CAPITOLO 14
Sulfus POV
“Ehm…allora…direi
di andare dritti…e girare a destra…poi a
sinistra…poi…poi…”
Fantastico. Davvero fantastico. Oltre
a stare troppo
appiccicato a Raf per i miei gusti, l’impiastro zuccheroso fa
anche pena come
navigatore.
Dopo la quarta volte che dice
“Ecco, ci siamo!” e che
andiamo puntualmente a finire imbucati in un qualche vicolo cieco,
comincio
seriamente a preoccuparmi. Detto sinceramente, non è che il
tizio mi ispiri
tutta questa fiducia.
E infatti, come se il tipetto mi
avesse letto nel pensiero,
casca subito a terra, inciampando nei suoi piedi. Beh, la cosa era
abbastanza
prevedibile, alla fine.
Camminare in mezzo alla nebbia con lo
sguardo fisso sopra
strani aggeggini tecnologici quando la natura si è accanita
contro di te dotandoti
un equilibrio tutt’altro che stabile, e soprattutto di un
cervello della
grandezza poco maggiore di quella dell’unghia di un mignolo,
non è un gran bel
piano per evitare di cadere.
Ma forse il tipo non è
così stupido come vuol farmi credere,
e in realtà tutto questo faceva parte di una sua abile
macchinazione. Non che
io me ne intenda molto nel decifrare gesti e parole degli impiastri
alati, ma
quando Raf è gli è accorsa subito accanto per
verificare come stava mi è
sembrato in ottima salute. Altro che capitombolo sensazionale, altro
che imbranato
cronico, lo zuccherino l’ha fatto apposta, dico io!
“Ehi, Gabi…ti
sei fatto male?” gli trotterella accanto
preoccupata.
“Ehm…si…cioè…no…ma…cioè…”
Lei, per un istante, lo guarda con
gli occhi spalancati, sopracciglia
aggrottate, evidentemente incerta su come rispondere. Allora non sono
io,
l’unico a non capirci un acca quando quello parla!
Lui sembra accorgersi che il
messaggio che stava tentando di
comunicare non ha raggiunto la sua destinazione, in quanto con uno
sforzo
enorme si alza in piedi e borbotta un
“Non…bene…cioè…non…”
Dai che ce la fai!
“Non mi sono fatto niente!” Sbotta alla fine.
Raf rilassa subito il volto, e
sorride. “Meglio così,
allora.” Lui diventa rosso. Anzi, direi che rosso
non esprime bene il colore a metà fra il fucsia e il viola
che ha assunto il
suo viso. Sorride di rimando.
E a me viene il voltastomaco. Letteralmente. Ho voglia di vomitare.
“Scusatemi tanto se vi
rovino il momento di melensaggine
pura, angioletti, ma se permettete io darei la priorità alla
ricerca della
scuola, e non alle smancerie!”
Diamine, no. Devo calmarmi. Devo assolutamente calmarmi. Ho quasi
gridato! Calma Sulfus, calma. Non
è il momento per le scenate di gelosia. In effetti, dopo la
brillante trovata
di allontanare Raf, per te non è mai
il momento per le scenate di gelosia.
“Ehm…Sulfus…tutto
bene?”
Evvai; Miss. Perspicacia è
tornata all’attacco.
“Tranquilla Raf, lascialo
stare. È solo geloso.”
Ok, questo è troppo.
È un attimo. Scatto in
avanti, pronto a riempirlo di legnate
o, in assenza di bastoni, a distruggerlo direttamente a mani nude.
Chissà se a
Raf l’angioletto piacerà anche col faccino gonfio
come una mongolfiera. Beh,
credo che lo scoprirò fra poco.
In una frazione di secondo,
l’angioletto realizza
evidentemente che la sua vita sta per finire, e comincia a
indietreggiare
terrorizzato, fra l’altro inciampando a tutto spiano.
Mi spiace per te, mio caro. Mai provocarmi fino a questo punto. Non
avresti dovuto abusare
della pazienza che non ho.
Poi, tutto si fa confuso. Vedo un
raggio di sole. Il cuore
smette di battermi in petto. E quando me lo sento pulsare di nuovo,
capisco che
quello che ho visto non era un
raggio
di sole.
I lunghi capelli biondi di Raf si
spargono un po’
dappertutto nell’aria. Faccio appena in tempo a vederla in
viso, e chiudo gli
occhi.
Fermati,
fermati,
FERMATI!
Spero solo di essermi
fermato…spero solo di essermi fermato
in tempo…! Riapro gli occhi, con una lentezza esasperante. E
solo quando vedo Raf
seduta a terra, senza neanche un graffio, finalmente respiro.
Abbasso la mano, e rimango in
silenzio. Mi volto,
costringendomi a evitare il suo sguardo.
