Ringrazio
per
le recensioni, perchè siete meravigliosi e vi lovvo (con
sentimento). Ci sarà
mai una giornata di de-lurking day dove avrò la
possibilità di conoscere tutti
i miei ghost-reader? :D
@Ron1111: Corrette le sviste che mi
avevi segnalato. Sei ineffabile, grazie mille. ^^ Al è un
Serpeverde, come ho
detto il Cappello SA. Sa come verranno fuori pigolanti adolescenti. A
ben
pensarci, anche Neville non doveva sembrare un gran grifondoro, ma
poi… il
Cappello SA. XD
@Trixina:
Assolutamente nessun problema! Non è
una cosa a scadenza, anche se certo, ormai con voi commentatori
assidui ho quasi un appuntamento :P Non sai quanto vi adoro. Coomunque.
Sì, ci
godo da morire a farvi imprecare davanti allo schermo. Mai detto che
sono una
sadica? XD Comunque grazie per i complimenti al Trio. Sì,
alcune frasi di Tommy
sono un chiaro rimando alla Row. Del resto, è grazie a lei
che questa storia
esiste! XD
@MikyVale: Sono i miei
preferiti perché io me li
immagino come degli Evans, non come dei Potter. ;P Infatti vedrai che
ti
combino. XD
@Ombra: Grazie!
Essì, l’adolescenza è davvero
una brutta bestia.
@Altovoltaggio: Ero
così rincoglionita da una serata
tra metal e disco (Strana accoppiata lo so) che ho finito per sballare
giorno e
aggiornare prima T_T si può essere più dementi?
XD Il rapporto tra Al e Thomas
in qualche modo è
malsano, ora come
ora. Tom ha bisogno di Albus per non precipitare nella china di
rimorsi, sensi
di colpa, follia e paura in cui sta comunque scivolando, e Al lo ama
troppo per
lasciarlo andare. Le cose non miglioreranno in tempi brevi, ma
miglioreranno. Questa
è una promessa. ;)
@Lally88: Ciao e
benvenuta! Grazie mille per i
complimenti, mi fa piacerissimo che tu apprezzi questa bagatella senza
pretese.
Mentirei se dicessi che non ci ho studiato parecchio, ma fa sempre
piacere
vedere che un personaggio originale, tuo, viene apprezzato anche in un
fandom,
purtroppo ahimè hai ragione, abusato. Spero continuerai a
seguirmi! ^^ A
presto!
@Pnin: Accidenti, i
tuoi commenti vanno
dritti al punto eh? Ma anche se mi pungolano un po’, mi danno
dà riflettere e
di questo ti ringrazio. Questi capitoli saranno un po’ di
stasi, la famosa
‘quiete prima della tempesta’. Se ci fosse sempre
tensione, mistero e
quant’altro sarebbe un po’ forzato,
perché dopotutto anche nei romanzi della
Row ci sono momenti di calma piatta. Ed io, lo ammetto, mi diverto a
descriverli infilandoci un po’ di roba sentimentale. In
effetti, c’è anche la
dicitura ‘romantico’ assieme a
‘mistero’ e ‘azione’ ;D Per
quanto riguarda
Jamie… c’ho riflettuto, e un po’ hai
ragione. L’ho ammorbidito, ma solo perché
beh, il ragazzo che ama ha rischiato di morire. Ucciso. In un certo
senso
questo ha portato a più miti consigli James, anche se
tranquilla, niente casti
baci sotto la pioggia, non voglio mica snaturare un personaggio che mi
diverto
troppo a scrivere come scemo e impulsivo! XD Spero non abbandonerai
questa
storia, ma se lo farai, beh, grazie comunque per avermi seguito fin
qui! ^^
****
Capitolo XXXII
You feel like you're
going where you've been before
You'll
tell anyone who will listen but you feel ignored
Nothing's
really making any sense at all
Let's
talk…
(Talk,
Coldplay)
1
Novembre
2022. Nove del mattino.
Hogwarts, Sala
Grande.
Quella
mattina Rose scese a colazione con la sinistra impressione che tutti la
stessero fissando.
Si
lisciò con
noncuranza l’orlo della gonna, quasi scarnificandosi una
gamba quando le unghie
si impigliarono nelle calze, ma fece finta di nulla, afferrò
più stretta la
propria borsa uscendo dal ritratto della Signora Grassa.
Era solo
un’impressione. Sicuramente.
Ma come
non
ricordare che la sera prima aveva volteggiato
tra le braccia dello Scapolo D’Oro di Hogwarts?
Che non
è più scapolo. Cioè, sì.
Non
siamo sposati. Però. È il mio ragazzo. Stronze.
Poi, come se
fosse questa la notizia
del giorno…
Aveva
atteso
tutta la notte notizie su Teddy. Verso le tre, la Caposcuola
l’aveva trovata
addormentata su una poltrona accanto al fuoco. L’aveva
svegliata e l’aveva
informata di tutto, prima di spedirla su nei dormitori.
Entro in
Sala
Grande: tolti gli incantesimi della sera prima era tornata al suo
aspetto
originario dal lavoro indefesso di decine di elfi. Si guardò
attorno, cercando
visi amici.
Ma i guai non
vengono mai da soli…
Il
gruppetto
della Haggins era seduto in formazione accanto alla ragazza, accomodata
in un
tavolo vicino all’entrata. Vide Lily, seduta ad un tavolo con
Hugo. La
ragazzina le fece cenno veloce di unirsi a loro.
Non fu
abbastanza svelta. Fu intercettata dalla Haggins dopo due soli passi.
“Weasley.”
Iniziò con un orribile sorriso cordiale. Aveva delle gengive
veramente enormi. “Ieri
sera non ti
abbiamo visto alla festa.”
“Sì… ehm.” Esordì,
molto acutamente. Lanciò uno sguardo disperato verso Lily,
che scosse la testa con rassegnazione, lasciandola in balia degli
eventi.
Grazie Lily. Argh.
“Infatti
non…
non c’ero. Sono rimasta in dormitorio.”
Annuì, sentendosi sempre più umiliata,
mentre il sorriso di Clara si faceva trionfante. “Dovevo
studiare.”
“Ma studi sempre, Rose! Ieri sera è stata una
festa meravigliosa!”
Una delle
ragazze, Fiona Finnigan, le lanciò un’occhiata
poco convinta. “Non eri alla
festa, Rose?” Chiese infatti. Clara la fulminò con
lo sguardo.
“Fifì,
l’ha
appena detto. Non era alla
festa.”
Sì che
c’ero, grossa vacca. E stavo
ballando con il mio
ragazzo. Non il tuo. Il mio.
Non lo
disse,
limitandosi a cercare di svicolare. Clara le sbarrò di nuovo
il passo.
La
situazione
stava diventando ridicola.
