Capitolo
dedicato interamente alla Trottolina.
Grazie per avermi ceduto il tuo posto al concerto.
4. Non farei mai una cosa del
genere
Quando si svegliò la prima cosa
di cui si rese conto fu che qualcosa di estremamente pesante le
bloccava le
gambe.
Erano solo le otto e lei aveva
ancora troppo sonno per stare ad analizzare ogni singolo dettaglio.
Certo era
che il braccio che aveva posato sulla pancia non era di certo suo.
Pronta ad eliminare fisicamente
il chitarrista che sicuramente le stava facendo uno scherzo - Eccerto! Non badare a dettagli come il fatto
che lui a quest’ora generalmente sta andando a dormire, furba
- girò la
testa giusto in tempo per aprire la bocca e dir...
Oh.
Mio.
Dio.
...
Porco Kaulitz.
***
Che lei fosse una fan sfegatata,
lo dimostrava il suo studio (che si era premurata di chiudere a chiave)
e che
fosse dotata di occhi con cui -mangiarsi
fino all’ultimo fotogramma - notare la bellezza dei
quattro angeli dell’apocalisse
era ovvio, scontato e banale.
Certo era che neanche nei suoi
sogni più arditi poteva anche solo avvicinarsi ad immaginare
la perfezione di
Tom Kaulitz mentre dormiva.
Era rivolto verso di lei, gli
occhi chiusi - e meno male che sono chiusi,
altrimenti moriresti, ammettilo - la curva perfetta del suo
naso illuminata
appena da quel poco di luce che riusciva a penetrare dalle tende, ti
invogliava
a morderlo - che pensieri fai? - e
le
treccine nere erano perfettamente allineate, come se un artista avesse
voluto
sistemarle prima di immortalarlo così com’era.
Bellissimo.
Fagli una foto.
Si certo. Se vuoi poi, già che ci
sono, me lo porto a letto!
Te lo sei già portato a letto.
‘Mazza, che due coglioni che sei.
Intendevo dire che...
Lo so cosa volevi dire, furba! Sono la tua
coscienza di fan, non la
prima sconosciuta.
...
Comunque, nel caso, avresti la mia
approvazione.
Non avevo dubbi.
E ci mancherebbe! Non ci si accontenta della
prima bistecca che passa, ma
se si parla di Tom Kaulitz...
La pianti una buona volta?
...ce l’hai a due centimetri da te come
minimo devi baciarlo.
Cosa ne è stata della tua
promessa di ieri? NIENTE idee pericolose. No. Punto. E fine.
... Che pizza.
Mai quanto te! Taci e non rompere
le palle che adesso devo inventarmi una scusa per trattarlo male, e
dopo che
l’ho visto addormentato me ne devo inventare una BELLA grossa
per essere
convincente.
Lo fissò un’altra volta.
Cazzo se me la devo inventare grossa.
Sentiva il peso della gamba di
Tom fra le sue e tentò di muoversi piano per non farlo
svegliare.
Per cosa poi? Era così
dannatamente perfetto anche mentre dormiva che solo Dio sapeva
perché quel
ragazzo si dovesse svegliare.
Dovrebbe essere dichiarata fuori legge una
bellezza così sfacciata e
priva di fronzoli. Dannazione a lui!
Era quasi riuscita a
disincastrarsi senza che quel dannato imbecille si svegliasse quando
quest’ultimo, giusto per intossicarla ancora di
più, aprì di scatto gli occhi.
Ecco posso pure morire ora, già che
ci sono.
- Ma che diav...- fece per iniziare
lui, ma Archana si riprese piuttosto in fretta.
- Ma che diavolo lo dico io,
accidenti a te, non so dove tieni nascosto tutto quel peso ma sappi che
non mi
sento più le gambe grazie a te. Levati di mezzo! -
Tom alzò la testa e controllò che
ora fosse sul soffitto, poi si ricordò che non era a casa
sua con la sua
sveglia puntata verso l’alto e si girò di nuovo
verso la ragazza.
- Scusa, non sono abituato a
dormire con qual...- troppo tardi si rese conto dell’errore
fatto.
Archana scoppiò a ridere.
