Hi, i'm isabella swan and i'm a vampire di pikkola_cullen94 (/viewuser.php?uid=87294)
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22 capitolo
Il
rumore dell'auto, aveva un non so che di rassicurante. Ero un rombo
soffuso, e coperto dallo scroscio incessante della pioggia, che fuori,
tormentava l'Alaska. Tutti, tranne me. Io me ne stavo accucciolata sul
sediolino, del guidatore, le mani appoggiate al volante, ascoltavo la
pioggia. Era da un po che non pioveva. Eravamo nella primavera
inoltrata. Ma la sera precedente, al tramonto, il sole era stato
coperto da grosse nuvole, che non lasciavano nessuna ombra di dubbio.
Il giorno dopo, fulmini tuoni e acqua si sarebbero abbatuti sulla
città. Finalmente mi decisi a scendere dall'auto. Aprì di
scatto la porteria, con la mano destra raccolsi la mia borsa beje dal
sediolino del passegiero. Il mio tacco dodici, a contatto con la ghiaia
bagnata, fece uno strano rumore, distorisi la bocca, mentre aprivo
l'ombrello. Marysol mi avrebbe staccato la testa a morsi di sicuro.
Uscire con la pioggia con quelle scarpe per lei era una forma di
sacrilegio...per me era soltamente scomodo.
Arrivai dinnanzi alla porta, salì gli scalini, quando finalmente
arrivai al coperto, chiusi leggera l'ombrello. Diedi un occhiata al
parcheggio, poco distante. Non so perchè lo facessi, ma da un
mese a quella parte, mi capitava molto spesso. Forse era la paura, o
per meglio dire l'ansia. Ma anche per quel giorno, tutto parve andare
per il meglio. L'auto grigia metallizata, era ancora lì al suo
posto, dove l'avevo lasciata quella mattina. Tirai un sospiro di
sollievo, bussai alla porta, che si aprì all'istante.
-"Bentornata Ambra" una voce sottile e acuta, mi accolse. Teneva la
porta con la mano destra, la sinistra, le scendeva lungo il corpo,
rilassata. Era ciò che dovevo fare anche io in quei momenti
fingermi rilassata e incurante.
-"Buonasera Alice" Le sorrisi educata, ma fu un sorriso freddo, come
del resto erano tutti quelli rivolti ai Cullen. La ragazza se ne
accorse, incarnò un sopraciglio. Ma feci finta di niente, entrai
nel grande salone della casa di Tanya.
-"Ambra" Mia madre mi corse incontro, mi strinse forte. Ero sicura al
cento per cento, che sospettasse qualcosa. E anche io, arrivai a
pensare, che avesse qualche potere a noi sconosciuto, perchè
riusciva a leggermi, come pochi in assoluto. Percepiva, la tensione che
io cercavo inutilmente di mascherare. Ma Annamarie ormai mi conosceva,
e sapevo cosa mi pasava per la testa, o almeno lo sospettava.
Posai il mio trench all'appendi abiti, mi diressi al piano di sopra.
Avanzai nel grosso corridoio, in meno di un secondo fui dinnanzi la
porta di legno di faccio lucida, della stanza. Era quella destinata a
me. Qualcuno la spalncò.
-"Ambra...cosa aspetti ad entrare...sono tre secondi che fissi la
porta" Fissai per un pò la persona che mi aveva aperto, poi la
mia mente divenne piu lucida.
-"Marysol..." Il mio tono suonò come un rimprovero.
-"Il dottor Carlisle si è raccomandato che tu resti sulla sedia
a rotelle almeno fino alla settimana prossima, le tue gambe ancora non
si sono sanate del tutto..." Feci una pausa, la spinsi sulla sedia poco
distante dalla porta
-"Per non parlare del fatto che non dovresti affatto usare il braccio
destro, mentre tu mi hai appena aperto la porta...sarà lui a
dirti quando potrai farlo ascoltalo" Girai la sedia a rotelle, la
spinsi verso l'enorme divano che riempiva la stanza degli ospiti, ormai
divenuta mia.
-"E da quando in qua ciò che dice il dottor Cullen"
sottolineò quella parola con estrema fredezza -"E' così
importante? Pensavo fossi di un idea diversa...ma a quanto pare basta
lasciarti qualche settimana nelle mani di altri che la tua mente cambia
completamente" Fece leva sulle sue braccia, si alzò per sedersi
sul divano, mi allungai per aiutarla, mi scansò con la mano,
dinuovo, come ormai mi succedeva da un po, una strana sensazione mi
colpì.
