Dedico
quest’ultimo
capitolo della ff al cantante dei The Knack, Doug Fieger
(sì, il nome del
fidanzato di Sharona non era casuale…), morto di malattia
proprio in questi
giorni. Lui e i suoi compagni non sapranno mai che cosa ha significato
per me
il loro album “Get The Knack”, il primo 33 giri che
ho comperato, la porta sul
mondo del Rock, alcuni anni della mia vita di adolescente incentrati
sull’idea
della California come di un luogo speciale. Il fatto che, dopo lustri,
sia però
ancora qui a chiamare una ff come la loro canzone più famosa
e a pensare ancora
e sempre alla California, forse lo fa capire meglio di tante
parole…
Addio
Mr. ‘My
Sharona’, che il paradiso del Rock ti accolga…
Col
cuore spezzato.
Shanna.
Epilogo
Quell’antivigilia
di Natale del 2009, per Sharona era più triste che mai. La
ragazza si infilò il
suo solito abito da Mrs Christmas e uscì di casa decisamente
senza nessuna
voglia di fare la consueta questua per gli orfani di ogni anno, a nome
e per
conto del Centro Anziani e costretta da zia Florence.
Sharona
si
avviò a piedi lungo il vialetto di casa, sotto lo scarso
sole di quel
pomeriggio invernale per fortuna privo di pioggia e di neve, con il
berretto
rosso in testa ed i suoi soliti sacchi contenenti caramelle e
campanaccio, ma non
riuscì a staccare la mente nemmeno per un momento da un
pensiero fisso.
Perchè
tutto
la riportava esattamente ad un anno prima.
E,
per questo,
quel giorno tutto le ricordava Shannon.
Le
veniva in
mente Shannon mezzo congelato che la aspettava in mezzo alle intemperie
davanti
al centro commerciale, le pareva di udire le loro risate mentre erano
seduti
sul marciapiede, il profumo ed il calore del caffè, la neve
che cadeva sui loro
berretti rossi…
E poi l’auto di
Ruby in panne, il massaggio
terapeutico, la cena a base di pizza, la musica e poi…
l’amore di quella notte.
Quella
unione
perfetta di due esseri che si completavano, non solo di due corpi, e
che
Sharona non riusciva in nessun modo a scordare. E che le veniva in
mente in
modo piuttosto intenso, ma inopportuno, ogni volta che ascoltava i Dire
Straits, che vedeva il divano, il tappeto, il plaid con cui aveva
coperto
Shannon…
E
poi la
mattina in cui si erano svegliati e subito lasciati, con Shannon che le
aveva
promesso di chiamarla ma… l’uomo non
l’aveva chiamata quel giorno, né mai…
Sharona
era
passata da nonna Ruby il giorno di Santo Stefano per
restituire i soldi che Shannon le aveva
lasciato per la visita, sperando di parlargli, ma non aveva trovato
nessuno,
venendo a sapere per caso dai vicini che il batterista se ne era andato
il
giorno di Natale. Con rammarico aveva lasciato i soldi in una busta
sotto la
porta e se ne era andata, senza nemmeno avere il coraggio di telefonare
a Ruby
per dirle che era stata lei.
Ad
aggravare
il tutto, Sharona aveva quasi subito scoperto chi fosse Shannon,
vedendo in
edicola una copertina di uno dei tanti giornali musicali con la foto
del gruppo
di cui il batterista faceva parte, anche piuttosto famoso, a quanto
pareva. E
poi agli inizi di dicembre i 30 Seconds To Mars avevano anche suonato a
Baton
Rouge: non potendo andare al loro concerto per questioni di lavoro, lei
aveva
almeno sperato che Shannon passasse a Bossier City a salutare la nonna.
Invano.
E
allora ormai
Sharona, con un certo rammarico, lo dava per perso: Shannon era una
rockstar e
a lei non pensava sicuramente più. Lei era stata solo il
calore di una notte,
un momento gradevole, una parentesi nel casino della sua vita, ma ormai
per lui
doveva essere solo un ricordo, probabilmente una delle tante.
E
in fondo non
poteva nemmeno biasimarlo del tutto: lei non lo aveva cercato facendosi
dare il
numero di cellulare da Ruby, né gli aveva detto nulla quando
lo aveva visto in
chiesa quel giorno, schiacciata dalla presenza ingombrante di Doug.
Doug.
Quel
Doug che per
fortuna non aveva capito niente di quello che era successo
l’antivigilia di
Natale in casa di Sharona (anche perché lei aveva fatto
sparire immediatamente
tutte le tracce della presenza di Shannon), limitandosi a chiederle
indifferente chi fosse quel ‘truzzo’ che la ragazza
aveva salutato all’uscita
della chiesa.
Quel
Doug con
cui era finita quasi subito: Sharona non riusciva a superare il fatto
di
sentirsi in colpa per averlo cornificato quella notte ed il loro
rapporto si
era raffreddato a tal punto che Doug aveva perso interesse per lei nel
giro di
poche settimane, si era dapprima messo con una cheerleader per poi, nel
giro di
un paio di mesi, trasferirsi a New Orleans per giocare nei Saints.
