Black Forest, 1885 di Mizar19 (/viewuser.php?uid=83718)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Ed
eccoci alla fine, grazie a chi ha letto la storia, l'ha recensita,
messa fra le preferite o seguite!!
*
[
CAPITOLO 3 ]
/ PARTE 2
Milena
la osservò per un po’, poi fuggì nello
stanzino, stringendo forte la rosa.
Eles
abbassò lo sguardo.
L’aveva
riconosciuta, sarebbe stata una stupida illusione credere il contrario.
E
se prima si era sentita come incantata da quella melodia e dalla sua
voce, ora
provava solo risentimento e disprezzo per tutte le bugie che Milena le
aveva
raccontato sul treno per Colorado Springs, appena quella mattina.
I
suoi discorsi accorati sul desiderio di libertà, quella
voglia bruciante di
spingersi oltre la linea dell’orizzonte, l’odio per
le catene e l’amore per
l’azzurro. Tutto ciò perdeva inesorabilmente
significato di fronte a ciò che
aveva appena visto: Milena aveva
volontariamente chiuso la sua gabbia, si era imprigionata
in quella
realtà squallida e sporca.
Non
resisteva oltre, doveva uscire all’aria aperta: Charlie non
avrebbe più avuto
bisogno di lei per un bel po’.
La
notte stellata l’avvolse.
*
Non
poteva restare lì, non avrebbe resistito un secondo di
più.
Strinse
con più forza la rosa fra le dita, finchè una
piccola goccia scarlatta le
macchiò il palmo.
-
Si può uscire? – domandò sottovoce
Milena a Mary Anne, che se ne stava sola in
un angolo.
-
Certo, Charlie comunicherà domani i nomi delle ragazze
scelte. Appenderà un
foglio fuori dal locale –
-
Grazie... allora buona fortuna! –
-
Ne avrò bisogno... - mormorò, prima che il suo
corpo fosse squassato da un
violento attacco di tosse.
Milena
uscì, rapida, la brezza tiepida le carezzava le cosce
scoperte, come a
purificarla dall’odore di chiuso e di sudore.
Eccolo.
Thomas era appoggiato allo steccato sul retro e le dava le spalle.
Si
avvicinò cauta, silenziosa come un predatore, poi gli
posò una mano sulla
spalla.
-
Perché sei qui? – le domandò brusco,
quasi si aspettasse di vederla comparire
da un momento all’altro. Lei ruppe quel contatto con un
sussulto.
-
Allora? Perché sei venuta? -, ancora quel tono di voce, che
racchiudeva ira,
stanchezza e... delusione.
Milena
era paralizzata.
-
Mi sentivo soffocare là dietro –
mormorò.
Thomas
non si era ancora voltato a guardarla e Milena era spaventata, senza
riuscire e
capirne il motivo.
-
Già e quindi hai pensato bene di rinchiuderti in questo
schifo di posto e di
venderti? –
-
E’ una questione di principio... –
Eles
non replicò, non riusciva a capacitarsi per ciò
che aveva appena visto.
Era
delusa, tremendamente delusa dalla scelta di Milena.
-
Ti prego, guardami -, Milena le afferrò saldamento il
braccio, poi appoggiò la
guancia contro la sua spalla e chiuse gli occhi.
-
Perché? Milena, perché dovrei guardarti? Tutte
le promesse che facciamo, dalla culla fino alla tomba, è
questa
l’importanza che riserbiamo loro? Sai, ti credevo diversa...
–
Eles
aveva gli occhi lucidi. Non riusciva a spiegarsi il profondo macigno
che
tutt’un tratto le era piombato sullo stomaco.
Perché la scelta di quella
ragazza l’aveva sconvolta così tanto? In fondo,
era la sua vita, il suo futuro
e il suo tramonto.
-
Tutte le promesse che infrangiamo, dalla
culla fino alla tomba... Thomas, io non ho avuto scelta! Per
liberarmi
dalle catene paterne mi sono lasciata mettere il giogo da un padrone
ben più
tollerabile. È stata una scelta sciocca passare da un
padrone all’altro, ma
ora... –
-
Una prigione è sempre una prigione! Le sbarre sono sempre
sbarre. Milena...
perché? –
-
Avevo bisogno di soldi –
Eles
finalmente si voltò a guardarla.
-
Soldi... soldi... sono ciò che fa girare il nostro mondo,
l’unico motore che
manda avanti questa merda che ci ostiniamo a chiamare
“casa”! Sai, ti credevo
diversa, Milena, ti credevo una ragazza con dei solidi valori e delle
convinzioni profonde. E queste ti rendevano speciale ai miei occhi.
