CAPITOLO 13
Raf POV
Un grande boato si spande
nell’aria. Un penetrante odore di
pioggia mi entra nelle narici. Già mi vedo davanti agli
occhi case distrutte,
persone disperate, alberi sradicati. Già riesco a sentire
l’odore del sangue.
La porta della casa si spalanca. Noi
usciamo fuori. Ci
guardiamo velocemente intorno, aspettandoci di vedere qualche mostro
sbucare
dal nulla da un momento all’altro.
Ma non c’è
niente. Solo strano, improvviso silenzio. Il
battito del mio cuore irregolare, il mio respiro affannato; a parte
questo,
nient’altro. E quando dico nient’altro, intendo
proprio che non c’è
niente.
Grandi nuvoloni violacei immobili nel
cielo,blocchi di
mattoni e cemento sospesi a mezz’aria, gocce di pioggia
immobili, asciutte.
Incrocio gli sguardi timorosi dei
miei compagni, e
procediamo. Non sappiamo cosa stiamo cercando, non abbiamo nemmeno
parlato.
Credo che noi tutti speriamo solo di trovare un segno di vita, uno
qualunque.
Le persone, sono anch’esse
immobili. Immobili, e grigie. Sembrano
statue.
Solo guardandole, sento una stretta
al cuore. Fanno
impressione, con quelle espressioni terrorizzate stampate immutabili in
faccia.
C’è un bambino
davanti a me, immobile come tutti gli altri.
Avrà 4, al massimo 5 anni. E ride. Un sorriso dolce,
candido, caldo, sul suo
piccolo viso paffuto. Un sorriso rivolto al nulla. Lentamente, quasi
avessi
paura che svanisse, allungo la mia mano tremante fino a sfiorare il suo
viso.
Il contatto con la sua “pelle” è
sgradevole. È fredda, dura, e veramente
inquietante.
Socchiudo un attimo gli occhi. E
sento qualcosa, come sabbia
fredda, passare attraverso le dita della mia mano. I miei occhi si
spalancano,
atterriti. Proprio un istante prima che il bambino si sgretoli
completamente
davanti a me. L’ultima cosa a diventare cenere, è
il suo viso. Vedo il sorriso
svanire completamente nel nulla.
Mi guardo le gambe, mi accorgo che
sto tremando. Cerco
inutilmente di respirare. Mi prendo il visto tra le mani. Mi accascio a
terra,
poggiandomi sulle ginocchia. Sento l’impatto delle mie gambe
contro il catrame
ruvido del terreno. Piango, continuando a tremare.
E urlo.
È un urlo freddo, il mio.
E si disperde subito nell’aria
secca e vuota della città, senza nemmeno un eco.
Dopo 2 secondi, o 2 minuti, o 2 ore,
sento qualcosa di caldo
sulla mia spalla tremante. È la mano di Miki. Lei non mi sta
guardando; il suo
sguardo è rivolto al cielo ancora violaceo. Ma è
incredibilmente distante, e triste.
Volgo lentamente lo sguardo da Uriè a Ang –
Lì e Gabi, a Gas, Cabiria, Kabalé,
Mefisto, fino a Sulfus. Guardano tutti in basso, e poi verso il cielo;
lontano,
come a non voler pensare.
Mi asciugo le lacrime, e mi alzo.
Nessuno di noi parla, ma continuiamo a camminare.
Passo dopo passo, sento le forze che
mi abbandonano sempre
di più.
Faccio fatica a camminare.
E all’improvviso, dal
nulla, sento provenire dei singhiozzi.
Cerco, ansiosa, di capire da dove
vengano di preciso.
E, seguita dagli altri, arrivo
davanti a un muro di mattoni,
già crollato per metà.
Qualcuno piange. Ma più
che un pianto, sembra un lamento
disperato. Un lamento silenzioso, unito a strani mormorii spaventosi.
Chiunque
sia dietro a questo muro, è sicuramente pazzo.
Trattengo a stento uno squittio di
sorpresa, quando mi trovo
davanti Malachia.
È in una posizione strana,
accucciata, e si dondola come se
stesse cantando una ninnananna. Poi, sporgendomi ancora, capisco. Una
statua
distesa a terra.
Una statua dai piedini deliziosamente
piccoli, e dalle gambe
lunghe e slanciate. Vita sottile, braccia appoggiate sul ventre. Sembra
stia
dormendo.
Malachia continua a sorridere,
chiamandola. Chiamandola
senza possibilità di risposta.
Trema, come se non si azzardasse a
toccarla.
Comincia a ridacchiare fra
sé, silenziosamente. E mi sento
un nodo in gola, guardandolo. Mi sento dentro una grande pena.
