Capitolo
Sei
Erano trascorsi sei
giorni da quando Sansone era andato a far visita a Marie per evadere un po’
dalla routine quotidiana.
La sua idea si era
rivelata un ottimo toccasana: non aveva pensato a Rebecca che di rado, ed era
un peccato che la settimana che stava trascorrendo ospitato dalla zia della
ragazza sarebbe presto giunta al termine.
Andare a trovare
Marie aveva costituito la sua via di fuga ai suoi tormenti interiori, e la sua
compagnia era sempre più piacevole ad ogni ora che trascorrevano insieme.
“Sai chi mi ha
telefonato la scorsa settimana?” stava dicendo l’adolescente intenta a lavare i
piatti.
Avevano appena
finito di cenare, e Sansone guardò la sua schiena mentre si affaccendava per
rimettere a posto la cucina: aveva scoperto da poco che osservarla intenta a
svolgere le più quotidiane delle faccende gli piaceva.
Era una visione che
gli trasmetteva calore, e per qualche
strana ragione si era sorpreso a pensare più volte che sarebbe stata una
mogliettina perfetta.
Quando Marie gli
rivolse la parola l’uomo tornò bruscamente alla realtà, cercando di non dare a
vedere i suoi pensieri.
“Non mi dirai che
si è trattato del tuo spasimante non tanto segreto” le rispose con un certo
fastidio, e la ragazza rise allegramente.
“Dai, non fare quella
faccia! Ayrton è tanto gentile! Se non fosse stato per lui non avrei mai
frequentato un collegio così prestigioso!”
“Quale, quello
noiosissimo e lugubre in cui sono venuto a trovarti anni fa?” la provocò
Sansone, incapace di trattenere l’irritazione quando si parlava del conte in
sua presenza.
Anche a distanza tempo
dal loro primo incontro sull’isola mobile, non riusciva a farselo piacere.
Da quando sembrava
avere maturato una certa predilezione per Marie, poi, la situazione era persino
peggiorata.
“Sansone!” disse la
ragazza in tono di finto rimprovero. “Bè, noioso e lugubre lo è eccome” ammise
un attimo dopo lanciandogli un’occhiata di intesa, e lui le sorrise. “Se non esistessero
le vacanze credo che non potrei sopportarlo oltre. Comunque non c’è niente di
male se ogni tanto mi telefona per sapere come vanno le cose! Mi ha anche
invitato alla sua prossima festa, e credo proprio che ci andrò. In fondo glielo
devo, e poi che razza di amica sarei se mi rifiutassi?”
“Secondo me quello
lì vuole qualcos’altro da te, altro che amicizia…”
“Invece di startene
lì a borbottare, perché non vieni a darmi una mano?”
L’uomo si alzò da
tavola e l’aiutò ad asciugare i piatti puliti, la sgradevole visione del volto
di Ayrton che non accennava ad abbandonargli la mente.
Cosa voleva
quell’idiota da Marie?
Se solo si fosse
azzardato a torcerle un solo capello…
“Stai pensando che io
e Ayrton ci sposeremo, vero?”
“Ma no, che dici,
niente affatto!” si affrettò a dire in modo troppo frenetico.
Si sentì a disagio.
Cos’avrebbe pensato
Marie se avesse saputo che quello che aveva detto rispecchiava la realtà?
“Stavo solo
scherzando. E comunque non mi sembra il caso di essere così gelosi, caro il mio
maritino!”
D’accordo, la
situazione stava degenerando. Marie rideva, divertita dalla sua reazione.
Doveva avere
proprio uno sguardo sconvolto per divertirla così tanto.
“Ma quale geloso,
mi stavo solo assicurando che quel tipo non ti desse fastidio, perché sai
benissimo che in quel caso ci penserei io a fargliela vedere. Sai come la penso!
I farabutti come lui devono essere puniti come si deve!”
“Ma che cavaliere!
Ti ringrazio, ma non è il caso. Che ne dici di andare a fare quattro passi, non
appena avremo finito? C’è un posto in cui devo assolutamente portarti” esordì
Marie cambiando discorso all’improvviso con leggerezza, gli occhi blu che
scrutavano speranzosi il viso assorto dell’uomo al suo fianco.
Chissà se stava
pensando ancora a Rebecca… la ragazza cancellò immediatamente quel pensiero,
augurandosi di essersi sbagliata.
Sansone la guardò
incuriosito per un attimo, poi si affrettò ad annuire.
“Con piacere!” le
disse con le labbra stirate in un sorriso di quelli che la affascinavano tanto,
e nel suo sguardo non le sembrò di scorgere altro che un’affettuosa, serena
amicizia, la stessa che anche lei avrebbe
dovuto provare per lui.
