3
- PERCHE’ PENSO A LUI E ANCHE A
TE?
Il giorno dopo Naruto
tornò a
scuola di umore incerto. In alcuni momenti sembrava saltellare sulle
nuvole, sprizzava felicità da tutti i pori e dispensava
sorrisi come margherite a primavera, in altri momenti si faceva
pensieroso, quasi nostalgico, e si soffermava a fissare il grande
albero fuori dalla finestra.
Sasuke lo guardava
confuso,
chiedendosi se in America erano tutti così, o era strano
anche
là, e poi, più o meno a metà della
lezione di
Giapponese, finalmente riuscì a incrociare il suo sguardo.
- Ti disturbo se ti
racconto una cosa? - chiese Naruto con gli occhi che brillavano.
Sasuke lo
fissò un po’
incerto, poi si disse che non poteva certo fargli male, e allora
scrollò le spalle. Poteva anche lasciar perdere le
costruzioni
irregolari dei verbi arcaici, e anche se le confidenze lo facevano
sentire una bambina di terza elementare, poteva pure sorvolare, visto
che aveva a che fare con quello squinternato di Naruto.
- A bassa voce
– si limitò a imporgli, piegandosi leggermente
verso di lui.
Naruto
deglutì, sentendosi un
po’ emozionato. Si era trasferito dall’America
ormai un mese
prima, ed era da più di due che non faceva confidenze felici
e
di un certo tipo.
Era bello, si rese conto.
- Ieri... mi ha chiamato
una persona – sussurrò. - Dall’America.
Era una persona che non sentivo da un sacco di tempo, davvero tanto...
e mi ha fatto un piacere incredibile. E’ stato un
po’ come essere di nuovo a casa, e quindi mi sono un
po’ intristito... Secondo te... Cioè, non secondo
te... Insomma, quando sono le prime vacanze?
- A Natale –
rispose Sasuke, più freddo di quanto fosse sua intenzione.
- Oh. Così in
là? - fece Naruto tristemente. Sospirò. - Allora
ci vorrà molto prima che io possa tornare in America...
Sembra di sì.
Che stupidaggine.
Perché
doveva sentirsi turbato all’idea che uno che conosceva
sì e
no da due giorni tornasse da dove era venuto? Tornò dalla
sua
parte del banco, per significargli che il discorso era chiuso, e si
sforzò di concentrarsi sulla lezione.
Ma si rese conto che gli
occhi
limpidi di Naruto, anche se li aveva visti solo per due giorni, gli
sarebbero mancati...
...E soprattutto, che
l’idea che
si illuminassero al pensiero di qualcun altro lo irritava.
Fu una giornata strana, a
conti
fatti.
Sasuke si
mostrò più
scorbutico del solito, e Naruto tentò invano di renderlo
partecipe della sua gioia.
Alla fine delle lezioni,
quando fu
il momento di raccogliere le borse e tornare a casa, Naruto
tentò
un ultimo, definitivo approccio.
- Senti, i ragazzi...
intendo Kiba, e Choji, e gli altri, pensavano che oggi pomeriggio
potevamo...
- Non mi interessa. -
troncò Sasuke, senza guardarlo. - Ho altro da fare.
- Oh... Scusa.
Naruto
si grattò la nuca mortificato. L’idea che Sasuke
fosse
nervoso mentre lui era così felice lo abbatteva. Avrebbe
voluto essere in grado di migliorare l’umore di Sasuke, per
condividere la sua gioia con lui, e magari... raccontargli di lui...
“Che
stupidaggine” si disse, senza preavviso, e sentì
le guance
arrossarsi leggermente. “A lui non piacciono i gay, o
comunque non
vuole parlarne. Lo infastidirei soltanto...”
E poi, trovava che ci
fosse qualcosa
di strano nel parlare a Sasuke della persona che amava. Qualcosa
di... sbagliato. Che lo metteva a disagio.
Mentre era immerso nei
suoi
pensieri, non si accorse che Sasuke aveva riempito la cartella e si
era avviato verso la porta dell’aula, senza guardarlo. Quando
si
riscosse, Naruto lo rincorse lungo il corridoio e gli posò
una
mano sulla spalla, fermandolo.
Sasuke si
voltò di scatto,
fulminandolo con lo sguardo.
- Ti ho detto che...! -
iniziò, furente, ma Naruto lo interruppe con un ampio
sorriso.
- Lo so – gli
assicurò. - Volevo solo dirti che... la prossima volta, se
non hai altri impegni, ti va di venire con noi?