“Clara,
vorrei andare a mangiare.” Borbottò, lanciandole
un’occhiataccia. Non ebbe
effetto. Non l’aveva mai. “Se
c’è qualcosa che vuoi dirmi…”
“Eri al ballo con Cory, ieri sera?”
Rose batté le palpebre. “Chi?” Prima di
accorpare il nome.
“Che
soprannome idiota.” Disse, senza riflettere. Clara divenne
leggermente colorata
sulle guance. Considerando tutto il trucco che si applicava la mattina
doveva
essere paonazza.
“Ci
sei
andata con lui?”
Ripeté. “Perché se
ci sei andata, sappi che per lui sei solo…”
“Rosie.”
Esclamò Al, prendendola
sottobraccio, con disinvoltura, mentre spuntava dal nulla,
provvidenziale come
un angelo. “Oh, salve Clarabella!” Sorrise gentile,
facendola sgonfiare come un
palloncino. “Andiamo a tavola?” Si rivolse
nuovamente a Rose, che l’avrebbe
sposato, se non fossero stati consanguinei e interessati allo stesso
sesso.
Sorpassarono
il gruppetto mentre gli stringeva il braccio, stritolandoglielo. Al non
fece
una piega, portandola al tavolo Potter-Weasley.
Doveva
ammetterlo. In quel periodo Al sembrava… più
maturo. Non che fosse alzato di
dieci centimetri o avesse sviluppato dei pettorali virili, era sempre
il solito
ragazzo magrolino e con lo sguardo di un bimbo, ma c’era
qualcosa nel suo
atteggiamento che era più saldo, sicuro. Le penne
continuavano ad esplodergli
in mano e riempirlo di inchiostro, ma sembrava avere una sorta di
sicurezza
gentile che prima non aveva.
A differenza di
Thomas. Uno comincia a
perdere la brocca, l’altro diventa più affidabile.
Le cose sono
connesse?
Lily si
scostò dalla
panca, per farli sedere. “Devi imparare a rispondere a tono a
quelle oche,
Rosie. Ne va della tua dignità.”
Proferì quieta.
“Non
ci
riesco.” Ringhiò di rimando, sentendosi gli occhi
pizzicare. “Penso solo alla
voglia che ho di ficcargli la bacchetta in un occhio e a come
trattenermi per
non farlo.”
Al la liberò della borsa, sedendosi accanto a lei.
“Non ne vale la pena. Sono
solo invidiose.”
“Già, ma hanno capito che sono andata al Ballo con
Scorpius.” Prese un muffin,
addentandolo. Si ricordò troppo tardi che Lily non sapeva, e
neanche Hugo, che
cominciò a sputacchiare latte e cereali tutto attorno. Al le
lanciò uno sguardo
rassegnato.
Merda.
Lily fece
un’inquietante sogghigno, ma si limitò a mescolare
il miele nel suo the.
“Oh
Santa
Nimue! Papà ti ucciderà! No, ucciderà
lui e poi…” Iniziò Hugo frettoloso. Ci
pensò. “Oh cacchio. Sei stata disonorata.”
A quel
punto
Lily cominciò a ridere come una matta.
“Hugo, falla finita!” Sbottò,
arrossendo. “Sono solo andata con lui al Ballo,
non gli ho promesso la mia mano o cose del genere!”
Brontolò, mentre Al le
versava del caffè, aggiungendo due dita di panna.
Sentì
di
amarlo con la forza di mille armate.
“Hugo,
ballare
con qualcuno non significa legarsi a lui per la vita con un incanto fidelio.” Le diede
manforte. “Scorpius
è, certo, un Malfoy…” Lo precedette,
dato che stava formando la parola con le
labbra. “… ma penso che sia piuttosto in gamba.
Non assomiglia a suo
padre. Noi siamo
amici di Malfoy.”
Hugo
boccheggiò. Aggrottò le sopracciglia.
“Siamo amici di Malfoy?”
“Sì.”
Confermò Al. “Proprio così.”
Hugo
sembrò
riflettere sull’eventualità. Molto lentamente.
Tendenzialmente era un ragazzino
semplice, e aveva sempre subito l’influenza di Albus e James,
praticamente fratelli
maggiori.
Senza
contare
che era ufficialmente il paggio di Lily.
Emise un
lungo sospiro. “Ricevuto. Non dirò un cavolo a
papà. Ma se lo scopre succederà
un casino.”
Rose non
disse nulla, già ampiamente consapevole della situazione.
Tutto quel parlare di
Scorpius la infastidiva. E poi era altro
che voleva sapere.
Dov’è?
Dov’è Jamie? Stanno bene?
“Avete
visto
Jamie stamattina?”
“Oggi
hanno
dato giornata libera sia lui che a Malfoy.” Spiegò
Lily. “Non sai di ieri sera?”
“Ero con loro, quindi sì. Teddy come
sta?” Si informò. Neanche lui era al
tavolo degli insegnanti.
“Dovrebbero
averlo già dimesso. Aveva solo un’intossicazione
da fumo.” Spiegò Al, prendendo
un’aria assorta. Nessuno gli chiese di Thomas. Ma ormai era
la norma, pensò
Rose. Tom non faceva più colazione con loro, o non la faceva
direttamente.
Devo dirgli del
ragazzo biondo con cui
io e Scorpius l’abbiamo visto parlare alla
Stamberga…
Inspirò.
L’avrebbe
fatto, ma non davanti ai loro fratelli.
“Se
non
altro, la notizia dell’incendio, per quanto sia stata
orribile, ha distolto
tutta l’attenzione dai fatti della festa.”
Osservò Lily con leggerezza. “Perché
onestamente, Rosie, sareste stati sulla bocca di tutti. Persino un
imbecille
avrebbe capito che eri tu dietro la maschera.”
“Infatti la Haggins non mi è mai sembrata
particolarmente brillante.” Replicò
infastidita. “Non capisco davvero cosa ci sia da stupirsi
tanto. Sono una
ragazza. Lui è un ragazzo. Sono passati vent’anni
dalla guerra e dai reciprochi
contrasti familiari.”
Lily la guardò con tragica consapevolezza. “Rosie,
non per rovinarti la
giornata, ma ti ricordo che nonno Arthur chiama i Malfoy sporchi
maghi oscuri. Zio Ron odia il signor Malfoy
e…”
“Lils…” La fermò Al,
posandole una mano sul braccio. “Lo sa.” Disse
soltanto.
Fece un cenno verso Rose, che sembrava ad un passo dalle lacrime.
E
c’era
davvero. La sola idea di dare un dolore al nonno, e di sentire suo
padre darle
della donna scarlatta
l’atterriva.
Lily ne
fu
turbata. “Scusa Rosie… A me non importa! Non
importa neanche a Hughie. Siamo
amici di Malfoy.” Concluse, dando di gomito al ragazzino, che
annuì,
terrorizzato dall’eventualità che la sorella si
mettesse a piangere davanti a
lui.
