Sì. Quello che vedete è proprio il seguito. Incredibile,
vero?
Spero vi piaccia. Baci baci!
CAPiTOLO 15
BRiNDiSi
«Grazie al cielo
siete arrivati!»
«Rock Lee… Che
succede?», chiese Ten Ten, ancorata al braccio di Neji.
«Spero per voi che
casa mia sia ancora integra», disse Sasuke, con sguardo minaccioso.
«Sì, sì. Però i
nostri vecchi hanno cominciato a darsi alla pazza gioia e adesso sono
praticamente sbronzi sui divani!», concluse Shino.
«Togli pure il
“praticamente”…», aggiunse Sai, spuntando all’improvviso.
«Incredibile…
Peggio che dei bambini…», si lamentò Ino.
«Aspettate… Avete
detto che hanno bevuto?», chiese Neji, guardando Rock Lee negli occhi.
«Sì, è così»,
asserì l’altro. Neji si allarmò.
«Ti prego: dimmi
che tu non hai bevuto niente!», domandò spaventato.
«Urgh!». Ten Ten
trasalì, ricordandosi gli effetti dell’alcool su Rock Lee.
Rock Lee corrugò la fronte.
«No, non ho bevuto
nulla. Perché?». Neji e Ten Ten tirarono un sospiro di sollievo.
«Niente, niente…»,
conclusero.
«Vabbé insomma…
Entriamo, prima che sia troppo tardi», disse Naruto, trascinando con sé Hinata.
«Era ora che
arrivaste! Cominciavamo a credere che vi foste persi!», esclamò una Tsunade già
piuttosto “allegra”, non appena il gruppo fece il suo ingresso nella stanza.
«Ma che…? Vi
lasciamo soli un’ora e questo è il risultato?», sbottò seccato Shikamaru,
osservando incredulo la ventina di bottiglie di birra vuote sul tavolo del
salotto, e a seguire i colpevoli, occupati in una danza folcloristica.
«Senza contare che
questa è casa mia…», puntualizzò Sasuke, fulminandoli con lo sguardo.
«Oh, suvvia!
Tardavate e visto che cominciavamo ad annoiarci abbiamo pensato di aprire
qualche bottiglia!», disse Kakashi, con la sua solita pacatezza e gli occhi
lucidi.
«Qualche…?»,
ripeté Choji.
«Massì! Saranno
due o tre!», lo rimbeccò Kankuro.
«Kankuro! Anche
tu? Gaara, perché non l’hai fermato?», esclamò Temari.
«Ho provato…»,
rispose il rosso.
«Ma che visione!!!
Ragazze siete una meraviglia! Ahahah! Non c’è che dire, Naruto: la tua ragazza
è una vera bomba! Guarda che forme!», esclamò Jiraya, allungando una mano verso
il fondoschiena di Hinata. Ma prima che potesse farlo…
«Che diavolo sta
cercando di fare alla mia Hinata?! Vecchio maniaco!», esclamò Naruto,
tempestandolo di calci e pugni.
«Che diavolo sta
cercando di fare a mia cugina?! Pervertito!», sbottò Neji allo stesso tempo,
prima di aiutare Naruto.
«Siamo alle
solite…», sospirò Sakura.
«Allora? Vogliamo cominciare questa
festa?!», trillò Ino, alzando simultaneamente le braccia.
«Esattamente!
Coraggio ragazzi! Voglio vedervi sbocciare nel pieno della vostra
giovinezza!!!», esclamò il maestro Gai, esibendosi insieme a Rock Lee in una danza
tutta loro.
«Ma… Sono davvero
tutti così i vostri sensei?», chiese Temari, un po’ stranita.
Il silenzio calò nella sala.
«Lo prenderò per
un sì», rispose meccanicamente la bionda.
«Coraggio, Fronte
Spaziosa! Aiutami a spostare il tavolo!», ordinò Ino.
«E perché mai?»
«Dobbiamo creare
una pista da ballo! Bah! Bisogna spiegarti sempre tutto!»
«Ok, ok!»
«Choji! Tu sposta i divani!»
«Agli ordini!»
Dopo aver spostato il tavolo e i divani - con
i maestri ubriachi sopra -, Ino si avvicinò a Kiba.
