Everything
and nothing
In
rosso
- Buongiorno, scricciolo!-
Irene strinse ancora di più il cuscino a sé, nascondendoci il volto
all’interno e tirando le coperte fin sopra la testa. Aveva già sentito la
sveglia, ora ridotta quasi in fin di vita ai piedi del suo letto, adesso non
sarebbe certo stato Roberto a convincerla ad alzarsi.
Eppure il suo coinquilino non era il tipo che si arrendeva tanto facilmente:
Irene sentì il materasso inarcarsi a causa del peso di un nuovo arrivato, e poi
due mani forti tirarono via il piumone con un movimento deciso. Lei in risposta
si raggomitolò a riccio, cercando di mantenere un po’ del calore che
aveva, ma ben presto il freddo ebbe la meglio, costringendola a mettersi a
sedere.
Roberto ricambiò il suo sguardo omicida con un sorriso, per poi offrirle con
espressione candida un bicchiere di caffè fumante; a quel punto Irene non
riuscì più a tenergli il broncio e preso il caffè gli concesse un minuscolo e
fugace sorriso.
- Sono passati tre giorni-
Disse lui con voce seria, guardandola di sottecchi, pronto a studiarne ogni
reazione.
Ma lei rimase indifferente: sapeva a cosa si riferiva, e proprio per questo
faceva finta di niente. Erano passati tre giorni dalla sera in cui aveva visto
Daniele con la sua nuova ragazza, tre giorni da quando lo aveva visto baciarsi
con un'altra, tre giorni da quando si era sentita il cuore andare letteralmente
in frantumi.
Non le andava di pensarci, non le andava di commentare né tantomeno di
parlarne.
Si sentiva da schifo, e quelle settantadue ore passate quasi totalmente a letto
non le avevano giovato più di tanto. Si era rifiutata di far entrare Roberto
fino a quella mattina, in cui non era riuscita più ad opporsi, e ora lui era
lì, seduto di fianco a lei, tutto sorridente e comprensivo.
Irene scosse la testa ad un suo tentativo di iniziare a parlare, con fare
perentorio gli ingiunse di non proferire nemmeno una parola. Lui allora annuì
convinto, porgendole semplicemente una lettera.
Lei la prese curiosa e aprì il foglio per capire di cosa si trattasse, dovette
rileggere diverse volte prima di accettare e realizzare cosa c’era
scritto: secondo quella pagina non avevano pagato le bollette, nessuna, e se
non avessero provveduto al più presto si sarebbero ritrovati senza corrente né
acqua né altro. In poche parole erano in rosso.
Irene sgranò gli occhi, fissando Roberto davanti a lei che continuava
stranamente a sorridere:
- E’ uno scherzo?-
- No-
Rispose lui innocentemente, prima di scoppiare a ridere e continuare a parlare:
- Siamo senza il becco di un quattrino, scricciolo-
Irene sentì il cuore rallentare i battiti paurosamente mentre assimilava per
bene quell’ultima informazione.
Com’era possibile?
Avevano sempre avuto i soldi. Avevano sempre pagato in tempo.
Come aveva fatto a non rendersi conto di come la situazione finanziaria fosse
drasticamente peggiorata?
Rialzò lo sguardo sul giovane che aveva davanti: fissò gli occhi in quelli blu
di lui, resi ancora più chiari dalle spesse lenti degli occhiali, non
trovandoci alcun accenno di presa in giro, passò alla bocca, aperta in un ampio
sorriso, che lasciava intravedere la macchinetta argentata fatta di stelline
posta sui denti bianchi, ma anche lì non trovò alcun conforto. Con un movimento
quasi involontario quanto dovuto tirò la coda dell’amico, rimproverandolo
prima con lo sguardo e poi a parole:
- Perché non mi hai avvertita del disastro in cui ci stavamo andando a
cacciare?!-
L’altro fece spallucce, come se la cosa non fosse poi così importante,
per ribattere successivamente con voce calma e pacata:
- Non è così drastica la situazione, Ire! Hai presente dove abitiamo vero?-
Lei strinse gli occhi cercando di capire dove volesse andare a parare, e lui
allora preso un bel respiro riprese il discorso, andandole in aiuto:
- E’ un bel palazzo, e il nostro appartamento si trova direttamente sopra
il bar più frequentato del paese. La casa è grande: ci sono niente meno che
altre tre camere oltre le nostre, e se mi lasci venire a dormire qui con te,
possiamo mettere anche la mia a disposizione e…-
Irene aveva capito le intenzioni dell’amico e spalancato gli occhi a
quella rivelazione. Lo interruppe di botto, non lasciandogli terminare la
frase:
- Vuoi subaffittare?! Ma sei pazzo? A parte il disagio che si creerebbe ma a
chi vuoi che interessi?-
Roberto sbuffò infastidito prima di rispondere lentamente, come se stesse
parlando con una bambina:
- E’ un posto strategico questo e lo sai: con dieci minuti di treno si
arriva all’università. Non credi che tantissimi nostri compagni di corso
ucciderebbero per essere fortunati come noi? E per il disagio pazienza Irene!
Vuoi mangiare e tutto il resto, o no? Se la cosa non ti interessa…-
La ragazza iniziò a mordersi nervosamente la ciocca di capelli
rossa mentre lui con un sorriso ancora più smagliante lasciava la stanza. Irene
si lasciò andare all’indietro, cadendo di peso sul materasso che rimbalzò
al forte impatto, ma lei non ci fece caso.
L’unica cosa a cui in quel momento riusciva a pensare era che la sua
bellissima casa: quella che fino a quel momento aveva diviso solamente con un
genietto maniaco della pulizia, presto sarebbe stata profanata da niente di
meno che altre quattro persone!
L’ultima consolazione era che probabilmente nella baraonda caotica che ne
sarebbe venuta fuori avrebbe avuto ben poco tempo per pensare a lui.
*
E’ una storia pazza questa, partorita dalla mia mente
contorta durante le ore di scuola: deve ancora ingranare, ma la situazione si
movimenterà e non poco xD
Non è granché e lo so, probabilmente sa di già visto, ad ogni
modo mi diverte, e spero farà sorridere anche altri **
Fatemi sapere che ve ne pare ^^