“Ehi…svegliati…svegliati,
ehi!”
Sembra quasi un bambino che chiama
sua madre.
Allunga le mani per scuotere il corpo
sottile. E al minimo
contatto, questo si dissolve fra le sue mani.
Lui non reagisce. Solo, continua a
sorridere, e a chiamare
la donna.
“Svegliati…svegliati…ehi,
svegliati!”
Raschia la terra con le unghie,
cercando di raccogliere la
cenere.
Comincia a scavare con più
foga, senza mai smettere di
ridere.
Una lacrima solitaria scende sul suo
viso, fino a terra.
“Svegliati…ehi,
ehi!
Svegliati…!”
Sbatte i pugni per terra, le lacrime
si fanno copiose.
Distolgo con forza lo sguardo, e
chiudo gli occhi.
I singhiozzi diventano forti, potenti.
“Svegliati…ehi…svegliati…”
Così ora, con gli occhi
serrati, vedo solo buio. E nel
centro della mia notte, sento solo un urlo.
“VERA…!”
Rivolgo il mio sguardo incerto verso
i miei compagni. Uriè,
in silenzio, mi abbraccia.
“C – cosa
facciamo con lui?” Mi rendo conto che la mia voce
è poco più che un sussurro roco.
“Andiamo via. Non possiamo
fare niente, per lui.” Sento
qualcuno rispondermi. Non so neanche chi sia stato. Non so
più niente, ormai.
Facciamo pochi passi, per
allontanarci da quella scena
orribile, e ci guardiamo tutti negli occhi.
“Io credo che dovremmo
tornare a scuola” la voce di Sulfus è
triste, distante “Se c’è qualcuno che
può aiutarci…scommetto che è
lì.”
“M –
ma…sono tutti come pietrificati!” Cerco di dire
senza
scoppiare di nuovo a piangere.
“Credo che a scuola stiano
bene. A parte i terreni, credo
che stiano tutti bene. Noi stiamo bene.”
“E…Malachia? Lui
è un terreno, ora!”
“Lui è un
neutro. Forse è per questo che…” Non
finisce la
frase. Credo volesse dire “è
per questo
che è ancora vivo, ma non sono convinta che lo sia
veramente.
…Comunque, Sulfus
può avere ragione. Però, in questo
caso…c’è ancora qualcosa che non
capisco…
“Se noi angeli e diavoli
stiamo bene, perché non è ancora
venuto nessuno a cercarci? Perché è tutto
così calmo?”
È Ang –
Lì a continuare per lui.
“Credo…credo che
Sulfus abbia ragione. Noi…stiamo bene, è
vero. Stiamo bene per ora.”
Fa una
breve pausa, durante la quale nessuno osa aprir bocca “Non so
voi, ma è già da
prima che io…insomma io…sento già le
forze mancarmi.”
E lo dice con una tale amarezza nella
voce, che sento
brividi di paura. La mia stanchezza di prima…forse non era
un caso. Forse a noi
succede più tardi, noi siamo eterni. Forse fra poco anche
noi diventeremo…così,
come loro.
Sospira lievemente, prima di
continuare: “La scuola dovrebbe
essere sicura per ora. C’è una forte aura magica
intorno all’edificio. Ma è
solo questione di tempo: si spezzerà. Per questo –
credo - , nessuno si azzarda
a uscire. La barriera crollerà. Da un momento
all’altro, anche noi cominceremo
a…cominceremo a…” Si interrompe.
Nessuno di noi vuole che finisca la frase. E
rimane in silenzio. Tutti lo facciamo.
Prendo un piccolo respiro, e
dico “Allora…Andiamo.”,
prima di cominciare a camminare.
Sulfus POV
Camminare è stancante.
Maledettamente, schifosamente
stancante. Guardo gli altri, e capisco che non sono messi tanto meglio
di me.
Dannazione. Non ricordavo che la
scuola fosse tanto lontana. Sono
ore che camminiamo,
o almeno così mi sembra.
Il mondo intorno a me è
così dannatamente strano…diverso…come
se non fosse lo
stesso di prima. Non riesco a orientarmi qui, proprio come se non ci
fossi mai
stato. E poi, d’un tratto, noto distrattamente un’
auto alla mia destra.
Un’auto schiacciata da un albero. L’auto
è vicina ad un marciapiede, e dietro
di essa c’è una siepe. E dietro alla siepe, una
casa.
Il mio sguardo rimane come incatenato
a questi pochi
dettagli finché non scompaiono dal mio campo visivo.
Chissà perché, poi. Sto
proprio impazzendo, in questo periodo.
