Capitolo 1
Era finalmente sabato, il primo sabato
della prima settimana nella nuova scuola e, Tiziana era riuscita nel suo intento
di passare inosservata, mimetizzarsi con la massa, per questo aveva cercato per
quanto le era possibile uniformarsi al resto degli studenti. Aveva provato a
vestirsi come tutti, ma non aveva rinunciato alle sue sciarpe multicolori ed ai
suoi strambi cappelli, per il resto si era adeguata alla divisa tipo del liceo
Leonardo da Vinci, jeans, converse e maglietta possibilmente corta da lasciare
intravedere l’ombelico, a dire il vero anche su questo aveva dato una sua
personale interpretazione preferendo di gran lunga le camicie, strette e
piccoline ma che le coprivano tutta la pancia.
Era contenta di non aver ancora stretto amicizia con
nessuno, voleva solo cercare di passare quei nove mesi in pace, senza
implicazioni sentimentali o amicizie impegnative, voleva studiare, come sempre
del resto, era un’ottima allieva e dare finalmente la maturità, per poi
cambiare vita e amicizie una volta cominciata l’università. Stava per finire la
ricreazione e orgogliosa di non avere ancora parlato con nessuno si avviò
lentamente alla macchinetta del caffè, mentre stava maledicendo le tasche
piccolissime dei pantaloni le si avvicinò un ragazzo che sembrava intenzionato
anche lui a servirsi della macchinetta senza badare a lei.
Doveva aver interpretato male i suoi segnali facciali perché
il giovane in questione, non aveva la minima intenzione di bere, si era
avvicinato solo per rivolgerle la parola
- ciao, sei nuova?- chiese sicuro di aver approcciato in
maniera interessante non vedendo l’aria infastidita della ragazza
-ottimo osservatore!- rispose lei guardandolo con orrore e
sperando di scoraggiare ogni suo altro tentativo, era piccoletto, con i capelli
unti tirati di lato e l’espressione di uno convinto di essere oltre che
simpatico pure bello
-mi chiamo Achille Catena, e sono della quinta F, sono molto
popolare qui a scuola, quindi se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa, puoi
contattarmi in ogni momento- aggiunse tronfio come un tacchino allungandole un
biglietto da visita
Tiziana era riuscita ad ascoltare fino alla F poi il suo cervello
si era disconnesso e le stava rimbombando nella testa urlando contro il mondo….
Le capitava spesso, soprattutto quando si annoiava o si
trovava in situazioni imbarazzanti, in testa le cominciavano a partire le note
di Ligabue, solo le sue, si era anche preoccupata ed una volta aveva persino
pensato di andarsi a far vedere ma, aveva poi rinunciato temendo che la
rinchiudessero buttando via la chiave.
Non avendo quindi capito nulla a parte il nome del tizio che
aveva davanti, decise di annuire prendendo il biglietto, convinta che così
facendo il suddetto elemento la lasciasse in pace.
-bene, se invece volessi divertirti…-ammiccò appoggiando la
mano contro il muro così da bloccarla tra la parete e il distributore
avvicinandosi pericolosamente lasciandola pietrificata continuando a urlare
contro il mondo ad un volume sempre più alto non sapendo se tirargli una ginocchiata
ben piazzata nelle parti intime o urlare come le stava suggerendo Ligabue in
entrambi i casi però avrebbe attirato troppo l’attenzione su di sé, cosa che
stava cercando di evitare come la peste.
Quando Achille si avvicinò maggiormente con le labbra protese
in avanti e con gli occhi socchiusi, trattenendo il conato di vomito che le
stava risalendo l’esofago, decise velocemente per la ginocchiata, stava
caricando la gamba quando l’avanzare di labbra si bloccò di colpo.