- Il SexGott che non è abituato a
dormire con qualcuno. Tu lo sai che se non fossi una vostra fan potrei
sbugiardarti a mezzo mondo? - però la gamba continuava a
rimanere fra le sue.
Tom si accoccolò meglio.
- Fai pure. Uno in più, uno meno.
Posso tornare a dormire? -
C’era un qualcosa di sgradevole e
rassegnato in quell’affermazione. Uno
più, uno meno. Come se fosse successo
così tante volte da essere diventato
una normalità.
Quella cosa le fece venire il
voltastomaco e la portò a parlare prima di riflettere.
- Non farei mai una cosa del
genere Tom. - si portò la mano alla bocca per bloccare
parole che erano già
state dette, ma tutto quello che le rispose fu un sommesso russare.
Si era riaddormentato.
... dovrei incazzarmi, ma abbiamo dormito solo
cinque ore, tanto vale
aspettare a dopo e rosolarmelo a fuoco lento.
Lasciò perdere e si accomodò più
vicino. Tanto, si disse, non ha tolto neanche la gamba.
Si riaddormentò subito.
Non farei mai una cosa del genere Tom...
***
Quando si svegliò per la seconda
volta il braccio continuava a pesarle sullo stomaco e la gamba
continuava a
rimanere intrappolata fra le sue.
Con gli occhi in gloria controllò
per la seconda volta che ora fosse.
11.09
Decisamente accettabile.
Fregandosene altamente di non
svegliare l’ospite che continuava a rimanerle attaccato si
staccò, condendo
ogni sua mossa con termini sempre più fantasiosi, e quando
poggiò il piede per
terra, si rese conto che si, quel dannato barbone, le aveva fatto
addormentare
le gambe.
Si alzò con fatica, barcollò
verso il bagno e con un calcio si chiuse la porta alle spalle.
Aveva paura di guardarsi allo
specchio, per paura di scoprire di sembrare la sorella brutta di
Dolores
Umbridge ma alla fine non se ne curò più di tanto
e si lavò la faccia.
Truccati e fatti gnocca!
Arc ignorò la sua voce interna
pensando che se forse la lasciava parlare a vuoto sarebbe stata zitta.
E non pensare di potermi ignorare! Ti canto
tutto il tempo Komm
mettendoci il nome di Tom!
Sei una rompipalle te l’ha mai
detto nessuno?
... ti ricordi si, che siamo la stessa persona?
Si che lo so... Dio, sto parlando
con me stessa dandomi pure delle risposte! Devo farmi curare!
Su questo non c’erano dubbi,
considerando che hai dormito tutta la
notte con Tom abbracciato a te e tu non l’hai neanche baciato!
Come te lo devo dire che non
posso baciarlo?
Ma perché no?
... come perché!? È Tom Kaulitz
non il primo sfangato!
...e quindi?
Se non ci arrivi da sol-...
ancora che mi do risposte da sola. TACI!
La sua coscienza tacque.
Riordinando le idee tornò in
camera da letto, giusto per infartare di nuovo sul viso di Tom che
continuava a
dormire beato sotto le lenzuola.
Non potè esimersi dal poggiarsi
allo stipite della porta e guardarlo.
Avrebbe voluto fare delle foto...
ma se le avesse fatte e lui se ne fosse accorto sicuramente avrebbe
pensato che
voleva fregarlo... quindi evitò.
Anche perché se poi fosse andata
a portare le foto a sviluppare qualche scatto sarebbe sicuramente
finito in
mani sbagliate e lei non poteva permetterlo.
Per lei, certo, ma soprattutto
per lui.
Falla col cellulare.
...
No dai seriamente! Se la fai col cellulare e
togli la suoneria e il
flash non se ne accorgerebbe neanche se gli facessi un intero servizio
fotografico.
Per tutta risposta si allontanò
dalla causa di tutti i suoi discorsi mentali e andò in
cucina.
Trovò il bicchiere con cui aveva
bevuto Tom e prima di fare qualcosa di incredibilmente stupido come
bere dallo
stesso punto in cui lui aveva poggiato le labbra (sicura che se
l’avesse fatto,
lui sarebbe arrivato proprio in quel momento facendole fare la
più brutta
figura di merda di tutta la sua vita) lo mise a lavare.