«Tieni. Metti su
un po’ di musica», disse porgendogli un cd.
«Che cosa? Ma mi
hai preso per un Dj?»
«Esegui!»
Kiba si diresse a velocità supersonica allo stereo: mai
contraddire Ino!
A quel punto, una musica scatenata partì a tutto volume.
«Wu-huu! Si
balla!!!», gioì la bionda, trascinando Choji al centro del salotto e
cominciando a scatenarsi.
«Mmm… Coraggio
bimbo! Vediamo se sai stare al passo!», disse Temari. Shikamaru ebbe solo il
tempo di dire: «Che seccatura!».
«Ahahah! Andiamo
Hinata!», fece Naruto, sorridendo alla compagna e facendola entrare in pista
con una giravolta.
«Che dolci!!!»,
esclamarono Sakura e Ten Ten.
«Sarà meglio che
vada a prendermi qualcosa da bere…», sussurrò cautamente Neji.
«Il tuo è un modo
per filartela con stile?», chiese Sasuke.
«Sì, prima che a
Ten Ten venga la malsana idea di trascinarmi lì in mezzo»
«Allora ti seguo»,
disse il moro, sgattaiolando verso il tavolo.
«Hehehe! Sakura! I
nostri uomini se la sono data a gambe!», sghignazzò Ten Ten.
«Non avevo dubbi!
Balliamo io e te?», propose la rosa.
«Ci puoi
scommettere, dolcezza! Ahahah!»
Tutti - o
quasi -
si scatenavano a ritmo di musica.
I sensei, seduti
sui divani, s’intrattenevano a vicenda ricordando alcuni episodi della loro
giovinezza, mentre Sai e Gaara ascoltavano divertiti; Jiraya, Tsunade, Kankuro,
Gai e Rock Lee ridevano sguaiatamente e, con le bottiglie di sakè in mano
(tranne che a Rock Lee), s’impegnavano in una coreografia inventata da loro;
Hinata, imbarazzatissima, aveva cercato più volte di svignarsela, ma Naruto
riusciva prontamente a riprenderla e a stringerla a sé, ridendo felice;
Shikamaru, che all’inizio non aveva fatto altro che lamentarsi, anche se non
l’avrebbe mai ammesso, in realtà era quello che si stava divertendo più di
tutti; Ino volteggiava a ritmo di musica fra le braccia del suo compagno che,
di tanto in tanto, spariva per poi ricomparire con la bocca piena di patatine;
Sakura e Ten Ten, di comune accordo, cercavano di ballare in maniera scatenata
e sensuale nel tentativo, ancora vano, di avvicinare i rispettivi compagni e
convincerli a fare altrettanto.
Sasuke e Neji,
appoggiati al tavolo e con una bottiglia di birra in mano, osservavano
apparentemente impassibili le loro donne muoversi a ritmo di musica.
«Streghe…», disse
Neji, sorseggiando poi la sua birra.
«Hm…», convenì il
moro, facendo altrettanto (senza però distogliere lo sguardo da Sakura).
«Ma per chi
accidenti mi ha preso Ten Ten? Non sono così maniaco come il maestro Jiraya»,
aggiunse Neji, con una punta di sdegno.
«Strano… A me
sembra che stia funzionando…», sentenziò atono Sasuke.
Neji lo fissò torvo. «E da cosa l’avresti dedotto?», chiese
poi.
«Te la stai
mangiando con gli occhi…», rispose il moro (che nel frattempo continuava a
fissare Sakura, preso da chissà quali pensieri).
«Tsk! Da che
pulpito viene la predica…»
«Prego?», fece
Sasuke, distogliendo lo sguardo dalla rosa, e portando la sua attenzione al
ragazzo.
«Ahahah! Andiamo,
Uchiha. In questo momento hai scritto sulla faccia: “Tu ed io, da soli, nella
camera da letto”. Persino uno come Naruto lo capirebbe», enunciò Neji, con un
ghigno soddisfatto.
«… Vado di sopra»,
proferì l’altro.
«Faccio cenno a
Ten Ten di mandarti Sakura a farti compagnia?», domandò, ormai divertito dalla
situazione.
«Voglio solo
verificare che non abbiano combinato disastri. Poi torno giù», rispose seccato,
prima di sparire di sopra.
