E rieccomi a scrivere sul fandom
E rieccomi a
scrivere sul fandom di D.Gray Man dopo le sortite (che penso proprio ripeterò)
su quelli di Hetalia e Kuroshitsuji. È vero, c’è comunque in pubblicazione la
terza parte della Yullen Saga, ma per quanto riguarda la scrittura quella fic è
conclusa ormai da un po’ - quindi posso proprio dire di essere tornata dopo
qualche tempo a scrivere del mio grande amore.
E l’ho fatto con
una fic ambientata nell’ultimo capitolo uscito del manga, la Night 191, e
centrata tutta su Kanda e sul suo passato. Si tratta di una sorta di
esperimento, un tentativo di scavare nella mente del giapponese alla luce di
quel che sta emergendo su di lui.
In filigrana a
questa shot c’è il brano “Il prigioniero e la tramontana” di Davide Van de
Sfroos, autore che canta nel dialetto delle mie parti, il comasco. Qui (http://www.cauboi.it/)
potete trovare testo e traduzione del pezzo, che vi consiglio vivamente di
ascoltare perché è stupendo.
Trapped in
a World of Nothingness
“Ti voglio…
bene…”
Di nuovo. È
successo di nuovo.
Ti sei svegliato
di soprassalto, sulle labbra ancora quelle parole sussurrate: non sai da chi le
hai udite, né a chi le stai rivolgendo. E forse, in fin dei conti, non sai
nemmeno che cosa significhino - sebbene pronunciarle ti dia l’impressione di
scaldarti il cuore.
Lontano, perse
nella nebbia del sogno - dell’incubo, dell’allucinazione - ci sono ancora le
immagini evanescenti di paesaggi che non hai mai visto. Scenari che sei certo di
non poter conoscere, perché la tua vita non è mai uscita dalle mura di quella
fortezza in cui sei “nato”, eppure la tua mente sa tutto di quegli spazi aperti:
percepisce perfino il tepore del sole sulla pelle, la carezza del vento sul viso
e il profumo dei fiori nelle narici.
Ma tu non dai
credito a ciò che la tua mente ti dice: in fondo, sono solo illusioni.
È questo che
continuano a ripeterti gli uomini che ti stanno attorno giorno e notte, quegli
stessi uomini che ti hanno “svegliato”.
Ti fidi di loro?
Ti fidi più di
loro che di te stesso?
Sì, è così.
E lo fai perché
semplicemente è la cosa più ovvia da fare. È la cosa più ovvia e forse anche
l’unica soluzione possibile. Dopotutto, tu sei solo… beh, sei un qualcosa, un
essere vivente che esiste in un mondo di cui non sa nulla, quindi come puoi
avere la presunzione di dubitare che quelle immagini così vivide, che ti
tormentano quando dormi e quando sei sveglio, siano qualcosa di diverso da
impalpabili illusioni?
Sei prigioniero
e sai di esserlo, è forse l’unica cosa che sai con certezza.
Sei prigioniero
di coloro che ti hanno sottoposto a test (test, non punizioni - perché tu non
hai fatto nulla di male) crudeli, che ti hanno ucciso più volte, sicuri che
ogniqualvolta il tuo cuore si fosse fermato, poi avrebbe ripreso a pulsare - e
hanno continuato per giorni, per mesi, ignari del dolore e della paura che si
prova un attimo prima che la coscienza si spenga.
Sono solo pochi
attimi di blackout, poche centinaia di secondi, il tempo di un respiro. Poi la
tua vita torna a scorrere, il cuore a battere e i polmoni a fiatare, ti “svegli”
di nuovo, come se ti destassi da un profondissimo sonno senza sogni.
E in fondo, è
tutta qui la differenza con il momento in cui la mattina apri gli occhi, dopo
una notte passata a scappare da delle immagini che non ti spieghi, che non ti
lasciano in pace, soffocandoti costantemente dietro il buio delle palpebre
chiuse.
Una volta ci hai
pensato sul serio, che fosse meglio morire ogni sera e nascere di nuovo il
mattino dopo: almeno il tuo riposo non sarebbe stato tormentato da quelle
illusioni, da quel fiore che non conosci, da quegli spazi aperti e da quel cielo
azzurro così infinitamente bello.
L’hai detto ad
Alma, ma quello stupido, invece che essere d’accordo con te, si è spaventato e
ti ha risposto che il tuo era un pensiero orribile e che la vostra vita, per
quanto strana, valeva comunque la pena di essere vissuta. L’hai insultato e te
ne sei andato.
Che poi, chissà
cosa ne vuole sapere lui di qual è una vita degna di essere vissuta, lui che è
solo capace di sorridere in quel modo idiota che tu proprio non ti spieghi…
L’hanno detto
anche quegli uomini che le illusioni che vedi sono sbagliate. Ti hanno ripetuto
che non è colpa tua, ma hai la sensazione che pensino che sia tu stesso ad
essere sbagliato. Se così fosse, certo non potresti dargli torto: su che basi
potresti affermare il contrario?