“Solidarietà
Potter-Weasley sempre!” Assicurò. “Dai
sorellina, Malfoy è…”
Rifletté disperatamente.
“Ehm. Un buon portiere?”
Rose ridacchiò, deglutendo il groppo di lacrime e
preoccupazioni. Era facile
non pensare ai mille problemi che lei e Scorpius avrebbero affrontato
con le
rispettive famiglie, quando era con lui. Aveva il potere di far
sembrare tutto
semplice, come una bella commedia degli equivoci. Ma da sola si rendeva
conto
di quanto sarebbe stato difficile stare assieme fuori dalle mura
protettive di
Hogwarts.
Già
qui dentro è un bel problema…
Più
si
affezionava a quel bislacco biondino, più capiva quanto
sarebbe stata dura.
Chi dice che le
cotte adolescenziali
sono libere da problemi dovrà scontare la mia furia.
Lily
raccolse
le sue cose, mettendole ordinatamente nella sua borsa, che
passò con
naturalezza ad Hugo, che accettò la routine con una smorfia
rassegnata. “Allora
suppongo che in quanto amico di
famiglia…” Iniziò la ragazzina.
“… verrà alla festa di
Cedric?”
Rose corrugò le sopracciglia. Certo, la festa dei tre anni
del figlio di
Neville e Hannah. Sarebbe stata quella domenica. L’aveva
dimenticata. Guardò
Albus, che fece un mezzo sorriso meditabondo.
“Beh,
non
dovrebbero esserci i nostri genitori. Sarà una cena tra noi
ragazzi, Nev,
Hannah e Teddy… Non si dovrebbe correre rischi.”
“E lui è il tuo ragazzo. Sarebbe la prima festa di
famiglia a cui lo
porteresti.” Incalzò Lily. “Anche se lo
presenteremo come amico comune.”
“Non è proprio famiglia.” Corresse Rose,
imbarazzata. Ma Neville era il padrino
di metà di loro e in ogni caso, poteva essere uno pseudo
banco di prova. “… ma
glielo chiederò.”
Questa relazione
dovrà uscire da
Hogwarts, prima o poi. E da qualche parte si dovrà pur
iniziare.
****
Aula di Difesa
Contro le Arti Oscure. Pomeriggio.
“Molto
bene
ragazzi. Mi raccomando, ricordatevi i trenta centimetri sulle chimere
per venerdì.
Buona giornata a tutti.”
Ted Remus Lupin sapeva esattamente come tenere una classe. Se lo disse
un po’
compiaciuto, salutando gli studenti che sciamavano ordinati fuori dalla
sua
classe.
Fare il
professore gli usciva naturale. Non si riteneva dotato di particolare
carisma,
semplicemente, adorava Difesa Contro le Arti Oscure e sapeva come
interessare un
uditorio di studenti. La materia aiutava. I lunghi pomeriggi passati a
far
ripassare James, Al e poi Lily, anche.
Riordinò
la
cattedra, notando con una fitta al cuore come mancassero i libri del
padre,
pieni delle sue annotazioni. Fece
un lieve
sospiro.
“Teddy,
allora era vero. Dovresti riposare!” Neville era sulla porta
della classe, e lo
guardava con un sorriso gentilmente esasperato.
“Nev…”
Fece
un cenno. “Tra due settimane i ragazzi del Settimo hanno una
verifica e non
potevo lasciarli in balia di loro stessi.” Sorrise,
scrollando le spalle.
“Comunque sto bene.”
“Ciò
non
toglie che ieri sera hai rischiato la vita. Avresti bisogno di
riposo.”
“Non avrei molto da leggere.” Si
schernì.
Neville fece un sorriso empatico, posandogli una mano sulla spalla.
“Serve una
mano a riordinare?”
Teddy
esitò.
Aveva fatto lui stesso richiesta, la sera prima, ancora in balia
dell’adrenalina, di non lasciare che gli elfi pulissero
tutto. Una parte del
suo cervello non aveva realizzato che probabilmente non c’era
nulla che gli
elfi avrebbe rischiato di buttare.
Non era
ancora riuscito a salire la scala di pietra.
“Non
mi
dispiacerebbe.” Ammise.
Quando
aprì
la porta del proprio ufficio si sentì attorcigliare le
viscere.
Non si
era
salvato niente. La scrivania di mogano era completamente carbonizzata,
e così
gli scaffali, le scansie. Il tappeto era annerito e zuppo
d’acqua e mandava un
odore terribile di bruciato e bagnato assieme. Fogli mangiati dal
fuoco,
pergamene di cui era rimasto solo il rotolo d’osso giacevano
sparsi ovunque.
Mi dispiace
papà. Mi dispiace.
“Ehi…
tutto a
posto?” Sussurrò Neville, sempre tenendogli una
mano sulla spalla.
Ted vide con la coda dell’occhio i suoi capelli color viola
spento.
“Sì.”
Mormorò. “Sì, è tutto a
posto.” Si scostò gentilmente, chinandosi a
prendere
quello che restava di un compendio sulle creature oscure della Scozia.
Basta
così. Basta.
Chiuse
gli
occhi e quando li riaprì i suoi capelli erano di nuovo del
colore che dovevano
essere, e lui era positivamente infuriato. Il grimorio non era da
nessuna
parte, sposando la tesi secondo cui il suo aggressore fosse venuto
lì per
quello.
La pagherai.
Chiunque tu sia. La
pagherai.
“A
quanto
pare non mi resta che chiamare gli elfi. Ti va una tazza di
the?” Chiese,
stupendosi del tono controllato che gli uscì.
Neville
capì,
e sorrise. “Certo, volentieri. Ne avevo giusto
voglia.”
Salirono
negli appartamenti del ragazzo. C’era puzza di fumo, ma il
fuoco fortunatamente
non si era propagato, limitandosi a lambire la porta di ingresso.
Mentre
metteva il bollitore sul fuoco, Ted ne approfittò per
scrivere un Gufo veloce
al padrino, mentre Neville era occupato a vezzeggiare la sua piantina
da
appartamento.
Harry era
tornato da lui, dopo che aveva parlato con Thomas e gli aveva
raccomandato di
non fare parola a nessuno delle loro supposizioni.
Non
avrebbe
parlato di quello con Neville. C’erano tanti argomenti tra
cui scegliere,
dopotutto.
Si
sedettero,
sorseggiando the bollente.
“Jamie
è
stato davvero un eroe.” Osservò Neville.
“Harry era raggiante.”
“Lo
è stato
davvero. Sarà un ottimo auror.” Sorrise Ted,
dietro la sua tazza. In quel
momento le chiacchiere roboanti di James avrebbero aiutato,
pensò.
Ed era
sbagliato. Ma dopo aver rischiato la vita, si sentiva un po’
meno pronto a
giudicarsi.
“Non
lo metto
in dubbio!” Rispose l’uomo allegramente. Ignaro.