Fai la foto!
Ti prego, ti prego... non darmi
questi suggerimenti idioti. Hai idea di cosa succederebbe se mi
sgamasse?
No. Ho idea di cosa ti farò io se
non lo fai.
Ma perché!
Senti cerebrolesa! Hai Tom Kaulitz nel tuo
letto, che cazzo di
motivazione ti serve?!?
...
Prendi il cellulare - prese
il cellulare - togli la suoneria - tolse la suoneria - apri
lo sportellino della cam - aprì lo sportellino
della cam - E togli il flash. -
tolse il flash.
Senza ulteriori indicazioni della
sua coscienza di fan andò con passo felpato in camera da
letto, si accertò che
il ragazzo dormisse veramente e dopo un minuto di esitazione in cui la
sua cam
andò in stand by si decise.
Era ancora girato di lato con la
mano vicino al viso e la bandana, che non si era tolto, un
po’ spostata di
lato. Non molto, segno che aveva dormito fermo quasi tutta la notte.
Gli fece la foto in quella
posizione, una e una soltanto, solo per ricordarsi almeno
lei che quella notte aveva dormito con Tom Kaulitz.
Poi fuggì dalla stanza.
Brava.
Grazie.
Per evitare di deprimersi con
pensieri funesti chiuse lo sportellino del cellulare, lo mise in
ufficio,
chiuse a chiave la stanza che provava al mondo intero quanto fan una
ragazza
potesse essere e andò a recuperare i suoi vestiti in camera
da letto pensando
alle cose più impellenti da svolgere.
Ossia andare a recuperare i
croissant al bar.
***
A svegliarlo fu l’assoluta
certezza di essere solo nel letto. Non avvertiva più il
caldo provato tutta la
notte e anche se percepiva le coperte che lo avvolgevano, sapeva che la
sua
fonte di calore personale non era più presente.
Aprì gli occhi e constatò che per
una volta aveva ragione.
Era solo in camera. Non sentiva
rumori dietro la porta chiusa e si domandò, non senza
panico, se la nanerottola
l’avesse lasciato da solo in casa sua.
Quello sarebbe stato un problema
pari alla metropolitana.
Tanto per iniziare: come ci
tornava a casa? E poi... come faceva con l’abitazione della
ragazza? Di sicuro
l’arpia non gli aveva lasciato le chiavi.
Ma poi lei... dov’è che abitava?
Se le fossero entrati i ladri in
casa perché lui se n’era andato senza chiudere
bene non se lo sarebbe mai
perdonato.
Oh bhè, non esageriamo. Le
ricomprerei tutto e si sistemerebbe la
situazione.
Eppure era sicuro che la piccoletta
non l’avrebbe perdonato così facilmente e a buon
mercato.
Decise di alzarsi, tanto i suoi
standard erano stati già ampliamente superati quando si era
svegliato quella
mattina alle otto e mentre controllava se Archana fosse in una delle
stanze la
sentì rientrare.
- Non puoi entrare lì dentro, è
chiuso a chiave. E comunque non si curiosa in casa altrui. -
Ecco... mi mancava proprio la predica.
- Buongiorno anche a te
nanerottola. -
- Non sforzarti di ricordare il
mio nome, sono sicura che già l’energia che hai
impiegato per usare le buone
maniere ha prosciugato quel poco di cervello che hai. Comunque,
nonostante tu
sia un così evidente buzzurro, ho una sorpresa per te! -
continuò lei senza
neanche starlo a sentire.
- Ti hanno detto che sono Tom Kaulitz
e che mi devi trattare bene e hai deciso di provare questa nuova
esperienza? -
- No, ma figurati, con i miracoli
neanche ci tento. Stiamo parlando di te, non sei un essere umano che va
trattato bene. Al limite posso evitare di prenderti a frustate.
Comunque, se
vuoi vedere la sorpresa, vieni con me in cucina! - lo
liquidò lei con un’alzata
di spalle.
- Hai deciso di avvelenarmi con
una tazza di latte? - si informò educatamente lui.
- Sei matto? Non si spreca il
cibo, il latte men che meno! Al limite potrò farti svenire
facendoti ingoiare
una pallina intera di salsa wasabi. Magari ti annebbierà
quel tanto che basta
il cerv-...