Non mi muovo per qualche attimo,
conscio dello sguardo
assassino dell’impiastro puntato addosso.
“…Ora
sarà…meglio andare.”
“Sarà
meglio andare?!?
Ma ti senti quando parli, Sulfus? Se…se l’avessi
colpita? Ti rendi conto
che…!?”
Si, si, si!
Lo so
angioletto, lo so! Credi che io non sia arrabbiato? Diamine!
Credi che non vorrei sparire
per quello che ho quasi fatto?
“Gabi, smettila. Sto bene,
vedi?”
“Ma Raf! Poteva
colpirti!”
C’è qualche
attimo di silenzio, mentre cerco di impedirmi di
voltarmi e vedere come sta lei.
“Ma vedi,
Gabi…Non l’ha fatto. Si è fermato in
tempo, no?”
Non posso vedere la reazione del
bamboccio, ma sono sicuro al
99% che sia più o meno come la mia.
I miei occhi si spalancano, seguiti a
ruota dalla mia
mascella che sta per sfiorare il terreno. Spiazzato. Sono
completamente,
totalmente spiazzato. Chiudo un istante gli occhi, cercando di
ricapitolare,
fare il punto della situazione. Incrocio confuso le braccia al petto, e
senza
riuscire a fermarmi mi giro piano.
Avevo ragione: l’angioletto
ha reagito più o meno come me.
Lo capisco quando le fa la domanda che mi stava frullando in testa da 5
secondi
a questa parte.
“Cioè,
Raf…fammi capire…tu
non sei arrabbiata…?”
Lei lo guarda con gli occhi sgranati,
come se non capisse...
“Perché dovrei
esserlo?
Non mi ha fatto del male!” Lo dice quasi
sorridendo, come se fosse
la cosa più naturale del mondo. E tutto senza neanche
degnarmi di uno sguardo
disgustato, ferito, o simili.
L’imbranato sospira. Credo
che abbia appena deciso che ce
l’avrà con me per 2 volte; ovviamente si prende
anche la parte di rabbia di
Raf.
“Dammi la mano, Raf, ti
aiuto ad alzarti. Meglio non
fermarsi nello stesso punto troppo a lungo.”
Annuisce, e afferra la mano del
mammalucco. Si tira in piedi
per un attimo, prima di…prima di cascare tra le braccia
dell’angioletto con una
piccola smorfia di dolore.
“Raf, che hai?”
Domanda lui, che fra l’altro non sembra
neanche troppo dispiaciuto dalla situazione.
“N – non lo
so…mi fa male la caviglia…”
E naturalmente, l’amichetto
e la sua affidabilità vanno a
farsi benedire, come dicono le
caramelline alate. Infatti piomba immediatamente in uno stato di panico
totale,
cominciando a correre in qua e in là, totalmente spaesato.
Sospiro, irritato, e mi avvicino.
“Ehi, Raf…fammi vedere la
caviglia.”
Lei mi guarda per qualche secondo,
arrossendo, prima di fare
come le avevo detto.
Beh, non
credo che ci
voglia una scienza a capirlo: si è presa una storta.
“Ehi…tu” Non
mi sembra il momento adatto per infierire
sull’imbranato affibbiandogli qualche nuovo nomignolo Made - in
– Sulfus. “Si è
presa una storta. Non può camminare.” Mi guarda,
come se non capisse. E va
bene, cercherò di essere più chiaro. “Qualcuno
deve portarla in braccio.”
“Ah, ho capito. Ci penso
io.” E cerca subito di caricarsela
sulle spalle. Trattandola come se fosse un sacco di patate, fra
l’altro. È
proprio vero che la grazia non è il suo forte.
“L – lascia
stare, Gabi, posso camminare! Dai, sarò
pesante…!”
Dopo 10 minuti di patetici tentativi,
decido che si fa a
modo mio.
Semplicemente mi avvicino, la prendo,
e me la carico sulle
spalle, ignorando le proteste di Gabi. Lei invece sta zitta. Forse non
si sente
bene e ha la febbre: è bollente.
“Sulfus, lasciala subito!
La porto io!”
Sospiro, e faccio un sorrisetto
ironico. “Mia la colpa, mio
il dovere di rimediare, no? E poi l’hai detto tu che non
dobbiamo rimanere
troppo fermi. Ci penso io, ok?”
Ahah! Abbassa la testa, rassegnato.
Sono estremamente soddisfatto di me
stesso,
direi.
“Bene, per dove
andiamo?” Faccio io, ritrovato il buonumore.
“Di qua…credo.”
Bofonchia lui, seccato.
Forse stavolta la strada è
giusta; non abbiamo trovato
vicoli ciechi per ora. E sarà passata 1 ora, 2?