Cercando di
nascondere la sua delusione, si tolse il grembiule e si affrettò a uscire dalla
cucina.
“Perfetto, non vedo
l’ora! Vado a cambiarmi, ci vediamo tra poco!”
Sparì oltre la
porta della stanza, il bagliore del suo sorriso che lo lasciò stordito per
qualche attimo prima che Sansone si rimettesse al lavoro pensando che non era
più giovane come un tempo: in passato si sarebbe rifiutato con tutto se stesso
di fare certi lavori da donna, oltre che manuali, e ora invece le era bastata
una sola occhiata perché Marie lo convincesse ad aiutarla in cucina.
Le possibilità
erano due: o lui era spaventosamente invecchiato, oppure era soltanto quella
ragazzina dai lunghi capelli castani ad avere quel potere su di lui…
Era pomeriggio
inoltrato, e Sansone e Marie camminavano l’uno accanto all’altra verso una meta
a lui ignota.
Chissà dove lo
stava portando, quella ragazza… c’era qualcosa di diverso in lei, era come se
fosse nervosa ma allegra al tempo stesso.
Poteva capire come
si sentiva: non era la prima volta che si trovavano insieme da soli, ma in quel
momento c’era un’atmosfera insolita: era proprio come se fossero una coppia,
mentre Marie gli lanciava diverse occhiate e si stringeva al suo braccio con
assoluta naturalezza.
“Ci siamo quasi!”
esclamò vivace, quindi si fermò davanti a lui con il volto arrossato
dall’impazienza. “Chiudi gli occhi, Sansone!” lo incitò in modo infantile, e
lui impallidì brevemente.
“Come vuoi, ma ti avverto! Non farmi strani
scherzi, oppure…”
Una mano minuta si
insinuò delicatamente tra le sue, e Sansone rimase senza fiato per un attimo.
L’esitazione lasciò
il posto a una piacevole sensazione di calore, e di lì a poco gliela strinse,
affidandosi totalmente a lei.
“Vieni con me,
ormai siamo vicini!”gli disse con voce argentina guidandolo su quella che, a
giudicare dalla conformazione del terreno sotto i suoi piedi, aveva tutta
l’aria di essere una collina… o forse un promontorio.
Sentiva un rumore
lontano, che gli ricordava quello delle onde che si infrangevano sugli scogli,
le urla dei gabbiani che lo raggiungevano distintamente mentre Sansone non
desiderava altro che lasciarsi trascinare da Marie verso qualunque meta, la
mente sgombra da ogni pensiero che non riguardasse lei e la strana felicità che
stava provando nel seguirla in quel luogo sconosciuto che era impaziente di
mostrargli.
Prima che aprisse
gli occhi e si sentisse troppo vecchio per fare certe cose, però, la ragazza si
fermò davanti a lui senza lasciargli la mano.
“Ecco, ora puoi
aprirli!”
Il campo visivo di
Sansone si ritrovò occupato per intero dal mare più blu che avesse mai visto
che si perdeva all’orizzonte, il cielo solcato da nuvole dal colore dorato per
via dei raggi del sole che stava lentamente tramontando.
Uno stormo di
gabbiani volava leggero sulle onde e soffiava un vento tiepido, segno che l’autunno
era ormai inoltrato.
“Accidenti! Non
pensavo che ci fosse una vista del genere, a pochi passi da casa tua” fu tutto
quello che disse incredulo, la consapevolezza che la mano di Marie era ancora
stretta ancora tra le sue ad offuscare tutto il resto.
“Lo sapevo che ti
sarebbe piaciuta!” rispose lei, e la sua risata lo raggiunse come un’onda
piacevole e improvvisa. “Lo sai, ci tenevo tanto a mostrartela. A me ricorda
tanto quando ero bambina e mio padre mi portava a vedere le navi al porto nelle
giornate di sole. E’ passato tanto tempo da allora, eppure me lo ricordo ancora
bene. Oh, che cosa stupida da dire.”
“Non è affatto
stupida! Ricordare il passato non significa essere infantili” ribatté Sansone
senza riuscire a trattenersi, e d’un tratto provò la spiacevole sensazione di
essere come un padre che cercava di rassicurare la propria figlia.
“Hai ragione, però…
mettermi a dire certe cose! Non sono più una bambina” disse Marie con un
sorriso interrompendo i suoi pensieri, e guardandola, l’uomo pensò che era la
pura e semplice realtà.
