Tsunami si sedette
sulla ringhiera dorata, osservando le sue gambe illuminate dalla luce verde
delle fiamme che tenevano la nave in cielo.
“Stai attenta: se
cadi sotto, non so se sarò capace di prenderti in tempo…”
“Nah, non
preoccuparti. Però…”
Incrociò le gambe,
assumendo un’espressione pensierosa, volutamente comica.
“Però… Niente male
il potere di trasformarsi in cervo, drago o qualunque cosa tu sia stato alla
taverna”
“Cervo. Specie Axis
axis, comunemente nota come…”
“… Pomellata, lo so.
Ho letto molti libri sugli animali, da piccola. Mi piacciono molto. Però non ho
mai visto un cervo del tuo colore, quasi bianco e con macchie
argentate”
“E non hai visto
nulla”
Disse Lux Lucis,
lanciandole il soprabito, che prese al volo.
Senza alcuna
difficoltà si fece crescere due grandi ali da pipistrello dietro la schiena,
nere come i suoi capelli.
“Ok, penso che ti
aggiungerò alla lista: Cervo axis axis, sottospecie ‘fenomeno da
baraccone’”
“Kon kon, molto
spiritosa!”
Esclamò sarcastico
il capitano.
Richiuse le ali
sulla schiena e si sedette vicino alla ragazza.
“Allora principessa,
ti piace la stanza dove state tu e tua madre?”
“Un po’ lugubre, ma
ha tutto”
“Ahah, non mi sembra
che Capelliverdi sia molto contento, eh? Devi sapere che le stanze cambiano in
base a chi ci alloggia. E
Capelliverdi…”
“Si chiama
Zoro”
“… E Zoro non è
stato molto garbato con me, la prima volta che ci siamo visti, così…”
“Come si chiama la
tua ciurma?”
“Abbiamo tanti nomi.
La maggior parte ce li da la Marina e, sai, non sono molto gentili.
Se ne vuoi sentire alcuni, di quelli carini intendo, ti accontento… ‘Le Bestie
Indemoniate’, ‘Gli Spiriti Maligni’…”
Il ragazzo continuò
con una lunga lista di soprannomi, uno più inquietante dell’altro.
“… Ma in realtà ci
chiamiamo ‘Cervi D’Argento’. Non andiamo molto a genio a tua madre, vero?
Oppure, beh… Non le vado a genio io”
“No! Perché
dovrebbe…”
“Sai, ha ragione. Tu
non devi fidarti di me. Io sono un pirata… Sono un Figlio dell’Oscurità, non
sono degno di essere figlio della Madre, la Cieca che Vede…”
“Cosa?”
“Ah, tu non capisci…
Ma forse è meglio così”
Tsunami pensò alla
contraddizione della ‘Cieca che Vede’. Probabilmente era solo qualcosa in codice
per non farle capire di chi stava parlando.
“A me tu sembri
diverso… Sono sicura che ci conosciamo… E non sparare la solita metafora sui
sogni”
“Sai che la realtà è
sogno… Un illusione, nient’altro…”
“Hey, neanche le
sparate filosofiche sono valide!”
Entrambi si
misero a ridere, felici come due vecchi amici d’infanzia che si rivedevano la
prima volta dopo parecchi anni. Tsunami sentì la coda fredda e squamosa di
Cervobianco attorno alla vita.
“Certe confidenze
non sono gradite”
La ragazza
ridacchiò, si alzò e andò verso le cabine, sparendo sottocoperta. Il capitano
aveva sempre quel sorriso beffardo, che cambiò in un’espressione seria. Alzò lo
sguardo alla luna, tendendo il braccio verso di essa…
“Oh, padre… Quanto
vorrei che tu fossi qui… Dimmi se ci sei, sono forse solo un povero diavolo che
ambisce al Paradiso? Di bearsi della compagnia degli angeli?”
Mimò il gesto di
racchiudere la luminosa sfera nella mano, impensierito. Una lieve brezza spirò
sul suo viso, mentre una nuvola assunse le sembianza di un grosso felino, che lo
guardava dall’alto del cielo.