Neji ridacchiò. «Hehh… Cosa non si fa per amicizia», disse,
prima di avvicinarsi a Ten Ten.
«Perdonate se
interrompo… Signorina, mi concede l’onore?», chiese in riferimento alla mora.
«Ce ne ha messo di
tempo signor Hyuuga. Però, Sakura…»
«Dai, Ten Ten! Non
scherziamo! Balla col tuo principe!», la rassicurò la rosa, con un sorriso.
«La ringrazio,
miss Haruno. Comunque sia, se la cosa può interessarla, al piano di sopra si
aggira un’anima solitaria. Chissà, forse gradirebbe la Sua compagnia…», la
informò Neji, sempre più divertito.
Sakura sorrise.
«La ringrazio dell’informazione. Ten Ten, non strapazzarlo troppo. Dopo questa
soffiata, merita di essere risparmiato», disse avviandosi.
Neji sillabò un “Grazie”.
«Farò il
possibile!», rispose, invece, Ten Ten, perdendosi fra le braccia del compagno.
In quel momento,
era cominciato un lento, e tutte le coppiette volteggiavano al centro
pista.
«Che gesto
premuroso, Neji», sussurrò Ten Ten, fissando gli occhi chiari del ragazzo.
«Non ho solo un
lato oscuro, sai?», scherzò lui, stringendo la presa sulla ragazza.
«Poco a poco lo
sto scoprendo. E ammetto che la cosa mi piace», ribatté lei, con un sorriso.
«Ma non mi dire»,
disse lui, ridacchiando.
Ten Ten, ancora sorridente, si strinse al petto di lui,
continuando a danzare.
Poco distante,
Naruto e Hinata li osservavano.
«Più lo guardo e
più faccio fatica a credere che quel ragazzo sia Neji…», dichiarò Naruto.
«Perché?», chiese
Hinata.
«Perché?
Forse non te lo ricordi, ma fino a qualche tempo fa, Mr. Ghiacciolo non era
molto diverso da Sasuke. Caratterialmente, s’intende. E invece, adesso,
guardalo lì. Con una donna fra le braccia, intento a ballare un lento. Cosa ci
fate voi donne, si può sapere?»
«La mia teoria è
che ci drogano ogni sera, prima di andare a dormire. Scommetto che anche Hinata
ti mette qualche polverina strana nel ramen. Con quel bel faccino ingannerebbe
chiunque!», sbottò Shikamaru.
«Ma finiscila!»,
lo sgridò Temari, pizzicandogli una guancia.
«Ahia!», si
lamentò lui.
Hinata ridacchiò.
«Quello che vi
facciamo noi donne, Naruto, è semplicemente donarvi il nostro amore», disse,
tuffandosi fra le braccia del ragazzo.
Naruto sorrise, baciandole la fronte.
«E sapete
aspettare», aggiunse lui.
«Questo è poco ma
sicuro!», intervenì Ino, dopo aver ascoltato per caso la conversazione.
«Già…Ma ne è valsa
la pena», disse Hinata, guardando Naruto e carezzandogli il viso.
Naruto sorrise ancora più di prima, per poi chinarsi su di
lei e baciarla.
«Ihihih! A
proposito di donne che aspettano… Dov’è Sakura?», chiese Ino, guardandosi
intorno.
«Sarà andata a
sistemarsi il trucco…», suggerì Ten Ten, mentre si scambiava uno guardo
d’intesa con Neji.
«E Sasuke?»,
aggiunse Choji.
«E’ andato a
controllare che non gli abbiate messo a soqquadro il piano di sopra», lo informò
Neji.
«Mmm… Be’, faranno
meglio a sbrigarsi! Altrimenti cominceremo a cenare senza di loro!», dichiarò
Ino.
«Cosa sentono le
mie orecchie? Finalmente si mangia!», esclamò Kiba, chiaramente affamato.
«Sì. Anche perché
bere alcolici a stomaco vuoto non è il massimo. Almeno, io non voglio finire
come questi qui. Poi voi fate come volete!», disse Sai, indicando i loro
maestri.
«Ma che dici,
ragazzo?! Siamo perfettamente lucidi!», esclamò Asuma, un po’ su di giri,
mentre Kurenai alzava gli occhi al cielo, sospirando.