“Se solo non fosse a volte
così impulsivo… Ma in questo
caso…”
“In questo caso mi ha salvato la vita.” Concluse
Ted. Il the era bollente, e
lui aveva un disperato bisogno di qualcuno con cui parlare di quello. “Neville…
sai, quando ero
studente tu eri la mia figura di riferimento.”
Esordì, prendendola alla larga.
Il viso
tondo
dell’uomo si aprì in un sorriso sincero, anche se
un po’ confuso dal repentino
cambio di argomento. “Davvero? Mi fa piacere sentirlo,
Ted.”
“Io… non sono il genere di persona che si fa molti
amici.” Continuò. “Non è che
mi ritenga un misantropo. È solo che non mi apro molto con
le persone. E… penso
di essere un po’ noioso per i miei coetanei.”
Neville
ridacchiò.
“Non sei affatto noioso, Teddy. Sei solo maturo.”
“Appunto.” Quella chiacchierata aveva il tono di
una confessione, rifletté
Neville, e si aggiustò sulla sedia, attendendo.
“Vedi… io… non ho nessuno con cui
parlare. Cioè, ho la nonna e zio Harry. Sono persone
fantastiche, mi hanno
cresciuto… ma non ho qualcuno con cui parlare davvero.”
“Di
cose un
po’… personali?” Indovinò al
volo Neville. Non che fosse difficile. I capelli
di Teddy si stavano schiarendo di rosa sulle punte.
Si
tratterà di Victoire?
Ted si
limitò
ad annuire, lasciandogli uno sguardo grato. Non si era sbagliato.
Neville forse
era l’unico di cui poteva parlare del Problema
James.
Senza
citare
James, ovviamente.
“Sono
lusingato che tu abbia chiesto a me.” Esordì
l’uomo, dopo un breve silenzio.
“Avanti, dimmi tutto.”
“Nev…
è che
non so come iniziare.” Ammise, sentendosi piuttosto stupido.
“Voglio dire… ho
un problema. Non grave. Non di salute o… altro. È
un problema che riguarda… la
mia sfera emotiva.” Si rifugiò dietro il proprio
ampio vocabolario, perché
davvero, non sapeva dove andare a parare. “Sai…
non sono mai stato molto bravo
con le ragazze.”
“Siamo in due.” Scherzò Neville.
“Ragazze, un mondo alieno. Prima di Hannah
credevo non sarei mai riuscito a parlare con una che non fossero
Hermione o
Ginny.”
“Già… Vedi.” Almeno
tu non avevi
minorenni che ti molestavano. “Per anni sono stato
innamorato di Vic. Poi
mi sono messo con Vic. Non ho ricordi di altre ragazze che mi siano
piaciute, a
parte… Vic.”
Neville lo guardò comprensivo. “Sei ancora
innamorato di lei, non è vero?”
A Teddy crollò discretamente il mondo addosso.
“No… Nev. Tra me e lei… ehm,
è
finita. Completamente. Davvero. Le voglio bene, ma…
più o meno come ne vorrei
ad una sorella.”
Una sorella che
non mi parlerà mai
più.
“Oh.”
Corrugò le
sopracciglia. “C’è
qualcun’altra allora?”
A Teddy
venne
voglia di sprofondare il viso tra le mani. Non lo fece, per pura forza
di
volontà.
È
ovvio che non capisca. Non capisci
neanche tu!
“Non
proprio.
Io… mi sono chiesto.” Prese una lunga boccata
d’aria. “Sei mai stato attratto
da… persone del tuo stesso sesso?” Vedendo
l’espressione sbigottita dell’altro
si affrettò a spiegare. “In via del tutto
ipotetica, considerando che insomma…
non ci sono mai state molte donne ad attirare la tua attenzione, non
hai mai
pensato che magari non fossero le donne. Ad attrarti?”
Concluse, sentendosi il
fiatone.
“No.”
Stavolta a Teddy venne da piangere.
Neville
vedendo l’espressione sinceramente disperata di uno dei suoi
studenti migliori,
cercò di porre rimedio. “No,
però… vedi, alla tua età…
credo sia normale, ehm.”
Ci fu un
lungo silenzio denso di disagio.
“Ted,
sei
gay?”
“Oh, Merlino.” Soffocò il ragazzo.
“No, io… oh, Dio. No, senti Nev… lascia
perdere.” Sussurrò visibilmente nel panico.
“Era solo…”
“Teddy!” Lo fermò, prima che per la foga
spaccasse la tazza che serrava tra le
mani. “Teddy, calmati.” Gli afferrò i
polsi, togliendogliela dalle mani, e
posandola sul tavolino. “Scusami. Sono stato indelicato.
Perdonami, è uno dei
difetti più grossi dei Grifondoro non avere molto dialogo
tra bocca e
cervello…” Gli sorrise.
“Okay…” Sussurrò.
“Okay, io…”
“Parliamone con calma.” Gli propose, posandogli una
mano sul braccio. “Con
calma.” Ripeté lentamente.
Povero
ragazzo… Ventiquattro anni e
scopre di non avere nessuna certezza.
Se non si ha
certezze sul tuo
orientamento… Merlino Benedetto. Su cosa diavolo le hai?
Teddy
annuì,
ispirando. “Mi dispiace, non intendevo…
cioè. Non ho idea di cosa pensare. È
solo che… sono successe delle cose per cui ho…
pensato, che forse…”
“Potresti essere interessato agli uomini?”
Ted
esitò,
senza confermare né negare. Confermare… non ne
era certo. Ma negare…
La sua
infanzia era stata piuttosto solitaria. Lui e sua nonna erano vissuti
in
Cornovaglia, in un grazioso cottage immerso nel nulla. Andromeda ci si
era
trasferita poco dopo la guerra, con lui neonato.
Non era
stata
una nonna egoista. Aveva capito da subito il suo bisogno di amichetti e
gli
aveva fatto frequentare così Villa Conchiglia. Quindi solo Victoire.
James e
gli
altri bambini erano venuti dopo, e comunque prima di poter essere in
qualche
modo umanamente interessanti erano
dovuti passare anni.
Questo
significava che i primi coetanei li aveva conosciuti alla bellezza di
undici
anni. E si era trovato completamente impreparato.
Tutto il
suo
sviluppo emotivo era stato così ritardato di parecchi anni.
Fino a sedici anni
era stato praticamente asessuato, perso tra libri, tazze di the e
risultati
scolastici.
A
diciassette
anni aveva realizzato di essere innamorato di Victoire, quando un suo
compagno
di stanza gli aveva fatto notare che le stava sempre trai piedi. A
diciannove aveva
preso coraggio e l’aveva baciata. A venti aveva avuto la sua
prima volta. A
ventiquattro si erano lasciati.
E poi
c’era
James.
Non
poteva negare
che il suo corpo avesse reagito più di una volta agli
stimoli che il ragazzo
gli aveva letteralmente scaricato
addosso. Poteva ignorarlo a livello cosciente, ma dentro di
sé sapeva.