Tiziana con l’arto a mezza via alzò lo sguardo e incrociò
quello verde di un ragazzo che aveva appoggiato una mano sulla spalla del
Catena
-cosa stai combinando Achille?- chiese con voce autorevole
con i suoi venti centimetri in più di altezza del piccoletto unticcio
-ass..assolutamente niente…- farfugliò senza girarsi
riconoscendo la voce del proprietario della mano che continuava ad essere ben
salda sulla sua spalla spaventandosi
-lascia stare la mia amica!- disse perentorio mentre Tiziana
lo guardava come si potrebbe guardare un alieno appena sbarcato da un’astronave
-tutto a posto piccola?- rivolgendosi alla ragazza con un
sorriso sornione incurante dello sguardo attonito di lei
-piccola, tua nonna!- lo aggredì poco educatamente lei
continuando a fissarlo negli occhi passando dall’attonito all’alterato
-vuoi che vi rimetta nelle posizioni in cui vi ho trovato?-
domandò stupendosi dell’atteggiamento della ragazza, di solito erano tutte così
svenevoli con lui che gli bastava dire qualsiasi cosa che gli davano ragione
sempre
-devi chiederlo a lui, stavo per farlo diventare un eunuco!-
ringhiò al ragazzo che si chiese se fosse così arrabbiata con lui perché non
era riuscita a portare a termine la sua idea
-se questo è il modo di ringraziare?- le disse poi con tono
altezzoso facendo il gesto di pulirsi le mani
-chi ti ha chiesto niente, so benissimo cavarmela da sola-
ringhiò lei, durante questo simpatico siparietto Achille si era leggermente
allontanato cercando di dare poco nell’occhio, rimanendo ancor più affascinato
da quella ragazza che non cadeva ai piedi del bello della scuola, ma che anzi,
gli teneva testa come nessuno osava fare da anni.
A quel punto la campanella suonò come a segnare la fine di
un round di pugilato e i ragazzi si diressero ognuno verso la propria classe,
Tiziana nello sedersi al suo posto stava maledicendo tutti quanti perché non
era riuscita a bersi il suo caffè.
Durante l’ora seguente, mentre faceva finta di seguire
filosofia ma, in realtà pensava ai fatti suoi con, in sottofondo l’amore conta…la sua vicina di banco la
guardava sorridente ed interrogativa come solo la Gioconda poteva essere,
leggermente infastidita dall’atteggiamento della ragazza, decise di non fare
niente perché per quel giorno aveva già rischiato di picchiare una persona e
pensò che potesse bastare.
Continuò a cercare di non lanciare un libro in testa alla
vicina neanche nelle ore successive, quando finalmente fu nuovamente salvata
dal suono della campanella, si alzò in fretta, prese lo zaino e uscì
velocemente dall’aula, non doveva fermarsi a salutare nessuno, solo raggiungere
il suo motorino e tornare a casa. Facendosi strada tra
la folla di studenti, cercò di arrotolarsi la sciarpa al collo ma, si accorse
immediatamente di avere colpito qualcuno, girandosi per porgere le sue scuse
vide che aveva preso in pieno viso la sua compagna di banco, dopo aver pensato
ad una punizione divina, le fece un cenno con la mano, ma la ragazza decisa a
non demordere si avvicinò a Tiziana con un sorriso a trentasei denti
-potremmo anche presentarci, visto che passeremo i prossimi
nove mesi vicine?- chiese allungando la mano
-detta così sembra una minaccia, comunque io sono Tiziana-
le strinse la mano frettolosamente sempre camminando spedita verso il
parcheggio
-dipende dai punti di vista!- rispose per nulla scalfita
dalla battuta -io sono Eleonora, felice di conoscerti, finalmente- disse
raggiante lasciando perplessa l’altra ragazza -sono vere le voci che circolano
su di te?- domandò subito, preoccupata di poterla perdere vista la falcata da
centometrista Giamaicana che stava tenendo Tiziana
-voci?- domandò a sua volta fermandosi di colpo, non poteva