Il giorno dopo
avvistarono qualcosa, in lontananza. Era un’isola. Un’isola che galleggiava in
cielo, non molto grande (meno del galeone), interamente coperta da una
rigogliosa vegetazione. Cervobianco legò una scaletta di corda all’albero
maestro e la buttò giù. Era abbastanza lunga da permettere loro di arrivare
sull’isola senza problemi. Fu il primo a scendere, insistendo perché gli altri
facessero lo stesso, soprattutto Nami e la figlia.
“Dove stiamo
andando, capitano?”
“Dall’unica che può
aiutarci…”
Si inoltrarono nella
foresta di alberi e piante varie, quando una voce ultraterrena parlò.
“Venite a me, figli
miei. Non vi sarà fatto alcun male”
Tutti, a parte il
capitano, si fermarono improvvisamente, sorpresi.
Una voce che avevano
sentito parecchi anni fa. Qualcuno che conoscevano molto bene, che era morta ed
era risorta…
“Beh, perché vi
siete fermati?”
Disse Cervobianco,
come se non avesse sentito nulla.
“La… La
voce…”
“Oh… Avrete l’onore
di conoscere la
Madre… La
Cieca che Vede”
Dopo qualche minuto,
videro una luce filtrare da una fessura tra due tronchi d’alberi. Questi erano
disposti in un cerchio molto grande, senza apparenti buchi o fenditure, come se
custodissero qualcosa al loro interno. Improvvisamente, gli alberi davanti ai
quali stavano sostando si aprirono in due, creando un arco dal quale il bagliore
li avvolse, caldo come un abbraccio, rasserenava l’anima.
Al centro del
cerchio si trovava una figura seduta, con le gambe incrociate… Si vedeva
solamente perché era più luminosa della stessa luce. Stranamente, questa non
dava fastidio agli occhi. Udirono canti nell’aria, come angeli che lodavano la
creatura lì davanti.
“Madre!”
Lux Lucis corse
incontro la figura, Tsunami scorse lacrime cadergli dagli occhi, ma con un
semplice gesto della mano l’essere
scaraventò il ragazzo indietro, per terra.
“E’ un piacere
rivedervi… Dopo tutti questi anni, il ricordo di voi non si è affievolito nella
mia memoria. E tu, Nami… Vedo che tu e mio figlio vi siete uniti…
Carnalmente”
L’ultima parola la
disse con una forte nota di disprezzo.
La donna rimase
interdetta dalla parola ‘mio figlio’…
“Mi… Mi scusi… Ma…
Suo f-figlio?”
“Sì, amica mia.
Spiritualmente parlando, Rufy è mio figlio”
Tsunami corse verso
Cervobianco, che era ancora steso per terra, come paralizzato. Non aveva più la
frangetta sulla fronte. La luce intanto si affievolì: Robin si fece avanti,
riconoscendo la donna. L’aveva vista in quel quadro. Quella con il velo nero
sugli occhi.
Notò che il ragazzo
aveva due nei perfettamente paralleli e le sopracciglia curiosamente
arcuate.
L’archeologa allora
fece il collegamento… Ecco perché l’ammiraglio gli aveva chiesto se aveva
relazioni con il Governo… Ma non era possibile…
“So che stai
pensando, giovane donna, e la risposta è no. Quel ragazzo non è mio
figlio”
“COME PUOI DIRE UNA
COSA DEL GENERE?”
Urlò Cervobianco.
Per Tsunami fu come
se le avessero trafitto il cuore con una freccia, specialmente perché non
immaginava che il capitano potesse emettere un simile suono. Ansimava, come se
d’un tratto avesse problemi a respirare, ma poi si calmò.
“Perdonami. A volte
quasi mi scordo di quel che sono”
“Molto bene, giovane
uomo. Allora, ciurma di Cappello di Paglia. So perché siete qui, del pericolo
scampato…”
“U-una domanda…
Madre”
Disse Robin,
intimorita.
“Sì, mia
cara?”
“L-lei è… E’
Kokitsune Seirei, ex-agente del CP9?”
La donna non negò,
ma nemmeno affermò quanto detto. In compenso, un piccolo sorriso le si disegnò
sul volto.
Kokitsune, ex-agente
del CP9, era scomparsa da dieci anni da quando Rufy era diventato Re dei Pirati.