Mentre
camminava spedita per le strade di Bossier City, Sharona
sospirò al ricordo,
anche se, a dire il vero, Doug non le mancava per nulla: alla fine
erano così
diversi da essere agli antipodi. Si era raccontata cose più
interessanti con
Shannon in qualche ora davanti ad una pizza che con Doug (fissato con
mete,
arbitri e punteggi del football…) in sei mesi che erano
assieme.
Il
sesso con
lui, poi… vabbé… meglio non
pensarci…
Croce
sopra
per evitare paragoni inopportuni.
Sharona,
cercando di mettere da parte pensieri ben poco puri sul sesso con
Shannon,
pensò che l’ultimo scherzo glielo aveva giocato
anche George, mandandola quel
giorno a fare la raccolta fondi al centro commerciale.
QUEL
centro
commerciale.
La
ragazza
masticò amaro, cercando di consolarsi trovandoci un motivo
esoterico, pensando
che se era così era perché probabilmente il suo
karma voleva che una situazione
ripetuta fosse esorcizzante e…
Ma
non finì il
pensiero…
Girato
l’angolo, con sorpresa si ritrovò almeno una
trentina tra babbi e babbe natale
disposti nei pressi della porta dove doveva mettersi anche lei.
Alcuni
li
conosceva di persona, altri di vista, altri per niente.
Alcuni
avevano
sacchetti di candy canes e campanacci in mano e altri il cestino per
raccogliere le offerte. Uno era addirittura inginocchiato per terra
vicino ad
uno stereo portatile che diffondeva canti natalizi.
E
tutto
sembrava essere nell’anarchia più assoluta.
Sembrava
che
quei babbi natale fossero tutti lì per caso.
Come
se
fossero stati portati da un tifone natalizio partito dalla dimora di
Babbo
Natale ed abbattutosi sul centro commerciale.
“Che
sta
succedendo?”, chiese perplessa Sharona, con le ciglia
aggrottate, avvicinandosi
ad uno che conosceva bene.
Il
ragazzo,
con la barba finta ancora a penzoloni e il berretto in mano, scosse le
spalle:
“Boh… non so, ci hanno detto di venire
qui.”
“Ma…
ma…
tutti?”
“Sì,
tutti.”
“E
perché?”
“Boh,
ce lo ha
detto George…”
Sharona
cominciò a guardarsi attorno interdetta: George doveva
essere impazzito, e a
furia di fare il volontario al centro anziani, forse stata invecchiando
precocemente
e cominciava a perdere colpi. C’era tutta la città
da coprire, per cui era
assurdo che tutti i babbi natale volontari fossero stati mandati nello
stesso
posto. Forse era il caso di mettere un po’ di ordine,
chiamare George e
chiedergli che aveva in mente: “Scusate, qualcuno ha un
telefon…”
Ma
la frase non
riuscì nemmeno a finire di pensarla
perché improvvisamente una musica si spanse
nell’aria.
Una
canzone.
Sharona
spalancò gli occhi, sorpresa, e la riconobbe subito, dalle
prime battute, da
quell’attacco di batteria inconfondibile che aveva sentito
migliaia di volte.
Era
la sua
canzone.
Era
‘My
Sharona’ dei The Knack.
La
ragazza,
perplessa, si spostò verso lo stereo portatile per capire
che stesse
succedendo, ma restò di sasso quando il babbo natale che
stava davanti si girò
e la guardò negli occhi.
Con
quegli
occhi verdi singolari che ancora turbavano le sue notti.
Era
Shannon.
Shannon.
L’unico
Shannon dei suoi pensieri.
“Sh-Shan?”,
chiese, con il cuore in gola e la voce quasi inesistente.
L’uomo,
più
magro ed in forma dell’anno precedente, si tirò
giù la barba finta, si tolse il
berretto rosso e le sorrise: “When you gonna give me some
time, Sharona?”
“Ma…”
“You made my motor
run…”
La
ragazza
scoppiò a ridere divertita, visto che l’uomo
parlava usando le parole della
canzone: “Shannon, che dici?”
“Is it just destiny
or is it just a
game in my mind, Sharona?”
Shannon
le si
era avvicinato e Sharona lo guardava incantata, quasi incapace di
articolare
una frase. “Ma tu che ci fai…”
L’uomo
non la
lasciò finire. Con uno scatto la abbracciò
passandole le mani attorno alla vita
e le sussurrò in un orecchio: “My
Sharona… ti voglio bene…”
Sharona
ancora
non credeva ai suoi occhi, né orecchi:
“Ma…”
L’uomo
si
scostò per guardarla in viso, mentre tutti i babbi natale si
dileguavano in
fretta, quasi correndo: “Io… ho pensato a te un
anno intero, Sharona… Ogni
volta che prendevo in mano le bacchette pensavo a te. A come mi hai
guarito, a
quelle poche fantastiche ore passate con te, a quanto sono stato
codardo a non
dirti nulla e ad andare via in quel modo. A quanto sono stato coglione
a non
chiamarti. Ma non avevo capito subito che io stavo cercando te
e…”, l’uomo si
interruppe e le accarezzò una guancia, le spostò
la frangetta dalla fronte e
poi continuò: “Io… sono ancora alla
ricerca di altre certezze, come stai
facendo tu… ho capito che avevo bisogno di trovare delle
risposte, come ne hai
bisogno tu. Voglio cercarle con te, Sharona… trovarle con
te. Ora frequento con
Brent un centro buddista, ho un maestro, sto seguendo il mio Dharma,
sono
diventato vegetariano e… non so se sia la strada giusta
ma… ci provo. E… ti ho
perfino dedicato una canzone fatta di accordi di chitarra e canti
tibetani e
l’ho chiamata ‘L490’. Perché
tu sei il mio L490, Sharona. Tu e solo tu.”