-"Ok ho capito nenache oggi si puo avere un dialogo civile con
te...quando hai finito di prendertela con me fammi un cenno" Feci per
girarmi, volevo di nuovo andarmene da quella stanza.
-"No!" Fu quasi urlato, mi girai di scatto verso di lei, i miei istinti vampireschi arlettati.
-"No! Scusami Ambra non c'è l'ho con te
davvero...è...è...che mi sembra piuttosto imbarazzante
essere un vampiro e dover stare su di una sedia a rotelle...e sono
terribilmente stressata....ho bisogno di andare a caccia e..." Si
fermò, lo sapevo, ad osservare le mie emozioni sul viso. Sapevo
di avere i lineamenti piuttosto tirati, così cerchai di
rilassarmi.
-"Bhe conosliati col fatto che se fossi stata un umana ora saresti da
qualc'altra parte eh" incarnai le sopraciglia, mi sedetti sul divano,
sospirai.
-"Cosa fai con queste gucci al piede...quando fuori diluvia?" Ecco. Mi strinsi nelle spalle.
-"Dai non si sono rovinate"
-"Ti sta bene questo pullover...il blu ti dona" Sorrisi distrattamente, mi alzai.
-"Grazie" annuì cercando un modo per andare via da quella stanza
-"Beh ora vado a dire ad Ar e Emmet che la smettessero di prenderti in
giro...mi sà che questo complesso del vampiro sulla sedia a
rotelle te l'abbiano creato loro..." le poggia una mano sulla spalla.
Avverti le sue sensazione. Niente di buono, dove esercitarmi ad
essere meno facile da leggere. Le sorrisi, poi capì che i miei
nervi nonostante fossero vampiresch, per quel giorno avevano raggiunto
il limite, così mi voltai veloce, in un decimo di secondo fui
fuori dalla stanza. Percorsi qualche metro sul pianerottolo, sapendo
che Marysol mi controllava. Scesi qualche gradino della scala a
chiocciola, mi sedetti a metà di questa. Mi strinsi le ginocchia
fra le braccia, appogiai il mento sulle ginocchia. Non sapevo
perchè ma avevo come la sensazione di sentirmi chiusa, come
messa in una gabbia. La perfetta gabbia d'oro, di Ambra Coleman.
Mi sentivo controllata, sapevo di essere controllata, ovunque mi
guardassi, i miei istinti vampireschi avvertivano una presenza che mi
osservava, mi teneva sotto controllo, evitava che io facessi mosse, per
loro sbagliate, che mi avicinassi troppo a chi, con tutta la mia
volontà cercavo di ignorare. Sentì delle voci provenire
dal salone, capì immediatamente di chi si trattasse, alzai il
capo di scatto, ma ebbi solo il tempo di intravedere due corpi veloci
che mi sfrecciarono dinnanzi, scaraventandomi contro il muro.
Ruggì rabbiosa.
-"Aroonnn Emmetttt immediatamente qui!!!!" Mi tirai su con uno scatto
veloce, e mi girai altrettanto velocemente, diretta verso il piano di
sopra, questa volta gli avrei sgonfiato quegli stupidi muscoli, a
morsi. Ma non ebbi il tempo di farlo. Ancora una volta maledissi i miei
istinti vampireschi alquanto carenti in certe occasioni. Mi scontrai in
pieno, con qualcuno. Aprì gli occhi. E me lo ritrovai dinnanzi.
Indossava una tuta, il pantalone grigio, la felpa bianca, la lampo
chiusa fino a sotto il mento, il cappuccio alzato in testo. Una
forte scosse mi colpì allo stomaco, sentì dinuovo
il bisogno di correre, correre veloce. Si abbassò il capuccio,
sorrideva, lo sguardo carico di adrenalina, i capelli zuppi
d'acqua aquisirono una forma sbarazzina, che sembrava fatta
apposta per il suo viso pallido, mi guardò.
-"Ehm...scusa" disse lui.Abbassai lo sguardo guardai di lato.
-"Veramente sono io che ti sono venuta addosso ma...fa niente" salì uno scalino, diretta da Aroon.