essere, non conosceva nessuno, non aveva un passato torbido da nascondere,
aveva solo cambiato scuola perché aveva litigato con tutti i professori
nell’altra, per il resto era una tranquilla ragazza di quinta liceo che aveva
deciso di farsi i fatti suoi ma che evidentemente il resto del mondo non era
d’accordo
-si dice che tu sia amica di Piergiorgio Barbieri…- spiegò
senza girarci attorno prima che ripartisse a razzo
-chi sarebbe costui?- domandò, stava scavando nei cassetti
della memoria ma proprio quel nome non le diceva niente, Piergiorgio, che nome
idiota, un nome tipico di un fighetto, eppoi Barbieri, un cognome comunissimo
in zona, niente, non le diceva assolutamente niente
-alto, moro, occhi verdi, semplicemente bellissimo…-spiegò
Eleonora cercando di mantenere un contegno
-un sacchetto per la bava ce l’hai?- la prese in giro
vedendola contorcere le mani
-allora lo conosci o no?- domandò nuovamente ignorando le allusioni
all’evidente aumento di salivazione che aveva in quel momento, come del resto
tutte le volte che parlava di Piergiorgio ma, soprattutto del suo caro amico
Giovanni Giusti
-no!-rispose secca e ricominciò la corsa verso il motorino
-per favore, mi viene l’asma!- la trattene per un braccio
-l’unico sport che pratico, è lo zapping col telecomando!- le sorrise e Tiziana
si trovò controvoglia a sorriderle di rimando, le sembrava simpatica quella
ragazza dai capelli biondi e ricci, ma non aveva voglia di intrecciare
relazioni di nessun tipo
-non so cos’altro dirti, non so di chi tu stia parlando, le
voci si saranno sbagliate!- spiegò convincendosi che fosse l’unica ipotesi
possibile
-me l’ha detto Achille- a quel nome Tiziana s’irrigidì e la
guardò con sospetto
-conosci l’omino unto?- chiese schifata, come se stesse
parlando di cioccolata avariata
-purtroppo, è il mio vicino di casa…- si scusò
-mai pensato di traslocare?- le chiese Tiziana sorridendo,
non avrebbe voluto, ma quella ragazza cominciava veramente a starle simpatica
-no, cioè sì, cioè, in fondo non è un cattivo ragazzo- non
sembrava convintissima neanche lei
-stamattina non avevo con me la pala per scavare così a
fondo! Comunque, ti ha dato un’informazione sbagliata non conosco nessun Pier…qualcosa-
rispose convinta appoggiando lo zaino al sedile dello scooter notando come le
altre ragazze nella zona la stessero guardando come un leone affamato guarda
una gazzella zoppa ferma a farsi le unghie
-sarà, eppure mi ha detto che…oh, cavolo, stanno venendo da
questa parte…- disse agitata come appena morsa da una tarantola
-di nuovo, quel capello oliato vuole proprio prendersi un
calcio da questi piedi rubati ad un terzino!!- sbraitò infastidita all’idea di
dover rivedere Achille, ma soprattutto dal fatto che non fosse ancora riuscita
a dargli un bel calcio
-ciao!- una voce maschile che non assomigliava per niente a
quella dell’unto la distolse dai suoi pensieri -non mi sono presentato
stamattina, sono Piergiorgio Barbieri!- annunciò convinto
-vivevo ugualmente- disse prima di ricevere una gomitata da
Eleonora che le ricordò le buone maniere, anche se il suo intento era un altro
-Tiziana Terzi- aggiunse quando un colpo di tosse le ricordò la presenza
dell’altra ragazza -e lei è Eleonora non mi ricordo
cosa!- indicando la ragazza che farfugliò qualcosa che doveva essere il suo
cognome
-bene e ora che abbiamo fatto l’appello…- stava cercando di
tagliare corto quando la bionda provò a darle l’ennesima gomitata
-questo è il mio amico Giovanni Giusti- disse Piergiorgio
ignorandola e costringendola a dare la mano anche a lui
-perfetto, ci siamo tutti!- disse sarcastica -spero tu non
voglia presentarmi anche la corte dei miracoli che ti porti appresso- aggiunse
indicando un gruppetto di ragazze che li guardavano adoranti da poco lontano e