- No, è impossibile, più
annebbiato di così non è umanamente possibile.
Siediti! -
Per l’ennesima volta Tom si
ritrovò ad ubbidire senza riuscire a rispondere alle
frecciatine della ragazza.
La vide prendere un vassoio, tirare fuori qualcosa da un sacchetto e
prima che
potesse chiederle cosa stesse facendo si ritrovò davanti un
enorme piattino con
cinque croissant allineati e la faccia tutta contenta di Archana carica
di
aspettativa.
- ... -
- Non sapevo cosa preferissi.
Allora le ho prese di tutti i tipi. -
spiegò pazientemente lei, neanche stesse
parlando con un bimbo di cinque
anni.
A quel punto Tom aveva una sola
domanda da porre.
(Ti reputi sana di testa Per caso?)
- Le posso mangiare tutte? - e
sfoderò gli occhioni dolci.
Archana rise.
- Si. Le puoi mangiare tutte.
Vuoi una tazza di caffelatte? O preferisci il tè? Ho anche
il succo di frutta
se vuoi!
- Quello che prendi anche tu a me
va bene. - e
dirottò la sua attenzione
sui croissant.
Ora si poneva un dilemma non da
poco.
...
Con quale iniziava?
***
Archana lo guardò divertita
mentre faceva fuori uno dopo l’altro i croissant che aveva
preso e gli riempiva
il bicchiere con succo all’ace.
Lei era diventata drogata di
quella bibita, avrebbe potuto berne tutto il giorno senza mai stancarsi
e le
faceva piacere constatare che anche lui non ci andava leggero.
- Vuoi anche un caffè? -
Tom alzò lo sguardo e fece un
cenno di diniego.
- No grazie, l’ace va più che
bene. Non tollero molto bene il caffè mi rende nervoso -
Arc si rimangiò la battutaccia
che stava per fargli.
Erano sicuramente le ultime ore
in sua compagnia, sperava che almeno si ricordasse che aveva fatto lo
sforzo di
essere gentile con lui.
- Mi aspettavo una battuta
sarcastica e invece niente, devo preoccuparmi? -
Bhè... se sei tu che me le tiri
fuori è un altro discorso.
- Tu che ti preoccupi? Sai fare
anche questo? Ma sei sicuro? - la faccia stupita di Archana era tutto
un
programma.
- No in realtà sono un mostro
insensibile a cui non gliene frega niente della gente, sai
com’è, ci tengo alla
mia reputazione, è che non è da te stare zitta
quando te la servo su un piatto
d’argento... -
Gli scoppiò a ridere in faccia.
- Tu sei un cosa? Aspetta, dopo
questa mi sa che devo far aprire anche il
portone del condominio. -
Tom la guardò sospettoso.
- In che senso scusa? - sembrava quasi che gli stesse dicendo che non
era un mostro insensibile, ma
questo non era possibile
trattandosi
di Archana.
Che, invece,lo stupì.
- Tu sei un cucciolo troppo
cresciuto in altezza, con gli occhi da cerbiatto ferito e il naso
più bello del
mondo, non saresti minimamente in grado di vedere qualcuno ferito e non
fermarti
a chiedere se serve una mano. No bhè, dai, così
è esagerato. Non riusciresti a
vedere qualcuno ferito e a non mandare
qualcuno a verificare che stia bene. Fra le tante cose sei
anche culopeso.
-
Tom ghignò.
- No, ti prego, non pensare
troppe belle cose di me, poi mi eccito! - sospiro dall’altra
parte.
- Poi però ti ricordi che sei Tom
Kaulitz il chitarrista rompicoglioni e torni a fare l’idiota,
cosa che, se mi
posso permettere, ti viene fin troppo bene. - ma Tom non ristette.
- Dai, DILLO! Dillo che sei
innamorata di me e che tenti di nasconderlo in tutti i modi! - la
sbeffeggiò.
- Senti gallo dalle uova d’oro,
ora che io ammetto una cosa del genere fai prima a sposarti e avere
figli. - e
inarcò un sopracciglio.
