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Autore: Dira_    07/02/2010    13 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ringrazio per le recensioni, perchè siete meravigliosi e vi lovvo (con sentimento). Ci sarà mai una giornata di de-lurking day dove avrò la possibilità di conoscere tutti i miei ghost-reader? :D
@Ron1111: Corrette le sviste che mi avevi segnalato. Sei ineffabile, grazie mille. ^^ Al è un Serpeverde, come ho detto il Cappello SA. Sa come verranno fuori pigolanti adolescenti. A ben pensarci, anche Neville non doveva sembrare un gran grifondoro, ma poi… il Cappello SA.
XD
@Trixina: Assolutamente nessun problema! Non è una cosa a scadenza, anche se certo, ormai con voi commentatori assidui ho quasi un appuntamento :P Non sai quanto vi adoro. Coomunque. Sì, ci godo da morire a farvi imprecare davanti allo schermo. Mai detto che sono una sadica? XD Comunque grazie per i complimenti al Trio. Sì, alcune frasi di Tommy sono un chiaro rimando alla Row. Del resto, è grazie a lei che questa storia esiste! XD
@MikyVale: Sono i miei preferiti perché io me li immagino come degli Evans, non come dei Potter. ;P Infatti vedrai che ti combino. XD
@Ombra: Grazie! Essì, l’adolescenza è davvero una brutta bestia.
@Altovoltaggio: Ero così rincoglionita da una serata tra metal e disco (Strana accoppiata lo so) che ho finito per sballare giorno e aggiornare prima T_T si può essere più dementi? XD Il rapporto tra Al e Thomas in qualche modo è malsano, ora come ora. Tom ha bisogno di Albus per non precipitare nella china di rimorsi, sensi di colpa, follia e paura in cui sta comunque scivolando, e Al lo ama troppo per lasciarlo andare. Le cose non miglioreranno in tempi brevi, ma miglioreranno. Questa è una promessa. ;)
@Lally88: Ciao e benvenuta! Grazie mille per i complimenti, mi fa piacerissimo che tu apprezzi questa bagatella senza pretese. Mentirei se dicessi che non ci ho studiato parecchio, ma fa sempre piacere vedere che un personaggio originale, tuo, viene apprezzato anche in un fandom, purtroppo ahimè hai ragione, abusato. Spero continuerai a seguirmi! ^^ A presto!
@Pnin: Accidenti, i tuoi commenti vanno dritti al punto eh? Ma anche se mi pungolano un po’, mi danno dà riflettere e di questo ti ringrazio. Questi capitoli saranno un po’ di stasi, la famosa ‘quiete prima della tempesta’. Se ci fosse sempre tensione, mistero e quant’altro sarebbe un po’ forzato, perché dopotutto anche nei romanzi della Row ci sono momenti di calma piatta. Ed io, lo ammetto, mi diverto a descriverli infilandoci un po’ di roba sentimentale. In effetti, c’è anche la dicitura ‘romantico’ assieme a ‘mistero’ e ‘azione’ ;D Per quanto riguarda Jamie… c’ho riflettuto, e un po’ hai ragione. L’ho ammorbidito, ma solo perché beh, il ragazzo che ama ha rischiato di morire. Ucciso. In un certo senso questo ha portato a più miti consigli James, anche se tranquilla, niente casti baci sotto la pioggia, non voglio mica snaturare un personaggio che mi diverto troppo a scrivere come scemo e impulsivo! XD Spero non abbandonerai questa storia, ma se lo farai, beh, grazie comunque per avermi seguito fin qui! ^^
 
 
****
 
Capitolo XXXII
 
 






You feel like you're going where you've been bef
ore
You'll tell anyone who will listen but you feel ignored
Nothing's really making any sense at all
Let's talk…
(Talk, Coldplay)
 
 
1 Novembre 2022. Nove del mattino.
Hogwarts, Sala Grande.
 
Quella mattina Rose scese a colazione con la sinistra impressione che tutti la stessero fissando.
Si lisciò con noncuranza l’orlo della gonna, quasi scarnificandosi una gamba quando le unghie si impigliarono nelle calze, ma fece finta di nulla, afferrò più stretta la propria borsa uscendo dal ritratto della Signora Grassa.
Era solo un’impressione. Sicuramente.
Ma come non ricordare che la sera prima aveva volteggiato tra le braccia dello Scapolo D’Oro di Hogwarts?   
Che non è più scapolo. Cioè, sì. Non siamo sposati. Però. È il mio ragazzo. Stronze.
Poi, come se fosse questa la notizia del giorno…
Aveva atteso tutta la notte notizie su Teddy. Verso le tre, la Caposcuola l’aveva trovata addormentata su una poltrona accanto al fuoco. L’aveva svegliata e l’aveva informata di tutto, prima di spedirla su nei dormitori.
Entro in Sala Grande: tolti gli incantesimi della sera prima era tornata al suo aspetto originario dal lavoro indefesso di decine di elfi. Si guardò attorno, cercando visi amici.
Ma i guai non vengono mai da soli…
Il gruppetto della Haggins era seduto in formazione accanto alla ragazza, accomodata in un tavolo vicino all’entrata. Vide Lily, seduta ad un tavolo con Hugo. La ragazzina le fece cenno veloce di unirsi a loro.
Non fu abbastanza svelta. Fu intercettata dalla Haggins dopo due soli passi.
“Weasley.” Iniziò con un orribile sorriso cordiale. Aveva delle gengive veramente enormi. “Ieri sera non ti abbiamo visto alla festa.”
“Sì… ehm.” Esordì, molto acutamente. Lanciò uno sguardo disperato verso Lily, che scosse la testa con rassegnazione, lasciandola in balia degli eventi.

Grazie Lily. Argh.
“Infatti non… non c’ero. Sono rimasta in dormitorio.” Annuì, sentendosi sempre più umiliata, mentre il sorriso di Clara si faceva trionfante. “Dovevo studiare.”
“Ma studi sempre, Rose! Ieri sera è stata una festa meravigliosa!”

Una delle ragazze, Fiona Finnigan, le lanciò un’occhiata poco convinta. “Non eri alla festa, Rose?” Chiese infatti. Clara la fulminò con lo sguardo.
“Fifì, l’ha appena detto. Non era alla festa.”
Sì che c’ero, grossa vacca. E stavo ballando con il mio ragazzo. Non il tuo. Il mio.
Non lo disse, limitandosi a cercare di svicolare. Clara le sbarrò di nuovo il passo.
La situazione stava diventando ridicola.
“Clara, vorrei andare a mangiare.” Borbottò, lanciandole un’occhiataccia. Non ebbe effetto. Non l’aveva mai. “Se c’è qualcosa che vuoi dirmi…”
“Eri al ballo con Cory, ieri sera?”
Rose batté le palpebre. “Chi?” Prima di accorpare il nome.