Sasuke si
trovò
involontariamente con la bocca aperta, e per un attimo provò
una sensazione curiosa. Qualcosa che assomigliava alla delusione e al
sollievo messi insieme, e che pure aveva una traccia di paura.
- Non... non lo so
– farfugliò confuso, distogliendo il viso
arrossato. - Ci penserò...
Il sorriso di Naruto si
allargò,
e la mano ancora posata sulla spalla di Sasuke premette con un
po’
più di forza.
- Bene! Ci conto! -
esclamò entusiasta.
- Naruto! - lo chiamarono
a quel punto Kiba e Choji, dalla porta dell’aula. - Ti muovi?
- Arrivo! - rispose lui,
ora di umore nettamente migliore, e poi salutò Sasuke,
correndo verso gli altri. - Scusate, scusate! Ci sono! -
Sasuke rimase a guardarlo
per un
lungo istante.
Ovunque Naruto andasse...
scintillava. Ecco la parola giusta.
E lui si sentiva come un
ragazzo che
fosse sempre, sempre, sempre rimasto chiuso in una grotta buia e
fredda, e avesse agognato il sole fin dal primo momento...ma senza
mai raggiungerlo.
Strinse il pugno sulla
cartella,
mentre Naruto e Kiba scherzavano e si allontanavano lungo il
corridoio. Ecco, adesso sarebbero usciti dal cortile e sarebbero
andati a divertirsi, mentre lui...sarebbe sceso all’inferno.
Amaramente,
voltò le spalle
alla piccola stella scintillante che era Naruto, e si avviò
con cupa determinazione verso le tenebre.
---
Naruto rientrò
canticchiando.
Non solo era stata una
splendida
giornata – nonostante gli attimi di iniziale freddezza con
Sasuke –
ma era anche riuscito a convincere la signora della sala giochi che
fosse maggiorenne, e a vincere una borsa di roba giocando a Pachinko.
Era stato bello scoprire quel gioco, e soprattutto fruttuoso!
Chissà
poi perché ci si poteva giocare solo dopo i diciotto anni?
Abbandonò i
regalini vinti in
fondo al letto, e si levò la giacca della divisa tirando un
sospiro di sollievo. Non che fosse stretta, ma a lui proprio non
piaceva.
In America aveva
frequentato una
scuola senza divise, in cui tutti potevano esprimersi liberamente con
il loro abbigliamento. Era bello incrociare per la scuola gente con i
vestiti colorati, i capelli rasta o gli occhiali da sole verdi. In
Giappone erano tutti così maledettamente uguali... Capelli
neri, occhi neri, tutti la stessa faccia... Anche se poi
c’erano
ovvie differenze.
Per esempio, Sasuke era
molto più
bello della media dei suoi coetanei. E le sue mani erano bianche e
lisce, non tozze come quelle di Choji, o ruvide come Kiba...
All’improvviso
Naruto ricordò
della volta che Sasuke gli aveva sistemato il colletto, e per un
attimo si sentì stranamente languido.
Ma ci mise poco a
riscuotersi, e per
scacciare dalla mente i pensieri molesti decise di afferrare il
telefono.
Al
diavolo la bolletta, voleva sentire lui.
Compose in fretta un
numero lungo,
che faticò per un attimo a ricordare – i prefissi
internazionali erano una vera maledizione – e poi
portò
l’apparecchio accanto al viso, in trepidante attesa.
Ci fu una lunga pausa tra
il numero
e il primo squillo, ma quando lo sentì il suo cuore fece un
balzo nel petto. Ce ne fu un altro, e poi un altro ancora.
Oddio, e se non fosse
stato a casa?
Aspetta, ma che ore erano
in
America?
Oh,
non importava... Lui voleva sentirlo, doveva
sentirlo... E il profumo delle mani di Sasuke era così
buono...
[NB: da questo momento la
conversazione telefonica – in corsivo – si svolge
in inglese, ma
per comodità verrà riportata in italiano]
- Pronto?
Naruto
trasalì, quando una
voce assonnata rispose improvvisamente al telefono.
- P-Pronto? -
balbettò emozionato, stringendolo con entrambe le mani. - Gaara?
Dall’altra
parte ci fu un leggero tramestio. - Naruto?
Naruto, sei tu?
- E chi altri? -
gioì lui, lasciandosi cadere con la schiena sul letto.
- Ma che... Sai
che ore sono?
- Veramente
no... scusa, ti ho svegliato?
