l tempo scivolava rapido sul ghiaccio. Il caffè nero
scendeva caldo nella gola di Johnny. Era già il terzo di
quel giorno, ed erano solo le sette. Era stato veramente pesante per
tutti quel mese. Avevano registrato il disco ma era costato loro molto.
A livello di spesa e a livello di fatica. La scuola non dava certo una
mano, era tutto così difficile. Il suo sguardo grigio si
posò su uno di quei calendari costituiti da un foglietto per
giorno, mania di sua madre, il numero rosso sembrava guardarlo in
maniera impertinente: 28. Gianmaria Zarone era stato puntuale come la
morte, purtroppo. L'appuntamento era fissato per le dieci. Strinse i
pugni. Non gli piaceva, era unto di perbenismo e sotto nascondeva
viscidume.
Il cellulare squillò nell'altra stanza. Era facile
indovinare chi fosse. La voce di Giovanni trillò dall'altro
capo del telefono:
"Hey mi passi a prendere?"
"Sono le sette"
"Appunto!"
Johnny si passò una mano tra i capelli neri.
"Alle nove sono da te"
"Ma..."
Click.
***
Viola si accese una sigaretta, il fumo denso si disperdeva nella nebbia
mattutina che aleggiava fuori dalla suo balcone. Erano solo le otto e
mezza eppure era già sveglia. La cenere cadeva
giù dalla terrazza e si mischiava alla terra umida del
giardino. Inspirò il fumo. Tra mezz'ora circa Johnny sarebbe
stato lì. Le scappò un sorriso. Oggi era il gran
giorno. E' brutto quando si fa il meglio e non si sa mai se sia
abbastanza. I mezzi erano quelli che erano. Giochiamocela. Piacevoli
ricordi le riaffiorarono in mente. Andò a farsi una doccia.
***
Giovanni era sveglio già da due ore. Dalle cinque non era
più riuscito a chiudere occhio. Pensava a tante cose. Agli
stadi colmi di gente che urlava il nome della band, a Michele che
sparava assoli da una batteria professionale, Johnny un po' nascosto a
suonare il suo basso e Viola, incantatrice di anime con la sua voce.
Aveva una visione un po' distorta della realtà, come tutti
gli infantili sognatori. Ma era così buono, sapeva sempre
mettersi da parte. L'aveva fatto da sempre per Johnny. Non gli era
pesato farlo neanche quest'ultima volta.
***
Michele aveva la bocca impastata dal sonno. Una ragazza bionda era
avvolta nelle bianche lenzuola del suo letto e lui cercava di uscire
lentamente senza svegliarla. Quale diavolo era il suo nome? Poco
importava. Erano le nove e lui doveva ancora farsi una doccia.
Scivolò silenzioso e salì in macchina. Alle dieci
meno un quarto era alla Alien Records.
***
"Non siete eccitati? Non siete eccitati? Non è il massimo?
Eh? Eh? Eh?"
"Ciao Giovanni" Viola sorrise.
Johnny si limitò ad alzare il volume dell'autoradio.
L'agitazione del chitarrista gli metteva nervoso.
Erano quasi le dieci quando varcarono di nuovo la sede della Alien
Records. Alle dieci in punto Zarone li accolse untuosamente nel suo
studio minimal.
"Prego prego ragazzi, sedetevi"
Già così gentile? I Rotten People presero posto.
"Allora" sorrise, ancora "Avete il MIO disco?"
Johnny trattenne un'occhiata che avrebbe incenerito la loro
possibilità di far colpo sull'untuoso omino che era seduto
davanti a loro.
"Certo, certo" Giovanni porse il disco a Zarone, come un cane che
riporta la pallina al proprio padrone.
Più lo stereo riproduceva le canzoni, più Viola
sentiva che c'erano degli errori. Qui aveva cantato troppo di naso,
lì si sentiva che non aveva intonato bene.
Quando il disco finì era già sicura che tra non
meno di venti minuti sarebbe stata a casa, delusa.
Ma Gianmaria si inumidì le labbra, soddisfatto.
"E ci avete messo solo un mese, sono molto, molto sorpreso"
Si rivolse a Johnny:
"Come mai quella faccia scura ragazzo?" Gli porse la mano "Vi va di
rifare la registrazione con apparecchiature più
professionali, così posso lanciarlo sul mercato"
Johnny abbozzò un sorriso, magari non era tanto male quel
tizio, strinse la mano.
Giovanni urlò di gioia. E di nuovo non la finiva
più di ringraziare.
"Domani, stessa ora inziano le registrazioni. Non mi va di perdere
tempo."
Zarone sorrideva, come sempre.
"Bhè potete andare"
Viola non ci credeva. Tutto così in fretta, avrebbe potuto
fare quello che più le piaceva, così da un giorno
all'altro.
Ma il tempo andava ancora più in fretta e i mesi passavano e
il disco faceva successo. Il successo dà alla testa, cambia
le persone. Illude di essere invicibile, ma l'uomo è carne e
sangue, non diamante. Tutti avevano lasciato la scuola e la vita del
tour è dura. Eppure a New York cadeva la neve. Ed era
bellissima. Viola non l'aveva mai vista e dietro i vetri oscurati della
limousine sembrava una bambina a Natale. Ormai erano conosciuti in
tutto il mondo. E tutto era bello, il successo indora il mondo, anche
se è solo una crosta, sotto rimane spazzatura.
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