Nota dell
Nota dell’autrice:
È la mia prima fanfic su
Kuroshitsuji, una serie di cui ho scoperto l’esistenza non più di una settimana
fa XD Per ora ho visto solo l’anime (in meno di 4 giorni), la cui fine mi ha
lasciato un vuoto allo stomaco pazzesco… e mi ha ispirato quanto segue.
Una piccola precisazione sul titolo.
È in latino ed è abbastanza intraducibile in italiano. Grossomodo si può rendere
con “Lungo la strada che conduce al di là”, ma in realtà tutti i termini hanno
più accezioni - ed è per questo che ho voluto usare il latino. Limes
infatti significa principalmente confine o frontiera, mentre ultra
contiene l’idea del superamento di qualcosa sia nel tempo che nello spazio.
Da ultimo, ringrazio come sempre la
mia fedelissima beta Lety e preciso che tutti i dialoghi (tranne l’ultima frase
di Sebastian) sono presi dall’episodio 24 dell’anime.
Buona lettura e fatemi sapere cosa ne
pensate di questo piccolo esperimento.
Dedicata
a Yuri e Vale
che mi
hanno fatto conoscere Kuroshitsuji
Per limitem ad ultra aditum
“Signorino, è sveglio?”
“Dove… siamo?”
Siamo nel mio regno, bocchan, siamo
al confine tra la vita e la morte - qui dove si fermano le anime di coloro che
sono ancora troppo legati alla vita per abbandonarla, trattenuti da un filo
sottile di sentimenti ed emozioni che li legano al mondo o che il mondo,
testardo, lega attorno al loro cuore e al loro ricordo.
Sono così ostinati gli esseri umani.
Così sciocchi e ostinati… anche tu lo sei, ammettilo. Anzi, tu sei forse
l’essere umano più ostinato che io abbia mai conosciuto nel corso dei secoli. E
uno dei più sciocchi, nonostante la tua intelligenza.
Tanto ostinato nel perseguire il tuo
disegno di vendetta da arrivare ad offrirmi la tua anima e tanto sciocco da non
renderti conto che siamo arrivati al capolinea, sebbene sia stato tu stesso ad
affrettare volontariamente la tua ineluttabile fine.
È il momento della resa dei conti e
io non so se voglio dirtelo davvero.
“È sicuro di volerlo sapere?”
“Voglio saperlo, per questo te l’ho
domandato.”
Già, tu vuoi, bocchan.
E quello che vuoi è un ordine, per me come per tutti. Raramente
nel corso della mia infinita esistenza ho incontrato esseri umani con una forza
di volontà pari alla tua - sebbene chiunque sia stato in grado, in punto di
morte, di invocarmi e stringere un patto con me ne fosse in certa misura dotato.
Eppure tutti, nessuno escluso, al momento della resa dei conti tremavano e mi
supplicavano di risparmiarli, mentre la barca scivolava silenziosa e
indifferente verso la fine.
Tu invece no. Nemmeno ora vacilli,
nemmeno ora la tua voce, benché stanca, mostra il minimo segno di cedimento.
Faccio scorrere sulle labbra il mio
solito sorriso, rispettoso e insolente, e mi preparo a risponderti. Ma di nuovo
tu mi sorprendi.
“No. Non dirmelo. Pur non sapendolo,
sto bene qui.”
Il sorriso si accentua appena, mentre
chino la testa in un lieve cenno d’assenso. Mi dai le spalle e non lo vedrai, ma
non importa, né a me né tantomeno a te - in fondo non ti è mai importato molto
delle reazioni di chi ti stava intorno. Nemmeno delle mie, per quanto tu sia
sempre stato consapevole di quanto io avrei potuto essere pericoloso per te.
E non ho mai capito se la tua era
razionale fiducia o puerile leggerezza. In ogni caso, è uno dei lati di te che
mi ha sempre affascinato, ancor più del seducente ossimoro costituito da un
desiderio di vendetta tanto sconfinato e devastante da essere racchiuso
nell’anima per definizione pura di un bambino.
Eppure tu sei così, bocchan. Così
incredibile da essere riuscito, senza che né tu né io ce ne accorgessimo, a
penetrare nel mio millenario non-cuore, toccando tasti che non ho mai creduto
di possedere.