- Non voglio darti una brutta
notizia, nanerottola, ma i galli non fanno uova. -
- ... Mi contesti le uova e non
il fatto che ti ho dato del gallo. Avrò di che riflettere
per i prossimi cinque
minuti! - chiaramente divertita dallo scontro, impari, Archana
continuava quel
gioco di botta e risposta.
- Non ti sforzare troppo - la
redarguì lui fingendosi preoccupato.
- No tranquillo, già mettermi al
tuo livello mi occupa troppe energie, se poi dovessi preoccuparmi anche
di te e
delle tue cazzate farei corto circuito in men che non si dica. Sai, in
questo
sei un asso!
- Nel mandare in corto circuito
le ragazze? - si
informo lui, gasandosi
per quello che le sembrava un accenno di complimento.
- No, nelle continue cazzate che
dici. -
Tom non ce la fece più. Era
troppo per lui.
Con un grossissimo sospiro la
guardò in faccia e... scoppiò a ridere.
- Dio Archana, se non ci fossi ti
dovrebbero inventare! Sai che sei la prima, e spero anche ultima, che
mi
risponde così? -
Archana, che si aspettava un
commento acido, rimase spiazzata nel vedere Tom così
rilassato e così allegro.
Un po’ le si scaldò il cuore,
abituata com’era a vederlo ridere solo col fratello e con gli
amici, nel
rendersi conto che quella risata era scaturita per lei.
Finirà tutto molto presto.
Questo pensiero improvviso e
alquanto molesto le attraverso la mente in un lampo.
E la fece tornare seria.
- Allora Tom. Ti andrebbe di
spiegarmi cosa ci facevi ieri alla metropolitana e come mai non sei
ancora
stato ripreso e riportato alla base? -
***
- Ti giuro che un coglione grande
come te e deficiente quanto te non l’ho mai visto e ringrazio
i cieli per
questo! Come può una star internazionale del tuo
dannatissimo livello uscire di
casa senza il cellulare, senza bodyguard, senza soldi, senza
portafoglio e
sperare di NON perdersi quando non sa usare neanche la metropolitana?!
- lo
scoppio d’ira della ragazza lo lasciò dapprima
basito e poi infastidito.
- Non credo che siano affari
tuoi! E comunque, di sicuro non ho pianificato tutto questo. Volevo
solo uscire
un po’ e fare quattro passi! -
- Quattro passi!? Dalle
informazioni che ho io tu dovresti avere la casa dall’altra
parte di Berlino!
Come diavolo ti è saltato in mente di fare due passi a
quell’ora di notte senza
neanche sapere dove ti stavi girando!? E cosa più
importante, come cazzo è
possibile che a memoria non ti ricordi neanche mezzo numero di
cellulare?! Non
hai mai chiamato tuo fratello? -
cominciava ad avvertire una forte emicrania pulsarle nel
cervello e
quello non era un buon segno.
- Furba! Se sono sempre con lui,
che motivo ho di chiamarlo al cellulare? Senza contare che ho sempre il
mio
con me, dovrei cercare solo il suo numero nella rubrica, a
questo ci
hai pensato? - gli
urlò dietro di
rimando.
La vide irrigidirsi un attimo e
poi sciogliere le spalle.
- E’ vero. Immagino però che tu
sappia qual è il tuo numero di telefono. A quante donzelle
l’hai rifilato?
- lo
guardò attentamente. - Non l’hai
dato in giro a quanto sembra. Mi fa piacere saperlo.-
E non sai quanto!
Zitta, che la situazione qui è
tragica.
- ok. Non ti ricordi nessun
numero? Neanche quello di casa? - provò a farlo ragionare.
- Ma ti pare? Sai quante volte
hanno dovuto cambiare il numero di telefono di casa? Sono sempre
riuscite a
trovare il numero e a dare il tormento ai nostri genitori. - suonava
amareggiata la sua risposta. Archana sentì
l’impulso di chiedergli scusa.
- Mi spiace. Ciò non toglie che è
lo stesso un casino bello grande per noi. Fammi pensare... e se
chiamassimo la Universal? -
Tom si illuminò a giorno.
- Certo! Perché non ci ho pensato
io? - la faccia di
Archana gli diede la
risposta. Preferì tacere.
