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Autore: Rein94    07/02/2010    6 recensioni
Sulfus si rende conto dei propri sentimenti per Raf,ma lei è innamorata di Raoul, un terreno... La versione a fumetti si è fermata proprio a questo punto,ed è da qui che parte la mia storia!
[Raf/Sulfus ~ FF Ispirata alla Versione a Fumetti]
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 14

 

Sulfus POV

 

“Ehm…allora…direi di andare dritti…e girare a destra…poi a sinistra…poi…poi…”

Fantastico. Davvero fantastico. Oltre a stare troppo appiccicato a Raf per i miei gusti, l’impiastro zuccheroso fa anche pena come navigatore.

Dopo la quarta volte che dice “Ecco, ci siamo!” e che andiamo puntualmente a finire imbucati in un qualche vicolo cieco, comincio seriamente a preoccuparmi. Detto sinceramente, non è che il tizio mi ispiri tutta questa fiducia.

E infatti, come se il tipetto mi avesse letto nel pensiero, casca subito a terra, inciampando nei suoi piedi. Beh, la cosa era abbastanza prevedibile, alla fine.

Camminare in mezzo alla nebbia con lo sguardo fisso sopra strani aggeggini tecnologici quando la natura si è accanita contro di te dotandoti un equilibrio tutt’altro che stabile, e soprattutto di un cervello della grandezza poco maggiore di quella dell’unghia di un mignolo, non è un gran bel piano per evitare di cadere.

Ma forse il tipo non è così stupido come vuol farmi credere, e in realtà tutto questo faceva parte di una sua abile macchinazione. Non che io me ne intenda molto nel decifrare gesti e parole degli impiastri alati, ma quando Raf è gli è accorsa subito accanto per verificare come stava mi è sembrato in ottima salute. Altro che capitombolo sensazionale, altro che imbranato cronico, lo zuccherino l’ha fatto apposta, dico io!

“Ehi, Gabi…ti sei fatto male?” gli trotterella accanto preoccupata.

“Ehm…si…cioè…no…ma…cioè…”

Lei, per un istante, lo guarda con gli occhi spalancati, sopracciglia aggrottate, evidentemente incerta su come rispondere. Allora non sono io, l’unico a non capirci un acca quando quello parla!

Lui sembra accorgersi che il messaggio che stava tentando di comunicare non ha raggiunto la sua destinazione, in quanto con uno sforzo enorme si alza in piedi e borbotta un “Non…bene…cioè…non…” Dai che ce la fai! “Non mi sono fatto niente!” Sbotta alla fine.

Raf rilassa subito il volto, e sorride. “Meglio così, allora.” Lui diventa rosso. Anzi, direi che rosso non esprime bene il colore a metà fra il fucsia e il viola che ha assunto il suo viso. Sorride di rimando.

E a me viene il voltastomaco. Letteralmente. Ho voglia di vomitare.

“Scusatemi tanto se vi rovino il momento di melensaggine pura, angioletti, ma se permettete io darei la priorità alla ricerca della scuola, e non alle smancerie!”

Diamine, no. Devo calmarmi. Devo assolutamente calmarmi. Ho quasi gridato! Calma Sulfus, calma. Non è il momento per le scenate di gelosia. In effetti, dopo la brillante trovata di allontanare Raf, per te non è mai il momento per le scenate di gelosia.

“Ehm…Sulfus…tutto bene?”

Evvai; Miss. Perspicacia è tornata all’attacco.

“Tranquilla Raf, lascialo stare. È solo geloso.

Ok, questo è troppo.

È un attimo. Scatto in avanti, pronto a riempirlo di legnate o, in assenza di bastoni, a distruggerlo direttamente a mani nude. Chissà se a Raf l’angioletto piacerà anche col faccino gonfio come una mongolfiera. Beh, credo che lo scoprirò fra poco.

In una frazione di secondo, l’angioletto realizza evidentemente che la sua vita sta per finire, e comincia a indietreggiare terrorizzato, fra l’altro inciampando a tutto spiano.

Mi spiace per te, mio caro. Mai provocarmi fino a questo punto. Non avresti dovuto abusare della pazienza che non ho.

Poi, tutto si fa confuso. Vedo un raggio di sole. Il cuore smette di battermi in petto. E quando me lo sento pulsare di nuovo, capisco che quello che ho visto non era un raggio di sole.

I lunghi capelli biondi di Raf si spargono un po’ dappertutto nell’aria. Faccio appena in tempo a vederla in viso, e chiudo gli occhi.

Fermati, fermati, FERMATI!