“Mi sembra di aver dormito molto a
lungo.
Questo è…”
“…il Cinematic Record del signorino.
La corrente l’ha portato qui.”
Ti osservo con discrezione mentre il
tuo sguardo si perde nei tuoi ricordi che il fiume trascina pigramente con noi
in fotogrammi disordinati.
Ecco, questo di solito è il momento
in cui tutti crollano, perché vedere le loro care memorie strappate via e sparse
sotto il pelo dell’acqua limpida, fa prendere loro piena coscienza del fatto che
ormai non sono più, che ormai il loro esistere ha il solo fine di essere
coscienti fino all’ultimo, quando la loro anima si farà mio cibo, sciogliendo
così l’ipoteca posta sulla loro vita dalla loro stessa sete di vendetta.
“Capisco. Dunque questa… questa è la
mia vita finora.”
Sebbene ormai ti conosca, mi dà una
strana sensazione vedere come nessuna emozione affiori in te davanti al fatale
svolgersi della pellicola su cui è impressa la tua intera esistenza. È da tempo
che mi sono reso conto di come tu, a differenza di tutti coloro con cui ho
stretto in passato lo stesso patto di sangue, non provassi più alcuna gioia di
vivere, né avessi altro scopo a muovere il tuo agire, all’infuori
dell’ottenimento della tua vendetta. E ora che questa è stata conseguita e tra
le mani non ti è rimasto nulla, tu non sei più nulla.
Questo ti disorienta, vero bocchan? È
per questo che quei fotogrammi, ingrigiti dall’assenza di emozioni con cui li
hai vissuti, ti lasciano così indifferente.
“Io… sono già morto?”
“Non ancora. Sarò io ad offrire al
signorino la sua morte. Sarà il mio ultimo compito come suo fedele maggiordomo.”
Come immaginavo, la mia frase non ti
strappa nessuna reazione all’infuori di un sorrisetto sarcastico. In fondo, lo
sai da sempre che la tua vita finirà per mano mia e hai troppo dominio di te per
farti prendere di sorpresa.
Ma non ho ancora abdicato al
desiderio di vedere un’emozione fuori controllo solcare il tuo viso di
porcellana. Nondimeno, devo riconoscere che finora sei sempre riuscito a
sorprendermi.
Come mi coglie vagamente di sorpresa
anche l’interesse che dimostri per la sorte dei tuoi domestici e del cane
demoniaco. Tuttavia questa volta non sono in grado di soddisfare la tua
curiosità - in questo momento la mia priorità non sei tu, bocchan, ma la tua
anima, quindi non posso proprio lasciarti per andare a cercare la risposta alla
tua domanda.
Nel giro di pochi istanti, però, a te
quella risposta non interessa nemmeno più, la tua attenzione stanca catturata
dagli scintillii sospesi nell’aria cupa attorno a noi.
“Cosa sono queste luci?”
“Sono i sentimenti che la gente prova
verso il signorino.”
“I sentimenti per me? …è bello…”
“Bello?”
“Sì. Non mi sento né solo né triste…
è solo bello…”
Inarco appena le sopracciglia e,
assai poco elegantemente - lo ammetto, ripeto le tue stesse parole. È molto raro
sentirti apprezzare qualcosa con tanta semplicità e naturalezza e altrettanto lo
è vederti a corto di parole per esprimere quel che provi.
Mi sembri terribilmente fragile in
questo momento, bocchan, spogliato anche di quell’eloquenza ricercata e mordace
con cui tanto ti dilettavi a rigirati tra le mani chiunque e provavi perfino a
tener testa a me.
Ed è proprio per questa fragilità che
intuisco dietro il tuo silenzio che, demone spietato qual sono, voglio calare
ora il colpo con cui finalmente farò cadere la tua maschera e scoprirò la vera
natura della tua anima.
La barca ormai scivola sicura sulla
corrente verso la sua necessaria destinazione, quindi abbandono il remo e mi
chino accanto a te, porgendoti un quadernetto che ho salvato dall’incendio del
palazzo.
“E questo?”
“L’ho portato per aiutarla a
trascorrere questo lungo e noioso viaggio. È il diario che Tanaka-san ha tenuto
fino alla fine.”