“Che soprannome idiota.” Disse, senza riflettere. Clara divenne leggermente colorata sulle guance. Considerando tutto il trucco che si applicava la mattina doveva essere paonazza.
“Ci sei andata con lui?” Ripeté. “Perché se ci sei andata, sappi che per lui sei solo…”
Rosie.” Esclamò Al, prendendola sottobraccio, con disinvoltura, mentre spuntava dal nulla, provvidenziale come un angelo. “Oh, salve Clarabella!” Sorrise gentile, facendola sgonfiare come un palloncino. “Andiamo a tavola?” Si rivolse nuovamente a Rose, che l’avrebbe sposato, se non fossero stati consanguinei e interessati allo stesso sesso.

Sorpassarono il gruppetto mentre gli stringeva il braccio, stritolandoglielo. Al non fece una piega, portandola al tavolo Potter-Weasley.
Doveva ammetterlo. In quel periodo Al sembrava… più maturo. Non che fosse alzato di dieci centimetri o avesse sviluppato dei pettorali virili, era sempre il solito ragazzo magrolino e con lo sguardo di un bimbo, ma c’era qualcosa nel suo atteggiamento che era più saldo, sicuro. Le penne continuavano ad esplodergli in mano e riempirlo di inchiostro, ma sembrava avere una sorta di sicurezza gentile che prima non aveva.
A differenza di Thomas. Uno comincia a perdere la brocca, l’altro diventa più affidabile.
Le cose sono connesse?
Lily si scostò dalla panca, per farli sedere. “Devi imparare a rispondere a tono a quelle oche, Rosie. Ne va della tua dignità.” Proferì quieta.
“Non ci riesco.” Ringhiò di rimando, sentendosi gli occhi pizzicare. “Penso solo alla voglia che ho di ficcargli la bacchetta in un occhio e a come trattenermi per non farlo.”
Al la liberò della borsa, sedendosi accanto a lei. “Non ne vale la pena. Sono solo invidiose.”
“Già, ma hanno capito che sono andata al Ballo con Scorpius.” Prese un muffin, addentandolo. Si ricordò troppo tardi che Lily non sapeva, e neanche Hugo, che cominciò a sputacchiare latte e cereali tutto attorno. Al le lanciò uno sguardo rassegnato.

Merda.
Lily fece un’inquietante sogghigno, ma si limitò a mescolare il miele nel suo the.  
“Oh Santa Nimue! Papà ti ucciderà! No, ucciderà lui e poi…” Iniziò Hugo frettoloso. Ci pensò. “Oh cacchio. Sei stata disonorata.”
A quel punto Lily cominciò a ridere come una matta.
“Hugo, falla finita!” Sbottò, arrossendo. “Sono solo andata con lui al Ballo, non gli ho promesso la mia mano o cose del genere!” Brontolò, mentre Al le versava del caffè, aggiungendo due dita di panna.

Sentì di amarlo con la forza di mille armate.
“Hugo, ballare con qualcuno non significa legarsi a lui per la vita con un incanto fidelio.” Le diede manforte. “Scorpius è, certo, un Malfoy…” Lo precedette, dato che stava formando la parola con le labbra. “… ma penso che sia piuttosto in gamba. Non assomiglia a suo padre.  Noi siamo amici di Malfoy.”
Hugo boccheggiò. Aggrottò le sopracciglia. “Siamo amici di Malfoy?”
“Sì.” Confermò Al. “Proprio così.” 
Hugo sembrò riflettere sull’eventualità. Molto lentamente. Tendenzialmente era un ragazzino semplice, e aveva sempre subito l’influenza di Albus e James, praticamente fratelli maggiori.
Senza contare che era ufficialmente il paggio di Lily.
Emise un lungo sospiro. “Ricevuto. Non dirò un cavolo a papà. Ma se lo scopre succederà un casino.”
Rose non disse nulla, già ampiamente consapevole della situazione. Tutto quel parlare di Scorpius la infastidiva. E poi era altro che voleva sapere.
Dov’è? Dov’è Jamie? Stanno bene?
“Avete visto Jamie stamattina?”  
“Oggi hanno dato giornata libera sia lui che a Malfoy.” Spiegò Lily. “Non sai di ieri sera?”
“Ero con loro, quindi sì. Teddy come sta?” Si informò. Neanche lui era al tavolo degli insegnanti.

“Dovrebbero averlo già dimesso. Aveva solo un’intossicazione da fumo.” Spiegò Al, prendendo un’aria assorta. Nessuno gli chiese di Thomas. Ma ormai era la norma, pensò Rose. Tom non faceva più colazione con loro, o non la faceva direttamente.
Devo dirgli del ragazzo biondo con cui io e Scorpius l’abbiamo visto parlare alla Stamberga…
Inspirò. L’avrebbe fatto, ma non davanti ai loro fratelli.
“Se non altro, la notizia dell’incendio, per quanto sia stata orribile, ha distolto tutta l’attenzione dai fatti della festa.” Osservò Lily con leggerezza. “Perché onestamente, Rosie, sareste stati sulla bocca di tutti. Persino un imbecille avrebbe capito che eri tu dietro la maschera.”
“Infatti la Haggins non mi è mai sembrata particolarmente brillante.” Replicò infastidita. “Non capisco davvero cosa ci sia da stupirsi tanto. Sono una ragazza. Lui è un ragazzo. Sono passati vent’anni dalla guerra e dai reciprochi contrasti familiari.”
Lily la guardò con tragica consapevolezza. “Rosie, non per rovinarti la giornata, ma ti ricordo che nonno Arthur chiama i Malfoy sporchi maghi oscuri. Zio Ron odia il signor Malfoy e…”
“Lils…” La fermò Al, posandole una mano sul braccio. “Lo sa.” Disse soltanto. Fece un cenno verso Rose, che sembrava ad un passo dalle lacrime.