Dall’altra
parte della cornetta uno sbadiglio venne soffocato contro qualcosa. -
Non
esattamente... Non dormo mai molto bene, senza di te. Lo sai. Ma
c’è
qualcosa che non va? Stai bene?
- domandò, all’improvviso ansioso.
Naruto sorrise, fissando
il soffitto
di una casa estranea e sentendosi oltre l’oceano, insieme al
suo
amore.
- Benone
– assicurò. - Solo che... volevo sentirti.
Dall’altra
parte ci fu un lungo
istante di silenzio.
- Naruto,
perché non torni a casa?
Naruto tacque per un
po’.
- ...Lo sai perché
– mormorò poi, e il sorriso scomparve dalla sua
faccia. - Ho ancora bisogno di stare qui, ecco...
- Ma lì stai male! -
la voce dall’altra parte sembrava quasi rabbiosa, ora. - Lo sento dalla tua voce, dal tuo bisogno di
chiamarmi. Torna a casa, Naruto! Non cambierai nulla stando
così lontano, e da solo!
- Devo farlo
– replicò Naruto, sottovoce. - Lo sai, Gaara, ne abbiamo parlato a lungo. Non
posso farne a meno... Ne ho bisogno.
- E io ho
bisogno di te.
Silenzio.
Naruto fissò
vacuo il
soffitto, poi arrossì leggermente.
- Grazie... Lo
so, e mi rendi felice. Ma davvero, non... Mi serve ancora un
po’ di tempo. Non molto.
- Naruto...
- Mi dispiace di
averti svegliato.
- Non
riattaccare.
- Ehm, veramente
non so quanto credito ho a disposizione su questo cellulare... Ho la
tariffa scontata, ma spendo sempre un sacco di soldi!
- Ti richiamo
io, dammi un istante.
- No no, Gaara.
Torna a dormire... Io sto bene, e...
- Ma io non sto
bene. Naruto... torna qui.
Naruto strinse il
cellulare con
forza.
Sarebbe stato
così facile
tornare, abbandonare tutto e correre indietro, da lui... Ma... non
poteva. Non ancora, no.
- Mi manchi, Gaara
– sussurrò. - Ti amo. Ma devo restare ancora. Ti prego. Ne
avevamo parlato...
Gaara tacque,
all’altro capo della
cornetta. Poi Naruto lo sentì sospirare cupo.
- Sei pazzo,
Naruto. Ma ti amo anche io.
- Grazie
– sorrise Naruto, confortato. - E scusa ancora se ti ho svegliato.
- Mm... -
mormorò Gaara, e poi tacque all’improvviso.
Incerto,
Naruto esitò. Poteva chiudere la conversazione? Senza
neanche
un bye?
- Naruto... -
disse Gaara all’improvviso, quasi soprappensiero.
- Sì? -
fece Naruto, ansioso.
- Mm... No,
nulla. Buonanotte. Cioè, buonasera, credo che lì
sia più o meno quell’ora. Ti amo.
Naruto tornò a
sorridere
piacevolmente.
- Anche io ti
amo, Gaara. E non vedo l’ora che arrivino le vacanze di
Natale, per tornare a casa. Buonanotte!
---
Da qualche tempo Sasuke
si tirava le
coperte fin sopra la testa, quando andava a dormire. Sentiva il
bisogno di rannicchiarsi in un posto che nessuno potesse profanare,
nascondersi in un rifugio caldo e stretto che lo proteggesse da
chiunque, e lo lasciasse senza pensieri.
Lì era al
sicuro.
Steso sul materasso,
avvolto nel
piumino e strettamente rannicchiato, teneva gli occhi chiusi e il
mento contro le ginocchia, e contava i suoi respiri.
Lo
sai che è inevitabile... Non puoi opporti... sarebbe peggio,
molto peggio...
Serrò i denti,
fin quasi a
sentirli dolere.
No, no, no... Quel genere
di
pensieri non poteva catturarlo lì, non era giusto, no!
Considerati
ancora fortunato... è solo in virtù del tuo bel
faccino
che lo faccio, sai?
“Stronzo!”
Premette la fronte contro
le
ginocchia, trattenendo un lamento, e sentì i lividi sulle
spalle pulsare, e il suo stomaco contrarsi, ribellarsi a ciò
che ricordava...
All’improvviso
bussarono alla
porta.
- Sasuke? Stai
già dormendo? -
La voce di Itachi.
Non riusciva ad
affrontarlo, non
ora.
Sasuke premette le mani
contro le
orecchie e si morse il labbro, senza muoversi.