In quel diario c’è una verità di cui
tu sei conscio solo in parte e che io conosco da sempre, una verità che,
innocente e crudele come solo la parola umana sa essere, ha il potere di
scardinare completamente uno dei pilastri su cui hai fondato la tua vita,
lasciandoti in equilibrio precario sulla sola vendetta. Perché credo proprio che
sarà un duro colpo per te scoprire che la mandante dell’assassinio dei tuoi
genitori è proprio la tua adorata regina.
Ti osservo sfogliare lentamente le
pagine, aspettando con un certo malevolo cinismo il momento in cui saprai.
Chiudi gli occhi, spaziando nei
ricordi sparsi nel fiume; alle nostre spalle li scorgo di sfuggita illuminarsi
di una pallida luce quando la tua mente li sfiora, mentre nessuna emozione si
disegna sul tuo viso e il silenzio è rotto solo dallo sciabordio soffice
dell’acqua sulla chiglia della barca.
“Allora… l’illusione che l’angelo mi
mostrò quella volta… non era del tutto falsa.”
La tua constatazione è velata di una
malinconia intrisa di qualcosa che non riesco a comprendere pienamente. Di
certo, nella tua voce c’è un’immensa stanchezza, ma nessuna traccia di quella
rabbia che mi aspettavo di sentire conoscendo il tuo temperamento combattivo.
Voglio capire se finalmente hai
abbassato la maschera o se ancora ti ostini a celare le tue emozioni dietro lo
schermo dell’autocontrollo.
“Cosa intende fare, signorino?”
Ad un improbabile ascoltatore
distratto, la mia domanda può sembrare solo dettata dalla premura di un
maggiordomo devoto al suo signore, un’apparenza che, in fin dei conti, ormai
potrei anche smettere di mantenere. Ma non lo faccio; ed è solo in minima parte
perché sono un perfezionista e voglio portare a termine nel migliore dei modi
l’incarico per il quale avrò in pegno l’anima più interessante che ho incontrato
da secoli. Il principale motivo per cui ancora continuo ad essere un perfetto
diavolo di maggiordomo, è legato alla natura stessa di quell’anima - della tua
anima, bocchan. Quella tua anima su cui veglio, a cui aspiro e che coltivo da
che abbiamo stretto il nostro patto, affinché possa essere adeguata ricompensa
per i miei servigi.
“Nulla. Le persone di cui volevo
vendicarmi sono già morte.
E anch’io ormai… me ne sono andato.”
Allo stesso improbabile ascoltatore
distratto, anche la tua risposta può sembrare poco più che la ripetizione di un
vuoto cliché: il rimpianto di chi ormai sa di non poter più far nulla o lo
stucchevole quanto ipocrita perdono di chi, non essendo riuscito a fare nulla in
vita, rimette ad un qualche dio disinteressato e distante la risoluzione dei
conti che la morte ha obbligato a lasciare in sospeso.
In realtà non è nulla di tutto ciò.
Nella malinconia distaccata e serena con cui mi rispondi non c’è né rimpianto né
perdono, quanto piuttosto una consapevolezza ormai scevra da affanni e angosce
così meschinamente umani. C’è la tranquilla pacatezza di chi è in grado di
vedere oltre e che, nonostante il fallimento dei suoi intenti, non rimane
ancorato ad uno ieri immutabile, suscettibile solo di essere commiserato e
criticato negli errori compiuti, ma è in grado di considerare la sua vita
passata in quanto tale, come qualcosa di cui non vale più la pena curarsi e
crucciarsi.
È dunque questa la vera natura della
tua anima, bocchan? Se così è - e sono certo di non sbagliare - essa è davvero
la perla rara che avevo intuito. Nonostante tutto ciò che hai vissuto, la tua
anima è rimasta vergine e intonsa, totalmente impregnata d’oscurità come il
giorno in cui mi invocasti: solo odio, vendetta e dolore e nulla più.
E adesso che la vendetta è compiuta e
l’odio si è dissolto con lei, di te non resta altro che dolore, puro e
splendente come il diamante dell’anello che portavi al dito, ora sostituito dal
semplice fiore che, a causa della mia unica mano, non riesco ad aiutarti a
indossare.