E c’era davvero. La sola idea di dare un dolore al nonno, e di sentire suo padre darle della donna scarlatta l’atterriva.
Lily ne fu turbata. “Scusa Rosie… A me non importa! Non importa neanche a Hughie. Siamo amici di Malfoy.” Concluse, dando di gomito al ragazzino, che annuì, terrorizzato dall’eventualità che la sorella si mettesse a piangere davanti a lui.
“Solidarietà Potter-Weasley sempre!” Assicurò. “Dai sorellina, Malfoy è…” Rifletté disperatamente. “Ehm. Un buon portiere?”
Rose ridacchiò, deglutendo il groppo di lacrime e preoccupazioni. Era facile non pensare ai mille problemi che lei e Scorpius avrebbero affrontato con le rispettive famiglie, quando era con lui. Aveva il potere di far sembrare tutto semplice, come una bella commedia degli equivoci. Ma da sola si rendeva conto di quanto sarebbe stato difficile stare assieme fuori dalle mura protettive di Hogwarts.

Già qui dentro è un bel problema…
Più si affezionava a quel bislacco biondino, più capiva quanto sarebbe stata dura.
Chi dice che le cotte adolescenziali sono libere da problemi dovrà scontare la mia furia.
Lily raccolse le sue cose, mettendole ordinatamente nella sua borsa, che passò con naturalezza ad Hugo, che accettò la routine con una smorfia rassegnata. “Allora suppongo che in quanto amico di famiglia…” Iniziò la ragazzina. “… verrà alla festa di Cedric?”
Rose corrugò le sopracciglia. Certo, la festa dei tre anni del figlio di Neville e Hannah. Sarebbe stata quella domenica. L’aveva dimenticata. Guardò Albus, che fece un mezzo sorriso meditabondo.

“Beh, non dovrebbero esserci i nostri genitori. Sarà una cena tra noi ragazzi, Nev, Hannah e Teddy… Non si dovrebbe correre rischi.”
“E lui è il tuo ragazzo. Sarebbe la prima festa di famiglia a cui lo porteresti.” Incalzò Lily. “Anche se lo presenteremo come amico comune.”
“Non è proprio famiglia.” Corresse Rose, imbarazzata. Ma Neville era il padrino di metà di loro e in ogni caso, poteva essere uno pseudo banco di prova. “… ma glielo chiederò.”

Questa relazione dovrà uscire da Hogwarts, prima o poi. E da qualche parte si dovrà pur iniziare.
 
****
 
Aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Pomeriggio.
 
“Molto bene ragazzi. Mi raccomando, ricordatevi i trenta centimetri sulle chimere per venerdì. Buona giornata a tutti.”
Ted Remus Lupin sapeva esattamente come tenere una classe. Se lo disse un po’ compiaciuto, salutando gli studenti che sciamavano ordinati fuori dalla sua classe.

Fare il professore gli usciva naturale. Non si riteneva dotato di particolare carisma, semplicemente, adorava Difesa Contro le Arti Oscure e sapeva come interessare un uditorio di studenti. La materia aiutava. I lunghi pomeriggi passati a far ripassare James, Al e poi Lily, anche.
Riordinò la cattedra, notando con una fitta al cuore come mancassero i libri del padre, pieni delle sue annotazioni.  Fece un lieve sospiro.
“Teddy, allora era vero. Dovresti riposare!” Neville era sulla porta della classe, e lo guardava con un sorriso gentilmente esasperato.
“Nev…” Fece un cenno. “Tra due settimane i ragazzi del Settimo hanno una verifica e non potevo lasciarli in balia di loro stessi.” Sorrise, scrollando le spalle. “Comunque sto bene.”
“Ciò non toglie che ieri sera hai rischiato la vita. Avresti bisogno di riposo.”
“Non avrei molto da leggere.” Si schernì.   
Neville fece un sorriso empatico, posandogli una mano sulla spalla. “Serve una mano a riordinare?”

Teddy esitò. Aveva fatto lui stesso richiesta, la sera prima, ancora in balia dell’adrenalina, di non lasciare che gli elfi pulissero tutto. Una parte del suo cervello non aveva realizzato che probabilmente non c’era nulla che gli elfi avrebbe rischiato di buttare.
Non era ancora riuscito a salire la scala di pietra.
“Non mi dispiacerebbe.” Ammise.  
Quando aprì la porta del proprio ufficio si sentì attorcigliare le viscere.
Non si era salvato niente. La scrivania di mogano era completamente carbonizzata, e così gli scaffali, le scansie. Il tappeto era annerito e zuppo d’acqua e mandava un odore terribile di bruciato e bagnato assieme. Fogli mangiati dal fuoco, pergamene di cui era rimasto solo il rotolo d’osso giacevano sparsi ovunque.
Mi dispiace papà. Mi dispiace.
“Ehi… tutto a posto?” Sussurrò Neville, sempre tenendogli una mano sulla spalla.
Ted vide con la coda dell’occhio i suoi capelli color viola spento. 

“Sì.” Mormorò. “Sì, è tutto a posto.” Si scostò gentilmente, chinandosi a prendere quello che restava di un compendio sulle creature oscure della Scozia.
Basta così. Basta.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì i suoi capelli erano di nuovo del colore che dovevano essere, e lui era positivamente infuriato. Il grimorio non era da nessuna parte, sposando la tesi secondo cui il suo aggressore fosse venuto lì per quello.
La pagherai. Chiunque tu sia. La pagherai.
“A quanto pare non mi resta che chiamare gli elfi. Ti va una tazza di the?” Chiese, stupendosi del tono controllato che gli uscì.   
Neville capì, e sorrise. “Certo, volentieri. Ne avevo giusto voglia.”
Salirono negli appartamenti del ragazzo. C’era puzza di fumo, ma il fuoco fortunatamente non si era propagato, limitandosi a lambire la porta di ingresso. Mentre metteva il bollitore sul fuoco, Ted ne approfittò per scrivere un Gufo veloce al padrino, mentre Neville era occupato a vezzeggiare la sua piantina da appartamento.
Harry era tornato da lui, dopo che aveva parlato con Thomas e gli aveva raccomandato di non fare parola a nessuno delle loro supposizioni.
Non avrebbe parlato di quello con Neville. C’erano tanti argomenti tra cui scegliere, dopotutto.
Si sedettero, sorseggiando the bollente.
“Jamie è stato davvero un eroe.” Osservò Neville. “Harry era raggiante.”
“Lo è stato davvero. Sarà un ottimo auror.” Sorrise Ted, dietro la sua tazza. In quel momento le chiacchiere roboanti di James avrebbero aiutato, pensò.  
Ed era sbagliato. Ma dopo aver rischiato la vita, si sentiva un po’ meno pronto a giudicarsi.
“Non lo metto in dubbio!” Rispose l’uomo allegramente. Ignaro. “Se solo non fosse a volte così impulsivo… Ma in questo caso…”
“In questo caso mi ha salvato la vita.” Concluse Ted. Il the era bollente, e lui aveva un disperato bisogno di qualcuno con cui parlare di quello. “Neville… sai, quando ero studente tu eri la mia figura di riferimento.” Esordì, prendendola alla larga.