Sebbene riuscisse
ancora a scorgere l’innocenza di quando aveva appena quattro anni nel suo
volto, lui sapeva che Marie era
davvero diventata una donna.
Inutile continuare
a negarlo. Inutile continuare a negare l’effetto che gli faceva da tempo.
“Lo so. Neanch’io
sono più tanto giovane, ormai. Gli anni passano per tutti, Marie” mormorò
l’uomo parlando forse più con se stesso che con la ragazza al suo fianco, come
se stesse cercando di convincersi che non avrebbe dovuto essere lì con lei, in
quel momento, per il bene di entrambi.
“Ma che dici? Tu
non sei affatto vecchio!” rise Marie, e per un attimo rimasero in silenzio ad ascoltare
il rumore del mare sottostante.
Strinse ancora di
più la mano dell’uomo, voltandosi a guardarlo intensamente.
Aveva deciso.
Non aveva più paura
di nulla, ormai.
“Sai, Sansone... io
non sono fatta per stare rinchiusa in un collegio. Non lo credi anche tu?
Ayrton è stato gentile con me, ma vedi, è solo in momenti come questi che
riesco a sentirmi me stessa e… ad essere felice.”
“Sei sempre stata
uno spirito libero, Marie” commentò lui guardando il mare. “Non c’è da stupirsi
che quel posto ti faccia sentire così.”
“Sapevo che mi
avresti capito. Chiudi gli occhi!” gli disse all’improvviso.
L’uomo obbedì
divertito, chiedendosi cos’aveva in mente questa volta… ma quando sentì
qualcosa di morbido e tiepido scontrarsi con le sue labbra rimase senza fiato,
incapace di reagire.
Il contatto durò
pochi secondi, e quando riaprì gli occhi, il volto arrossato di Marie,
incorniciato dai capelli castani mossi dal vento, occupava la sua intera
visuale.
“Ma Marie… tu…”
disse incredulo, incapace di formulare un pensiero coerente.
“Scusami. Forse non
avrei dovuto, ma da quando ti ho rivisto per la prima volta dopo tanto tempo
io… credo di… ”
Si sentiva la bocca
asciutta.
Eppure aveva
ripetuto a se stessa quel discorso così tante volte…
Il suo primo bacio.
Aveva appena dato
il suo primo bacio a Sansone.
Si era sempre
immaginata così sicura di sé nei momenti che aveva immaginato in compagnia
dell’uomo… e ora invece si ritrovava a corto di parole.
Una mano gentile le
sollevò il mento, e gli occhi di Marie incontrarono nuovamente quelli
incredibilmente chiari di Sansone.
Riflettevano una
serenità e un calore che la ragazza non aveva mai visto prima, tali da
confonderla.
“Non dire altro,
piccola. Ho capito benissimo.”
La strinse a sé con
sicurezza, incurante di qualunque cosa, anche del fatto che lui fosse troppo
maturo e lei troppo giovane perché potesse permettersi di farlo, e Marie chiuse
gli occhi in preda alla felicità, il cuore che le batteva freneticamente nel
petto mentre lasciava che le sue mani vagassero sulla schiena dell’uomo.
Quindi, le loro
labbra si incontrarono nel bacio che Marie aveva sempre sognato, un bacio da
adulti fatto di dolcezza mista a passione, di delicatezza mista a decisione,
che lasciò entrambi senza fiato.
Rimasero stretti in
quell’abbraccio in preda a una nuova consapevolezza, ed era come se in quel
momento non esistesse nient’altro che quel promontorio, gli ultimi raggi di
sole che illuminavano i loro volti carichi di nuove aspettative verso il
futuro.
Fine sesto capitolo
**
Ciao a tutti!
Sono passati
quattro anni dall’ultimo aggiornamento, ma ho ritrovato l’ispirazione per
continuare questa fanfiction su una delle mie coppie preferite di Nadia ascoltando
alcuni brani delle OST, e credo proprio che la completerò al più presto (esami
permettendo), ma è assolutamente sicuro che non ci metterò altri quattro anni
per pubblicare il prossimo capitolo.
Forse il mio stile
è un po’ cambiato rispetto a quando questa fic ha visto la luce, ma del resto
gli anni passano anche per me, e non solo per i protagonisti di questa storia :
)
Ringrazio tutti
quelli che sono passati di qui! Se vi va lasciate un commento, anche se sperare
che gli stessi che avevano letto i primi cinque capitoli (che ho rivisto
approfittando dell’occasione) leggeranno anche questo è… chiedere un po’
troppo, dopo tutto questo tempo : )
Al prossimo
aggiornamento!
Lyla