Era
successo
dopo il bacio, come un’epifania. Da allora, come Jamie gli
era vicino, il suo
corpo vibrava come una corda tesa
in
mezzo ad una raffica di vento.
Sospirò.
“Credo
che Vic sia stata l’unica ragazza ad interessarmi. Pensavo
che fosse molto
romantico. Ma adesso… penso che sia semplicemente
perché era l’unica ragazza
che conoscevo. Non dico che non l’ho amata. L’ho
fatto, ma…”
“Non
sei
sicuro di amare tutte le
donne.”
Concluse Neville. Ted fu contento di aver chiesto a lui. Sembrava aver
il raro
dono di capire al volo cosa intendeva dire. Non era certo che con Harry
sarebbe
stato così semplice; probabilmente ci sarebbero state lunghe
pause imbarazzate
e molti ‘ehm’.
“Pensavo
che
avrei finito per sposarmi con Vic … ma poi mi sono accorto
che non provavo più
le stesse cose che provavo… all’inizio.”
“Capita in un rapporto, Teddy, ma non per questo si
è gay.”
“Lo so.” Borbottò. “Ma adesso
Vic non c’è più. Ed io non sento il
bisogno di
trovarmi un’altra ragazza. Di frequentarla…
sposarla, averci una famiglia.”
Neville si sfregò una tempia con le dita, pensieroso.
“Devi darti tempo per
questo, Teddy. Tu e Victoire siete stati assieme sei anni, e poi, sei
ancora
giovane.”
“Non è questo.” Replicò Ted,
con una smorfia. “A volte, non vedevo Vic, ma
vedevo solo quello che lei avrebbe potuto darmi. Una famiglia. Era
orribile. Ho
dovuto lasciarla… Non era giusto.”
“Teddy…”
“No, lasciami finire…”
Inspirò. Ora che aveva cominciato a parlare, non
riusciva a smettere. Era come se, ordinando i pensieri, questi
fluissero
spontaneamente, trovando una loro collocazione.
Adesso capisco
perché i babbani
spendono tutti quei soldi con gli psicologi.
“Sono
arrivato qui e sono successe delle cose per cui tutto quello in cui
credevo è
stato letteralmente rivoluzionato. Anche prima di arrivare qui,
ma… soprattutto venendo
qui.” Si passò una
mano trai capelli. “E ho cominciato a farmi delle domande.
E… sono arrivato a
questo punto.”
Neville annuì. “Un punto complicato.”
Osservò con un mezzo sorriso.
Ted
ridacchiò. “Merlino, sì… E
non so proprio come uscirne.”
Non posso sotterrare il problema. Potrei
farlo se non ci fosse di mezzo James.
Ma James
sarà sempre di mezzo. James è
parte della mia vita. A lui devo rendere conto.
E a dirla tutta,
devo rendere conto
anche a me stesso.
Neville
tamburellò le dita sul bordo della tazza. “Non so
come aiutarti.” Confessò
apertamente. “Davvero Teddy, vorrei, ma credo che qualsiasi
cosa ti dica non
sarà comunque supportata da nessuna esperienza. Posso dirti
ben poco delle
donne…” Fece un sorrisetto un po’
impacciato. “Ma sugli uomini? Ancora meno.”
Fantastico…
Neville
era
stato sincero, e di quello gli era grato. Non avrebbe accettato
consigli di
circostanza.
Ma non ho
comunque concluso niente…
“Va
bene Nev,
non fa niente. Anche solo parlare con te mi ha fatto stare
meglio.” Sorrise
appena.
“Però…”
Lo
interruppe l’uomo. Sembrò incerto se continuare o
meno, alla fine però optò per
un sì. “Però conosco delle
persone.”
“Merlino, Nev, no! Non ho bisogno di gruppi di sostegno! Non
sono un alcolista
o dipendente da pozioni…”
Neville
ridacchiò. “Morgana, Teddy!” Lo prese un
po’ in giro, imitando il suo tono
indignato. “Ma per chi mi hai preso?”
Sembrò davvero divertito dalla cosa. Poi
tornò serio. “Uno dei migliori amici di mia moglie
è gay. Ernie MacMillan, te
ne ho mai parlato?”
“Credo che… giochi a…
Quidditch?” Mormorò confuso Teddy. Di Quidditch
non ne
capiva granché, tralasciando le poche informazioni che James
gli aveva pestato
nella zucca fin dalla sua infanzia.
Neville
annuì. “Esatto. Ora allena i Montrose Magpies.
È una brava persona e un tassorosso,
come te.”
“…
Stai
cercando di organizzarmi un appuntamento?”
Sussurrò terrificato.
Neville
batté
le palpebre. Poi fece una mezza risatina. “No, no…
Ernie ha già un compagno. E
poi, sinceramente credo sia un po’ troppo vecchio per
te.” Sorrise.
La differenza
d’età per me non è un
problema, pare… -
Pensò Teddy sconfortato. “Allora?”
“Allora penso che parlare con lui, potrebbe esserti
utile… per fugare i tuoi
dubbi, intendo. Che ne pensi?”
Ci rifletté. In ogni caso, non aveva molte
possibilità di avere delle risposte,
non ad Hogwarts, non in quel periodo, quindi non in tempi brevi.
Annuì. “Va
bene. Mi… mi farebbe piacere parlargli.”
“Organizzerò la cosa.” Neville gli fece
un sorriso incoraggiante. “Coraggio.
Tieni duro.”
Teddy evitò di fargli notare che non era questione di vita o
di morte, ma solo
una risposta sui suoi dubbi sessuali. Era tipico dei grifondoro
trasformare
tutto in una battaglia epica, contro gli altri o contro sé
stessi. Teddy, da
bravo tassorosso, sarebbe vissuto anche nell’ignoranza.
Ma
c’è di mezzo un certo grifondoro.
Per capire come
posso comportarmi con
Jamie, devo capire prima di tutto cosa provo io.
****
Torre Grifondoro,
Pomeriggio.
“Sai,
la
vostra Sala Comune è sempre così…
caotica.” Stimò Albus guardandosi
curiosamente attorno, mentre saltava una pila di cuscini sistemata a
terra
vicino ad una confezione vuota di piume di zucchero.
“E
la vostra
invece? Mette i brividi.” Replicò Rose con un
sorrisetto, prendendo i cuscini e
buttandoli sul divano, in quanto suo dovere di Prefetto.
Al
sorrise.
“Si tratta di design raffinato… Non mi aspetto che
una grifondoro capisca.”
“Intendi i teschi come decorazione?”
“Fratello, ricordati che devi morire.¹”
Ironizzò Al: a dire il vero da bambino la prima impressione
che aveva avuto della
sua Sala era stata di orrore. Per poco non si era messo a piangere
quando il Prefetto
di allora, nientemeno che Montague, li aveva scortati dentro. Tom per
evitare
uno scoppio di lacrime in diretta l’aveva tranquillizzato
dicendogli che i
teschi erano lì come protezione dai mostri.