- Sasuke...? -
chiamò ancora una volta Itachi, bussando un po’
più forte. Ma non ottenne risposta.
Sasuke sentì
un’altra voce
mormorare oltre la porta, e poi Itachi che parlava di nuovo.
- Mi dispiace, lo
saluterai un’altra volta. Deve essere stata una giornata
pesante a scuola. Intanto... ti va di restare un altro po’?
- E poi chi lo spiega a
Shisui, eh? - rise la voce quasi familiare di Deidara.
Sasuke lo
sentì nonostante le
mani sulle orecchie, e quando ciò accadde il suo stomaco si
contrasse violentemente.
No.
Non nella sua casa, non nella stanza di fianco...
- Va bene, va bene
– sospirò Itachi. - Allora ti accompagno alla
porta. Ma non sai cosa ti perdi.
E, finalmente, i loro
passi si
allontanarono.
Sasuke tirò un
sospiro di
sollievo.
Allora, richiamato
dall’accostamento
con Deidara, il pensiero di Naruto tornò a fare capolino
nella
sua mente.
Per un attimo
sentì un senso
violento di repulsione. Il suo bagliore faceva male, era troppo
forte, lo respingeva, non gli piaceva!
Ma durò solo
un istante...
poi, invase tutto il letto, la zona sotto le coperte, e lo
scaldò
lievemente, come un abbraccio.
Sasuke si distese
lentamente.
Il suo respiro
tornò normale.
Naruto era tutto
ciò che lui
non era.
Naruto, volendo, poteva
completarlo...
---
Nei giorni successivi il
loro
rapporto tornò a una condizione di vaga normalità.
Sasuke e Naruto si
scambiavano
informazioni durante le lezioni, si guardavano di tanto in tanto, e
fingevano di comportarsi con cordiale distaccamento l’uno,
con
entusiastici approcci l’altro.
- Sasuke, vieni in sala
giochi? Vieni a giocare a calcio? Vieni a mangiare sul tetto? Sasuke,
vieni con noi?
La voce cantilenante di
Naruto era
diventata un elemento comune del paesaggio di Sasuke, e rifiutare
ogni volta i suoi inviti era più un rito che una vera
negazione.
D’altronde, non
gli sarebbe
piaciuto stare con lui e gli altri: si sarebbe sentito privato della
sua esclusiva, in un certo senso; Naruto doveva scintillare solo per
lui.
Per quasi una settimana
le cose
migliorarono. Lo Hyuuga non si fece sentire, Naruto continuò
ad essere il solito Naruto spensierato, e non accennò
più
all’amico americano che l’aveva reso tanto felice.
Sasuke prese
il fiato, e scoprì che, rientrando la sera, suo fratello era
sempre solo, senza il suo amico Deidara. Poteva quasi illudersi di
vivere una vita normale, se non fosse stato per quel
mercoledì.
“Solito
posto, solita ora. Non pensavi per caso che me ne fossi
dimenticato?”
Le nocche di Sasuke
sbiancarono
attorno al cellulare, nella pausa pranzo.
Lo Hyuuga era tornato.
- E’ una
ragazza?
La testa di Naruto
spuntò
improvvisamente da sopra la sua spalla, e Sasuke trasalì,
coprendo immediatamente il cellulare.
- Usuratonkachi! -
scattò, livido, balzando in piedi. - Sono cose private!
Naruto lo
fissò sbattendo le
palpebre, perplesso, e poi si fece indietro di un passo.
- Scusa... Non pensavo te
la saresti presa tanto! – borbottò indispettito,
quasi arrabbiato, scrollando le spalle. - Volevo solo chiederti se
volevi venire con noi a mangiare in cortile! Sei un gran maleducato!
-
No, non vengo – rispose Sasuke, in automatico, ma sia lui che
Naruto si resero conto che era un no ben
diverso da quelli con cui giocavano quotidianamente. - Devo...
ripassare inglese – farfugliò Sasuke.
- Ah... ok... -
balbettò Naruto, spiazzato. Per la sorpresa la rabbia
evaporò - E scusa se... Cioè, non ho visto
niente, ma scusa lo stesso. Volevo solo... Prenderti un po’
in giro.
Cose normali, tra ragazzi.
Ma Sasuke era tutto
fuorché
normale, e si irrigidì, annuendo brusco.
Naruto si
allontanò con un
cenno vago, e, chinando le spalle, raggiunse Kiba, Choji e Shikamaru
che lo aspettavano in corridoio.
