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Autore: The_Viking    24/02/2010    0 recensioni
Breve one-shot fantasy scritta una sera in cui (non so perché!) ero particolarmente tendente a parlare di sensazioni e pensieri inventati. E' molto breve ma, spero, anche efficace.
Genere: Fantasy, Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dark Fantasy Collection'
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Quando mi domandai dove mi trovassi capii che non avrei trovato risposta in alcun modo.
La tormenta soffiava impetuosa, grandi nubi di neve venivano incontro al mio viso, ormai impallidito dalla bufera, e il morbido terreno frenava il mio cammino, come a volermi pregare di non proseguire; ma cos'altro avrei potuto fare, in mezzo a quel candido nulla?
Portai una mano al mio arco, come a volerlo tastare con un gesto istintivo per verificare che fosse a posto: era proprio dove e come avrebbe dovuto essere.
Camminavo a passi lenti, incurante della fatica, e ascoltavo. Se, durante una bufera, si è nello stato d'animo giusto, si può cogliere il sibilare del vento come una sinfonia di note eteree: io allora riuscivo in questo. Mi pareva di udire ora un corno, ora un liuto, ora un coro eseguire una composizione complessa e ricca di emotività, talvolta assai dissonante ma non per questo sgradevole.
Il paesaggio ascoltava. Immerso in un sonno di eterno candore, quel luogo sembrava esserci sempre stato ed essere distinato a non perire mai: questo mi dava una sensazione prevalentemente rassicurante, sebbene non esente da lievi sfumature di angoscia.
Le sagome di pochi abeti sparsi qua e là erano le sole presenze che spezzavano la sorprendente uniformità monocromatica di quell'eremo.
Forse il Paradiso è questo. Se lo fosse, la morte non sarebbe per me un peso troppo gravoso, pensai.
Presi una manciata di neve da terra e la osservai: pulita, morbida, rassicurante. La portai alla bocca e mi godetti la sensazione data dal rapido scioglimento di quella neve, che si tramutava in acqua come magicamente: amavo osservare i passaggi di stato, mi avevano sempre incuriosito e affascinato.
In quel momento dall'informe nube di neve sospinta dai venti uscì un'elfa, che si sarebbe potuta definire una ragazza, anche se sapevo che gli elfi vivono ben più degli uomini e questo potrebbe falsarne il giudizio sull'età.
Né io né quella dicemmo nulla; l'elfa iniziò a cantare, con voce da soprano, fondendosi alla sinfonia dei venti. Ascoltavo, affascinato, non potendo fare a meno di rivolgere tutto me stesso alla fruizione di uno spettacolo simile, e mi chiedevo se quello che stavo vivendo fosse sogno o realtà.
I suoi capelli dorati aleggiavano seguendo la forma delle correnti d'aria, fondendosi con esse in perfetta armonia.
Di colpo svanì tutto quel che mi circondava: l'elfa, gli alberi, la neve, la stessa tormenta. Mi ritrovai nel mio letto, sdraiato, senza sapere come; sentivo inoltre qualcosa di duro sulla nuca, così mi girai.
La mia bacchetta mi sfiorava il capo, spandendo magia dentro di me. Era stata tutta un'illusione.
   
 
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