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Autore: shanna_b    15/02/2010    15 recensioni
Una classica storia d'amore di Natale.
Dedicata, con tanti e tanti auguri, a tutte le Echelon.
(E, al solito, tutti i personaggi, anche se hanno un nome e un cognome famoso o meno, sono da me inventati di sana pianta e non scrivo a scopo di lucro, ma se volete contribuire alle mie finanze, fate pure un bonifico :-P).
Ha partecipato al Settimo Turno dei Never Ending Story Awards ed ha vinto Best Female (nonna Ruby), Best Fluff, Best WIP, Best FF e Best FF Readers' Choice.
Baci e buona lettura!
Shanna.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico quest’ultimo capitolo della ff al cantante dei The Knack, Doug Fieger (sì, il nome del fidanzato di Sharona non era casuale…), morto di malattia proprio in questi giorni. Lui e i suoi compagni non sapranno mai che cosa ha significato per me il loro album “Get The Knack”, il primo 33 giri che ho comperato, la porta sul mondo del Rock, alcuni anni della mia vita di adolescente incentrati sull’idea della California come di un luogo speciale. Il fatto che, dopo lustri, sia però ancora qui a chiamare una ff come la loro canzone più famosa e a pensare ancora e sempre alla California, forse lo fa capire meglio di tante parole…

Addio Mr. ‘My Sharona’, che il paradiso del Rock ti accolga…

Col cuore spezzato.

Shanna.

 

 

 

 

Epilogo

 

 

Quell’antivigilia di Natale del 2009, per Sharona era più triste che mai. La ragazza si infilò il suo solito abito da Mrs Christmas e uscì di casa decisamente senza nessuna voglia di fare la consueta questua per gli orfani di ogni anno, a nome e per conto del Centro Anziani e costretta da zia Florence.

Sharona si avviò a piedi lungo il vialetto di casa, sotto lo scarso sole di quel pomeriggio invernale per fortuna privo di pioggia e di neve, con il berretto rosso in testa ed i suoi soliti sacchi contenenti caramelle e campanaccio, ma non riuscì a staccare la mente nemmeno per un momento da un pensiero fisso.

Perchè tutto la riportava esattamente ad un anno prima.

E, per questo, quel giorno tutto le ricordava Shannon.

Le veniva in mente Shannon mezzo congelato che la aspettava in mezzo alle intemperie davanti al centro commerciale, le pareva di udire le loro risate mentre erano seduti sul marciapiede, il profumo ed il calore del caffè, la neve che cadeva sui loro berretti rossi…

 E poi l’auto di Ruby in panne, il massaggio terapeutico, la cena a base di pizza, la musica e poi… l’amore di quella notte.

Quella unione perfetta di due esseri che si completavano, non solo di due corpi, e che Sharona non riusciva in nessun modo a scordare. E che le veniva in mente in modo piuttosto intenso, ma inopportuno, ogni volta che ascoltava i Dire Straits, che vedeva il divano, il tappeto, il plaid con cui aveva coperto Shannon…

E poi la mattina in cui si erano svegliati e subito lasciati, con Shannon che le aveva promesso di chiamarla ma… l’uomo non l’aveva chiamata quel giorno, né mai…

Sharona era passata da nonna Ruby il giorno di Santo Stefano per  restituire i soldi che Shannon le aveva lasciato per la visita, sperando di parlargli, ma non aveva trovato nessuno, venendo a sapere per caso dai vicini che il batterista se ne era andato il giorno di Natale. Con rammarico aveva lasciato i soldi in una busta sotto la porta e se ne era andata, senza nemmeno avere il coraggio di telefonare a Ruby per dirle che era stata lei.

Ad aggravare il tutto, Sharona aveva quasi subito scoperto chi fosse Shannon, vedendo in edicola una copertina di uno dei tanti giornali musicali con la foto del gruppo di cui il batterista faceva parte, anche piuttosto famoso, a quanto pareva. E poi agli inizi di dicembre i 30 Seconds To Mars avevano anche suonato a Baton Rouge: non potendo andare al loro concerto per questioni di lavoro, lei aveva almeno sperato che Shannon passasse a Bossier City a salutare la nonna.

Invano.

E allora ormai Sharona, con un certo rammarico, lo dava per perso: Shannon era una rockstar e a lei non pensava sicuramente più. Lei era stata solo il calore di una notte, un momento gradevole, una parentesi nel casino della sua vita, ma ormai per lui doveva essere solo un ricordo, probabilmente una delle tante.

E in fondo non poteva nemmeno biasimarlo del tutto: lei non lo aveva cercato facendosi dare il numero di cellulare da Ruby, né gli aveva detto nulla quando lo aveva visto in chiesa quel giorno, schiacciata dalla presenza ingombrante di Doug.

Doug.

Quel Doug che per fortuna non aveva capito niente di quello che era successo l’antivigilia di Natale in casa di Sharona (anche perché lei aveva fatto sparire immediatamente tutte le tracce della presenza di Shannon), limitandosi a chiederle indifferente chi fosse quel ‘truzzo’ che la ragazza aveva salutato all’uscita della chiesa.