La cosa dovrebbe tranquillizzarmi.
Eppure c’è qualcosa che
mi turba davvero.
Piano, facendomi sentire solo da lei,
parlo incerto “Ehi,
Raf…perché non sei arrabbiata?”
Sento la presa delle sue braccia su
di me aumentare
impercettibilmente. “Te l’ho già detto:
non mi hai ferita.” Dice, evitando
volutamente di menzionare la storta.
“Si, ma…allora
perché ti sei arrabbiata così tanto
per…per…per tutto quello
che è successo?”
Non risponde. Mi sembra di percepire
un soffio sul mio
collo, come una silenziosa risatina sarcastica. “Ma Sulfus,
ti ho già risposto…”
Insomma, angelo, parla chiaro! Non voglio giocare agli indovinelli!
“Ma io…non ti
ho…!” La voce mi muore in gola. Ah certo, era
ovvio in effetti. L’avevo ferita.
E
molto più profondamente di quanto avrei mai potuto fare
colpendola in pieno
viso, prima.
“Ehm…Sulfus…posso
camminare da sola, ora.” Fa una piccola
pausa poco convinta. “Fammi scendere.”
Chissà perché, ma mi suona tanto come un
ordine…
Mi chino lievemente per aiutarla, e
quando rialzo lo sguardo
incrocio i suoi occhi.
E ovviamente, entra in azione la mia
linguaccia per
dissimulare l’imbarazzo.
“E comunque…non
mi sembra che tu ci sia stata così male, ti
sei consolata subito con il tuo angioletto, no?”
E…non so come, ma mentre lo dico,
mi sembra vero. E ingiusto. E sento di aver ragione, dannazione! Lei mi
ha
preso in giro!
“Coooosa?! Ma tu sei
completamente fuso!”
“Fuso? Fuso io?
Diamine, Raf!” Mi sento esplodere. “Non
avevi detto di essere innamorata di me?!”
L’ultima frase
l’ho gridata. E mi sono reso conto di quanto
forte l’ho fatto. Credo che
l’imbranato ci stia fissando, ma non mi importa.
Ora sono io, quello nel panico.
Dovevo stare zitto. Ora sono nei
guai. Raf è ingenua, ma non
stupida. E scommetto che una scenata di gelosia in piena regola come
questa la
sa riconoscere anche lei, anche se darei qualsiasi cosa
perché non ne fosse in
grado.
Mi guarda, seria. Non sembra
arrabbiata, o triste, o
sorpresa. Non sembra e basta. E, giuro, per la prima volta in vita mia
non so
cosa dire. Semplicemente, non so cosa aspettarmi.
Lei si avvicina lentamente di un
passo a me.
Io farfuglio un
“No…ecco io…posso
spiegarti…” Diamine, non
sembro nemmeno io!
Lei non si scompone alla mia
“potente” dichiarazione, e
sospirando semplicemente mi fa:
“Ok, hai 30 secondi. Comincia
a spiegare.”
Raf POV
Ora basta, accidenti, mi sono
stufata. Sarà anche un
diavolo, sarà così di natura, ma io non ce la
faccio più.
Ora basta evitare il discorso.
Rimango in silenzio, braccia
conserte, espressione neutra, aspettando che parli.
Tic – tac, tic –
tac Sulfus. I 30 secondi stanno passando.
Fin’ora, vale a dire in questi
primi 10 secondi, è riuscito solo a
farfugliare cose senza senso. Francamente, non ho voglia di aspettare.
Ma ormai
il tempo gliel’ho concesso, e lui può sfruttarlo
come meglio crede. Alla fine,
è solo questione di altri 20 secondi!
Con la coda dell’occhio,
cercando di rimanere impassibile,
cerco distrattamente Gabi. Non lo vedo.
Sarà…dietro di
me? Pazienza, ora non posso voltarmi.
E poi, poi mi pietrifico. Sulfus,
quasi non lo vedo più.
Poco dietro di lui, una piccola nebbiolina di un grigio tenue avanza
lentamente. E, non so bene perché, mi mette i brividi.
Assomiglia incredibilmente alla
nebbia strana che avvolgeva
il mondo intorno alla macchina schiacciata di prima…
In un attimo, il mio cervello
realizza una cosa importante:
dobbiamo correre. Sulfus ha ancora lo sguardo basso, quasi assente. Lo
afferro
per la mano, e mi volto.
In effetti, dire che ho corso non
è esattamente corretto.
Anzi, non lo è affatto dato che appena voltata sono rimasta
ferma, immobile.