Il viso tondo dell’uomo si aprì in un sorriso sincero, anche se un po’ confuso dal repentino cambio di argomento. “Davvero? Mi fa piacere sentirlo, Ted.”
“Io… non sono il genere di persona che si fa molti amici.” Continuò. “Non è che mi ritenga un misantropo. È solo che non mi apro molto con le persone. E… penso di essere un po’ noioso per i miei coetanei.”

Neville ridacchiò. “Non sei affatto noioso, Teddy. Sei solo maturo.”
“Appunto.” Quella chiacchierata aveva il tono di una confessione, rifletté Neville, e si aggiustò sulla sedia, attendendo. “Vedi… io… non ho nessuno con cui parlare. Cioè, ho la nonna e zio Harry. Sono persone fantastiche, mi hanno cresciuto… ma non ho qualcuno con cui parlare davvero.”

“Di cose un po’… personali?” Indovinò al volo Neville. Non che fosse difficile. I capelli di Teddy si stavano schiarendo di rosa sulle punte.
Si tratterà di Victoire?
Ted si limitò ad annuire, lasciandogli uno sguardo grato. Non si era sbagliato. Neville forse era l’unico di cui poteva parlare del Problema James.
Senza citare James, ovviamente.
“Sono lusingato che tu abbia chiesto a me.” Esordì l’uomo, dopo un breve silenzio. “Avanti, dimmi tutto.”
“Nev… è che non so come iniziare.” Ammise, sentendosi piuttosto stupido. “Voglio dire… ho un problema. Non grave. Non di salute o… altro. È un problema che riguarda… la mia sfera emotiva.” Si rifugiò dietro il proprio ampio vocabolario, perché davvero, non sapeva dove andare a parare. “Sai… non sono mai stato molto bravo con le ragazze.”
“Siamo in due.” Scherzò Neville. “Ragazze, un mondo alieno. Prima di Hannah credevo non sarei mai riuscito a parlare con una che non fossero Hermione o Ginny.”
“Già… Vedi.” Almeno tu non avevi minorenni che ti molestavano. “Per anni sono stato innamorato di Vic. Poi mi sono messo con Vic. Non ho ricordi di altre ragazze che mi siano piaciute, a parte… Vic.”
Neville lo guardò comprensivo. “Sei ancora innamorato di lei, non è vero?”
A Teddy crollò discretamente il mondo addosso. “No… Nev. Tra me e lei… ehm, è finita. Completamente. Davvero. Le voglio bene, ma… più o meno come ne vorrei ad una sorella.”

Una sorella che non mi parlerà mai più.
“Oh.” Corrugò le sopracciglia. “C’è qualcun’altra allora?”
A Teddy venne voglia di sprofondare il viso tra le mani. Non lo fece, per pura forza di volontà.
È ovvio che non capisca. Non capisci neanche tu!
“Non proprio. Io… mi sono chiesto.” Prese una lunga boccata d’aria. “Sei mai stato attratto da… persone del tuo stesso sesso?” Vedendo l’espressione sbigottita dell’altro si affrettò a spiegare. “In via del tutto ipotetica, considerando che insomma… non ci sono mai state molte donne ad attirare la tua attenzione, non hai mai pensato che magari non fossero le donne. Ad attrarti?” Concluse, sentendosi il fiatone.
“No.”
Stavolta a Teddy venne da piangere.

Neville vedendo l’espressione sinceramente disperata di uno dei suoi studenti migliori, cercò di porre rimedio. “No, però… vedi, alla tua età… credo sia normale, ehm.”
Ci fu un lungo silenzio denso di disagio.
“Ted, sei gay?”
“Oh, Merlino.” Soffocò il ragazzo. “No, io… oh, Dio. No, senti Nev… lascia perdere.” Sussurrò visibilmente nel panico. “Era solo…”
“Teddy!” Lo fermò, prima che per la foga spaccasse la tazza che serrava tra le mani. “Teddy, calmati.” Gli afferrò i polsi, togliendogliela dalle mani, e posandola sul tavolino. “Scusami. Sono stato indelicato. Perdonami, è uno dei difetti più grossi dei Grifondoro non avere molto dialogo tra bocca e cervello…” Gli sorrise.
“Okay…” Sussurrò. “Okay, io…”
“Parliamone con calma.” Gli propose, posandogli una mano sul braccio. “Con calma.” Ripeté lentamente.

Povero ragazzo… Ventiquattro anni e scopre di non avere nessuna certezza.
Se non si ha certezze sul tuo orientamento… Merlino Benedetto. Su cosa diavolo le hai?
Teddy annuì, ispirando. “Mi dispiace, non intendevo… cioè. Non ho idea di cosa pensare. È solo che… sono successe delle cose per cui ho… pensato, che forse…”
“Potresti essere interessato agli uomini?”