Quel Doug con cui era finita quasi subito: Sharona non riusciva a superare il fatto di sentirsi in colpa per averlo cornificato quella notte ed il loro rapporto si era raffreddato a tal punto che Doug aveva perso interesse per lei nel giro di poche settimane, si era dapprima messo con una cheerleader per poi, nel giro di un paio di mesi, trasferirsi a New Orleans per giocare nei Saints.

Mentre camminava spedita per le strade di Bossier City, Sharona sospirò al ricordo, anche se, a dire il vero, Doug non le mancava per nulla: alla fine erano così diversi da essere agli antipodi. Si era raccontata cose più interessanti con Shannon in qualche ora davanti ad una pizza che con Doug (fissato con mete, arbitri e punteggi del football…) in sei mesi che erano assieme.

Il sesso con lui, poi… vabbé… meglio non pensarci…

Croce sopra per evitare paragoni inopportuni.

Sharona, cercando di mettere da parte pensieri ben poco puri sul sesso con Shannon, pensò che l’ultimo scherzo glielo aveva giocato anche George, mandandola quel giorno a fare la raccolta fondi al centro commerciale.

QUEL centro commerciale.

La ragazza masticò amaro, cercando di consolarsi trovandoci un motivo esoterico, pensando che se era così era perché probabilmente il suo karma voleva che una situazione ripetuta fosse esorcizzante e…

Ma non finì il pensiero…

Girato l’angolo, con sorpresa si ritrovò almeno una trentina tra babbi e babbe natale disposti nei pressi della porta dove doveva mettersi anche lei.

Alcuni li conosceva di persona, altri di vista, altri per niente.

Alcuni avevano sacchetti di candy canes e campanacci in mano e altri il cestino per raccogliere le offerte. Uno era addirittura inginocchiato per terra vicino ad uno stereo portatile che diffondeva canti natalizi.

E tutto sembrava essere nell’anarchia più assoluta.

Sembrava che quei babbi natale fossero tutti lì per caso.

Come se fossero stati portati da un tifone natalizio partito dalla dimora di Babbo Natale ed abbattutosi sul centro commerciale.

“Che sta succedendo?”, chiese perplessa Sharona, con le ciglia aggrottate, avvicinandosi ad uno che conosceva bene.

Il ragazzo, con la barba finta ancora a penzoloni e il berretto in mano, scosse le spalle: “Boh… non so, ci hanno detto di venire qui.”

“Ma… ma… tutti?”

“Sì, tutti.”

“E perché?”

“Boh, ce lo ha detto George…”

Sharona cominciò a guardarsi attorno interdetta: George doveva essere impazzito, e a furia di fare il volontario al centro anziani, forse stata invecchiando precocemente e cominciava a perdere colpi. C’era tutta la città da coprire, per cui era assurdo che tutti i babbi natale volontari fossero stati mandati nello stesso posto. Forse era il caso di mettere un po’ di ordine, chiamare George e chiedergli che aveva in mente: “Scusate, qualcuno ha un telefon…”

Ma la  frase non riuscì nemmeno a finire di pensarla perché improvvisamente una musica si spanse nell’aria.

Una canzone.

Sharona spalancò gli occhi, sorpresa, e la riconobbe subito, dalle prime battute, da quell’attacco di batteria inconfondibile che aveva sentito migliaia di volte.

Era la sua canzone.

Era ‘My Sharona’ dei The Knack.

La ragazza, perplessa, si spostò verso lo stereo portatile per capire che stesse succedendo, ma restò di sasso quando il babbo natale che stava davanti si girò e la guardò negli occhi.

Con quegli occhi verdi singolari che ancora turbavano le sue notti.

Era Shannon.

Shannon.

L’unico Shannon dei suoi pensieri.

“Sh-Shan?”, chiese, con il cuore in gola e la voce quasi inesistente.

L’uomo, più magro ed in forma dell’anno precedente, si tirò giù la barba finta, si tolse il berretto rosso e le sorrise: “When you gonna give me some time, Sharona?”

“Ma…”

“You made my motor run…”

La ragazza scoppiò a ridere divertita, visto che l’uomo parlava usando le parole della canzone: “Shannon, che dici?”

“Is it just destiny or is it just a game in my mind, Sharona?”