vedendolo sorridere dovette ammettere che, in effetti, Eleonora non aveva poi
tutti i torti a definirlo bellissimo, anche se forse il suo tipo era più
l’amico, biondino, capello corto, occhio nocciola...si riprese immediatamente da
quei pensieri quando l’unico solista del suo cervello le ricordò in maniera
brutale che lei aveva deciso di lasciar stare gli uomini dopo la tremenda
delusione avuta dal suo ex fidanzato...cosa
vuoi che sia, passa tutto quanto, solo un po’ di tempo e ci riderai su…
-no, mi spiace, non le conosco neppure io!- ammise
semplicemente passandosi una mano tra i capelli scuri e sorridendo
abbagliandole
-wow- sospirò Eleonora in adorazione mistica. Tiziana non
aveva ancora ben capito se sbavasse sul moro, sul biondo o su entrambi
-scusate ma si è fatta una certa e ho un discreto languorino…- disse toccandosi la pancia attirando uno
sguardo colmo d’odio da Eleonora e cominciando a trafficare con le chiavi del
mezzo
- chiamiamo Ambrogio o vieni a pranzo con noi?- chiese
Giovanni che fino a quel momento non aveva aperto bocca, lasciandole entrambe
stupite, Tiziana era già pronta a rifiutare stava solo mentalmente cercando una
scusa plausibile
-certo! Dove?- uscì dalla bocca di Eleonora facendola
infuriare, non era riuscita a sillabare niente fino a quel momento, proprio ora
doveva recuperare l’uso della lingua
-veramente non potrei…un impegno improrogabile...- tentò
arrampicandosi su specchi, non le veniva nessuna alternativa
-McDonald’s- propose Piergiorgio
Tiziana a quel punto non seppe più resistere, aveva una
voglia matta di un hamburger e in più, si mangiava velocemente così avrebbe
potuto fuggire a casa abbastanza in fretta
-no, mi dispiace non mi nutro in locali stranieri?- rispose
meravigliandosi pure lei dell’idiozia
-per puro patriottismo…o per altro?- chiese un Piergiorgio
confuso
-la prima che hai detto, e ora se
non me ne vado, mi tocca pure cantare l’Inno…e non vi conviene essere nei paraggi
quando comincio…- terminò la frase ridendo
-perché no, ti ci vedo bene, in piedi con la mano sul cuore…Sali
in piedi sul motorino?-rise Piergiorgio, nel frattempo la ragazza sotto lo
sguardo truce dell’amica, si era già infilata il casco
ed era pronta per la partenza. Salutandoli con la mano si diresse verso casa, capì
immediatamente che se fosse andata via con loro, non avrebbe avuto quei nove
mesi tranquilli che sognava, si rese però conto dallo
starnazzare della corte dei miracoli che il danno era comunque già fatto.
La settimana dopo cominciò come il peggiore dei suoi incubi,
attraversando il giardino che dal parcheggio dei motorini portava al portone,
notò con orrore che tutte le ragazze, probabilmente qualche ragazzo e pure il
corpo bidelli, la stavano guardando con odio. E ne era certa pure gli inquilini
del palazzo di fronte erano tutti alla finestra a osservarla.
…torno tra un
momento…ceco un argomento…erano solo le otto di mattina e già c’era un
concerto nel suo cervello, per lo meno l’avrebbe distratta dagli sguardi
omicidi …recitare la mia parte…
Si domandò se fosse per via dello strano copricapo che aveva
deciso di indossare quella mattina, ma dai commenti che riusciva a sentire,
nonostante la musica assordante, capì che il suo povero berretto, non aveva
colpe. Con la forza del pensiero sperava di far aprire una voragine sotto i
suoi piedi per finirne inghiottita e magari ritrovarsi tra i Maori in Nuova
Zelanda, a fare la danza della Haka, o semplicemente ad aprire il chiosco di
piadine che aveva sempre sognato.
Nel suo lento incedere verso il portone vide con la coda
dell’occhio il colpevole di tutto ciò e sperò ardentemente che la ignorasse, in
fondo era impegnato a corteggiare una bionda tutta gambe e poca gonna.