Ted esitò, senza confermare né negare. Confermare… non ne era certo. Ma negare…
La sua infanzia era stata piuttosto solitaria. Lui e sua nonna erano vissuti in Cornovaglia, in un grazioso cottage immerso nel nulla. Andromeda ci si era trasferita poco dopo la guerra, con lui neonato.
Non era stata una nonna egoista. Aveva capito da subito il suo bisogno di amichetti e gli aveva fatto frequentare così Villa Conchiglia. Quindi solo Victoire.
James e gli altri bambini erano venuti dopo, e comunque prima di poter essere in qualche modo umanamente interessanti erano dovuti passare anni.
Questo significava che i primi coetanei li aveva conosciuti alla bellezza di undici anni. E si era trovato completamente impreparato.
Tutto il suo sviluppo emotivo era stato così ritardato di parecchi anni. Fino a sedici anni era stato praticamente asessuato, perso tra libri, tazze di the e risultati scolastici.
A diciassette anni aveva realizzato di essere innamorato di Victoire, quando un suo compagno di stanza gli aveva fatto notare che le stava sempre trai piedi. A diciannove aveva preso coraggio e l’aveva baciata. A venti aveva avuto la sua prima volta. A ventiquattro si erano lasciati.
E poi c’era James.
Non poteva negare che il suo corpo avesse reagito più di una volta agli stimoli che il ragazzo gli aveva letteralmente scaricato addosso. Poteva ignorarlo a livello cosciente, ma dentro di sé sapeva.
Era successo dopo il bacio, come un’epifania. Da allora, come Jamie gli era vicino, il suo corpo vibrava come una corda tesa in mezzo ad una raffica di vento.   
Sospirò. “Credo che Vic sia stata l’unica ragazza ad interessarmi. Pensavo che fosse molto romantico. Ma adesso… penso che sia semplicemente perché era l’unica ragazza che conoscevo. Non dico che non l’ho amata. L’ho fatto, ma…”
“Non sei sicuro di amare tutte le donne.” Concluse Neville. Ted fu contento di aver chiesto a lui. Sembrava aver il raro dono di capire al volo cosa intendeva dire. Non era certo che con Harry sarebbe stato così semplice; probabilmente ci sarebbero state lunghe pause imbarazzate e molti ‘ehm’.
“Pensavo che avrei finito per sposarmi con Vic … ma poi mi sono accorto che non provavo più le stesse cose che provavo… all’inizio.”
“Capita in un rapporto, Teddy, ma non per questo si è gay.”
“Lo so.” Borbottò. “Ma adesso Vic non c’è più. Ed io non sento il bisogno di trovarmi un’altra ragazza. Di frequentarla… sposarla, averci una famiglia.”
Neville si sfregò una tempia con le dita, pensieroso. “Devi darti tempo per questo, Teddy. Tu e Victoire siete stati assieme sei anni, e poi, sei ancora giovane.”
“Non è questo.” Replicò Ted, con una smorfia. “A volte, non vedevo Vic, ma vedevo solo quello che lei avrebbe potuto darmi. Una famiglia. Era orribile. Ho dovuto lasciarla… Non era giusto.”

“Teddy…”
“No, lasciami finire…” Inspirò. Ora che aveva cominciato a parlare, non riusciva a smettere. Era come se, ordinando i pensieri, questi fluissero spontaneamente, trovando una loro collocazione.

Adesso capisco perché i babbani spendono tutti quei soldi con gli psicologi.
“Sono arrivato qui e sono successe delle cose per cui tutto quello in cui credevo è stato letteralmente rivoluzionato. Anche prima di arrivare qui, ma… soprattutto venendo qui.” Si passò una mano trai capelli. “E ho cominciato a farmi delle domande. E… sono arrivato a questo punto.”
Neville annuì. “Un punto complicato.” Osservò con un mezzo sorriso.

Ted ridacchiò. “Merlino, sì… E non so proprio come uscirne.”
Non posso sotterrare il problema. Potrei farlo se non ci fosse di mezzo James.

Ma James sarà sempre di mezzo. James è parte della mia vita. A lui devo rendere conto.
E a dirla tutta, devo rendere conto anche a me stesso.
Neville tamburellò le dita sul bordo della tazza. “Non so come aiutarti.” Confessò apertamente. “Davvero Teddy, vorrei, ma credo che qualsiasi cosa ti dica non sarà comunque supportata da nessuna esperienza. Posso dirti ben poco delle donne…” Fece un sorrisetto un po’ impacciato. “Ma sugli uomini? Ancora meno.”
Fantastico…

Neville era stato sincero, e di quello gli era grato. Non avrebbe accettato consigli di circostanza.
Ma non ho comunque concluso niente…
“Va bene Nev, non fa niente. Anche solo parlare con te mi ha fatto stare meglio.” Sorrise appena.
“Però…” Lo interruppe l’uomo. Sembrò incerto se continuare o meno, alla fine però optò per un sì. “Però conosco delle persone.”
“Merlino, Nev, no! Non ho bisogno di gruppi di sostegno! Non sono un alcolista o dipendente da pozioni…”

Neville ridacchiò. “Morgana, Teddy!” Lo prese un po’ in giro, imitando il suo tono indignato. “Ma per chi mi hai preso?” Sembrò davvero divertito dalla cosa. Poi tornò serio. “Uno dei migliori amici di mia moglie è gay. Ernie MacMillan, te ne ho mai parlato?”
“Credo che… giochi a… Quidditch?” Mormorò confuso Teddy. Di Quidditch non ne capiva granché, tralasciando le poche informazioni che James gli aveva pestato nella zucca fin dalla sua infanzia.

Neville annuì. “Esatto. Ora allena i Montrose Magpies. È una brava persona e un tassorosso, come  te.”
“… Stai cercando di organizzarmi un appuntamento?” Sussurrò terrificato.
Neville batté le palpebre. Poi fece una mezza risatina. “No, no… Ernie ha già un compagno. E poi, sinceramente credo sia un po’ troppo vecchio per te.” Sorrise.
La differenza d’età per me non è un problema, pare… - Pensò Teddy sconfortato. “Allora?”
“Allora penso che parlare con lui, potrebbe esserti utile… per fugare i tuoi dubbi, intendo. Che ne pensi?”
Ci rifletté. In ogni caso, non aveva molte possibilità di avere delle risposte, non ad Hogwarts, non in quel periodo, quindi non in tempi brevi. Annuì. “Va bene. Mi… mi farebbe piacere parlargli.”
“Organizzerò la cosa.” Neville gli fece un sorriso incoraggiante. “Coraggio. Tieni duro.”
Teddy evitò di fargli notare che non era questione di vita o di morte, ma solo una risposta sui suoi dubbi sessuali. Era tipico dei grifondoro trasformare tutto in una battaglia epica, contro gli altri o contro sé stessi. Teddy, da bravo tassorosso, sarebbe vissuto anche nell’ignoranza.

Ma c’è di mezzo un certo grifondoro.
Per capire come posso comportarmi con Jamie, devo capire prima di tutto cosa provo io.
 
****
 
Torre Grifondoro, Pomeriggio.
 
“Sai, la vostra Sala Comune è sempre così… caotica.” Stimò Albus guardandosi curiosamente attorno, mentre saltava una pila di cuscini sistemata a terra vicino ad una confezione vuota di piume di zucchero.
“E la vostra invece? Mette i brividi.” Replicò Rose con un sorrisetto, prendendo i cuscini e buttandoli sul divano, in quanto suo dovere di Prefetto.
Al sorrise. “Si tratta di design raffinato… Non mi aspetto che una grifondoro capisca.”
“Intendi i teschi come decorazione?”
Fratello, ricordati che devi morire.¹” Ironizzò Al: a dire il vero da bambino la prima impressione che aveva avuto della sua Sala era stata di orrore. Per poco non si era messo a piangere quando il Prefetto di allora, nientemeno che Montague, li aveva scortati dentro. Tom per evitare uno scoppio di lacrime in diretta l’aveva tranquillizzato dicendogli che i teschi erano lì come protezione dai mostri.