Funziona
apotropaica. Solo Tom poteva
già sapere una cosa del genere a undici anni…
“Cosa
stiamo
cercando precisamente?” Interloquì, salendo le
scale del dormitorio maschile.
“Scorpius.” Tagliò corto Rose,
mordendosi un labbro. “È tutto il giorno che non
lo vedo. Non c’era a pranzo.”
“Lui e Jamie saranno andati ad Hogsmeade con il Mantello,
c’è da scommetterci.”
“Dubito… credo che Jam aspetterà ancora
un po’ prima di introdurlo ai segreti
della famiglia Potter.” Sbuffò Rose, con aria
divertita. “Però è vero che sono
diventati amici.”
“Te
l’avevo
detto, io, che erano identici. Si sono odiati, e ora si
adorano.” Ridacchiò. “Ma
James, ora che mi ci fai pensare, a pranzo è venuto. Era con
i gemelli e
Jordan.”
“Appunto.”
Al
seguì Rose
lungo le ripide scale a chiocciola della torre. Il paesaggio, da
quell’altezza,
era stupendo.
Mi sono sempre
chiesto come sarebbe
stato essere a Grifondoro… Respirare un po’ di
aria pura e non odore di cripta,
una volta tanto.
Ci
riflettè
anche quella volta. Sorrise.
No. Il mio cuore
è quello di un bieco
serpeverde. E poi questo posto sembra una voliera.
Rose si
fermò
davanti alla porta dei ragazzi del Sesto. Bussò un paio di
volte. Tre. Quattro.
Nessun segno di vita.
“Forse
non
c’è. Sarà andato a farsi una
passeggiata?” Suggerì Albus.
La
ragazza
scosse la testa: c’era qualcosa che non le tornava. Scorpius
non era tipo da
scomparire per i fatti suoi, non con una ragazza e con un giorno libero
per
tormentarla a
disposizione.
Avrebbe dovuto
sbucare dai corridoi o dalle
armature come un idiota, sostenendo che si annoiava. Lo faceva quando
ancora
non stavamo assieme. Perché non ora?
“Beh,
comunque non vuole aprire. Che facciamo?”
“Ti va una partita a scacchi?” Propose Rose, vinta.
Al
sorrise. “Volentieri!
Ma ti ricordo che sono secondo a Thomas, nel torneo familiare. Tu,
terza.”
“Oh, smettila con questa rivalità,
serpe!” Ridacchiò. Poi esitò.
“Senti…a
proposito di Tom…”
Al inarcò le sopracciglia. Ma lo sguardo si era fatto un
po’ troppo attento per
essere semplicemente curioso come voleva far credere.
“Sì?”
“Io e Scorpius eravamo ad Hogsmeade sabato… e
l’abbiamo visto parlare con
qualcuno. Alla Stamberga. Con un ragazzo biondo. Litigavano,
più che altro.”
“…
Sai chi
era?” Lo sguardo di Al non era mutato. Ma Rose ebbe comunque
l’impressione che
avrebbe fatto meglio a stare zitta.
“No,
io… non
lo so. Sembrava uno studente, ma non l’ho mai visto a scuola.
Stavano litigando
e poi… Tom se n’è andato, e quel tipo
si è smaterializzato.”
Al non disse nulla. Solo, fece una lieve smorfia. “Ho capito.
Grazie per
l’informazione.”
“Non
credo
avessero un appuntamento o roba del genere…” Si
affrettò ad assicurargli.
“Insomma, non sembravano in buoni termini, ecco.”
Al scosse la testa. Fece uno strano sorriso rassegnato. “Lo
so che non era un
appuntamento, Rosie…”
La
ragazza
fece per aprire bocca, ma…
“Ehi,
che ci
fa qui questo stronzo di Serpeverde?” Esclamò una
voce alle loro spalle, fin
troppo nota ad entrambi.
Al
sospirò,
voltandosi. “Ciao Jam.” Aveva recuperato subito la
sua aria di pacifica
esasperazione.
Rose
sospirò.
Al sarebbe stato
un grifondoro
orribile. Sa fingere troppo bene.
“Tradimento!”
Sbottò James.
“Prefetto Weasley, come hai potuto introdurre il nemico nel
nostro Quartier
Generale?” Era stato fuori, a giudicare dal giubbotto e la
sciarpa rosso oro
annodata al collo. Stranamente una delle maniche del giubbotto non era
infilata, ma lasciata penzolare sulla spalla.
Al e Rose
sapevano bene come niente fosse
lasciato al caso con James Sirius Potter.
“Che
hai
fatto al braccio?” Chiese guardinga la ragazza.
“Mi
sono
tatuato!” Chiocciò querulo, soddisfattissimo.
“Cosa?!”
Al
tirò un
lungo sospiro. “Non ci posso credere. Cioè, sapevo
che sei un idiota, ma così
idiota da farti inchiostrare permanentemente il
braccio…”
“È un memento.”
Proferì James
indispettito.
Al
sentì un
malditesta diffonderglisi alla base delle tempie. “Sei un
idiota. Mamma ti
ucciderà.”
“Mamma non lo saprà prima dell’estate,
quando mi metterò in maniche corte.”
Ghignò beato. “Sono qui per farlo vedere a
Scorpius, comunque, non a voi
secchioni.” Batté la porta con sicurezza.
“Guarda
che
non c’è…” Gli fece notare Al.
Davvero, gli stava venendo il malditesta.
È un
effetto collaterale alle demenza
di mio fratello maggiore, dottore. C’è cura?
James
sbuffò.
“Sicuro che c’è. Stamattina per
Hogsmeade mi ha dato buca. Sarà in camera a
poltrire, come il piccolo nobile del cazzo che è. Malfuretto!” Sbottò,
tirando un calcio al legno della porta.
“Ti
ha dato
buca?” Chiese subito Rose, attenta. “E
perché?”
“Che ne so? Ha detto che non aveva voglia. Ehi, Rosie. Siamo
maschi. Intesi?
Non è che ci psicanalizziamo. Ci… diamo una pacca
sulla spalla².”
“Non
ho mai
sentito niente di così cretino.” Sbuffò
Rose. “Quando hai sfasciato camera tua
non mi pare vi siate presi a pacche sulle spalle.”
James si
rabbuiò appena al ricordo della strillettera che ne era
ovviamente conseguita.
“Prima di tutto, la situazione era diversa. Io ero fuori di
testa. Malfoy sta
benissimo.” Altro calcio alla porta. “In secondo
luogo… siamo ragazzi.
Non parliamo dei nostri
sentimenti.” Concluse.
Rose
guardò
verso Al, che sbirciava da una delle feritoie dello stretto corridoio
circolare. “È vero?” Le sembrava idiota,
ma in effetti l’universo dei maschi era
idiota.