Ecco dov’era finita: in eremitaggio, in quel posto sperduto che vagava nei
cieli…
“Sei proprio una
vecchia volpe, Robin. Anche più di me, kon kon. Lichter…”
Questa volta era
rivolta proprio al figlio. E’ così che si chiamava allora, pensò Tsunami, mentre
Kokitsune continuava a parlare. L’archeologa, guardandola in viso, notò che
parlava senza muovere le labbra…
“… Vedo che, più che
un cervo, sei un mulo: non hai ancora capito che la pirateria ti porterà solo al
Male. Ma oramai sei un Figlio dell’Oscurità, non hai niente più a che fare con
me e tuo padre, quindi sentiti libero di agire come meglio credi. Comunque… Rufy
sta bene, il vostro capitano è prigioniero a Impel Down, e dietro tutto questo
c’è il Governo e una nostra vecchia nemica… Io, seppure in tutti questi anni
abbia meditato qui, senza mai lasciare la foresta, mi sono spiritualmente
elevata sino a raggiungere poteri simili alle energie divine, non posso aiutarvi
se non dandovi delle informazioni”
“Prima però potremmo
farti delle domande?”
Disse Franky,
superato lo stupore iniziale del ritrovarsi davanti la donna che era sparita da
ormai dieci anni. Lei annuì, mentre due creature angeliche scendevano dal cielo,
tessendo le sue lodi…
“Se tu sei
Kokitsune… Tu avevi avuto due figli…”
“Sì. Sarabi e
Lichter. Mentre la prima è con suo padre, il secondo è ormai
scomparso…”
Cervobianco deglutì
rumorosamente, nonostante sapesse che la donna non lo considerasse più suo
figlio, era comunque terribile da sentire…
“Come… Cosa vuol
dire che i tuoi figli sono nati dal ‘fuoco sacro’?”
“Devi sapere che,
mentre voi umani avete bisogno di unirvi carnalmente per generare una
discendenza, io grazie ai poteri divini e la forza spirituale di mio marito ho
generato da una parte di me due corpi... Ho donato loro parte della mia anima e
il Cielo ha dato loro vita”
“Come può Rufy
essere… Tuo figlio?”
“Io sono
la Madre
spirituale, la
Cieca che Vede, poiché in tutti questi anni di eremitaggio sono
stata al buio nella foresta e ho perso la vista… Ma non la Vista interiore, poiché non
si Vede solo con gli occhi. Nel mio Frutto del Diavolo è custodita parte della
Memoria e dell’Anima di Gol D. Roger. Quel Frutto, dopo gli eventi che
sicuramente ricorderete di venti anni fa, si è sdoppiato. La parte Zoo Zoo di
quel Frutto… Ce l’ha quel ragazzo che continua imperterrito a chiamarmi ‘madre’”
“Ok… Ma perché non
puoi lasciare la foresta?”
“La Foresta è il luogo sacro
dove attingo ai miei poteri. Grazie ad essa, ho superato bisogni arcaici quali
il mangiare, bere, eccetera. Qui le mie spoglie mortali sono al sicuro quando la
mia anima lascia il mio corpo per osservare… Quanto è caduto in basso il
mondo”
“Ma
Madre…”
Disse a sorpresa
Lichter…
“Se il mondo sta
proprio cadendo in basso… Perché non fai qualcosa per impedirlo, anziché stare a
guardare?”
Nami, Robin, Franky
e Zoro improvvisamente capirono con chi avevano viaggiato: quello era Lichter,
figlio di Kokitsune e Lucci, che era scomparso dall’isola sulla quale abitavano
dopo una tempesta. Tsunami non poteva ricordarsi di lui, perché lei aveva solo
quattro anni quando accadde… E Sarabi, la sorella e Lucci erano partiti per
cercarlo…
“Come puoi chiamarti
Madre, se guardi i tuoi figli farsi la guerra e morire? Come puoi chiamarti
Madre, se ignori la sofferenza e il dolore dei tuoi figli?”
Aggiornamento lento,
scusate.
Mi dispiace se non
rispondo alle recensioni… Ma è da poco accaduto un evento terribile di cui non
mi va di parlare… Mi dispiace. E questo capitolo lo dedico proprio alla persona
che è venuta a mancare oggi. La
Vita è crudele, ma lo Spirito non muore mai. <3
Ebbene sì,
Cervobianco è proprio il figlio di Kokitsune.
E che cavolo, questa
storia è il sequel di Il Leopardo, la Volpe e i Pirati… Dopo di questa la
smetto, lo giuro.