Guarda Alma. Lui
è stato tirato fuori da una pozza come te, come te è stato sottoposto agli
stessi test, come te è morto e tornato in vita decine di volte. Ma, a differenza
di te, lui non vede cose che non esistono. A differenza di te, lui ha sempre
quello stupido sorriso stampato in faccia. A differenza di te, lui è giusto.
Il suo mondo non
è popolato di ombre che lo trascinano qua e là come vele sciolte al vento, lui
tiene salda la barra e procede per la strada che è stata tracciata per lui. È
lui quello giusto, non tu.
Da dentro la tua
prigione (anche se nessuno l’ha mai chiamata così), vedi quegli uomini che
parlano di te, li senti attraverso il vetro mentre ti osservano con espressioni
scure e preoccupate.
Specie da dopo
che Alma ha cercato di portarti via da lì, c’è sempre qualcuno di loro presente,
non ti lasciano mai solo.
Nei brevi
momenti di quella tua fuga, non voluta e non cercata (tutta un’idea di Alma,
quell’idiota), hai potuto vedere degli sprazzi del mondo esterno: hai visto il
cielo, hai sentito il calore del sole e il gelo dell’acqua del torrente in cui
sei precipitato, hai avvertito anche l’odore del sangue.
Infine, com’è
giusto che sia, delle braccia sconosciute ti hanno riportato nell’unico posto
che credi di poter chiamare “casa”; ed è da allora, mentre galleggiavi sul
confine dell’incoscienza, che le visioni sono tornate a tormentarti, più forti e
vive che mai, e adesso non ti lasciano mai solo.
Eppure ti senti
più solo che mai.
Ti senti
circondato da fantasmi in camice bianco, che continuano a farti sempre le stesse
domande - cosa vedi? Cosa senti? È cambiato qualcosa? Mi vedi? Mi senti? Dì
qualcosa…
Ti parlano e tu
non sai cosa rispondere, non riesci a rispondere. A dire il vero, forse nemmeno
ti sforzi più di tanto.
C’è una domanda
che anche tu vorresti fare a loro - vorresti solo chiedere: perché?
Ma sai che loro
non saprebbero darti risposta, quindi per quale motivo tu dovresti darne una a
loro?
In questi ultimi
giorni, poi, nemmeno ti parlano più. Nemmeno ti si avvicinano più. Come se fossi
all’improvviso diventato pericoloso.
Eppure tu non
sei cambiato, sei sempre lo stesso di prima, ti stai comportando esattamente
come prima. E allora adesso cosa è cambiato?
Non sorridi e
non rispondi alle loro domande come fa Alma, è vero, ma questo non l’hai mai
fatto. E allora adesso dove sta il problema?
Forse dovresti
odiarli, quei fantasmi.
Dovresti odiarli
per come ti trattano, per quel che ti hanno fatto, perché non ti rispondono. E
anche perché loro, che dovrebbero essere reali, ti appaiono più evanescenti di
quelle illusioni che invece reali non sono.
Dovresti
odiarli. E lo faresti, se sapessi cosa significa odiare… o magari lo stai già
facendo, anche se non sai dare un nome a quella sensazione cattiva che ti prende
la bocca dello stomaco e sale su fin nel cervello ogni volta che pensi a loro.
E allora
semplicemente non pensi. Perché sei arrivato alla conclusione che è inutile
pensare e sforzarsi di capire se nessuno ti aiuta a farlo, se il mondo attorno è
così vago e indefinito da ridurre per te il suo infinito alle quattro mura di
mattoni, metallo e vetro della stanza in cui ormai ti senti recluso.
E allora
semplicemente ti lasci vivere. Perché sei arrivato alla conclusione che è
inutile provare a vivere, a dare un senso a quel che succede, se poi tanto quel
senso rimane solo un concetto astratto, un’illusione sbagliata che, se non
avessi commesso quell’errore di cui non ti rendi conto (ma che di certo hai
commesso), non dovresti vedere.
Ti hanno sempre
detto che tu sei un “apostolo” con una missione da compiere e che per questo
devi lottare e soffrire. All’inizio pensavi che, se avessi compiuto questa
missione, saresti stato “felice” (e questa è una cosa buona: tutti cercano la
felicità); volevi farlo davvero, ti volevi impegnare per riuscirci, perché così
tutto avrebbe avuto un senso.
Adesso però hai
capito che per te e per quelli come te, i falliti, non c’è né senso né
possibilità di riuscita. Voi avete abortito alla vostra missione prima ancora di
iniziarla, quindi è inutile occuparsi di voi.
E per voi è
inutile provare a pensare, a capire, a vivere - non ci riuscireste. In voi c’è
un errore inemendabile.
E allora l’unica
cosa che ti resta da fare, l’unica ancora possibile, è semplicemente chiudere
gli occhi e fermarti, attendendo con pazienza che il tuo cuore smetta di battere
per sempre.
Ci vorrà del
tempo, tanto tempo - e tu lo sai, perché il tuo corpo è dannatamente ostinato e
attaccato a questa tua assurda e vana esistenza, ma alla fine accadrà: tutta la
sabbia attraverserà la clessidra e si perderà per sempre nel deserto. E
finalmente ogni traccia di te sparirà e sarà dispersa tra il sole, il vento e il
cielo azzurro delle tue illusioni.
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