- Allora? - chiese Choji,
sgranocchiando il suo consistente antipasto di patatine.
- Niente, deve ripassare
inglese – mormorò Naruto, schivo.
- Perché
stavate litigando? - domandò Kiba, sinceramente curioso. -
Non ho mai visto nessuno che fosse in gradi di far scaldare Uchiha.
- Ah... ecco...
- Donne –
Shikamaru sbuffò, intrecciando le mani dietro la nuca. -
Sempre il solito, seccante argomento.
Naruto fece una smorfia
poco
convinta.
Più che negare
la validità
della tesi di Shikamaru, era come se l’idea stessa che Sasuke
sentisse una ragazza per telefono lo disturbasse.
Kiba, al suo fianco,
lanciò
un lungo fischio, mentre tutti insieme si avviavano a scendere le
scale.
- Cazzo, ma voi ve la
immaginate la tipa che esce con Uchiha? Deve essere una strafiga
colossale! Roba che Yamanaka al confronto scompare –
commentò, un po’ ammirato e un po’
invidioso.
- Bionde... Solo
seccature – masticò Shikamaru tra i denti.
- Ti piacciono le bionde?
- chiese Choji pacioso. - O hai avuto problemi con una bionda?
- Choji, mangia e
sta’ zitto.
- Mah, le bionde... -
Naruto fece un po’ mente locale, e cercò di
ricordare tutte le bionde che aveva conosciuto in America. - Di solito
hanno la testa vuota – decretò, lapidario. Anche
se probabilmente il suo commento si estendeva a tutte le donne in
generale, e non teneva in conto che in Giappone le bionde erano
estremamente rare.
- E qui abbiamo un
florido esempio di bionda dalla testa vuota! - esclamò Kiba,
scompigliandogli i capelli con una risata.
- Hey, io sono un
maschio! - protestò Naruto con veemenza. - Un maschio
virile, per giunta!
- Sì,
sì... l’importante è crederci
– ghignò Kiba, passandogli un braccio attorno al
collo.
- Ma sta’
zitto, che tu sbavi dietro alle donne di Uchiha... - mugugnò
Naruto, offeso.
E mentre lo diceva, la
questione gli
tornò in mente.
Le donne di Uchiha...
Chissà
com’era una ragazza che poteva piacere a Sasuke.
...Gli sarebbe piaciuto
vederla.
E come ebbe formulato il
pensiero,
gli balzò in testa un’idea malsana.
Dopotutto,
nulla gli impediva di vederla,
questa ragazza.
Proprio nulla.
- Va beh, chiudiamo gli
argomenti deprimenti, okay? - intervenne Kiba, riportandolo bruscamente
alla realtà. - Vedo là Rock Lee con il pallone,
ci state a un due contro due? -
Naruto mise le cose in
borsa con
estrema lentezza.
Prima un libro, poi il
quaderno, poi
chiuse l’astuccio, tentato di controllarne il contenuto pezzo
a
pezzo... Mentre faceva ognuna di queste cose, non smise mai di
fissare con la coda dell’occhio i movimenti controllati e
precisi
di Sasuke.
Anche lui sembrava un
po’ più
lento del solito. Uhm, strano.
- Sasuke... Oggi
pomeriggio... - tentò, per tastare il terreno.
- Ho un impegno
– troncò Sasuke, un po’ bruscamente. Ma
sembrò accorgersi di essere stato aspro, perché
si corresse dopo neanche un istante. - Scusa... E’ un impegno
preso tanto tempo fa... - mormorò, schivando il suo sguardo.
Perché
si sentiva sporco.
E
non voleva esserlo, non davanti a lui.
- Oh, non... fa niente
– rispose Naruto, sforzandosi di sembrare naturale. - Adesso
che ci penso, anche io dovrei ripassare per domani. Sai, storia...
Tutti questi nomi di imperatori non mi entrano proprio nella testa!
Per un attimo Sasuke fu
tentato di
offrirgli ripetizioni, ma fu un attimo brevissimo. Si limitò
ad annuire e a controllare che gli altri compagni se ne fossero
andati.
- Naruto? -
chiamò Kiba dalla porta, l’ultimo rimasto a parte
loro.
- Ehm... arrivo! -
rispose lui, quasi in imbarazzo. - Tu inizia a scendere, ti seguo
subito!
Kiba esitò per
un attimo,
passando lo sguardo da Naruto a Sasuke, poi, quasi reticente,
scrollò
le spalle e se ne andò senza commentare.