“No.”
Le
assicurò, con un mezzo sorriso. “Ma certo,
dipende…”
Per esempio io e Thomas non parliamo. Né dei nostri sentimenti,
né del
resto.
“Certo
che
no. Lui e Tommy sono amici del cuore.”
Scimmiottò James.
“Va’
all’inferno, Jamie.”
Finalmente, dopo il quinto calcio, la porta si aprì. Ne
emerse uno Scorpius moderatamente
arruffato. “Potter, sai che ti amo
incondizionatamente…” Esordì,
sbadigliando.
“Ma se mi prendi a calci la porta ancora una volta potrei
ucciderti.”
“Mi sono fatto un tatuaggio!” Latrò il
Potter per tutta risposta. Svelò la spalla, che
non era bendata, ma
arrossata, dove campeggiava un leone in campo rosso e oro, stemma
palese dei
Grifondoro, con sotto una pergamena. Tutti la lessero, rassegnati.
Giuro
solennemente di non avere buone intenzioni
Al emise
una
risatina disperata, mentre Rose alzava gli occhi al cielo.
Solo lui si
poteva tatuare un motto
appartenuto a quattro goliardi dementi.
“Buon
Merlino, Potter!” Rise Scorpius, stropicciandosi un occhio.
“Cattive intenzioni
verso chi?”
James sogghignò. “Oh, è una cosa
mia… Non è favoloso?.” Chiese
sogghignando.
Scorpius fece un sorrisetto. Poi lanciò uno sguardo agli
altri due.
“Buongiorno
biscottina…
buongiorno mini-Potter.” Recitò. “A cosa
devo l’onore di questa visita?”
Al fece spallucce. “Tempo libero. E Rosie voleva sapere se
stavi bene.”
“Sto benissimo.” Confermò con un sorriso
quieto. “Davvero.”
Ma proprio per
niente… –
Pensò Rose notando i capelli
schiacciati da un lato e l’aria di chi era appena stato
tirato giù dal letto.
Ed è
pomeriggio…
“Non
ti va di
uscire a fare quattro passi?” Chiese, spostando quasi James
di peso, per
potersi mettere davanti alla porta. “Si sta bene fuori. Anche
se manca poco al
tramonto.”
Il biondo sorrise. Sembrava distratto. “Molto romantico,
Rosey-Posey, ma no…”
“Nessun problema.” Confermò con una
sicurezza che in realtà non provava, mentre
lo spingeva dentro la camera, chiudendo la porta sui due sbalorditi
fratelli
Potter.
Scorpius
inarcò le sopracciglia, una volta soli. “Sei
entrata nella camera di un
ragazzo. Molto scandaloso…”
Rose non si fece distrarre dal suo sorriso irriverente. “Stai
bene?” Insisté.
“Rosie…”
Tentennò. “Non mi va di…”
“Lo so che non ti va. Ma a me non va di darti una pacca sulla
spalla.”
“Come scusa?” La guardò confuso.
Rose
arrossì,
scrollando le spalle. “Niente. Te lo sto chiedendo sul serio.
Ieri sera hai
domato un incendio, salvando il professor Lupin. Non sono cose che si
fanno
tutti i giorni…”
“Non ho salvato proprio nessuno.”
Ribatté, mentre il sorriso faceva posto ad
una smorfia. Si buttò a sedere sul letto, passandosi le dita
trai capelli
schiacciati. “È stato James. Ha cominciato a
premergli le mani sul petto e
soffiargli in bocca. Una cosa strana, ma…”
Rose gli si sedette accanto. “Ha usato la BSL? Non credevo se
la ricordasse… ce
l’hanno insegnata in piscina almeno dieci anni fa.”
“Non
so che
roba fosse, ma ha funzionato. Lupin ha ripreso a respirare.
Sembrava…” Deglutì,
fissando un punto impreciso della stanza. “Sembrava
morto.”
Rose,
dopo
una breve esitazione gli prese una mano tra le sue, lisciandogli il
palmo, con
attenzione. Quando era bambina vedeva sempre sua madre farlo con suo
padre. Di
solito funzionava. Scorpius
non si
ribellò, ma rimase rigido. Aveva le mani fredde.
“Me ne stavo lì, a fissarli
come un idiota, mentre Potter gli salvava la vita.” Si
scollò dal palato. “Non
ho fatto niente.”
“Che avresti potuto fare?” Lo guardò
sorpresa. “Voglio dire…”
“Potter qualcosa ha fatto.” Sibilò trai
denti. “Si è ricordato una cazzo di
manovra babbana, ma se ci fossi stato solo io… Lupin sarebbe
morto.”
“Scorpius…
Non siamo medimaghi, non siamo auror!” Obbiettò,
cercando di suonare
ragionevole. “In una situazione di crisi non sappiamo come
comportarci, nessuno
ce l’ha insegnato.”
“Potter però…”
“Jamie è un cretino i tre quarti del tempo, ma sa
mantenere il sangue freddo.
Senti…” Gli accarezzò una spalla,
contratta. “Quando eravamo piccoli Hugo cadde
da un albero e si spaccò letteralmente la testa. Tutti
cominciammo a piangere e
urlare. James invece cominciò a sbraitare di non toccarlo,
ordinò ad Al di fare
in modo che nessuno si avvicinasse e corse come un pazzo verso
casa.”
“Affascinante…” Scollò dal
palato il ragazzo. “Diventerà un ottimo
auror.”
“Già, e si beccherà milioni di sanzioni
disciplinari. Scorpius… non potevi
comportarti altrimenti.”
“Vero.” Il ragazzo la scostò
delicatamente. “Io sono il genere di persona che
quando qualcuno le sta morendo davanti spera che sia tutto un brutto
sogno.”
Rose
inspirò.
Suo
nonno… Oh, Merlino. Ha assistito
alla morte di suo nonno. E ieri sera Ted…
Deve essere stato
come un flashback
orribile.
Scorpius
non
parlava di ciò che gli faceva paura. Era sempre allegro,
spigliato, ma c’era
qualcosa, a volte, che gli scorreva sotto pelle, come
un’inquietudine
sotterranea, e in quel momento era uscita fuori completamente.
Scorpius
aveva gli occhi di un bambino spaventato. E Rose si maledì
per non essere
venuta a cercarlo prima. Perché era il suo ragazzo. Non
avrebbe più permesso a
nessuno, né licantropi né amici scavezzacollo, di
fargli del male.
“Scorpius…”
Gli
strinse forte la mano. “Eri solo un bambino.”
Scorpius la guardò; per un attimo sembrò indeciso
se liberare la mano, Rose la
sentì contrarsi tra le sue. Poi decise di fidarsi.
“Avrei potuto gridare.” Sussurrò.
“Usare la magia innata e materializzarmi a
casa di mio padre e avvertirlo. Cose del genere i bambini le fanno.