- Hai per caso internet? Troviamo
il numero della Universal, gli diamo la via di casa tua, che per inciso
non so
quale sia e mi vengono a recuperare! -
Archana non lasciò che finisse
che andò nello studio. Tom la seguì a ruota ma
quando fece per entrare lei lo
bloccò e gli chiuse la porta in faccia. Successivamente si
sentì il rumore di
una serratura che si chiudeva.
Ma per quanto Archana fosse stata
veloce, Tom era riuscito a vedere uno squarcio della camera e quello
che aveva
visto l’aveva lasciato abbastanza basito.
Solo due poster gli erano rimasti
impressi e sfortunatamente in tutti e due lui era presente.
È veramente una nostra fan.
Due minuti dopo sentì che Archana
stava riaprendo, ma prima che potesse infilarsi nella stanza lei lo
fulminò con
un’occhiata raggelante.
- Provaci, e ti rado a zero. -
dallo sguardo sinistro c’era da fidarsi.
Prese il cordless e lo diede a
Tom.
- Questo è il numero. Chiama. Io
vado a sistemare in cucina.
***
Quando tornò, lei aveva finito di
lavare piatti e bicchieri e si apprestava a mettere sul tavolo le sedie
per
passare l’aspirapolvere.
- Tutto risolto? -
si bloccò quando lo vide
arrivare.
Sbadiglio colossale dall’altra
parte. - Si. Mi hanno fatto una lavata di capo e ho tagliato corto.
L’unica
cosa è che dovrei aspettare il pomeriggio. Per te sarebbe un
problema? Per che
ora devi essere al lavoro? -
Lei lo guardò interrogativa. -
Per le 20. Perché? -
- Mi domandavo se potevo restare
qui fintanto che loro non arrivavano a prendermi. Purtroppo mio
fratello ha
dato il tormento a tutti stanotte e a quanto pare è crollato
solo stamattina.
Vorrebbero venirmi a prendere con lui presente, ma per ora lo lasciano
dormire... - si passò le mani sugli occhi - Ciò
significa che forse, se sono
fortunato, per stanotte
mio fratello avrà smesso di sbraitare dopo che saranno
venuti a prendermi.
- la
guardò speranzoso - posso restare
qui permanentemente? Così non lo sento per qualche giorno
prima che vengano a
cercarmi. -
- Non ho capito. Ti vengono a
prendere nel pomeriggio perché tuo fratello vuole essere
presente e fin qui ci
siamo. Ma dove, lo sanno? - Archana aveva una faccia sempre
più perplessa.
- A dire il vero no. Volevo prima
sentire se tu eri d’accordo affinché rimanessi qui
in casa tua. Nel senso, se
per te non era un problema. -
- Ah. Bhè si, puoi restare qui,
se prima delle 19 vengono a prenderti. -
- Se fossi una persona polemica
ti farei notare che il tono che hai usato era troppo sorpreso per i
miei gusti.
- le fece osservare lui con un accenno di broncio. Ecchediamine
aveva fatto le cose per bene e lei lo smontava?
- Sai com’è sono abituata al Tom
idiota, non pensavo che ci saresti arrivato al fatto che dovrei andare
al
lavoro... - liquidò
il discorso lei.
- La prossima volta vedrò di
ricord-...
Archana non resistette. Una volta
poteva passare, ma due erano già troppe.
- NON CI SARA’ UNA PROSSIMA
VOLTA, OK? - sbraitò.
La voleva capire si o no, che lei
sapeva che non l’avrebbe più rivisto o doveva
fargli il disegnino?
- Te l’ha mai detto nessuno che
per le crisi di nervi ci sono i calmanti? -
la rimbeccò lui.
- E a te l’ha mai detto nessuno
che se parli con una fan non le puoi sventolare ipotesi come se niente
fosse!?
Non mi sembra tanto difficile da capire. - andò in sala,
accese la televisione
e fanculo alle pulizie per quel giorno.
Vaffanculo a te, a quel demente
di tuo fratello e a tutta la vostra cricca di maledetti tedeschi
rompicoglioni.
Quanto mai sono venuta a recuperarti! E STAI ZITTA COSCIENZA DI MERDA
CHE SONO
GIA’ ABBASTANZA NERVOSA PER I FATTI MIEI!