Varcata la soglia, si sentì salva, a farle cambiare idea
all’istante fu l’arrivo di Eleonora
-ciao amica!- disse raggiante come se per lei le otto di
mattina non fossero un incubo, saluto al quale Tiziana rispose con un cenno del
capo -dormito male? O preoccupata per la forca che stanno costruendo in
giardino?- aggiunse sorridendo
-non capisco un concetto fondamentale!- affermò seria -mi sembra che le figliole di codesto istituto mi
odino- chiese all’altra indicando il gregge che si era fermato fuori
probabilmente in attesa che il loro idolo entrasse
-togli pure il condizionale, mia cara, ti detestano punto!-
disse convinta di avere la verità in pugno -solo ed unicamente perché sei amica
di Piergiorgio Barbieri- concluse
-ed è grave, immagino, essere amici di Pier...eccetera
eccetera...?- domandò non capendo il
problema
-ovviamente, da come puoi notare! Ma solo se sei di sesso
femminile e possiedi neuroni in numero maggiore di uno!- spiegò -nel senso che
le cerebrolese, comandate dalle ovaie che lo idolatrano non accettano che tu
possa essere sua amica! Lui non ha amiche, ha amanti, molte a dire il vero, ma
non amiche!-
-ora mi è tutto più chiaro! Quindi, è per questo che,
nessuno picchierà mai la bionda ossigenata che si sta facendo mettere le mani
ovunque da Pier...ci siamo capiti…- disse indicando i due aggrovigliati al muro
vicino l’ingresso -procediamo con ordine, chi ha messo in giro la voce,
peraltro falsa e tendenziosa, che dice che io e…insomma lui là siamo amici?-
domandò cominciando a srotolare i metri di sciarpa che aveva legata al collo
poiché erano giunte in aula.
-Piergiorgio Barbieri in persona, e in tutta la sua
bellezza, ieri davanti ad Achille!- spiegò come se fosse una cosa ovvia e
sgranando i suoi enormi occhi blu
-capisco! E di quell’altro non interessa niente a nessuno?-
domandò ricordandosi che fosse piuttosto belloccio
-oh…beh, sì..certo!- balbettò diventando rossa probabilmente
fino alla punta dei capelli
-presenti esclusi, ovviamente- aggiunse Tiziana ridendo nel
vederla così imbarazzata
-no, ma cosa vai a pensare, a me Giovanni Giusti, non
interessa in quel senso…- tentò senza convinzione
-no, infatti, non mi era neanche passato per l’anticamera
del cervello!- rise prendendola in giro -e anche lui si dà da fare come
Pier…pincopallo o è più sobrio?- chiese curiosa
-lo classificherei come moderatamente timido- rispose
convinta della sua dichiarazione -nonostante questo, sono passate sotto le sue
mani un discreto numero di ragazze…presenti escluse!- finì tristemente
-e da quanti anni lo studi così attentamente?- domandò
Tiziana facendola arrossire nuovamente
-per essere precisi da tre- spiegò ripensando alla prima
volta in cui lo aveva visto uscire dal bagno dei maschi una mattina di novembre
-lo osservi dalla distanza o prima o poi pensi di
avvicinarti?- chiese nuovamente, anche se dalla presentazione del sabato
precedente, qualcosa aveva intuito
-sono una mera osservatrice…una sorta di boywatching,
non posso competere..- si giustificò abbassando lo
sguardo la sciando Tiziana basita, poiché la trovava molto carina
-anche tu troppa materia grigia funzionante deduco- rise per
tirarla su di morale
-soprattutto poco coraggio- ammise
Passate sonnecchiando le prime ore di lezione,
all’intervallo Tiziana provò ad uscire di classe per andare a prendersi un
caffè, sempre seguita dalla sua nuova amica
-pensi di starmi accozzata per il resto dell’anno?- le
chiese infatti
-era nelle mie intenzioni, sperando che a primavera non
faccia troppo caldo- disse prendendo Tiziana sotto braccio -dove stiamo
andando, Titti? Posso chiamarti così, vero?-
-ma anche no- le rispose schifata Tiziana ricordandosi che
l’ultima che l’aveva chiamata a quel modo era stata una bimba in terza
elementare che si prese uno schiaffone per averlo fatto
-è più confidenziale…- blaterò mentre l’altra cercava di
farsi largo verso la macchinetta
-stavo per chiederti di darmi del lei…- le rispose