Funziona apotropaica. Solo Tom poteva già sapere una cosa del genere a undici anni…
“Cosa stiamo cercando precisamente?” Interloquì, salendo le scale del dormitorio maschile.
“Scorpius.” Tagliò corto Rose, mordendosi un labbro. “È tutto il giorno che non lo vedo. Non c’era a pranzo.”
“Lui e Jamie saranno andati ad Hogsmeade con il Mantello, c’è da scommetterci.”
“Dubito… credo che Jam aspetterà ancora un po’ prima di introdurlo ai segreti della famiglia Potter.” Sbuffò Rose, con aria divertita. “Però è vero che sono diventati amici.”

“Te l’avevo detto, io, che erano identici. Si sono odiati, e ora si adorano.” Ridacchiò. “Ma James, ora che mi ci fai pensare, a pranzo è venuto. Era con i gemelli e Jordan.”
“Appunto.”

Al seguì Rose lungo le ripide scale a chiocciola della torre. Il paesaggio, da quell’altezza, era stupendo.
Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato essere a Grifondoro… Respirare un po’ di aria pura e non odore di cripta, una volta tanto.
Ci riflettè anche quella volta. Sorrise.
No. Il mio cuore è quello di un bieco serpeverde. E poi questo posto sembra una voliera. 
Rose si fermò davanti alla porta dei ragazzi del Sesto. Bussò un paio di volte. Tre. Quattro.
Nessun segno di vita.

“Forse non c’è. Sarà andato a farsi una passeggiata?” Suggerì Albus.
La ragazza scosse la testa: c’era qualcosa che non le tornava. Scorpius non era tipo da scomparire per i fatti suoi, non con una ragazza e con un giorno libero per tormentarla  a disposizione.
Avrebbe dovuto sbucare dai corridoi o dalle armature come un idiota, sostenendo che si annoiava. Lo faceva quando ancora non stavamo assieme. Perché non ora?
“Beh, comunque non vuole aprire. Che facciamo?”
“Ti va una partita a scacchi?” Propose Rose, vinta.

Al sorrise. “Volentieri! Ma ti ricordo che sono secondo a Thomas, nel torneo familiare. Tu, terza.”
“Oh, smettila con questa rivalità, serpe!” Ridacchiò. Poi esitò. “Senti…a proposito di Tom…”
Al inarcò le sopracciglia. Ma lo sguardo si era fatto un po’ troppo attento per essere semplicemente curioso come voleva far credere. “Sì?”
“Io e Scorpius eravamo ad Hogsmeade sabato… e l’abbiamo visto parlare con qualcuno. Alla Stamberga. Con un ragazzo biondo. Litigavano, più che altro.”

“… Sai chi era?” Lo sguardo di Al non era mutato. Ma Rose ebbe comunque l’impressione che avrebbe fatto meglio a stare zitta.
“No, io… non lo so. Sembrava uno studente, ma non l’ho mai visto a scuola. Stavano litigando e poi… Tom se n’è andato, e quel tipo si è smaterializzato.”
Al non disse nulla. Solo, fece una lieve smorfia. “Ho capito. Grazie per l’informazione.”

“Non credo avessero un appuntamento o roba del genere…” Si affrettò ad assicurargli. “Insomma, non sembravano in buoni termini, ecco.”
Al scosse la testa. Fece uno strano sorriso rassegnato. “Lo so che non era un appuntamento, Rosie…”

La ragazza fece per aprire bocca, ma…
“Ehi, che ci fa qui questo stronzo di Serpeverde?” Esclamò una voce alle loro spalle, fin troppo nota ad entrambi.
Al sospirò, voltandosi. “Ciao Jam.” Aveva recuperato subito la sua aria di pacifica esasperazione.
Rose sospirò.
Al sarebbe stato un grifondoro orribile. Sa fingere troppo bene.
“Tradimento!” Sbottò James. “Prefetto Weasley, come hai potuto introdurre il nemico nel nostro Quartier Generale?” Era stato fuori, a giudicare dal giubbotto e la sciarpa rosso oro annodata al collo. Stranamente una delle maniche del giubbotto non era infilata, ma lasciata penzolare sulla spalla.
Al e Rose sapevano bene come niente fosse lasciato al caso con James Sirius Potter.
“Che hai fatto al braccio?” Chiese guardinga la ragazza.
“Mi sono tatuato!” Chiocciò querulo, soddisfattissimo.
Cosa?!
Al tirò un lungo sospiro. “Non ci posso credere. Cioè, sapevo che sei un idiota, ma così idiota da farti inchiostrare permanentemente il braccio…”
“È un memento.” Proferì James indispettito.

Al sentì un malditesta diffonderglisi alla base delle tempie. “Sei un idiota. Mamma ti ucciderà.”
“Mamma non lo saprà prima dell’estate, quando mi metterò in maniche corte.” Ghignò beato. “Sono qui per farlo vedere a Scorpius, comunque, non a voi secchioni.” Batté la porta con sicurezza.

“Guarda che non c’è…” Gli fece notare Al. Davvero, gli stava venendo il malditesta.
È un effetto collaterale alle demenza di mio fratello maggiore, dottore. C’è cura?
James sbuffò. “Sicuro che c’è. Stamattina per Hogsmeade mi ha dato buca. Sarà in camera a poltrire, come il piccolo nobile del cazzo che è. Malfuretto!” Sbottò, tirando un calcio al legno della porta.
“Ti ha dato buca?” Chiese subito Rose, attenta. “E perché?”
“Che ne so? Ha detto che non aveva voglia. Ehi, Rosie. Siamo maschi. Intesi? Non è che ci psicanalizziamo. Ci… diamo una pacca sulla spalla².”

“Non ho mai sentito niente di così cretino.” Sbuffò Rose. “Quando hai sfasciato camera tua non mi pare vi siate presi a pacche sulle spalle.”
James si rabbuiò appena al ricordo della strillettera che ne era ovviamente conseguita. “Prima di tutto, la situazione era diversa. Io ero fuori di testa. Malfoy sta benissimo.” Altro calcio alla porta. “In secondo luogo… siamo ragazzi. Non parliamo dei nostri sentimenti.” Concluse.
Rose guardò verso Al, che sbirciava da una delle feritoie dello stretto corridoio circolare. “È vero?” Le sembrava idiota, ma in effetti l’universo dei maschi era idiota.
“No.” Le assicurò, con un mezzo sorriso. “Ma certo, dipende…”
Per esempio io e Thomas non parliamo. Né dei nostri sentimenti, né del resto.