Evidentemente mi sbagliavo –
Milena
strinse la rosa con più forza. Un altro rivolo di sangue le
macchiò il polso,
prima di sgocciolare sull’erba secca.
-
Tu... non capisci nulla. Tu non sai nulla –
mormorò, sbattendo le palpebre per
scacciare quelle fastidiose lacrime che premevano per trovare una via
di fuga.
-
E
cosa dovrei capire?! Spiegamelo, Milena, spiegamelo! -, la ragazza
esitò, aveva
quasi paura di rispondere a quella domanda.
-
Ti accontenti in questo modo? Ti accontenti di questa vita sudicia? Mi
aspettavo molto più da te. Guardati! Guarda come sei
vestita! Mi fai ribrezzo,
Milena! E questa rosa... questa rosa che ha scalfito la tua pelle... -,
le
afferrò il polso con forza, costringendola ad aprire il
pugno serrato, lasciando
cadere a terra il delicato fiore – Questa rosa è
il simbolo della prigione che
ti sei scelta. Apparentemente confortevole, lontana da tuo padre, ma
guarda
questo sangue! Milena, guardalo! Le spine fanno male! –
Eles
non riusciva a smettere di aggredirla: aveva smarrito la
razionalità, ogni
contegno, persino la voce le si era incrinata.
-
Perché mi stai facendo questo? –
mormorò Milena, che ormai aveva rinunciato a
divincolarsi, arrendendosi alla superiorità fisica
dell’altra.
-
Perché... Milena... –
Il
polso della ragazza finalmente fu liberato. Eles abbandonò
le braccia lungo i
fianchi.
Milena le prese le mani con
ferma delicatezza,
e costrinse i loro sguardi a convergere.
-
I
tuoi occhi sono bellissimi -, le sussurrò Milena.
Eles
rimase stordita qualche secondo. Come in un lampo, la lunga serie di
menzogne
dietro cui si celava iniziò a danzarle davanti agli occhi.
Ecco che per questo
rischiava di perdere Milena.
-
Ascoltami... – esordì Eles con un gran sospiro.
Non era pronta.
Non
lo era mai stata.
-
No, non voglio... ascoltami tu... anche tu sei bellissima... –
Eles
credette di sentirsi cedere le gambe per la sorpresa.
-
Milena... io... – balbettò, liberandosi dalla sua
presa e arretrando di qualche
passo, ma il suo tentativo di svicolare venne fermato dallo steccato.
-
Dimmi solo qual è il tuo vero nome –
Eles
stava tentando di dare un nome all’espressione che vedeva sul
volto della
determinata ragazza che le stava di fronte. Non era irata, ma nemmeno
euforica.
Tantomeno pareva intimidita. La parola più vicina a
ciò che esprimeva il volto
della bellissima musicista era “indifferenza”.
-
Eles – riuscì finalmente a rispondere, provando
una gioia inaspettata nel
pronunciare quel nome, che pareva quasi dimenticato nella sua mente.
-
E’ un nome stupendo... – le sorrise Milena,
avvicinandosi.
-
Come... vorrei solo sapere se... -, Eles, affannata ed evidentemente
agitata,
stava tentando di accertarsi della qualità della sua
copertura, del suo
travestimento. Perché se Milena, con cui aveva avuto a che
fare per poche ore
della sua vita, era riuscita a scoprirla subito, a quali conclusioni
potevano
essere giunte persone come Charlie o le ragazze del saloon? Ovviamente,
con
loro aveva prestato una cautela maggiore, si era sempre trattenuta,
perché non
ci avrebbero messo troppo a scoprirla.
-
La prima volta che ti ho vista, ho creduto sul serio che il tuo nome
fosse
Thomas, l’ho creduto fino a questa sera –
-
Cosa
mi ha tradito? – domandò Eles, preoccupata di aver
lasciato trapelare troppo a
causa del suo malessere.
-
I tuoi occhi -, con quelle parole, Milena annullò
definitivamente i pochi
centimetri che le separavano e si sporse, come per ricevere un bacio a
fior di
labbra.
-
Sei... ne sei certa? – domandò Eles, chiudendo gli
occhi. Le loro fronti erano
appoggiate l’una a quella dell’altra, e i loro nasi
si sfioravano
delicatamente.
-
Tutto ciò che voglio sei tu...
-,
entrambe rabbrividirono percependo il soffio caldo dell’altra
sulla propria
bocca.
Eles
le cinse la vita con le braccia e Milena si lasciò avvolgere
senza opporre
resistenza.
E
le loro labbra si trovarono.
Era
come se si fossero cercate a lungo, rincorse, desiderate e finalmente
fossero
giunte a quell’unione tanto fantasticata. Il desiderio era
tanto, la passione
che faceva battere i loro cuori all’unisono forte e la brama
di donarsi l’una
all’altra prepotente.