Sospiro e socchiudo gli occhi,
continuando a camminare.
Li riapro lentamente, e mi blocco di
colpo.
Davanti a me, una stupida
maledettissima auto schiacciata da
un albero, con dietro una siepe. La scena è
pressoché identica a poco fa, ma
non può essere la stessa. Non può,
perché non c’è la casa dietro la siepe.
Non
c’è niente. Come se il mondo aldilà
della siepe non esistesse. La cosa, a dire
il vero, è un po’ inquietante, ma cerco di non
farci caso e riprendo a
camminare.
E quando, per la terza volta di fila,
mi ritrovo davanti una
macchina schiacciata da un albero, circondata da una strana nebbiolina
grigia,
mi fermo di botto richiamando gli altri.
Li sento corrermi incontro,
probabilmente pensano che sia
apparsa chissà quale bestia.
Mi guardano preoccupati e io, in
silenzio, indico
semplicemente l’auto con un dito. E, ovviamente, mi ritrovo
immediatamente
puntate addosso 9 paia d’occhi che mi scrutano come se fossi
pazzo.
Capisco che evidentemente vogliono
una spiegazione per
l’infarto che ho fatto prendere loro, e mi limito a dire
“Guardate. È la terza
volta. Non c’è più la casa.
Né la siepe.”
L’angelo bassotto con i
capelli blu che sembra un eschimese
mi si avvicina con aria di chi è deciso a gonfiarmi di
botte, e mi fa “Senti
Sulfus, non è il momento ok? Falla finita di fare il
bambino, non capisci che
la situazione è critica?!?” Io sbuffo
pesantemente, decidendo che fra tutti gli
angeli questa qui è in assoluto quella più
stupida.
“Miki, calmati! Almeno
lascialo spiegare, no?”
“Ah, certo Raf, mi pare
ovvio! Difendilo pure! Non capisco
proprio cosa tu ci abbia trovato in lui, sul serio!” Grida
prima di tapparsi la
bocca con le mani. La vedo alzare lo sguardo dispiaciuto su Raf, che
è
ammutolita di colpo, e ha abbassato lo sguardo.
“Bel colpo Miki, sul
serio!” E ovviamente, il carissimo
paladino spennacchiato non perde occasione per difendere la sua
principessa.
“Ehm…io…Scusami
Raf,non volevo…” Lei sorride malinconica,
rassicurandola con un “Tranquilla, è tutto
ok.”
Certo che è tutto ok, Raf
è come al solito troppo gentile.
Se fossi stato in lei, la sua amichetta non l’avrebbe passata
liscia; poco ma
sicuro.
“Ehm…Che stavi
cercando di dire, prima?” Mi chiede Raf
ancora imbarazzata.
Mi volto di nuovo verso
l’auto, e comincio a spiegare. “È la
terza volta che passiamo di qua.”
“C –
cos…? Vuoi dire che stiamo girando in tondo?”
“Non lo so, credo di
sì. Ma non è solo questo.” Faccio una
piccola pausa. “La prima volta che siamo passati,
c’erano una casa e una siepe,
dietro all’auto. E quando siamo tornati qui davanti, erano
sparite entrambe.”
Mi guardano tutti per qualche
secondo, cercando di capire
meglio dove voglio arrivare.
“Credo che questo mondo
stia svanendo.”
E come se l’intero
ecosistema avesse in qualche modo captato
le mie parole e volesse mostrarci che erano vere, l’auto e
l’albero diventano
cenere davanti ai nostri occhi.
Ci guardiamo fra di noi, atterriti. E
di colpo, cominciamo a
correre. Non credo che qualcuno di noi sappia dove stiamo andando,
anche perché
con questa strana e uggiosa nebbia che sta calando non si vede un tubo.
Credo
che potrei tranquillamente andare a sbattere contro un palo e non
accorgermene.
Considerando poi che sto correndo all’impazzata, le
probabilità di andarsi ad
ammazzare finendo contro qualsiasi cosa aumentano almeno del 70%.
Cavoli: così non va.
Rischiamo davvero grosso a correre così
a vuoto, meglio fermarsi e cercare di ragionare. A quanto pare, sembra
che io
non sia stato l’unico a giungere a questa brillante
conclusione, dato che uno
dopo l’altro anche gli altri cominciano a rallentare fino a
fermarsi.
Il tizio occhialuto comincia a
parlare, con il respiro
ancora ansante:“Ok. Ci serve un piano.”
Però, perspicace il tipo.