«Esattamente!
Ahahah… Dannazione, Naruto! Non usare la Tecnica della Moltiplicazione del
Corpo in casa!», disse Tsunade.
«Ma che stai
dicendo, vecchiaccia? Hai le traveggole?!», eruppe Naruto, che, ovviamente, non
aveva eseguito alcun jutsu.
I ragazzi
osservavano la scena.
«Sì, sì. Lucidissimi…»,
disse Ten Ten.
«Oh, suvvia
compagna! Vogliono solo vivere la loro giovinezza!», spiegò Rock Lee, su di
giri dopo aver bevuto della Coca-Cola (Ehi! Può capitare! nda).
«Esatto, mio
pupillo! Andiamo verso la cucina a passo di danza! In onore della fiamma sempre
ardente della giovinezza! E che arde ancora nei corpi di questi poveri
vecchi!», aggiunse commosso Gai, esibendosi in una personale piroetta.
«Poveri vecchi?!
Parla per te!», esclamarono i suoi colleghi.
«Be’…Non sono più
molto giovani…», commentò Temari a bassa voce.
«Shh! Tu non
farglielo notare mai!», disse Shikamaru.
«Uh… recepito»
«Ok, basta con le
sciocchezze! Tutti in cucina!», trillò Ino.
«Cibo!», esclamò
Choji.
«Ma non pensi ad
altro?», lo redarguì Shikamaru.
«Ah, tranquillo.
Tanto con me nei paraggi sa che non può sgarrare. Vero, Choji?», disse Ino.
«S-Sì, c-certo»,
rispose lui, spaventato.
- Toc! Toc! -
«Sasuke? Sei qui?», chiese Sakura, aprendo poi la porta.
Ma per la quarta volta di fila, in
quell’angolo della casa, di Sasuke non c’era traccia.
Sakura sospirò. Poi si soffermò ad osservare nel dettaglio la stanza,
come aveva fatto anche con le altre.
Si sforzava di
immaginare un bambino dagli occhi neri come la pece ed i capelli mori e ribelli, correre per quella casa. Magari
nella disperata ricerca di acchiappare il fratello maggiore. Magari provocando
le ire del padre, e le risate allegre della madre. Magari anche lui con un bel
sorriso dipinto sulle labbra. Cercava d’immaginare come poteva essere stata
l’infanzia del ragazzo, quando era ancora all’oscuro di tutto, quando era
ancora puro ed innocente.
Sospirò di nuovo,
chiudendosi la porta alle spalle.
«Chissà cosa deve
aver provato quando è rientrato qui, dopo tutti questi anni…», disse, chiudendo
gli occhi, pensierosa.
Ormai non aveva
più importanza, ciò che era stato il passato. Quello che contava di più, era
offrire a Sasuke un futuro felice. E, soprattutto, non più fatto di solitudine.
Sakura sorrise fra
sé e sé, per poi incamminarsi lungo il buio corridoio, alla ricerca di Sasuke.
Inutile.
Non erano valsi a
nulla gli sforzi di Ino.
Per quanto avesse
cercato di mascherare con fiori, festoni e quant’altro, l’aspetto lugubre di
quella casa, l’effetto che aveva su Sasuke era comunque devastante.
Potevano essere
passati anche parecchi anni, ma gli era bastato mettervi piede dentro e subito
una scossa di terrore gli aveva punzecchiato la schiena, come tanti aghi
acuminati.
Non c’era un solo
bel ricordo, uno, vissuto all’interno di quelle mura, che fosse sufficiente a
cancellare l’immagine, ormai indelebile, dalla mente di Sasuke di quella
terribile notte di molto tempo fa.
Ovunque egli guardasse,
vedeva solo sangue. Sangue. Sangue. E ancora sangue.
«Basta!», esclamò
Sasuke, tenendosi la testa pulsante con entrambe le mani e strizzando gli occhi
per il dolore.
Poco a poco ,
quello cessò, e Sasuke riaprì piano gli occhi.
Si trovava all’interno
di quella che, un tempo, era la stanza di suo fratello Itachi.
Non ricordava perché fosse entrato. Quando si era trovato
davanti a quella porta, senza neanche pensarci, l’aveva aperta. Ma non appena
l’aveva fatto, troppi ricordi avevano invaso la sua mente, e così era andato in
tilt.