Spero solo di essermi fermato…spero solo di essermi fermato in tempo…! Riapro gli occhi, con una lentezza esasperante. E solo quando vedo Raf seduta a terra, senza neanche un graffio, finalmente respiro.

Abbasso la mano, e rimango in silenzio. Mi volto, costringendomi a evitare il suo sguardo.

Non mi muovo per qualche attimo, conscio dello sguardo assassino dell’impiastro puntato addosso.

“…Ora sarà…meglio andare.”

Sarà meglio andare?!? Ma ti senti quando parli, Sulfus? Se…se l’avessi colpita? Ti rendi conto che…!?”

Si, si, si! Lo so angioletto, lo so! Credi che io non sia arrabbiato? Diamine! Credi che non vorrei sparire per quello che ho quasi fatto?

“Gabi, smettila. Sto bene, vedi?”

“Ma Raf! Poteva colpirti!

C’è qualche attimo di silenzio, mentre cerco di impedirmi di voltarmi e vedere come sta lei.

“Ma vedi, Gabi…Non l’ha fatto. Si è fermato in tempo, no?”

Non posso vedere la reazione del bamboccio, ma sono sicuro al 99% che sia più o meno come la mia.

I miei occhi si spalancano, seguiti a ruota dalla mia mascella che sta per sfiorare il terreno. Spiazzato. Sono completamente, totalmente spiazzato. Chiudo un istante gli occhi, cercando di ricapitolare, fare il punto della situazione. Incrocio confuso le braccia al petto, e senza riuscire a fermarmi mi giro piano.

Avevo ragione: l’angioletto ha reagito più o meno come me. Lo capisco quando le fa la domanda che mi stava frullando in testa da 5 secondi a questa parte.

“Cioè, Raf…fammi capire…tu non sei arrabbiata…?

Lei lo guarda con gli occhi sgranati, come se non capisse...

“Perché dovrei esserlo? Non mi ha fatto del male!” Lo dice quasi sorridendo, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E tutto senza neanche degnarmi di uno sguardo disgustato, ferito, o simili.

L’imbranato sospira. Credo che abbia appena deciso che ce l’avrà con me per 2 volte; ovviamente si prende anche la parte di rabbia di Raf.

“Dammi la mano, Raf, ti aiuto ad alzarti. Meglio non fermarsi nello stesso punto troppo a lungo.”

Annuisce, e afferra la mano del mammalucco. Si tira in piedi per un attimo, prima di…prima di cascare tra le braccia dell’angioletto con una piccola smorfia di dolore.

“Raf, che hai?” Domanda lui, che fra l’altro non sembra neanche troppo dispiaciuto dalla situazione.

“N – non lo so…mi fa male la caviglia…”

E naturalmente, l’amichetto e la sua affidabilità vanno a farsi benedire, come dicono le caramelline alate. Infatti piomba immediatamente in uno stato di panico totale, cominciando a correre in qua e in là, totalmente spaesato.

Sospiro, irritato, e mi avvicino. “Ehi, Raf…fammi vedere la caviglia.”

Lei mi guarda per qualche secondo, arrossendo, prima di fare come le avevo detto.

Beh, non  credo che ci voglia una scienza a capirlo: si è presa una storta.

“Ehi…tu” Non  mi sembra il momento adatto per infierire sull’imbranato affibbiandogli qualche nuovo nomignolo Made -  in – Sulfus. “Si è presa una storta. Non può camminare.” Mi guarda, come se non capisse. E va bene, cercherò di essere più chiaro. “Qualcuno deve portarla in braccio.”

“Ah, ho capito. Ci penso io.” E cerca subito di caricarsela sulle spalle. Trattandola come se fosse un sacco di patate, fra l’altro. È proprio vero che la grazia non è il suo forte.

“L – lascia stare, Gabi, posso camminare! Dai, sarò pesante…!”

Dopo 10 minuti di patetici tentativi, decido che si fa a modo mio.

Semplicemente mi avvicino, la prendo, e me la carico sulle spalle, ignorando le proteste di Gabi. Lei invece sta zitta. Forse non si sente bene e ha la febbre: è bollente.

“Sulfus, lasciala subito! La porto io!”

Sospiro, e faccio un sorrisetto ironico. “Mia la colpa, mio il dovere di rimediare, no? E poi l’hai detto tu che non dobbiamo rimanere troppo fermi. Ci penso io, ok?”

Ahah! Abbassa la testa, rassegnato. Sono estremamente soddisfatto di me stesso, direi.

“Bene, per dove andiamo?” Faccio io, ritrovato il buonumore.