Charlie,
uscito per una boccata di fumo, le vide, rischiarate solo dal pallido
bagliore
lunare e dagli sprazzi di luce provenienti dalle finestre del saloon.
Non si
preoccupò più di tanto.
Ormai
sapeva che il giovane Thomas amava spassarsela con le sue donne, non
era
sorpreso di trovarlo già fra le braccia della ragazza che
aveva tutte le
intenzioni di assumere. Con quell’esibizione
all’arpa aveva suscitato una
meraviglia così immensa nel suo rozzo pubblico, come non ne
aveva mai sentita o
vista alcuna. Meraviglia uguale clienti, clienti uguale soldi. Era un
ragionamento che filava perfettamente. E finché Thomas
l’avesse trattata con
riguardo, non ci sarebbero stati problemi.
Si
fermarono per riprendere fiato, ancora strette in quel caldo abbraccio.
Non
sapevano cosa dirsi, ogni parola pareva inappropriata, azzardata e
stupida.
Quindi decisero di tacere e lasciare che fosse il corpo a parlare per
loro.
Si
sedettero sull’erba inaridita dalla calura diurna.
Eles
strinse a sé Milena, affondando il volto in quei capelli
acquamarina che la
inebriavano con il loro profumo.
Finalmente
Eles poteva amare liberamente, senza nascondersi, poteva amare
sinceramente una
donna, e non una qualunque, quella donna che per prima aveva avuto
accesso alla
sua anima.
-
Milena... la tua musica è stupenda, gli usignoli invidiano
la tua voce e il più
candido dei fiori non sarà mai paragonabile
alla tua bellezza... quindi, ti prego, dimmi
perché vuoi venderti a quei
mandriani –
Eles
non sciolse l’abbraccio, anzi, nel formulare la domanda
l’aveva intensificato.
-
I soldi che manda mio padre bastano appena per le cure della prozia...
io
voglio essere indipendente, almeno sul piano economico. Fare
l’elemosina non mi
si addice. E sono disposta a cantare, a suonare e, sì, a
vendermi per quei
soldi. Perché rappresentano la mia libertà
–
Quelle
parole erano dolorose: sapere che avrebbe condiviso Milena con uomini
sudici e
immeritevoli, le riempiva il cuore di tristezza e la faceva sentire
impotente,
totalmente impotente.
-
So cosa stai pensando... – la precedette Milena –
Anche se dovessi stare con
quegli uomini, l’unica persona che avrà davvero
accesso a me sarai tu, l’unica
persona a cui appartengo sei tu –
-
Non sono promesse frettolose? –
-
Cosa puoi definire frettoloso quando hai capito ciò che
davvero vuoi dalla
vita? –
Eles
non replicò. Le parole di Milena le avevano fatto piacere,
l’avevano riscaldata
e rassicurata.
Mossa
da un nuovo spirito d’intraprendenza, la fece distendere
sull’erba secca, i
riccioli acquamarina si sparsero morbidamente attorno al suo capo. Poi
si chinò
su di lei, baciandola, e slacciando con cura e lentezza le stringhe del
suo
corpetto.
La
pelle alabastrina di Milena rifletteva la pallida luce lunare, creando
attorno
a lei un’aura argentata.
-
Milena, non credo di aver mai visto una creatura meravigliosa come te
– le
sussurrò all’orecchio, continuando il suo
meticoloso lavoro, impaziente di
concluderlo.
-
Sei
tu ad essere speciale. Sai, l’ho intuito fin dal primo
istante che nascondevi
qualcosa, che portavi un grande segreto dentro te, ma ho compreso
appieno solo
ora –
Finalmente
il corpetto fu slacciato e sfilato, assieme alla gonna.
L’unica cosa che ancora
nascondeva il suo corpo era un paio di mutande bianche di pizzo.
Milena
arrossì, trovandosi improvvisamente esposta agli occhi
smeraldini dell’altra,
così, con dita tremanti per l’emozione,
iniziò a sbottonare la camicia di Eles,
per poter finalmente vedere il suo vero aspetto.
Subito
notò le fasce strette attorno al petto, per nascondere il
seno, naturalmente
poco abbondante.
-
Posso? – domandò, toccandole con esitazione.
-
Certo che puoi – sorrise Eles, posandole un bacio sulla
fronte.
Milena
sciolse lentamente le bende: ad ogni giro queste si allentavano,
lasciando intravedere
la curva del seno di Eles. Poi caddero a terra, assieme alla camicia e
subito
furono seguite dai pantaloni.
