti.
Gustateveli.
E amateli, soprattutto. Che Basil ha un musino tristino che
non gli si resiste. çOç
P.S. no, non mi sono dimenticata ciò che ho promesso in un
impeto di delirio in “Room”: sto DAVVERO scrivendo una cosaccia su Kidd che
canta le canzoni dei Kiss sotto la doccia. Prossimamente su questi schermi.
Tremate.