Con un sorriso sincero mi scuso della
mia involontaria mancanza - perché adesso ho capito che quella del maggiordomo
da tempo non è più soltanto una farsa.
“Lascia fare, non puoi riuscirci con
una mano sola.”
“Volevo essere un perfetto
maggiordomo fino alla fine. Ma è chiaro che non posso più riuscirci…”
“Non è un problema.”
“Tipico di lei, signorino.”
“Sono Ciel Phantomhive, solo Ciel
Phantomhive…”
No, in realtà tu non sei solo quello,
bocchan: perché ad un enigma intrigante e complesso come te non si può dare un
nome semplicemente umano.
L’arroganza sfrontata con cui, a
torto o a ragione, hai sempre guardato gli altri, me compreso - per quanto
questo possa essere assurdo - da una posizione di superiorità era già di per sé
affascinante; ma questo nuovo lato di te, così fragile, lo è forse ancora di
più.
Senza rendertene conto, stai
cambiando lo svolgersi immutabile e noioso di quello stesso patto che, prima
d’ora, ho stretto con innumerevoli altri esseri umani. E ho come la sensazione
che, se te lo dicessi, avresti persino l’adorabile presunzione di dirmi che
l’hai fatto apposta, perché tu sei diverso dal resto della plebe che popola
questo mondo.
Un sorriso mi incurva le labbra
mentre riprendo il remo e spingo la barca a deviare dal suo placido corso per
dirigersi verso l’approdo finale.
Ricorda sempre una cosa, bocchan: non
sei il solo a poter cambiare le regole del gioco…
“Dunque, signorino…”
“È questo l’ultimo posto?”
Mentre ti faccio accomodare sulla
panca di pietra, riprendendo poi le solite e convenienti distanze, mi appare con
chiarezza quanto tu sia stanco. Il peso di una vita che ha ormai raggiunto tutti
i suoi scopi e non ne ha di nuovi si è fatto troppo greve sulle tue spalle, e il
solo dolore non basta ad alleviarlo.
Probabilmente avresti voluto poter
chiudere gli occhi per sempre senza dover affrontare anche me, ma sai benissimo
che non puoi evitare di saldare il tuo debito. Il patto che abbiamo stretto va
rispettato, onori e oneri: tu lo sai e non cerchi vigliaccamente di scappare
come tutti quelli che ti hanno preceduto su quello spoglio sedile.
“Quel che resta della mia anima è
tuo.”
“Degno di lei, signorino. È molto
gentile.”
Nella mia risposta deferente stavolta non c’è alcuna traccia di scherno, non te la meriti: pur sapendo che alla fine sarò io a sopraffarti senza scampo, mi affronti con fierezza, senza abbassare lo sguardo né permettere alla tua voce di farsi incerta - e ciò è degno del massimo rispetto.
Tu sei degno del massimo rispetto,
bocchan - no, proprio non riesco a smettere di chiamarti e pensarti così, anche
adesso che sono io ad avere in mano il pallino del gioco.
“Farà male?”
“Un poco. Cercherò di essere il più
delicato possibile.”
Non mi sono mai curato di non far
soffrire le persone di cui stavo divorando l’anima, eppure con te non riesco a
fare a meno di prometterti tutta l’attenzione di cui sono capace. Anche se so
benissimo che non è il dolore a spaventarti - ne hai già provato molto in vita
tua, sia fisico che morale, tanto che la tua anima ne è completamente satura.
E allora perché ti preoccupi di una
cosa per te così insignificante, bocchan?
“Non farlo. Fa’ in modo che sia il
più doloroso possibile: scolpisci nella mia anima il dolore della mia vita.”
La decisione con cui mi impartisci
quest’ultimo, singolare ordine mi lascia quasi stupefatto. Per un attimo in te
non c’è più nulla della stanchezza apatica che ti ha avvinto finora; per un
attimo sei tornato il re bambino che dal suo trono insanguinato, issato su un
mucchio di cadaveri, muoveva indifferente le sue pedine, puntando solo a fare
scacco matto all’avversario senza curarsi di quanti dei propri pezzi cadessero
nel cammino.