Sharona
era
senza parole, sorpresa oltre ogni dire da quello che Shannon le aveva
detto:
una dichiarazione in piena regola. E se l’anno prima lo
Shannon che conosceva
le era parso una persona rara, questo Shannon era perfetto.
Meraviglioso. Ed
era lì per lei.
Non
disse
nulla, ma si limitò ad abbracciarlo, respirando il suo
profumo, sentendo il suo
corpo forte contro il suo, accarezzandogli le spalle, pensando a quanto
gli
fosse mancato.
E
Shannon, a
quel contatto tanto desiderato, non resistette oltre: i due
cominciarono a
baciarsi e non si accorsero per niente di un’auto che si
fermava nel parcheggio
del centro commerciale, ad una decina di metri.
Una
Chevrolet
Malibù del 1980, con una guidatrice bionda e una passeggera
con i capelli
bianchi e gli occhiali.
Figlia
e
madre.
Constance
e
Ruby.
“Hai
visto? Te
l’avevo detto, no?”, stava dicendo Ruby, guardando
maliziosa i due ragazzi
abbracciati e per i quali il mondo intorno non esisteva più.
Constance
sorrise compiaciuta: “Sì, mamma, non sbagli
mai…”
“Eh
eh… Quando
ti ho detto di mandarmelo qui, sapevo che avrebbe trovato
lei… L’avevo notata
al centro anziani quando accompagnava la mia amica Florence. Era
perfetta per
Shannon, no? E George ha fatto tutto come doveva fare, hai visto? E
Florence
pure, mandando il papà di Sharona a Baton Rouge
l’anno scorso, no?”
“Sì,
mamma. E
grazie di cuore. La ragazza che aveva prima era un’arpia,
faceva uscire il
peggio da Shannon e lui stava sempre male, non suonava quasi
più, era sempre
irritato… Ora sembra un altro, é più
calmo, riflessivo, migliore… E…” La
donna
si interruppe, un sorriso sornione che ricordava tanto quelli del
figlio
maggiore: “Hai per caso visto anche una donna per Jared? Una
ragazza che ti
sembra adatta a lui?”
Ruby
sorrise,
lo sguardo che le brillava. “Ma certo, mia cara. La figlia
del pastore. Un
caratterino pepato che terrebbe testa ad un esercito.”
Constance
si
illuminò: “Ah, è la sua,
allora…”
“Bene.
Tu
mandamelo qui. Ho giusto in mente un piano…”, da
dietro le lenti, gli occhi di
Ruby erano particolarmente scaltri, in contrasto con la sua figura di
vecchia
nonna innocua.
Constance
rimise in moto, annuendo: “OK. Quando arriviamo a casa lo
chiamo subito.”
“Va
bene,
cara.”
La
macchina
ripartì con le due donne, mentre un bambinetto spaventato,
scappando via,
gridava a sua madre, alla vista di Shannon e Sharona abbracciati e con
le
labbra ancora incollate: “Mamma, mamma! Father e Mrs
Christmas si stanno
baciando!!!”
E’
dato per
certo che tutte le sue acquisite convinzioni natalizie crollarono in un
attimo!
FINE
Come
sapete (o forse no), tutti dicono che Shannon sia
“cambiato”,
sia in qualche modo “diverso” da un anno a questa
parte. In effetti la sua
canzone L490, certe sue uscite e certe foto postate su Twitter e il
fatto che
in un video recente abbia salutato con un namaste piuttosto evidente e
praticamente perfetto, fanno pensare anche a me che qualcosa gli sia
successo,
probabilmente un avvicinamento agli insegnamenti buddisti. Ovviamente,
non
conoscendolo, non posso che ipotizzare, l’ho soltanto
immaginato con questa ff,
dandone un’interpretazione personale, che spero abbiate
gradito.
Al
solito, ringrazio chi ha betato, letto, recensito, messo la ff
tra le preferite e/o le seguite. Scusate se non ho quasi mai commentato
le
vostre recensioni, ma davvero in questo periodo ho il tempo contato.
Grazie
anche a Monica e a Giulia che hanno attribuito a questa ff dei
riconoscimenti
al settimo turno dei NESA.
Alla
prossima!
Baci.
Shanna.
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