“ E sentiamo, quattrocchi, cosa
pensavi di fare?” A giudicare dagli sguardi degli altri, che
sembrano volermi
fucilare, capisco che è meglio lasciar stare il sarcasmo per
un po’. Almeno
fino alla conclusione di questa faccenda. Resisterò, almeno
credo. Non che
abbia troppe possibilità di scelta, comunque.
L’angioletto con gli
occhiali ignora completamente il mio
commentino sarcastico, e continua imperterrito “Io direi di
dividerci e cercare
un punto di riferimento qualunque, qualcosa che ci permetta di capire
dove
siamo e soprattutto, come si arriva alla nostra scuola.”
“Ehm…scusami Ang
– Lì ma…a me non sembra
un’idea tanto
geniale…primo perché con questa nebbia non si
vede niente…e secondo perché non
sappiamo quello che potrebbe succederci, se ci
dividiamo…” Sussurra Raf
imbarazzata.
“Hai ragione,
ma…che altre alternative abbiamo? Non possiamo
restare qui…”
“Ok, ma almeno non
dividiamoci tutti...Formiamo gruppi
da 2, o 3 di noi!”
Il quattrocchi non risponde. La vedo
guardarci tutti come
per chiederci una risposta. “Allora…? Sta bene a
tutti come piano?” Annuiamo in
silenzio, non riuscendo in nessun modo a trovare una soluzione
alternativa.
Sorride, tranquillizzata.
“Per quel che riguarda i gruppi…?”
“…Direi che ci
conviene formarne due da 3, e due da 2.
Dividersi ulteriormente sarebbe inutilmente rischioso, e dividerci di
meno
renderebbe vano il nostro scopo.” Comincia a ciarlare lo
spennacchiato fissato
cogli aggeggini tecnologici. Giuro: tutte le volte che sento parlare mi
viene
l’orticaria. Ma come diamine fa Raf a sopportarlo?!?
“…Hmm…vediamo…secondo
il mio Angel
– Detector 3100 i
gruppi ideali sarebbero…”
“Buono, fermati un
attimo.” Lo interrompo seccato io. “fammi
capire meringa alata, tu hai un aggeggio tecnologico e non
lo hai usato per capire dove siamo?!?”
Mi fulmina con lo sguardo;
evidentemente il mio odio è ben
ricambiato. “Tranquillo, Sulfus”
dice, mettendo una particolare enfasi nel pronunciare il mio nome.
“Per fortuna
non tutti abbiamo il tuo – scarso – quoziente
intellettivo. Ho provato a
localizzare la nostra posizione, ma è come se fossimo incastrati da qualche parte. Dovunque
siamo ora, non è dov’eravamo
stanotte.” Rimane in silenzio per un po’,
evidentemente preoccupato, prima di
scrollare lievemente la testa e ricominciare con i suoi discorsetti
stile seguite – tutti –
me – che -
sono – il – genio.
“Dicevo, che secondo il mio
Angel
– Detector 3100 i
gruppi migliori sarebbero…i…ehm…gruppi
migliori…” E ora che gli prende?
Com’è
che il saputello s’è azzittito tutto
d’un tratto?
Oh…no. No, non
può essere. Sarebbe un classico. Fin
troppo classico. Praticamente
impossibile. Succede solo nei film!
“Ehm…dicevo
che…i gruppi
sarebbero…cioè…inserendo tutti i
nostri parametri risulta che…i gruppi…”
“Oh insomma zuccherino, ti
vuoi muovere?” Sbotta Kabalé.
“Oh…?
Ehm…si…! Kabalé con Mefisto e
Uriè, Gas con Ang – Lì,
Cabiria con Miki e…”
No. NON.
È. POSSIBILE.
Dai, sul serio…! È
proprio…proprio…
“…e Raf con Sulfus
e Gabi…cioè, con me.”
…Proprio un maledetto,
dannatissimo, classico.
FINE 13 capitolo!
Allora? Che ne dite?
Com’è il capitolo? Spero non così
orribile…comunque continuerò presto, ciao a
tutti! ^^
Ringraziamenti:
X solandia: Sono contenta che la
storia ti piaccia, sul
serio! E poi le tue recensioni sono sempre graditissime, ti ringrazio
tanto ^^
Che ne pensi di questo capitolo?
X Lione94: bè, se
è Kabalé che vuoi, nei prossimi capitoli
cercherò di farla comparire di più! xD
Tu però continua a
seguirmi ok? Ci conto ^^
E ringrazio ovviamente le 16 persone
che hanno aggiunto
questa storia alle preferite e le 21 che l’hanno aggiunta alle seguite.
Grazie davvero!
Ringrazio anche chi semplicemente, mi segue sempre, è molto
importante per me.
=3
Ciao a tutti, al prossimo
aggiornamento!
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