Quando mi domandai dove mi trovassi capii che non avrei
trovato risposta in alcun modo.
La tormenta soffiava impetuosa, grandi nubi di neve venivano incontro
al mio viso, ormai impallidito dalla bufera, e il morbido
terreno frenava il mio cammino, come a volermi pregare di non
proseguire; ma cos'altro avrei potuto fare, in mezzo a quel candido
nulla?
Portai una mano al mio arco, come a volerlo tastare con un gesto
istintivo per verificare che fosse a posto: era proprio dove e come
avrebbe dovuto essere.
Camminavo a passi lenti, incurante della fatica, e ascoltavo. Se,
durante una bufera, si è nello stato d'animo giusto, si
può cogliere il sibilare del vento come una sinfonia di note
eteree: io allora riuscivo in questo. Mi pareva di udire ora un corno,
ora un liuto, ora un coro eseguire una composizione complessa e ricca
di emotività, talvolta assai dissonante ma non per questo
sgradevole.
Il paesaggio ascoltava. Immerso in un sonno di eterno candore, quel
luogo sembrava esserci sempre stato ed essere distinato a non perire
mai: questo mi dava una sensazione prevalentemente rassicurante,
sebbene non esente da lievi sfumature di angoscia.
Le sagome di pochi abeti sparsi qua e là erano le sole
presenze che spezzavano la sorprendente uniformità
monocromatica di quell'eremo.
Forse il Paradiso
è questo. Se lo fosse, la morte non sarebbe per me un peso
troppo gravoso, pensai.
Presi una manciata di neve da terra e la osservai: pulita, morbida,
rassicurante. La portai alla bocca e mi godetti la sensazione data dal
rapido scioglimento di quella neve, che si tramutava in acqua come
magicamente: amavo osservare i passaggi di stato, mi avevano sempre
incuriosito e affascinato.
In quel momento dall'informe nube di neve sospinta dai venti
uscì un'elfa, che si sarebbe potuta definire una ragazza,
anche se sapevo che gli elfi vivono ben più degli uomini e
questo potrebbe falsarne il giudizio sull'età.
Né io né quella dicemmo nulla; l'elfa
iniziò a cantare, con voce da soprano, fondendosi alla
sinfonia dei venti. Ascoltavo, affascinato, non potendo fare a meno di
rivolgere tutto me stesso alla fruizione di uno spettacolo simile, e mi
chiedevo se quello che stavo vivendo fosse sogno o realtà.
I suoi capelli dorati aleggiavano seguendo la forma delle correnti
d'aria, fondendosi con esse in perfetta armonia.
Di colpo svanì tutto quel che mi circondava: l'elfa, gli
alberi, la neve, la stessa tormenta. Mi ritrovai nel mio letto,
sdraiato, senza sapere come; sentivo inoltre qualcosa di duro sulla
nuca, così mi girai.
La mia bacchetta mi sfiorava il capo, spandendo magia dentro di me. Era
stata tutta un'illusione.
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