Chiedendomi di imprimere per sempre
il dolore - e quindi la tua vita - nell’anima che stai per donarmi, così da
renderli eterni con me, davvero tu hai trasceso il tempo, bocchan. E io non
posso permettermi semplicemente di divorare un’anima rara e splendida come la
tua.
“Yes, my Lord.”
Il mio assenso, forse per te così
scontato - sebbene ora non lo sia più, ti rilassa e riversi il capo
all’indietro, lasciandoti andare all’inquieta consapevolezza della fine
imminente.
Vedendoti così inerme, le mie pupille
si fanno ferine e l’istinto sarebbe quello di cibarmi avidamente di quella tua
anima che pregusto ormai da tempo. Ma sono solo le bestie che entrambi tanto
disprezziamo a seguire unicamente l’istinto.
Mi sfilo il guanto con i denti e
lentamente mi avvicino, carezzandoti il volto con la mano e sfilandoti la benda
che ti cela l’occhio. Con un sorriso ti abbandoni sul mio palmo - non hai più
paura.
Io e te giochiamo una sfida più
raffinata, bocchan, un gioco in cui le vecchie regole di un patto millenario
possono essere riscritte a piacimento. Hai cominciato tu, lo sai vero?
E io, come il perfetto maggiordomo
che sono, non posso rifiutarmi di seguirti in questa partita con in palio la tua
anima. Era già stabilito che io vincessi e ora che l’ambito premio è nelle mie
mani posso farne ciò che meglio credo, giusto?
Mi chino verso di te, respirando
sulla tua pelle.
“Dunque, signorino…”
Già da tempo sai che l’anima ti
sarebbe stata strappata con un bacio - «gesto degno del demone che sei», così mi
dicesti una volta - quindi non ti sorprendi nel vedermi avvicinarmi e poggiare
le labbra sulle tue, cercando poi l’accesso alla tua bocca.
Chiudi gli occhi e ti abbandoni
completamente a me, sfiorandomi esitante il dorso della mano con le dita, quasi
che il mio fosse il gesto a lungo desiderato di un amante, non il bacio che ti
condurrà alla morte.
Quel che tu non sai, bocchan, è che
le mie labbra non ti strapperanno l’anima, ma piuttosto ti legheranno a me in un
nuovo contratto.
“Dunque, signorino, ora la sua anima
è mia.
Ebbene, io intendo restituirgliela
perché voglio che lei continui a vivere. Se mi permette, sarebbe alquanto
deplorevole per me trovarmi nella posizione di dover cercare un nuovo padrone
quando potrei continuare a strare al suo servizio, non crede?”
Maboroshi no
basha wa yami o wake
Hikari no aru
hou e
Yume to iu wana
ga boku-tachi o
Homura e zana
La barca fantasma
attraversa l’oscurità
E si dirige verso
la luce.
Quella trappola
chiamata sogno
Ci attira verso
le fiamme
(Kalafina -
Lacrimosa)
Nota della Beta:
Ok, mea culpa XD tutto è iniziato
quando le ho passato la ending «Lacrimosa», ed è finita che si è vista tutto
l'anime e ha iniziato a ragionarci sopra.
Ovviamente su msn le idee girano, si
articolano, crescono... e questo è il risultato raggiunto ieri sera (o meglio,
ieri notte... era pur sempre l'una passata!)
Ci terrei a precisare una cosa, però,
cioè che Mistral è arrivata a questa conclusione senza aver neppure la minima
conoscenza degli spoiler sulla seconda stagione di Kuroshitsuji (quelli che la
sottoscritta si è cercata in lungo e in largo per il web, insomma XD)! Nemmeno
due ore prima, commentando in corso d'opera questa one-shot, sempre via msn le
avevo detto:
«[...] checché il mondo (leggi: tutti
i fan di cui ho letto teorie etc sulla seconda stagione) dica il contrario,
questa è l'unica teoria che ha senso XD soprattutto considerando il piccolo
spoiler che io so e che tu non sai, ma che non ti serve perché ci stai arrivando
comunque XD [...]».
Poi chissà, gli spoiler son sempre da
prendere con le pinze, eppure... se ci si arriva anche ragionando forse non è
una cosa così campata per aria, no?
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