Sospirò
pesantemente; poi riprese a girovagare con lo sguardo per la stanza.
I suoi occhi si soffermarono su dei vecchi kunai, disposti
alla rinfusa sulla superficie di una scrivania malandata. Sasuke vi si avvicinò,
sfiorando con le dita la lama fredda di quegli oggetti, mentre con gli occhi
scrutava ricordi lontani…
«Fratellone!
Oggi ci alleniamo insieme?!»
«Mi spiace
Sasuke. Oggi non posso. La prossima volta, ok?»
«La prossima
volta…»
Sasuke sospirò
nuovamente e fece per andarsene, quando una foto lo colpì.
Si trovava sul comodino affianco al letto. Meccanicamente,
si mosse verso essa, chinandosi per osservarla meglio. Quindi la prese fra le
mani e si sedette sul materasso, con un leggero tonfo.
L’analizzò
accuratamente, con occhi velati da una profonda nostalgia.
Sorrise debolmente, alla vista dei tratti duri e spigolosi
del padre, così come li aveva sempre ricordati; a quelli morbidi e delicati
della madre, che nella foto sorrideva serena; fino ad arrivare al viso di suo
fratello, su cui si allargava un ghigno divertito, mentre “torturava” un Sasuke
bambino e dalla faccia imbronciata.
«Ma felice…»,
sussurrò distrattamente il moro.
Sasuke, chinò la testa, sconfitto dal dolore. Strinse la
cornice con forza, fra le dita, strizzando gli occhi nel disperato tentativo di
non crollare definitivamente.
«Dopotutto posso
anche piangere… Sono solo…», ammise, con voce incrinata.
Ad un tratto,
sentì una mano gentile insinuarsi fra i suoi capelli d’ebano, chiudendosi in
una dolce carezza. Sasuke spalancò gli occhi, alzando il capo si scatto. Sakura
era inginocchiata dinnanzi a lui e lo fissava con sguardo intenerito,
sorridendo.
«Sakura…»
«Non sei solo», lo
interruppe Sakura, continuando a carezzargli i capelli.
«Ah…»
«E se senti il
bisogno di piangere, puoi farlo. Perché tu ne hai tutto il diritto Sasuke»
Sasuke la fissò
intensamente per qualche secondo. Poi l’abbracciò di slancio, stringendola
forte a sé, e nascondendo il volto fra i suoi capelli rosati.
«Grazie, Sakura»,
le disse all’orecchio, mentre una lacrima solitaria gli solcava il viso.
Sakura ricambiò la stretta, baciandogli la tempia. Restarono
così qualche minuto, finché il ragazzo non si scostò.
«Su, torniamo
dagli altri ora», disse il ragazzo, staccandosi piano.
Sakura annuì.
Sasuke risistemò
la foto, ed uscì dalla stanza, con la mano di Sakura intrecciata alla sua.
«Hm…»
«Che c’è?», chiese
Sakura, visto che Sasuke si era fermato di colpo.
«Pensavo… Ti
andrebbe di vedere la mia vecchia stanza?», chiese, indicando con lo sguardo la
porta accanto. Sakura sgranò gli occhi, ma si limitò ad annuire, sognante.
Di fronte alla
porta, Sasuke fece cenno a Sakura di andare avanti. Così, la rosa l’aprì.
Tutto era ancora
perfettamente in ordine: Ino si era limitata a spolverare qua e la, per rendere
l’aria respirabile.
«Molto ordinata.
Ti rispecchia molto», affermò Sakura, voltandosi in direzione di Sasuke.
Lui alzò le spalle, ed entrò.
«Oh mio… Ahah! E
questo?». Sakura s’avvicinò al muro di fronte a lei, dove, appeso, vi era un
disegno. Tra gli scarabocchi colorati, si potevano distinguere quattro figure,
con delle scritte: papà, mamma, fratellone, io.
Sakura sorrise, e
si voltò verso il moro.
«Quell’io,
sei tu, vero?»
«Immagino di sì»
«Hm… Avevi davvero
un bel talento artistico»
«Spiritosa»
«Sul serio! Io ero
tremenda: era tanto se facevo “mani” e “piedi”! Anche se non credo di essere
migliorata nel frattempo…», spiegò, gesticolando.