seriamente -poi, perché mi vuoi chiamare Titti, quando a quei due laggiù- disse
indicando i ragazzi dei suoi sogni che erano al centro di un cospicuo numero di
oche, cercando di distrarla -li chiami con nome, cognome e a volte col codice
fiscale?- chiese, ma ormai Eleonora aveva perso tutte le sue facoltà, rimanendo
ipnotizzata e un po’ atrofizzata dalla vista dei giovani virgulti
Arrivata davanti al distributore, Tiziana inserì la moneta
che le fu mangiata immediatamente senza erogarle nessun caffè, dopo il primo
calcio venne fermata da una mano che le aveva bloccato un polso, si girò per
vedere l’amica che continuava a non proferire parola e forse neanche a
respirare
-te lo offro io- disse Piergiorgio allungando una moneta
nell’apposita fessura
-ti prego, no! Già mi odiano solo perché credono che siamo
amici, figurati se osi offrirmi un caffè?- rispose guardandolo disgustata,
mentre Eleonora era sempre più pietrificata al suo fianco, visto l’arrivo di
Giovanni
-che c’è di male ad essere amici?-
chiese innocentemente guardandola per bene, e ritrovandosi ad ammettere che la
ragazza in questione fosse molto carina, mora, con i capelli neri lunghi, con
una frangetta che a mala pena le lasciava scoperti gli occhi, grandi e neri
-primo, se proprio vogliamo essere precisi, siamo
conoscenti. Secondo, chiedilo a tutte quelle iscritte al tuo fan club che è da
stamattina che mi guardano con odio- rispose brusca per cercare di toglierselo
dai piedi così da non alimentare ulteriori voci
-non dare conto a quelle- disse con sufficienza passandosi
una mano tra i capelli con fare teatrale -non ne vale la pena-
-più o meno come hai fatto tu stamattina?- domandò alludendo
alla bionda e provocando un sussulto nell’amica che probabilmente solo in quel
momento aveva ricominciato a respirare
-ho una certa reputazione da mantenere- rispose secco dando
una gomitata allusiva all’amico
-comunque…-s’intromise Giovanni
-eravamo venuti per chiedervi se sabato sera sarete dei nostri?- domandò
spostando lo sguardo da Eleonora, che continuava a dare pochi segni vitali, a
Tiziana che invece sembrava più reattiva
-dove?- chiese invece Eleonora stupendo tutti
-c’è la festa d’inizio anno scolastico…- iniziò convinto
tirando fuori dalla tasca dei jeans un paio di volantini
-che Dio me ne scampi- disse sottovoce Tiziana, udita solo
dall’amica che la guardò malissimo -temo che per
quella data, mi sarò già trasferita in un’altra città, o stato, o, se sono
fortunata, continente- rispose pensando al chiosco di piadine, mentre Eleonora
timidamente allungava la mano per prendere un volantino
-dai, sarà divertente…- cercò di convincerla con uno dei
suoi sorrisi migliori
-e perché non porti invece la biondina tutta gonna di oggi?-
chiese Tiziana per toglierselo dai piedi
-lei ha già avuto il suo momento di gloria…potrebbe toccare
a te ora...- disse convinto facendo l’occhiolino all’amico
-non amo le luci della ribalta…- rispose sinceramente quando
fu salvata dalla campanella
-pensateci- pregò Giovanni prima di vederle andare via
-ti prego, ti prego, ti prego- Eleonora aveva passato le
ultime due ore ripetendo ossessivamente quelle due parole, a voce, su fogli di
carta, via sms ricevendo sempre risposte negative
-ti prego…- provò anche con la tecnica dell’occhio umido e
triste
-non hai qualcun altro con cui andare?- le chiese sfinita
-nessuna amica di Piergiorgio Barbieri…mi spiace- le disse
sorridendo mantenendo sempre gli occhioni umidi e tenendo saldo nella mano il
volantino
-odio le feste- ammise sinceramente soprattutto quelle in cui
avrebbe potuto incontrare il suo ex ragazzo
Vedendola pensierosa Eleonora decise di abbandonare solo per
quella giornata le suppliche e mentre andavano al motorino le chiese se volesse
studiare con lei il pomeriggio
-mi spiace ma ho promesso a mio fratello di portarlo al
parco, sarà per la prossima volta- rispose gentilmente declinando l’invito
-ok, però ripensa a sabato- la supplicò
-sono certa che me lo ricorderai…-le disse prima di partire
con lo scooter