“Certo che no. Lui e Tommy sono amici del cuore.” Scimmiottò James.
“Va’ all’inferno, Jamie.”   
Finalmente, dopo il quinto calcio, la porta si aprì. Ne emerse uno Scorpius moderatamente arruffato. “Potter, sai che ti amo incondizionatamente…” Esordì, sbadigliando. “Ma se mi prendi a calci la porta ancora una volta potrei ucciderti.”
“Mi sono fatto un tatuaggio!” Latrò il Potter per tutta risposta. Svelò la spalla, che non era bendata, ma arrossata, dove campeggiava un leone in campo rosso e oro, stemma palese dei Grifondoro, con sotto una pergamena. Tutti la lessero, rassegnati.

 
Giuro solennemente di non avere buone intenzioni
 
Al emise una risatina disperata, mentre Rose alzava gli occhi al cielo.
Solo lui si poteva tatuare un motto appartenuto a quattro goliardi dementi.
“Buon Merlino, Potter!” Rise Scorpius, stropicciandosi un occhio. “Cattive intenzioni verso chi?”
James sogghignò. “Oh, è una cosa mia… Non è favoloso?.” Chiese sogghignando. Scorpius fece un sorrisetto. Poi lanciò uno sguardo agli altri due.  

“Buongiorno biscottina… buongiorno mini-Potter.” Recitò. “A cosa devo l’onore di questa visita?”
Al fece spallucce. “Tempo libero. E Rosie voleva sapere se stavi bene.”
“Sto benissimo.” Confermò con un sorriso quieto. “Davvero.”

Ma proprio per niente… – Pensò Rose notando i capelli schiacciati da un lato e l’aria di chi era appena stato tirato giù dal letto.
Ed è pomeriggio…
“Non ti va di uscire a fare quattro passi?” Chiese, spostando quasi James di peso, per potersi mettere davanti alla porta. “Si sta bene fuori. Anche se manca poco al tramonto.”
Il biondo sorrise. Sembrava distratto. “Molto romantico, Rosey-Posey, ma no…”
“Nessun problema.” Confermò con una sicurezza che in realtà non provava, mentre lo spingeva dentro la camera, chiudendo la porta sui due sbalorditi fratelli Potter.

Scorpius inarcò le sopracciglia, una volta soli. “Sei entrata nella camera di un ragazzo. Molto scandaloso…”   
Rose non si fece distrarre dal suo sorriso irriverente. “Stai bene?” Insisté.

“Rosie…” Tentennò. “Non mi va di…”
“Lo so che non ti va. Ma a me non va di darti una pacca sulla spalla.”
“Come scusa?” La guardò confuso.

Rose arrossì, scrollando le spalle. “Niente. Te lo sto chiedendo sul serio. Ieri sera hai domato un incendio, salvando il professor Lupin. Non sono cose che si fanno tutti i giorni…”
“Non ho salvato proprio nessuno.” Ribatté, mentre il sorriso faceva posto ad una smorfia. Si buttò a sedere sul letto, passandosi le dita trai capelli schiacciati. “È stato James. Ha cominciato a premergli le mani sul petto e soffiargli in bocca. Una cosa strana, ma…”
Rose gli si sedette accanto. “Ha usato la BSL? Non credevo se la ricordasse… ce l’hanno insegnata in piscina almeno dieci anni fa.”

“Non so che roba fosse, ma ha funzionato. Lupin ha ripreso a respirare. Sembrava…” Deglutì, fissando un punto impreciso della stanza. “Sembrava morto.”
Rose, dopo una breve esitazione gli prese una mano tra le sue, lisciandogli il palmo, con attenzione. Quando era bambina vedeva sempre sua madre farlo con suo padre. Di solito funzionava.  Scorpius non si ribellò, ma rimase rigido. Aveva le mani fredde. “Me ne stavo lì, a fissarli come un idiota, mentre Potter gli salvava la vita.” Si scollò dal palato. “Non ho fatto niente.”
“Che avresti potuto fare?” Lo guardò sorpresa. “Voglio dire…”
“Potter qualcosa ha fatto.” Sibilò trai denti. “Si è ricordato una cazzo di manovra babbana, ma se ci fossi stato solo io… Lupin sarebbe morto.”  

“Scorpius… Non siamo medimaghi, non siamo auror!” Obbiettò, cercando di suonare ragionevole. “In una situazione di crisi non sappiamo come comportarci, nessuno ce l’ha insegnato.”
“Potter però…”
“Jamie è un cretino i tre quarti del tempo, ma sa mantenere il sangue freddo. Senti…” Gli accarezzò una spalla, contratta. “Quando eravamo piccoli Hugo cadde da un albero e si spaccò letteralmente la testa. Tutti cominciammo a piangere e urlare. James invece cominciò a sbraitare di non toccarlo, ordinò ad Al di fare in modo che nessuno si avvicinasse e corse come un pazzo verso casa.”
“Affascinante…” Scollò dal palato il ragazzo. “Diventerà un ottimo auror.”
“Già, e si beccherà milioni di sanzioni disciplinari. Scorpius… non potevi comportarti altrimenti.”
“Vero.” Il ragazzo la scostò delicatamente. “Io sono il genere di persona che quando qualcuno le sta morendo davanti spera che sia tutto un brutto sogno.”

Rose inspirò.  
Suo nonno… Oh, Merlino. Ha assistito alla morte di suo nonno. E ieri sera Ted…  
Deve essere stato come un flashback orribile.
Scorpius non parlava di ciò che gli faceva paura. Era sempre allegro, spigliato, ma c’era qualcosa, a volte, che gli scorreva sotto pelle, come un’inquietudine sotterranea, e in quel momento era uscita fuori completamente.
Scorpius aveva gli occhi di un bambino spaventato. E Rose si maledì per non essere venuta a cercarlo prima. Perché era il suo ragazzo. Non avrebbe più permesso a nessuno, né licantropi né amici scavezzacollo, di fargli del male.
“Scorpius…” Gli strinse forte la mano. “Eri solo un bambino.”
Scorpius la guardò; per un attimo sembrò indeciso se liberare la mano, Rose la sentì contrarsi tra le sue. Poi decise di fidarsi.
“Avrei potuto gridare.” Sussurrò. “Usare la magia innata e materializzarmi a casa di mio padre e avvertirlo. Cose del genere i bambini le fanno. Invece… invece non feci niente.” Ringhiò, serrando la mano libera sulle lenzuola, fino a farsi sbiancare le nocche. “Rimasi a guardare. Come ieri sera. Grifondoro…” Fece una risata amara. “Sai, credo che qualcuno dovrebbe riorganizzare lo Smist…”
“Non dire stronzate!” Sbottò. Scorpius la guardò, attonito per lo sfogo.