“Di qua…credo.” Bofonchia lui, seccato.

 

Forse stavolta la strada è giusta; non abbiamo trovato vicoli ciechi per ora. E sarà passata 1 ora, 2?

La cosa dovrebbe tranquillizzarmi. Eppure c’è qualcosa che mi turba davvero.

Piano, facendomi sentire solo da lei, parlo incerto “Ehi, Raf…perché non sei arrabbiata?”

Sento la presa delle sue braccia su di me aumentare impercettibilmente. “Te l’ho già detto: non mi hai ferita.” Dice, evitando volutamente di menzionare la storta.

“Si, ma…allora perché ti sei arrabbiata così tanto per…per…per tutto quello che è successo?”

Non risponde. Mi sembra di percepire un soffio sul mio collo, come una silenziosa risatina sarcastica. “Ma Sulfus, ti ho già risposto…” Insomma, angelo, parla chiaro! Non voglio giocare agli indovinelli!

“Ma io…non ti ho…!” La voce mi muore in gola. Ah certo, era ovvio in effetti. L’avevo ferita. E molto più profondamente di quanto avrei mai potuto fare colpendola in pieno viso, prima.

“Ehm…Sulfus…posso camminare da sola, ora.” Fa una piccola pausa poco convinta. “Fammi scendere.” Chissà perché, ma mi suona tanto come un ordine…

Mi chino lievemente per aiutarla, e quando rialzo lo sguardo incrocio i suoi occhi.

E ovviamente, entra in azione la mia linguaccia per dissimulare l’imbarazzo.

“E comunque…non mi sembra che tu ci sia stata così male, ti sei consolata subito con il tuo angioletto, no?” E…non so come, ma mentre lo dico, mi sembra vero. E ingiusto. E sento di aver ragione, dannazione! Lei mi ha preso in giro!

“Coooosa?! Ma tu sei completamente fuso!”

“Fuso? Fuso io? Diamine, Raf!” Mi sento esplodere. “Non avevi detto di essere innamorata di me?!”

L’ultima frase l’ho gridata. E mi sono reso conto di quanto forte l’ho fatto. Credo che l’imbranato ci stia fissando, ma non mi importa.

Ora sono io, quello nel panico.

Dovevo stare zitto. Ora sono nei guai. Raf è ingenua, ma non stupida. E scommetto che una scenata di gelosia in piena regola come questa la sa riconoscere anche lei, anche se darei qualsiasi cosa perché non ne fosse in grado.

Mi guarda, seria. Non sembra arrabbiata, o triste, o sorpresa. Non sembra e basta. E, giuro, per la prima volta in vita mia non so cosa dire. Semplicemente, non so cosa aspettarmi.

Lei si avvicina lentamente di un passo a me.

Io farfuglio un “No…ecco io…posso spiegarti…” Diamine, non sembro nemmeno io!

Lei non si scompone alla mia “potente” dichiarazione, e sospirando semplicemente mi fa:

 

“Ok, hai 30 secondi. Comincia a spiegare.

 

Raf POV

 

Ora basta, accidenti, mi sono stufata. Sarà anche un diavolo, sarà così di natura, ma io non ce la faccio più.

Ora basta evitare il discorso. Rimango in silenzio, braccia conserte, espressione neutra, aspettando che parli.

Tic – tac, tic – tac Sulfus. I 30 secondi stanno passando.

Fin’ora, vale a dire in questi primi 10 secondi, è riuscito solo a farfugliare cose senza senso. Francamente, non ho voglia di aspettare. Ma ormai il tempo gliel’ho concesso, e lui può sfruttarlo come meglio crede. Alla fine, è solo questione di altri 20 secondi!

Con la coda dell’occhio, cercando di rimanere impassibile, cerco distrattamente Gabi. Non lo vedo.

Sarà…dietro di me? Pazienza, ora non posso voltarmi.

E poi, poi mi pietrifico. Sulfus, quasi non lo vedo più. Poco dietro di lui, una piccola nebbiolina di un grigio tenue avanza lentamente. E, non so bene perché, mi mette i brividi.

Assomiglia incredibilmente alla nebbia strana che avvolgeva il mondo intorno alla macchina schiacciata di prima…

In un attimo, il mio cervello realizza una cosa importante: dobbiamo correre. Sulfus ha ancora lo sguardo basso, quasi assente. Lo afferro per la mano, e mi volto.