-"Ah questo lo so! Intendevo scusa per Ar ed Em siamo appena stati a
fare una corsa nel bosco e sai ci siamo sfidati, in teoria io sono
entrato dalla finestra...lo sarebbero dovuti arrivare prima di
me...Naturalmente hanno perso" Il mio sguardo era scioccato. Non era
possibile che quello fosse Edward. In quel mese passato lì in
quella casa, avevo visto una persona completamente dall'Edward Cullen
che avevo conosciuto. Piu passava il tempo, e piu mi accorgevo di
essere come una malata terminale.
-"Bene Aroon ha contagiato propio tutti...." Il mio fu un sussuro di vento, ma fui sicura che lui mi sentì.
-"Come?" Sorrideva, inclinò il capo di lato. Bene, pensai a quel punto dovevo solo stare il piu lontano possibile da lui.
-"Niente lascia perdere..." Scossi la testa. Una voce irruppe, dal corridoio.
-"Ambra...Ambra" La voce quasi isterica.
-"Oh-oh...Pare che stia per avere l'ennesima crisi di nervi forse
è meglio se vai da lei" Il suo tono divenne improvvisamente
acido. Ruggì soffusa, guardai Marysol senza muovermi di un
centimetro.
-"Scusa MaryS ma ho da fare chiama mamma" Sorrisi ancora piu acida di lui ad Edward e scesi le scale veloce, diretta in salone.
-"Ehi sorellina scusa per prima...Sai Edward aveva tanta voglia di
perdere" Aroon scese l'ultimo gradino della scalinata, segiuto da Emmet.
-"Già infatti" Si diedero il cinque strattonadosi, alzai un sopraciglio.
-"Sisi certo lascia perdere" Tornai a fissare la pioggia dalla vetrata. In pochi istanti, Aroon fu al mio fianco.
-"Ehi Ambra che hai? Anche prima..." storse una po la bocca, strinse
gli occhi. -"Eri sulle scale con le gambe fra le braccia..."Feci finta
di niente.
-"Niente Ar..." sorrisi -"Stavo solo...pensando"
-Pensando?Uhm certo" Sospirai l'aria si fece pesante.
Alice entrò nel salone di corsa, lo sguardo entusiasta. Eravamo
tutti riuniti lì. Mia madre, ormai compagna inseparabile di
Esme, chiacchierava con lei, con voce flebile e silenziosa. Mentre
Aroon Edward Jasper e Emmet, giocavano ad una stranissima partita a
schacci, con dieci scacchiere. La famiglia di Tanya e Rosalie, erano
sedute sul divano dinnanzi la televisone, ed osservavavo una sfilata di
moda di una stilista famosa. Naturalmente mio padre Aveva trovato pan
per i suoi denti, così passava tutta la giornata, chiuso nello
studio con Carlisle a parlottare di cose che nenanche potevo
immaginare. Quella sera per se ne stavano lì con noi, Goord
parlava con me.
-"Ehi famiglie" Alice sorrise della sua affermazione, poi
saltellò fino al centro della stanza, allargò le braccia,
poi fulminò con lo sguardo Jasper che continuava a ridacchiare.
-"Jazz...shhh!" Poi riprese.
-"Ho avuto una visone, e secondo essa, continuerà a piovere per
il resto della settimana....pioverà....pioverà...e
pioverà" Unì le mani soddisafatta, mentre osservava le
nostre espressione perplesse. Poi sentì Edward ridacchiare,
probabilmente dopo aver letto i suoi pensieri
-"E quindi avevo pensato...che ne dite di una caccia notturna?" La sua
voce salì di qualche ottava, lo sguardo soddisfatto. Fu Carlisle
a parlare.
-"Una caccia notturna...uhm mi sembra una buona idea" Guardò mio padre, in cerca di conferme, Goord annuì.
-"Ambra per te può andare bene" Sorrisi.
-"Si certo" In verità, non sapevo cosa volesse dire una caccia
notturna. Erano quasi due anni che la mia vita si era trasformata
eppure non ero mai stata a caccia di notte. Una strana adrenaline mi
nacque dentro.