“Sto dicendo stronzate, Weasley?”
“Oh, Merlino. Sì! Tu sei un Grifondoro. Sei coraggioso, sei impulsivo… sei maledettamente stupido.” Gli afferrò l’altra mano, forzandolo a stringere la sua. “Hai seguito Jamie in mezzo ad un incendio. E non hai pensato che potevi rimanere ferito. Semplicemente hai pensato… oh, Merlino! Quell’imbecille si farà ammazzare se qualcuno non gli va dietro. Vero?”
Scorpius sembrava troppo sorpreso per reagire. “Beh. Sì?”

“Bene. Questo è essere un Grifondoro con un cervello. Ed io sono fiera di te. Si può sempre imparare a salvare la vita a qualcuno. E lo imparerai. Diventerai un essere umano fantastico, Scorpius Malfoy.” Concluse. Si sentiva un po’ sulle spine, perché la stava guardando come se improvvisamente le fossero spuntate due corna da alce.
In effetti, invece di incoraggiarlo l’ho sgridato…
Poi le sorrise. Gli fece quel sorriso assolutamente luminoso e allegro, che probabilmente l’aveva definitivamente fatta innamorare di lui. “Rose Weasley, sei la mia dea.” Decretò.
“Mi accontento di averti fatto tornare il sorriso.” Disse con semplicità. Ed era vero. Scorpius senza il sorriso era…
Oddio, non sto davvero pensando come un giorno senza sole? Che banalità.
Ma quando le prese il viso tra le mani, quelle mani sempre un po’ fredde, ma tanto dolci,  e la baciò, penso che in quel caso quella banalità ci stava tutta.
Improvvisamente si trovò stesa sul letto, mentre i baci moltiplicavano, e sentiva il peso appena accennato del ragazzo sopra di lei.
Ow. Sono sul suo letto. Questo non è…
Le trasmissioni al suo cervello si offuscarono, mentre Scorpius si staccava dalle sue labbra per posargliele sul collo. Un brivido piacevole, come il solletico avrebbe detto, ma molto meno fastidioso le si diramò lungo tutto il collo.
Scorpius era indubbiamente bravo, in quel genere di cose.
“Scorpius, non è il…”
“Sei tu che ti sei chiusa in camera mia, rosellina.” Sogghignò beato. “Non dirmi che non ti avevo avvertito…”

Rose ci riflettè. “L’hai fatto.” Dovette ammettere.
Scorpius annuì, accarezzandole i fianchi e insinuando le dita sotto il maglioncino. “Credo che la mia relazione con il tuo maglioncino, Rosie, sia destinata a finire. Devo ammettere di aver sviluppato una passione segreta per la tua camicetta.”
Rose represse una risata, tirandogli una botta sul petto. “Che ragazzo crudele.”

“Il maglioncino se ne farà una ragione.” Obbiettò pensieroso. “Ma forse dovrei mandargli dei fiori…”
“Che scemo…” Sbuffò, tirandoselo contro. Si sentiva esplodere dall’imbarazzo, perché le mani di Scorpius ormai le avevano raggiunto i fianchi nudi. Ed era il primo tutto.

Però… il punto è che mi fido di lui. E che lo adoro.
Quindi… sì? No? Almeno qualcosina?
Scorpius le accarezzò i capelli con la punta delle dita. “Rose?” Era raro che la chiamasse per nome. “Rose, mi sa che sono davvero innamorato di te. Ti sta bene?”
Rose sentì l’ansia sgonfiarsi come un palloncino. Quell’ansia stupida che si portava dietro dal loro primo bacio. Bastava così poco?
Oh, sì. Dopotutto ho solo sedici anni… - Pensò confusamente, prima di sporgersi a baciarlo, di sua spontanea volontà, e davvero fuori c’era un tramonto stupendo, e Scorpius era complicato in modo irritante e perfetto e…
 
“Guardate che siamo ancora qua fuori!”
 
Era James.
Si dovettero staccare, l’atmosfera rovinata.
Scorpius per un attimo sembrò avere seriamente l’intenzione di prendere la bacchetta e eliminare il suo primo vero amico. Fece una smorfia, assai Malfoy.
“Giusto per sapere, biscottino, quanti cugini sacrificabili hai?”
Scorpius!

Risero tutti e due, mentre il ragazzo si toglieva da lei. “Potter! La sto onorando!” Assicurò.
“Non ci credo, bastardo di un Malfoy! Falla uscire!” Fu la risposta. Rose fu quasi certa di sentire la risata di Al. “Adesso.”
Scorpius sbuffò. “Miss… È richiesta da cugini possessivi, pare.”
“Aspetta, una cosa.” Lo fermò, mentre si aggiustava la gonna con un movimento imbarazzato. Si assicurò di essere in ordine per evitare battutacce da caserma del cugino. “Questa domenica c’è il compleanno del figlio di Neville…”
“Del professor Paciock? Affascinante.” Celiò, guardandola perplesso. “Quindi?”
“Quindi sono invitata per una cena a casa sua. Mi… farebbe… piacere… se…” Staccò lentamente, spiando ogni singola reazione del volto del proprio ragazzo. Era portare la loro relazione fuori da Hogwarts, anche sotto mentite spoglie. Era fare una cosa da coppia, come andare ad Hogsmeade o al Ballo.

Solo che stavolta non possiamo imboscarci dietro nessun cespuglio…
Scorpius finse di pensarci. Lo vide chiaramente che la risposta era già pronta. “Sì.” Rispose dopo un’attesa inesistente. “Verrò molto volentieri.”
“Penso che ti pentirai di quanto appena detto.” Lo stuzzicò.
Scorpius fece uno dei suoi sorrisi migliori. “Oh, bambina. La mia vita è tutto un rimpianto dopo aver agito. Sono un Grifondoro.”
Rose pensò che dopotutto, era meraviglioso avere sedici anni.
 
****
 
Note:
Continuiamo con i capitoli high-school. Siamo in attesa del botto finale, sì.   
1-Motto dei frati trappisti. Piuttosto deprimente, sì. Però fanno un ottima birra. :D
2-Dall’Era Glaciale 3.
  
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