In effetti, dire che ho corso non è esattamente corretto. Anzi, non lo è affatto dato che appena voltata sono rimasta ferma, immobile. Quella strana nebbia informe e inconsistente, sta formando qualcosa. Si muove, come se stesse danzando. Mette i brividi. Si discosta per un attimo, come a lasciarmi vedere. Sulle prime, non riesco ad identificare bene la figura che mi sta davanti. Poi, quando capisco, mi pietrifico. Quasi letteralmente. Guardando la figura di Gabi, occhi spalancati, mani in avanti come a proteggersi, bocca aperta in un grido muto, quella sulla pietrificazione potrebbe essere una battuta. E sicuramente, in una qualsiasi altra situazione, lo sarebbe stata.

Rimango immobile, non so per quanto. Voglio prenderlo per mano, ma non oso farlo. So che svanirebbe. Ho paura. Chiudo gli occhi. E quando li riapro, mi accorgo che sto correndo.

O meglio; è  Sulfus che corre, tenendomi per mano e trascinandomi dietro sé.

Non so per quanto tempo continuiamo a correre senza fermarci.

So solo che ad un certo punto, vado a sbattere dritta contro la schiena di Sulfus.

Quando alzo gli occhi, capisco il motivo del suo blocco improvviso. La scuola. L’abbiamo trovata.

La notizia non mi fa sentire meglio, neanche un po’. Qui, con noi, dovrebbe esserci anche Gabi.

Sospiro stanca, e senza lasciare la mano di Sulfus, cominciamo a camminare verso l’interno.

Ma non c’è nessuno. È stato tutto inutile. Forse non rivedrò Gabi, mai più…e tutto solo per scoprire che non c’è nessuno!

Mi sento stanca…non ho più forze. Vorrei solo sedermi da qualche parte, e aspettare immobile che la nebbia si porti via anche me.

Sento la presa di Sulfus intorno la mia mano aumentare.

“Non ci pensare neppure, Raf.” Fa una pausa. La sua voce è secca, e roca. “Tu non morirai, capito?”

Anche se tecnicamente è una domanda, capisco che in realtà non lo è. E mi sento terribilmente in colpa, perché anche se mi sento così…vuota, non riesco a fermare i battiti accelerati del mio cuore, sentendo la sua mano fredda sulla mia.

Giriamo tutte le stanze dell’edificio, sperando di trovare qualcosa.

Sento come una fitta di nostalgia mista ad amarezza, al vedere tutti questi corridoi vuoti…la rampa di scale che porta al dormitorio degli angeli è scomparsa…presto anche il resto dell’edificio farà la stessa fine.

All’improvviso, sento la testa girarmi. Sento qualcosa come…un fischio perforarmi le orecchie. Come se qualcosa stesse cercando di entrarmi dentro.

Mi fa male. Terribilmente male. Così male che non mi reggo in piedi. Mi accascio su me stessa, i suoni cominciano a diventare indistinti.

“Raf!”  S – Sulfus…?

Raf, mi senti?” No, non è lui…non più, almeno. È una voce metallica, distorta…ma familiare.

R…!s…e…ati…mi…s…t…?”  È un rumore orribile, insopportabile! Mi entra dentro, e mi fa gelare.

La cosa più frustrante è che non riesco a capire…c’è qualcuno che sta cercando di dirmi qualcosa…ma è come se la frequenza fosse disturbata…io…oh,no, ricomincia!

“R…f! s…e…ati…mi…se…ti…?”

Mi sento svenire. La voce si fa mano a mano più flebile, fino a che non la sento più.

Ho come la sensazione…di essere intrappolata, perché…

 

Perché non riesco ad aprire gli occhi?

 

FINE 14° capitolo! Beh, ammetto di non essere troppo soddisfatta di quello che è venuto fuori…voi che dite? (A parte il fatto che il POV di Sulfus è stato chilometrico, in confronto a quello di Raf…=_=”)

Commentate, per favore, alla prossima ^^

 

* * * * * * *

Akire97: Grazie mille, sono contenta che la storia ti piaccia ^^  Continua a seguirmi, ci conto! xD

 

Lione94: Eheh…ma se non lascio un po’ in sospeso, che divertimento c’è? xD

Che ne pensi di questo capitolo? =3

 

solandia: guarda, sono lusingata di ricevere dei complimenti da te, che sei bravissima! Beh, a dire il vero dubito che la variante sia dovuta al periodo di riflessione, dato che mi è venuta sul momento, ma vabbè, l’importante è che piaccia ^^

Sai? Me lo chiedo anch’io dove andrò a parare, dato che non ne ho la più pallida idea…spero che mi venga in mente al più presto qualcosa di decente e – possibilmente – sensato ^^”

Ancora grazie per le tue bellissime recensioni, ciao!

 

  
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