Sasuke la fissava
quasi rapido dai gesti fluidi delle sue mani, dal movimento leggero dei suoi
capelli, e dalle labbra rosee, lambite di tanto in tanto.
Non resistette
più, e l’abbracciò.
Sakura non capì
quel gesto improvviso, e non appena schiuse le labbra per domandarglielo,
subito Sasuke le fece sue. E Sakura non volle protestare più.
Si baciarono
lentamente e dolcemente. Sasuke le accarezzò le labbra, prima con le proprie e
a seguire con la punta della lingua, chiedendo poco a poco il permesso di
approfondire il contatto.
Sakura non glielo negò: le loro lingue dapprima si
sfiorarono; poi s’intrecciarono. Un brivido di piacere percorse la schiena di
entrambi.
Affamati di baci,
i due continuarono a cercarsi, ad abbracciarsi, con il corpo e con le labbra;
stringendosi sempre più forte, come se non fossero mai abbastanza vicini.
Nonostante la
frenesia del momento, i due furono costretti a separarsi, bisognosi d’aria.
Col fiato corto, continuavano a fissarsi con occhi ardenti.
Specialmente Sasuke, i cui occhi sembravano essersi fatti ancora più neri.
Neri, come quelli dei vampiri quando sono sottomessi al desiderio di sangue. E
allo stesso modo, Sasuke non desiderava altro che poter sentire Sakura.
Sapeva che non era
ancora il momento adatto per certi pensieri. Ma sapeva anche, che finché lei
l’avesse guardato con quegli occhi, i capelli in disordine, le guance
tinte di un bellissimo rosa, le labbra rosse e gonfie per i loro baci… Non ne sarebbe uscito fuori.
A stento, trovò la
forza di ricomporsi e riprendere a respirare regolarmente.
«Ti amo», le
disse, con voce roca ed estremamente sensuale.
Sakura gli sorrise, prendendogli il viso fra le mani.
«Anch’io», disse,
ancora senza fiato.
Sasuke intrecciò una mano di lei con la sua, lasciandole una
scia di baci umidi dal polso all’interno gomito, mentre con l’altra mano le
carezzava il braccio, la spalla, il collo. La baciò di nuovo, premendo piano le
labbra su quelle di lei. Quindi restarono con le fronti appoggiate a fissarsi,
cercando di regolarizzare i respiri.
«A l’una di notte,
festa o non festa, li butto tutti fuori», commentò Sasuke.
Sakura rise
allegramente, stringendosi al petto del ragazzo.
«Allora, meglio
scendere subito. Chissà che così non riusciamo a buttarli fuori prima!»,
scherzò Sakura, trascinando Sasuke verso il corridoio. Sasuke sorrise.
«Era ora! Dove
caspita eravate finiti?!», strillò Ino, con voce squillante.
Shikamaru sospirò. «Ancora un po’ e mandava la squadra di
ricerche…», disse.
Conoscendo Ino,
pensò Sakura, non era un’ipotesi da scartare.
«Scusate, non
trovavo il bagno», mentì Sakura.
Naruto sghignazzò. «Ahahah! Certo! È così che si dice,
adesso?»
Sakura arrossì immediatamente, provocando un risata generale
(Sasuke compreso).
«Bene! Ora che siamo tutti qui, propongo un
brindisi!», esclamò Tsunade, barcollante.
«Ancora?? Ma se è
da prima che non fa che brindare?», la rimproverò Shikamaru.
«Sarà la quinta
volta, ormai…», osservò Gaara, mentre fissava bieco Kankuro, che aveva la
faccia rossa.
«Allora ahahah!
Allora, allooora… Ha! Ahahah!». Tsunade aveva cominciato a ridere.
«Vuoi una mano?»,
chiese Jiraya.
«No! Faccio da
sola! Hmhmhmh!», rispose a tono la donna, continuando a ridere.
«Domani mattina
siamo ancora qui…», commentò Ten Ten.
«Col cavolo»,
bisbigliò Sasuke.
«Ok, ci sono.
Innanzitutto, brindo al ritorno di Sasuke! Birbante! Ci hai fatti preoccupare!
Poi! Brindo a Sakura e Naruto, che non hanno mai perso la speranza!»