Tutta la casa si stava preparando per andare a caccia. Ero ancora
seduta al mio posto, mi alzai e mi diressi verso la scala, in direzione
della mia stanza. Mentre salivo le scale, il mio sguardo cadde sul lato
opposto della sala, dove un ragazzo dai capelli rossicci, rideva iliare
con un altro ragazzo dai capelli biondi. Rimasi ad osservarlo per un
po, incapace di staccare gli occhi da lui, quando lui girò il
viso verso di me, veloce, mi diressi in camera mia. Marysol era seduta
sulla sedia a rotelle, osservava la luna dalla finestra.
-"Dove hai intenzione di andare Ambra?" La sua non suonò come una domanda, ma come un rimprovero, non seppi reagire.
-"Io...è tanto tempo che non vado a caccia...MaryS...ho bisogno
di nutrirmi" Una strana rabbia mi crebbe dentro. Ero incapace di
tenerle testa, ero incapace di dirle che io ero libera.
-"Non avrai intenzione di lasciarmi qui da sola vero?" I sensi di colpa
mi colpirono forte al quel posto vuoto dove prima batteva il mio cuore.
-"Non ti senti bene...?" Abbasai lo sguardo, lei girò la sedia a
rotelle, nella mia direzione. Indossava dei tacchi altissimi, sopra una
sciorts nero lucido, una maglietta bianca brillantinata, l'arcata
cigliare marcata da una matita nera.
-"No. Resta qui" Annuì. Non dovevo annuire. Sapevo di non dovevo
farlo, ma lo feci. Mi sedetti sul divano, l'adrenalina scomparve.
Qualcuno bussò alla porta, non mi girai ad osservare chi fosse.
-"Avanti" La voce di MarySol falsamente accogliente.
-"Scusa se ti disturbiamo Marysol volevamo soltanto prendere Ambra" Rimasi impietrita, la voce di Alice fu come una frustata.
-"Prendere?" MarySol alzò un sopraciglio, il tono accogliente scomparì.
-"Gia" Alice sorrise benevola -"Usiamo i tuoi stessi metodi...Ambra
vieni" Alice mi venne vicino, mi afferrò per la mano, mi
constrinse ad alzarmi e a trascinarmi fuori dalla stanza, non osai
osservare MarySol.
-"Bene...vai pure Ambra...in questi giorni piove no? Se l'ha detto la
meteorologa...Le uniche visoni che sai avere sono sul tempo che
farà domani?" Alice non reagì, mi strinse solo piu forte
la mano.
Eravamo nella foresta, sul sentiero che portava alla riserva. Non avevo
osato parlare fino ad allora, finalmente ci riuscì.
-"Alice scusa MarySol..." mi portai una mano al viso -"E' molto
stressata ultimamente...non..." Alice mi osservò, una strana
espressione sul suo volto
-"Certo" sussurrò, poi accellerò il passo, si porto a
capo fila. Mi ritrovai a camminare da sola, non sapevo cosa pensare.
-"Ciao..." Edward si accostò a me, adattandosi al mio passo,
alla luce della luna era ancora piu tremendamente bello. La luce
soffusa e chiara, giocava con la sua pelle. Guardai davanti.
-"Ciao"
-"Come mai cammini da sola? C'è qualcosa che non va?" Mi
guardava in modo grave, come se quella non fosse sola una domanda di
circostanza, ma che la mia risposta fosse di vitale importanta. Male.
Feci un lungo respiro, mi preparai a soffrire.
-"Cavolo mister scacco matto viene a chiedermi se c'è qualcosa
che non va...Senti sinceramente in un mese si e no ci siamo detti
buongiorno e buonasera perchè dovrei dire a te se c'è
qualcosa che non va?" Lo vidi annuire
-"Me lo chiedo anche io" Guardava altrove sembrava che stesse parlando
con se stesso piuttosto che con me. Poi ritornò alla carica,
parlò veloce -"Il punto è che mi va di
chiedertelo...quindi per farlo a chi devo chiedere il permesso?"
Si guardò intorno. Scoppiai a ridere. In quell'istante mi
sentì bene. -"Cavolo ci sono riuscito!" Lo guardai stranita.
-"A fare cosa?"Inclinò il capo di lato, gli occhi brillavano di luce propia.
-"A vedere finalmente il tuo sorriso...era da troppo che ne facevo a
meno" Scappò via anche lui, inoltrandosi nella foresta buia, lo
seguì con lo sguardo incapace di controllare quella parte di me
che lentamente abbatteva quel muro costruito con tanti sforzi....
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