Saint Patrick
E
così, Kidd l’aveva fatto sul serio.
In
cuor suo Law non aveva mai dubitato che avesse il coraggio di farlo, ma
per la miseria, credeva che conoscesse il senso del limite. Quando, quella
mattina, si era svegliato con i suoi capelli rossi arruffati fra naso e bocca,
ed aveva speso alcuni lunghi secondi a trattenerli fra le labbra, ad assaggiare
l’amarognolo del gel e il sapore fumoso che nascondeva, gli era sembrato tutto
perfetto. Ma poi Eustass se n’era uscito fuori con quel “oh, Buon San Patrizio”
che aveva rimescolato le carte in tavola.
Cosa,
non conosceva la festa di San Patrizio? Tzk, e figurarsi, cos’altro aspettarsi
da un ignorante come lui? È la festa di ogni sacrosanto amante della birra, è
il giorno dove si esce di casa vestiti di verde e si beve finché non ti esce la
densa schiuma aromatica della birra anche dagli occhi, finché il tuo sangue non
è diventato alcolico, finché il tuo fegato non si pugnala e il tuo cervello
inneggia alla gioia, annegato in un mare di rossa luppolata.
Bene.
Kidd
era assolutamente certo che i santi non c’entrassero un bel niente. Era la
festa della birra, fine della storia. Forse di chiamava così per via di qualche
città dov’era nata la tradizione, ecco. Law aveva preso per buone le sue
parole, in mancanza di fonti più attendibili, e non nutrendo particolare
interesse per i santi di suo.
Aveva
minacciato di tornarsene alla sua nave lasciandolo a secco del round di sesso
mattutino, ma Kidd non gli aveva dato corda. Cosa che l’aveva fatto restare
davvero molto male. Per fortuna che Killer – almeno lui – è una persona
educata, e si era preoccupato di mettergli insieme una colazione, perché Kidd
era sparito in bagno abbaiando qualcosa a proposito del suo beauty case per le
occasioni speciali.
Beh,
in realtà aveva detto che “ci avrebbe messo un tot a ritrovare la roba che non
usa mai”, ma uno degli intrattenimenti preferiti di Law era quello di ficcargli
in bocca, nella sua immaginazione, frasi degne di una damigella; e l’idea che
Kidd pronunciasse la parola “beauty case” con le sue labbra sottiline e la sua
voce impostata lo faceva godere in modo fisico.
-
Tornatene da dove sei venuto, Trafalgar. –
-
Pensi di invecchiare in quel bagno? –
-
Tzk. Ci si vede in giro. Oggi mi faccio il giro di tutte le bettole dell’isola.
–
-
Lo sai, vero, che potrei non aver voglia di setacciare la città per cercarti? –
-
Non dire stronzate. Certo che avrai voglia di farlo, altrimenti non rivedrai il
mio culo fino a domani. –
E
questa era una buona obiezione.
Quindi,
niente, era tornato per davvero alla sua nave, dato che Kidd non sembrava in
vena di lasciarsi annusare un po’.
Aveva
atteso il pomeriggio giocando a scacchi con Bepo. Tre vittorie sue contro due
del suo vice, che il mare lo porti, quell’orso. Ma a sua discolpa poteva dire
di avere la testa altrove.
Era
uscito, e pazientemente si era messo sulle tracce di Eustass Kidd. Se non
altro, non era difficile ottenere indicazioni di un tipo alto e grosso,
verosimilmente molto truccato, che se ne andava in giro a tracannare una birra
dietro l’altra per onorare una festa che conosceva solo lui.
Così,
era giunto a quella taverna, e l’aveva trovato. E gli aveva riconosciuto la
vittoria, fra le altre cose.
Kidd
era seminascosto da un boccale di birra scura e dall’odore luppoloso, finito
per metà. Seminascosto, perché nemmeno un muro di cemento sarebbe mai riuscito
a nascondere il fatto che fosse vestito di verde.
E
truccato di verde.
Aveva
messo dell’ombretto color bosco, che Roger lo infilzasse all’istante. Era tutto
molto, molto verde, ad eccezione del rossetto, che invece era molto, molto
rosso.
In
generale, Kidd era molto, molto, molto.
-
Trafalgar! – lo accolse, cordiale. – Ecco qui una gran testa di cazzo che vuole
una birra. –
Il
suo tono di voce, lo avrebbe riconosciuto fra mille. Ciondolò fino al tavolo e
si ficcò su una sedia, aprendo bene i gomiti sul tavolaccio rotondo. - … Sei
sbronzo, eh? – sussurrò con interesse.
-
Buon San Patrizio. –
Da
sotto al tavolo, uno stivale si piantò con prepotenza sull’orlo della sua sedia,
proprio sul cavallo dei suoi pantaloni. Lo accarezzò con impaccio e decisione
deliziosi.
-
Buon San Patrizio a te, Eustass. Sei davvero ubriaco marcio, vedo. –
-
Cosa te lo fa pensare? –
-
Chissà. Magari la tua espressione più stupida del solito. Perché sei conciato
in quel modo? –
-
Tradizione. –
-
E’ tradizione colorarsi la faccia come un campo di trifogli, per San Patrizio?
–
-
Qualcosa del genere. –
Kidd
mantenne un contegno di ferro. Posò una mano bene aperta accanto al boccale con
assoluto controllo, ma si tradì con un leggero ciondolio della testa – Voglio
scopare. – disse con voce pacata e naturale. Sotto, il piede continuava a
lavorare.
Law
spalancò di un soffio gli occhi apatici. – Anch’io. – portò le mani ad
intrecciarsi, misurando ciascun dito, e il suo pigro allacciarsi.
-
A morte, Trafalgar. –
-
Ah sì? –
-
Oh, non sai quanto. –
-
Posso immaginarlo. –
-
Fino allo sfinimento. Voglio sfondare una decina di letti. Di quelli seri, di
legno duro. –
-
Sarei felice di darti una mano. –
Kidd
fece una specie di mezzo sorriso allucinato. E crollò semincosciente sul
tavolo, sbattendo la faccia sul legno. Qualche goccia di birra scivolò fuori
dalla bocca socchiusa.
Law
sospirò. – Lasciare fare a me. Sono un dottore. –