Quella strana nebbia informe e inconsistente, sta formando qualcosa. Si
muove,
come se stesse danzando. Mette i brividi. Si discosta per un attimo,
come a
lasciarmi vedere. Sulle prime, non riesco ad identificare bene la
figura che mi
sta davanti. Poi, quando capisco, mi pietrifico. Quasi letteralmente. Guardando la figura
di Gabi, occhi spalancati,
mani in avanti come a proteggersi, bocca aperta in un grido muto,
quella sulla
pietrificazione potrebbe essere una battuta. E sicuramente, in una
qualsiasi
altra situazione, lo sarebbe stata.
Rimango immobile, non so per quanto.
Voglio prenderlo per
mano, ma non oso farlo. So che svanirebbe. Ho paura. Chiudo gli occhi.
E quando
li riapro, mi accorgo che sto correndo.
O meglio; è Sulfus
che corre, tenendomi per mano e trascinandomi dietro sé.
Non so per quanto tempo continuiamo a
correre senza fermarci.
So solo che ad un certo punto, vado a
sbattere dritta contro
la schiena di Sulfus.
Quando alzo gli occhi, capisco il
motivo del suo blocco
improvviso. La scuola. L’abbiamo trovata.
La notizia non mi fa sentire meglio,
neanche un po’. Qui,
con noi, dovrebbe esserci anche Gabi.
Sospiro stanca, e senza lasciare la
mano di Sulfus,
cominciamo a camminare verso l’interno.
Ma non c’è
nessuno. È stato tutto inutile. Forse non rivedrò
Gabi, mai più…e tutto solo per scoprire che non
c’è nessuno!
Mi sento stanca…non ho
più forze. Vorrei solo sedermi da
qualche parte, e aspettare immobile che la nebbia si porti via anche me.
Sento la presa di Sulfus intorno la
mia mano aumentare.
“Non ci pensare neppure,
Raf.” Fa una pausa. La sua voce è
secca, e roca. “Tu non morirai, capito?”
Anche se tecnicamente è
una domanda, capisco che in realtà
non lo è. E mi sento terribilmente in colpa,
perché anche se mi sento così…vuota, non riesco a fermare i battiti
accelerati del mio cuore, sentendo la sua mano fredda sulla mia.
Giriamo tutte le stanze
dell’edificio, sperando di trovare
qualcosa.
Sento come una fitta di nostalgia
mista ad amarezza, al
vedere tutti questi corridoi vuoti…la rampa di scale che
porta al dormitorio
degli angeli è scomparsa…presto anche il resto
dell’edificio farà la stessa
fine.
All’improvviso, sento la
testa girarmi. Sento qualcosa
come…un fischio perforarmi le orecchie. Come se qualcosa
stesse cercando di entrarmi dentro.
Mi fa male. Terribilmente male.
Così male che non mi reggo
in piedi. Mi accascio su me stessa, i suoni cominciano a diventare
indistinti.
“Raf!”
S
– Sulfus…?
“Raf,
mi senti?”
No, non è lui…non più, almeno.
È una voce metallica, distorta…ma familiare.
“R…!s…e…ati…mi…s…t…?” È un rumore
orribile, insopportabile! Mi
entra dentro, e mi fa gelare.
La cosa più frustrante
è che non riesco a
capire…c’è
qualcuno che sta cercando di dirmi qualcosa…ma è
come se la frequenza fosse
disturbata…io…oh,no, ricomincia!
“R…f!
s…e…ati…mi…se…ti…?”
Mi sento svenire. La voce si fa mano
a mano più flebile,
fino a che non la sento più.
Ho come la sensazione…di
essere intrappolata, perché…
Perché
non riesco ad
aprire gli occhi?
FINE 14° capitolo! Beh,
ammetto di non essere troppo
soddisfatta di quello che è venuto fuori…voi che
dite? (A parte il fatto che il
POV di Sulfus è stato chilometrico, in confronto a quello di
Raf…=_=”)
Commentate, per favore, alla prossima
^^
* * * * * * *
Akire97: Grazie mille, sono contenta
che la storia ti
piaccia ^^ Continua
a seguirmi, ci
conto! xD
Lione94: Eheh…ma se non
lascio un po’ in sospeso, che
divertimento c’è? xD
Che ne pensi di questo capitolo? =3
solandia: guarda, sono lusingata di
ricevere dei complimenti
da te, che sei bravissima! Beh, a dire il vero dubito che la variante
sia
dovuta al periodo di riflessione, dato che mi è venuta sul
momento, ma vabbè,
l’importante è che piaccia ^^
Sai? Me lo chiedo anch’io
dove andrò a parare, dato che non
ne ho la più pallida idea…spero che mi venga in
mente al più presto qualcosa di
decente e – possibilmente – sensato ^^”
Ancora grazie per le tue bellissime
recensioni, ciao!
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