-
Eles...
perché rinneghi la tua femminilità? Sei
bellissima... -, Milena rimase rapita
dai giochi di luce che i raggi della luna creavano sulla sua pelle. Le
sfiorò
la pancia piatta con le dita lunghe ed esili.
-
Perché non mi appartiene, mi imbarazza... –
-
Non posso obbligarti a vederti in modo diverso, ma sappi che sei la
donna più
bella che io abbia mai visto -, Milena si accoccolò fra le
braccia di Eles, che
le posò un bacio sul capo.
-
Allora ne hai viste ben poche – sorrise l’altra,
tentando di sdrammatizzare. I
commenti sulla sua femminilità suscitavano in lei vergogna.
Eles
fece scendere i suoi baci sul collo di Milena, sulla sua pelle eburnea,
fino al
suo seno, morbido, delicato.
Milena
le carezzava i capelli, la schiena, provocandole sottili brividi di
piacere.
-
Potrei restare per ore a guardarti – le sussurrò,
per poi ricoprirle il ventre
di baci delicati.
Milena
sorrise, poi decise che era il momento di ribaltare un po’ la
situazione.
Con
una rapida mossa che colse l’altra impreparata,
riuscì a ritrovarsi sopra ad Eles.
-
Brava, piccolina, non pensavo nascondessi tutta questa forza –
-
Per suonare l’arpa ce ne vuole molta, le corde sono dure
– spiegò Milena,
chinandosi sul petto di Eles e replicando ciò che
l’altra aveva fatto a lei.
Assaporando
quella pelle candida e segreta, si sentiva speciale: l’unica
persona che aveva
davvero avuto accesso alla ragazza che ora giaceva sotto di lei.
Eles
chiuse gli occhi e sospirò.
Una
volta stufa delle eccessive attenzioni che stava ricevendo, decise di
ricambiarle rapidamente. Le bastò tirarsi su e si
ritrovò Milena seduta sulle
gambe.
La
strinse, baciandola ora sulle labbra, ora il petto, toccò il
suo corpo,
indugiando sul seno, sui fianchi e sui glutei.
Poi
Eles le sfilò con delicatezza le bianche mutande di pizzo.
Si
promisero amore e rispetto sotto le stelle, silenziose testimoni,
cullate dal
canto e dalla musica delle ragazze all’interno del saloon. E
il calore che le univa,
sempre con maggiore intensità, le spingeva ad aggrapparsi
con più forza l’una
all’altra.
Nessuna
delle due aveva mai percepito un sentimento tanto prepotente e quando
il
desiderio fu appagato, restarono abbracciate, carezzandosi i capelli,
il volto,
sorridendo beate.
-
Forse dovremmo rivestirci – mormorò concitata
Milena, accorgendosi che la
musica era finita.
-
Merda! -, Eles balzò in piedi, afferrando le sue cose,
mentre Milena faceva
altrettanto.
-
Sbrigati –, Milena la esortò a sistemarsi le bende
più rapidamente.
Heles
scoppiò a ridere, poi si abbottonò la camicia.
Anche se il lavoro non era
perfetto, era troppo buio e troppo tardi perché Charlie
potesse accorgersene.
-
Le tue piume –, Eles le porse il fermaglio.
-
Grazie -, Milena si abbandonò fra le braccia di Eles, con il
cuore che sembrava
volesse balzarle fuori dal petto a causa dell’angoscia di
essere scoperte.
In
quel momento, il giovane mandriano che le aveva lanciato la rosa
uscì e la
vide. La riconobbe.
Imprecò
sottovoce e poi si allontanò con le pive nel sacco.
-
Ah!
Alla faccia tua! – sussurrò Eles, ridacchiando
della sua frustrazione.
[ EPILOGO ]
-
Mi dispiace molto... – disse Eles, posando una mano sulla
spalla di Milena.
-
No, è meglio così. La malattia la faceva soffrire
troppo – mormorò Milena, lasciandosi
stringere dall’altra.
Un
modesto corteo di paesani seguiva il feretro di Kathy Bailey ed
immediatamente
in testa ad esso vi era Milena, unica parente presente, accompagnata da
Eles,
che tentava di confortarla con dolcezza.
La
prozia Kathy aveva resistito un anno, poi la sua anima era stata
reclamata. Era
spirata una notte afosa, come quella in cui Milena era giunta a Black
Forest.
Ora nulla la teneva legata a quel paese, un puntino sulla carta del
Colorado.
A
casa, le valigie erano già chiuse, accanto alla porta. La
libertà le chiamava,
insistente, le tentava con il suo braccio infinito
d’orizzonte. Sarebbero
fuggite entro sera, non l’avrebbero fatta attendere molto.
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=479403 |