Sasuke richiuse la
cartella, e
finalmente guardò Naruto.
- Beh... a domani
– lo salutò, quasi nervosamente.
- Oh, sì... A
domani... Ma... tu non esci?
- Io... devo passare
prima dalla sala professori.
Un dialogo strano, detto
guardandosi
solo a metà.
“Vattene,
per favore, vattene...” si trovò a pensare Sasuke.
“Prima
di costringermi a inventare altre menzogne...”
-
Capisco... - mormorò Naruto, leggermente deluso. Aveva
l’impressione che Sasuke avesse capito le sue intenzioni e
cercasse di sviarlo...
Però... Poteva
sempre
appostarsi fuori dal cancello.
Sì, e come lo
spiegava a
Kiba?
Scusa,
sai, ma voglio spiare Uchiha e vedere con che tipo di ragazza esce!
Decisamente fuori
discussione.
- Allora ciao... -
mormorò indeciso.
- Ciao –
replicò Sasuke, un po’ più sicuro.
Sollevò la
cartella e gli
voltò le spalle, diretto verso l’uscita.
Naruto lo
seguì poco dopo,
avviandosi lentamente lungo il corridoio deserto.
In fondo cosa gli
importava con chi
usciva Sasuke?
Ma soprattutto,
perché
continuava a pensare a lui?
Una folgorazione lo
colpì
all’improvviso.
No... No, non era
possibile...
Sentì le
guance arrossarsi, e
gli tornò in mente il profumo di Sasuke.
Ok
che anche Gaara era un tipo che sembrava freddo e scostante, quindi
in un certo senso era il suo genere... ma lui amava
Gaara, ne era assolutamente sicuro.
Non poteva... Nemmeno per
idea...
“Calma,
calma... Potrebbe essere solo una semplice attrazione” si
disse,
con il cuore in subbuglio. “Lui mi ricorda Gaara, ed
è un
bel ragazzo... Sono umano, dopotutto...”
Si fermò a
metà della
rampa di scale, e strinse le dita sul corrimano freddo.
Non doveva pensare a
Sasuke, perché
Gaara lo aspettava al di là dell’oceano, lui e
solo lui. Lo
aveva sentito pochi giorni prima, e si amavano, e a Natale si
sarebbero rivisti...
Però...
D’istinto,
percorse gli ultimi
gradini due a due, e atterrò sul pianerottolo quasi
acquattandosi.
- Merda! -
esclamò, chiedendosi che diavolo faceva, mentre correva
stupidamente lungo il corridoio, diretto verso la sala professori
– e sperando che la strada fosse giusta.
Per miracolo raggiunse la
zona della
scuola riservata all’amministrazione, e, con il cuore in
gola,
raggiunse la porta della sala professori.
Per sua fortuna la
trovò
aperta, e vi si affacciò con il viso arrossato e lo stomaco
in
subbuglio.
All’interno
c’erano solo i
professori, che lo guardarono con aria stupita.
- Scusa... Hai bisogno
qualcosa? - gli chiese un insegnante, scrutando con una certa
diffidenza l’insolito colore dei suoi capelli.
- Ah... No... Io... -
balbettò lui, arrossendo. - Chiedo scusa!
E poi, nel panico,
letteralmente
scappò via.
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Addirittura 4
recensioni??? Ma io vi adoroooooooooooooo!!! *_* Mi ha fatto davvero
tanto piacere riceverle, sia le critiche che i complimenti!
Cercherò di migliorare, lo prometto, voi continuate a
seguirmi!!! >_< E scusatemi se ho aggiornato dopo un anno
intero, prometto che da adesso sarò più veloce!
(PS: visto ryanforever?? Non ho più usato il linguaggio sms!
:) E per spiegarti Naruto con i lacrimoni... Non piangeva di spavento,
ma perché Sasuke lo stava quasi strozzando! Insomma, gli
faceva male!!! Qui non sono ninja, purtroppo!)
Ah sì, prima di salutarvi ringrazio tantissimo Andromeda
Hanekawa, ryanforever, letizia1002, e capitatapercaso (riguardo alla
questione dei gay, beh... io penso che il giappone sia moooolto
più chiuso sulla diversità che non l'america! Non
dico che in America va bene tutto a tutti, ma in Giappone basta
tingersi i capelli perché gli altri ti guardino come fossi
un mostro... Immagino se per disgrazia uno diventa gay!
°_° Poi, be, non credo che l'argomento
tornerà più! ^^ Comunque grazie per la
precisazione!)
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