«Ha finito?»,
chiese Kakashi.
«Aahm… No! Voglio
fare un brindisi a Sasuke!»
«Ancora??»,
esclamarono in coro.
«Ssssh! Zitti!
Sasuke, devo farlo: Sakura è un’imbranata. Quindi! A letto dovrai pensarci tu!»
«M-Ma…!!!». Sakura
era rossa di vergogna. Intanto gli altri se la ridevano.
«Poi! Brindo a…»
«Potete levarle
quella bottiglia di sakè dalle mani, per cortesia???», sbottò Kiba, seccato.
«Ok, ok! L’ultimo
brindisi! Brindo!…»
- STUMP! -
«Ecco… È
crollata», disse Shino, osservando la donna ronfante a terra.
«Vorrei brindare
io al posto suo posto, se avete ancora orecchie per ascoltare!», dichiarò
Naruto, portandosi al centro della stanza.
«Ecco, non sono
bravo a fare discorsi…»
«No, tu sei bravo soprattutto
a fare discorsi!», esclamò Sasuke. Tutti risero.
«Come non detto.
Comunque… no, aspetta! Che vorrebbe dire?!»
«Dai, Naruto! Ho
fame!», disse Kiba, con un ghigno.
«Ok. Ehm… Io
vorrei… ringraziare tutte le persone qui presenti. Perché ognuno di voi, a modo
suo, ha permesso a questa famiglia - perché io la considero tale -, di riunirsi al completo
ancora una volta. Vi ringrazio perché, è anche grazie a voi se… questo fratello
cretino che mi ritrovo, è di nuovo qui al mio fianco»
«Grazie per il cretino»,
commentò Sasuke.
«Di nulla. Hehe…
Ringrazio Sakura, che ha sopportato i miei piagnistei fino alla fine; ringrazio
Hinata, che anche nei momenti in cui credevo di essere solo, mi ha fatto
sentire completo…»
«Oooh!»,
commentarono le ragazze, con i lacrimoni.
«Naruto…»,
sussurrò Hinata, commossa, mentre Ino l’abbracciava.
«Insomma, grazie a
tutti, per essere la famiglia che ho sempre desiderato. Ah! E grazie a Nonna
Tsuna….»
«Roooonf! Zzzz!»
«Vabbè! Lasciamo
perdere. Bentornato Sasuke», concluse Naruto, alzando un bicchiere.
«Bentornato Sasuke!», lo imitarono gli altri.
«Grazie. A tutti»,
fece Sasuke, sorridendo commosso.
«E fortuna che non
eri bravo con i discorsi! Mi sono commossa io!», disse Ino, asciugandosi gli
occhi.
«Ahahah! Ah, sì!
Dimenticavo!»
«Naruto, veloce.
Ché c’è Kiba con la bava alla bocca!», spiegò Kurenai.
«Non è vero!»
«Sì, scusate.
Volevo dire un’ultima cosa a Sasuke… E su questo, credo che Ino sarà d’accordo»
«Ah! Aspetta! Lo
dico io!», s’intromise Ino.
«Ascolta bene
Sasuke Uchiha», disse, posizionandosi di fronte a lui.
«Ti ascolto»
«La vedi questa
donna?», e indicò Sakura.
Sasuke annuì.
«Bene. Senti,
Sasuke. Francamente… Sakura è goffa, impacciata, perennemente con la testa fra
le nuvole. E’ ingenua, testarda, non sa cosa sia la femminilità; è un
maschiaccio, è manesca. Non ti parlerò di come cucina… Non sa cucire, non sa
stirare. E non sa vestirsi in maniera decente!»
«Ehi! Ma che
diamine!», sbottò Sakura.
«Tuttavia… Lei è
la mia migliore amica. Perciò, non ci sono scuse che tengano: falla soffrire e
sei morto! Sono stata chiara?»
«Cristallina»,
rispose Sasuke, con un sorriso.
«Perdonami, Fronte
Spaziosa. Dovevo farlo»
«Ino-pig… Ti
voglio bene!», disse Sakura, abbracciandola.
«Bene… Ora posso
mangiare?», domandò Kiba, ormai al limite.
«Abbuffatevi
gente!», esclamò Tsunade, risvegliatasi all’improvviso.
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CONTINUA