Invece…
invece non feci niente.” Ringhiò, serrando la mano
libera sulle lenzuola, fino
a farsi sbiancare le nocche. “Rimasi a guardare. Come ieri
sera. Grifondoro…”
Fece una risata amara. “Sai, credo che qualcuno dovrebbe
riorganizzare lo
Smist…”
“Non dire stronzate!” Sbottò. Scorpius
la guardò, attonito per lo sfogo.
“Sto
dicendo stronzate,
Weasley?”
“Oh, Merlino. Sì! Tu sei
un
Grifondoro. Sei coraggioso, sei impulsivo… sei
maledettamente stupido.” Gli
afferrò l’altra mano, forzandolo a stringere la
sua. “Hai seguito Jamie in mezzo ad
un incendio. E non hai pensato
che potevi rimanere ferito. Semplicemente hai pensato… oh,
Merlino!
Quell’imbecille si farà ammazzare se qualcuno non
gli va dietro. Vero?”
Scorpius sembrava troppo sorpreso per reagire. “Beh.
Sì?”
“Bene.
Questo
è essere un Grifondoro con un cervello. Ed io sono fiera di
te. Si può sempre
imparare a salvare la vita a qualcuno. E lo imparerai. Diventerai un
essere
umano fantastico, Scorpius Malfoy.” Concluse. Si sentiva un
po’ sulle spine,
perché la stava guardando come se improvvisamente le fossero
spuntate due corna
da alce.
In effetti,
invece di incoraggiarlo
l’ho sgridato…
Poi le
sorrise. Gli fece quel sorriso assolutamente luminoso e allegro, che
probabilmente l’aveva definitivamente fatta innamorare di
lui. “Rose Weasley,
sei la mia dea.” Decretò.
“Mi
accontento di averti fatto tornare il sorriso.” Disse con
semplicità. Ed era
vero. Scorpius senza il sorriso era…
Oddio, non sto
davvero pensando come
un giorno senza sole? Che banalità.
Ma quando
le
prese il viso tra le mani, quelle mani sempre un po’ fredde,
ma tanto
dolci, e la
baciò, penso che in quel
caso quella banalità ci stava tutta.
Improvvisamente
si trovò stesa sul letto, mentre i baci moltiplicavano, e
sentiva il peso
appena accennato del ragazzo sopra di lei.
Ow. Sono sul suo letto. Questo non
è…
Le trasmissioni al suo cervello si offuscarono, mentre
Scorpius si staccava
dalle sue labbra per posargliele sul collo. Un brivido piacevole, come
il
solletico avrebbe detto, ma molto meno fastidioso le si
diramò lungo tutto il
collo.
Scorpius era indubbiamente bravo, in quel genere di cose.
“Scorpius, non è il…”
“Sei tu che ti sei chiusa in camera mia,
rosellina.” Sogghignò beato. “Non
dirmi che non ti avevo avvertito…”
Rose ci
riflettè. “L’hai fatto.”
Dovette ammettere.
Scorpius annuì, accarezzandole i fianchi e insinuando le
dita sotto il
maglioncino. “Credo che la mia relazione con il tuo
maglioncino, Rosie, sia
destinata a finire. Devo ammettere di aver sviluppato una passione
segreta per
la tua camicetta.”
Rose represse una risata, tirandogli una botta sul petto.
“Che ragazzo
crudele.”
“Il
maglioncino se ne farà una ragione.”
Obbiettò pensieroso. “Ma forse dovrei
mandargli dei fiori…”
“Che scemo…” Sbuffò,
tirandoselo contro. Si sentiva esplodere dall’imbarazzo,
perché le mani di Scorpius ormai le avevano raggiunto i
fianchi nudi. Ed era il
primo tutto.
Però…
il punto è che mi fido di lui. E
che lo adoro.
Quindi…
sì? No? Almeno qualcosina?
Scorpius
le
accarezzò i capelli con la punta delle dita.
“Rose?” Era raro che la chiamasse
per nome. “Rose, mi sa che sono davvero innamorato di te. Ti
sta bene?”
Rose
sentì l’ansia
sgonfiarsi come un palloncino. Quell’ansia stupida
che si portava dietro dal loro primo bacio. Bastava così
poco?
Oh,
sì. Dopotutto ho solo sedici anni… -
Pensò confusamente, prima di
sporgersi a baciarlo, di sua spontanea volontà, e davvero
fuori c’era un
tramonto stupendo, e Scorpius era complicato in modo irritante e
perfetto e…
“Guardate
che
siamo ancora qua fuori!”
Era
James.
Si
dovettero
staccare, l’atmosfera rovinata.
Scorpius
per
un attimo sembrò avere seriamente l’intenzione di
prendere la bacchetta e
eliminare il suo primo vero amico. Fece una smorfia, assai Malfoy.
“Giusto
per
sapere, biscottino, quanti cugini sacrificabili hai?”
“Scorpius!”
Risero
tutti
e due, mentre il ragazzo si toglieva da lei. “Potter! La sto
onorando!”
Assicurò.
“Non
ci
credo, bastardo di un Malfoy! Falla uscire!” Fu la risposta.
Rose fu quasi
certa di sentire la risata di Al. “Adesso.”
Scorpius sbuffò. “Miss… È
richiesta da cugini possessivi, pare.”
“Aspetta, una cosa.” Lo fermò, mentre si
aggiustava la gonna con un movimento
imbarazzato. Si assicurò di essere in ordine per evitare
battutacce da caserma
del cugino. “Questa domenica c’è il
compleanno del figlio di Neville…”
“Del professor Paciock? Affascinante.”
Celiò, guardandola perplesso. “Quindi?”
“Quindi sono invitata per una cena a casa sua. Mi…
farebbe… piacere… se…”
Staccò lentamente, spiando ogni singola reazione del volto
del proprio ragazzo.
Era portare la loro relazione fuori da Hogwarts, anche sotto mentite
spoglie.
Era fare una cosa da coppia, come andare ad Hogsmeade o al Ballo.
Solo che stavolta
non possiamo
imboscarci dietro nessun cespuglio…
Scorpius
finse di pensarci. Lo vide chiaramente che la risposta era
già pronta. “Sì.”
Rispose dopo un’attesa inesistente.
“Verrò molto volentieri.”
“Penso
che ti
pentirai di quanto appena detto.” Lo stuzzicò.
Scorpius
fece
uno dei suoi sorrisi migliori. “Oh, bambina. La mia vita
è tutto un rimpianto
dopo aver agito. Sono un Grifondoro.”
Rose
pensò
che dopotutto, era meraviglioso avere sedici anni.
****
Note:
Continuiamo
con i capitoli high-school. Siamo in attesa del botto finale,
sì.
1-Motto
dei
frati trappisti. Piuttosto deprimente, sì. Però
fanno un ottima birra. :D
2-Dall’Era
Glaciale 3.
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