Shannon le si era avvicinato e Sharona lo guardava incantata, quasi incapace di articolare una frase. “Ma tu che ci fai…”

L’uomo non la lasciò finire. Con uno scatto la abbracciò passandole le mani attorno alla vita e le sussurrò in un orecchio: “My Sharona… ti voglio bene…”

Sharona ancora non credeva ai suoi occhi, né orecchi: “Ma…”

L’uomo si scostò per guardarla in viso, mentre tutti i babbi natale si dileguavano in fretta, quasi correndo: “Io… ho pensato a te un anno intero, Sharona… Ogni volta che prendevo in mano le bacchette pensavo a te. A come mi hai guarito, a quelle poche fantastiche ore passate con te, a quanto sono stato codardo a non dirti nulla e ad andare via in quel modo. A quanto sono stato coglione a non chiamarti. Ma non avevo capito subito che io stavo cercando te e…”, l’uomo si interruppe e le accarezzò una guancia, le spostò la frangetta dalla fronte e poi continuò: “Io… sono ancora alla ricerca di altre certezze, come stai facendo tu… ho capito che avevo bisogno di trovare delle risposte, come ne hai bisogno tu. Voglio cercarle con te, Sharona… trovarle con te. Ora frequento con Brent un centro buddista, ho un maestro, sto seguendo il mio Dharma, sono diventato vegetariano e… non so se sia la strada giusta ma… ci provo. E… ti ho perfino dedicato una canzone fatta di accordi di chitarra e canti tibetani e l’ho chiamata ‘L490’. Perché tu sei il mio L490, Sharona. Tu e solo tu.”

Sharona era senza parole, sorpresa oltre ogni dire da quello che Shannon le aveva detto: una dichiarazione in piena regola. E se l’anno prima lo Shannon che conosceva le era parso una persona rara, questo Shannon era perfetto. Meraviglioso. Ed era lì per lei.

Non disse nulla, ma si limitò ad abbracciarlo, respirando il suo profumo, sentendo il suo corpo forte contro il suo, accarezzandogli le spalle, pensando a quanto gli fosse mancato.

E Shannon, a quel contatto tanto desiderato, non resistette oltre: i due cominciarono a baciarsi e non si accorsero per niente di un’auto che si fermava nel parcheggio del centro commerciale, ad una decina di metri.

Una Chevrolet Malibù del 1980, con una guidatrice bionda e una passeggera con i capelli bianchi e gli occhiali.

Figlia e madre.

Constance e Ruby.

“Hai visto? Te l’avevo detto, no?”, stava dicendo Ruby, guardando maliziosa i due ragazzi abbracciati e per i quali il mondo intorno non esisteva più.

Constance sorrise compiaciuta: “Sì, mamma, non sbagli mai…”

“Eh eh… Quando ti ho detto di mandarmelo qui, sapevo che avrebbe trovato lei… L’avevo notata al centro anziani quando accompagnava la mia amica Florence. Era perfetta per Shannon, no? E George ha fatto tutto come doveva fare, hai visto? E Florence pure, mandando il papà di Sharona a Baton Rouge l’anno scorso, no?”

“Sì, mamma. E grazie di cuore. La ragazza che aveva prima era un’arpia, faceva uscire il peggio da Shannon e lui stava sempre male, non suonava quasi più, era sempre irritato… Ora sembra un altro, é più calmo, riflessivo, migliore… E…” La donna si interruppe, un sorriso sornione che ricordava tanto quelli del figlio maggiore: “Hai per caso visto anche una donna per Jared? Una ragazza che ti sembra adatta a lui?”

Ruby sorrise, lo sguardo che le brillava. “Ma certo, mia cara. La figlia del pastore. Un caratterino pepato che terrebbe testa ad un esercito.”

Constance si illuminò: “Ah, è la sua, allora…”

“Bene. Tu mandamelo qui. Ho giusto in mente un piano…”, da dietro le lenti, gli occhi di Ruby erano particolarmente scaltri, in contrasto con la sua figura di vecchia nonna innocua.

Constance rimise in moto, annuendo: “OK. Quando arriviamo a casa lo chiamo subito.”

“Va bene, cara.”

La macchina ripartì con le due donne, mentre un bambinetto spaventato, scappando via, gridava a sua madre, alla vista di Shannon e Sharona abbracciati e con le labbra ancora incollate: “Mamma, mamma! Father e Mrs Christmas si stanno baciando!!!”

E’ dato per certo che tutte le sue acquisite convinzioni natalizie crollarono in un attimo!

 

 

 

FINE

 

 

 

 

Come sapete (o forse no), tutti dicono che Shannon sia “cambiato”, sia in qualche modo “diverso” da un anno a questa parte. In effetti la sua canzone L490, certe sue uscite e certe foto postate su Twitter e il fatto che in un video recente abbia salutato con un namaste piuttosto evidente e praticamente perfetto, fanno pensare anche a me che qualcosa gli sia successo, probabilmente un avvicinamento agli insegnamenti buddisti. Ovviamente, non conoscendolo, non posso che ipotizzare, l’ho soltanto immaginato con questa ff, dandone un’interpretazione personale, che spero abbiate gradito.

Al solito, ringrazio chi ha betato, letto, recensito, messo la ff tra le preferite e/o le seguite. Scusate se non ho quasi mai commentato le vostre recensioni, ma davvero in questo periodo ho il tempo contato. Grazie anche a Monica e a Giulia che hanno attribuito a questa ff dei riconoscimenti al settimo turno dei NESA.

Alla prossima!

Baci.

Shanna.

 

 

 

   
 
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