Hai fatto tutto tu.
Tom la raggiunse e incrociando le
braccia le chiese - Hai per caso le tue cose? -
Archana lo incenerì con lo
sguardo.
- Tu... proprio non capisci. - si
alzò dal divano su cui si era scaraventata pochi secondi
prima. - tu non hai
mai avuto degli idoli che per te era un sogno incontrare. Al massimo
hai avuto
idoli per cui hai detto “sicuramente lo vedo al prossimo
party e gli chiedo un
autografo. Anzi, magari lo chiederà lui a me”. Sai
che c’è Tom? Non sono un giocattolo. Quindi
piantala o ti scaravento sul
pianerottolo. -
- Sembra quasi che per te sia
importante che io mi ricordi di te. -
la
interrogò lui.
Occhi al cielo dall’altra parte.
- No guarda, non me ne frega niente. Ora cortesemente, fai la
ripetizione di
chiamata e avvisa che puoi rimanere qui. Io abito in Schwartzstrasse
numero 9,
il campanello è... vediamo, come faccio di cognome? - lo
mise alla prova.
- Schneider! - andò a botta
sicura lui.
- Sbagliato, Schmitt.- lo
distrusse Arc.
- E che ho detto io? - cercò di
smorzare la tensione Tom e parzialmente gli riuscì.
Archana lo lasciò fare, andò in
camera da letto per lasciargli un po’ di privacy e si mise a
sistemare il
letto.
Neanche se mi pagano le metto a lavare 'ste
lenzuola oggi.
Poi scostò le tende, aprì un
filino la finestra per far cambiare l’aria e...
sbatté contro Tom che l’aveva
raggiunta.
- Accidenti, potresti annunciarti
in questi frangenti! Ieri notte ti hanno sentito anche nello Zimbabwe!-
-... No niente è solo la mia fan
che ha ingoiato cianuro. È da ieri che mi tratta male, pensa
un po’... Senti
Arc, non è che mi daresti il numero di casa? Nel caso ci
fossero problemi e
dovessero avvisarmi. -
Lei, avvertendo una profonda
desolazione, abbassò gli occhi.
- Deficiente, è scritto sul
cordless il numero. - come, come, COME aveva fatto ad arrivare alla sua
età
senza che qualcuno lo ammazzasse?
-... hai sentito? E adesso è in
buona! Cioè, non oso immaginare che arma di distruzione di
massa è quando è incazzata.
- un tic all’occhio destro della ragazza lo
avvertì che era molto vicino a
vedere dal vivo suddetta arma.
- Bene, ti lascio, ho idea di
dovermi nascondere in bagno per tornare a casa sulle mie gambe... -
Archana prese un pettine antico
che teneva sul cassettone.
- Non era alle gambe che pensavo.
- lo informò dolcemente lei.
- ... Si, decisamente devo andare
in bagno... prendi nota velocemente il numero è... - ed
elegantemente se la
diede a gambe.
Arc scoppiò a ridere poi,
cercando di riprendere un briciolo dello sguardo cattivo che aveva
prima,
peraltro riuscendoci benissimo, tornò in sala.
- Demente, esci fuori. Quel
pettine si romperebbe con lo sguardo, figuriamoci se lo userei per i
tuoi
capelli. -
- non mi fido di te! - le rispose
da dietro la porta.
- Oh grazie! Mi fa piacere che tu
ci sia arrivato da solo!- Partì con voce zuccherosa - Però ti informo
che le porte di casa mia hanno
bisogno tutti della stessa chiave.- Continuò con voce
più bassa - Ci metto mezzo minuto ad aprire quella
porta e a prenderti a calci, quindi vedi di venir fuori. -
finì abbaiando.
Ci fu un attimo di silenzio poi
la serratura della porta scattò e Tom uscì fuori.
- Per la cronaca mi son lavato i
denti. Non mi stavo nascondendo da te. - puntualizzò subito.
- Credici. Ora... come impieghiamo
il tempo prima che i rinforzi arrivino?
***
La Lady Informa che è troppo stanca per tutto.
Domani correggerò eventuali errori ecc, prima di allora...
scusate, non ce la fo proprio...
Ma grazie a tutti per le bellissime recensioni!
Vi amo!
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